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Autore: Isidar27    20/04/2020    2 recensioni
Se…
Se Loki fosse uno sguattero dall’animo nobile costretto a subire le angherie di un padre crudele, o una creatura del mare che sogna un principe che abita sulla terra ferma?
E ancora…se Thor fosse non solo un principe, ma un falegname o un giovane che se ne va in giro col suo mantello rosso nel bosco?
Eccovi qua la mia personale versione delle fiabe del mondo rivisitate in chiave Thorki.
Magari qualcuno di voi ne avrà già lette parecchie, ma per me non è così perciò ho deciso di avviare questa raccolta di One-shot e vedere cosa ne esce =)
Per i più curiosi alla fine di ogni capitolo troverete un link che vi porterà alla fiaba originale a cui mi sono ispirata se avrete voglia di leggerla.
Se vorrete leggere questa raccolta vi avviso solo che NON è necessario aver letto le mie precedenti storie perché ogni fiaba è a sé e contiene solo i personaggi MCU.
Solo talvolta nella parte introduttiva potrei richiamare alcuni personaggi delle serie “Trust my Love!” e “Odinson’s secret diaries”.
Non mi resta che salutarvi e augurare a tutti voi buona lettura! =)
Genere: Fantasy, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America, Thor, Tony Stark/Iron Man
Note: AU, Lime, Raccolta | Avvertimenti: Incest, Mpreg
Capitoli:
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Note d’incipit: Cari tutti! A un certo punto della storia vedrete questo simbolo (*). Non vuol dire che la storia sia censurata, non ce n’è assolutamente bisogno a mio parere, ma a seguire ho descritto un momento di intimità tra i nostri protagonisti concentrandomi sulle loro emozioni e sensazioni. Per me è un momento di estrema dolcezza e cura tra Thor e Loki che non meritava di stare chiuso nella mia testa e ho cercato di fare del mio meglio per poterlo raccontare anche a voi, ma per chi preferisse saltarlo può arrivare direttamente alla fine del paragrafo e ricominciare tranquillamente col successivo.
Chiarimento velocissimo: Il nome Nàl è un altro nome usato nella mitologia norrena per chiamare Laufey.
Adesso liberi tutti e ci vediamo alla fine della storia =)

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Ciò che più ti sta a cuore

 

Quando le sorelle, di sera, a braccetto, salivano sul mare,
la sorellina più piccola restava tutta sola e le osservava;
sembrava che volesse piangere, ma le sirene non hanno lacrime
e per questo soffrono molto di più.

 

All’alba di un giorno di giugno il sole sorse là ad est illuminando Nuova Asgard.
Era una piccola cittadina sul mare di quelle fatte di casette di tanti colori diversi, coi tetti a spiovente in legno e i fiori alle finestre e una moltitudine di barchette colorate a riva.
Era soleggiata e piena di vita come lo erano i suoi abitanti dai volti buoni e cordiali.
Sorgeva in una piccola baia costantemente battuta dal sole e circondata da alte montagne verdi e proprio sul confine, costruito su una scogliera di scura pietra marrone, c’era un castello.
Non era immenso o troppo sfarzoso, la struttura principale era quadrata e quattro torrette dalla base alla metà in pietra grigia erano poste una su ciascun angolo.
Dalla parte che fronteggiava l’oceano vi era alla base una grande terrazza dove si tenevano feste o ricevimenti e sopra a questa, al penultimo piano del castello, una finestra con un balconcino.
Lì solitamente il principe Thor, che governava la cittadina, si affacciava al mattino e alla sera per inspirare l’aria di mare.
Il giovane erede della corona infatti amava il mare ed era questo il motivo che lo aveva spinto a chiedere a suo padre, Re Odino, di essere lui a gestire quella piccola cittadina mentre il re si occupava di Asgard, la capitale del suo regno.
Erano le sette di mattina e il sole era ancora tra l’aranciato e il violetto quando il principe si affacciò a prendere la sua boccata d’aria mattutina tirandosi all’indietro i suoi lunghi e bei capelli biondo dorato. Inspirò a fondo l’odore di salmastro.
Non aveva dormito quella notte, non aveva potuto, una piccola preoccupazione era sorta nel suo cuore e non poteva fare a meno di pensarvi.
La sera prima infatti gli era mancato qualcosa, quella voce, LUI che era sicuro ogni notte cantasse per il suo cuore rendendolo sempre più suo prigioniero volontario.
LUI cantava sempre e anche se il principe non lo aveva mai visto lì al suo palazzo non c’era sera in cui prima di dormire il suono più che meraviglioso della sua voce non gli facesse compagnia.
Non sapeva nemmeno perché fosse convinto che fosse LUI a cantare, ma se lo sentiva dentro, se lo ricordava quel canto…
Osservò la superficie piatta e cristallina e si godette la leggera aria fresca sulla pelle; non resistette e fu preso dall’irresistibile voglia di buttarsi in quell’acqua azzurra e baciata dal primo sole del giorno.
Era già vestito con una camicia bianca morbida e pantaloni anch’essi morbidi e color terra di Siena così se uscì allegro dalla sua camera.
Doveva fare piano prima che Rogers lo scoprisse.
Il Signor Rogers era il suo fidato consigliere nonché occhio vigile di suo padre nonché maggiordomo ad honorem. I due si passavano giusto qualche anno di età, ma Rogers aveva una disciplina e un senso del dovere simili ad un vecchio saggio.
Certo però a volte diventava difficile sopportare le costrizioni che un principe deve mantenere e Thor non vedeva l’ora di far perdere la pazienza al suo buon amico.
Sgattaiolò giù per le scale in punta di piedi e udita la voce di Rogers nelle cucine raggiunse la  grande porta a vetri che si apriva sulla terrazza dei ricevimenti. Da lì una scala in marmo ben lavorato conduceva ad una piccola spiaggia e di conseguenza al lido.
Thor sorrise soddisfatto e la scese di corsa, ma non aveva raggiunto l’ultimo gradino che lo vide.
Un giovane dai capelli neri lunghi fino alla vita, col volto riverso sulla sabbia e…completamente nudo. Le ondine sul bagnasciuga lo bagnavano ogni volta fino al naso ed era chiaramente privo di sensi perché il suo corpo era completamente abbandonato a quel leggero moto.
Thor corse verso di lui e con mani tremanti gli toccò una spalla. Lo voltò lentamente fino a scoprirgli il volto e…lo riconobbe.

«Non può essere…» sussurrò con un filo di voce.

Aveva già visto quel ragazzo, ma credeva che…Come richiamato dalla sua voce le palpebre del moro tremarono e le aprì appena rivelando due iridi verdi intenso. Thor le fissò incredulo per poi sorridere emozionato, ma il giovane crollò richiudendole di colpo e tornando abbandonato sulla sabbia.
Il principe cercò di riscuotersi, si tolse la camicia e la strappò in due avvolgendovi il corpo del moro poi presolo tra le braccia lo portò nel suo palazzo. 

«Signor Rogers!» chiamò a gran voce appena fu sulla terrazza.

Il consigliere, un giovane alto, biondo, ordinato e ben piazzato, accorse nel momento in cui il principe stava rientrando «Principe Thor, ma dove diavolo…o Misericordia!» esclamò notando il ragazzo privo di sensi.

«Presto Rogers chiama un medico.» disse sorpassandolo e dirigendosi alle scale che conducevano alle stanze da letto.

«Ma Mio Principe…» boccheggiò il biondo.

«Sbrigati!» concluse il principe e il povero Rogers obbedì.

Ore dopo Thor se ne stava seduto su una sedia accanto al letto nella stanza in cui aveva sistemato il moro. Era stato visitato e sembrava in salute a detta del medico, ma forse aveva bevuto acqua, forse era un naufrago…forse solo Thor sapeva che non era così e nella sua testa frullavano mille domande.
E fu allora che il giovane aprì gli occhi per la seconda volta rivelando nuovamente le sue iridi verde smeraldo.

«Sei sveglio!» sorrise Thor.

Il giovane sembrò guardarlo e gli sorrise poi sul suo volto si dipinse una sorta di paura ed iniziò a guardarsi intorno spaesato.

«Tranquillo sei nel mio palazzo…» disse Thor gentile avvicinandosi di più a lui «Eri privo di sensi sulla spiaggia e ti ho portato qui.» 

Il giovane lo guardò sorpreso poi sgranò gli occhi e alzò il lenzuolo: i suoi occhi se possibile si fecero ancora più carichi di stupore e meraviglia.

«Si anche io le ho notate.» Era stato Thor a parlare.

Il giovane tornò su di lui e Thor prese coraggio «Ma non potevo crederci…» boccheggiò. 

Il moro fissò gli occhi nei suoi iniziando però a torturarsi nervoso una piccola conchiglia che pendeva da una sorta di laccio d’alga che portava al collo, l’unica cosa che aveva con sé, e il biondo prese coraggio. «Sei tu? Sei proprio tu?» 

Il ragazzo dapprima esitò poi fece un senso d’assenso col capo.

«Ti- ti chiami Loki vero?» 

L’altro annuì ancora.
Thor lo guardò paralizzato, ma la curiosità ebbe la meglio.

«Cos’è accaduto?» 

Il giovane aprì la bocca e mosse le labbra, ma non ne uscì suono…


Un mese prima nelle profondità del Mare Glaciale Artico

L’acqua cristallina in un giorno di sole spesso a molti toglie il fiato. Essa può rivelare pesci, conchiglie e sabbia bianca, ma è il fondo dell’oceano che resta per l’uomo un territorio inesplorato  e cela quindi i veri tesori del mare.
Esso è la casa delle creature marine, di tutte le specie. E lì oltre ai pesci, ai coralli e ai molluschi un tempo, e forse anche adesso, vivevano creature che dalla vita in sù avevan forma d’uomo e dalla vita in giù una coda di pesce.
Queste creature mistiche e portentose si chiamavano sirene e tritoni.
Nascevano con corpi tanto perfetti che nessun umano poteva eguagliarli e le code erano forti e impreziosite da squame di mille colori.
Le loro chiome erano lunghe, morbide e fluenti e la loro bellezza non era eguagliata da nessun’altra creatura ad uomo conosciuta.
Ma ciò che di più prezioso c’era per le sirene e i tritoni, la dote che tutti possedevano e rendeva ciascuno un essere incantatore, era la loro bellissima voce.
Tra queste creature vi era un giovane di soli ventisette anni e dai bellissimi capelli neri. Il fisico era perfetto e la sua pelle candida se non per i geroglifici dorati a forma di linea curva che partivano dalla schiena e arrivavano fin sui fianchi come se ne avesse la pelle tatuata. La lunga coda era di squame di puro verde e la pinna grande e morbida era dorata.
E poi aveva due occhi tanto belli che quando la luce dalla superficie penetrava attraverso il mare rischiarandone le profondità le iridi gli brillavano come madreperla verde.
Questo giovane tritone si chiamava Loki e in quell’istante stava nuotando a tutta velocità tra i blocchi di ghiaccio e le rocce nere del fondo dell’Artico.
Aveva un spiritoso curioso e poteva perdere ore o addirittura giorni interi ad osservare i comportamenti degli animali marini o a cercare relitti e tesori sul fondo del mare.
Quella volta era rimasto a nuotare spensierato con le balene artiche e le aveva osservate nutrirsi con tutta calma, ma adesso nuotava verso il palazzo reale dove era stato convocato con l’ordine di raggiungerlo il prima possibile.
Il palazzo del re del mare era posto in fondo al freddo Mare Glaciale Artico. Perché proprio lì e non nelle acque più calde del Pacifico o tra le bellezze dell’Oceano Indiano? Solo perché nessuno sarebbe mai andato nelle profondità di quel mare tanto era freddo e che faceva paura a chiunque.
Il castello del re era una struttura alta e di roccia grigia. Alte torri rettangolari tendevano verso l’alto quasi ambissero ad afferrare la luce che proveniva dalla superficie lontana e terminavano in cupole tonde e dorate. Era una struttura fredda e priva di qualsiasi linea dolce. Gli ingressi di tutto il castello erano costruiti come archi gotici su cui cresceva selvaggia la flora marina pura e incontaminata e dovunque dal terreno spuntavano grossi e massicci spuntoni di ghiaccio blu.
Nella sala del trono, una sala grande e pervasa da una luce grigia e cupa, affiancato da due serpenti marini in ghiaccio sorgeva il trono. Era alto almeno trecento gradini per un uomo e seduta e schienale erano in dura pietra nera. Lì, impugnando un tridente dello stesso tipo di pietra, se ne stava seduto il re del mare.
Re Nàl era una creatura assolutamente leggendaria con la metà superiore del corpo dalla pelle blu e a creste dure sulla testa a fargli da corona, gli occhi rossi e strani simboli sul viso.
Già così sarebbe bastato per far paura a chiunque gli capitasse davanti, ma la parte inferiore del suo corpo era ancora più spaventosa.
Al posto di una normale coda di tritone il re ne possedeva una grande e massiccia come quella di un gigantesco serpente marino. Le squame erano blu cupo e pareva avesse la forza per stritolare qualsiasi nemico avesse la sfortuna di capitargli tra le spire.
Nonostante le creature marine fossero molteplici e dai differenti aspetti, solo quelle che appartenevano ad una linea di sangue reale potevano vantare particolarità tanto spaventose a   testimonianza della grandezza della loro dinastia.
Le creature come re Nàl erano i protettori del popolo del mare e solitamente almeno uno degli eredi della famiglia reale acquisiva queste caratteristiche portentose alla nascita.
Il re aveva avuto ben due figli eredi della sua grandezza, ma purtroppo era stato anche estremamente sfortunato. I primi eredi nati al re erano stati due figli maschi: Helblindi e Bylistr.
Il primo aveva una coda d’anguilla lunga circa cinque metri e occhi e denti di murena. Proteggeva i coralli dell’Oceano Indiano e con la sua bruttezza e coi suoi denti aguzzi e ricurvi spaventava chiunque provasse ad uccidere il prezioso tesoro del mare.
Bylistr invece era nato con una pinna di squalo sulla testa e denti affilati ed era il forte protettore delle ostriche delle perle nere nell’Oceano Pacifico Meridionale; con le sue fauci divorava chiunque tentasse di pescarle.
Era accaduto però che le baleniere avessero attaccato Bylistr scambiandolo per uno squalo durante la caccia per l’olio di balena e Helblindi fosse perito per mano  dei pirati.
Uccisi dagli uomini…
Gli uomini, miseri mortali la cui corta vita era nulla in confronto ai trecento anni delle creature marine.
Una razza indegna che consumava le risorse e i figli del mare, ne depredava i pesci e i tesori viventi.
E il re li odiava con tutto sé stesso. 

Quando Loki oltrepassò l’alto arco che conduceva alla sala del trono una guardia annunciò a gran voce il suo arrivo al re poiché c’era un’ultima cosa che riguardava il giovane tritone: «Sire, Vostro figlio!»
Egli era il principe del mare.
Dopo i primi due figli il re aveva avuto altre tre figlie femmine, tre sirene incantevoli e l’ultimo figlio, un maschio, era stato Loki, ma per quanto egli in bellezza superasse persino le sue sorelle non aveva preso niente delle mitiche doti del padre o dei suoi fratelli.
Il re rimase in silenzio finché il figlio non si fermò al suo cospetto e chinò la testa con rispetto pronto a prendersi la prossima lavata di capo del padre.

«Non ti chiederò dove ti eri cacciato perché ho mandato tre delle mie guardie a scoprirlo per me e ho atteso ore prima che ti trovassero tutto preso da un’altra delle tue sciocche distrazioni. Dapprima credevo quasi che un qualche vascello ti avesse rapito visto che nessuno tornava con tue notizie.» disse il re calmo, ma duro.

«Non avreste certo pianto la mia morte.» rispose Loki altrettanto duramente e senza curasi di nasconderlo perché una certezza l’aveva da che era nato: suo padre lo odiava.

