Film > Il gobbo di Notre Dame
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Autore: Angelica Cicatrice    24/04/2020    1 recensioni
Roxanne è sempre vissuta nella sua valle in miniatura, lontana da ogni pericolo e minaccia del mondo esterno. Il suo sogno è quello di poter conoscere ciò che si cela oltre la siepe di arbusti. Una vicenda terribile la porterà ad affrontare una grande impresa, ma da sola è così difficile e pericoloso. Per fortuna, o quasi, si ritroverà in una tribù di fauni selvaggi, e il loro capo Clopin Trouillefou, la aiuterà nella missione; trovare e fermare una mostruosa creatura che sta seminando il caos in tutto il territorio. Se amate la mitologia greca allora adorerete questo crossover tra i personaggi del gobbo di Notre Dame e le trame di intriganti leggende, con tanto di creature fantastiche.
Genere: Dark, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clopin, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                 La tribù dei selvaggi

 
Le prime stelle avevano preso posto sul mantello blu e una luna crescente illuminava ogni cosa con i suoi raggi radiosi. Nel bosco tortuoso tutto sembrava tranquillo, mentre gli abitanti, a seconda della loro natura, si stavano preparando per il riposo o per il risveglio. Come l'introduzione di una melodia, i grilli cominciarono a cantare con il loro monotono verso, accompagnati dal gracchiare di qualche raganella in uno stagno poco lontano. In mezzo a tanta vita c'erano due figure che si muovevano cautamente, tenendosi vicini l'una all'altro. Uno dei due, aveva la pelliccia color castagna con chiazze chiare.

PV Morò

- Sorellona, va tutto bene? - chiesi alla mia padroncina, mentre proseguivamo nel bel mezzo della selva. Prima di metterci in viaggio, avevamo avuto una piccola discussione. Roxanne, inizialmente, mi aveva consigliato di tornare a casa, per rimanere insieme al gregge al sicuro. Ma ovviamente per me era impensabile fare una cosa del genere. Come potevo tornarmene alla capanna e lasciare la mia unica amica in quella situazione difficile? Inoltre, le feci notare che sicuramente avrebbe avuto bisogno del mio aiuto. Con i miei sensi da cerbiatto potevo comunicare con gli altri animali, e avrei potuto darle informazioni che da sola non poteva reperire. La fanciulla era rimasta così colpita dalla mia tenacia e senso di giudizio, che mi diede il permesso di seguirla nell'impresa. Ero un cerbiatto, ma non così stupido. Consapevole che quello fosse un viaggio molto pericoloso, avevo deciso di accompagnare la mia sorella umana, dandole tutto il mio supporto. In fondo, anche suo padre avrebbe voluto che la proteggessi, in qualche modo.
- Sì, tranquillo. Sono solo un po' stanca - mi rispose, mentre cercava di rimanere vigile. In effetti stavamo camminando da molto tempo. Mentre proseguivo insieme a lei, annusavo l'aria, in mezzo ai cespugli e sulle radici degli alberi. Per darle prova del mio coraggio mi ero offerto di farle da "cane guida", cioè usare il mio olfatto per avvertire l'odore di possibili pericoli. Soprattutto se si trattava del mostro della maledizione. Intanto studiai con attenzione il bosco. Ero certo che quel luogo fosse nuovo per me, ma i profumi che si alternavano, lì nei paraggi, mi donavano sensazioni già vissute. Avevano un che di familiare.
- Morò, riesci a percepire l'odore di qualche creatura? - mi chiese Roxanne, notando il mio curioso comportamento.
- A dire il vero, no - risposi, senza staccare il muso dal suolo - E' strano. Ho la vaga sensazione di conoscere questa selva. Tuttavia, non so dire dove ci troviamo e in quale direzione ci stiamo avviando -.
- Non mi stupisce, sai? - mi informò lei con sicurezza - In fondo ti ho trovato nei pressi della siepe. Molto probabilmente ti eri allontanato da questo stesso bosco. Era questa la tua casa, vero? -.
Mentre lei mi rivolgeva quelle parole, io cercavo di mettere insieme i ricordi di quel giorno, ma fu tutto inutile. L'unica cosa che la mente riusciva a mostrarmi erano una serie di visioni confuse di una cerva che correva tra l'erba alta.
