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Autore: Matagot    23/04/2020    1 recensioni
Hogwarts, 1995.
Cedric Diggory è morto al termine del Torneo Tremaghi, Voldemort è tornato e l'Ordine della Fenice è stato da poco ricostituito.
Il Ministero sta portando avanti una propaganda negazionista, a discapito di Harry Potter e Albus Silente, per evitare il panico collettivo che aveva colpito la popolazione magica una quindicina di anni prima. Lord Voldemort ha modo di agire nell'ombra, rimpolpare i propri ranghi e gettare le basi per la Seconda Guerra dei Maghi.
Ma un nuovo player è in agguato, la Plume Blanche sta per fare il suo ingresso nella Storia Moderna Inglese.
Genere: Azione, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Il trio protagonista, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
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La colazione del lunedì mattina fu una cacofonia di voci, urlanti o sibilanti, pareva proprio che nessuno fosse intenzionato a godersi trenta secondi di silenzio.
Molti ragazzi stavano discutendo del Decreto Didattico Numero Ventitré, che istituiva ad Hogwarts la figura dell’Inquisitore Supremo, una figura teoricamente super partes, incaricata della valutazione del metodo di insegnamento dei docenti e dell’idoneità di questi ultimi alla cattedra della prestigiosa scuola, con la facoltà di metterli in verifica ed eventualmente imporsi per licenziarli.

Olivia era indignata da quest’ultimo colpo di coda ministeriale, uno scandalo a tutti gli effetti. Molti ragazzi stavano già facendo scommesse su come gli altri professori avrebbero gestito la figura dell’Inquisitore Supremo all’interno delle lezioni e quasi tutti morivano dalla voglia di assistere allo scontro titanico tra la professoressa McGranitt e la Umbridge.

La Corvonero aveva lo sguardo insolitamente assonnato quella mattina, perché le sue compagne di dormitorio l’avevano assillata tutta sera per farsi raccontare per filo e per segno cosa avesse fatto a Pansy Parkinson e congratulandosi per essere riuscita in un incantesimo non verbale. Le avevano detto che per i corridoi girava già la voce di un duello epico in stile Silente-Grindelwald, con gente che giurava che Pansy Parkinson era svenuta dopo chissà quale brillante incantesimo scagliatole contro, altri invece asserivano che le fosse spuntato un terzo braccio che aveva tentato di strangolarla a morte. Olivia dovette ripetere la sua versione dei fatti innumerevoli volte, almeno una decina nella Sala Comune dei Corvonero, ove fu trattenuta fin oltre le undici e mezza, e successivamente anche nel dormitorio, fino alle due di notte.
Olivia odiava la confusione in generale, ma nulla era peggio di quel frastuono di mattina e soprattutto prima del suo solito caffelatte, un’imitazione blanda del golosissimo café au lait.
 
“Ollie, non per spaventarti, ma la Parkinson continua ad additarti e a guardarti in cagnesco.”
Padma Patil e Lisa Turpin indicarono un punto indefinito alle spalle di Olivia, in direzione del tavolo di Serpeverde, generando così nei Corvonero lì vicini la necessità di voltare lo sguardo per appurare se ciò che era appena stato detta fosse vero.
Olivia moriva dalla voglia di voltarsi e controllare lo stato della rabbia di Pansy Parkinson, ormai ritornata normale grazie alle pronte cure di Madama Chips, e si appellò ad ogni briciolo di autocontrollo per riuscire ad ignorarla, anche se non riuscì a trattenersi del tutto.
"Con la faccia da carlino che si ritrova, mi stupirebbe che mi guardasse in modo diverso."