Odiava il fatto che fosse tanto mingherlino e piccolo per essere un figlio della famiglia reale, ma soprattutto odiava le sue passioni e le sue curiosità.
Al di là del trovare che il figlio perdesse le sue giornate dietro a sciocche distrazioni tra i due c’era una grossa faida di fondo. Se infatti il re del mare faceva di tutto per uccidere gli uomini mandandogli contro il suo popolo, mostri marini e cavalloni alti come montagne il principe era affascinato dal loro mondo.
Quando era piccolo e gli era vietato l’accesso alla superficie del mare il giovane Loki chiedeva alle sue sorelle maggiori, che già avevano potuto vederla, cosa ci fosse lassù e ne ascoltava attento i racconti: loro gli parlavano di città in pietra, di alture grandi e verdi, di fiori che non crescevano sulla dura roccia marina, ma ne potevi trovare lungo i fiumi o in grandi distese anch’esse verdi. Alcune dicevano di aver sentito la musica degli uomini lungo le coste nelle sere di festa e aver odorato squisiti aromi da far venire anche a loro l’acquolina in bocca.
E che dire del modo in cui gli umani andavano in giro? I loro corpi non erano nudi e perfetti come quelli delle sirene, ma alla luce del sole essi coprivano la pelle con quelli che pareva si chiamassero “abiti” e poi gli umani avevano le gambe…

«Non ne sarei comunque felice benché tu ne dubiti di continuo!» Tuonò il re. «Solo approverei di più se nel mentre ti impegnassi ad affogare qualcuno di quegli umani, ma a questo posso almeno rimediare.» 

Loki strinse i pugni.

«Perché mi avete fatto chiamare con tanta urgenza?» 

Un ghigno perfido si dipinse sul volto di re Nàl.

«Le tue sorelle questa sera saliranno in superficie a cercar navi e anime da affogare. Confido che vorrai seguirle.» 

In vero per quanto potesse avere ogni bene e ricchezza non c’era cosa che rendesse più felice il re del mare di sapere quella razza sterminatrice ridotta a far da cibo per il suo popolo.
Loki irrigidì la mascella.

«Certo padre.» disse calmo

«Bene e fate attenzione.» il moro chinò il busto quel tanto che bastava per fare un inchino e fece per andarsene. «E Loki…» 

Il figlio si voltò fronteggiandolo con occhi carichi di astio.

«Badate di non avvicinarvi troppo alle navi!» 

 

Con le loro code forti le sirene percorrevano lunghe distanze in poco tempo e  così se agli uomini servivano interi giorni di traversate per raggiungere un porto lontano ecco che a loro bastavano poche ore.
Loki nuotava dietro alle sue belle sorelle dalle code rosate e madreperlacee seguendo le correnti e passando da acque gelide a temperate, dai ghiacci ai banchi di sabbia liscia e di rocce levigate.
Il principe e le sue sorelle nuotarono finché una di loro alzò un braccio verso una grossa ombra scura a circa duecento code da loro. Doveva essere una nave bella grande e le sirene nuotarono veloci in quella direzione, ma Loki cercava il più possibile di rallentare e di star lontano da loro.
Loro amavano quella sorta di caccia e da che la praticavano dicevano sempre al fratello “Una volta iniziato non si riesce più a tornare indietro”.

“Oh non si va più avanti” pensava il fratellino di rimando.

Loki se lo ricordava bene il primo uomo che aveva affogato. Era successo pochi anni prima una sera in cui le sue sorelle erano salite in superficie e lo avevano portato con loro. Una piccola barca con si e no dieci pescatori se ne stava a largo quella notte. Ricordava le sorelle avvicinarsi a quell’imbarcazione e stregarne gli uomini con le loro belle voci. 

“Venite” dicevano “il fondo del mare è bellissimo”, ma quando questi si protendevano loro li afferravano e li portavano giù senza alcuna possibilità di risalita. 

E così era successo che alcuni di quelli avessero provato ad ucciderle.
Uno addirittura era sbalzato giù della barca ancora stringendo la sua fiocina e aveva ferito la minore tra le tre, Loki allora per salvarla lo aveva afferrato e portato giù con sé.
E cosa aveva visto in quegli occhi? Terrore, paura e la morte stessa che lui aveva dato a quell’uomo portandolo nelle profondità del mare.
Come potevano le sue sorelle e le altre creature marine smaniare e fare a gara a chi ne uccidesse di più di quegli assassini del mare quando si era sentito lui l’unico assassino in quel momento?
E così il giovane tritone aveva accompagnato altre volte le sue sorelle, ma all’insaputa del padre non aveva più ucciso nessuno e aveva sofferto in silenzio davanti ai continui strazi degli uomini. 

Le belle creature marine emersero dall’acqua accanto ad alcuni scogli poiché il veliero stava costeggiando delle scogliere di roccia rossa alte e possenti. Era il tramonto e dalla nave provenivano grida di gioia e risate. Certo doveva esserci una festa e quando i marinai bevevano era ancora più facile per le sirene chiamarli a sé con le loro belle voci.
Ma esse erano prudenti e si tenevano ben nascoste finché il buio non calava del tutto e la notte le proteggeva col suo manto scuro.
Loki però era da sempre tanto curioso di osservare meglio quel mondo e facendo attenzione avanzò più che poté tra gli scogli per guardare meglio l’imbarcazione. Il veliero era grande e in legno scuro, le vele gonfie e bianche e lassù proprio seduto in cima all’albero maestro Loki vide un giovane che doveva avere circa la sua età con un sorriso fiero, ma buono.
E per tutte le perle del mare se era bello!
E poi i suoi capelli: erano lunghi e biondi e il giovane li teneva appena legati dietro la nuca così che si muovessero liberi per la leggera brezza marina, ma non gli bloccassero la vista.
E infatti se ne stava lì a guardare quel tramonto sul mare come ne fosse incantato e con sguardo sognante. 

«PRINCIPE THOR!» si udì ad un certo punto. Qualcuno aveva gridato verso il giovane che infatti rivolse subito la sua attenzione a quel richiamo.

A quel punto però Loki si sentì sfiorare una spalla da una delle sue sorelle che gli fece prudentemente cenno di nascondersi fino a che il buio non fosse sopraggiunto. Loki obbedì, ma proprio allora il giovane principe si voltò di nuovo verso il mare e sbatté le palpebre come se avesse visto qualcosa, ma il moro era già tornato tra le rocce.
Eppure il cuore gli batteva un po’ di più senza che nemmeno lui potesse spiegarsi il perché.

Diverse ore dopo il veliero continuava a navigare, era una serata serena e la nave non si staccava mai troppo dalle scogliere perciò le sirene nuotarono con cautela fino a che essa si fermò e le voci iniziarono a diminuire. Una delle sorelle si era già stufata di aspettare ed era tornata in mare, ma le altre due restavano solerti tra le scogliere in attesa del momento più propizio.
Non avevano più visto il loro fratellino e credevano che avesse seguito l’altra sul fondo del mare, ma Loki non era poi così distante.
Il moro aveva nuotato un po’ più vicino al veliero e aveva visto quel giovane principe accostarsi al parapetto della nave e guardarsi intorno. Dopodiché era salito su una scialuppa e con cautela aveva remato fino alle scogliere là dove c’era una fenditura tra le rocce.
Loki lo aveva seguito curioso ritrovandosi in una grotta marina. Era grande e il soffitto di roccia scura era illuminato solo dall’acqua che risplendeva invece azzurra sotto la piccola scialuppa. La luce all’ingresso arrivava dalla luna che quella notte era piena e argentea e il principe si guardava intorno affascinato.
Raggiunse una piccola spiaggia e disceso dalla barca ve la trascinò dopodiché si tolse gli stivali e si bagnò i piedi in acqua.
Si tolse anche la camicia e chinandosi sull’acqua raccolse tra le mani un po’ di quell’azzurro liquido passandoselo sul viso. Loki, che lo aveva seguito cercando di rimanere nei punti bui della grotta, lo osservava con attenzione: quel giovane era così bello e attraente.
Non ne aveva mai visto uno così: di solito gli umani erano rudi e rozzi, ma questo era di una bellezza regale e non a caso l’altro umano lo aveva chiamato “principe”.
Thor alzò lo sguardo e seppur al buio Loki scorse due occhi dolci e puri e non avrebbe saputo dire tra quelli e il mare quale fosse più blu in quel momento.
Il giovane principe si immerse in acqua fino alla vita e poi si tuffò.
Loki attese che riemergesse, ma il ragazzo non lo faceva. Allora immerse la testa sott’acqua e scorse che stava nuotando trattenendo il fiato.
Il fondo della grotta era molto profondo e il giovane cercava di raggiungerlo e scrutarne i tesori.
I suoi bellissimi capelli biondi lo avvolgevano e gli fluttuavano attorno quasi in una danza dorata mentre lui si spingeva sempre più verso il basso. Loki trovò che così fosse ancora più bello e poi sembrava sorridere con lo sguardo mentre cercava curioso i tesori del mare.
Più volte si immerse e risalì e si immerse ancora. Ad un certo punto vide alcuni murici: erano grandi e belli, ma il giovane nuotò fino ad uno piccolo rosato e bianco e senza esitazione volle prendere solo quello per sé.
Quando riemerse infine sorrise e nuotò fino alla piccola spiaggia sedendosi e contemplando un istante quel piccolo tesoro che aveva tra le mani.
E Loki lo osservava ammirato dalla sua cura e incantato dai suoi movimenti delicati, ma d’improvviso un’onda lo prese alle spalle e invase la grotta. Anche il principe la notò e senza perdere tempo indossò camicia e stivali e tenendo la sua conchiglia tra le mani condusse la barchetta in acqua iniziando a remare verso l’uscita.
Loki lo anticipò fuori e scoprì che il mare era improvvisamente diventato mosso e le onde si facevano sempre più alte. Nessun problema per la nave che era ben ancorata al fondo, ma l’acqua iniziava ad invadere con violenza la grotta.
Il tritone tornò indietro e infatti vide che il giovane non riusciva a raggiungere l’esterno nonostante remasse e remasse con vigore.
Alla fine un’onda più grande invase la grotta, ribaltò la barca e raggiunse il soffitto di roccia; il giovane fu sbalzato in acqua e privato di remi e conchiglia iniziò a nuotare con tutto sé stesso verso l’uscita.
La corrente però era forte e proprio all’ingresso della grotta il giovane veniva continuamente sballottato e spinto indietro dalla nuova acqua che entrava.
Era continua, violenta e non gli permetteva nemmeno di raggiungere uno spiraglio d’aria per respirare e poi intorno a lui le rocce di pietra nera erano così appuntite da ferire le mani anche solo sfiorandole, figurarsi esservi sbattuti contro.
E di fatti la corrente la fece da padrona e spinse più volte il corpo del giovane contro quelle rocce affilate fino a che questi vi sbatté violentemente la testa.
Fu il tempo di un minuto o forse meno: il principe spossato avvertì le forze mancargli, tutto farsi ovattato intorno a lui e percepì il corpo molle e in balia di quel turbinio violento.
Il poco fiato che gli rimaneva abbandonò i suoi polmoni e la vista gli si annebbiò; non avrebbe mai potuto accorgersi di due mani che lo avevano afferrato per salvarlo dalla sua quasi tomba d’acqua.

Loki sorresse la testa del giovane fuori dall’acqua mentre nuotava con forza contro corrente. Seppur con un grande sforzo lo aveva trascinato fuori da quella grotta e combattuto contro le onde per allontanare entrambi dalla fenditura rischiando di venirvi nuovamente risucchiati.
Ora cercava di nuotare veloce e di trovare la terra ferma poiché in quel momento il mare era  troppo inospitale per quel giovane ferito.
Ed ad un certo punto eccola lì, in un’insenatura tra le rocce, quello che cercava: una piccola spiaggia di sassi. Loki nuotò fino a raggiungerla e benché a fatica vi depositò il corpo del principe.
Annaspò un istante, ma subito fu su di lui. Si accostò al suo petto per sentire il battito del cuore: c’era anche se debole, ma il giovane era privo di sensi e ferito alla testa.
Non sapeva cosa fare.
Lui avrebbe dovuto annegarli gli uomini e non salvarli!
Ma non voleva che quel giovane morisse.
Era assurdo, ma lo voleva vivo.
Cercò di mantenere la calma e di ragionare: doveva trovare un modo per svegliarlo. Lo schiaffeggiò un po’, ma nulla, lo chiamò, ma ancora nulla e poi pensò che se il canto delle sirene poteva ammaliare gli uomini e incantarli al punto di perdere ragione di sé, magari poteva essere anche abbastanza forte da risvegliare quel giovane dal suo sonno.
Gli accarezzò il viso e chiuse gli occhi poi iniziò a cantare per lui.
Un canto dolce, ma che diceva di star svegli, di tornare alla vita, che la morte non era giusta per chi ama le bellezze del mondo e gli parve che il giovane strizzasse appena gli occhi, ma solo per un istante e infatti quando il suo canto terminò il principe era ancora privo di sensi.
Il suo cuore fu preso da un tremendo dispiacere e da una profonda tristezza, ma che altro poteva fare?
Forse quello era il suo destino, forse lo avrebbe perso…
Accarezzò ancora quel bel viso con delicatezza e ne sfiorò le labbra rosse, bagnate e perfette.

«Mi dispiace…» sussurrò infine prima di chinarvisi sopra e con infinita dolcezza apporvi un bacio.

Eppure d’improvviso il tritone avvertì quella labbra muoversi sotto di lui.
Perché quello che doveva essere un addio gli sembrava invece un bacio ricambiato?
Loki riaprì gli occhi e scorse il giovane che lo guardava con le palpebre semichiuse.
Era vivo!
Il biondo si sollevò un po’, tossì e sputò acqua e sembrò riprendersi appena.
Quello per Loki era il momento di andare via, quello in cui se voleva salva la vita doveva abbandonare il principe prima che rischiasse di fare la fine di altre sirene capitate in mano agli umani, ma inaspettatamente il biondo passò delicatamente una mano sulla sua guancia in un gesto che nessuno aveva mai fatto e con altrettanta delicatezza quella mano scivolò dietro la sua nuca e gli si inoltrò tra i capelli neri.
I due si fissarono occhi negli occhi, così diversi, ma entrambi così belli.
Loki era pietrificato e incantato senza capire nemmeno perché e il cuore batteva veloce, ma non era paura, no era qualcosa di nuovo e sconvolgente che lo faceva desistere dallo scappare e lo teneva inchiodato lì.
E il principe lo guardava rapito e con la sua stessa intensità «Sono… morto?» chiese esausto.

Loki scosse la testa.

«Mi…mi hai… salvato tu?» 

Loki annuì.

Il biondo allora sollevò la testa e fece scorrere lo sguardo su di lui fino a che arrivò alla coda e lo risollevò di colpo.
Loki sapeva già cosa ci avrebbe visto: paura, terrore, disgusto magari. Invece il giovane lo fissò rapito e lo osservò ancora, ma il suo guardo si soffermò su qualcosa di rosso e lucente sul braccio del tritone.
Vi passò con delicatezza il pollice e scoprì che era un taglio.
Per poterlo recuperare infatti anche Loki era stato sballottato tra le rocce e si era ferito, ma non se n’era minimante preoccupato.

«Sei….sei…ferito.» sussurrò e Loki guardò verso il suo braccio accorgendosi solo allora del taglio.

Il principe raccolse tutte le forze che aveva e afferrando un lembo della sua camicia bagnata lo strappò, poi con le mani che tremavano e tentando di tenere gli occhi aperti lo avvolse con delicatezza intorno al braccio ferito di Loki.
Il moro lo guardò incredulo e senza fiato. Perché quell’umano si stava occupando della sua ferita? 

«Ecco…» sussurrò quando ebbe fatto un nodo alla stoffa bagnata poi staccò la mano destra e la portò sul volto di Loki accarezzandogli dolcemente una guancia. 

In un moto involontario Loki stavolta vi si sospinse contro come volesse di più di quella dolcezza e di quel gesto che mai nessuno aveva usato con lui.

«Chi… sei tu?» sussurrò il giovane.

Loki non pensò nemmeno e rispose d’istinto.

«Il mio nome è…Loki…» 

«Grazie…Loki.» 

