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Autore: la luna nera    24/04/2020    3 recensioni
La Duke of Kent Music Academy è una delle più prestigiose scuole di musica dell'intero Regno Unito. Per Charlotte e Sophie, selezionate per un semestre di studi, è un'occasione unica e partono assieme all'insegnante per questa avventura. Ma l'Accademia non è solo musica e melodia, è anche un luogo in cui esistono storie inghiottite dallo scorrere del tempo.
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Signorina, faccia attenzione al ritmo per cortesia.”  Il professor Beckett richiamò l’allieva per la quarta volta.
Sophie era distratta, faticava a concentrarsi e commetteva errori da principiante. “Scusate, scusate davvero ma proprio non riesco a seguire la lezione.”
Tracy iniziava a mostrare segni di insofferenza e sbuffava ripetutamente per non essere riuscita a terminare neanche un brano. “Senti, se oggi non hai voglia, fatti da parte e lasciaci lavorare come si deve. Io sono venuta qui per diventare una violinista di fama mondiale e non mi posso permettere di perdere tempo!”
“Hai ragione, scusa.” Abbassò mestamente la testa. “Forse è meglio che sospenda qui per oggi.”
“Saggia decisione!”
“Se non si sente bene, signorina Jackson, torni pure nella sua stanza. Si ricordi di esercitarsi per non rimanere indietro quando si sarà rimessa.” L’insegnante permise a Sophie di ritirarsi.
“Grazie.” Si alzò, tenendo sempre lo sguardo rivolto verso il basso, ripose il violino nella custodia, prese il tablet ed uscì dalla sala prove senza fare rumore. Chiuse la porta e sentì due grosse lacrime rigarle il volto.
Erano passati tre giorni dall’aggressione subita da O’Connor, aggressione che aveva sollevato molte chiacchiere per l’assenza di un colpevole in carne ed ossa. Sophie faticava a riposare, non aveva ancora recuperato la tranquillità necessaria per continuare gli studi con la concentrazione necessaria, appariva assente e procedeva a passi lenti ed incerti verso l’ala delle camerate.
Entrò nella sua stanza, Charlotte non c’era, poggiò il tablet sul comodino, si gettò sul letto e scoppiò in lacrime.
Dopo poco, il segnale acustico la avvisò dell’arrivo di un messaggio sul cellulare. Si asciugò una lacrima, lesse il nome del mittente, poi il messaggio e un’altra lacrima le scivolò lungo il viso.
Ma questa volta era una lacrima di gioia.
 
 
 
 


