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Autore: Malene Moss    24/04/2020    0 recensioni
Il destino mescola le carte, ma è l'uomo che gioca la partita. Con questa storia rimescolerò le carte del destino della mia amata old generation, la storia è ambientata dopo una guerra magica la prima e l'ultima, dove la luce riesce però a vincere le tenebre. Ma a quale costo? Vedremo come sarà l'ultimo anno dei Malandrini e delle Grifondoro del loro anno, passioni proibite e il cammino di questi giovani per cercare di vincere le tenebre lasciate dalla guerra. Godetevi la lettura...
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Dal testo:
"Potter devi dirmi che cosa hai in bocca"
"La lingua"
"Quella l'hai anche troppo lunga, poi?"
"Sai quante cosa potrei fare con questa lingua, Evans?"
"Stai svicolando, cosa hai in bocca"
"Prima mi dai un bacio e io ti dirò che ho in bocca"
E fu così che Lily Evans e James Potter condivisero il loro primo bacio, con un retrogusto di alga branchia.
(storia anche pubblicata sul mio profilo Wattpad "LeneMoss")
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, I Malandrini, Lily Evans, Marlene McKinnon, Mary MacDonald | Coppie: Sirius Black/Marlene McKinnon
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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FRATELLI DI VICOLO

James aveva dimenticato come si respirava, la nozione elementare che è improntata nel cervello di qualsiasi essere umano che non giaccia in una tomba era la cosa più difficile che lui in quel momento potesse fare. 
Maledì sé stesso, Merlino, Morgana, Agrippa e lui solo sa quante altre divinità, ma soprattutto maledì con odio e disprezzo il fautore primordiale del suo immediato dimenticarsi l'azione di respirare, Regulus Black.

Lui che in quel giorno che già vedeva tutti sconvolti, persi e impegnati a non morire per mano di un avversario, aveva fatto la cosa più abominevole che James avesse visto in vita sua, ferire quasi mortalmente Marlene Mckinnon, la sua Lene, la sua migliore amica. 
Ma il vero problema non era come questo avesse lascito il segno nell'anima del corvino, ma di come aveva straziato quella del suo migliore amico, non che fratello del Mangiamorte in questione, Sirius Black.

Fino a quel momento seppur a tutti dicesse che aveva ufficialmente chiuso con la feccia che era la nobile casa dei Black, James sapeva in cuor suo che il suo migliore amico continuava a vedere nella figura di Regulus un appiglio per non stravolgere completamente la sua vita, già di suo sconvolta abbastanza, vedeva in lui una luce in quel lago torbo e nero che era la sua ex famiglia e quando si era ritrovato in faccia la realtà crudele cioè che il suo fratellino era diventato un altro stronzo fissato col sangue puro e con Voldemort, che brindava al motto della sua nobile casata "Toujours Pur" essa lo aveva messo in ginocchio con una semplice parola scandita e pronunciata dal piccolo di casa Black

"Avada kedavra" 
l'anatema che uccide la persona a cui la scagli e con lei tutti i suoi sogni, le sue speranze e le sue possibilità future, i suoi amori, le sue emozioni, trasformandolo nell'ennesimo corpo sotterrato nel cimitero di Godric's Hollow.

Le carte del destino di Marlene furono rimescolate da James Potter che con uno scatto d'adrenalina e rabbia aveva scagliato uno "stupeficum" così potente da spezzare la bacchetta di Black e far morire con lei il destino che il suo proprietario aveva destinato alla dolce Grifondoro.