Terminò in fretta la colazione per non dover più sopportare il ciancicare mattutino degli studenti ed insieme ad Anthony, Padma e Lisa si avviò verso i Sotterranei, anche se in netto anticipo rispetto al suono della campanella, perché non aveva voglia di far perdere ulteriori punti alla sua Casa.
Il professor Vitious la sera precedente, nonostante avesse inteso benissimo il contesto in cui tutto aveva avuto luogo, sotto le pressioni della professoressa Umbridge aveva dovuto a malincuore togliere dieci punti ad Olivia per i danni causati al Prefetto di Serpeverde e le aveva assegnato una punizione con lui il sabato sera. Olivia non si curò molto di quei punti persi, in quanto sapeva che li avrebbe recuperati nel giro di qualche lezione, ma trovava decisamente ingiusto sapere che a Pansy Parkinson, che aveva sfoderato la bacchetta per prima, non era stato sottratto nemmeno un punto.
Oltre a ciò, probabilmente Piton, notoriamente protettivo con tutti coloro che appartengono alla sua Casa, probabilmente avrebbe preso di mira Olivia ora.

“Comunque il lunedì che inizia con doppia ora di pozioni dovrebbe essere reso illegale, mi svilisce per tutta la settimana.”
Anthony Goldstein non eccelleva in Pozioni e il professor Piton gli era decisamente ostile, come con chiunque non appartenesse alla sua Casa del resto. Spesso chiedeva ad Olivia di copiare i suoi appunti o di poter ripassare insieme per riuscire a strappare qualche Accettabile, o alcune volte addirittura degli Oltre Ogni Previsione, e lui si ostinava a dare il merito dei suoi voti all’aiuto che la ragazza gli dava, cosa del tutto inspiegabile in quanto lei non prendeva appunti, mai.
 
Forse Hermione ha ragione. Peccato per lui, è un caro ragazzo, ma le relazioni interpersonali sono bandite, oltre che inutili.
 
Si sedettero al solito tavolo nell’aula di Pozioni, lezione che condividevano con i Serpeverde, cosa di cui Anthony si lamentava sempre poiché nonostante Olivia e Padma fossero davvero brave e preparate, non riuscivano mai ad ottenere nemmeno un punto dal professor Piton che era deciso ad assegnarne solamente ai suoi studenti.

“Silenzio!”
Severus Piton aleggiava nella buia aula di Pozioni come un pipistrello in una caverna. Il suo volto era una maschera di disgusto puro e la sua voce metteva i brividi alla maggior parte degli studenti. Tra i Serpeverde girava la voce per cui qualcuno una volta lo avesse visto sorridere, ma nessuno dava credito a quella diceria.
Piton teneva in mano una pila di pergamene e con un colpo di bacchetta le fece volare per l’aula, alla ricerca del proprietario del tema sulla pietra di luna.
“Il livello generale della prova è stato penoso. Se questo fosse stato l'esame, la maggior parte di voi sarebbe stata bocciata. Confido in uno sforzo molto maggiore nel prossimo tema sulle diverse varietà di antidoti ai veleni o dovrò cominciare a dare punizioni a quei somari che hanno preso una D.
Olivia guardò sull’angolo in alto a destra della pergamena a lei restituitale e notò con soddisfazione una grossa O+ (89/100) scarabocchiata con grafia spigolosa. Arricciò le labbra compiaciuta.

“Oggi ci sarà una piccola novità. Mi trovo costretto a seguire le indicazioni della direzione scolastica secondo cui noi insegnanti dobbiamo essere portatori di un messaggio di collaborazione e fraternizzazione tra studenti di diverse Case, nessuno escluso, purtroppo.”
La voce di Piton era strascicata, il tono pieno di noia e ribrezzo e le ultime parole erano state accompagnate da un’occhiata malevola in direzione di Anthony, che deglutì rumorosamente, e poi di Neville Paciock, che emise un suono flebile, pareva quello di un palloncino che si sgonfia.
Molti sguardi interrogativi esortarono il professore a chiarire le modalità di interazione tra studenti.
“Ritengo questa misura una perdita di tempo, ma sono costretto ad applicarla. Oggi dovrete preparare la Soluzione Corroborante in coppia. Le coppie…”
Piton fece un lieve cenno col mento verso una pergamena che apparve prontamente di fianco alla lavagna.
“Sono estratte a sorte, non modificabili e segnate su quella pergamena. Non tollererò nessun tipo di obiezione. Le istruzioni…”
Piton agitò velocemente la bacchetta verso la lavagna.
“Sono scritte alla lavagna. Troverete gli ingredienti nella dispensa. Il voto verrà assegnato alla coppia. Cominciate!”

