Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: DestinyIsland    23/04/2020    1 recensioni
Un universo alternativo dove la storia che tutti conosciamo è distorta e cambiata. Appartiene all’epoca dei Malandrini, giovani dapprima superficiali e giocherelloni, ma che si troveranno ad affrontare un cambiamento interiore, chi in bene, chi in male. Voldemort è sempre più forte e in cerca di potere. Il mondo magico è alla completa mercé del mago oscuro. Ma nonostante queste distorsioni, sarà sempre un Potter a dare filo da torcere a Riddle. Questa è un’altra storia.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Peter Minus, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily, Sirius Black/Marlene McKinnon
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 10: BIVIO



                                                                       LA CADUTA DEL SIGNORE OSCURO?

Il Mondo Magico, ultimamente pressato e minacciato da calamità oscure, forse potrà tirare un sospiro di sollievo nello scoprire che il temuto mago Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato potrebbe essere fuggito o addirittura morto. In data 25 agosto, nel villaggio semi-magico di Godric’s Hollow, si è svolta una violenta battaglia tra Auror del Ministero della Magia e i cosiddetti, ormai noti, Mangiamorte. Usualmente conosciuto per essere un luogo turistico in quanto dedicato al celebre Godric Grifondoro, il villaggio non ha mai subito un colpo così diretto e pericoloso dopo secoli dalla sua fondazione. Lo scontro si è protratto all’incirca per un paio d’ore, durante le quali si sono cercati di far evacuare più Babbani possibili grazie all’aiuto dei validissimi membri del Dipartimento Auror. «Abbiamo cercato di salvare più civili possibili.» dichiara l’esperto Auror Turner che ha risposto ad una nostra breve serie di domande. Molti dei presenti hanno affermato che i Mangiamorte, ad un certo punto della battaglia, si siano ritirati all’improvviso senza alcun motivo apparente. E’ stata solo una mossa strategica e ben calcolata? Oppure la verità si nasconde dietro ben altre versioni dei fatti che ci vengono celate. Fonti non ufficiali dichiarano di aver assistito di sfuggita ad un evento particolare. Nella casa dei deceduti Fleamont ed Euphemia Potter si sarebbe svolto uno scontro diretto con il Signore Oscuro, visto poi fuggire insieme a pochi sottoposti. L’unico sopravvissuto della famiglia Potter pare essere il loro unigenito figlio James. Cos’è accaduto all’interno della villa? E perché si tenta di soffocare questo tipo di dicerie? Ci sono dei particolari che non sono stati rivelati e tutto ciò fa sorgere dei dubbi all’intera comunità magica.
di Rita Skeeter


 Remus scosse la testa mentre lanciava sul letto la propria copia della Gazzetta del Profeta arrivata tramite la posta via gufo. Quella giornalista non gliela raccontava giusta, si era rivelata fin troppo invadente. Stranamente, questo articolo descriveva anche troppo dettagliatamente l’accaduto, e si sapeva che al Profeta piacesse omettere molti fatti. Soprattutto se l’argomento trattato riguardava i Mangiamorte e il loro capo. Si avvicinò alla scrivania riprendendo in mano la lettera che James e Sirius gli avevano inviato per informarlo dell’accaduto, aprendola con delicatezza per rileggere le parole dei due Malandrini.


Caro Lunastorta
ti scriviamo per comunicarti notizie poco piacevoli. Ieri, a Godric’s Hollow, c’è stata una tremenda battaglia
 che ha mietuto molte vittime tra cui Fleamont ed Euphemia.
I funerali si terranno tra due giorni, nel primo pomeriggio, nella chiesetta del villaggio vicino al cimitero.
Abbiamo avvisato anche Codaliscia, tornato da poco dall'Irlanda e ci ha confermato la sua presenza alla funzione.
Speriamo vivamente che tu sia in forze, che non ti sia ferito a causa del tuo “piccolo problema peloso” e
che riuscirai a essere presente anche tu. Abbiamo bisogno dei Malandrini.
Salutaci i cari Lyall e Hope.
Se ci sarai, ti prego di mandare una lettera ad Emmeline
così che possa venirti a prendere con i suoi genitori. Si occuperà anche di Coda.
Ci vediamo presto.