Dopo quello che successe fu storia e leggenda, cose da cataste di libri diceva Frank Paciock, dopo che ebbero visto di essere in netta minoranza, tutti i Mangiamorte abbandonarono il loro signore in preda al panico, fuggirono da codardi come era loro solito fare, o almeno quei pochi rimasti vivi o non catturati dagli Auror, così che i loro avversari puntarono la bacchetta contro l'oscuro signore e scagliarono contro di lui tutta la rabbia, la brama di riscatto e la voglia di vivere che avevano in corpo, mille incantesimi dilaniarono il corpo o ciò che era Voldemort e fu così potente, il mix di incantesimi, che anche il mago più potente di quei tempi si sbriciolò come un vaso di porcellana in migliaia di piccoli cocci, con la sua morte però aveva lasciato Hogwarts, il campo di battaglia, quasi interamente distrutta, un po' come se facesse da rappresentazione ai sentimenti che ogni persona superstite stava provando dopo quell'irrefrenabile felicità momentanea, per riuscire a staccare dal dolore e riuscire a non pensarci c'era chi si era data alla ludica arte del sesso, come Marlene Mckinnon, chi aveva cominciato a fumare, Lily Evans, chi si teneva più occupato possibile in qualsiasi tipo di attività, James Potter, e chi invece si era abbandonato nelle calde e rassicuranti braccia dell'alcol e questo era il povero Sirius. 
Solo James, o almeno questo era quello che pensava, era a conoscenza di questa cosa, aveva tentato qualunque cosa pur di non lasciar trapelare la notizia, lo aveva coperto con i suoi genitori ,che ormai tenevano a Sirius come un figlio, da tutti i casini che combinava quando in preda all'alcol come se fosse stato posseduto da una maledizione imperius correva per casa inseguito da James che si era ormai abituato ad avere in casa invece che un ragazzo di 17 anni un bambino che ha appena imparato a camminare. 
Malediceva in quel momento 6 anni di sbronze che erano ricadute sulle spalle del povero Lunastorta, come aveva potuto sopportare senza ricorrere ad un prematuro suicidio tutti i soprusi che in quel momento James stava subendo, ma era tutto andato alla perfezione il piano di insabbiamento fino a quel giorno dove era arrivata la goccia che fece straboccare il calderone...

flashback

James stava godendosi appieno uno dei pochi momenti di pace che Merlino aveva fatto in modo di riservargli facendo cadere in un apparente sonno profondo, l'alter ego straboccante e comandato dall'alcol del suo migliore amico. Non avrebbe retto a lungo un'altra notte insonne e soprattutto scandita da Sirius che lo scambiava per Regulus Black e che lo picchiava e lo offendeva fino a fargli perdere i sensi, sentiva il serbatoio della sua pazienza, seppur si fosse dimostrato in quel periodo un'incessante risorsa, avvisarlo di essere agli sgoccioli.

Guardò il suo migliore amico steso elegantemente sul letto rosso carminio della camera che i due condividevano, non che ce ne fosse bisogno, c'erano si e no almeno altre 30 stanze al maniero Potter, ma i due avevano deciso di comune accordo di non voler dormire in stanze separate, il viso era ora tranquillo, ma imperlato di sudore che grondava a gocce solcando i bei lineamenti che lo contraddistinguevano e che erano un marchio della famiglia Black, i capelli neri con riflessi castano scuro cadevano morbidi anche se un po' bagnati all'attaccatura sul cuscino in cui erano stati ricamati gli stemmi Grifondoro da uno dei molti elfi domestici che popolavano la villa, gli occhi color del ghiaccio non si vedevano perché nascosti dalle palpebre che finivano in ciglia non molto folte, la mascella delicata e lievemente squadrata era sovrastata da un sorriso che non accampava da molto tempo il viso del giovane Black, e dal naso dritto scendeva un rigolo di sangue reduce della lotta con James, la figura alta e slanciata di Sirius era ripiegata in posizione fetale e questo fece sorridere il suo migliore amico, solo per un istante poi lasciò spazio ad espressione di puro terrore e il sudore che si era placato aveva ripreso a scendere sul volto del Cacciatore, Sirius era agonizzante sul letto, aveva sicuramente ingoiato qualcosa si disse James, gli occhi se prima erano chiusi ora erano leggermente aperti ma si intravedeva solo la sclera, come se li avesse rigirati.

James si tuffò in preda al panico sul corpo inerme del suo migliore amico e tentò di scuoterlo e applicò tutte le procedure che aveva visto fare a sua madre a lavoro al San Mungo, ma nulla di questo bastò, Sirius esalò l'ultimo respiro, cosa avrebbe detto a chiunque, che un ragazzo prode come lui, sopravvissuto ad una battaglia colossale come quella di Hogwarts, si era strozzato con qualcosa perché troppo ubriaco per rendersi conto di quello che faceva e che lui l'aveva lasciato morire senza aver potuto far niente

