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Autore: Amex Gold    21/04/2020    0 recensioni
La diciottenne Olimpia Fiammella corona il suo sogno d'infanzia arruolandosi nella Marina militare, ma il destino a cui aveva immaginato di adempiere potrebbe rivelarsi decisamente diverso rispetto alle aspettative. Durante il suo cammino infatti, verrà sottoposta a molte prove fisiche e morali.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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5. Contorni

 
Olimpia e Diana si trascinarono in mensa, ancora sporche e sudate dopo gli allenamenti sfiancanti dell’ufficiale Spadafranca. Si sedettero al tavolo con le altre ragazze: tutte avevano la testa bassa sul loro cibo e non riuscivano a parlare dalla stanchezza.
 
“È stata tosta eh, ma ce l’abbiamo fatta. Piacere, Olimpia Fiammetta!” Olimpia provò ad intavolare una conversazione con le sue colleghe.
“Sì, che gioia.” Rispose sarcasticamente una ragazza dai capelli scuri e gli occhi ghiacciati. “Mi chiamo Irma, Irma Leone. Quel grosso bastardo, non mi sento più il corpo…”
“E domani sarà peggio, con tutti i dolori dell’allenamento di oggi. Piacere, Gemma Rosati.” Si unì alla conversazione una ragazza dalla pelle olivastra e i capelli ricci, che non ne volevano sapere di collaborare con la capigliatura imposta dal regolamento. “Tu te la sei vista brutta, eh? Mi spiace per quello che ha detto il bastardo…” Gemma si rivolse a Diana.
“Sì, beh… non preoccuparti, ha ragione.” Diana rispose con voce cupa. 
“Non devi dargli ragione, devi arrabbiarti, tirare fuori il meglio di te e dimostrare a quel coglione quanto vali!” la incitò Irma. Diana non rispose, e continuò a mangiare in silenzio. Nemmeno lei credeva molto nelle sue capacità.
 
A fine pasto, i tre ragazzi rimasti sotto le grinfie di Spadafranca si unirono agli altri in mensa. 
“Tutto finito. Sono rimasti solamente i panini.” Informò la signora poco gentile che distribuiva il cibo.
 
Zaira spalancò gli occhi. Aveva sopportato l’allenamento mangiando solamente uno yogurt per colazione e digiunando la sera prima, e adesso avrebbe dovuto saltare anche il pranzo, così come Dafne. Le due ragazze afferrarono due panini con le poche forze che le rimanevano e il ragazzo rossiccio fece lo stesso. 
 
“Ok ragazzi, ricreazione finita. Andate nei vostri dormitori, lavatevi, sistematevi e ci vediamo in sala conferenza alle 15:00 in punto.” Ordinò un soldato simile a quelli disposti dappertutto al campus. Molto spesso non si riconoscevano l’uno dall’altro, a causa dei capelli rasati, la divisa e l’atteggiamento identico. Sembravano tante fotocopie: Olimpia si domandò se anch’ella, a fine del suo addestramento, sarebbe parsa simile a loro. 
 
Le ragazze tornarono nelle loro camere. 
 
“Tieni, sono riuscita a nascondere questa.” Olimpia tese la mela che aveva preso di nascosto a mensa e la porse a Zaira. La ragazza la guardò con disprezzo.
 
“Stupida.” Zaira le diede uno schiaffo sulla mano, facendole cadere la mela a terra.
“Non devi mai rischiare per gli altri. Devi pensare a te stessa. Se ti avessero scoperto saresti stata messa in punizione. Devi fare una sola cosa: rispettare le regole.”
Olimpia rimase di stucco. Okay, aveva deciso di rischiare per la sua compagna ed era stata ringraziata così. Ci rimase male. Raccolse la mela dal pavimento e si rese conto di essere osservata da Dafne, quest’ultima però presa da un moto d’orgoglio, distolse subito lo sguardo. Olimpia capì che la ragazza provava vergogna nell'accettare, di conseguenza prese la mela e gliela lasciò sul suo cuscino. 
 
Dopo essersi lavate e indossato la divisa operativa, si recarono in sala conferenza. 
 

 
“Ascoltatemi bene, ragazzine.” L’ufficiale che li accolse si rivolse così ad entrambi i ragazzi e le ragazze seduti. Aveva una faccia poco amichevole, era estremamente muscoloso ed alto, stava in piedi con le braccia dietro la schiena e l’espressione truce. “Sono l’ufficiale Marco Lo scudo, e sono qui per insegnarvi un paio di cosette sulla vita che, coraggiosamente, avete deciso di intraprendere.” Olimpia si chiese se almeno uno dei militari presenti al campus avesse la capacità di sorridere. 
“Ora vi mostrerò alcuni video, in modo che voi sappiate di cosa state parlando quando dite in giro di fare i militari.”
 