 
Ramoso e Felpato

 
Il ragazzo indugiò sulle firme dei suoi amici, in quei tratti scritti con l’inchiostro che denotavano una certa differenza tra James e Sirius. Era rimasto turbato alla notizia della morte dei Potter, rincordandoli con l’affetto e la gentilezza che avevano sempre utilizzato nei suoi confronti. Sarebbero dovute essere le persone che meno avrebbero meritato la morte. E invece… Dopo aver ricevuto la lettera, si era precipitato a scrivere immediatamente ad Emmeline Vance così che avrebbe potuto partecipare anche lui ai funerali. Era sempre stato grato ai Malandrini per non averlo mai giudicato e additato come un mostro a causa della sua licantropia. Al contrario lo accettarono ancora più di buon grado, sostenendo che probabilmente poter scorrazzare sotto forma di lupo avrebbe potuto essere divertente. Avevano minimizzato la sua condizione rendendola il suo “piccolo problema peloso”.  Da quel momento si impegnarono per stargli accanto nei momenti più delicati, andando a trovarlo in Infermeria per distrarlo comportandosi da stupidi bambini e aiutandolo a recuperare alcune lezioni che aveva dovuto saltare rimanendo a riposo. In seguito, avendo stretto amicizia con Frank e le ragazze di Grifondoro, decise di rivelare la malattia anche a loro che, come i Malandrini, accettarono tranquillamente di avere un lupacchiotto intellettuale come amico. Verso la fine del loro quarto anno, i tre riuscirono a trasformarsi in Animagi per potergli stare accanto durante le notti di luna piena a partire dall’inizio del quinto anno, anche se il soggetto in questione gli aveva assolutamente proibito di gettarsi a capofitto in una cosa così rischiosa e soprattutto illegale. Ora che i suoi due migliori amici avevano bisogno di sostegno, non si sarebbe tirato indietro e avrebbe cercato in ogni modo di confortarli, sentendosi estremamente in debito con loro nonostante i loro continui tentativi di spiegargli che in amicizia non esistessero debiti di quel tipo. Diede una rapida occhiata allo specchio posto vicino al guardaroba di camera sua, osservando il suo riflesso per aggiustarsi la giacca nera sopra la camicia bianca sistemata ordinatamente nei pantaloni. Passò un dito sulla cicatrice che aveva sullo zigomo, “trofeo” di una di quelle notti estive passate da Lupo Mannaro, trovandola leggermente ruvida a contatto con i polpastrelli. Suo padre era abbastanza abile con gli Incantesimi Curativi, ma la profondità dei graffi era tale che i segni non sparivano mai completamente, donando al suo aspetto da ragazzo tranquillo e per bene una nota più selvaggia. Posò lo sguardo sul suo orologio da polso, regalo del suo quindicesimo compleanno, e si rese conto che l’ora della partenza era quasi giunta, spingendolo ad ultimare i preparativi e uscire dalla sua camera.  Scese le scale arrivando nel salotto e trovò suo padre intento a leggere dei documenti di lavoro per il Dipartimento per la Regolamentazione e il Controllo delle Creature Magiche, il quale lo teneva occupato molto tempo da qualche anno a questa parte. L’uomo si riteneva direttamente responsabile per la condizione di suo figlio che ormai conviveva con la licantropia da quando aveva poco meno di cinque anni. Infatti Lyall Lupin, sul suo posto di lavoro, si trovò faccia a faccia con un Lupo Mannaro di nome Fenrir Greyback, che era stato condotto al Dipartimento per essere interrogato sulla morte di due bambini Babbani. Il Registro dei Lupi Mannari non era mai stato tenuto aggiornato e i Lupi Mannari si sentivano così respinti dalla società dei maghi che di solito tendevano a evitare il contatto con altre persone, vivendo in “branchi” auto-gestiti e cercando di fare il possibile per evitare di essere registrati. Greyback, che il Ministero non sapeva essere un Lupo Mannaro, sostenne di essere niente meno che un senzatetto Babbano, di sentirsi estremamente sorpreso dal trovarsi in una stanza piena di maghi e di essere rimasto inorridito dal racconto dei due poveri bambini morti. Gli abiti sudici di Greyback e il fatto che non avesse con sé una bacchetta furono sufficienti a persuadere due membri del comitato di indagine, palesemente inadatti e