"Brutto codardo di un cane bastardo, svegliati hai capito?! Svegliati, come farò io senza te, come farò io non sono ancora pronto a vivere senza te, svegliati, come farò a dirlo alla gente, che cosa penseranno mamma e papà di me o di te, non puoi morire così sotto i miei occhi, non così"

urlò così forte che avrebbe potuto sentir vibrare le pareti, con tutta la frustrazione, la rabbia e la disperazione che un ragazzo potesse mai avere in corpo, urlò come se fosse l'unica cosa che sapesse fare in quel momento, come se questo avesse potuto risvegliare Sirius dal suo torpore, perché sì, Sirius Black, suo fratello, non poteva essere morto, non si capacitava, non lo poteva accettare, si stese sopra quel corpo senza vita e pianse, pianse per la prima volta dopo mesi che erano stati talmente pieni che non poteva tra un inseguimento e l'altro, tra una visita al Paiolo Magico a prendere Sirius e l'altra permettersi di trovare il tempo di piangere. Così pianse tutte le sue lacrime in quel momento, poi qualcosa lo bloccò come colto da un fulmine alzò il busto dal corpo del suo migliore amico, una risata era giunta alle sue orecchie, una di quelle familiari, una risata che sembrava un latrato, quindi non una qualunque risata, ma quella che soleva appartenere al corpo esanime che giaceva sul letto...

La fonte era proprio Sirius Black in persona e vivo e vegeto appoggiato allo stipite della porta del piccolo bagno adiacente alla camera che con le braccia conserte rideva di gusto, postando le ciocche nere che gli ricadevano sugli occhi con un movimento della testa, James lo guardò, guardò il corpo sul letto e capì, capì che non avrebbe mai potuto sopportare un trattamento del genere, capì che insieme alle lacrime se ne era andata tutta la pazienza che gli era rimasta in corpo, la disperazione aveva lasciato spazio alla rabbia cieca e alla furia, si alzò dal letto e andò a passi lunghi verso il suo migliore amico caricò e senza che se ne accorgesse il bugno serrato con l'anello adornato con lo stemma della casa dei Potter era sulla mascella dell'altro

"come cazzo hai potuto solamente pensare nell'anticamera di quel cervello bacato che questo- indicando il manichino steso sul letto- potesse essere lontanamente divertente"

urlò prendendo di peso Sirius e sbattendolo al muro, l'altro per niente intimorito forse grazie anche a tutto l'alcol ingurgitato si liberò dalla presa

"come hai fatto tu a cascarci, "come farò io senza te, come farò io non sono ancora pronto a vivere senza te" ridicolo dai, questo era da principianti" disse sedendosi sul letto a baldacchino e ridendo sguaiatamente

Dopo tutto quello che gli doveva, dopo tutto quello che era costretto a sopportare lui si permetteva di scimmiottarlo, questo era veramente troppo anche per un essere dal cuore buono come lui

"Ti permetti ancora di dare libero sfogo ad ogni cazzata che ti passa per la testa, dopo tutto quello che faccio io per te, dopo tutto quello che sopporto a causa tua, davvero Sirius, hai lontanamente idea di quello che mi sono dovuto sorbire in tutto questo tempo, in cui tu mettevi in scena la tua performance da vecchio ubriacone?"

sbraitò e lasciò che il suo urlare riuscisse a placare quella sinistra voglia di strangolare Sirius che gli faceva formicolare le mani, intanto l'altro rise ancora più forte e se è possibile più sguaiatamente

"Carino sapere che il tuo migliore amico ti considera un vecchio ubriacone" provò a farsi più vicino a James, ma quest'ultimo si alzò quasi come se fosse stato colpito da un incantesimo e lì Sirius capì che quello che alla sua mente inebriata dall'alcol era stato architettato come un innocente scherzo, per James era stata la cosa più terrificante che avesse visto in vita sua