L’ufficiale azionò il proiettore e al muro comparirono figure di navi militari. Nel primo video un paio di navi della Marina avevano attaccato una nave pirata che trasportava illegalmente armi e droga. Alcuni militari vennero buttati in mare, altri furono presi a coltellate dagli spietati corsari, altri ancora riuscirono ad avere la meglio.
Nel secondo video, alcuni militari erano impegnati in una missione militare in Afghanistan, e stavano reagendo dopo un bombardamento alla loro base. I video erano altamente dettagliati, mostravano qualsiasi cosa: sangue, dolore, sofferenza. Alcune matricole distolsero lo sguardo, Diana pianse per tutta la visione dei video, i ragazzi tentavano di rimanere impassibili ma si lanciavano tra di loro occhiate impressionate. Olimpia e Zaira tenevano gli occhi fissi verso lo schermo.
 
Olimpia sapeva da sempre che il suo mestiere non sarebbe stato una passeggiata, suo padre l’aveva già messa al corrente di tutti i rischi e pericoli che comporta essere un militare. Le immagini crude che l’ufficiale stava mostrando di certo la turbavano, ma mai nella sua mente avrebbe pensato di aver sbagliato lavoro.  
 
L’uomo spense il proiettore. 
 
“Bene, finocchi. Spero che vi sia piaciuto il film.” Erano sempre tutti gentili, notò Olimpia.
 
“Tu” si rivolse verso Diana. “Asciugati le lacrime, ragazzina. Dimmi, tu cosa faresti se ti trovassi su una nave, in mezzo all’oceano, circondata da pericolosi pirati?” 
La ragazza scosse la testa, non riuscendo a trattenere le lacrime. “Sì, non ho dubbi che piangeresti come una mocciosa. Tu, cosa faresti invece? E mettiti seduto, mastro lindo” chiese, indicando un ragazzo dai capelli rasati e la cicatrice sul sopracciglio destro. Era stranamente affascinante, aveva la faccia da stronzo, di chi ne ha viste tante e vuole vederne ancora. Gli occhi verdi non esprimevano nessuna particolare emozione, ed era seduto in maniera scomposta, con il sedere troppo in basso sulla sedia e le gambe aperte. Il ragazzo si addrizzò all’ordine dell’ufficiale.
 
“Beh, se mi dovessi rendere conto che i nemici sono in maggioranza numerica, sicuramente ordinerei al radarista di lanciare un allarme. Dopodiché semplicemente, scapperei.”
 
“Bravo, buona risposta. Se vi rendete conto di essere in minoranza numerica, semplicemente, scappate. Sì, non potete mettere a rischio le vostre vite con una missione suicida. Tornerete con dei rinforzi per arrestare quei criminali. Come ti chiami, ragazzo?”
“Massimo. Massimo Coraggio.”
“Coraggio! Bel cognome. Andiamo avanti con la nostra visione…”
 
Olimpia non poté fare a meno di notare quel ragazzo, la sua strafottenza era altamente attraente, e di sicuro possedeva una notevole dote di carisma. Probabilmente lei avrebbe risposto al suo stesso modo, e c’era qualcosa in lui che li rendeva simili. Distolse l’attenzione, dopotutto era fidanzata da tre anni con Micheal, che la aspettava pazientemente fuori da lì, e lei non avrebbe mai potuto tradire la sua fiducia.
 
Micheal, quel pensiero era così confortante. Era un ragazzo dall’intelligenza fuori dal comune, aspirante medico, campione di atletica leggera, appassionato musicista. Ed era dolce, simpatico, buono, gentile e romantico, tutto ciò che di meglio una ragazza poteva desiderare. Micheal non si era mai opposto alla scelta di Olimpia, tutto ciò che gli importava è che lei fosse felice, e seguisse perfettamente il suo destino, realizzando la sua persona completamente. 
 
Mentre le immagini di spari, bombe, attacchi e chi più ne ha ne metta scorrevano proiettate al muro, Olimpia si perdeva a pensare alle labbra del suo ragazzo, ai suoi stretti abbracci, a tutti i tramonti e le albe che avevano condiviso, e all’ultima notte che avevano passato insieme prima che lei partisse.
 
Notò che era la prima volta da quando aveva messo piede al campus che pensava a qualcosa di ‘esterno’: in un giorno e mezzo sembrava aver rimosso completamente la sua vita precedente, sembrava essere lì da sempre, tutto il contorno in cui si muoveva era scomparso a contatto con il campus. Ma quando pensava a quel contorno sentiva il calore delle mani di sua mamma, le larghe spalle di suo padre, i baci di Michael, lo scodinzolare del suo cane, l’odore dell’erba appena tagliata in giardino. Ma cosa stava facendo? Non poteva distrarsi, doveva concentrarsi sulla lezione. 
 
Distolse la mente da quei candidi pensieri e riportò i suoi occhi al muro, mentre alle sue orecchie giungevano urla e rumori di spari. 
   
 
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