Il moro tremò sentendo il suo nome pronunciato su quelle labbra mentre quegli occhi dolci lo guardavano con tanta intensità.
E avvertì il cuore esplodergli in petto perché il biondo subito si protese ancora verso di lui e lo baciò: stavolta fu vivo, stavolta fu bellissimo e quando si separarono il principe chiuse gli occhi.
Il respiro ormai era regolare, ma il suo corpo doveva essere stremato e Loki lo contemplò così indifeso e abbandonato come la più bella delle creature da proteggere. Accarezzò i suoi capelli biondi e poi rivolse lo sguardo verso il mare.
Era ancora mosso e Loki non sentiva nemmeno le sue sorelle cantare; forse dovevano essersi allontanati troppo dalla nave del principe, ma in quel momento non se ne curò.
Tornò sul giovane: se avesse potuto lo avrebbe portato con lui sul fondo del mare, ma con quale cuore? Egli infatti sarebbe morto subito.
E così rimase a saziarsi di lui solo guardandolo finché verso l’alba scorse la nave del principe in lontananza e udì dei richiami.
Forse qualcuno si era accorto che il giovane mancava e con lui una scialuppa. Loki allora con estrema delicatezza lo accarezzò, pose un bacio sulla sua fronte e come il biondo strizzò gli occhi lui si ributtò in mare e si nascose tra gli scogli.
Il principe mosse la testa e aprì appena gli occhi. Dovette subito mettervisi un braccio davanti per coprirsi dal sole. Era su una spiaggia e sentiva caldo, ma come diavolo c’era arrivato alla spiaggia se prima era in una grotta? E poi era giorno…
Ricordava la corrente e di aver battuto la testa. Si alzò tenendosela e notò la sua camicia lacerata e…gli venne in mente quel ragazzo; no, non un ragazzo, un tritone.  Ricordava il suo volto, i suoi occhi, la morbidezza del sue labbra…forse aveva davvero sbattuto la testa troppo forte.
Si mise a sedere e prese un respiro.
Fu allora che si accorse di avere la mano destra chiusa a pugno. La aprì e sgranò gli occhi: lì lucente come uno smeraldo, ma estremamente delicata il giovane vi trovò una squama verde grande e arrotondata. La sollevò alla luce e il suo cuore perse un battito: forse allora non aveva sognato!
Si guardò intorno come cercasse qualcuno, ma non vide proprio nessuno e il suo sguardo si rattristò. Osservò in lontananza e gli parve di vedere la sua nave e avvertire le voci lontane dei marinai.
Così si fece forza e si alzò iniziando a sbracciare alla vista della nave dalla quale poi scesero alcuni uomini su una scialuppa per recuperarlo.

Passò circa un mese e il principe Loki era ancora più strano di prima. Sospirava di continuo incurante di essere visto o meno, spariva per ore intere e si rigirava una conchiglia che portava al collo a mo’ di collana: un piccolo murice rosato, chissà perché poi proprio quello.
E in effetti il principe del mare non riusciva a smettere di pensare a quello della terraferma che aveva lasciato sulla spiaggia di sassi… insieme al suo cuore.
Lo aveva visto mentre veniva salvato e riportato sulla nave dai suoi marinai; lo avevano tirato a bordo e lui aveva rivolto ancora lo sguardo agli scogli come se cercasse qualcuno, ma Loki non si era mostrato.
Forse il principe aveva creduto di averlo perso per sempre, ma il tritone aveva seguito la nave per due giorni fino ad un piccolo porto e lì lo aveva visto scendere a terra.
Era la sua città? Chi poteva saperlo…però c’era un castello.
E così Loki era tornato di sera in superficie e aveva nuotato fino al castello scorgendovi il giovane affacciato ad un balcone.
Guardava lontano, ma sembrava pieno di malinconia.
E Loki era tornato e se non lo trovava lì, lo vedeva sulla spiaggia. Perché il suo cuore era così triste?
Non poteva fare a meno di stare male per lui al solo vederlo così; poi una sera il principe si era seduto sulla sabbia e Loki si era avvicinato il più possibile tra gli scogli per osservarlo.
Il biondo aveva estratto qualcosa da sotto il suo mantello ed ecco che alla luce della luna Loki aveva trattenuto il respiro riconoscendo la sua squama. Il giovane l’aveva osservata a lungo prima di condursela alle labbra e infine, con infinita delicatezza, baciarla con devozione.
E a Loki il cuore era quasi scoppiato nel petto a quella vista comprendendo che forse quel giovane era malinconico per lui e che magari avrebbe solo voluto rivederlo.
Ma egli era un umano e lui una creatura del mare e ciò sarebbe stato impossibile, però qualcosa poteva farlo.
Aveva chiuso gli occhi e aveva cantato e la sua voce era uscita dolce e melodiosa come a voler essere un balsamo caldo per quel cuore ferito.
Il principe incredulo doveva aver riconosciuto la sua voce perché era scattato in piedi e lo aveva cercato e Loki, spaventato persino da sé stesso per ciò che aveva appena fatto, si era subito rituffato, ma poi era tornato ogni sera e ogni sera aveva cantato per lui.
E finalmente quella malinconia sembrava più leggera: c’era tristezza si, ma almeno il suo principe sapeva che lui era lì e cantava solo per lui. E ogni volta che il suo canto finiva e doveva aspettare la sera successiva per Loki era uno strazio.
Il suo cuore era spezzato tra il mare, la sua casa, e il principe, un umano che lo aveva fatto innamorare senza che potesse controllarlo.
Un umano… “Thor”…così si chiamava.
Quel nome nella testa, nei sogni, in ogni momento delle sue giornate anche mentre osservava i banchi di pesci brillanti nuotare senza trovarvi alcun interesse.
Sognava cosa avrebbe fatto se avesse potuto mostrarsi ancora a lui, ai baci che gli avrebbe dato e con cui avrebbe cancellato quella malinconia dal suo cuore.
Soffriva e quella tristezza lo stava uccidendo dentro perché non trovava sfogo dai suoi occhi come per le creature sulla terra, ma rimaneva lì costretta dentro di lui.
E intanto pensava: voleva stare con lui, lo voleva con tutto sé stesso, ma come avrebbe potuto fare? L’unico modo sarebbe stato…

«Potresti andare dalla strega del mare.» la voce di suo padre alle sue spalle lo colse di sorpresa.

Loki se ne stava seduto su una lastra ghiacciata con lo sguardo rivolto alla superficie credendo di essere solo, ma quella voce dura lo costrinse a voltarsi di scatto. 

«Lei di certo ha quello che cerchi.» proseguì il re calmo.

Loki lo studiò con circospezione «Cosa dici padre?» 

Il re sospirò e nella sua immensa e minacciosa figura gli si fece più vicino «Quello che ho detto. È evidente che il tuo cuore è in tumulto. Che è rapito da qualcosa, qualcosa che non è qui, ma lassù.» disse rivolgendo il capo verso la superficie. «È per l’umano che hai salvato?» 

Loki si raggelò a quell’affermazione mentre il padre si portava vicino a lui e lo studiava con durezza.

«Credevi non l’avrei scoperto? Che le tue sorelle non me lo avrebbero detto? Che non avrei mandato qualcuno a vedere dove te ne vai ogni sera?» chiese fissandolo, ma Loki sostenne il suo sguardo «Sai sapevo che eri una delusione, seppur non immaginavo a questo punto, ma tant’è! Se quello che vuoi è stare con lui dovrai prima avere le gambe lo sai questo vero?» 

Loki lo studiò attento «Per-perché mi stai dicendo una cosa del genere?» 

«Non è ovvio? Le ho provate tutte con te Loki. Ho provato a raccontarti di quanto crudele sia il mondo degli uomini, tu stesso hai visto cosa hanno fatto ai tuoi poveri fratelli, ti ho chiesto di aiutare il tuo popolo a liberarti di loro e tu cosa fai? Ne salvi uno e te ne innamori? Credimi se non avessi già perso due dei miei figli non esiterei a ucciderti con le mie stesse mani!» 

Loki lo fissò attento e si mise sulla difensiva, ma re Nàl ghignò «Ma credo di conoscere un modo migliore per punire la tua avventatezza. Se vuoi andare nel mondo degli uomini e diventare come loro fa pure! Tutto quello che devi fare è andare dalla strega del mare ed esprimerle questo tuo desiderio. Certo il prezzo sarà alto, ma avrai quello che vuoi o che credi di volere. Magari quando sarai tra di loro, bestia tra le bestie, ti renderai conto di quello a cui hai rinunciato per sempre lasciando il tuo mondo.» 

Si voltò mentre il giovane rimase immobile ad osservarlo «Ah e Loki.» disse ancora suo padre «Fa quello che devi e non tornare mai più!» e detto questo se ne andò lasciando il giovane figlio solo e incredulo.

 

La strega del mare abitava sul fondo di un crepaccio profondo e oscuro lontano dalle altre creature marine.  
Le tenevano compagnia solo le sue fidate bestie: strani serpenti dalla testa di teschio e murene, che nuotavano e strisciavano tra le pareti del crepaccio, ma erano state addestrate e sapevano che se un tritone o una sirena si inoltrava fin lì per cercare la loro padrona non dovevano attaccarlo.
Loki guardò quel nero abisso davanti a lui e preso coraggio vi si inoltrò fino a raggiungere l’ingresso di un antro nero, pieno di punte e con tanti buchi per finestre. A terra vi erano increspature rosse ed incandescenti: la dimora della strega infatti sorgeva su un vulcano dormiente.

«Avanti.» chiamò una voce senza che Loki fosse nemmeno arrivato. Lei sapeva già…

Loki si introdusse cautamente nella sua dimora e lì la vide. Era una creatura oscura, i capelli erano in realtà strane corna nere e il corpo snello anch’esso nero era di polpo. Gli unici elementi umani erano il viso e le braccia entrambi bianchi cadaverici e che sottolineavano ancora di più i suoi occhi grandi e cattivi.
Era circondata da geyser avvolti da una luce verde e sulle pareti di roccia della sua casa vi erano  ovunque strane fiale e barattoli di conchiglia dal contenuto viscido.

«Ben arrivato principe Loki, sapevo che saresti venuto da me. Io sono Hela la strega del mare.»  Si presentò lei. 

«Ah si? E come lo sapevi?» 

«Perché io avverto la sofferenza del popolo del mare e posso porvi rimedio con la magia. Posso alleviare qualunque male sai?» 

«Al giusto prezzo immagino» rispose cauto Loki.

La strega sorrise «Non si da mai niente per niente. E quello che cerchi tu, costa davvero molto.» disse lei con un sorriso malefico poi gli diede le spalle.

Raggiunse un roccia in alto e dopo aver cercato un po’ prese una fiala nera tornando da lui. «Ecco, qui c’è la pozione per diventare un uomo, un mortale, un essere umano… e questo ciò che vuoi vero?» 

«S-si lo è» 

La strega sorrise soddisfatta «Bene, con questa pozione otterrai le gambe e una vita mortale, ma devi sapere che questa forma sarà legata ad una profonda sofferenza. Soffrirai ad ogni passo che farai sulla terra, ogni volta che proverai a danzare, ogni volta che vorrai correre libero. Questa pozione ti ricorderà ogni giorno della scelta che tu stesso hai fatto e ti perseguiterà. Potrebbe nuocerti così tanto da ucciderti e…» 

«Tsk e cosa trasformarmi in schiuma di mare?» chiese Loki con sfida: quella era la morte delle sirene.

«Lasciare di te un corpo freddo, ferito e senza anima.» concluse la strega perfida «Tuttavia se verrai corrisposto da chi ami il dolore che all’inizio avvertirai sarà valso la pena e col tempo l’effetto crudele della pozione svanirà sostituito invece dall’amore e cose così insomma…» disse lei sbrigativa con un cenno della mano. «Ma devo avvisarti: se la berrai, non potrai tornare più indietro. Dunque ti interessa ancora?» Chiese battendo un’unghia nera sulla boccetta.

Loki prese un respiro: sapeva che non sarebbe stato facile…

«Si ma certo!» disse deciso.

«Bene, allora non ti resta che darmi la tua voce e siamo pari.» 

Il moro si gelò e si sentì sbiancare.

«C-cosa?» 

«Voglio la tua voce. Vedi, Mio Principe, tu hai davvero bisogno di questa pozione e questo fa si che il suo valore aumenti e l’unica cosa che tu possiedi di tanto prezioso è la tua bellissima voce. Allora affare fatto?» chiese lei allungando la mano lunga, bianca e scheletrica. 

Loki fissò quella mano senza realmente vederla.

«Ma se mi togli la mia voce, che cosa mi resta?» chiese pensieroso.

«E io che ne so? Ce l’avrai no qualche dote particolare!» disse lei scocciata «Immagino che sia l’animo quello che conti!» 

Il giovane rimase in silenzio.

Era un prezzo altissimo, la sua voce, il suo canto per “Thor…” ma era per lui che era lì e doveva andare fino in fondo.

«Io…»

Tacque un istante.

«Accetto!» concluse sicuro guardandola negli occhi e con tutto il coraggio che aveva strinse quella mano.

La strega sorrise e prese a parlare.

«Quando sarai fuori di qui nuota fino alla riva del mare, là dove sorge il castello del tuo principe e prima che sorga il sole bevi la fiala. Allora soffrirai di un dolore mai provato. Così grande che forse desidererai solo morire, ma la tua coda muterà, le tue belle squame si faranno pelle viva e nuda, i segni della tua specie scompariranno e ogni volta che i tuoi piedi toccheranno terra sanguineranno e ti provocheranno dolore e tu sopporterai in silenzio. Forse sarà per poco, forse fino alla fine dei tuoi giorni. Non sarai mai più una creatura del mare e mai più potrai parlare.» e detto questo protese la boccetta verso di lui. Il giovane allungò la mano libera e la afferrò.

La strega sorrise maligna e mentre le loro mani erano ancora in contatto concluse «Noi abbiamo fatto un patto.» 

Un istante dopo a Loki sembrò che mille aculei gli si fossero piantati nella gola e una sensazione ghiacciata lo pervase mentre sotto forma di una sfera di luce la sua voce usciva dalla sua gola e andava a posizionarsi nel palmo della mano della strega.

Lei la strinse ed essa sparì. «Goditi il tuo bel sogno principino.» dopodiché una coltre di denso inchiostro nero avvolse entrambi.

 

Quando l’inchiostro si dissipò Loki si ritrovò fuori dal crepaccio e circondato dal silenzio.
Tentennò un istante poi chiuse gli occhi e preso coraggio provò a dire il suo nome a voce alta, ma nessun suono uscì dalla sua bocca.
La sua voce, la sua bellissima voce non c’era più.
Non l’avrebbe più sentita, non avrebbe più cantato per Thor  però…
Guardò la mano sinistra dove teneva la fiala della strega e sorrise triste sapendo quanto valeva quell’unica possibilità…
Nuotò veloce e senza guardarsi mai indietro verso la superficie e fino alla spiaggia dove di solito vedeva Thor. Quella sera non era andato da lui. Chissà se l’altro si era chiesto perché, se lo aveva cercato con lo sguardo o se si era almeno preoccupato per lui.
Se avesse saputo cosa…no, lui non doveva saperlo e in quel momento a Loki faceva terribilmente male il solo pensarci.
Raggiunse la riva che luna ormai era un riflesso pallido sul mare, guardò verso le scale che portavano sulla spiaggia da cui tante volte aveva visto arrivare il suo principe e poi verso quel balcone vuoto: di certo Thor doveva dormire in quel momento, ma l’avrebbe visto presto.
Prese coraggio e senza attendere oltre bevve fino all’ultima goccia il contenuto di quella fiala.
Il sapore era tremendamente amaro e bruciava la gola, ma lo bevve tutto finché essa non fu vuota.
Quando ne rimase che il solo contenitore la fiala si polverizzò e poi…Fu dolore, tremendo, terribile, da piegarsi in due tanto bruciava mentre la testa gli scoppiava e le urla uscivano silenziose dalle sue labbra.
Rovinò sulla sabbia e si sentì così male che desiderò quasi morire mentre per la prima volta avvertiva qualcosa di bagnato fuoriuscire bruciante dai suoi occhi.
E intanto, mentre la vista gli si annebbiava per le lacrime e per il dolore, tutto intorno a lui si fece nero.
Quando si svegliò incontrò gli occhi blu di Thor che lo guardavano con apprensione, ma poi fu ancora buio.

E proprio in quell’istante…

«Non puoi parlare?» chiese Thor cauto.

Il moro annuì.
Aveva desiderato quel momento con tutto sé stesso, ma adesso che il giovane principe gli era davanti non aveva idea di cosa fare o di come comportarsi. E senza la sua voce poi…

«C-che è successo alla tua coda?» 

Loki abbassò lo sguardo e si morse il labbro inferiore esitante, per fortuna proprio in quel momento entrò Rogers con alcuni abiti piegati in mano. 

«Mio Principe come?… Oh si è svegliato meno male.» 

«Rogers che c’è?» chiese Thor con una punta di fastidio visto che l’altro non aveva nemmeno bussato.