"Ho tutto il diritto di considerarti tale, come chiameresti uno che corre come un pazzo per tutta casa spaccando tutto quello che trova a tiro, che puzza di whisky incendiario da far vomitare, che ha ormai preso residenza in quella fogna del Paiolo Magico e che da quanto è marcio, mi scambia per quel bastardo di suo fratello e che ti urla insulti e parole che se solo ti ascoltassi Sirius ti prenderesti a pugni da solo? Dopo l'ennesimo screzio che mi fai, ho tutto il diritto di chiamarti vecchio ubriacone visto che ultimamente per te sono solo un elfo domestico o peggio una balia, vivo nell'ansia che ti succeda qualcosa e nella speranza che un giorno tu ti accorga della fossa che ti stai scavando da solo e che ti redima, ma puntualmente mi presenti queste cose o mi arrivano patronus da parte di John del Paiolo Magico che mi dicono che gli hai quasi finito tutte le casse di whisky incendiario reperibili e che ti ha dovuto nascondere dentro lo sgabuzzino sotto mia stretta richiesta o sennò la gente conoscerebbe che gran pezzo di merda è in realtà Sirius Black, tu parlavi sempre che la nostra amicizia era un dare e un ricevere, ma ultimamente sono io che ti ho dato tutta la pazienza e che ho ricevuto una miriade di calci nel culo" lo guardò in modo più glaciale che potesse, la rabbia gli usciva da tutti i pori, stava per andare verso la porta, non avrebbe retto più di quello ed era un bene per tutti e due se si fosse andato a fare un giro o lo avrebbe ucciso, quando la voce della fonte della sua ira lo richiamò

"Nessuno ti ha chiesto di starmi attaccato al culo, ma tu hai sentito l'impellente bisogno come sempre di fare qualcosa per poi rinfacciarmelo per il resto dei miei giorni, o per avere un po' di gloria da parte di tutti, l'hai fatto solo per stare al centro dell'attenzione come sempre d'altronde" Sirius sapeva bene che ogni singola parola era falsa ma i suoi freni alla lingua erano andati a farsi fottere con l'alcol

"Io mi sarei fatto maltrattare e avrei passato notti insonni per la gloria?! Ma ti senti quando dici queste cazzate? Io l'ho fatto soltanto per il semplice fatto che non so se te ne sei accorto ma siamo rimasti noi due, oltre a me non ti è rimasto un cazzo di nessuno, ognuno pensa a se stesso e ultimamente penso che questa sia la cosa più giusta da fare, nessuno ha tempo di star a pensare a qualche altra ferita oltre che alle proprie, ognuno pensa che le proprie ferite siano le più dolorose e quindi visto che ne sei uscito distrutto, ho pensato che una mano ti sarebbe servita perché sono il solito cretino che è il tuo migliore amico e che ora si accorge di quanto tempo ha sprecato a rincorrere te e il tuo egoismo smisurato, non sei l'unico che è sopravvissuto ad una guerra sai, anche io ho le mie dannate ferite da risarcire e se tu non avessi sempre quella faccia di cazzo alla "sono Sirius Black i miei problemi non sono nemmeno paragonabili ai vostri" forse ti saresti accorto che il nostro rapporto ormai è andato a puttane perché sono l'unico che si cura dell'altro, l'unico che ingoia ogni bastardata dell'altro, l'unico che si mette nei panni dell'altro, e non ti chiedevo tanto in questo tempo, mi sarebbe bastato un "James come stai?", bastava veramente poco, ma eri troppo preso a farti fottere il cervello da quella merda che ti bevi che non hai potuto minimamente nemmeno pensare che magari non sei l'unico a cui sembra che vada tutto male nella vita e non provare nemmeno a chiamarmi migliore amico perché se davvero fossi il tuo migliore amico ti saresti ricordato che il mio dannato molliccio prende la forma di te, Lene, Remus e Peter morti stecchiti"

proferì quel lungo discorso con una calma agghiacciante, guardando Sirius con tutto il disprezzo, l'altro invece più che ascoltava più che si rendeva conto che era stato proprio un pezzo di merda, davvero l'alcol lo aveva reso così? Come aveva potuto non pensare al fatto che la più grande paura di James era vederlo morto? Come aveva potuto fargli passare un periodo del genere? Come non si era accorto che il loro rapporto si era incrinato? Come aveva fatto a non leggere una richiesta d'aiuto negli occhi del suo migliore amico come faceva fino al mese prima?

Non poteva rimanere in quella stanza un minuto di più, non poteva sopportare la freddezza di James nei suoi confronti e la consapevolezza di che persona stesse diventando a causa dei suoi problemi con l'alcol, così corse non prese nemmeno il borsello, non sarebbe andato a bere, l'alcol non sarebbe bastato a eliminare dalla sua mente il ricordo di come lo aveva guardato il suo migliore amico, uscì dall'ampio portone del maniero Potter, era buio e freddo seppur fosse metà Luglio si fermò ansimante e lì gli venne l'illuminazione del posto in cui sarebbe potuto andare, così si smaterializzò sparendo in una nube di fumo grigiastro...