Quando Charlotte rientrò in camera dopo le cinque del pomeriggio, sentì scorrere l’acqua in bagno e capì subito che l’amica non aveva partecipato alle consuete lezioni pomeridiane. Sapeva del suo malessere, si era confidata con lei ed era stata ben felice di ascoltarla, farle gettare fuori tutte le angosce che si teneva dentro, specialmente dopo aver assistito all’aggressione del prof in prima persona. Sophie era rimasta molto turbata, era particolarmente legata all’insegnante e fra di loro era nata una fortissima empatia musicale e quando furono selezionate per frequentare la Duke of Kent lui si era proposto immediatamente per accompagnarle, approfittando dell’occasione per aggiungere il prestigioso nome dell’accademia al suo curriculum di insegnante.
“Ehi, Charlie, non ti avevo sentita rientrare.”  Aveva ancora i capelli bagnati.
“Ho il passo felpato.” Posò il cellulare. “Come stai?”
L’altra fece spallucce. “Così….”
“Dai, sono certa che presto scopriremo altre cose e sapremo difenderci, se mai ce ne fosse di nuovo bisogno. Fortunatamente non è accaduto più nulla di simile, temo che qualcuno possa spaventarsi a tal punto da lasciare l’accademia e allora addio concertone finale.”
“Di’ la verità.” Si sedette accanto a lei. “Tu saresti capace di dirlo ad Iris per farla fuggire a gambe levate ed avere Gary tutto per te!”
“Eh?! Ma che ti salta in mente?!” Avvampò all’istante.
“Ti conosco troppo bene, carina, non sei brava a mentire. E poi da chi mai potranno venire tutti quei messaggi?” Indicò il cellulare dell’amica che segnalava le notifiche con grande frequenza.
“Oh beh…” Charlotte controllò ed effettivamente il mittente era Gary. “Da quando non suoniamo più insieme principalmente  ci sentiamo così. Tutte le volte che termina le lezioni mi fa il resoconto delle performances della sua adorabile partner musicale.”
“Dai, siete fatti l’uno per l’altro, l’hanno capito anche i muri!” Prese le mani dell’amica fra le sue. “Gary è un bravo ragazzo a dispetto delle sua fama e se stare con lui ti fa sentire bene, vai amica mia, vai e non ti fermare.”
Abbracciò forte l’amica. “Spero un giorno tu possa trovare una persona che ti faccia sorridere come meriti.”
Notò un velo di tristezza nei suoi occhi. Nonostante la grande amicizia esistente fra le due,  a volte Charlotte aveva la sensazione che Sophie si teneva molte cose dentro, che non si volesse aprire neanche con lei e preferisse tenere dentro di sé crucci e preoccupazioni. A volte la spronava a lasciarsi andare, ad essere meno riflessiva e più impulsiva, ad essere meno rigida e seguire maggiormente le emozioni, ma lei rispondeva con quel sorriso angelico di apparente serenità, di chi sa già cosa vuole dalla vita ed è pronta ad affrontare l’età adulta, lasciandosi alle spalle infanzia e adolescenza. Sophie era sempre stata più matura di lei, più riservata ed introversa, difficilmente si confidava e se lo faceva, non vuotava completamente il sacco. Almeno questa era la sensazione di Charlotte.
 
 

 
Dopo il pasto serale Charlotte scelse di rilassarsi poltrendo sul letto assieme alla musica da lei scelta per quel tipo di momenti, con indosso il suo pigiama preferito ed accese una piccola candela profumata che si era portata da casa. Poteva  godersi in totale solitudine il momento di relax  perché Sophie aveva preferito fare due passi nel parco, godendo della piacevole serata. Scorreva i titoli delle musiche nella playlist, erano tutte piacevoli e faticava a scegliere quella da cui iniziare. Poi fra i titoli apparve Moon River e non era una di quelle scaricate dal web, era proprio quella suonata da lei e da Gary quando ancora non avevano piazzato Iris al suo posto. Premere play fu automatico e tentò di svuotare la mente dai pensieri pesanti e riempirla di sensazioni positive come solo quella melodia riusciva a fare.
Moon River = Gary.
Chissà cosa stava facendo in quel momento? Magari poteva chiamarlo o quanto meno scrivergli un messaggio, anche solo con la scusa di chiedere se c’erano novità sulle indagini paranormali….
“Ma sì, dai!”  Si autoconvinse ed aprì Whatsapp. Digitò un semplice Ciao!  Ed inviò il messaggio. In una frazione di secondo vide Gary on line che già aveva visualizzato. E la sua risposta non tardò.
Ciao!
Disturbo?
Mhm…. Dipende.
Da cosa?
Da quello che mi devi dire.
E se non ti dico nulla?
Allora me ne vado.
Hai trovato da far bene? Ethan ti ha procurato un appuntamento?
Non ho certo bisogno di lui per queste cose.
Sì, come no! E tu speri che ci creda?
Libera di non farlo.
Volevo solo chiederti se ci sono novità su Mathilde o l’altro spirito.
No, sia Ethan che Oliver non hanno scoperto altro.
E del prof? Si sa niente?
Pensavo ne sapessi qualcosa tu.
Tutto tace.
E Sophie?
Non c’è, mi ha detto di voler fare una passeggiata in giardino.
Curioso…. Anche Ethan mi ha detto la stessa cosa.
Non ci credo!!
Quelli se la intendono di nascosto, te lo dico io.
Sophie me l’avrebbe detto…..forse. Però continuo a credere che fra di loro non può funzionare.
Mai dire mai!  Ethan è un vecchio volpone, pur di ottenere le attenzioni di una ragazza si inventa di tutto.
Può essere, ma non credere, Soph è un osso duro! Ma dimmi un po’, tu cosa saresti disposto a fare per farti notare da una ragazza?
Io? Assolutamente nulla! Sono già impegnato.
Ah, non lo sapevo.
Dispiaciuta?
No. Solidale.
??
Solidale con quella povera disgraziata che ti deve sopportare.
Sempre dolce e garbata.
Lo prendo come un complimento.
Domani che programmi hai?
Mattinata del cavolo a seguito della quale passerò tutto il pomeriggio a letto per recuperare le forze.
Wow, niente male. Ti suggerisco di andare a dormire allora, le bambine come te non dovrebbero essere ancora sveglie a quest’ora.
Altrettanto. Dunque buonanotte e stai attento a non fare la pipì a letto.
Sì mamma. Buonanotte.
 
