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Autore: Biblioteca    20/04/2020    2 recensioni
In un diario, un'anonima protagonista racconta una brutta esperienza.
Perseguitata da incubi e in particolare da un mostro (che appare anche fuori di essi), convinta di non poter trovare conforto nè in famiglia nè con la terapia condotta dal dottor Callisto, si butta tra le braccia di ASIM, un guru del web che ha le sue stesse visioni e che dipinge ossessivamente immagini di quello e altri mostri.
Ma quando il lavoro di "purificazione" inizia, la protagonista capisce che qualcosa non va e inizia a sospettare che forse il mostro e il guru non sono nemici ma alleati.
Nasce così una nuova teoria della cospirazione che sconvolgerà definitivamente il precario equilibrio della ragazza.
(Storia in via di pubblicazione su Wattpad: https://www.wattpad.com/908112403-mostro-7-dicembre-2019)
Genere: Angst, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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20 aprile 2020
Il Mostro se n’è andato. Poi è tornato ed è andato di nuovo via. E ancora, e ancora. Sono stata tentata di scrivere per tutta la settimana ma non l’ho fatto, non è andata così perché ho avuto bisogno di tempo per elaborare tutto.
Esattamente dieci giorni fa (undici in verità perché tutto è successo la sera del nove, non lo dimenticherò mai) il Mostro ha avuto con me una conversazione che chiamarla “criptica” è quasi un modo per semplificare.
Poi si è alzato e se n’è andato. Sparito, come se avesse dovuto dirmi tutto il necessario e ormai non ci fosse più bisogno di lui.
Il giorno successivo sono stata con un grande magone in corpo, finchè non ho urlato dentro a un cuscino e finalmente ho liberato tutto. La paura, la tensione e la stanchezza dei giorni precedenti mi sono sembrati volare via tutti in una volta in quell’urlo liberatorio.
Da allora la mia vita mi è sembrata, finalmente, dopo tanto tempo, tornare normale.
In realtà però sono successe più cose particolari in questi giorni che nei miei anni di “pre-virus” e di presenza di Mostro, che comunque si è rifatto vivo. Ma questa volta con modalità diverse da prima.
Non sono una simpatica, non mi piace troppo parlare. Quindi nei primi tempi di quarantena, quando ancora qualcuno diceva che “ad aprile tanto finisce” e tutti si erano messi a chiamare anche persone che da anni non contattavano, io non ho ricevuto nessuna telefonata. E non ne ho fatta nessuna io stessa.
Sentivo di non avere nulla da condividere, o che comunque non sarei stata capita. In più avevo passato quasi un mese da Billy (con cui sono stata comunque in contatto in questi giorni) ed ero completamente concentrata su ASIM e il Mostro. Non avevo motivo per cercare condivisione.
Il giorno dopo la sparizione del Mostro, qualcuno si è degnato di chiamarmi.
Era dell’Università, come mi aspettavo non di Economia. Un numero ancora salvato nei miei contatti di cui mi ero completamente dimenticata. Si trattava di Alice, sociologia, sufficientemente pazza da decidere di fare un esame in più, che davano nella nostra facoltà.
Diceva che aveva bisogno anche di conoscenze di tipo economico per il lavoro che voleva fare. Anche se onestamente non mi ricordo quale fosse.
Ma ricordo tutto di lei: imbranata come me nei rapporti in facoltà, per nulla competitiva, non era quel tipo di persona che se le passi gli appunti non te li ridà; sembrava ingenua, e anche lenta, ma alla fine arrivava sempre per prima. Un personaggio particolare, che o si ama o si odia.
E stranamente, non facevo parte della seconda categoria.
Alice mi piaceva molto, ammiravo alcune cose di lei. Soprattutto il fatto che dichiarava i suoi punti deboli. Sembrava non aver paura dei possibili insetti che prendono di mira le ferite per entrare nei corpi. Le persone fanno lo stesso con le anime.