«Sono solo venuto a controllare il nostro ospite e visto che è sveglio fargli avere qualcosa da mangiare…e degli abiti magari.» disse battendo una mano su quelli che teneva in mano.

“Abiti?” Si chiese Loki poi ricordò che gli uomini usavano quei pezzi di stoffa e lui addosso non aveva nulla. D’istinto si tirò addosso le coperte e si vergognò, ma Thor gli sorrise gentile. 

«Non preoccuparti. Rogers per favore fa preparare una vasca d’acqua perché questo giovane possa fare un bagno e portargli i vestiti. Intanto puoi chiamare il sarto. Quando sarà pronto accompagnalo in sala da pranzo, io vi attenderò lì.» disse Thor alzandosi, ma si sentì afferrare il polso.

Loki glielo aveva preso d’istinto e lo guardava impaurito, ma Thor usò il massimo della gentilezza.

«Sta tranquillo, sei in ottime mani e io sarò proprio qui sotto. Così potrai fare con tutta calma.» 

Disse spostandogli una ciocca di capelli su cui si erano depositati un po’ di sale e sabbia dietro all’orecchio.
Il moro allora annuì.

«Parleremo dopo, non c’è nessuna fretta.» Aggiunse il biondo guardandolo quasi speranzoso dopodiché uscì dalla stanza.

 

Thor stava davanti alla grande porta a vetri immobile quanto incredulo.
Era lui, era proprio il suo tritone, ma perché non aveva la coda?
E che era successo a quella voce bellissima?
Come a voler sedare un po’ della sua ansia si portò l’unghia del pollice alla bocca, ma come accostò il dito alle labbra sentì il sapore del sale.
Chiuse un momento gli occhi: sembrava impossibile eppure sperava che fosse reale con tutto sé stesso.
Non passarono che una ventina di minuti che Loki scese le scale preceduto da Rogers.
Si era lavato e aveva indossato una splendida camicia verde, calzoni neri e stivali lucidi dello stesso colore. I suoi lunghi capelli neri erano legati in una treccina a cascata molto simile a come li portava Thor.
Era bellissimo, ma purtroppo per Loki ogni volta che i suoi piedi toccavano il suolo, come aveva detto la strega, era come se mille spilli lo ferissero, ma lui cercava di nasconderlo al meglio.
Thor intanto aveva passato gli ultimi quindici minuti a pensare a come fosse meglio comportarsi, ma appena lo vide sorrise felice e si dimenticò di tutti i suoi piani.

«Stai benissimo…» 

Il moro sorrise e abbassò lo sguardo timidamente.

«Hai-hai fame?» 

Il giovane scosse la testa.

«Oh allora….allora vuoi andare a fare un giro per la città? Posso mostrartela se vuoi.» 

Il moro annuì.

«Bene allora…ehm sicuro che non hai fame?…Ho detto al cuoco di non cucinare pesce…ho-ho fatto bene vero?» 

Il buon Rogers alzò gli occhi al cielo esasperato da quanto fosse impacciato il suo principe in quel momento, ma il moro rise divertito e annuì facendo di rimando sorridere anche l’altro. Sfortunatamente per lui il biondo assunse un sorriso che incantò Loki a tal punto che mosse d’istinto qualche passo verso di lui e…l’incanto fu interrotto da un fitta ai piedi più forte delle altre che lo costrinse ad aggrapparsi a Thor per non cadere.

«Ehm ehm.» borbottò Rogers, ma il principe non fece caso al suo consigliere.

«Non ti senti bene? Ti fa male camminare magari?» 

Il moro non rispose e tenne lo sguardo basso scostandosi velocemente da lui imbarazzato. Ma il biondo non  batté ciglio e senza fare troppe cerimonie lo sollevò tra le braccia.

«Maestà, ma che fate?!» lo riprese allibito Rogers, ma Thor non vi badò.

«Così è meglio vero?» il moro lo guardò stupito mentre Thor sorrise «Rogers fa preparare la carrozza per favore.» 

«Cos…cioè si subito Maestà!» corse via mentre Thor mosse qualche passo verso l’ingresso della sala con Loki ancora incredulo tra le braccia «Sai qui abbiamo una carrozza, ma se preferisci posso portarti in giro così, sei leggerissimo!»

Ma il moro rise, scosse la testa e alzò gli occhi al cielo «Che c’è non ti fidi dei miei muscoli?» Loki stette al gioco e alzò le spalle «Oh e va bene, carrozza sia! Ma me ne ricorderò!» gli sorrise il biondo. 

La carrozza era un cocchio con due sedili in pelle nera posti l’uno di fronte all’altro e un bel cavallo marrone la trainava guidato dal cocchiere. Thor fece scendere Loki dalle sue braccia e lo aiutò a salirvici dopodiché i due partirono verso il centro della cittadina.

 

Anche quel giorno Nuova Asgard era soleggiata e piena di vita e tutti salutavano al passaggio del principe. Questi sorrideva ai suoi sudditi, ma poi tornava subito ad avere occhi solo per il giovane sconosciuto dai capelli neri che si protendeva da un lato all’altro della carrozza osservando con occhi pieni di curiosità qualunque cosa intorno a loro.

Thor pensò di capire «Non hai mai visto una città così da vicino vero?» 

Il moro lo guardò e scosse la testa timidamente abbassando lo sguardo. 

«Ti piacerebbe guardare meglio?» 

Il moro alzò lo sguardo e annuì sorridendo.

Thor allora si voltò verso il cocchiere e gli disse di fermarsi poi si rivolse a Loki «Suppongo che allora dovremo fare acquisti.» 

Diede disposizioni al cocchiere di attendere e aiutò il giovane a scendere. Davanti a loro i due avevano tre bancarelle: una di frutta, una di stoffe e una di saponi e profumi.
Thor accompagnò Loki da ciascuna di esse: nella prima gli porse fragola rossa e matura. Il moro la assaggiò e poté assaporarne per la prima volta il succo dolce e la consistenza morbida poi provò un’arancia e questa invece era fresca, acidula e succosa e poi l'uva e le melagrane...
In quella di stoffe Loki poté toccare con mano i tessuti avvertendone l’effetto che facevano al tatto: alcuni erano duri e sembravano molto resistenti, altri morbidi e delicati. La donna che li vendeva gli porse del raso e della seta e poi del cotone e del lino e Loki si divertì a sentirne le diverse consistenze sotto i polpastrelli.
Quando passarono a quella dei saponi e dei profumi fu il naso a farla da padrone; quegli odori dolci e forti gli pervasero le narici e gli andarono alla testa: i fiori d’arancio, la rosa, la violetta, il sandalo….
A quel punto Loki iniziò ad eccitarsi e benché i piedi gli facessero male non riusciva a stare in sé dalla contentezza.
Thor lo portò dal panettiere dove provò il pane caldo e morbido e girelle alla cannella appena sfornate e che strano vedere il fabbro che batteva il ferro caldo modellandolo a semicerchio.
E cosa faceva quel tizio con dei colori in tanti barattoli di coccio? Aveva davanti a sé una piccola vela quadrata bianca e tesa e in mano un oggetto piccolo e longilineo: lo immergeva nei barattoli e poi lo appoggiava sulla vela ed ecco che i colori vi rimanevano attaccati e su essa appariva un fiore o un frutto, ma com’era possibile?
Così Loki si avvicinò ad un barattolo e preso un po’ di colore blu lo studiò sulle sue dita osservandole tingersi.
Thor allora gli si avvicinò, sfilò un pezzo di stoffa bianca dalla tasca dei suoi pantaloni e lo passò sulle dita di Loki che tornarono quasi del tutto pulite.
Loki ne fu divertito e ne riprese un po’, ma stavolta le appoggiò su una guancia di Thor che rise. Poi il moro prese il pezzo di stoffa e lo passò sulla guancia dell’altro per vedere se funzionava anche con lui e nel farlo gli occhi dei due si incontrarono per poi abbassarsi imbarazzati.
E ancora un altro profumo attirò le narici del moro: veniva da oggetti più o meno alti e rettangolari. Fuori erano marroni o blu e avevano una scorza dura, ma in mezzo erano bianchi o giallastri e fu così che Loki scoprì i libri.
Erano pieni di simboli strani e figure disegnate e subito ne fu rapito «Ti piace questo?» gli chiese Thor quando lo vide chinato su un libro di piante ed erbe mediche.
Loki annuì e Thor sorrise all’uomo che gestiva la bancarella allungandogli una mano. Ogni volta il principe tirava fuori strani sassolini tondi e in oro e li porgeva a coloro che in cambio gli davano cibo, stoffe e in quel caso il libro. Qualcuno gli porgeva a sua volta piccoli sassi tondi in argento o  altri marroni e leggerissimi.
A un certo punto Loki si sporse su una mano di Thor per osservare meglio cosa fossero «Sono monete. Vedi servono per comprare quello che ci serve. È un pagamento e noi abbiamo comprato quelle cose» disse indicandogli il carro che li seguiva alle loro spalle e che ormai era pieno di ogni tipo di oggetto. 

“Un pagamento?” Pensò Loki.

Quindi avevano preso di tutto perché Thor aveva pagato con quelle cose d’oro, ma l’oro valeva molto e se il biondo ogni volta ne dava via un sassolino…
Arrossì di colpo nel capire che forse per farlo contento Thor stava spendendo molto del suo oro e così da lì in avanti si limitò ad osservare e a rifiutare gentilmente se Thor gli proponeva di acquistare ancora qualcosa.
Verso il tramonto capitarono in una piazzetta e lì alcune persone se ne stavano a chiacchierare con degli strani oggetti sulle gambe o tra le mani.
In mezzo a loro era seduto un uomo bello robusto e dalla faccia bonaria, aveva una barba rossa e anche lunghi capelli dello stesso colore.
Salutò il principe con un cenno del capo e l’altro gli rispose «Buonasera Volstagg!» 

«Principe Thor, che piacere vedervi!» 

Thor condusse con gentilezza Loki dal suo amico «Loki lui è Volstagg, è un oste e un caro amico, ed è bravissimo a suonare.» 

«Tra una mangiata e l’altra!» commentò il rosso.

«Buon Volstagg ci fareste sentire un po’ di musica?» 

Il rosso annuì e sorrise facendo cenno agli altri attorno a lui. Da quegli strani oggetti uscì una musica allegra e coinvolgente, ecco cos’erano: strumenti musicali!
Che buffa era quella musica, così diversa da quella delicata e armoniosa sul fondo del mare.
Loki non poté trattenersi e volle ballare anche se i piedi gli diedero una fitta terribile, ma lui non vi badò ed iniziò a farsi trasportare da quelle note: ballò con grazia ed eleganza pur senza sapere i passi.
Anche altri lo imitarono e come lui presero a ballare donne e uomini, bambini e ragazzi.
Non si accorse nemmeno che tutti gli occhi erano puntati su di lui e sulla sua eleganza soprattutto quelli di Thor che lo guardava rapito.
Il moro lo guardò in una muta richiesta che il biondo non si fece sfuggire e buttandosi tra la folla lo raggiunse. Ballò con lui su quelle note allegre e spensierate e tanti li guardavano e dicevano “Guardate il principe e quel giovane come sono belli insieme!” “Guardate come sorride il principe Thor” “Mamma il principe lo sposerà quel ragazzo?” Chiedeva persino qualche bambino.
Ma Thor e Loki non sembravano farvi caso e ballavano divertendosi. Dopo un po’ l’uomo rosso che dirigeva l’orchestra con la sua fisarmonica fece cenno agli amici e stavolta la musica fu più lenta.
Era una canzone che si suonava in paese durante le feste di primavera e si ballava a due, Thor l’aveva spesso sentita suonare e sapeva bene come finiva! 

«Ah Mio Principe dovreste prendere diversamente il vostro ballerino.» lo richiamò il rosso strizzandogli l’occhio. 

Thor guardò l’amico oste avvampando poi tornò su Loki e si accostò di più a lui. Il giovane lo guardava rapito e attento e si lasciò guidare dalle mani di Thor che prese  gentilmente le sue braccia e se le buttò al collo mentre lui lo prendeva delicatamente per i fianchi sorridendogli. 

«Sei bravissimo a ballare sai?» gli disse con un sorriso, ed era vero, Loki era aggraziato e delicato e Thor ne era rapito.

“Sha-la-la-la-la-la My, oh, my… Look at the boy too shy…”

Thor arrossì «Sei stanco vuoi rientrare?» 

Loki scosse la testa, sarebbe rimasto così volentieri per tutta la sera.

«I piedi non ti fanno male?» certo se la sua attenzione non fosse caduta proprio lì.

In effetti i piedi gli bruciavano e li sentiva lacerarsi, Thor lo intuì da una lieve smorfia di dolore sul suo viso e si fermò «Coraggio rientriamo, adesso.» 

«Go on and kiss your love!» cantò forte Volstagg.

Tutti intorno ai due diedero un bacetto o un bacio al proprio compagno di ballo. Loki lo notò incuriosito e si rivolse a Thor come a volergli chiedere il perché, ma il biondo era rosso come il corallo e parecchio imbarazzato.
Il moro allora alzò le spalle, si protese sulle punte e appose un delicato bacio sulla guancia del biondo che ti sentì avvampare ancora di più, ma sorrise dolce.
E anche Loki sorrise incontrando poi quegli occhi blu mentre i suoi brillavano come pietre preziose.
I piedi non gli facevano già più tanto male…

Passò poco meno di una settimana dall’arrivo di Loki a palazzo. Thor gli aveva regalato un quaderno dalle grandi pagine bianche dove il moro poteva appuntare stoffe con spille o fiori secchi o bucce di frutta e qualunque altra cosa trovasse nuova ed interessante.
Aveva chiesto anche al buon Rogers di insegnargli a scrivere e, seppur solo nelle sua mente, a leggere.
Thor sperava che così i due avrebbero comunicato meglio anche se per il momento non sembrava un problema. Loki era fantastico, gli faceva capire ogni cosa coi gesti o solo dalle espressioni che faceva.
Sorrideva e si stupiva di ogni cosa nuova che Thor gli mostrava e lo faceva con un’ingenuità tale che il principe spesso si incantava a fissare i suoi occhi o i suoi sorrisi. L’altro se ne accorgeva e arrossiva e solo allora Thor si riscuoteva e cercando di far finta di nulla si metteva a spiegargli una cosa nuova. Ma la verità era che quel giovane gli piaceva già da prima.
Da quel giorno in cui era stato salvato Thor non si era dato pace. Non sapeva perché, ma quegli occhi gli avevano stregato il cuore e i sensi.
Aveva studiato ogni libro conosciuto sulle creature del mare ed ogni sera si era presentato sul balconcino e poi alla spiaggia per ascoltare quella voce.
L’aveva riconosciuta subito perché era sicuro di averla sentita anche quella notte sulla spiaggia  benché non ricordasse bene come, ma era certo che cantasse solo per lui nonostante Loki non si fosse mai mostrato.
E ora che era lì con lui credeva continuamente di sognare e che non potesse essere possibile.
Solo non si spiegava perché non potesse più udire la bella voce di Loki e non poteva fare a meno di interrogarsi su cosa fosse successo alla sua coda.
Ogni giorno avrebbe voluto chiederglielo, ma ogni volta che Loki gli rivolgeva un sorriso si diceva che qualunque fosse la causa doveva fare molto male e per questo si tratteneva.
E così la sera del quinto giorno della sua permanenza al castello, Thor non sapeva ancora nulla del segreto del giovane.
Erano circa le nove passate quando Loki aprì la porta della sua ormai camera da letto.
La stanza era praticamente sommersa ovunque da libri; infatti, da che Rogers gli aveva detto che poteva prendere in prestito quelli della biblioteca reale, Loki se ne portava in camera a bizzeffe pur di vedere le figure o studiare l’alfabeto e piccole frasi.
Quella sera il giovane fu seguito da Thor che reggeva una pila di libri alta più di lui. 

«Ahah Loki, non avrai esagerato stavolta?» rise il biondo.

Ma il moro scosse la testa e sorrise, gli fece spazio su un cassettone e lo invitò a posarli lì. «E va bene te li metto qui.» 

Il moro si buttò sul letto con un libro tra le mani e il biondo senza attendere inviti lo imitò. 

«Puff sono esausto…farti da servetto è stancante.» 

Il moro gli diede una pacca sulla spalla e lo guardò.

«Oh no, non mi sto affatto lamentando Vostra Grazia.» rise Thor. 