 

Chiuse la chat. Posò il telefono sul comodino, si stropicciò gli occhi e andò in bagno per sciacquarsi la faccia. Si guardò allo specchio: possibile che Gary avesse una fidanzata di cui non aveva mai fatto parola con nessuno? Lei oramai era entrata in un vicolo cieco e la sua immagine riflessa ne era l’ennesima conferma. Guardandosi osservava i segni inequivocabili dell’irrecuperabile perdita della testa: si era presa una cotta stratosferica per Gary e la sensazione piacevole e fastidiosa all’altezza dello stomaco ne era la conferma. Ma quel sono già impegnato fungeva da insetticida e stava annientando una dopo l’altra le farfalle che fino a poco prima le svolazzavano in ogni parte del corpo.
Sophie rientrò in stanza pochi istanti dopo. Aveva il volto molto più disteso e rilassato. “Ehi tesoro, pensavo fossi già a letto, come mai ancora in piedi?” Si avvicinò notando una luce strana nei suoi occhi.
“Oh, mi è passato il sonno, tutto qui.” Rispose con un filo di voce.
“Questo l’avevo intuito, ma…. Cosa c’è che non va?”  La invitò a sedersi accanto a lei sul letto. “Charlotte, siamo amiche da una vita, vuota il sacco.”
 “Beh…” Sospirò profondamente.  “Si tratta di Gary.”
“Ma guarda un po’.”
“Abbiamo chattato fino a qualche minuto fa.”
“Bene, no?”
“A dire il vero… insomma… ha fatto un discorso strano.”
“Del tipo?”
“Tu sai se ha una ragazza?”
“Chi? Gary?!” Scoppiò a ridere come raramente faceva. “No, è impossibile!”
“Eppure mi ha detto di essere già impegnato.” Le mostrò la chat.
“Sei sicura che si riferiva a una ragazza? No, perché ho seri dubbi, credimi. Lui ha fiato solo e soltanto per la musica.”
“Che se la intenda con Iris di nascosto?”
“Non ci credo neanche se lo vedessi coi miei occhi. Fantascienza pura, fidati, è single. Ed ho i miei informatori di fiducia.”
 “Te l’ha detto Ethan?”
“Sì.” Le spettinò i capelli. “Se devo dirla tutta so che parla fin troppo di te per cui puoi stare tranquilla. E poi mi ha detto che da qualche giorno sta sempre attaccato al suo portatile a studiare un brano di cui non ha voluto dire niente. Fa molto il misterioso.”
“Starà studiando qualche arrangiamento che gli hanno affidato gli insegnanti.”
“Non ne ho idea, ma Ethan mi ha garantito che non c’è nessuna ragazza di cui parla così tanto quanto di te.”
“Vorrei crederti davvero.”  L’abbracciò forte. “E di Ethan che mi dici?”
“Che c’entra Ethan?”
“Ti fa il filo, non lo puoi negare. Eh?  Passate molto tempo insieme, ti spiffera tutto di Gary, siete in confidenza….. Avanti, spara, non puoi tenere all’oscuro la tua migliore amica.” La punzecchiava scherzosamente tentando di scoprire cosa bolliva in pentola.
“Mi sta un po’ troppo intorno ma non farti film mentali, non è il mio tipo e per quanto sia carino con me fa un buco nell’acqua.”
“Sicura?”
“Al mille per mille.” Scoppiarono a ridere in una ritrovata atmosfera di serenità.
“Sono davvero felice di vederti così, stai molto meglio, amica mia. Dopo quella brutta esperienza con il prof e il tuo spasimante mi hai fatto preoccupare tantissimo.”
Il suo viso si abbuiò. “E’ stato orribile, credimi. Ora tutto sembra calmo e il professore è di nuovo in accademia, ma deve stare ancora a riposo.”
“Oh, non sapevo fosse tornato.”
“Ehm, sì, credo sia tornato nel primo pomeriggio a quanto mi hanno detto.” Fece una breve pausa. “Comunque dobbiamo riprendere le indagini, capire se quello che lo ha attaccato è uno spirito violento , ma soprattutto di chi si stratta, cosa vuole e perché lo ha fatto.”
“Dev’essere stato spaventoso.” Si fece pensierosa. “Comunque cerchiamo di riposare un po’, si è fatto tardi. Ho visto il programma delle prove di domani mattina e dovremo essere ben sveglie.”
“Giusta osservazione. Buonanotte.”
Spensero le luci e si lasciarono vincere dal sonno.
 