incompetenti, che stesse dicendo la verità, ma Lyall Lupin non si lasciò ingannare con facilità. Riconobbe infatti alcuni caratteri indicativi nell’aspetto e nel comportamento di Greyback e consigliò al comitato di tenere l’uomo sotto custodia fino alla prossima luna piena, che avrebbe avuto luogo solo ventiquattr’ore più tardi. Il sospettato rimase seduto in silenzio mentre Lyall venne deriso dai suoi colleghi membri del comitato. A Lyall, che di solito era un uomo molto pacato, iniziò a montare la rabbia, arrivando a descrivere i Lupi Mannari come senz’anima, cattivi e bramosi solo di morte. Il comitato ordinò a Lyall di lasciare la stanza, mentre il capo del comitato si scusò con il senzatetto Babbano e Greyback venne rilasciato. Il mago che scortò Greyback fuori dalla stanza degli interrogatori avrebbe dovuto effettuare un Incantesimo di Memoria su di lui, in modo che dimenticasse di essere stato all’interno del Ministero, ma prima che di poterlo fare, venne sopraffatto da Greyback e da altri due complici che si erano nascosti nell’ingresso. I tre Lupi Mannari fuggono poi via. Greyback non perse tempo nel comunicare ai suoi amici il modo in cui Lyall Lupin li ebbe descritti. La loro vendetta sul mago che aveva detto che i Lupi mannari non meritano altro che la morte fu rapida e terribile. Poco prima del quinto compleanno di Remus Lupin, mentre il bambino dormiva tranquillo nel suo letto, Fenrir Greyback forzò la finestra della sua camera e lo attaccò. Lyall raggiunse la stanza appena in tempo per salvare la vita al figlio, cacciando fuori di casa il Lupo Mannaro con una serie di potenti incantesimi. Tuttavia, da quel momento in poi Remus divenne un Lupo Mannaro completamente sviluppato. Il campanello suonò all’improvviso riscuotendo il signor Lupin dal suo lavoro, ma la moglie lo anticipò comparendo in salotto e apprestandosi ad aprire la porta.
«Buon pomeriggio signori. Mi presento: sono Edward Vance, il padre di Emmeline, un’amica di vostro figlio Remus.» si introdusse l’uomo.
«Oh salve signor Vance! Prego entri pure.» gli disse cortesemente Hope Lupin.
Edward entrò nel salotto apprestandosi a stringere la mano a Lyall, seguito dalla figlia che si era tenuta in disparte. Remus poté constatare quanto i lineamenti duri e rigidi del signor Vance fossero molto diversi da quelli della figlia, la quale possedeva un viso piccolo e armonioso. La loro unica somiglianza pareva essere la loro chioma biondo cenere, elegante e raffinata come il prestigio della loro famiglia Purosangue. Emmeline si guardò intorno scrutando il piccolo salotto dei Lupin, abituata ai grandi spazi della sua villa e restando ammaliata dalla semplicità dell’arredamento della loro casetta di campagna. Si riscosse quando vide Remus e gli fece un sorrisetto agitando la mano, inducendolo ad avvicinarsi. In quel momento il giovane Lupin si accorse che una terza figura stava facendo capolino dall’uscio della porta. Era proprio il quarto membro dei Malandrini Peter Minus, che con molta timidezza diede la mano a sua madre e borbottò una sorta di saluto a bassa voce. Il ragazzo non sembrava essersi alzato di molto durante quell’estate esibendo una statura piuttosto bassa, che combinata con la leggera pancetta che si intravedeva dalla camicia lo fecero apparire agli occhi di Lunastorta ancora più tarchiato.
«Emmeline.» salutò l’amica stringendola in un leggero abbraccio che la ragazza ricambiò.
«Remus, da quanto tempo. Passato una buona estate?» chiese la Vance.
«Turbolenta come il resto dell’anno.» rispose Remus abbozzando un sorriso .
«Immagino.»
Poi si rivolse all’amico stringendolo in un abbraccio più fraterno, dandogli qualche pacca sulla schiena.
«Peter! Com’è andata in Irlanda?»
«Mi sono annoiato a morte, ha piovuto quasi sempre. Ho passato buona parte dell’estate a mangiare al posto di fare il turista.»
«Me ne sono accorto.» fece Remus dando uno sguardo alla pancia dell’amico.
«Si nota così tanto?» sospirò afflitto Peter.
«Neanche troppo.» cercò di sollevargli il morale.
«Bene, vedo che ci siamo tutti.» disse Edward interrompendo il parlottare dei ragazzi. «Credo che sia il caso di avviarci. I funerali inizieranno tra poco.»