Loki era bello, sveglio e intelligente e anche se non poteva parlare Thor poteva capire da solo che aveva un bel caratterino. «Meriterei almeno un premio però, non credete?» 

Il moro scosse la testa e gli sorrise dolce poi chinandosi su di lui gli diede un bacio sulla guancia che fece battere all’impazzata il cuore di Thor. Era sempre quello il suo modo per ringraziarlo o per dimostragli affetto.
Se avesse potuto Loki infatti si sarebbe direttamente proteso su quelle labbra che tanto gli mancavano, ma si tratteneva non sapendo se Thor lo volesse o meno anche se non si rifiutava mai a quei piccoli gesti.
Thor dal canto suo lo desiderava nel suo stesso modo: era stato lui a baciarlo quella sera, ma forse era stato l’istinto a dargli il coraggio.
Adesso invece il principe sentiva quel coraggio scemare ad ogni sorriso che il moro gli faceva e finiva sempre per imbarazzarsi e rinunciare dal farsi avanti con lui.

Arrossì e si schiarì la gola «M-magari potrei farti da servetto anche domani se questo è il premio.» 

Loki alzò gli occhi al cielo e sorrise poi aprì il libro sotto ai suoi occhi e ne mostrò una figura a Thor.

«Ehi è un atlante. Questa è una mappa del regno. Ecco noi siamo qui a Nuova Asgard.» gli indicò sulla cartina «E mio padre invece è il re di questa terra che si chiama Asgard. Non siamo molto originali coi nomi lo so.» Sorrise. «E tu invece? La tua casa era in un posto preciso?» 

Loki esitò un istante poi sfogliò l’atlante e gli indicò il Mare Glaciale Artico. 

«Accidenti, ma è lontanissimo! Che ci facevi da queste parti?» 

Il moro abbassò lo sguardo che si fece di colpo cupo e Thor rifletté un istante.

«Sai ho letto che le sirene si manifestano solo per affogare i marinai e trascinarli sul fondo del mare…» disse mentre Loki si incupiva di più. «Tu però mi hai salvato.» concluse.

Il moro annuì timidamente.

«Perché?» chiese ancora Thor, le guance di Loki si fecero rosse. 

Thor non riuscì a resistere: allungò la mano sul suo volto e col dorso glielo accarezzò dolcemente.
L’altro chiuse gli occhi e si spinse contro la mano per poi prenderla nelle sue e baciarla con delicatezza.
Thor lo guardò incantato e rapito. In fondo al cuore sapeva che la risposta era una sola, ma non aveva il coraggio di chiederglielo….non ancora.
Invece c’era un’altra cosa da fare. Dal primo giorno in cui Loki era arrivato al castello a Thor non erano mai sfuggite le micro espressioni di dolore che comparivano sul suo volto ogni volta che i due facevano una passeggiata o anche solo se camminavano per brevi distanze, così aveva pensato di risolvere almeno quella questione.
Si mise a sedere di fronte a lui e spostò il libro da parte.

«Loki posso chiederti una cosa?» 

Il giovane annuì tranquillo.

«Ho notato che quando cammini fai fatica e sembra che ti faccia male e…e Rogers mi ha detto che le calze che gli hai dato da lavare erano…sporche di sangue perciò…sei ferito e non me lo hai detto?» 

Loki scosse la testa e abbassò ancora lo sguardo, ma stavolta Thor non gli diede tempo. Gli sollevò il piede sinistro e gli sfilò prima la scarpa, poi la calza e sgranò gli occhi.
Sulla pianta del piede Loki aveva non uno, ma tanti piccoli tagli alcuni più lievi e ancora rossi, altri più profondi e di un colore scuro.

«Perché sei ridotto così?» chiese Thor senza capire.

Loki fece per ritrarre il piede, ma Thor lo fermò.

«Ah non ci provare, ho una cosa per te.» disse tranquillo ed estrasse di tasca una scatolina piatta, rotonda e dorata.

La aprì e dentro Loki vide una specie di pasta verde e lucida. Thor ne raccolse un po’ sulle dita per poi direzionarle sulla pianta del piede dell’altro.
Non appena i polpastrelli delle dita di Thor sfiorarono la pelle ferita di Loki il giovane ebbe un sussulto, poi sentì una consistenza strana, grassa e scivolosa.
Thor prese a massaggiargli il piede con cura e con delicatezza, ma abbastanza intensamente da far assorbire quella crema.

«È un balsamo lenitivo. Lo produce mia madre, è molto brava con le erbe mediche e prima che partissi me ne ha dato una scorta intera. Sa che sono parecchio bravo a farmi male.» 

Loki intanto si sentiva strano e riusciva solo ad avvertire quanto fosse piacevole il tocco dell’altro  sulla pelle ferita: il balsamo lo scaldava e leniva il dolore, ma a parte questo sotto il tocco di Thor una strana sensazione gli pervadeva il ventre e gli faceva sentire le palpebre appena pesanti.
Thor si occupò anche dell’altro piede dopodiché quasi mosso da una volontà non sua fece scorrere le dita della mano fino alla stoffa dei calzoni di Loki. La sollevò lentamente fino al ginocchio del moro poi prese ad accarezzargli la pelle delicatamente. A quel tocco il corpo di Loki  fu attraversato da un brivido e senza che potesse controllarlo tremò.

Thor però rimase concentrato e prese un respiro «Loki…come mai hai le gambe?» 

Loki si pietrificò e si sentì sbiancare. 

«C’entra col fatto che non puoi più parlare e cantare?» 

Il moro rimase immobile, ma Thor lo fissò con occhi tristi.

«Ti prego, devo saperlo.» 

Il moro esitò un istante poi annuì. 

«Come?» Chiese il biondo con cautela.

L’espressione di Loki divenne triste, ma si fece coraggio. Si allungò sul comodino a lato del letto. Lì teneva tutti i suoi tesori collezionati in quel mondo: un orologio da taschino, un fiore secco, un pezzo di stoffa, tutte cose che gli aveva dato Thor. Frugò un po’ nel cassetto fino a che estrasse una moneta d’oro. Thor gliel’aveva regalata dopo la loro giornata al mercato dove Loki aveva visto per la prima volta il denaro.
La strinse poi, con la mano che tremava appena, prima si indicò le gambe e dopo alzò la moneta.
Il principe non capì e lui ripeté il gesto. 

«Non capisco…Le hai pagate?» azzardò e Loki confermò con la testa.

«Con che cosa?» chiese l’altro in automatico.

Gli occhi di Loki divennero tristi e ingoiò amaramente poi si portò la mano alla gola.
Thor trattenne il respiro. 

«Hai avuto le gambe…in-in cambio della tua voce?» 

Il giovane annuì. Il principe lo fissò a bocca aperta.

«Mio Dio, Loki questo è…questo è ….terribile.» disse guardandolo con gravità. 

Il moro abbassò lo sguardo facendosi cupo. Thor era incredulo e sembrava scosso, distolse lo sguardo da lui.

«Perché lo hai fatto? Hai sofferto così tanto. Hai rinunciato alla tua voce e alla tua bellissima coda. Cosa c’era di così speciale nel nostro mondo?» sollevò lo sguardo su di lui e si bloccò.

Il ragazzo si stava toccando la conchiglia che teneva al collo, quella conchiglia che era così simile a quella che aveva trovato lui nella grotta pensò Thor. Con mani tremanti il moro ne estrasse un piccolo pezzo di stoffa ripiegata su sé stessa più e più volte. La spiegò e la porse a Thor.
Il principe osservò quella stoffa dapprima senza capirne il significato.
Loki senza guardarlo si toccò il braccio.

“Ah si” a Thor rivenne in mente quella notte: il giovane era ferito e lui aveva strappato la sua camicia per fermagli il sangue e…si bloccò. 

«Per me?» boccheggiò quasi nel chiederlo. 

Il moro annuì.

«L’hai fatto per stare con me?» riprovò Thor sempre più sconvolto.

Ancora un veloce cenno d’assenso.

«Hai rinunciato alla tua voce per me…» soffiò fuori Thor. Era sconvolto. 

No, non poteva crederci. Era impossibile che qualcuno lo amasse a quel punto, al punto di sacrificare una parte di sé stesso, no, non una, non solo, eppure Loki…Loki lo aveva fatto.
Thor sentì le lacrime salirgli agli occhi e il respiro quasi mancargli. Loki invece avvertì il battito accelerato e con una punta di preoccupazione fece per cercare i suoi occhi, ma non ebbe il tempo di fare nulla che il biondo gli si avvicinò e gli rapì le labbra in un bacio.
Il moro chiuse gli occhi avvertendo quelle labbra morbide e dolci sulle sue, quelle labbra che tanto aveva sperato di poter assaggiare di nuovo dopo tante notti passate a sperare.
Quelle labbra…Così calde, così avvolgenti.
I due scivolarono  tra i cuscini.
(*)
Le labbra di Thor si separano dalle sue e presero a baciargli il collo e la pelle nivea e morbida. Pelle che assaggiata sapeva di sale e profumava di mare… Il mare di cui Loki era fatto.
Il moro intanto si sentiva strano e avvertiva le palpebre di nuovo pesanti.

“Perché?” si chiedeva mentre sensazioni nuove e più forti di una marea lo stavano travolgendo.

Sopra e sotto pelle avvertiva brividi mai provati e una sorta di attrazione magnetica verso il corpo dell’altro. 

“Perché?” Si chiedeva, ma senza cercare di trovare una vera risposta.

Thor si separò con delicatezza da lui e prese a sfilarsi la camicia e Loki si sentì attraversare da una lingua di calore su cui avvertiva di non avere alcun controllo.
Quel corpo perfetto lo aveva attratto subito si, dal momento in cui lo aveva visto nella grotta, ma adesso era come se quell’attrazione si fosse moltiplicata dentro di lui molto, molto di più.
La sentiva nella pelle, nel sangue, la avvertiva in quella parte di corpo che per lui era del tutto nuova e sconosciuta.
Thor passò alla sua camicia per poi dedicarsi ai calzoni e al resto. Contemplò il corpo di Loki un istante prima di scendere con le labbra sul suo petto e sui suoi capezzoli.
Di nuovo per Loki fu una scoperta.
Era una sensazione piacevole, no più che piacevole e la avvertiva partire dal petto per estendersi a tutto il resto del suo corpo mentre le guance si scaldavano e  il suo respiro si faceva veloce.
Avrebbe dovuto provare paura, avrebbe dovuto provare terrore. Si, perché sapeva dai racconti di alcune sirene e tritoni catturati dagli uomini e poi miracolosamente fuggiti che quelle erano delle vere bestie.
Li catturavano e li usavano a loro piacimento…poi non soddisfatti tagliavano persino i loro bellissimi capelli e staccavano le loro preziose squame lucenti. Era anche quello uno dei motivi per cui suo padre voleva vedere quelle bestie terrestri morte in fondo al mare.
Ma allora perché lui improvvisamente sentiva di avere così bisogno dell’altro? Di volere di più?
E perché quel giovane lo stava trattando come se avesse il più prezioso dei tesori tra le mani?
Le mani di Thor scesero lentamente ad accarezzarlo dal suo torace ai suoi fianchi senza fermarsi nel loro percorso e di colpo i pensieri di Loki e tutti i perché andarono in pezzi e si moltiplicarono allo stesso tempo.
Il giovane era arrivato coi suoi baci e con le sue carezze alle sue gambe. Era sceso su quella sinistra e vi apponeva baci dolci, brevi e delicati quasi fosse fatta di vivo corallo e temesse di poterlo uccidere.
Sembrava che stesse trattando quel dono che Loki aveva così dolorosamente ottenuto con la più assoluta dedizione e infatti toccava le sue gambe con delicatezza, le sfiorava con lente carezze e le trattava con una cura estrema.
Poi lentamente tornò su di lui: i loro corpi si scontrarono tanto che Loki avvertì una sensazione forte e magnetica attrarlo verso il corpo di Thor, una sensazione che lo portava a cercare disperatamente il contatto dell’altro.
Cos’era tutto quello?
Loki si disse che era caos.
Perché era questo che avvertiva: caos…di emozioni, di sensi, di reazioni interne…puro caos e lo faceva sentire sconvolto e allo stesso tempo lo teneva meravigliosamente prigioniero di sé ed era così bello…
Non esitò e si spinse contro il compagno perché lo voleva di più, come se volesse quasi diventare una cosa sola con lui. Ma Thor fissò lo sguardo nel suo e Loki lo trovò carico di apprensione e …paura?
Thor aveva paura di qualcosa “Perché hai paura?” avrebbe voluto chiedergli Loki. Gli prese il volto tra le mani e sembrò porgli silenziosamente quella domanda.
E Thor di paura ne aveva tantissima perché rendere felice quella creatura, rendere felice il suo Loki, il suo amore, era ciò che avrebbe cercato di fare per tutta la vita.
Lo avrebbe protetto, lo avrebbe amato in ogni modo possibile, con l’anima e col corpo, ma adesso era proprio l’idea di amarlo col suo corpo che lo spaventava perché il solo immaginare di vederlo soffrire, anche se per pochi istanti, lo congelava. 

Sospirò e si fece coraggio «Loki io…Ti-ti farò male, temo…anche se non credo di avere il coraggio di provocarti dolore» 

“Dolore? Come potresti provocarmi dolore Thor?” Si chiese il moro. Avrebbe detto tutto di quel vortice di sensazioni meno che fosse doloroso. 

Così benché Thor continuasse a guardarlo preoccupato Loki si fece coraggio: si fidava di lui sapeva che lo avrebbe trattato con cura come aveva fatto fino a quel momento e che se era così preoccupato era solo perché teneva a lui.
E lui aveva sete di scoprire dove lo avrebbero portato tutte quelle sensazioni nuove, sete come non ne aveva avuta mai nella vita anche a costo di rischiare.
Avvicinò il volto a quello di Thor e lo baciò e se lo tirò ancora contro in un chiaro invito a non fermarsi.
Thor assecondò quel bacio e delicatamente fece scorrere una mano fino al basso ventre di Loki, poi ancora e ancora fino alle natiche, là dove nessuno era mai stato. A quel tocco inaspettato Loki sussultò appena e aprì gli occhi.
I due si guardarono un istante: Thor non si sarebbe mosso di un altro millimetro se Loki non glielo avesse chiesto, non avrebbe osato oltre.
Ma Loki ingoiò le sue ansie, lo baciò ancora e ancora cercò il contatto del corpo di Thor.
Non riusciva a capacitarsi di cosa fosse quel bolo indistinto di sensazioni che gli premeva dentro, in testa e praticamente ovunque nel suo corpo, ma non lo spaventava anzi lo chiamava a sé, lo attraeva…
Lo baciò e volle abbandonarsi del tutto tra le braccia dell’uomo che amava mentre Thor si assestò con delicatezza tra le sue gambe.
E poi lo avvertì quel dolore, forte e lacerante, lo trovò tremendo e non capì perché una cosa così bella come quella che stavano vivendo, diventare un unico corpo nell’amore, facesse così male.
Eppure Loki non aveva il coraggio di separarsi da Thor, tutt’altro: aveva bisogno di lui come non mai.
E anche Thor avvertì il dolore di Loki, lo avvertì nei suoi capelli che l’altro stava tirando con disperazione poi nelle unghie che si conficcarono nella sua schiena, nelle lacrime sul volto di Loki; avvertì forse una millesima parte di cosa l’altro stesse provando, ma non lo lasciò da solo.
Continuò a baciarlo e avvertì nel loro bacio anche le sue di lacrime venute a galla a confermargli che non poteva sopportare di vedere Loki soffrire, neppure in quel momento.
Quando le loro labbra si separarono Thor vide l’espressione sconvolta e forse impaurita dell’altro, ma solo per un istante, un istante in cui sussurrò un “Mi dispiace” vero, grave e pieno di apprensione.
Poi tornò sulle labbra di Loki e il moro le accolse ancora mentre l’altro iniziava a spingersi dentro di lui.
Era immerso in una confusione totale di sensi, Loki.
Provava dolore, era vero quello che gli aveva detto Thor, gli aveva fatto male, ma perché? Era tutto così bello nella sua follia, perché ora doveva esserci quella sofferenza?
Poi ecco una sensazione ancora nuova: ad ogni movimento che Thor faceva era come se quel dolore scemasse appena, ogni volta e lasciava spazio a qualcos’altro, un’altra sensazione. Ed era  calda, avvolgente  e mai provata. Come si chiamava tutto questo?
Di nuovo Thor non gli diede il tempo di cercare una riposta che fece scorrere una mano tra i loro corpi. Sotto il suo tocco Loki spalancò gli occhi perché quello era altrettanto sconvolgente e bello, ma non faceva male…
Non capiva più niente, sentiva solo le tempie pulsare, la temperatura aumentare, quella sensazione forte e incontrollabile crescere dentro di lui ancora e ancora. 