- Forse, mia madre ha percorso questi stessi sentieri...- cominciai a dire con una nota amara e triste - ma non ne sono sicuro. E accaduto tanto tempo fa. Non ricordo nemmeno come sono arrivato alla siepe di arbusti...avevo pochi giorni di vita-.
Dimenticando per un attimo che Roxanne poteva sentirmi, rimasi sbalordito quando sentì le sue braccia cullarmi il collo e il capo, con un gesto amorevole e materno.
- Piccolo Morò. Posso capire il vuoto che ti porti dentro. Possiamo dire che siamo due orfani che non hanno mai conosciuto l'affetto di una madre -.
Il mio cuore da cerbiatto si commosse davanti a quel gesto così genuino e pieno d'amore. Vero, anche io sapevo quanto Roxanne avesse sofferto per quella mancanza. Per tale ragione, il tempo che avevamo vissuto insieme ci aveva legato in qualche modo come fratello e sorella, seppur appartenessimo a specie diverse.
- Sorellona - sussurrai e la " baciai" sulla guancia, passandoci sopra la piccola lingua. Lei rise dolcemente e dopo avermi coccolato la testa mi disse:
- Non preoccuparti, ce la caveremo. Finché staremo insieme tutto andrà bene -.
L'ottimismo della mia padroncina era una delle sue virtù che avevo sempre ammirato. Incoraggiato da quelle parole, ripresi il cammino e tornai a ispezionare la zona. Intanto l'atmosfera del bosco si faceva sempre più cupa e oscura, ma non ebbi alcun timore.
- Hai paura? - le chiesi voltandomi verso di lei. Diversamente da come avevo immaginato, la fanciulla si guardava intorno, ma non era spaventata. Eppure quel posto in piena notte avrebbe fatto rizzare la "pelliccia" a qualsiasi essere umano. Senza rispondermi, Roxanne camminava accanto a me e i suoi occhi sembravano come incantati.
- Sorellona, mi senti? - la richiamai, leggermente preoccupato. Lei scosse le spalle come se si fosse risvegliata da un magico torpore.
- Ah, sì...lo hai sentito anche tu? - mi chiese, alzando lo sguardo verso le fronde degli alberi che sussurravano nel vento.
- Il fruscio degli alberi? - le risposi, osservando quel cielo coperto di foglie e arbusti. Il vento le faceva danzare energicamente.
- Sì...cioè, no! - fece lei - Non è solo questo...è un richiamo -.
- Allora sono i grilli - suggerii, leggermente confuso. La mia padroncina smise di parlare e la vidi avvicinarsi a un albero dal tronco spesso. Accarezzò quella pelle dura e piena di linfa con delicatezza. In quel momento mi accorsi che sul volto della fanciulla vi era un velo di pura serenità. Quel momento di estasi l'avevo già visto in passato. Tutte quelle volte, sulla collina verdeggiante, quando il vento trasportava i suoni e gli odori provenienti dal bosco, Roxanne subiva una qualche sorta di incantesimo. All'improvviso una scia argentea, unita da piccole luci fioche danzanti, scivolò nell'aria verso di lei. Con occhi sgranati osservai quella scena, chiedendomi che razza di magia stessi assistendo. Una civetta notturna, appollaiata su un ramo, strabuzzò gli occhi e aprì le ali facendole poi sbattere, tutta eccitata. Altri animali della notte, richiamati da quell'avvenimento, affollarono lo spazio circostante.
- Che tu sia la benvenuta - disse qualche scoiattolo, posto su un ramo sopra la mia testa. Quell'insolito saluto passò da voce a voce, e ogni abitante del bosco sembrava ansioso di dare omaggio alla mia padroncina. Nel frattempo la scia luminosa aveva circondato Roxanne, come una cintura ondeggiante e armoniosa. Ero così incerto e incantato, che non sapevo come comportarmi. Ormai ero sicuro che il bosco fosse davvero magico. Ma avevo anche un altro sospetto. La mia idea fu confermata nel momento in cui la fanciulla, ornata da una luce quasi mistica, sembrò rilasciare un energia pura e positiva. Poi, spogliata dal suo mantello, attraverso la sua veste candida, apparve una piccola luce, debole ma vivida. In quel preciso istante, Roxanne emise un flebile gemito. Si portò le mani sotto al seno e cadde in ginocchio.
