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Autore: Eralery    25/04/2020    2 recensioni
Cap3:
« Sai, qualcuno qui ha un cervello… »
« Stai parlando di me, vero? » 
« Stiamo parlando di qualcuno che ha un cervello, non di qualcuno che ha le capacità intellettive di un asticello » rispose Lily, godendosi appieno la faccia scandalizzata che James mise su.
« Su, almeno di uno Snaso! » esclamò, punto nel vivo. « L’asticello può essere Sirius, al massimo! »

Cap8:
« Punto primo: io non sbavo dietro Lily Evans » precisò James, con aria truce. « Punto secondo: nessuno è immune al fattore Potter, figurati se può repellere qualcuno! Punto terzo: vaffanculo, Padfoot, okay? Vaffanculo ».
Cap18:
« Non pensare di poterti liberare così facilmente di me ».
Lily rimase in silenzio per qualche secondo, prima di sospirare e sciogliersi in un piccolo sorriso.
« Suona un po’ come una minaccia… » commentò a voce bassa, facendolo ridacchiare.
« Oh, è una minaccia bella e buona ».

Cap20:
Lily avvertì la mano di James stringersi intorno alla propria e le loro dita intrecciarsi, ma non c’era traccia di imbarazzo o di incertezza in tutto ciò. Non vi era abituata, ma quando James, sempre sorridente, si girò verso di lei per dirle qualcosa, Lily, in tutta quella situazione, non riuscì a trovarvi neanche un difetto.
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Mary MacDonald, Ordine della Fenice, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Under Their Scars'
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Capitolo 22 

In punta di piedi

22-san-valentino

I could’ve told her that I adored her

she could’ve said she felt the same way,

but we just smiled cause sometimes words

aren’t the right words to say

“Words”, Passenger

 

« Allora, questo biglietto di San Valentino? » chiese Sirius mentre tutti e quattro scendevano la scalinata principale per andare a fare colazione. « Il biglietto virile? » aggiunse, calcando sull’ultima parola per darle un’inflessione ironica. « Quando lo potremo leggere? » 

James sbuffò e si passò una mano tra i capelli, riuscendo, se possibile, a spettinarli ancor di più. Lanciò un’occhiata in tralice al proprio migliore amico mentre Peter e Remus ridacchiavano sommessamente. 

« Mai » rispose, dando origine a una serie di proteste da parte dei suoi amici. 

« Non è giusto » disse infatti Peter, guardandolo come se quella fosse una grandissima mancanza di rispetto. « Perché non dovresti farcelo leggere? »

« Infatti » gli diede man forte Remus. « Dopotutto penso sia nostro dovere, in qualità di migliori amici, leggerlo e valutarne la qualità prima che tu lo dia a Lily. Noi lo faremmo per te, per farti un favore ».

Sia Peter che Sirius annuirono con convinzione alle sue parole, mentre James girò il viso verso di lui ed inarcò le sopracciglia. 

« Per farmi un favore, eh? » ripeté, sarcastico ma divertito al tempo stesso, guardandolo dritto negli occhi. « Quindi non volete leggerlo per farvi quattro risate e prendermi in giro fino alla fine dell’anno? »

Remus e Peter misero su un’espressione offesa per niente credibile, ma prima che potessero aprire bocca parlò Sirius: 

« Perché fino alla fine dell’anno? » fece, fingendosi confuso. « Se questo biglietto dovesse essere imbarazzante almeno la metà di quanto mi immagino, penso che ti prenderei in giro finché campi » aggiunse con tranquillità, trattenendo un sogghigno. 

« Grazie, Pad, sapevo di poter contare su di te » commentò James con tono ironico, piegandosi appena per dargli una gomitata nel costato; Sirius, però, se l’aspettava e quindi si spostò appena in tempo per evitarla. 

« Quando vuoi, Prongs » gli promise con voce solenne, mettendosi una mano sul cuore. « Quando ci sarà da prenderti per il culo, mi troverai sempre in prima fila ».

« Come quando Lily ha trasfigurato i suoi pantaloni in un paio di slip? » s’intromise Peter, portandosi indice e medio alle labbra con fare pensieroso. 

« Precisamente » confermò Sirius, sempre con tono pomposo. 

In effetti, quando successe, Sirius aveva appellato immediatamente la macchinetta fotografica di Mary per poter immortalare la scena. James aveva provato in ogni modo a scappare dall’obiettivo, ma non ci era riuscito e adesso c’era una bellissima foto ricordo attaccata con la magia nella camera di Sirius a Godric’s Hollow. L’episodio era avvenuto all’inizio del quinto anno, ma spesso gli altri Malandrini - e Mary - lo prendevano ancora in giro. 