fine flashback

Aveva a fatica ripreso a respirare a scapito delle centinaia di ceramiche ormai sfracellate per terra in cocci sparsi sul parquet di mogano della sala in cui James aveva deciso di sfogare la sua rabbia e la sua ansia incanalandola nella distruzione delle preziose ceramiche della famiglia Black che erano la dote ricevuta al matrimonio, prima che i Black si accorgessero che i Potter fosse traditori del loro stato di sangue, era steso e macchinava su dove potesse essere finito quel cretino del suo migliore amico, era da escludere che fosse ritornato al numero 12 di Grimmauld Place seppur fosse ubriaco e con un vena masochista, sapeva bene che se avesse messo piede lì lo avrebbero trucidato, la famiglia Potter aveva troppe proprietà se avesse dovuto andarlo a cercare in ognuna ci avrebbe impiegato ore ed ore, poi si ricordò del loro refugium peccatorum, conosceva troppo bene quel cane del suo migliore amico si disse tra se e se sorridendo, si tirò subito in piedi prese la bacchetta che giaceva sul davanzale della grande vetrata che dava sull'enorme tenuta che faceva da cornice al maniero dei Potter e guardò per un momento il suo riflesso sull'enorme vetrata, era alto e muscoloso tutto grazie al Quidditch, la pelle parzialmente ambrata gli dava un'aria affascinante accentuata dal sorriso di sghembo o più propriamente definito "ghigno alla Potter" che campeggiava nel suo viso perennemente, aveva dei lineamenti marcati soprattutto quelli della mascella e degli zigomi, altro motivo per cui ad Hogwarts faceva strage di cuori, i capelli corvini perennemente spettinati dalla mano in un gesto ormai inconsapevole erano bagnati dal sudore freddo che aveva prodotto il suo corpo in quelle ultime ore e i suoi occhiali erano storti sul naso all'insù che era come un marchio per i Potter, la cosa più particolare che faceva innamorare le ragazze, questo diceva sua madre, erano i suoi grandi ed espressivi occhi nocciola contornati da pagliuzze color oro, potevi leggere l'anima e i suoi pensieri in quegli occhi, si dette una scrollata ai vestiti e cercò mettere in scena il miglior finto sorriso da mostrare a chi lo avrebbe visto, poi corse a perdifiato giù per le scale in marmo e si lasciò la porta enorme alle spalle e continuò a correre come se inseguisse un cacciatore avversario nel campo da gioco per strappargli la pluffa, poi si smaterializzò pure lui come aveva fatto l'altro prima.

Si ritrovò in una via poco affollata di Londra, le nubi bigie sovrastavano il cielo londinese e premevano quasi a formare una cappa sulla Terra, stette attento a tutte le porte e poi trovò quella giusta, era di legno, scolorita e mezza calante e scardinata, la fissò e sospirò, l'aveva imparata a conoscere bene quella porta, si ricompose e si chiese se la sua figura lasciasse presagire i suoi sentimenti così da creare ancora più scalpore, entrò con il rumore di un campanello e quasi come fosse stato spinto a camminare in modo ritmico alternò i passi e non badò agli sguardi incuriositi che la gente gli rifilava che lasciavano trasparire un unico pensiero "Cosa ci fa uno dei ranghi alti come il rampollo di casa Potter in una bettola del genere"

arrivò in poco tempo alla porta sul retro, la aprì di scatto e per pura fortuna essa non gli rimase in mano, e si ritrovò in quello spiazzo che dava su un muro di mattoni a vista rossi, in quel momento su sopraffatto dai ricordi,

Flashback

Sua madre Euphemia e suo padre Fleamont lo avrebbero accompagnato in quel giorno dall'aria già Settembrina a prendere tutto l'occorrente per partire alla volta di Hogwarts, erano una famiglia rispettabile e facevano parte delle "28 famiglie purosangue" e quindi per prassi avrebbero potuto o meglio dovuto usare metodi alternativi come la metropolvere o semplicemente avrebbero potuto smaterializzarsi per entrare a Diagon Alley, ma alla giovane Black ormai Potter non erano mai andate giù la convenzioni delle 28 Purosangue e quindi aveva trascinato il marito e il figlio dentro al Paiolo magico fulminando tutti quelli che osavano guardarli sbigottiti con lo sguardo, poi con la rabbia che le ribolliva nel sangue aprì la porta sul retro che dava nello spiazzo davanti al muro a mattoni esposti e disse con la voce dolce che serbava solo al suo James