Le persone fanno lo stesso con le anime.
Non so perché ma mentre scrivevo queste parole mi è salita un’angoscia fortissima e ho immaginato un millepiedi con la faccia bianca del Mostro.
Meglio tornare ad Alice, che d’aspetto mi sembrava anche molto bella. Credo lo sia ancora.
Ho risposto al telefono sorpresa. Era stata alla mia laurea e avevamo continuato a sentirci, ma a singhiozzo, a piccole dosi. Mi aveva chiamato quando ero da Billy e scusandosi aveva riattaccato promettendo di farsi risentire.
Abbiamo iniziato a parlare, ci siamo scambiate esperienze e pareri sul presente e sul futuro; io le ho fatto una specie di analisi economica e ho deriso quanti sui social si dilettavano ormai a parlare di economia come fosse la loro unica materia.
Lei ha fatto lo stesso per sociologia, ammettendo però che anche i “sociologi del web” erano a modo loro molto interessanti. Ha detto che la sociologia riguarda tutti noi e non soltanto uno laureato in materia.
Ho sempre ritenuto Alice intelligente e affidabile, so anche che è un po’ superstiziosa e crede ad alcune cose del sovrannaturale. Ma nonostante questo, non sono riuscita a parlarle del Mostro.
Né di ASIM, anche se più volte, non so come mai, mi è venuta la tentazione di farlo durante la conversazione. Che comunque è stata molto piacevole.
Ci siamo salutate con la ripromessa di risentirci. Ma a parte i contatti proprio stretti credo che ormai nessuno chiama più nessuno. Perché c’è poco o nulla da raccontare.
Eppure l’idea di provare a parlare con qualcuno di cosa sta succedendo mi è rimasta dentro per molto tempo.
Così ho chiamato Billy, e gli ho raccontato dei miei progressi con ASIM.
Gli ho detto però anche delle cose che mi erano sembrate strane, come la questione dell’articolo, il rimandare gli incontri, la stanchezza delle meditazioni, la questione pagamento, il continuo cambiamento di registro linguistico dal vivo fino online.
Billy mi ha ascoltato e ha concordato con me che ci sono delle anomalie. Ma lui ha anche detto che forse sono proprio queste anomalie a dimostrare che ci si può fidare. Nella sua esperienza, l’uomo che avrebbe dovuto aiutarlo con gli alieni chiedeva sempre di essere pagato in anticipo ed era molto costruito nel suo parlare.
In più è ovvio che quando si scrive e quando si parla le differenze ci sono.
La cosa che invece gli ha dato fastidio è sia la questione che ASIM dichiaratamente non crede negli alieni (o almeno non nella versione che li vuole come dominatori di questo mondo) e che le sue meditazioni mi stanchino così tanto.
Mi ha chiesto dettagli e qui qualcosa di strano è successo: mentre ne parlavo, il Mostro è ricomparso. L’ho detto anche a Billy e lui ha concordato con me che qualcosa non andava. Non ero pronta a rivederlo, mi sono rannicchiata sotto le coperte e ho sentito qualcosa di tremendo nel petto che presto ha travolto tutto il resto del corpo. Credo di aver avuto un’esperienza vicinissima all’attacco di panico. Billy mi ha aiutato a calmarmi e poi mi ha detto di inviargli immediatamente tutti gli audio di ASIM. In altre circostanze gli avrei detto di no, anche perché ho pagato per averli e sarebbe quasi una forma di pirateria.
Ma è stato tutto così strano che gli ho detto di sì senza pensarci due volte.
Quando la telefonata è finita ero pronta a riaffrontare il Mostro. Ma è nuovamente sparito nei dieci minuti successivi.