- Sorellona! - gridai raggiungendola di colpo. Notai che tutto era cambiato. L'atmosfera surreale era tornata quiete e normale. Gli animali testimoni si erano dileguati. Anche la misteriosa scia argentea era sparita, dissolta nel nulla.
- Stai bene? Cos'hai? - le chiesi, annusandole i capelli e le spalle. Lei alzò il capo e mi sorrise debolmente.
- Non è niente, Morò. Ho solo avuto un leggero capogiro. Forse è solo la stanchezza per il viaggio - mi rispose, mentre cercava il suo mantello in mezzo al fogliame.
- Sei sicura? - chiesi ancora, con apprensione. Da ciò che avevo visto, non mi sembrava che avesse avuto un semplice capogiro. Lei annuì, dicendomi che potevo stare tranquillo. Non molto convinto, decisi di non insistere. Ma io sapevo cosa avevo visto, e lei non aveva ancora la minima idea di quello che era accaduto. Tralasciando quella faccenda, decidemmo di andare a cercare della legna: ci saremo fermati per accendere un fuoco e per riposare. Mentre ci accingevamo nella ricerca, i miei pensieri continuavano a martellarmi in testa. Forse avrei dovuto parlarne con lei, ma era troppo stanca per affrontare una nuova discussione, molto delicata per giunta. Magari, dopo una bella dormita, avrei avuto l'occasione giusta.

PV Roxanne

Eravamo in quel bosco chissà da quanto tempo, e il buio totale ci stava avvolgendo nel suo oscuro abbraccio. Da quando mi ero addentrata in quel luogo mi sentivo molto strana. Forse era paura? Non potevo negarlo: ogni volta che alle mie orecchie giungeva un rumore, oltre i cespugli, la mia mano si poggiava istintivamente sulla coscia destra, dove avevo nascosto il coltello come arma di difesa. A volte, sentivo i brividi freddi che mi salivano lungo la schiena, e il cuore galoppava come un mulo impazzito. Nonostante questo, c’era qualcos’altro, di più misterioso e affascinante, che mi attirava in quella selva.
- Morò, tu come ti senti? – chiesi al mio amico a quattro zampe. In quel preciso momento stava raccogliendo un ramoscello tra i denti, per poi raggiungermi. Purtroppo, con il buio che non ci dava tregua, senza una candela accesa, anche una semplice raccolta di legna era difficile. Solo la falce lunare cercava di donarci un minimo di aiuto, con quei sottili raggi argentei filtrati tra le fronde degli alberi.
- Sto bene – mi disse semplicemente. Mi chiedevo se anche lui stesse provando quelle strane sensazioni che stavo vivendo io. Vero, già il fatto che riuscisse a comunicare con me era qualcosa di incredibile e fantastico. Ma derivava solo e soltanto dalla magia di quel bosco?
- Beh, io non intendevo quello… – dissi ancora, mentre raccoglievo un bel rametto in mezzo all’erba. Il cerbiatto rimase in silenzio per qualche secondo, ed ebbi il tempo per formulare i pensieri ancora confusi.
- Non so come spiegarlo, ma devo confessarti che poco fa, mentre ero accanto a quell’albero, mi sono sentita diversa – cercai di spiegare. Il mio compagno d’avventura non emise nessun verso. Neanche la più piccola reazione. Era come se non fosse sorpreso da quella notizia.
- Sorellona, proprio come sospettavo, credo che tutto ciò che stiamo vivendo non sia solo per via di questo bosco – mi informò Morò, mentre si strusciava al mio fianco – Sono certo che ci sia qualcosa di speciale in te -.
Un po’ incerta, ero sul punto di rispondergli, quando entrambi avvertimmo un fruscio tra le foglie di un cespuglio. Sobbalzai di scatto e feci cadere a terra il mucchio di rametti che avevamo raccolto. Per qualche secondo io e Morò rimanemmo immobili, senza riuscire a muovere un muscolo. Forse era solo una lepre, pensai per non farmi prendere dal panico. Il cespuglio non cessò di muoversi.