"Devi trovare il giusto mattone contandone tre verticali e due orizzontali. Poi devi battere tre volte in quel punto esatto"


il bambino di poco più di undici anni sapeva per filo e per segno la nozione ma vederla applicata era qualcosa di semplicemente elettrizzante, si creò un varco si mattoni fluttuanti per farli entrare nella via affollata di Diagon Alley, piena zeppa di negozi e ancora di più di maghi, la famiglia si mosse con eleganza tra la folla e dopo un'estenuante giornata scandita a tempo dei saluti che la gente rivolgeva loro avevano comprato tutto e stavano per fare ritorno tramite la metropolvere al maniero Potter quando James vide lo sguardo di sua madre indurirsi mentre serrava i pugni, poi suo padre che cercava di distogliere la moglie da dove aveva puntato l'attenzione, ma fu solo per ultimo che vide contro chi era serbata tutta quell'ira, la famiglia Black si stanziava in tutta la sua regalità e nella consapevolezza della loro superiorità che incuteva timore nell'ampia via e la donna che doveva essere non la matriarca ma comunque un "pezzo grosso" tra di loro sembrò riconoscere la giovane che la guardava con così tanto astio, si avvicinò con grazia ed eleganza fulminando chiunque le ostruisse il passaggio, fino a che con un rumore sordo di tacchi ,udibile solo dopo che la folla intorno alle due famiglie si ammutolì in attesa della tempesta, si piantò con un ghigno folle davanti a sua madre

"Sei entrata da dove entrano le fecce, Euphemia" sua madre a sentir pronunciare quel nome dalla bocca di quella donna che sembrava ingessata sbuffò una risata e alzò il mento in modo orgoglioso e intimidatorio come la sua cara mammina Black le aveva insegnato fin da quando stava nella culla

"Anche quando ero ben accetta in casa Black, non mi pare che mi sia mai dovuta preoccupare della tua opinione, Walburga"

"Vediamo se sarai ancora così incline a tradire le tue discendenze" la donna gli rivolse la sua attenzione per un attimo e poi si concentrò di nuovo su sua madre, non fece in tempo a farsi spuntare un sorrisetto sulle labbra impastate in un rossetto violaceo che la mano di Euphemia volò con decisione in un manrovescio sul viso della sua interlocutrice, la folla cominciò a esalare bisbigli e si fece ancora più fitta 

"Che cosa avete da guardare, andate via o ne pagherete le conseguenze" 
Warburga Black con un'espressione da maniaca guardò in cagnesco chiunque avesse a tiro, girò i tacchi prese per mano il figlio più piccolo e se ne tornò da dove era venuta.

James era così catturato e allibito dalla scena che non si accorse che, mentre suo padre tentava invano si far sbollire la rabbia di sua madre e di scusarsi con le poche persone che ancora affollavano la via, un ragazzino della sua età gli si era avvicinato silenziosamente

"Quella che ha tirato lo schiaffo è tua madre?" gli rivolse la sua attenzione il ragazzino dai capelli neri e gli occhi di ghiaccio così simili a quelli della donna che aveva litigato con sua madre

"E la tua deve essere quella che ne ha prese?" gli rispose lui sorridendogli, l'altro si sporse all'orecchio del ragazzino occhialuto

"Dì a tua madre, se prima non lo riesco a fare io, che ha tutta la mia stima"

Fine Flashback

Fu risvegliato da quei divertenti pensieri da un ometto di mezz'età che in modo burbero gli urlò da dietro "Potter, vuoi che ti crescano le radici dai piedi o ti dai una mossa con quel passaggio che ho da fare" il mago era grassoccio tutto sudato e aveva l'aria di chi va sempre di fretta e quindi James si sbrigò e entrando nella via spaziosa e non poté che ringraziare Merlino e tutti i fondatori che fosse sera e la via si stesse lentamente svuotando, tanto che così sarebbero rimasti solo i negozianti troppo indaffarati nel chiudere bottega per stare a badare al rampollo di una nobile famiglia che girovagava sperduto per lì, si mosse velocemente nella via fino a che cominciò a contare i vicoli, dopo 3 svoltò dopo la gelateria Fortebraccio e da lì infilò nel vicoletto che aveva pensato fin da subito da quando si era smaterializzato dal maniero Potter, lo avevano scoperto un po' di estati prima lui e Sirius quando si erano persi nella via per trovarsi con Remus e Peter, era un vicolo cupo, sinistro e i palazzi che lo sovrastavano erano troppo alti per permettere alla luce di entrarci, era sempre mezzo pieno di sporcizia e di volantini attaccati in ogni dove sulle pareti scrostate e piene di muffa, un posto abbastanza ospitale insomma.