“Thor…” 

Era assurda.
Si sentiva abbandonato completamente ai suoi sensi, era in balia di quell’oceano nuovo e sconvolgente da cui non sarebbe voluto riemergere mai e in cui sarebbe volentieri affogato.
Ma sarebbe stata una morte bella, meravigliosamente bella…

“Thor…”

Poi in tutto quello si fece largo, più forte di tutto il resto, una gioia strana.
Era piacevole? No di più, era bella, folle quasi e lo faceva sorridere, lo faceva sentire bene.
Aprì appena gli occhi e incontrò quelli di Thor che sorrise: lo sguardo perduto e felice come il suo.

“Thor…” riusciva solo a pensare.

Si, Thor, il nome, la causa di quella gioia, l’unico scoglio a cui voleva restare aggrappato per sopravvivere in quel mare di sensi ed emozioni o con cui vi sarebbe sprofondato felice. 

“Thor…” avrebbe voluto chiamarlo, avrebbe voluto che sentisse la sua voce, ma quel nome usciva silenzioso dalle sue labbra  e si incollava agli occhi del suo compagno.

E nonostante anche la sua ragione fosse in pezzi Thor le vide quelle labbra chiamarlo in silenzio, vi lesse il suo nome sopra e vi si incantò, ma lo spettacolo più bello era Loki.
Loki che sorrideva e piangeva, che lo amava con gli occhi e lo chiamava silenziosamente sulle sue labbra.
Completamente rapito si abbassò su di lui e lo baciò ancora e istintivamente volle di più per entrambi.
Loki conficcò più forte le unghie nella sua pelle e si aggrappò alle sue spalle come se non riuscisse più sostenere tutte quelle sensazioni fattesi ormai troppo forti.
Era meraviglioso eppure poteva esserlo di più e seppur inconsapevolmente lo sapevano, lo sentivano e alla fine…
Quella gioia folle esplose, avvolse e travolse entrambi nello stesso momento e fu come un’onda che spazzava via ogni tensione nelle tempie, ogni ultima resistenza nel corpo e nei sensi. Ed era calda, avvolgente e totalmente incontrollata.
Loki percepì quel calore che si espandeva nel suo corpo e nella sua anima mentre lui esausto e vinto da quel vortice di emozioni allentava la presa sulle spalle del biondo e si abbandonava tra i cuscini e Thor crollava sul suo petto senza più forze.
Totale abbandono. Totale resa. L’uno quanto l’altro.
Thor avvertì Loki rimanere aggrappato debolmente a lui, sconvolto e incredulo allo stesso tempo.
Loki avvertì Thor esausto sopra di sé, completamente abbandonato e bisognoso del suo abbraccio.
Lo strinse un po’ di più perché per quanto fosse stravolto aveva bisogno di sentirselo tra le braccia e di abbandonarsi con lui.
E quando il respiro si calmò e la ragione tornò lentamente a comporsi entrambi godettero di ciò che avvertivano: una gioia appagante, una pace sovrana dei sensi che li faceva sentire bene e  completi e gli faceva temere di separarsi perché in quell’istante l’uno senza l’altro si sarebbero sentiti maledettamente vuoti.
Dopo quelli che potevano essere minuti interi Thor sollevò il volto verso Loki e incontrò i suoi occhi verdi sorpresi e meravigliati quanto i suoi per ciò che avevano appena condiviso.
Si protese verso il suo amore e lo baciò con dolcezza e delicatezza poi gli scivolò al fianco e se lo strinse tra le braccia.
Entrambi scoperti, entrambi esposti l’uno all’altro eppure sentendosi non più spaventati, ma completi.
Loki inspirò e chiuse gli occhi abbandonandosi al mare ormai calmo che erano i respiri di Thor.
Thor lo baciò tra i capelli e cercò di trattenere la sensazione di felicità che gli stava scoppiando dentro, ma quella era immensa. Si strinse contro Loki e chiuse gli occhi col sorriso sulle labbra.  
Il volto sereno.
L’animo in pace.
Il cuore rapito per sempre da quella creatura che amava ormai più di stesso.
Si addormentarono così e rimasero abbracciati anche oltre l’alba mentre le campane della cittadina annunciavano l’inizio di un nuovo giorno.
Anche quando il povero Rogers entrò di nuovo senza bussare perché Loki era in ritardo per la colazione e con le guance in fiamme si richiuse le porta alle spalle senza fare il minimo rumore lasciandoli ancora per un po’ ai loro sogni.

I giorni passarono, le giornate iniziarono a farsi più calde e poi più fresche.
Per tre mesi Loki passò ogni giorno a studiare e a scoprire cose nuove.
Anche Rogers era fiero di lui: il giovane infatti imparava in fretta e lo ascoltava attento.
La gente di Nuova Asgard  si era affezionata a Loki esattamente quanto al principe: il moro era dolce, gentile e ogni giorno non mancava di farsi vedere tra le persone e imparare un po’ anche da loro e dai loro mestieri o semplicemente ascoltare le loro storie.
E Loki era sempre più affascinato dagli uomini. Aveva capito che avevano anche dei vizi e non erano certo perfetti, ma lui si sentiva fortunato perché era circondato da persone buone e che lo facevano sentire più a casa di quanto non avessero mai fatto suo padre o i suoi sudditi in fondo al mare.
Thor dal canto suo era sempre felice e non parliamo poi di quanto fosse innamorato del suo compagno.
Il povero Rogers sapeva che non si poteva fare un discorso serio col suo principe se Loki anche solo attraversava i suoi pensieri, perciò non si poteva mai fare un discorso serio e basta col suo principe ultimamente!
Purtroppo però a Thor non sfuggivano le occhiate che Loki, forse pensando di non essere visto, gettava talvolta al mare, i sospiri quando lo sentiva sveglio nella notte, l’avvicinarsi al bagnasciuga senza avere il coraggio di andare oltre come se qualcosa lo spaventasse.
Quella nostalgia che il compagno cercava di nascondergli era forte in lui, ma come sarebbe potuto essere diversamente?
Loki in mare c’era nato, era stato libero di viverci e adesso il suo nuovo mondo era del tutto diverso.
E poi c’era un’altra cosa per cui Thor in realtà non riusciva a darsi pace.
Riusciva a mettere a tacere la coscienza quando pensava a che il compagno avesse rinunciato alla coda per stare con lui perché erano felici insieme e si fingeva cieco davanti alla nostalgia  celata da Loki perché il suo castello era casa per entrambi, ma non riusciva ad accettare che Loki non potesse parlargli e cantare.
Loki era sveglio, intelligente e avrebbe avuto tante cose da dire e Thor era sicuro che quando qualcuno cantava alle feste o nel villaggio un sospirò lasciasse il suo petto.
E per lui quella voce era stata l’unica certezza della presenza del suo tritone finché non lo aveva trovato sulla spiaggia tre mesi prima.
A troppe cose aveva rinunciato Loki per lui e il biondo non si dava pace, soprattutto nell’ultima settimana quando un araldo del re gli aveva consegnato una lettera. Ma di quella a Loki non ne aveva ancora parlato e nemmeno della persona a cui il suo amico Volstagg gli aveva consigliato di rivolgersi.
Quella sera Thor entrando nella sua camera, che ormai era diventata la loro, lo trovò sul balconcino avvolto in un mantello verde che aveva fatto fare per lui. Era immobile, con gli occhi chiusi e le orecchie tese al rumore delle onde. Il vento vi passava in mezzo sollevandone l’aroma di salmastro e Loki si stava chiaramente saziando di tutto quello.

Thor lo raggiunse alle spalle e lo circondò da dietro «Sei bellissimo anche mentre ascolti il mare amore.» Disse posandogli un bacetto su una spalla. 

Loki si voltò nella sua stretta e gli sorrise.
Quella era un’altra cosa cambiata tra di loro: Thor ormai non lo chiamava più per nome, il suo nome di nascita, quello scelto per lui da qualcun altro, ma lo chiamava con un nome nuovo, un nome che aveva scelto solo per lui…amore…

Il biondo gli accarezzò una guancia «Pensavo…» iniziò incontrando lo sguardo del compagno che lo guardò alzando un sopracciglio con fare eloquente.

«Sei terribile sai?! Guarda che anche io ho un cervello.» 

Loki alzò gli occhi al cielo “Si, ma certo” sembrava che gli stesse dicendo prendendolo in giro. 

Thor rise «Dicevo pensavo di andare in un posto domani perciò ci vedremo verso sera.» 

Loki lo guardò interrogativo e incuriosito. 

«Sta tranquillo tornerò entro le prime luci del tramonto, ma devo proprio andare e non posso rimandare.» 

Loki lo fissò un istante: sapeva che gli stava tenendo un segreto, lo intuiva sempre quando succedeva, ma si limitò ad annuire poi gli prese una mano e lo condusse dentro camera. Thor si sedette sul letto e l’altro, dopo essersi tolto il mantello, raggiunse un grosso comò dall’altra parte della stanza.
Ne estrasse un taccuino su cui scarabocchiò qualcosa per poi mostrarla al biondo.

«Hai scritto una poesia?» chiese il biondo leggendo.

Il moro annuì.

«Posso leggerla?» 

Il moro annuì ancora e estrasse un foglio piegato dalla tasca dei suoi pantaloni. Lo porse a Thor e attese che il biondo lo leggesse, ma si toccò la gola e indicò il compagno.

«Va bene leggo a voce alta dunque…» tacque un istante e cominciò.

 

«Vorrei potessi ascoltarmi …
I battiti del mio cuore fossero la mia voce per te.
I miei sguardi un canto dolce per la tua anima.
I miei baci un suono lento ed avvolgente.
La mia pelle pagina bianca su cui scrivere melodie che tu possa suonare con le tue mani e col tuo corpo contro il mio. 
Vorrei che i miei sorrisi fossero note più o meno alte.
Il mio tocco sul tuo viso passi di danza sulla tua pelle.
Forse così potresti udire la mia musica per te… eppure mi sembra che tu la senta già…» 

Thor si bloccò un istante e lo guardò, l’altro abbassò lo sguardo con timidezza «Oh Loki …» gli disse prendendogli il volto tra le mani e baciandolo «Io riesco ad ascoltarti in ogni momento amore mio, devi credermi. Tu sei una sinfonia meravigliosa ogni giorno, lo sei da che ti ho visto la prima volta.»
Loki sorrise emozionato e si strinse a lui appoggiando la testa sulla sua spalla.

“Proprio per questo non sopporto di essere la causa del tuo dolore…” pensò tra sé e sé Thor, ma non osò dirlo all’altro.

L’indomani magari avrebbe trovato una soluzione o almeno così sperava.

 

«Ecco Mio Principe, è quella casetta in legno in cima al promontorio!» gli disse Volstagg a cavallo indicandogli una casetta solitaria dalle pareti in tronchi di legno e dal tetto dello stesso materiale battuta dal vento.

«Siete ancora convinto Mio Principe? Dicono sia estremamente potente.» 

«Si mio buon amico, devo farlo.» rispose il principe sul suo cavallo. 

Thor non aveva raccontato a nessuno del passato di Loki, ma in una sera di festa, quando aveva visto e sentito tutti cantare allegri, il volto del moro era stato un chiaro specchio di quanto si sarebbe voluto unire a loro. Il biondo allora era stato preso dalla malinconia.
Volstagg, che conosceva bene il suo principe, gli aveva chiesto la causa della sua tristezza e Thor gli aveva confessato che una volta Loki aveva una voce bellissima e poi come per incanto l’aveva perduta e lui avrebbe tanto voluto far qualcosa.
Ma l’oste gli aveva suggerito di stare allegro perché lui aveva un amico, che aveva un amico che conosceva un mago potente che di certo avrebbe saputo aiutarlo ed era proprio da lui che il rosso lo stava conducendo. 

«Vi attenderò qua fuori Mio Principe!» disse il rosso smontando da cavallo e prendendo anche le briglie di quello di Thor «Fate con calma, non ho nessuna fretta.» 

Thor lo ringraziò ed avanzò fino alla porta della casa. Non aveva nemmeno bussato che sentì “Avanti”. 

Il biondo esitò, ma con cautela spinse la porta.

Quell’ambiente era più grande di quello che sembrava da fuori, per lo più al buio e illuminato solo da una grande finestra sulla parete di fondo. C’erano tavoli di legno carichi di grossi libri e ampolle, un piccolo fuoco che scoppiettava in un camino di roccia grigia e alambicchi di ogni genere.

«Thor, figlio di Odino, principe di Asgard e sovrano di Nuova Asgard» 

Una voce lenta e profonda lo colse alla sprovvista e una figura emerse dal buio portandosi alla luce. «I miei ossequi Maestà, sono il mago Strange.» 

Il mago era alto dai capelli grigi con un po’ di bianco, non sembrava avere più dell’età di Volstagg ed era avvolto in una tunica blu con una lunga mantella rossa  sulle spalle; portava anche degli spessi guanti e teneva le mani raccolte di fronte a sé.

«Sapevo che sareste venuto Maestà, ma il motivo della vostra richiesta mi era oscuro finché non siete entrato.» 

«Come dite?» 

«Io avverto prima chi verrà da me, ma è solo quando il suo cuore mi è più vicino che posso ascoltare le sue pene. È il destino di noi maghi.» 

Se c’era una cosa che Thor odiava erano i ciarlatani e quello strano tipo e le sue belle parole avevano tutta l’aria di esserlo.

«Tsk davvero? E sentiamo quale sarebbe la mia richiesta?» 

Il mago sorrise tranquillo.

«Voi siete qui per l’uomo che amate. Un giovane tritone mutato in essere umano. Loki, figlio del re del mare, Nàl.» 

«Il re del mare?» esclamò Thor stupito.

«Mpf immaginavo che non ne foste a conoscenza. Avete al fianco un giovane umile e puro che ha rinunciato alla sua coda per voi ottenendo le gambe ad un prezzo altissimo, un dolore fisico inimmaginabile  che lo ha portato vicino alla morte, ferite magiche guaribili solo dall’amore, la rinuncia eterna al popolo del mare e in ultimo la sua bellissima voce.» 

«E voi come fate a sapere…» 

«Io so molte cose Mio Principe e so anche che quello che il vostro cuore vuole per il vostro amato non è impossibile, ma è molto pericoloso per le vostre vite. Ma se siete qui vuol dire che vorrete almeno tentare. Avete qualcosa di suo con voi?» 

Thor era rimasto pietrificato, ma si riscosse e cautamente gli mostrò la collana di Loki. Gliel’aveva sfilata al mattino prima che il sole sorgesse consapevole che era l’unica cosa che aveva con sé quando l’aveva trovato e poteva essere utile.
La porse al mago che la prese con cura tra le mani e la studiò.

«Come immaginavo l’incantesimo per le gambe è irreversibile, Loki resterà un umano per sempre. Ma la sua voce è solo il prezzo dello scambio e può essere riottenuta con qualcosa di altrettanto valore.» 

«Darei qualunque cosa per lui, cosa volete? Oro? Terre? Gioielli?» 

«Desolato Mio Principe, ma non sono io colui a cui dovrete offrire i vostri beni. No, voi dovrete andare da chi è andato Loki per ottenere la pozione. Dalla strega del mare.» 

«Cos…ma come?» 

Il mago gli restituì la conchiglia e rifletté «Vi darò una pozione per voi e il vostro amato. Dovrete  andare in riva al mare, portarvi in acqua e prima che il sole sorga bere il contenuto della fiala. Così assumerete la forma di tritoni per ventiquattro ore. Non un minuto di più! Ricordate di trovarvi vicini alla riva allo scadere del tempo o l’effetto svanirà e dovunque sarete voi due tornerete umani e annegherete. Ma mentre sarete tritoni con le vostre code veloci potrete raggiungere la casa della strega del mare e provare a fare uno scambio. Badate che chi ha fatto un incantesimo del genere deve avere immensi poteri, perciò fate attenzione! E inoltre il vostro amato non è più ospite gradito nelle acque del mare perciò dovrete star nascosti! Mi spiace Maestà questo è tutto ciò in cui posso aiutarvi.» Si allungò su un tavolo e senza esitazione prese un’ampolla verde smeraldo che porse al principe «Ecco ce n’è abbastanza per entrambi. Siete sicuro di volerlo fare?» 