A turni i ragazzi si avvicinarono alla pergamena indicata dall’insegnante, su cui erano state magicamente vergate in inchiostro verde tutte le coppie. Tutti erano stati abbinati in modo più o meno fortuito ad appartenenti alle altre Case e, nonostante il richiamo iniziale dell’insegnante, la classe si riempì subito di un borbottio diffuso su quanto fosse ingiusta la vita, “per di più nell’anno dei G.U.F.O.” come aveva specificato Lisa.
Anthony sbuffò contrito nel raggiungere Seamus Finnigan, il suo compagno di lavoro. Se aveva lottato duramente per mantenere la media in Pozioni appena più che sufficiente, poteva decisamente salutarla ora che era abbinato ad uno studente noto per far esplodere qualsiasi cosa avesse intorno. Padma fu più fortunata nell’aver come compagno Ernie MacMillan, che almeno era in grado di preparare autonomamente le pozioni di base, mentre a Lisa toccò quell’insopportabile bulletta di Pansy Parkinson.

Olivia si stava avvicinando alla pergamena, quando ricevette quella che doveva sembrare un’involontaria spallata dalla Parkinson, frutto di una svista. Il colpo le fece cadere di mano il libro di Pozioni con un tonfo sul pavimento dell’aula.

“Ops, che sbadata.”
Il tono mieloso e ingenuo di Pansy e il suo sorrisetto erano più falsi di un galeone verde. Olivia si era chinata per raccogliere il libro senza ribattere e Pansy non si lasciò sfuggire l’occasione, si abbassò a sua volta per simulare una specie di aiuto e mormorò velenosa.

“Tocca il mio ragazzo e sei morta, Robin.”
Olivia posò gli occhi sulla faccia da carlino della Serpeverde e lo sguardo interrogativo trovò subito risposta.

“Robin, ti serve tutta la giornata per raccogliere i libri o hai intenzione di venirmi ad aiutare con questa pozione?”
Draco Malfoy, Prefetto di Serpeverde, Purosangue con idee estremiste, figlio di un noto Mangiamorte, bullo, aveva parlato, con la sua solita voce strascicata e il tono annoiato.
 
**
 
 
“Siete sicuri di aver setacciato ovunque?”

Il Generale Renard era nervoso, al limite dell’isteria. Il suo celebre contegno solenne lo aveva abbandonato con una velocità allarmante.
Tre giovani ragazzi, al massimo venticinquenni, annuirono marziali. Indossavano una divisa nero lucido e avevano il volto coperto da un cappuccio ampio calato oltre la linea degli occhi. Il loro aspetto era letale e i loro modi spersonalizzati. Sembravano armi più che persone, meri strumenti di guerra dotati di intelligenza, ma senza la capacità di valutare le situazioni.
Arnaud Renard lanciò un grido furioso e calciò con violenza la sedia di fianco a lui, mandandola a gambe all’aria con un gran baccano.

“Imbecilli! Incompetenti! CRUCIO!”

Aveva puntato la bacchetta contro uno di loro, che iniziò a contorcersi sul pavimento con movenze sinistre, ricordava quasi una cimice capovolta sulla schiena, durante un attacco epilettico. Il corpo del ragazzo si accartocciava, tremava e si contraeva con un ritmo frenetico, la sola vista delle angolature innaturali che le due giunture assumevano fece rabbrividire i suoi due compagni. Il dolore era tangibile e talmente incontrollabile che all’Ankou sfuggì un grido lacerante, da far venire la pelle d’oca. Continuò a gridare per interminabili secondi, eccezion fatta per i brevi attimi che gli servivano per riprendere fiato e urlare di nuovo.

Arnaud ritrasse la bacchetta, lasciando il giovane soldato a terra. Era paonazzo, imperlato di sudore freddo e con evidenti difficoltà a respirare, ma tentando di scomporsi il meno possibile, si rimise sull’attenti di fianco ai suoi colleghi. Stringeva le labbra ritmicamente, uno spasmo dovuto allo shock appena vissuto, ma nessuno osò fiatare.