- Sorellona…- sussurrò il cerbiatto, accoccolandosi vicino a me, fremendo dalla paura. Senza altri indugi, afferrai il coltello e mi misi davanti a lui, in posa di difesa. Intanto il rumore tra i cespugli si faceva sempre più forte.
- Morò, riesci a percepire qualche odore? – bisbigliai, con un tono un po’ scosso per l’ansia. Il cerbiatto allungò il collo e dilatò le narici più di una volta.
- Non è un essere umano. E’ qualcosa che si muove su quattro zampe –.
Oh, per Zeus, e se fosse proprio la creatura dell’epidemia? In ogni caso, rimasi in allerta, pronta per fronteggiare la possibile minaccia. All’improvviso il cespuglio si aprì e sbucò fuori qualcosa che si fermò proprio davanti a noi. Era così fitta l’oscurità che vedevo solo un’ombra nera, dai contorni confusi e la sagoma frastagliata sul resto della natura. Il mistero che ne celava la forma mi terrorizzava ancora di più. Poi, una folata di vento fece scuotere le chiome degli alberi. Dal varco aperto del fogliame penetrò uno spesso fascio lunare che andò a illuminare proprio quella creatura nel buio. Finalmente riuscimmo a vederla. Era…
- …una pecora! – esclamai, appena vidi quell’animale dal mantello argenteo e gli zoccoli di piombo.
Morò, che era rimasto accanto a me spaurito, spalancò gli occhi, meravigliato quanto me.
- Non sembra una pecora. E’ molto diversa dalle mie compagne della valle – disse, muovendo le orecchie.
- Beh sì, in effetti – dissi, mentre abbassavo lentamente il coltello, un po’ sollevata. Intanto la bestiola era rimasta immobile ad osservarci. Non sembrava spaventata, ma solo curiosa. Quell’atteggiamento mi fece tornare indietro di molti anni. La strana pecora, davanti a noi, era molto simile a quella che avevo incontrato in quel giorno di fine estate. Lo stesso mantello che sembrava brillare alla luce, le corna ondulate e il ciuffetto sotto al mento.
- Morò, credo di conoscere questa piccola ospite – lo informai, allungando un sorriso.
- Davvero? Credi che possa essere la stessa bestiola di cui mi hai parlato? -.
Annuì convinta, e ammaliata da quella situazione, proprio come la prima volta, mi avvicinai con cautela alla nuova arrivata.
- Vieni, piccolina – la chiamai dolcemente, allungando una mano – Non ti faremo del male -.
Mi ero mossa di qualche centimetro, ma già la bestiola cominciava a indietreggiare nervosamente.
- Ho l'impressione che non abbia tanta voglia di fare amicizia – mi fece notare Morò. A quel punto ebbi un’idea.
- Morò, tu che puoi comunicare con gli animali, magari potresti parlarci tu. Si sentirebbe più a suo agio -.
- Penso che sia un’ottima idea. Così potrò farvi da tramite – disse il cerbiatto, avvicinandosi di qualche passo verso la nostra amica. Morò emise qualche verso e fece ruotare il musino. Non potevo capire cosa stesse dicendo, ma aspettai fiduciosa. Tutto d’un tratto, la creatura scattò sulle zampe e si tuffò nel cespuglio da dove era apparsa poco prima, sparendo dalla nostra vista.
- Ma che è successo? Cosa le hai detto? – feci alquanto sconvolta, raggiungendo il cerbiatto.
- Niente di inopportuno, solo “ciao, come ti chiami?” – mi rispose lui, altrettanto stupito.
Senza pensarci mi fiondai in mezzo al cespuglio, determinata a seguire la pecora. Nuovamente l’oscurità ci invase e tutto tornò ad essere tetro e lugubre. I miei piedi si mossero incerti sul terriccio lastricato di foglie secche, ma prima che potessi fare un altro passo, quella stessa terra crollò sotto di me. Fu una caduta rapida, atterrando rovinosamente su un’altra base di terra, umida e fredda. Una manciata di foglie rosse mi coprì quasi interamente, come sommersa in mezzo a un mare in tempesta. Proprio come nel mio sogno.
