I suoi vestiti erano sparpagliati ovunque per l'appartamento, il suo profumo aleggiava ancora nell'aria, quel suo maledetto odore di buono. Ho fatto un salto, ho scavalcato la panca e ho raggiunto la finestra. Le tende erano congiunte, si baciavano, le ho scostate facendole scorrere sul lungo bastone fissato in alto. Ho spalancato la persiana, l'aria fuori era immobile, il sole bruciava la strada e gli schiamazzi dei bambini che rincorrevano il pallone avevano invaso la camera. Mi sono voltata e ho osservato la stanza. Ho visto lui disteso sul letto con quelle sue gambe lunghissime e muscolose in mezzo alle lenzuola arruffate. Ho raggiunto lo stereo, ho fatto scorrere lo sguardo su alcuni cd posati su una mensola in legno e ne ho afferrato uno. La musica ha iniziato a propagarsi per la camera. C'erano i plettri della sua chitarra sparsi dappertutto, sul pavimento c'erano le sue pantofole blu. Era marzo, il mese pił bello, la primavera. E lui se ne era andato, e non sarebbe pił tornato.