“Aprite bene le orecchie, maledetti scansafatiche! Deve pur essersi dimenticato qualcosa, un indizio, un file, qualsiasi cosa! Avete ventiquattr’ore per portarmi delle informazioni utili, o sarò costretto a punirvi ancora più duramente. E ORA, FUORI DI QUI!”
Il Generale Renard aveva il tono duro e inflessibile sporcato di rabbia, che gli induriva anche la linea della mascella e gli sgranava le narici. I tre ragazzi si dileguarono prontamente dall’ufficio del Generale d’Armata de la PB, lasciandolo solo. Arnaud trasse un lungo respiro che sapeva di stanchezza, si massaggiò velocemente le tempie e poi puntò la sua bacchetta verso la porta di ingresso al suo ufficio.

“Colloportus.”
 
Aprì il cassetto della sua scrivania e ne tirò fuori un piccolo specchio, con la cornice in argento intarsiato con un motivo di serpenti. Lo scrutò con l’aria di chi piuttosto si sarebbe trasfigurato la faccia in un maiale, ma si fece forza.

“Sebastian Nott.”
Un viso apparve nello specchio. Era un uomo di circa cinquant’anni, dalla calvizie incipiente e i capelli ormai sale e pepe. Aveva gli occhi vispi e lucidi, mentre le labbra erano talmente sottili da far sembrare la sua bocca una semplice linea storta circondata da una folta barbara grigiastra.

“Cugino, hai buone nuove?”
Il suo tono era trepidante, ma dopo una breve occhiata al suo interlocutore, capì che la situazione non era stata gestita come previsto.
“Mi dispiace Sebastian, entro ventiquattr’ore avrò qualcosa. Quel Boulevardier si è suicidato, sicuramente perché era diventato lui il Custode Segreto, ma non può aver portato la cosa nella tomba con sé… Sicuramente avrà lasciato il compito a qualcun altro, ne sono sicuro, sarebbe proprio da lui.”
Arnaud aveva la fronte umida di sudore freddo, ma si era sforzato di suonare fermo e fiducioso, totalmente in contrasto con la violenta sfuriata di cui era stato attore poco prima. Fissò lo sguardo in quello del parente, cercando si simulare più sicurezza di quella che in effetti riusciva a provare.
“Speriamo Arnaud, il Signore Oscuro non è famoso per la sua pazienza. Contattami appena sai qualcosa.”

Quando lo specchio tornò a riflettere il semplice viso del Generale Renard, quest’ultimo prese a massaggiarsi le tempie. Con un colpo di bacchetta evocò un bicchiere colmo di Pastis su cui si tuffò avidamente con le labbra. Il sapore dell'anice ebbe un effetto risvegliante sulla mente di Arnaud, che tornò in sé e riprese a ragionare lucidamente. Sicuramente Moreau e Boulevardier non erano arrivati a sacrificare le loro vite portandosi la loro ultima missione nella tomba, senza rivelare la cosa a nessuno, ma di chi si erano potuti fidare?
Nessuno dei due era noto per intrattenere nessun tipo di relazione, amichevole o meno, al di fuori di quella clandestina che li vedeva come protagonisti e questo era un problema. Renard doveva, doveva capire e poi riferire a Lord Voldemort come mai Christophe si era recato in un piccolo villaggio chiamato Little Hangleton, dove era stato successivamente catturato dai Mangiamorte, e quanti erano a conoscenza di questa informazione.
La sua vita sarebbe dipesa dall’esito delle prossime ventiquattr’ore.
 
Maledetto Guillaume Boulevardier, possa la tua anima bruciare per sempre all’inferno.
 
 **
 
“Polverizza questo artiglio di grifone intanto che spremo le salamandre.”