Per un altro po’ di tempo sono stata tranquilla, ma dopo quella conversazione non ho più voluto usare le meditazioni guidate. Ho provato da sola, ma devo dire che stare ferma e cercare di staccare la mente non fa per me. Però devo dire che ora faccio effettivamente più attenzione a tutti: quello che penso, che provo, anche i gesti più semplici sento di percepirli meglio; anche il rapporto con il mio corpo sta migliorando, soprattutto ora che ho integrato frutta e verdura. Un po’ di dieta non mi ha fatto poi così male.
Però devo dire che almeno adesso non mi sembra più di svenire
Comunque, forse non dovevo togliere del tutto certe cose ma solo riequilibrarle; certo però che se voglio continuare a seguire ASIM devo avvertirlo.
Non si può dire a un dottore che stai prendendo le sue medicine anche se non è vero perché ti hanno fatto male.
ASIM poi non è un dottore.
Comunque, la cosa più importante che è successa, e ne ho parlato anche stamattina con Callisto, riguarda me e la mamma.
Io ho sempre visto il rapporto con lei come molto distante. Ho sempre pensato che, sebbene non dichiarate, avesse delle aspettative verso di me. E che io gliele abbia tutte deluse. Spesso ci siamo ritrovate a discutere e litigare e il più delle volte mi sono sempre sentita “in minoranza”. I genitori si sentiranno sempre come autorità verso i figli, non c’è niente da fare. In più, mia madre mi considera viziata perché non è mai riuscita a darmi un fratello o una sorella. Lei era cresciuta con altre tre sorelle, le mie zie, e quindi è sempre stata lottatrice e competitiva. Mi ha sempre cresciuto con un’ottica che le cose si devono guadagnare, che nella vita nulla è regalato, neanche l’aria che respiriamo. Forse è stato anche per questo che sono finita a fare economia.
Ma mi ha sempre dato fastidio essere definita una viziata solo perché non ho fratelli. Mi ricordo di certi miei compagni che erano sempre pieni di giocattoli e ne chiedevano sempre di nuovi, mentre io da bambina mi vergognavo perfino di accettare le caramelle delle zie, ricordandomi quello che diceva mia madre.
È stato proprio andando a scuola che ho iniziato a pensare che qualcosa nel suo modo di fare non andasse.
Comunque è successo giovedì. Stavo in camera a leggere quando ho sentito all’improvviso una strana sensazione di angoscia. Ho alzato gli occhi dal libro e ho visto che il mostro era in camera seduto a osservarmi.
Stranamente non sorrideva e devo dire che senza sorriso fa ancora più paura perché la bocca diventa anormalmente piccola.
L’angoscia ha iniziato a salire e così ho sentito il bisogno di uscire. Non avevo ancora buttato l’immondizia e ho pensato che quello fosse un buon momento per farlo.
Sono uscita dalla mia stanza e in corridoio ho visto mia madre stesa per terra con la bocca spalancata e gli occhi semichiusi. Non ricordo moltissimo del tempo che è seguito, se ci ripenso provo solo quella stessa angoscia fortissima che avevo iniziato a sentire in camera mia e che è culminata quando ho visto mia madre in quelle condizioni, la memoria ritorna a quando stavo seduta con mia madre sul divano e lei aveva ricominciato a riprendere i sensi. Appena sono stata sicura che riuscisse a stare seduta da sola, sono corsa a prendere il misuratore di pressione. Aveva effettivamente la pressione molto bassa, ma non credo si sia trattato di un collasso.
Mia madre si è comportata come al solito. In una casa con cui sei in competizione con altri tre cuccioli non puoi mostrarti debole. Così ha cercato di rimettersi in piedi per continuare quello che stava facendo, ma le sue gambe non reggevano.
Alla fine abbiamo chiamato il dottore. Non gli piacevano i numeri della pressione, ma andare al suo studio era escluso, così come la visita a domicilio.