E proprio alla fine di esso appoggiato con le spalle al muro e seduto per terra con la testa tra le gambe, stava accampato Sirius Black, James lo vide e cercò di fare meno rumore possibile mentre si avvicinava con un sorrisetto sul volto, si appoggiò al muro difronte al ragazzo del suo interesse e tirò su un piede facendo aderire la suola consumata delle sue converse rosso carminio al muro mal messo, poi tossì sommessamente

"Niente notte brava, Black?" ghignò infine nel vedere la reazione di Sirius che staccò il volto che sembrava ormai incollato alle ginocchia con un incantesimo di adesione e squadrò con puro stupore ed incredulità la fonte della voce

"Io...ma io...Tu, ma come?" prima che continuasse a farfugliare l'altro lo bloccò

"Grazie per averci dimostrato che l'alcol fotte davvero i neuroni, Padfoot" rise lui mentre si sistemava a sedere accanto al suo interlocutore che continuava a guardarlo stupefatto

"O io sono davvero in condizioni talmente pessime da far smuovere un carico così considerevole di carità e compassione o nelle tue vene scorre puro distillato di masochismo" rivolse lo sguardo al muro davanti a loro, poi alla fine del vicolo e poi rise in modo soffiato minimamente impercettibile

"Un giusto concentrato delle due" constatò il Cacciatore mentre si sistemava gli occhiali sul naso e poggiava la testa al muro, stava aspettando delle scuse, aveva di nuovo fatto il primo passo ma si meritava delle scuse, purtroppo per Sirius che in quel momento maledisse l'alcol, James e la sua famiglia di debosciati

"Io... ecco...io...Merda!" era davvero tornato alla fase della sua vita in cui non riusciva a far uscire dalla sua bocca una frase che non contenesse una sequenza indefinita delle parole "mamma, papà, sangue, puro", si dette mentalmente del ritardato e sospirò, era più dura di quanto credesse

"James io non so da dove cominciare per scusarmi con te, davvero, sono un bastardo, coglione che non si merita niente, dopotutto appartengo ancora a quella feccia di famiglia, capisco se mi vuoi cacciare da casa tua o se peggio non mi vorrai più parlare per tutta la tua vita e non vorrai che faccia da testimone al tuo matrimonio con quella pazza furiosa della Evans o che faccia da padrino al tuo primo figlio, cercherò di farmene una ragione" in condizioni normali avrebbe mandato al diavolo Sirius, ma vide che l'espressione del suo volto era contrita e seria e si meravigliò

"Cretino di un cane, non sarei venuto qui se avessi deciso di odiarti per tutta la mia esistenza, cosa che credo vagamente impossibile visto che sei mio fratello e sarebbe un po' spiacevole vivere in casa con due che si odiano, non credi?" detto questo fece l'occhiolino a suo fratello e gli tese la mano per aiutarlo ad alzarsi, sotto lo sguardo commosso e incredulo di quest'ultimo.

Le parole di James gli rimbombavano in testa e per la prima volta da quelli che parevano secoli a tutti e due i ragazzi sul viso di Sirius nacque un sorriso genuino e felice

"Forza che mamma Euphemia se rientra a casa e la tavola non è apparecchiata ci rifila una fattura Orcovolante" poi squadrò il vicolo e rise sotto i baffi, si girò platealmente calciando qualche bottiglia di vetro di burrobirra e ghignò

"Incantevole posticino qua eh, pensavi di tirarci su casa?"

"Davvero simpatico Prongs, i tuoi neuroni non hanno nemmeno bisogno dell'alcol per suicidarsi"

"Il mio è un talento, dovrei scriverlo nel curriculum o sui biglietti da visita non credi?"

detto questo e dopo un sonoro sbuffo da parte di Sirius, si smaterializzarono nella cucina del maniero Potter, da quel momento i fratelli del vicolo avevano ricominciato a respirare.


   
 
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