Draco Malfoy aveva già indossato i suoi guanti in pelle di drago e stava estraendo le salamandre dal barattolo che aveva preso dalla dispensa. Olivia aveva notato quanto fosse padrone della materia dai suoi gesti e dalla minuziosità con cui controllava ogni dettaglio, ispezionava metodicamente l’intensità della fiamma sotto al calderone e buttava ogni tanto occhiate furtive verso il suo operato.
 
Quindi i tuoi voti in Pozioni sono effettivamente guadagnati.
 
Lei afferrò il mortaio dove inserì un artiglio e con il pestello iniziò a triturarlo. Stava però faticando, dato che l’unghia era come ricoperta da un guscio rigido.
“Oddio, ci metterai una vita di questo passo, sei una mollacciona! Lo polverizzo io, solo se mi racconti questa storia secondo la quale tu sei devotamente innamorata di me e hai sfidato Pansy a duello per vincere il mio eterno amore.”
La Corvonero strabuzzò gli occhi e smise di pestare l’ingrediente, interrompendo così il ritmo cadenzato dei colpi.
 
Cosa? Maledetta oca bugiarda!
 
Malfoy aveva usato un tono divertito e la sua espressione era particolarmente compiaciuta, evidentemente era talmente tronfio e pieno di sé che questa assurdità doveva essergli sembrata plausibile.
Olivia sentì un familiare calore sulle guance e si maledisse. Ogni volta che si innervosiva particolarmente le gote le si imporporavano, ma lo sguardo di Malfoy lasciava intendere che stesse attribuendo quel rossore a tutt’altra ragione.

“No, sono perfettamente in grado di polverizzarle, tu pensa al sangue di salamandra, stai facendo un macello!”
Non era vero, non stava facendo un macello. Estrarre il sangue di salamandra era da sempre un’operazione particolarmente cruenta in quanto ne andava ovunque e Draco era riuscito, incredibilmente, a raccoglierne la maggior parte in una fialetta, disperdendo giusto qualche goccia, ma Olivia aveva ribattuto stizzita lo stesso. Mise più impegno nel pestare l’artiglio e finalmente riuscì a scalfire il guscio rigido. Serrò la presa sul pestello e iniziò a picchiare più forte, immaginando che il viso di Pansy Parkinson si trovasse sul fondo del mortaio. La tattica funzionò, perché nel giro di un paio di minuti il mortaio era pieno di una polvere finissima.
Malfoy avvicinò il viso per controllare con occhio critico il suo operato e, non ricevendo nessuna critica, nemmeno una lieve, Olivia intese di aver fatto un lavoro eccellente.

“Comunque lei mi ha scagliato contro una fattura, ma quella sciocca si è evidentemente dimenticata che esistono i Sortilegi Scudo.”
Olivia aveva parlato con tono noncurante mentre aggiungeva a pioggia la polvere di artigli di grifone alla pozione che Draco stava mescolando in moto orario.
“Un Sortilegio Scudo non verbale notevole, secchiona. Chi l’avrebbe mai detto che fossi talmente innamorata di me da dover conciare per le feste la mia ragazza?”
“Ti piacerebbe, Malfoy. E comunque quel pettegolezzo secondo cui abbiamo duellato per te… Non per sminuire il tuo ego, ma la Parkinson stava semplicemente facendo la stronza con la persona sbagliata.”

Erano perfettamente sincronizzati, Malfoy stava mescolando il calderone sei volte in senso orario e due in senso antiorario e Olivia aggiungeva gli ingredienti precedentemente pesati e sminuzzati nell’ordine corretto e nel momento opportuno, una macchina ben oliata che lavorava senza sosta.
“No Robin, ti prego, così mi spezzi il cuore.”
Olivia strinse le labbra per non ridere al tono tragicomico che Malfoy aveva usato.
“Ah, ne hai uno? Credevo ti mantenessi in vita per puro dispetto.”

