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Autore: Simus    22/04/2020    0 recensioni
Non riuscivo a smettere di pensare alla carezza di Jacob, al solo pensiero sentivo la guancia bruciare, ma che diavolo mi stava succedendo? Era tutto così strano, vedevo e percepivo Jacob in modo diverso negli ultimi tempi...
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jacob Black, Renesmee Cullen | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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POV JACOB
Correvo veloce nella foresta, l’aria fresca sul muso era inebriante, come sempre del resto, in poco tempo mi ritrovai nella radura a pochi chilometri da La Push, Jacob non riesce a calmarsi mi comunicò Seth mentalmente, mi avvicinai ai due grossi lupi, uno di questi più piccolo e con il pelo marrone scuro, aveva lo sguardo perso e spaventato, mi avvicinai e lo fissai intensamente Lily sono Jacob, va tutto bene non temere, ora mettiti sotto l’ombra del grosso albero dietro di te e concentrati sul respiro. Eseguì le mie direttive, si accucciò sotto la grande ombra e iniziò a respirare via via più regolarmente, nel frattempo sopraggiunse Leah in forma umana con dei vestiti in mano, in pochi minuti Lily tornò al suo aspetto umano e Leah la aiutò a rivestirsi. La ragazza abbracciò forte la cugina, aveva 16 anni e ancora tanto da imparare, i suoi lunghi capelli neri incorniciavano un viso a cuore delicato e con le gote rosse rigato da lacrime, era visivamente spaventata, ritrasformatomi in forma umana le iniziai spiegare la nostra natura, i segreti da custodire e il nostro compito fondamentale, sulle prime sembrava persa ma una volta recuperata la lucidità iniziò a sommergere me e i cugini di domande. Per darle il benvenuto nel branco e presentarle tutti i membri chiamai immediatamente Sam per programmare una riunione del consiglio per quella stessa sera. Tornai a casa e avvisai mio padre dell’accaduto, come capo degli anziani avrebbe dovuto presenziare alla riunione ed essere aggiornato su tutti gli svolgimenti, questa nuova trasformazione lo aveva allertato e non poco, più il numero dei lupi cresceva e più il rischio era dietro l’angolo. La riunione fu programmata alle 21.00 a casa di Sam ed Emily, non appena arrivammo vidi Quil ed Embry spintonarsi fuori dalla porta di Sam, mi chiesi su cosa avessero scommesso questa volta …
Alle 21.00 iniziò la riunione, Bill presentò il nuovo membro, Lily per l’occasione indossava un lungo abito bianco ricamato e una collana della tradizione Quileute, i lunghi capelli neri erano raccolti in una treccia, la pelle bronzea e luminosa contrastava con il suo sorriso luminoso e gli occhioni neri, ci fissò tutti e con una voce squillante esordì – Sono fiera di proteggere il nostro popolo, svolgerò al meglio il mio compito- terminò con un leggero inchino, a quel punto mio padre la fece accomodare e iniziò a raccontare le leggende del nostro popolo, fino ad arrivare alla storia contemporanea, in particolare i Cullen, vidi Lily strabuzzare gli occhi, probabilmente prima di quel momento i cugini avevano taciuto e mantenuto il più stretto riserbo sulla nostra natura e quella dei Cullen. Più di una volta sorpresi la giovane quileute ad osservarmi, probabilmente perché insieme a Sam ero il maschio alfa, o forse sono per curiosità. Terminata la riunione era notte fonda e con Bill ci dirigemmo a casa, il letto, ormai un lontano miraggio, poiché da giorni dormivo sul divano di casa Cullen o non dormivo affatto, era quanto di più desiderassi in quel momento, ma qualcuno mi bussò alle spalle mentre spingevo la carrozzina di Bill. Era Lily. La fissai interdetto e con gli occhi assonnati. –Jacob volevo ringraziarti per questa mattina, hai evitato che impazzissi – disse sorridente – Lily per me è un dovere, non devi ringraziarmi, sono felice di esserti stato utile, nei prossimi giorni ti insegnerò i trucchi del mestiere- risposi tirando un sorriso, probabilmente intuì la mia stanchezza e si congedò velocemente. Tornati a casa mi gettai sul letto, neanche ebbi la forza di levarmi entrambe le scarpe, il sonno arretrato era tanto.