« Comunque » disse James a voce ben alta, schiarendosi la voce così da avere la loro completa attenzione e farli smettere di parlare di quella che per lui era stata un’esperienza orrenda. « Quel biglietto non lo leggerete mai. Mi dispiace, ma penso che voi abbiate già abbastanza materiale su cui prendermi in giro ».

Sirius sbuffò, capendo che non avrebbe potuto sfotterlo per l’ennesima stupidaggine, e borbottò a mezza voce qualcosa di molto simile a un ironico: « Certo, Caposcuola Potter ». Ad ogni modo James decise di soprassedere, così da evitare ritorsioni e, soprattutto, ulteriori aneddoti imbarazzanti sulla sua persona. 

« Almeno vuoi dirci cos’hai intenzione di fare? » domandò Remus, pacato: d’altronde lui già pensava di chiedere a Mary o direttamente a Lily cosa James avesse scritto sul biglietto. « Suppongo tu non le abbia solo spedito un biglietto ».

« In realtà non ho organizzato granché » ammise James, facendo spallucce. « Non volevo esagerare, stavolta. L’ultima volta che ho provato a fare le cose in grande, mi ha rovesciato l’intera caraffa di succo di zucca in testa ».

« Be’, l’ultima volta che hai fatto le cose in grande le avevi fatto proposte sconce in mezzo alla Sala Grande… » gli fece notare Peter, divertito. 

« Dettagli, Pet, dettagli » fu la semplice risposta di James, mentre si passava una mano tra i capelli corvini. « So che non le piacciono le cose plateali, quindi ho preferito fare le cose a modo suo. Sono sicuro che apprezzerà, e quando mi ringrazierà io ne approfitterò per chiederle di venire ad Hogsmeade con me questo weekend ».

Disse così un po’ anche per convincere se stesso e tranquillizzarsi: il biglietto che le aveva scritto era a dir poco ridicolo, ma non era riuscito a fare nulla di meglio. Non aveva mai avuto una grande vena poetica, ma diamine, anche un bambino del primo anno avrebbe potuto scrivere qualcosa di più decente. 

Per qualche secondo aveva pensato di farsi aiutare da qualcun altro, ma poi si era detto che non poteva farci nulla: lui era così, era bravo a farle, le cose, non a dirle. E a Lily doveva piacere per quello che era, non sarebbe stato un biglietto a farle cambiare idea. Questo era ciò che si era detto alla fine, ma in quel momento non riusciva a non maledire se stesso e quel biglietto ogni due per tre. 

« Bene, mi sembra una buona idea » convenne Remus, muovendo appena la testa in segno di assenso. 

« Concordo » disse Sirius, mettendosi le mani in tasca con nonchalance mentre entravano in Sala Grande. « Però mi manca sentirle urlare che non uscirebbe con te neanche se l’altra opzione fosse la Piovra Gigante ». 

Mentre Peter si mise a ridere, Remus cercò di non seguire il suo esempio per non infierire ulteriormente su James. La battuta di Sirius era divertente, considerando che Lily gli aveva davvero rifilato quella risposta fin troppe volte. 

La prima volta che glielo disse, avevano quindici anni ed avevano iniziato il Quinto anno da un mese. Durante la lezione di Storia della Magia, infatti, Rüf aveva fatto un riferimento alla Piovra Gigante che viveva nel Lago Nero, così, quando James le aveva chiesto per l’ennesima volta di uscire con lui, Lily aveva risposto: « Non uscirei con te neanche se dovessi scegliere tra te e la Piovra Gigante, Potter! » prima di andarsene a passo di marcia insieme a Severus Piton, che era sembrato particolarmente divertito da quella frase. A conti fatti, tutti i presenti si erano messi a ridere, anche James. Aveva sempre avuto un debole per Lily, ma all’epoca non provava veri sentimenti per lei perciò non c’era rimasto troppo male, anzi, col passare del tempo ci fece l’abitudine. 

« Continua così e sarai tu a festeggiare San Valentino con la Piovra, nel Lago Nero » ribatté James con un sogghigno, sfiorando distrattamente la tasca dove teneva la bacchetta. 

Sirius roteò gli occhi e fece per rispondere, ma sentì una mano posarglisi sulla spalla, così si fermò per girarsi e vedere chi fosse, trovandosi di fronte Abigail. 