Il botta e risposta era serrato, ma ciò non intaccò la preparazione della Soluzione Corroborante. Draco aveva, nel frattempo, passato il compito di mescolare la miscela ad Olivia, mentre lui misurava l’esatta quantità di essenza di Purvincolo da aggiungere al dodicesimo giro in senso antiorario.
Qualche banco più in là si sentì uno scoppio e un odore acre si sollevò dal calderone condiviso da Pansy Parkinson e Lisa Turpin, che avevano il viso lievemente annerito dallo scoppio e i capelli increspati dai densi vapori che si erano levati dalla pozione prima che esplodesse.
“Diamine Parkinson, ti ho detto che dovevi aggiungere solamente quattro gocce di essenza di Purvincolo, non tutta la fiala!”

Lisa Turpin aveva appena lanciato un Tergeo sui suoi occhiali sporchi di fuliggine e stava cercando di riparare al danno compiuto dalla Serpeverde, che stringeva la fiala ormai vuota come se la volesse strangolare. Lanciava continue occhiate a Malfoy e a Olivia, smaniosa di sentire cosa dicessero e decisamente contrariata nel constatare che non si stavano azzuffando.
Olivia lanciò uno sguardo incoraggiante alla sua compagna di casata. Si alzò dal suo banco, dirigendosi verso la dispensa degli studenti come per cercare un ingrediente e, quando fu abbastanza vicina alle due, bisbigliò pianissimo.

“Spegni il fuoco e non mescolare, l’essenza di Purvincolo ha il punto di fusione a ventidue gradi, quindi se la raffreddi abbastanza in fretta si dovrebbe solidificare e riaffiorare in superficie, poi puoi rimuoverla con una schiumarola. Quando riprendi, aumenta la fiamma in modo graduale, prenditi anche una decina di minuti, perché se no bruceresti tutta la miscela.”
Lisa le lanciò uno sguardo adorante, antitetico rispetto a quello che aleggiava sul volto della Parkinson.
Olivia afferrò un barattolo di ali di pipistrello e tornò al suo banco con nonchalance. Draco l’aveva osservata e le rivolse uno sguardo titubante.

“Sai che Pansy ti odia a morte e tu probabilmente le hai appena salvato il voto, vero?”
“Io ho salvato Lisa dall’incompetenza della tua ragazza, è diverso.”
Malfoy aveva le labbra arricciate in un sorrisetto divertito, nulla di troppo palese, ma ciò collimava con l’idea di Olivia che non fosse un tipo troppo espansivo o comunque facile da leggere.

“Robin, tu mi devi decisamente un favore.”
“E perché, di grazia?”
Olivia alzò lo sguardo al cielo prima di sporgersi verso il calderone consultando il libro di testo, per controllare che la pozione stesse assumendo la precisa sfumatura turchese descritta.
“Perché stasera Pansy, come ieri sera tra l’altro, mi farà venire due bolidi enormi con una scenata di gelosia di proporzioni epiche a causa tua. Direi che quella di ieri te la abbuono, ma quella di stasera finisce sul tuo conto.”
Olivia cedette ad una smorfia divertita che non riuscì a celare e vide la stessa espressione sul volto di Malfoy.
“Ah, non ci provare. Tu te la fai con mezza scuola e la colpa delle sue scenate di gelosia la appioppi a me? Scordatelo.”
“Sei parecchio informata sulla mia vita amorosa… Un po’ gelosa anche?”

Olivia scoccò uno sguardo a metà tra l’esasperato e l’omicida al Serpeverde e stava per ribattere in tono acido, ma fu interrotta dalla voce del professor Piton.
“Ormai le vostre Soluzioni Corroboranti dovrebbero essere terminate. Riempite un flacone da mezzo litro e consegnatelo alla cattedra, dopo averlo contrassegnato con i vostri nomi. Come dovreste già sapere se siete in possesso di un intelletto medio, a questo punto la soluzione va lasciata fermentare, proseguirete con il completamento della stessa la prossima lezione. Potete andare.”

L’aula nei sotterranei fu subito animata dal grattare confuso di parecchie sedie contro il pavimento e dall’allegro ciarlare degli studenti che abbandonavano la classe. Anthony Goldstein raggiunse Olivia velocemente e iniziò ad interrogarla con un po' troppo interesse sulla collaborazione con il Serpeverde durante la lezione di Pozioni.
   
 
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