 
 


 
La mattina successiva, come previsto, si rivelò davvero massacrante per tutti. Il programma iniziava alle 8:30 con due ore ininterrotte di prove tutti assieme nell’aula magna con alcuni dei brani da eseguire al grande evento previsto a fine semestre, fra cui Nothing Else Matter e The Wall ai quali erano stati aggiunte le colonne sonore di Pirati dei Caraibi e alcune delle musiche più belle ed immortali del maestro italiano Ennio Morricone. Per quanto tutti fossero giovani musicisti provetti, due ore ininterrotte di prove erano piuttosto pesanti da sopportare e con la Stanford perennemente in giro l’ansia aumentava passo dopo passo. Teneva sempre d’occhio Ethan e Sophie, ma osservava con maggior attenzione anche Charlotte ed Emily, come se ci fosse qualcosa di diverso in loro rispetto ad alcuni giorni prima.
“Bene, signori, molto bene.” Il direttore attese il termine dell’ultima esecuzione per complimentarsi con gli studenti. “ Sarò breve: alla luce degli incresciosi fatti occorsi di recente, sono costretto a limitare ulteriormente la vostra presenza nell’edificio principale, fatta eccezione per le ore di lezione e qualunque altro giustificato motivo. E’ puramente una misura per tutelare la vostra incolumità, ciò che è accaduto al professor O’Connor ha lasciato tutti senza parole e vogliamo che episodi del genere non si ripetano mai più. Sappiamo chi è il colpevole e sono in corso delle indagini molto particolari che non devono essere intralciate in alcun modo. Prima di lasciarvi andare per i vostri corsi individuali, vi annuncio che sabato sera siamo stati invitati a partecipare ad un festival musicale al Mayflower Theatre. Lo spettacolo inizierà alle 21:00, ma noi ci recheremo in città già nel primo pomeriggio per allestire tutto quanto, fare qualche prova e magari possiamo anche concedervi mezz’ora di libera uscita.”
Quest’ultima notizia fu accolta con favore da tutti i ragazzi, in particolare da Oliver perché essendo di Southampton poteva trascorrere un po’ di tempo con Brenda, la sua ragazza, ma soprattutto perché vicino al teatro c’era la biblioteca cittadina con annesso archivio storico. “Appena possibile dobbiamo parlare tutti quanti assieme, mi è appena venuta in mente una cosa per portare avanti le nostre indagini.”  Sussurrò ad Emily che acconsentì con il semplice movimento della testa.
“Bene signori, potete raggiungere le sale per le prove individuali. Controllate nei vostri tablet perché vi sono state delle modifiche a seguito dell’assenza del professor O’Connor. Buon proseguimento.”
Si alzarono tutti in modo relativamente silenzioso ed ordinato. Oliver, com’era suo solito fare, passò in rassegna tutti gli amici fissandoli con lo sguardo tipico di chi ha urgente bisogno di parlare e rivelare cose interessanti o utili.
 