Thor fissò con gravità il pavimento e si ammutolì: era pericoloso per entrambi certo, ma il solo pensiero di ciò che aveva passato Loki…

Alzò lo sguardo e con decisione afferrò la fiala «Si, lo sono. Grazie mago. Cosa volete per questa?» 

«Nulla mio principe. Sono legato ad un patto di trecento anni: se aiuterò chiunque ne abbia bisogno per questo tempo allo scadere dell’ultimo giorno del trecentesimo anno la mia anima ascenderà e diventerà parte dell’universo stesso e così sarà immortale.» 

«Oh capisco e… quanti anni vi mancano?» chiese Thor curioso.

«Circa duecento tre, ma se ogni mia buona azione è un successo per coloro che aiuto il tempo si restringe. Confido che vorrete impegnarvi per restituirmi il favore.» sorrise gentile l’altro.

«Si…si contateci!» disse convinto Thor.

Il mago sorrise e alzò le mani; in un attimo Thor si ritrovò al fianco del suo cavallo.

«Maestà, ma da dove siete passato?» chiese Volstagg che non lo aveva visto arrivare.

«Dalla porta…credo.» disse il giovane spaesato. Si guardò alle spalle e gettò un ultimo sguardo alla casetta poi aprì la mano. La fiala era lì e conteneva la loro unica possibilità per recuperare la voce di Loki.

Thor la strinse e montò a cavallo poi i due uomini fecero ritorno al castello.

 

Quando Thor entrò dalle porte principali la voce del Signor Rogers lo riprese immediatamente «Era ora per Dio! Si può sapere dove vi eravate cacciato? Il signorino Loki era preoccupato, il tramonto è passato da ore e…Maestà!» ma Thor aveva già superato il consigliere e si stava dirigendo di gran carriera nella sua stanza.
Quando entrò Loki era seduto sul letto e gli dava le spalle.

«Scusa il ritardo, Rogers mi ha detto che eri pre…» si bloccò quando il moro lo guardò: il volto rigato dalle lacrime e tra le mani una lettera col sigillo reale, la lettera che suo padre gli aveva mandato e che lui aveva nascosto. 

Nella stanza c’era confusione, vestiti a terra, cassetti aperti e libri sul pavimento, ma l’attenzione di Thor era solo su Loki e sul suo volto ferito. Si chinò accanto a lui e cercò il suo sguardo.

«Amore…» iniziò prendendogli le mani, ma Loki le scansò, prese il suo taccuino e scrisse velocemente.

“Cercavo la mia collana, non la trovo più! E ho trovato questa! Che significa che devi sposarti il prima possibile?!”

Thor sospirò «Mio padre dice che è arrivato il momento per me di…avere qualcuno al mio fianco e io volevo aspettare a parlartene…» 

Loki scrisse ancora “Perché?! Sei promesso a qualcuno?”

«Cosa? No! Io…voglio sposarmi e presto…ma con te amore.» disse fissandolo negli occhi mentre Loki li sgranava incredulo a quelle parole «Ma prima…c’è una cosa che voglio fare per te e volevo accertarmi che fosse possibile prima di dirtelo.» 

Loki lo guardò senza capire, ma Thor tirò fuori la sua collana e gliela restituì.

Lo sguardo del moro si fece ancora più smarrito, ma Thor prese coraggio «Sono stato da un mago Loki. Volevo…volevo trovare un modo per recuperare la tua voce.» 

Tacque.

Loki mosse appena la testa e sulle sue labbra comparve chiaramente  “Cosa?”.

Thor sospirò «Loki io so chi sei e so come hai ottenuto le gambe. So che hai sofferto moltissimo e tutto ciò a cui hai rinunciato, ma soprattutto so che non è giusto che tu abbia ceduto persino la tua voce  per me. Io non riesco a farmene una ragione.» 

Il moro lo fissò incredulo, ma Thor continuò: la voce e gli occhi specchio di ciò che stava sentendo dentro.

«Io credo di aver capito subito perché mi salvasti, ti eri innamorato di me come io di te, ma io, io credevo che sarei riuscito a sopportare che tutti i tuoi sacrifici per me fossero giustificati dal nostro amore, ma…non ci riesco…non riesco ad accettare che tu abbia rinunciato a così tanto di te per me. Lo vedo come guardi verso il mare, lo vedo come soffri perché vorresti indietro la tua voce e so che cerchi di nascondermelo, ma posso avverti…mmm» 

Loki lo aveva interrotto, lo aveva baciato con impeto aggrappandosi a lui come se volesse mettere a tacere quelle preoccupazioni, come se volesse soffocare quelle ansie e distoglierlo da quei pensieri.

«Loki…n-no…amore ti prego.» Thor si separò da lui incontrando il suo sguardo, trovandolo pieno di paura «Amore…»

Loki era agitato e terribilmente spaventato, ma Thor gli prese il volto tra le mani.

«Loki sta calmo, guardami…io voglio passare tutta la mia vita con te, hai capito? Ma non posso farlo sapendo quello che hai sofferto. Non puoi aver perso troppo solo tu lo capisci? Io voglio fare qualcosa» 

L’altro lo guardava con gli occhi carichi di lacrime e Thor appoggiò la fronte contro la sua e gli parlò piano.

«Non ti manca cantare? Non ti manca il suono della tua voce, della tua bellissima voce?» 

Loki strinse le palpebre e grandi e calde lacrime caddero dai suoi occhi e sulle guance.
Annuì debolmente. 

«Possiamo riaverla amore, o almeno possiamo provarci…» 

Ma Loki si staccò appena da lui e ripreso il taccuino tirò su col naso e scrisse con mani tremanti un “Non credo si possa” immediatamente sbiadito da una lacrima. 

«E invece forse si può ecco perché sono stato via oggi e se mi ascolterai ti dirò tutto, va bene? Ma ora calmati amore, vieni qui.» 

Loki gli si gettò tra le braccia.
Thor lo sapeva che aveva paura, ne aveva anche lui e molta, ma avrebbe fatto e dato di tutto per il suo amore, di tutto. 

 

Mancava poco all’alba quando i due avvolti nei loro mantelli discesero la scala di marmo che conduceva alla spiaggia.
Thor aveva raccontato del mago a Loki e il compagno ancora aveva provato a dissuaderlo.

“Mio Padre lo saprebbe subito!” E ancora “Non sappiamo cosa ci chiederà lei in cambio”.

Ma alla fine Thor lo aveva convinto: ventiquattro ore, senza mai dividersi e a qualunque richiesta  della strega che li avrebbe separati loro avrebbero rifiutato.
Una volta in spiaggia i due si spogliarono e nascosero i vestiti tra gli scogli. Una volta nudi camminarono nell’acqua fino alla vita. Thor circondò i fianchi del moro con le braccia e lo guardò «Andrà tutto bene, te lo prometto!» 

Il moro annuì e si protese per baciarlo. Poi il principe aprì la fiala e l’accostò alle labbra tremanti dell’altro dopodiché fece altrettanto e il vetro si polverizzò tra le sue mani.
Thor si strinse contro Loki e proprio quando l’alba stava per sorgere si sentì strano. Qualcosa si mosse dall’interno del suo corpo e gli mancò l’aria. Fu costretto chiudere gli occhi e quando li riaprì… vedeva chiaramente,  non il cielo e i raggi del sole appena sorto ad est, ma un mondo azzurro, un pavimento di sabbia e sotto di sé una coda di pesce.
Spalancò gli occhi a quella vista.
Aveva la coda! Era lunga e rosso sgargiante, le pinne argentate ed era grande e forte; non la sentiva strana era solo l’effetto di non vedersi le gambe che lo sconvolgeva.
I suoi lunghi capelli dorati intanto gli fluttuavano tutto attorno e sembravano ancora più lunghi del solito.
Proprio allora avvertì qualcuno alle sue spalle: Loki con la sua bellissima coda verde fece il giro del suo corpo e gli prese le mani sorridendogli, poi allungò una mano fino alle sue guance e gliele strinse.
Fu allora che Thor si accorse di star trattenendo il fiato, ma quando vide le bolle davanti a lui si sentì perfettamente normale come se si trovasse all’aria aperta «È incredibile, ehi posso parlare!» 

Loki annuì con un sorriso e Thor lo osservò meglio contemplando i simboli dorati sulla sua pelle e i suoi lunghi capelli fluttuare nel mare, la coda verde come i suoi occhi e le sue pinne d’oro.

«Sei bellissimo amore.» gli uscì fuori rapito. 

Loki arrossì e lo prese per mano. Il tempo scorreva e loro dovevano fare presto.


Thor aveva sempre amato il mare, amava l’acqua e le creature dell’oceano, era sempre stato così, ma perché?
Forse perché il mare era un mondo pieno di vita? Per la sua vastità e per i suoi colori? Per la sua forza e la sua potenza ingovernabile? Forse semplicemente per il suo destino di innamorarsi per sempre di una sua creatura…
Non lo sapeva eppure adesso si sentiva benissimo perché poteva nuotare in quel blu sempre più profondo e vedere da vicino i tesori, la flora e la fauna marina e avvertire l’acqua farsi sempre più fredda e sempre più salata là dove era pulita e incontaminata.
La coda andava velocissima e sfruttava le correnti con assoluta agilità facendoli andare veloci e Loki…Loki era bellissimo.
Nuotava con un’eleganza che sembrava una danza, il corpo era fluido nei movimenti e seducente e Thor si incantava ad osservarlo passare tra le rocce e tra i pesci e girare su sé stesso come se tutto quello gli fosse terribilmente mancato.
E si chiese se mai la terra avrebbe potuto essere per il suo amore una casa quanto lo era quel mondo blu che li circondava e in cui il moro sembrava stare così bene.

Quando raggiunsero il crepaccio dove abitava la strega Loki diede la mano a Thor: dovevano fare attenzione anche se Loki sapeva già cosa aspettarsi.
Thor guardò verso quel fondo nero e vide qualcosa che sembrava tanto un teschio muoversi, ma Loki incontrò il suo sguardo.

“Non avere paura” vi lesse il biondo e il pensiero che l’altro avesse affrontato quel tremendo buio da solo solamente per stare con lui gli diede forza.

Annuì e raggiunse con lui la casa della strega del mare.

Non appena vi furono davanti la voce di Hela riecheggiò ovunque «Avanti» 

I due non esitarono ed entrarono nel suo antro.
Alla vista della strega Thor sentì una lieve pelle d’oca percorrerlo: essa era spaventosa nella stessa misura in cui Loki era bello.

«Sei tornato presto Mio Principe e guarda guarda hai portato con te il fidanzato? Deduco che i piedi stiano bene allora!  Hai visto che non ti serviva la voce dopotutto!» 

Thor strinse di più la mano di Loki «E invece si, Loki ha bisogno della sua voce, è per questo che siamo qui.» 

La strega sbuffò scocciata. 

«Ma certo che è per questo che siete qui, credi che non lo sappia bamboccio terrestre? No, ma  sul serio principe Loki, è davvero questo il tizio per cui hai rinunciato alla tua bella voce?» chiese lei incredula «Oh beh contento tu! Comunque sapevo che sareste venuti, lo avevo previsto. Interessante la pozione che avete usato per raggirare il mio incantesimo, mi piacerebbe conoscere il vostro fornitore. Ma se siete qui per la voce saprete che per riaverla dovrete darmi in cambio qualcosa, giusto?» 

I due si guardarono e annuirono.

«Bene.» sorrise lei e mosse la mano. In essa comparve una sfera luminosa che Loki sapeva perfettamente cosa fosse «Coraggio, fate la vostra offerta.» 

Thor prese un respiro «Posso darti tutti i beni che vuoi, terre, oro e gemme preziose…posso…» 

«Si ehm ti fermo lì. Dico, ma ti sembra che mi importi di oro, gemme e quello che ti pare? Vivo su un vulcano in fondo al mare non in un bel castello sulla vostra inutile terraferma. No mio caro principe, io voglio qualcosa di più. Qualcosa di cui da oggi farai a meno ogni giorno, qualcosa che quando ti sveglierai la mattina non ci sarà e non sarà con te per il resto della tua vita.» 

Thor rifletté: l’unica cosa che avrebbe voluto per il resto della sua vita era di svegliarsi con Loki al suo fianco, tutto il resto era inutile. Qualcosa di prezioso, qualcosa di suo…

«Beh sei un po’ tardo, ma ti darò un suggerimento. Che ne dici dei tuoi capelli?» 

«I miei capelli?» 

«Si voglio i tuoi capelli dorati. Sembri tenerci molto da come li tieni lunghi e brillano come l’oro. Se mi darai i tuoi cappelli ti restituirò la voce di Loki.» 

Thor non esitò un secondo ed annuì, ma Loki gli si parò davanti scuotendo la testa. 

«Amore va bene sta tranquillo, sono solo capelli.» 

«Si, ma non ti cresceranno più lo sai? Ti resteranno corti tutta la vita.» Specificò la strega alle spalle del moro.

Loki scuoteva la testa e si frapponeva tra lui e la strega col suo corpo, ma Thor gli accarezzò il volto dolcemente «Sono solo capelli amore, ti prego Loki lasciamelo fare.» Lo pregò con dolcezza.

«Non per mettervi fretta, ma non solo solita ripatteggiare la merce scambiata, sto facendo una bella eccezione perciòòò…» disse lei scocciata.

Thor tornò su Loki «Va bene così Loki, io voglio farlo.» 

Loki lo guardò ancora un istante poi strinse gli occhi ed annuì. 

Si scansò e lo lasciò passare.

«Io accetto la tua offerta.» disse Thor sicuro

Hela allungò la mano libera e la porse al biondo che la strinse: la strega recitò la sua formula. «Quando avrete lasciato la mia casa la tua voce tornerà da te principe del mare. In cambio io avrò i capelli dorati del tuo amato. Principe Thor una volta tagliati i tuoi capelli non cresceranno mai più, resteranno corti per sempre e nessun incantesimo o pozione potrà restituirteli, tanto per essere sicuri stavolta, ma il tuo amore avrà di nuovo la sua voce.» e dettò ciò allungò la mano con la sfera di luce verso di lui. Thor allungò la sua  e la strega ve la pose sopra.
Loki tremava e guardava impotente e con occhi sgranati.

La strega sorrise  «Noi abbiamo fatto un patto.» 

Dopodiché un pugnale di osso di balena comparve nella sua mano. Con un taglio netto e prima che Thor avesse il tempo di realizzarlo vide i suoi lunghi capelli biondi nel pugno della strega.

«Spero che questa sia l’ultima volta che ci vediamo. Fate buon rientro»  terminò con una punta di perfidia la strega.

E un istante dopo tutto fu pregno del suo inchiostro nero. 

 

Non appena la coltre scura si dissolse Thor cercò Loki con lo sguardo trovandolo immediatamente accanto a sé.

«Amore.» esclamò abbracciandolo. «Stai bene?» chiese apprensivo.

«Si sto bene T…» Loki si bloccò, entrambi si bloccarono e si guardarono «T-Thor io posso…» boccheggiò Loki incredulo.

Thor sorrise e annuì felice.

Anche Loki sorrise e se avesse potuto avrebbe pianto poi passò una mano sulla testa di Thor: i suoi capelli biondi erano stati tagliati e non sarebbero cresciuti più. Una forte tristezza mista ad un’incontenibile commozione lo invase «I tuoi bei capelli…Sei uno stupido Thor» disse guardandolo dolce e malinconico.

Thor rise e gli prese il volto tra le mani «Si preferisco decisamente sentirti parlare anche se per insultarmi!» gli si avvicinò altrettanto commosso «Oh Loki amore, sono così felice.» 

Loki sorrise e si protese verso di lui per poterlo baciare.

«Stai bene così sai?» disse carezzandogli con tenerezza la nuca.

«Beh meno male o avresti dovuto fartene una ragione per tutta la vita, anche se potrei sempre farmi fare una parrucca certo.» 

«Ahha coraggio dobbiamo andare adesso, da che saremo di nuovo a riva mancherà poco al nuovo giorno.» 