Ha voluto parlare con la mamma (ci è stato tipo dieci minuti) e poi con me. Alla fine mi ha detto che la cosa migliore era lasciar riposare la mamma e che la casa sarebbe stata sulle mie spalle. Il dottore deve essere molto in confidenza con mamma per aver fatto questa considerazione. Da subito non ha minimamente pensato a mio padre e onestamente non ci avrei pensato nemmeno io. Lasciare la casa in mano a papà significa perderla. Almeno ha avuto la buona volontà di aiutarmi a portare la mamma a letto (l’abbiamo praticamente trascinata). Mentre era stesa, quella cara stronza, ha fatto la considerazione di ricordarmi che non mi sono mai occupata delle cose di casa “come faremo che tu non sai fare nulla?”.
Stavo per dirle che era proprio un peccato che quella specie di collasso non l’avesse uccisa, quando ho visto il mostro stare sulla soglia di camera dei miei. Aveva l’espressione molto arrabbiata.
Mi sono vergognata del pensiero, mi chiesi se l’avesse sentito.
“Vorrà dire che imparerò!” ho esclamato e me ne sono andata. Anche se ammetto che mi sono tenuta il magone dentro per molto tempo. Sempre con il mostro vicino.
Ormai sono diversi giorni che la casa è interamente sulle mie spalle. Mia madre aveva fatto molte pulizie i primi tempi della quarantena e questo mi ha facilitato il lavoro. Ma alla fine mi sono scoperta più brava di quanto pensassi, sia in cucina, che nelle altre mansioni. Ho dovuto anche occuparmi della spesa e questo mi ha permesso di stare più tempo fuori e respirare la nuova aria di questa città. Ho assistito alla lenta riapertura delle cartolerie e alla preparazione delle librerie. Ho fatto la fila e ho avuto un po’ più di libertà nella scelta di quello da mettere nel carrello, prima mi limitavo a riempire la lista di cose mie (tanto abbiamo tre calligrafie distinte) e non sempre le vedevo arrivare a casa.
Occupandomi di casa e di mamma (che ha ricominciato a venire in salotto solo da ieri) mi sono resa conto di quanto faccia fatica ogni giorno. Non è facile occuparsi della casa, è come se fosse un essere vivente che ha bisogno di cure continue.
Che bella metafora! Pensandoci è così anche dentro di noi, batteri buoni che vivono nel nostro organismo e ci proteggono, ma noi dobbiamo avere la giusta dieta per proteggere loro. Noi siamo i batteri buoni delle nostre case: senza di noi le pareti crollerebbero, i pavimenti si sporcherebbero, sarebbero solo dei luoghi vuoti e privi di significato e atmosfera. E invece noi li riempiamo delle nostre emozioni e dei nostri ricordi. Non ci sono emozioni e ricordi molto belli nella nostra casa, ma forse anche per la cura che le ho dato in questi giorni, qualcosa è cambiato.
Ho infatti usato dei prodotti diversi da quelli che di solito usava mamma, meno inquinanti (almeno spero, così dice l’etichetta) e più profumati. Ho preso la scala e sono andata a spolverare dove lei non era riuscita (soffre di vertigini). Ho cucinato parecchie cose buone, ma semplici, e sono riuscita in un paio di casi a coinvolgere anche papà.
Alla fine mamma è rimasta colpita dal mio sforzo e ha apprezzato, per la prima volta, la mia persona. Lei che perfino alla laurea ha detto “è andata bene, ma non capisco perché ti hanno dato quattro punti invece del massimo” per la prima volta mi ha detto “Hai fatto un bel lavoro”.
Ero talmente contenta del complimento che sono quasi scoppiata a piangere.
Parlando stamane con Callisto abbiamo riflettuto su questo punto, ovvero su quanto la mia vita sia stata focalizzata alle aspettative altrui e su come io mi sia convinta di deluderle sempre. Il comportamento di mia madre ha contribuito molto, ma molto è dipeso anche da me. Ammetto che quando ero piccola mi faceva un po’ paura. È sempre stata molto alta, pure più alta di papà e questo quando si è bambini fa effetto. Forse anche per questo ci siamo sempre tenute a distanza reciproca, o forse la distanza è partita proprio da me. Forse ero io che dicevo più volte “no” nel momento di giocare con lei e lei non capendo perché si sentiva sperduta.