 



 
 
 
 
Charlotte chiuse la porta della sua camera, era stanchissima e desiderava solo rilassarsi con una doccia bella calda e sprofondare nel dolce far niente per l’intero pomeriggio. Posò il tablet sul comodino, quando erano stati annunciati cambiamenti per le prove in piccoli gruppi aveva sperato di tornare a far coppia con Gary, ma così non era stato. Emily invece era stata affiancata a Jason, quello che in molti chiamavano il mezzo vampiro con il violoncello nero, Sophie continuava a far coppia con Tracy ed entrambe erano sempre seguite dal professor Beckett, Ethan doveva sorbirsi  gli irrecuperabili innamorati,  Oliver era stato assegnato al gruppo in cui stavano Steve, Annette e Camilla ed i loro oboe e clarinetti, mentre Gary ancora duettava con Iris. E Charlotte irrimediabilmente gelosa marcia doveva continuare l’esperienza con Elise, l’arpista-grande-artista. Inutile descrivere la sua delusione, ma ben poco poteva fare. Entrò in bagno, aprì il rubinetto della doccia e si lasciò coccolare dall’acqua calda e dal suo gorgoglio.
 


 
Erano quasi le cinque  del pomeriggio e Charlotte si era assopita sulla poltrona in fondo al suo letto. Sophie non era ancora rientrata in stanza. Lo squillo del telefono la svegliò  e dovette impiegare qualche secondo per realizzare chi o che cosa avesse osato disturbare il suo sonno rigenerante. Prese l’apparecchio fra le mani e lesse il nome di Gary sul display.
“Ahum… pronto…”
“Hai il sonno pesantuccio.”
“No, affatto. Cosa ti fa pensare che stessi dormendo?”
“Il fatto che di solito entro tre squilli rispondi e poi che la tua voce non mi sembra troppo sveglia.”
“Spiritoso.” Sbadigliò di nuovo piuttosto sonoramente. “Allora?”
“Ho bisogno di te nell’aula magna. Adesso.”
“Che… che cosa? Nell’aula magna? Ma è proibita! Che hai combinato?”
“Tu raggiungimi prima possibile e bada bene che nessuno ti veda, ok?”
“Ok… dammi cinque minuti e sono da te.”
“Bene, ti aspetto lì.”
 