 
 
 
POV NESSIE
I giorni si susseguivano lenti e noiosi, erano scanditi da scuola, compiti e allenamenti, vista la situazione zio Jasper e Emmet volevano che raggiungessi un apprezzabile livello di combattimento e autodifesa, mentre con mia madre e mio padre cercavo di controllare il mio nuovo potere. L’invisibilità funzionava come lo scudo di mia madre, eppure il suo controllo era più complesso, potevo estenderla a chi entrava nella mia bolla, ma facilmente perdevo il controllo, insomma era tutta questione di concentrazione che in realtà in quel momento non avevo, i miei pensieri erano fissi a Jacob. Infatti era capitato pochissime volte di non vederci per così tanti giorni di fila, mi sentivo un po’ persa e anche un po’ stupida, sapevo che l’entrata di un nuovo membro nel branco era un passaggio delicato al quale Jacob e Sam si dedicavano molta attenzione, i giovani licantropi dovevano imparare l’autocontrollo e a quanto pareva la cugina di Seth e Leah non ne disponeva. Sbuffai con maggiore enfasi. – Renesme se non ti concentri sarà difficile gestire la tua bolla…- disse mio padre con la sua voce vellutata e al tempo stesso piccata –Credo che sia meglio fermarci qui per oggi Edward- disse mia madre posando una mano sulla spalla del marito, probabilmente aveva capito che la lotta interna che stavo vivendo sarebbe durata ancora per molto. In realtà c’era un modo per farla finire, se Maometto non andava alla montagna…
-Nessie, per favore, Jacob ti ha già detto che non è saggio andare a La Push quando si trasformano i nuovi licantropi, il tuo odore è come il nostro e non credo sia saggio fare esperimenti finché il controllo non sia totale- cantilenò mio padre in evidente accordo con Jacob, soprattutto quando si trattava della mia sicurezza. Due contro uno, sempre la solita storia. Bella mi guardò con dolcezza, qualcosa mi diceva che era immersa in un qualche ricordo umano. Con maturità mi ritirai nella mia cameretta per finire i compiti, la mia mente era molto distratta, Jacob, i Volturi e le loro imminenti decisioni, il pericolo che correva Cristian e quindi anche io … non riuscivo a darmi pace, per niente, ero talmente assorta che attivai la mia bolla, il mio scudo di invisibilità, impenetrabile alla vista e ai poteri di mio padre, a quel punto scattò l’idea, certo mi sarebbe costata una punizione al mio ritorno, ma se fossi stata silenziosa e veloce forse potevo anche evitarla, difficile ma con un po’ di fortuna non impossibile. Con lo scudo attivato aprii silenziosamente la mia finestra, attesi qualche secondo, sentii mio padre sussurrare a mia madre parole d’amore, erano nella loro bolla, il che giocava a mio favore, i due piccioncini erano sempre distratti quando erano presi l’uno dall’altro. Appurato ciò mi fiondai silenziosa nel giardino segreto dietro la casetta di pietra, con passi lenti iniziai ad allontanarmi verso la foresta, i miei ancora erano presi dai loro baci passionali per fare attenzione a quel fruscio. Ad una distanza ragionevole iniziai a correre, veloce e con lo scudo attivato, una parte di me si chiese perché si erano lasciati andare in pieno pomeriggio a tutte quelle effusioni, di solito quando ero sveglia i miei genitori di tenevano, poi ricordai lo sguardo di mia madre, forse non era poi così strano, mi aveva retto il gioco distraendo mio padre, le dovevo un favore. In poco tempo attraversai il confine, mantenendo lo scudo sempre attivo, non volevo di certo riessere acciuffata, gli alberi iniziarono a diradarsi, lasciando intravedere la mezza luna della spiaggia di La Push, in lontananza vidi il branco, erano in forma umana e ridevano, spintonandosi giocosamente, riconobbi subito il mio Jacob, indossava dei pantaloncini e intorno a lui vi erano Quil, Embry, Seth e quella che doveva essere la cugina, il nuovo membro, stava con dei pantaloncini bianchi e un top alquanto striminzito, era bellissima e non l’avevo mai conosciuta, si era trasferita da poco a La Push e di certo nei modi non era come Leah. Sembrava una reginetta della scuola, al centro dell’attenzione e pronta a lanciare occhiate maliziose, in particolare sembrava parecchio a suo agio con Jacob. Lo fissava, come un cacciatore con la propria preda, e la cosa peggiore era vedere Jake tranquillo e per niente infastidito, non la guardava con malizia ma era abbastanza da farmi innervosire. Sentii una rabbia montarmi dentro, senza rendermene conto stringevo forte i pugni e avevo ampliato la mia bolla di invisibilità a due alberi lì vicino, che cosa strana … Non sembravano essersi accorti della mia presenza e della mancanza di un paio di alberi, erano tutti concentrati sulla nuova mascotte del gruppo. Forse la bolla di invisibilità copriva anche il mio odore, poiché solitamente Jacob mi percepiva da km e non stavo nemmeno a 3 km da loro. A quel punto non sapevo se rimanere o andarmene. Scelsi la seconda, mi infastidiva farmi vedere così nervosa e probabilmente sul punto di scattare e puntare alla gola di quella vanitosa.