- Sorellona… ahi! – sentì la voce di Morò, molto vicina al mio orecchio. Come al solito, mi aveva seguita a ruota e anche lui era finito in quella situazione. Alzandomi senza fretta, avvertivo qualche dolore alla schiena e alle gambe. Scuotendo la testa mi guardai attorno. Eravamo finiti in una grossa buca.
- Morò, stai bene?  – chiesi con tono ansioso. Il cerbiatto, per quel poco che riuscivo a vedere, si stava leccando una zampa posteriore.
-  A parte la zampa che mi fa un gran male, sto bene…- mi rispose, rimanendo fermo in quella posizione. Mentre mi accingevo ad ispezionare la sua ferita, sentì un leggero belato proprio sopra le nostre teste. Alzai di scatto gli occhi, e vidi quella bestiola che ci fissava dall’orlo della buca. Accidenti, se solo non fossi stata così impulsiva, non ci saremo trovati in quel guaio. Poi, un pensiero mi fulminò la mente. Eravamo cascati in una trappola…
- Correte, presto! -.
All’improvviso udimmo alcune voci in lontananza. Io e Morò rimanemmo in stato di attesa, stringendoci l’uno all’altra. Sicuramente qualcuno si stava avvicinando e sperai che qualche anima gentile ci avrebbe tirati fuori da lì. Le voci si fecero sempre più chiare: erano voci di uomini.
- Tranquillo, Morò, devono essere pastori. Ci aiuteranno, ne sono certa – dissi, cercando di rincuorare il mio amico, scosso dai fremiti dello spavento. Lo sentì agitarsi di più, e i palpiti del suo cuore aumentarono di colpo.
- Non sono pastori…anzi, non sono semplici umani - mi informò lui, e nascose la testa nel mio fianco. A quel punto, delle ombre ricoprirono e oscurarono lo spazio circostante. I miei occhi videro almeno una decina di figure nere che accerchiavano l’apertura della buca. Un gruppo di uomini.
- Guarda un po’ che bella sorpresa – proferì una voce maschile e profonda – Tirate! -.
Prima che potessi capire cosa stesse succedendo, io e Morò ci trovammo alzati per aria. Dopo la caduta di poco prima non ci eravamo accorti che sotto di noi c’era una grossa rete, fatta da corde sottilissime, ma dure come il ferro. Mentre penzolavamo come pesci appena pescati, avverti risate e schiamazzi provenienti da quel gruppo di sconosciuti.
- Per la barba di Plutone! – disse qualcuno lì in mezzo – Pensavamo di aver catturato la “belva della pietra”. E invece ci è caduta direttamente dal cielo una piccola Venere… e il suo mistico animaletto -.
Altre risate fragorose si susseguirono. In quel momento, anche io cominciai a provare una gran paura. Attraverso le fessure della rete, scoprì le fattezze di quei esseri. Potevano sembrare comuni mortali, con volti, braccia e busti normali. Ma sulle teste spuntavano corna ondulate plasmate dalla luce delle torce accese. Da sotto l’ombelico si mostrava una pelliccia che si divideva in due zampe, con tanto di zoccoli che alzavano la polvere ad ogni scalpitio. Morò aveva ragione. Erano creature metà uomini e metà bestie. Il mio terrore crebbe quando la rete fu tirata giù, e dopo averla aperta mi sentì afferrare per le spalle e le vesti.
- Sorellona! – gridò Morò e vidi che un paio di quelle bestie lo stavano immobilizzando, mentre lui cercava di scalciare per correre in mio aiuto.
- Lasciatelo andare! – riuscì a protestare, dimenandomi come potevo. Ma la forza di quelle braccia era troppa. Ero nuovamente prigioniera.
- Calmati, bellezza, non vogliamo farti del male – disse all’improvviso uno della banda. Accanto a lui c’erano altri due della sua razza. Guardandoli più da vicino constatai che anche le loro orecchie non erano umane. Per non parlare degli occhi, che brillavano come pepite d’oro alla luce delle fiamme.
- Che cosa ci fa in giro una bella ninfa dei boschi come te a quest’ora della notte? – mi chiese uno di loro, lanciandomi uno sguardo poco innocente. Per lo spavento e la confusione non riuscì a spiccicare una sola parola. Ninfa dei boschi?