Si diresse in bagno per  sciacquarsi la faccia, sistemò rapidamente i capelli, mise le scarpe ed uscì continuando a chiedersi cosa mai poteva essere accaduto di così grosso da chiamarla nell’aula magna con tanta urgenza.
Che accidenti avrà combinato? 
Questa domanda risuonava continuamente nella sua testa, l’unica certezza era che si trattava di qualcosa di scottante perché Gary non avrebbe mai infranto le regole dell’accademia per una stupidaggine. Mancavano pochi metri dall’aula, dei professori non c’era ombra, c’erano solo alcuni studenti che si stavano dirigendo verso le sale più piccole per le lezioni individuali. L’insonorizzazione era eccezionale, nonostante stessero suonando, per quel corridoio non si sentiva il minimo rumore. Giunse a destinazione, diede un’ultima occhiata a destra e a sinistra, non c’era nessuno per cui entrò senza essere vista e in totale silenzio. L’aula sembrava deserta, era buia. Che fosse uno scherzo?
“Gary, sono qui. Dove sei?”
Come risposta vide accendere una piccola luce presso il pianoforte e due secondi dopo l’aria si riempì di quel giro armonico inconfondibile: MI-  DO  SOL  RE  altrimenti detto introduzione di All of me di John Legend, quella canzone che ascoltava fino allo sfinimento nei suoi momenti di romanticismo acuto e che era una delle sue preferite nonostante amasse il rock più o meno duro. Gary gliela stava cantando, la stava cantando solo per lei, tutta per lei, esclusivamente per lei. Non se l’aspettava, tutto poteva immaginare tranne quello che stava accadendo, il battito del suo cuore subì un’impennata pericolosa, lo stomaco andò letteralmente sottosopra a causa del violento sfarfallio esploso in un istante, le gambe tremavano, la salivazione era pari a zero e i neuroni iniziavano a dare i numeri, l’unico senso funzionante era l’udito perché  niente al mondo le avrebbe impedito di ascoltare cotanta meraviglia. Con grande fatica mosse qualche piccolo passo verso di lui che teneva la testa fissa sulla tastiera del pianoforte, evidentemente temeva di bloccarsi o lasciarsi sopraffare dall’emozione se l’avesse guardata in faccia. E non voleva sbagliare nulla, aveva preparato tutto sin nei minimi particolari, non ammetteva sbavature in musica, lui che nel settore era un perfezionista ed era sempre stato abituato a pretendere il massimo da se stesso.
 
‘Cause all of me loves all of you
Loves you curves and all your edges
All you perfect imperfections.
Give you all to me, I’ll give my all to you,
you’re my end and my beginning
even when I lose I’m winning
‘Cause I give you all of me
And you give me you all of you
I give you all of me and you give me all of you.
 