I tre annuirono.
«Mi raccomando Remus, sta’ attento.» gli raccomandò la madre.
«Stai tranquilla mamma.» tagliò corto il figlio facendo un cenno al padre per salutarlo. «Ci vediamo più tardi.»
Hope chiuse la porta dando un ultimo saluto agli altri.
«Bene ragazzi, ora aggrappatevi al mio braccio e tenetevi pronti alla Smaterializzazione.» li avvisò il signor Vance.
Una volta che tutti poggiarono la propria mano sul braccio coperto da un pregiato cappotto, il gruppetto si Smaterializzò dalla casa dei Lupin. Quando si Materializzarono, Remus ed Emmeline barcollarono leggermente a causa della poca abitudine, mentre Peter che non aveva mai avuto una buona resistenza ondeggiò pericolosamente ma venne prontamente tenuto in piedi da Edward Vance che non batté ciglio. Il luogo preciso in cui si trovavano era di fronte all’entrata della chiesetta di Godric’s Hollow, un’antica abbazia risalente ai tempi della fondazione del vilaggio che si presentava non proprio grande, adornata da un ampio rosone decorato a sua volta da una vetrata colorata che si ripeteva in alcune finestrelle della chiesa. Il tempo stava rapidamente peggiorando, facendo aleggiare un’atmosfera di inquietudine in quel giorno già di per sé triste. I funerali sarebbero iniziati a momenti, così decisero di incamminarsi all’entrata notando che buona parte di coloro che erano giunti per assistervi si accodarono. Dopo aver atteso qualche minuto, finalmente i quattro riuscirono ad entrare, guardandosi intorno per riconoscere delle facce amiche e poter prendere posto. Videro una ragazza che fece un cenno con la mano nella loro direzione, discreta quanto bastasse per non risultare fuori luogo in quel luogo sacro. Remus, Peter ed Emmeline si separono dal padre di lei, il quale si recò dalla parte opposta probabilmente per raggiungere alcuni amici, e si accomodarono in una panca libera vicino a Mary MacDonald che si era premurata di fargli trovare un posto abbastanza vicina alla prima fila.
«Mary! Sei qui da molto?» le chiese Emmeline scambiandosi dei leggeri baci sulle guance con l’amica. 
«Ciao Emmeline! E’ bello rivederti, anche se in queste circostanze. Comunque no, sono arrivata da poco con loro.» rispose indicando Alice, Marlene, Lily e Frank qualche posto più in là che salutarono di rimando i tre appena arrivati.
«Remus!» lo chiamò Lily Evans.
«Lily!» rispose il ragazzo.
«Estate difficile?» domandò apprensiva la rossa alludendo al suo “problemino”.
«Non più del solito direi.» sdrammatizzò Remus.
Tutti i presenti presero definitivamente posto, facendo capire che i funerali stavano per avere inizio e per indurre il silenzio più totale. I ragazzi notarono finalmente i loro due amici accomodarsi in prima fila, a pochi posti da loro. James nel suo completo nero, apparve per la prima volta ordinato e preciso, con la candida camicia sistemata perfettamente nei pantaloni e la cravatta anch’essa nera stretta bene al colletto. L’unico aspetto che non appariva cambiato erano i capelli mossi e disordinati del ragazzo, caratteristica peculiare del Malandrino. Al suo fianco Sirius, portava un completo completamente nero, i lunghi capelli incorniciavano il suo bel viso ed appariva come sempre elegante e posato nonostante si percepisse sul suo volto un accenno di tristezza. Calò il più completo silenzio e la funzione incominciò. Durante tutto questo tempo Emmeline e Alice, le più emotive del gruppo, si lasciarono sfuggire qualche singhiozzo quando alcuni amici di Fleamont ed Euphemia fecero i loro sentiti discorsi e sottolineando la nobiltà e bontà d’animo di entrambi i coniugi. Persino Silente, alzatosi dal suo posto, prese parola per esprimere il suo enorme dispiacere di due cari ex studenti, diventati poi suoi amici e leali alleati. James e Sirius non batterono ciglio durante tutto il rito funebre, mettendo su un’espressione di marmo come un muro invalicabile con lo scopo di non far fuoriuscire il loro dolore. Finiti i discorsi si incominciò a formare il corteo funebre. Le due bare vennero fatte