Lei aveva raccolto i capelli in una treccia, gli occhi erano truccati appena e le guance erano più rosse del solito; sembrava un po’ imbarazzata, ma riusciva comunque a dimostrarsi sicura di sé come sempre.

Quando la vide, James alzò gli occhi al cielo e decise di andarsi a sedere: tutti loro sapevano bene che ad Abigail piaceva Sirius, lei non lo aveva nascosto neanche quando si era venuto a sapere di lui e Mary. Proprio a causa di Mary, James sapeva che se fosse rimasto avrebbe potuto risponderle male, perciò fece segno col capo a Remus e Peter di seguirlo e allontanarsi. 

« Noi ci sediamo, intanto » si limitò a dire a Sirius, che, cercando di non farsi vedere, gli lanciò un’occhiata implorante, come a pregarlo di non abbandonarlo lì. « Ti teniamo un posto, ma non ti assicuro nulla sul bacon » aggiunse, stringendosi nelle spalle e raggiungendo Peter e Remus. 

Sirius li guardò sedersi poco distanti, più o meno al centro della Sala. Dopodiché si girò di nuovo verso Abigail, che nel frattempo si stava torturando le mani e piegò le labbra in un sorriso raggiante non appena lui si voltò a guardarla. 

« Ciao, Abigail » la salutò, pacato, sorridendole. « Come va? »

« Ehi, Sirius » disse Abigail, lanciandogli un’occhiata leggermente languida. « Tutto bene, grazie. Tu? »

« Anche io » rispose, stringendosi nelle spalle. « Posso aiutarti in qualche modo? » 

« Veramente volevo solo salutarti » ammise lei, con un sorriso un po’ sghembo. « Sai, sapere come stessi, chiacchierare un pochino… È da un sacco che non passiamo del tempo insieme. Potrei offendermi, sai? » continuò con tono scherzoso, e Sirius riconobbe la classica Abigail: rilassata, ammiccante e irriverente.

Sirius rise e si passò una mano sul viso per scostare alcune ciocche di capelli che gli ricadevano davanti agli occhi; il fatto che Abigail ci provasse con lui, nonostante sapesse di Mary, lo metteva un po’ in soggezione. Da una parte non sapeva se era giusto continuare a darle corda ogni volta che lei cercava di parlargli, ma dall’altra non voleva trattarla male perché gli era sempre stata simpatica. 

« Lo so, ma ultimamente ho poco tempo in generale » le rispose, con lo stesso tono che avrebbe usato per parlare del tempo. « Sai, con i M.A.G.O. e tutto il resto… è difficile anche trovare del tempo per stare con gli altri ». 

« Sirius Black che usa tutte le sue energie per prepararsi agli esami? Non l’avrei mai detto » commentò Abigail, tenace, iniziando ad arricciarsi sull’indice una ciocca che era scappata alla treccia. « Non ti stancherai troppo? Non vorrai sciuparti… un po’ di svago fa sempre bene. E lo sai che io sono sempre disponibile, per te, se avessi voglia di passare un po’ di tempo insieme ». 

« Guarda, Ab, non saprei… Non mi sembra il caso, sinceramente » disse Sirius, cercando di essere delicato ma allo stesso tempo chiaro: aveva già cercato di farglielo capire, ma lei non sembrava voler accettare un no come risposta. Se non fossero stati amici, probabilmente l’avrebbe già liquidata con una scusa qualunque. 

Abigail aprì la bocca per rispondergli, ma in quel momento Mary entrò in Sala Grande e Sirius spostò la sua attenzione su di lei. Mary incrociò il suo sguardo e, quando si accorse di Abigail, sbuffò nervosamente ed alzò gli occhi al cielo prima di accelerare il passo per raggiungerli, lasciandosi così indietro Lily. Quest’ultima tirò dritto per andarsi a sedere insieme agli altri Malandrini, mentre Mary si fermò alle spalle di Abigail che, nel frattempo, gli aveva risposto, ma lui non aveva ascoltato alcunché. 

Mary girò intorno alla bionda, fermandosi accanto a Sirius e facendo scivolare subito la propria mano in quella del ragazzo. Si appoggiò col busto al braccio di Sirius e posò gli occhi su Abigail, incrociandone lo sguardo. 