- Che c’è? Il daino ti ha mangiato la lingua? – mi schernì un altro, e tutto il resto del gruppo scoppiò a ridere. Nel frattempo ebbi modo di vedere la bestiola che, forse involontariamente, ci aveva attirati nella trappola, per poi sgattaiolare via. Quella scena mi fece tornare la razionalità e ricominciai a ribellarmi.
- Lasciatemi andare! -.
Quella protesta fu del tutto inutile. Non solo non riuscivo a svincolarmi dalla loro presa, ma mi accorsi che ero solo riuscita a farli divertire, avvertendo altri schiamazzi.
- Ma come, vuoi già lasciarci? – disse lo stesso tizio che mi aveva interrogato per primo – Andare in giro adesso da sola è troppo pericoloso. Perciò, approfittane per passare qualche oretta piacevole con noi -.  
La sua mano si allungò sulle mie vesti e sentì quel contatto sulla pelle nuda. Fu così sgradevole che un brivido di disgusto mi scosse e mi diede la spinta di scalciare. Per un breve attimo ero riuscita anche a liberarmi, tanta la sorpresa che avevo suscitato nel gruppo di aggressori. Ma niente da fare. Nel tentativo di fuggire, alcune mani afferrarono i lembi della veste e del mantello. Senti uno strappo violento. Trattenuta in quei pochi secondi, inciampai e caddi. Solo in quel momento mi resi conto che le mie cosce e le mie gambe erano scoperte. Un senso di vergogna e di terrore mi assalì, come i mille occhi di quei mostri voraci.
- Per essere una ninfa delicata, hai carattere. Mi piace questo temperamento in una femmina - mi sentì dire alle spalle.
Ancora una volta mi ritrovai tra le grinfie di quelle creature, e mentre due di loro mi sollevavano da terra e mi tenevano ferma, quello che, ormai non avevo dubbi fosse il capo, mi prese il viso tra le mani.
- Coraggio, bellezza, vieni con noi – disse infine, guardandomi con quei occhi dorati e lascivi.
Mi sentivo quasi svenire. Sarei morta di disperazione se non fosse stato per l’intervento di una nuova voce.
- Dove credi di andare, Zarias! -.
Senza un motivo apparente, al suono di quella voce, tutti i membri della banda tacquero e si inchinarono frettolosamente, visibilmente intimoriti. Perfino il tizio che mi stava importunando fu contagiato da quel cambiamento improvviso. Scossa e confusa, ero rimasta in ginocchio, mentre osservavo la scena.
- Capo! Non sapevamo che ci avessi raggiunti – sentì dire da uno della banda, rivolto al nuovo arrivato.

Colma di sgomento, Roxanne girò la testa di lato, dove si era aperto un varco in un angolo coperto dalla penombra. Lì, vide distintamente la pecorella dalle corna ondulate. Accanto a lei c’era un tipo alto e snello. Anche lui, come tutti gli altri, aveva la pelliccia, le corna e le zampe posteriori animalesche. Ritto in una posa di comando, con una mano accarezzava la bestiola, mentre nell’altra reggeva un lungo bastone da pastore. Il suo volto non era ben visibile per via dell’oscurità, ma i suoi occhi erano ben fissi sulla fanciulla in ginocchio. Solo allora, la piccola avventuriera realizzò che fosse proprio lui il capo di quella banda di creature selvagge. E un ultimo pensiero la turbò fino a farla rabbrividire. Che cosa ne sarà di me?   

Angolo dell’autrice
Bonsoir, cari <3 Eccovi il quarto capitolo di questa storia. Beh penso che non siano necessarie le spiegazioni, ormai avere capito cosa sta succedendo XD Beh sì, la faccenda di Roxanne è ancora anomala, e in effetti è ancora tutto da vedere. Ma credo che nell’ultima parte avrete indovinato chi sia entrato in scena <3 Siete curiosi di sapere il seguito? Beh aspettate il prossimo capitolo, che pubblicherò il prima possibile ^^ Fatemi sapere cosa ne pensate. Alla prossima <3
   
 
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