 
Di certo c’è che in questi giorni sto facendo un lavoro interiore non da poco. Mi sono perfino resa conto che effettivamente un po’ viziata lo sono. Ci sono tanti modi di esserlo. Anche quello di scrivere le cose che vuoi dal supermercato e aspettare che sia tua madre a portarle, caricandosi lei tutte le buste, è un modo. E d'altronde, mamma non mi ha mai chiesto aiuto, perché anche lei si è “viziata” dell’idea di dimostrarsi forte. Forse siamo tutti così. Un po’ viziati, spaventati dagli altri, a volte pigri, a volte aggressivi. Ora mi vergogno tremendamente del pensiero che ho avuto (anzi di tutti) contro la mamma, perché ho capito quanto è importante nella mia vita, tanto più adesso che non sono indipendente. E perché so che non tutti hanno la fortuna di avere una mamma. ASIM per esempio è rimasto orfano da bambino. È cresciuto con padre e nonni. Figlio unico, come me. Mi ricordo che avevo letto uno dei suoi articoli dedicato al “parassita genitrice” nella quale elencava e esplicava tutti i comportamenti disfunzionali che i genitori hanno verso i figli. E avevo ritrovato molti punti anche con mia madre. Però ora mi viene il dubbio che quel post fosse un po’ troppo esagerato. Sì lei ha sbagliato in tante cose, crescendomi, ma cazzo non è un mestiere facile il suo: ha dovuto tenere in vita me, mio padre e la casa. Il tutto con un lavoro part-time che neanche le piaceva.
Ci sta che magari uno di questi giorni riuscirò a parlare con lei di queste sensazioni. Magari un confronto chiarificatore ci aiuterà. Anche perché io mi sto rendendo conto che di lei so molto poco. Per esempio non sapevo che prendesse già da due anni le medicine per tenere alta la pressione.
Callisto ha detto che sarebbe una bella cosa: parlare a volte è meglio che tacere.
Sotto certi aspetti ASIM dice lo stesso. Vorrei parlarne anche con lui. Magari può darmi qualche consiglio in più.
 
Dovevo vedere ASIM nel pomeriggio, ma proprio poco fa mi ha scritto per rimandare l’appuntamento. Di nuovo. Questa è tipo la quarta o la terza volta che mi rimanda all’ultimo momento. Spero che sia qualcosa che fa credendo che non ho impegni per via della quarantena, perché se lo facesse nella realtà e io avessi ad esempio un lavoro flessibile, lo avrei già piantato in asso, perché perdere tre/quattro turni per stare appresso a lui e trovare la buca proprio non si può. Però lui che sta facendo? Che si riunisce su Skype con altri “ricercatori dell’occulto” per discutere delle ricerche? Che poi come fanno a fare le ricerche se non si possono muovere da dove stanno? Che fanno la realtà virtuale delle case infestate? Si mettono su twich a cercare insieme il bigfoot di GTA San Andreas? Deve copia incollare un altro post del blog da mandare alla rivista e ci mette tre ore perché ha il computer lento?
Non so perché ma oggi per questo rimando mi sento veramente arrabbiata! Crede che sto facendo questo lavoro con lui per gioco? Perché voglio divertirmi a dare la caccia alle entità evanescenti?
Vaffanculo vaffanculo vaffanculo vaffanculo
 
Il Mostro è tornato. Di nuovo. E sembra anche più furioso della volta precedente. Questa volta esco e vado a comprare dei nuovi fogli per il diario che stanno quasi finendo. Magari c’è anche qualcosa che manca nella credenza. In ogni caso meglio che mi muova un po’ altrimenti spacco qualcosa.
  
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