Fuggii, veloce come ero arrivata e mi diressi alla grande casa Cullen, senza rendermene conto mi resi conto di avere gli occhi pieni di lacrime, sapevo che non aveva senso, Jacob mi aveva sempre dimostrato quanto ci tenesse a me, eppure qualcosa mi tormentava, e se avesse avuto l’imprinting con lei? Magari non sapeva come dirmelo, cosa gli avrei detto io? Non volevo neanche pensarci, appena fui sullo spiazzo della grande casa mi resi conto che Emmet e Jasper erano fuori, si stavano allenando e la porta era rimasta spalancata, non percepirono la mia presenza, probabilmente dovevo ancora comprendere la potenza del mio scudo d’invisibilità, mi rendeva impercepibile a tutti i sensi, entrai dentro il grande salone e mi diressi in cucina, nonna Esme aveva sempre il frigo pieno e ormai era diventata una brava cuoca per soddisfare me e Jacob, il quale spesso si tratteneva lì, Jabob. Rimontò il nervoso, aprii il frigo senza prestare attenzione a mia nonna che stava in cucina a leggere un libro di cucina italiana, la vidi sobbalzare con la coda dell’occhio, guardava davanti a sé esterrefatta, probabilmente era inusuale cogliere alla sprovvista un vampiro, ma io ci riuscii. La sentii emettere un gridolino quando vide fluttuare una fetta di torta al cioccolato. In breve, probabilmente attratti dal suono emesso da Esme, la cucina si riempì in un secondo, Rose, Alice, Jasper e Emmet fissavano la scena, sbalorditi e al tempo stesso divertiti, infatti avevo posato il piatto sul tavolo di marmo, afferrata una forchetta e grossi pezzi di torta al cioccolato fluttuavano nell’aria per finire nel nulla. Avrei probabilmente riso immaginando come dovesse apparire all’esterno quella scena, ma non ero dell’umore e volevo rimanere invisibile. Non ci misero molto a capire che fossi io il fantasmino che depredava il frigo di Esme e che il mio umore non era dei migliori, visto l’accanimento sulla fetta di torta.
-Vuoi parlarne tesoro?- domandò con dolcezza Rosalie, i suoi occhioni dorati erano pieni di preoccupazione, sapevo quanto mi volesse bene e che per lei ero una figlioccia, così provai a lasciar perdere la torta, ma non tolsi lo scudo, mi vergognavo a mostrarmi così vulnerabile.
- Ho tipo litigato con Jake, ma lui non lo sa…- provai a spiegare, rendendomi conto dell’assurdità delle mie parole, ma sorprendentemente le mie zie compresero, e vidi nonna Esme avvicinarsi, con affetto chiese – Hai visto qualcosa che ti ha turbata cara?-
- Più o meno nonna, però non voglio entrare nello specifico- sospirai, non volevo apparire ai loro occhi ulteriormente pazza.
- Se vuoi ti vendichiamo noi- ghignò Emmet, redarguito da un loquace sguardo di Alice e Rose, probabilmente avevano afferrato che non era aria di battute, ma quel clima così protettivo mi fece abbassare lo scudo, lessi un espressione sorpresa sul volto di Jasper, si contrasse quasi in una smorfia di dolore, probabilmente abbassando lo scudo gli erano arrivate tutte le mie sensazioni, negative e rabbiose, ma non disse nulla. Sentii in tutta risposta un’ondata di calma e pace, gli lanciai un sorriso e lui mi rispose con un occhiolino. Zia Alice tempestivamente iniziò a programmare un’uscita per un po’ di sano shopping, la medicina, a suo avviso, per tutti i mali, soprattutto per i mali d’amore. Quando rimisi piede in casa mio padre e mia madre non dissero nulla, parlavano i miei pensieri e per quanto fossi probabilmente in punizione non infierirono ulteriormente.
  
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