levitare magicamente da due addetti e guidate fuori dalla chiesa per dirigersi al cimitero dove i corpi sarebbero stati seppelliti. Il tragitto fu abbastanza corto a causa della relativa vicinanza del cimitero. Le bare vennero delicatamente calate nelle rispettive fosse scavate poco prima sotto lo sguardo straziato dei presenti. Remus e Peter avanzarono tra la folla, cercando di non urtare nessuno per evitare di essere scortesi e affiancarono i due amici sperando che entrambi avvertissero la loro vicinanza come supporto morale. James fece un sorrisetto triste a Remus, che in risposta gli poggiò una mano sulla spalla stringendogliela, come se la pressione delle proprie dita avesse potuto reggere una parte del suo peso. Le bare vennero coperte e questo segnò la fine del rito. Sirius aveva trattenuto il respiro alla vista delle tombe dei suoi genitori adottivi, cacciando in quel momento tutto l’ossigeno risparmiato e voltandosi verso Peter dandogli un leggero colpetto sulla spalla. I ragazzi decisero di far procedere le condoglianze, così che avessero potuto presentarsi per ultimi e trattenersi più a lungo da James e Sirius. Quando finalmente la folla si disperse e molte personalità magiche, tra cui la professoressa Minerva McGranitt e il professor Vitious, si allontanarono dal cimitero. Il gruppetto si avvicinò. Lily notò come James stiracchiò i muscoli, come se per tutto quel tempo fosse diventato una rigida statua di pietra e si sistemò con fare stanco i tondi occhiali sul naso.
«James, mi dispiace.» fece Remus abbracciando il fido compagno.
«Remus.» disse ricambiando la stretta. «Sono contento che tu sia riuscito a venire.»
«Per così poco.» minimizzò lui.
Nel frattempo Marlene stava porgendo le proprie condoglianze al rampollo dei Black.
«Sirius…» mormorò gettandogli le braccia al collo.
Lui non disse nulla, si limitò a rispondere alla stretta chiudendo gli occhi. Non avrebbe saputo cosa dire.
James si accorse che tra loro vi era anche Lily, rimasta un po’ più indietro degli altri, intenta a spostarsi i capelli a causa del vento.
«Evans.» la chiamò a mezza voce.
Lily si riscosse posando gli occhi sul ragazzo ed incrociò il suo sguardo. I caldi occhi color nocciola quasi ambrati di James, in quel momento sembravano aver perso la solita lucentezza di sempre lasciando posto all’inespressività più totale. Per una volta le dispiacque di non poter vedere il suo atteggiamento da sbruffoncello.
«Potter. Le mie condoglianze.» disse lei stringendolo in un leggero abbraccio.
«Pensavo non saresti venuta.»
«Non potevo mancare in un momento del genere.»
Ramoso le riservò un sorrisetto di gratitudine.
«Grazie.» le bisbigliò in un orecchio.
Lily chiuse gli occhi a quel piccolo bisbiglio riservato solo a lei, trovando in quel leggero abbraccio un po’ di calore che quel giorno era venuto a mancare. Dopo essersi staccati, James venne praticamente assalito da Alice e dal suo classico abbraccio soffocante che però, in quella circostanza, al ragazzo non diede per nulla fastidio.
«Vi ringrazio di essere venuti tutti, significa molto per noi.» parlò James rivolgendosi a tutti loro e facendo anche le veci di un Sirius incredibilmente taciturno.
«Non c’è bisogno che ci ringrazi James, non saremmo mai mancati.» lo confortò Frank.
«Ma certo!» gli diede man forte la sua metà.
Sirius parve riscuotersi poiché borbottò un grazie, pur tenendo viva la sua espressione dura sul suo viso.
«Come sono andati i vostri esami?» chiese James per rompere un momento di silenzio.
«A me quasi tutto bene. Erbologia è l’unica materia con cui abbia avuto un voto sotto la media.» rispose Alice maledicendo la sua scarsa predisposizione per la materia.
«E pensare che è quella in cui vado meglio, ho preso il massimo.» la prese in giro Frank.
«Non è colpa mia, non riesco proprio a farmela andare giù.» ribatté lei con una smorfia.
« Io faccio pena in Difesa Contro le Arti Oscure. Non riesco a produrre mezzo Schiantesimo, che di questi tempi potrebbero essere utili.» s’intromise Mary.