Terminò di cantare, si sentiva enormemente sollevato perché era andato tutto come desiderava e quella era stata per lui la performance più difficile da quando aveva iniziato a tenere concerti. Si alzò in piedi voltandosi verso di lei che aveva la faccia sognante all’ennesima potenza. Charlotte biascicò qualcosa, ma lui la bloccò.
“Aspetta, ti prego, non dire nulla che se mi fermo non parlo più.”  Deglutì e prese coraggio. “Questa è per te. Avrei voluto fare qualcosa di più bello ma l’unica cosa che so fare bene è suonare….e l’ho fatto per te, scegliendo una delle tue canzoni preferite.”  Quasi si maledisse per il discorso che aveva fatto, l’emozione un po’ lo aveva tradito.
Charlotte faticava a realizzare di essere sveglia e che quello che stava vivendo non era frutto della sua immaginazione ma la pura e meravigliosa realtà. Ecco perché l’altro giorno Gary aveva sbirciato nel file delle canzoni romantiche fingendo di averlo selezionato per errore, ecco cosa stava architettando al computer, ma ancora di più lui aveva trasgredito le regole dell’accademia e lo aveva fatto per lei. “Io…. Non so che dire, credimi…. Mi hai spiazzato.”
“Dimmi solo se ti è piaciut….”
Non lo fece finire di parlare, gli si buttò con le braccia al collo con un tale slancio da farlo cadere prima sullo sgabello del pianoforte e poi a terra, ovviamente abbracciato a lei.
“Devo prenderlo per un sì mi è piaciuto oppure per mi ha fatto talmente schifo che ti spacco la testa sul pavimento?”
“La seconda, mi sembra chiaro!”
“Vorrei ben dire, mi hai fatto male sul serio!”
“Scusa….. Comunque è colpa tua! Mi hai fatta emozionare troppo e sono esplosa.” Vide Gary scoppiare a ridere mentre piano piano si rimetteva in piedi aiutandola a rialzarsi. “C’è una cosa che non ho capito….perché mi hai fatto questa cosa meravigliosa se hai una ragazza?”
“Io ho una ragazza? Chi ti ha detto questa stronzata? E’ stato Ethan?”
“No, me l’hai detto tu ieri sera in chat. Hai scritto di essere impegnato.”
Ripensò per qualche istante a quel dettaglio che gli era sfuggito. “Ah, ora ricordo! Ma che avevi capito? Che ero impegnato in quel senso? No, guarda…. Intendevo con la musica!” Non voleva ferirla ridendo, ma non riuscì a trattenersi.
“Stronzo.” Gli diede un piccolo pugno nello stomaco. “Per colpa tua ho passato una notte da schifo.”
“Beh, allora devo assolutamente farmi perdonare.”  Le scostò una ciocca di capelli dal viso, sistemandogliela dietro l’orecchio, poi le accarezzò i capelli e l’attirò a sé.
“E come?” 
“Potrei….vediamo un po’…. Potrei dedicarti un’altra canzone oppure potrei darti un bacio.”
“Mhm, scelta difficile” Prese tempo per tenerlo sulle spine. “Considerando che una canzone me l’hai già dedi….” Non terminò la frase, le labbra di Gary si erano già posate sulle sue. Ed erano la cosa più desiderabile del mondo.
Gary stava impazzendo, da quando era arrivato in quell’accademia ed aveva conosciuto lei sembrava un’altra persona. Se prima aveva mille timori, mille paure di commettere errori che potessero nuocere alla reputazione della sua famiglia, ora stava cambiando tutto. Si stava pian piano liberando di quella gabbia che gli impediva di seguire la voce del suo cuore, quella voce che aumentava di intensità e potenza giorno dopo giorno ed era arrivata ad un tale livello che aveva infranto regole su regole aprendo il suo cuore a quella ragazza che lo aveva conquistato con la sua spontaneità.
Ma qualcosa interruppe il loro momento: il coperchio della tastiera del pianoforte si chiuse all’improvviso facendoli sobbalzare e indietreggiare spaventati. Poi lo strumento emise alcuni suoni, come se una mano invisibile stesse muovendo i martelletti facendoli battere sulle corde e come se non bastasse due delle luci in alto si accesero.
“C’è uno spirito qui, porca puttana…” Gary iniziava ad avere paura sul serio, ripensava all’aggressione al prof e non aveva affatto voglia di emularlo. “Andiamo via.” Prese Charlotte per la mano, afferrò il cellulare e si diressero assieme verso la porta. Man mano che si avvicinavano, le luci si accendevano esattamente seguendo il loro percorso, sembrava che quello spirito volesse indicar loro la strada da seguire ma invece di guidarli verso la porta, quelle luci parevano indicare la parete accanto dove una pesante tenda blu nascondeva alcune stanzette di servizio. I due ragazzi non capivano ed erano in prossimità dell’uscita oramai quando in una frazione di secondo realizzarono che la porta si stava aprendo e qualcuno stava per entrare.









 
 
 
 
 
Buon pomeriggio!
Chiedo scusa per l’attesa, questo capitolo è stato un parto gemellare, nel senso che l’ho riscritto almeno tre volte e spero di aver tirato fuori qualcosa di decente. Di paranormale non c’è tantissimo, quello che accade è piuttosto “terreno” ed è il buon Gary che fa una sorpresa coi fiocchi a Charlotte. Risultato: i due si scoprono innamorati l’uno dell’altro. Ma qualcosa sul finale interrompe il loro momento: chi o che cosa starà succedendo?
 
Grazie di tutto cuore a voi stupendi recensori, spero di non avervi deluso e di non deludervi in futuro.
 
Un abbraccio
La Luna Nera

 
  
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