Il biondo annuì.
Lo scambio era stato veloce, ma avevano nuotato a lungo prima di arrivare perciò era ora di tornare.
Felice come non mai prese per mano il suo amore e con lui nuotò verso casa.


La superficie era vicina e c’era la luna là fuori, i due potevano vederla chiaramente. Non avevano incontrato nessuno, né sirene, né tritoni, pesci si, squali e tonni, ma nessun altro.

«Non vedo l’ora di chiedere a Volstagg di suonare per noi al nostro matrimonio.» stava dicendo Thor.

«Al nostro matrimonio? Ma se non me l’hai ancora chiesto.» scherzò Loki accanto a lui.

«Ah quindi vuoi la proposta ufficiale?» stette al gioco Thor.

«Ma certo fiori, musica, regali…sono pur sempre un principe no?» rise Loki.

«È buffo che tu ti definisca ancora tale» disse una voce profonda e grave alle loro spalle.

Quella voce fece congelare Loki e lo costrinse a fermarsi e a guardarsi intorno, ma non scorse nessuno.

«Loki di chi era quella voce?» chiese Thor facendoglisi più vicino.

«Thor…presto dobbiamo andare v…» ma in quell’istante una coda di serpente enorme e forte avvolse entrambi stringendo le loro code tra le sue spire.

«No ti prego!» esclamò Loki mentre Thor lo abbracciava e cercava di capire a chi appartenesse quella coda. 

«Loki amore, ma che…?» si pietrificò alla vista di un mostro marino enorme e blu con due occhi rossi che si faceva sempre più vicino.

«Ma senti… “amore”? E così è questo l’umano per cui hai tradito il tuo popolo Loki.» Disse re Nàl  con disprezzo impugnando il suo tridente e facendosi vicino ai due. Guardò il figlio con odio «Mi pareva di averti detto di non tornare, figlio mio.» 

Thor capì che la creatura davanti a sé con quell’aspetto spaventoso era il re del mare.

«Padre noi…stavamo andando via!» 

«Non sareste dovuti venire!» 

«Maestà noi…» provò Thor, ma Nàl strinse di più.

«Questo terrestre osa rivolgermi la parola?!» 

«Padre ti prego!» 

Re Nàl fissò il figlio con odio «Ah Loki che devo fare con te?…Non uccidi gli umani, ne salvi uno, cambi la tua bella coda con delle misere gambe e proprio quando credo che non mi darai più pensiero ecco che i miei sudditi mi dicono di averti rivisto. Non volevo crederci, ma ero curioso di sapere perché mi avessi disobbedito ancora. E dunque quale scusa hai per presentarti nel mio regno con questo terrestre?» 

«Padre te lo giuro, non volevo disubbidirti, ma…ah…la strega del mare.» 

«Si mi è giunta voce che ti abbia chiesto un prezzo molto alto, la tua voce mi dicevano…eppure mi sembra che tu riesca a parlare benissimo!» strinse di più l’altro.

«Abbiamo…abbiamo fatto uno scambio.» spiegò Loki implorante.

«Uno scambio è?» il re si avvicinò puntando i suoi occhi rossi e crudeli su Thor per poi spostarli sul figlio «E cosa avete scambiato sentiamo?» 

«Thor… ha dato i suoi…i suo capelli…per me» sputò fuori Loki un po’ a fatica mentre la coda del padre li avvolgeva di più.

«Questo terrestre ha dato una cosa sua per te?» 

Il principe lo fissò con determinazione e abbracciò di più Loki.

«No è impossibile, la strega chiede solo ciò che di più caro o bello o prezioso una creatura possiede. Questa bestia terrestre non può aver rinunciato a qualcosa per te.» 

«E invece lo ha fatto!» Esclamò Loki pieno di astio verso suo padre.

Il re studiò entrambi sospettoso «Beh allora… non sarà un problema per lui morire con te se ti ama così tanto.» 

E li strinse di più.

Thor guardò Loki «Amore, sta…sta tranquillo…siamo insieme e lo…lo saremo anche nella morte.» 

«Th…Thor…mi-mi dispiace…» 

Ma Thor gli sorrise «No, non…non dispiacerti. Non c-c’è nulla…che…io ami…più di te.» disse con gli ultimi residui di fiato che aveva in corpo. 

Loki lo guardò negli occhi mentre i sensi venivano a mancargli e mentre sentiva il respiro abbandonare i suoi polmoni «Ti…io…ti amo…io ti amo.» riuscì a dirgli col poco fiato che gli rimaneva dopodiché tutto si fece nero.

 

Uomo libero, sempre amerai il mare!
È il tuo specchio il mare: ti contempli l'anima
nell'infinito muoversi della sua lama.
E il tuo spirito non è abisso meno amaro.
(…)
Eppure ecco che vi combattete
da infiniti secoli senza pietà né rimorso,
a tal punto amate le stragi e la morte,
o lottatori eterni, o fratelli implacabili!


Loki sbatté le palpebre lentamente e riaprì appena gli occhi. Era morto? Avrebbe dovuto esserlo. Ricordava la sensazione tremenda che aveva provato quando suo padre impietoso aveva tolto a lui e a Thor gli ultimi grammi di respiro, ricordava il buio e null’altro. 
Perché allora avvertiva il rumore delle onde e sotto di sé qualcosa alzarsi ed abbassarsi ritmicamente?
Aprì di più gli occhi e scorse la sabbia bagnata a pochi centimetri dal suo viso e piccole onde che  la invadevano e si ritraevano.
Si fece forza sugli avambracci e si sollevò un poco scoprendo che ciò che aveva sotto di sé e che pulsava era un petto.
Sollevò lo sguardo e vide il viso di Thor che senza sensi stava sdraiato sotto di lui.
Incredulo e spaesato cercò di farsi più forza, ma avvertì nell’acqua la sua coda esser troppo pesante, la sua coda?
Guardò in basso: lui e Thor avevano ancora la coda e il sole non era ancora sorto sul nuovo giorno, ma come erano arrivati fino alla riva e come erano sopravvissuti? 
Si voltò con le poche forze che aveva e intravide due occhi rossi nel mare alle sue spalle. Suo padre immobile spuntava dall’acqua e lo guardava.

«Non capirò mai perché tu abbia voluto rinunciare al tuo mondo per sceglierne uno malvagio e crudele.» disse serio mentre Loki lo guardava impaurito e incredulo «E mi è ignoto come ci siano forze che ci spingono a rinunciare persino a noi stessi e ci muovono al sacrificio pur di perseguire un ideale, un sogno, un amore e ci spingono a trovare il buono anche in ciò che di peggio possa esistere. Gli uomini e la loro razza crudele meritano di morire tutti, ma del resto non sarà prendendomi la vita di uno che avrò ottenuto la mia vendetta su tutti loro.» 

Tacque e Loki lo guardò trattenendo il respiro; si sporse di più col suo corpo su quello di Thor come a volerlo proteggere. Re Nàl si alzò un po’ dall’acqua e si chinò dall’alto su di lui, gigante del mare su una sua piccola creatura.

«Hai trovato un umano buono Loki, ma ricorda figlio mio la loro è una razza meschina e crudele e io devo difendere il mio popolo. Se vuoi vivi la tua vita con lui, naviga sui mari e bagnati a largo delle coste, ma agli occhi delle creature marine tu d’ora in avanti sarai un uomo tra gli uomini, mortale tra i mortali. Oppure puoi tornare adesso e io ti restituirò la tua forma reale per sempre e tu riavrai i tuoi trecento anni, ma non farai più parte del mondo dei terrestri né tornerai mai ad essere uno di loro. Allora qual è la tua scelta Loki?» 

Loki lo fissò incredulo: suo padre gli stava offrendo di tornare nel suo mondo tra le creature marine, di essere di nuovo una creatura mistica e tornare a far parte della sua casa, ma questo avrebbe voluto dire rinunciare a Thor e al suo amore per sempre.
Si voltò e guardò il volto del principe.
Lo accarezzò piano e passò una mano tra i suoi capelli corti. 

Sospirò e si voltò verso il padre «Il mare è la mia casa…è parte di me. È ciò di cui io sono fatto nonostante vi siano carne e ossa nel mio corpo come negli uomini… Non essere una creatura del mare mi manca più di quello che credevo, mi manca la mia casa…» 

Il padre lo ascoltò in silenzio.

«Ma qui…sulla terra, ne ho trovata una nuova…con lui. Thor è la mia casa adesso e la mia famiglia. E qualsiasi altro regno in cui non ci fosse anche lui sarebbe….vuoto per me.» concluse tornando a guardare il suo principe ancora privo di sensi. 

Nàl alle sue spalle strinse la presa sul tridente e poi… la rilasciò un po’ «Hai preso la tua decisione figlio mio, spero che tu non debba pentirtene.» 

E senza aggiungere altro il re del mare si immerse in acqua e sparì.
Loki però mantenne lo sguardo su Thor e si chinò piano su di lui baciandolo con dolcezza.
E come la prima volta avvertì dopo un istante quelle labbra rispondere e due mani forti stringergli i fianchi. 

Si separò da lui piano mentre il biondo sbatteva le palpebre «Lo-Loki?» 

Loki sorrise «Si Thor, si. Siamo vivi e siamo insieme.» 

Thor si sollevò un po’ «Cosa…cosa è successo? Tuo padre…» 

«Ci ha risparmiati Thor, ci ha portati qui e… mi ha offerto di tornare nel mare con lui…» 

Thor si ridestò di colpo e spalancò gli occhi smarrito, ma Loki sorrise.

«Ma per quanto io ami il mare non lo amo quanto te, né sopporterei di viverti lontano amore mio.» 

Thor sorrise e prendendogli il volto tra le mani lo baciò. 

Poi si alzò un po’ di più «Loki…prometto che poi te lo chiederò come si deve, ma per adesso e prima che qualcun altro tenti di ucciderci…» disse guardandolo intensamente «Vorresti ….vorresti sposarmi?» 

Gli occhi di Loki brillarono e il moro sorrise annuendo con un cenno della testa.

Thor rise «Mi vuoi dire che ho rinunciato ai miei bei capelli per vederti annuire in silenzio?» scherzò.

«Stupido!» rise Loki poi lo guardò intensamente «Si Thor, lo voglio.» 

Thor sorrise e si chinò sulla sua coda «Allora intanto…Ah che dolore!» Esclamò staccandosi una squama rossa e brillante.

«Thor ma sei impazzito?!» Fece l’altro sorpreso.

«Beh volevo darti una cosa mia, ma non credevo facesse così male staccarsi una squama!» 

«Ma certo che fa male soprattutto qui, devi prenderle vicino alla coda.» rise Loki.

«Acc…beh però…insomma non sarà un anello…» 

Ma  Loki prese la squama dalla sua mano e vi appose un bacio «È perfetta Thor.» 

Si sorrisero e si scambiarono un bacio e in quel momento il sole sorse ad est e la magia si sciolse lasciandoli nudi a riva.

«ECCOLI! LI HO VISTI! SONO IN MARE!» Si sentì gridare dalla terrazza.

Un Rogers apprensivo corse giù dalla scala verso i due che ancora con il corpo per metà avvolto in acqua si stavano baciando dolcemente «Maestà, ma dove vi eravate…o Misericordia!» disse il povero Rogers arrossendo quando li vide più da vicino e chiuse gli occhi.

«Ops…» disse Thor poi si alzò e il più velocemente possibile raggiunse gli scogli vicini dove recuperò almeno i loro mantelli «Scusa Rogers…ehm… lunga storia.» 

«Lunga storia ?!» quasi gridò il consigliere tenendo ancora gli occhi chiusi. «Non vi siete presentati a colazione ieri, in camera vostra c’era un biglietto con scritto di non preoccuparsi e nessuna indicazione su dove foste andati e non siete rientrati nemmeno di notte. Le guardie vi hanno cercato per tutta la città e oggi vi ritrovo a fare il bagno in…beh insomma non proprio in condizioni dignitose?!» 

Loki si avvolse nel mantello mentre Thor lo imitava e rise «Ahah vi preoccupate sempre troppo Rogers.» scherzò.

A udire quella voce il consigliere spalancò gli occhi e senza curarsi di ciò che avrebbe visto guardò verso il moro «V-voi…siete stato voi a parlare?» 

«Si e lo sentiremo spesso direi.» rise Thor guardando il compagno felice.

Rogers boccheggiò «M-ma …ma voi…io credevo foste muto e invece…e Maestà che avete fatto ai vostri capelli?!» 

I due si guardarono e Thor tornò sul suo consigliere «Vieni Rogers c’è molto da raccontarti, ma prima ho una lettera da mandare a mio padre.» 

E senza aggiungere altro, e con un Rogers sempre più scioccato, i tre rientrarono nel palazzo. 

 

Quella sera Thor se ne stava appoggiato con una spalla alla finestra del balcone e ripensava a tutto ciò che aveva visto e vissuto il giorno prima con Loki.
Ovviamente il povero Rogers non aveva potuto immediatamente credere al loro racconto, ma quando Loki gli aveva fatto sentire il suo bel canto non aveva avuto dubbi su chi potesse essere quel ragazzo e aveva creduto subito alla loro storia.
Certo si sarebbe dovuto abituare a vedere il suo principe col taglio corto, ma si poteva fare.
Thor aveva comunicato al padre del suo fidanzamento e lo aveva avvisato di voler celebrare le nozze il prima possibile.
Mentre se ne stava immerso nei suoi pensieri avvertì una mano accarezzargli i capelli corti dietro la nuca.

«Sai mi piace davvero questo taglio.» gli sorrise il moro mentre il compagno si voltava e gli circondava la vita con le braccia.

«Si e sono sicuro che anche mio padre dirà che si addice di più ad un buon re.» rise.

«Dici che piacerò ai tuoi genitori?» Chiese Loki timidamente.

«Ne sono certo, ma non devi piacere a loro. Devi piacere al popolo e a me… e fidati mi piaci parecchio.» 

E inaspettatamente lo sollevò e lo portò sul loro letto su cui lo distese sovrastandolo.

«Ahah e dai Thor lasciami.» rise l’altro.

«Dillo ancora.» 

«Cosa?» chiese il moro senza capire.

«Il mio nome, ti prego dillo ancora Loki…»  Lo pregò Thor con gli occhi che brillavano. 

Loki gli sorrise «Thor….» sussurrò «Thor…Thor…» 

E Thor rimase incantato dalla sua voce  e dalle sue labbra e vi si chinò su per apporvi un bacio.

«Ti amo Loki…» gli disse con un sorriso dolce.

Gli occhi verdi del moro brillarono dolci «Anch’io ti amo Thor….ma… s’è fatta sera ormai» disse sfilandosi da sotto di lui e appoggiando la schiena contro la testata in legno del letto «…vorrei ricominciare a cantare per te prima della buonanotte.» 

Thor sorrise e si sdraiò appoggiando la testa sulle sue gambe mentre il suo amore prese a cantare per lui la più bella delle storie.
E parlava di due principi di due mondi diversi, ma uniti da un amore ineguagliabile né sulla terra e neppure nel mare…


Fine 

 

Note:

La Sirenetta: https://www.andersenstories.com/it/andersen_fiabe/la_sirenetta


Ciao a tutti!
Bene e dopo aver rovinato l’infanzia a qualcuno di voi cercherò di essere brevissima.
Eccovi qua una fiaba che parla di mare, d’amore, di sacrificio e in cui non sono riuscita a non inserire una piccola versione modificata di “Kiss the girl”, mi spiace, ma sono cresciuta a pane e Disney e mi era impossibile non fare almeno un richiamo.
Ah e la poesia che trovate nelle ultime righe è “L’uomo e il mare” di Charles Baudelaire se a qualcuno interessasse leggerla tutta =)
Come fiaba originale vuole, non poteva certo uscirne una cosa da poche pagine, no almeno 30, ma giuro che mi ridimensionerò con la prossima storia che sarà….cappuccetto rosso!
Ultimo annuncio lo giuro, giuro: non so quanti capitoli avrà questa raccolta al momento.
Ogni storia è un mondo a sé e spero che anche quando sarà finita questa situazione del iorestoacasa e il lavoro ripartirà a tempo pieno (speriamo anche questo!) riuscirò a integrarla ancora, ecco perché non voglio già darle un termine.
Perciò se avete suggerimenti continuate a proporre (a vostro rischio e pericolo) e io continuerò a distruggere le fiabe della vostra infanzia con la mia coppia preferita!
Un grande abbraccio a tutti e alla prossima storia!

 

 

 

 

 

 

   
 
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