«Puoi farti insegnare da Sirius. Lui e gli Schiantesimi sono una cosa sola.» le disse Marlene provocando un ghignetto a Black.
«Che ci posso fare, sono uno schianto.» disse facendo un’occhilino.
«Questa era pessima persino per te Black. Davvero.» commentò Lily scuotendo il capo.
«Già Sir, non faceva schiantare dal ridere come le mie.» fece James.
«Oh Merlino…» fece Remus schiaffandosi una mano in fronte.
In risposta il giovane Cercatore si lasciò sfuggire una lieve risata, conscio di per sé dell’oscenità della propria battuta e scatenando nei compagni una serie di risatine, contenti che i due non avessero perso il loro spirito da giocherelloni, facendogli dimenticare per qualche istante che avessero appena assistito a un rito funebre.
«Remmy, scommetto che Silente ti abbia eletto Prefetto.» lo canzonò Sirius.
«Chiamami ancora così e ti renderò un incubo la vita ad Hogwarts.» lo minacciò Lupin incrociando le braccia. «Ebbene si, sono stato eletto Prefetto.»
«Congratulazioni Remmy.» continuò a prenderlo in giro e guadagnandosi un’occhiataccia.
«Andiamo Sis non far arrabbiare il nostro lupacchiotto.» fece James come se nulla fosse.
«Sis?! Come osi storpiare il mio regale nome!» esclamò fintamente indignato. «Poi con quale coraggio mi parli di soprannomi Jamie?» ribatté lui scatenando le risate di Peter.
«Non riderei se fossi in te Petey, non sei nelle condizioni adatte.»
Peter ammutolì all’istante facendo una faccia schifata al solo udire quell’orribile nomignolo affibbiatogli anni prima e che avevano promesso di non ritirare più fuori una volta scelti i loro nuovi soprannomi.
«Non cambiate mai, siete i soliti Malandrini.» sospirò Marlene con aria di rassegnazione.
Emmeline continuò il discorso. «Invece la Prefetto di Grifondoro sarà sicuramente Lily. Insomma è la studentessa modello, la cocca dei professori, la punta di diamante della scuo…»
«Grazie Emmeline abbiamo capito.» la fermò la diretta interessata alzando gli occhi al cielo.
«Non c’è neanche bisogno che lo confermi Evans, era chiaro dal primo anno.» incalzò Sirius.
«Già, scommetto che sarai una Prefetto Perfetto. Ehi, mi piace! Prefetto Perfetto!» fece James convinto del nuovo soprannome di Lily Evans.
«Grazie Potter, vedo che hai uno spiccato talento per i soprannomi oltre che per fare lo sbruffone.»
«A disposizione Evans, ho numerosi talenti.»
Un tuono ruppe la conversazione instauratasi tra i ragazzi, ricatapultandoli nella dura e cupa realtà. James e Sirius erano riusciti a distrarsi per qualche momento grazie ai loro amici che tentavano con molta evidenza di tirarli su di morale. Il gruppetto venne richiamato dal gruppo di adulti tra cui i signori Weasley, i Prewett e i Vance che avevano deciso che fosse arrivato il momento di levare le tende e portare tutti a casa. Il gruppo si avvicinò e i ragazzi si divisero per aggregarsi a chi li avrebbe riportati alle loro abitazioni, salutandosi tra loro e dandosi l’appuntamento a King’s Cross per il primo di settembre che sarebbe arrivato di lì a qualche giorno. Una volta che tutti si furono Smaterializzati, i Weasley si rivolsero ai due ragazzi premurandosi del loro stato d’animo.
«Non si preoccupi signora Weasley, ci rialzeremo.» la rassicurò Sirius.
«Sono certa che ci riuscirete, siete forti e avete degli splendidi amici.» disse con fare dolce la donna.
«Mi scusi ma i piccoli Bill e Charlie?» chiese James accorgendosi solo in quel momento che all’appello mancassero i due piccoli della famiglia.
«Ah li ho lasciati con la zia Muriel. Mi fido di lei eh…però sarebbe meglio ritornare il prima possibile.» rispose Molly leggermente preoccupata.
«Giusto.» esordì Arthur Weasley. «Per cui, sarebbe meglio andare. Forza!»
E si Smaterializzarono.
 
                                                     ***
«Ti sto chiedendo di smetterla di far svolazzare quei libri in giro!»
«Non vedo dove sia il problema, per me è la normalità!»
Severus Piton sbruffò sentendo per l’ennesima volta i suoi genitori litigare e sbranarsi l’un altro. Ormai, dopo anni, pensava di averci fatto l’abitudine ma le grida che ogni giorno condivano le sue giornate estive a Cokeworth erano capaci di perforargli i timpani e mandarlo in bestia. Ancora si chiedeva perché sua madre Eileen avesse deciso di sposare quell’inutile Babbano di Tobias Piton che non faceva che urlare e latrare ordini a destra e sinistra, dalla mattina alla sera. Stufo dell’eccesiva confusione prese il cappotto e si affrettò a uscire di casa senza che i suoi genitori lo potessero vedere e si trovò a camminare per la stradina di Spinner’s End. Nonostante il cielo fosse cupo e scuro non avrebbe messo piede in casa sua almeno fino a sera. Decise di recarsi ad un parchetto lì vicino, il luogo nel quale passava il tempo libero fin da quando era bambino e che rievocava i suoi più cari ricordi e al tempo stesso i più dolorosi. Lily Evans. Era lì che l’aveva conosciuta, quella bambina figlia di Babbani dai capelli rossi che al suo primo sguardo l’aveva completamente stregato. Erano diventati buoni amici, trascorrevano molto tempo insieme parlando di come sarebbe stato il loro futuro ad Hogwarts mentre lui le spiegava alcuni aspetti della magia che lei non conosceva. Pensava che sarebbero rimasti insieme per sempre e lui sarebbe potuto rimanere accanto a lei, dichiarandole i suoi sentimenti e sognando che lei li ricambiasse. Poi quel bel sogno si ruppe l’anno prima ad Hogwarts. Fece l’errore di chiamarla Sanguesporco a causa della rabbia repressa contro Potter e i suoi amichetti arroganti, ma si pentì un secondo dopo dell’insulto rivoltole, cosa che lei non riuscì comunque a perdonare. Dopo un po’ l’aveva vista più spesso girare con il gruppetto delle Grifondoro e, con suo grande disgusto, di Potter. Potter! Quell’insolente bulletto che vantava la sua abilità nel Quidditch e a scuola contornato dal suo perenne ghigno di superiorità, come a volersi innalzare al di sopra degli altri. Lo aveva sempre odiato, dal primo giorno sull’Espresso di Hogwarts, e con lui anche i suoi leccapiedi di Black, Lupin e Minus. I Malandrini. Degli idioti ecco cos’erano. E ora Potter aveva scoperto la parte crudele della vita. I suoi genitori assassinati da quello stesso mago che lui aveva scelto di seguire, che non accettava maghi impuri ladri di magia e diritti. Continuò a camminare con la testa fra le nuvole, arrivato al parchetto, e si accorse di una figura lì davanti a lui che osservava il laghetto con aria assorta, completamente persa nella visione della natura. Era lei, non c’era alcun dubbio. La vide stranamente elegante e si chiese cosa stesse facendo lì impalata.
«Lily.» si lasciò sfuggire dalle labbra prima che potesse controllarlo.
Fu poco più di un sussurro ma la ragazza lo avvertì lo stesso, sobbalzando e voltandosi nella sua direzione. Rimase spiazzate quando vide il suo ex migliore amico guardarla insistentemente, quasi studiandola.
«Piton.» fece lei in modo brusco.
Severus sussultò sentendo il tono per nulla amichevole della rossa.
«Come stai?» domandò titubante il Serpeverde.
Lily sbuffò. «Cosa vuoi che te ne importi di come sta una Sanguesporco?»
«Lily, a me importa.» replicò lui.
«Non credo proprio. Comunque io per te sono Evans.» disse troncando la conversazione e incamminandosi verso l’uscita.
«Dannazione Lily! Ti ho chiesto scusa per quella storia, è stato un maledetto errore!» esclamò Piton stringendo i pugni.
«A quanto pare non capisci il punto. Il fatto che tu mi abbia chiamata Sanguesporco è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso, dovresti averlo afferrato ormai. Tu ti sei unito a persone spregevoli, futuri Mangiamorte, in attesa di diventarlo anche tu!» ribattè con forza Lily.
«Io…io…sono i soli che mi abbiano accettato e capito. Vogliono solo riportare l’ordine nel Mondo Magico come giusto che sia.» tentò di spiegare convinto delle sue idee.
«Vogliono riportare l’ordine uccidendo chi, secondo loro, non è degno di essere chiamato mago! Persone la cui unica colpa è di non avere parenti maghi! Persone come me!»
«E allora lascia che io ti protegga! Posso farlo, se tu passerai dalla nostra parte e ritornerai a starmi vicino.»
«Ti rendi conto delle assurdità che escono dalla tua bocca?! Dovrei essere salvata solo perché sono tua amica? Gli altri non meritano di vivere quanto me?» sbottò con le lacrime agli occhi.
Severus ammutolì. Maledisse Lily per essere così maledettamente altruista e alla ricerca del giusto. Così Grifondoro!
«Lo sai che abbiamo quasi rischiato di essere ammazzati da quelli che sono i tuoi idoli? Sai che ci sono state delle vittime?»
Ancora una volta Piton non rispose.
«Sono appena tornata da un funerale Piton. Due giorni fa quel pazzo del tuo Signore ha ammazzato a sangue freddo i genitori di James!» esclamò continuando ad infierire.
Al nome del Grinfondoro, Piton alzò il capo furente.
«So che i genitori di Potter sono morti! Evidentemente se lo meritavano perché non avranno saputo stare al loro posto in questioni più grandi di loro. Non mi sorprende da chi abbia preso Potter, e non mi sorprenderebbe se facesse la loro stessa fine.»
Lily spalancò gli occhi. Non poteva credere di trovarsi dinanzi alla stessa persona che, anni fa, le garantì che non ci fosse alcuna differenza che potesse contare nel Mondo Magico, con cui trascorreva giornate intere studiando Pozioni. Quella persona era scomparsa, assorbita dall’oscurità che aleggiava da tempo e che pareva assorbire tutto ciò che di buono esisteva.
«Sarai contento di sapere che c’è mancato poco. Ora puoi anche darti alla pazza gioia e festeggiare. Sei contento?» gli disse a denti stretti ormai livida di rabbia.
«Lo odiamo Lily! L’abbiamo sempre odiato!»
«No…tu lo odi. Sei accecato dall’odio. James mi ha dimostrato il suo cambiamento, è diventato una persona migliore con una lealtà e un coraggio che non avrei mai pensato di poter scorgere in lui.»
Gli cadde il mondo addosso. Piton non poté credere alle proprie orecchie. L’avevano detestato insieme, disgustati dal suo comportamento tendendo sempre a stargli lontano.
«E’ sempre lo stesso Lily, è solo una messa in scena. Lo stesso borioso di Potter.»
«Sta’ zitto sulle cose che non capisci.» sibilò chiudendo gli occhi a fessura come se volesse fulminarlo sul posto. «Sarò sincera con te, ho sentito la tua mancanza, questo è vero. Ciò che abbiamo passato non potrò dimenticarlo facilmente ed è stato parte della mia vita. Ma ora, finalmente, faccio di parte di una famiglia Severus, dove nessuno mette sul piedistallo la propria vita rispetto a quella di altri e dove mi sento compresa e accettata per ciò che sono, anche per il mio Stato di Sangue.»
Fece un respiro per rinfrescare la mente e poter continuare a parlare.
«Io mi sono affezionata a loro, e non permetterò a nessuno di fare loro del male. Nemmeno a te. Decidi cosa vuoi essere, se non l’hai già fatto. Le nostre strade si dividono.» concluse non dando tempo di replicare al Serpeverde e camminando spedita per andare via da lì.
Severus la vide andare via, affranta e arrabbiata come non l’aveva mai vista. Lui ormai aveva già scelto quale sarebbe stata la sua strada, ed era stato parte integrante del piano per fermare l’Ordine della Fenice. Ora che il Signore Oscuro pareva essere scomparso nel nulla, si trovava allo sbaraglio, incapace di orientare la propria bussola come se ci fosse qualche interferenza a disturbare il magnetismo di essa. E sapeva che era lei. Forse era veramente un codardo e un vigliacco. Un bivio si era posto proprio di fronte a lui, mentre la sua mente vagava smarrita e il suo cuore ferito e deluso. Cosa avrebbe dovuto fare? Quale strada avrebbe dovuto percorrere?
 




Angolo Autore
Olè, decimo capitolo.  E' più per approfondire i personaggi che oer far andare avanti di molto la trama, ma spero lo troverete ugualmente interessante.

 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: DestinyIsland