« Ciao, Thomas » salutò con tono affettato. « Hai bisogno di qualcosa? » domandò poi, troppo gentile per essere sincera; prima che lei potesse rispondere, però, Mary si girò verso Sirius, che aveva capito benissimo la situazione e la stava già guardando con un sorrisetto sulle labbra. « Buon san Valentino, amore » gli disse con tono estremamente languido, per poi sollevarsi sulle punte e dargli un bacio a fior di labbra. 

Sirius dovette trattenersi dallo scoppiare a ridere, in parte per non mettere ancora più in imbarazzo Abigail e in parte perché era certo che Mary si sarebbe presto arrabbiata anche con lui, conoscendola. 

Abigail rimase qualche secondo in silenzio, non sapendo cosa rispondere o cosa fare. Aveva le guance molto arrossate, sia per l’imbarazzo che per l’umiliazione, e per un momento Mary pensò che volesse davvero risponderle male; decise quindi di smettere di fingere e si fece improvvisamente seria, prendendo a guardarla con le sopracciglia inarcate.

« No, grazie. Sto bene così » rispose alla fine Abigail, sfoggiando un sorriso falso quanto quello che Mary le aveva rivolto poco prima. « Ci vediamo in giro, Sir. MacDonald » fece poi, girandosi e avviandosi verso l’altro capo del tavolo, dove alcune sue amiche la accolsero e riempirono di domande non appena si sedette. 

A quel punto Sirius si girò verso Mary e le passò un braccio intorno alla vita, attirandola a sé per poterle parlare all’orecchio.

« Amore? Da quando mi chiami così? » la prese in giro, le labbra arricciate in un ghigno soddisfatto. 

Lei si allontanò leggermente, per quanto le fosse possibile, così da poterlo guardare dritto in viso; sebbene Sirius fosse certo che un po’ fosse divertita, aveva le labbra piegate in una smorfia e le sopracciglia ancora inarcate. 

« Non ti ci abituare » lo riprese lei immediatamente, non riuscendo a nascondere il fastidio nella sua voce. « L’ho fatto solo per farle capire che le conveniva andarsene ». 

« Oh, la tua quindi era una minaccia velata? » 

« Sì ».

« Immagino che adesso Abigail sarà tremendamente terrorizzata da te… » scherzò Sirius, divertito. « Hai proprio il fisico di una che passa il tempo libero a picchiarsi con i Babbani » aggiunse, lanciandole un’occhiata fugace: era abbastanza alta, ma era molto magra ed era chiaro che non potesse avere chissà quanta forza. 

Mary gli rivolse un sorriso ironico prima di alzare la gamba e pestargli con forza un piede, così da costringerlo a lasciare la presa su di lei e piegarsi appena.

« Tu continua a darle corda e fidati che non saranno i Babbani quelli che picchierò » gli assicurò, incamminandosi subito dopo verso i loro amici. 

A quelle parole, Sirius sbuffò una risata e si apprestò a seguirla immediatamente. Gli altri non erano seduti poco lontano e, appena li raggiunsero, si sedettero insieme a loro. Da un lato erano seduti James, Peter e Remus, mentre dall’altro c’era Lily con accanto due posti liberi per loro. 

Mary si versò del tè nella tazza e si mise nel piatto un muffin salato e delle uova, mentre Sirius puntò immediatamente il bacon, constando che era già stato fin troppo razziato - da Peter, ne era certo. 

« Io non so come riuscirò a sopravvivere, stamattina » stava dicendo James, mentre sorseggiava del succo di zucca. « Due ore di Storia della Magia e due di Pozioni… mi ucciderei, ma, con la fortuna che ho, sono sicuro che tornerei sotto forma di fantasma ». 

« Odio il martedì » gli diede man forte Peter, lanciando un’occhiata di sottecchi a Sirius che continuava a servirsi altro bacon. « Però almeno oggi pomeriggio abbiamo Babbanologia. Voi cos’avete? » domandò poi a chi non seguiva quella materia, al contrario di lui, James e Sirius. 

« Io e Lily abbiamo Antiche Rune » rispose Remus dopo aver fatto mente locale, e la ragazza annuì mentre si versava dell’altro tè.

« Io invece ho Cura delle Creature Magiche » disse invece Mary, che fino a quel momento si era concentrata sulle proprie uova. « Tra l’altro il tema che ho scritto per Glenville è perfetto, se non prendo una E potrei mandargli contro qualche Schiopodo Sparacoda » aggiunse, facendo ridere tutti. 

Peter decise di non fare commenti su quella materia per non rischiare di aizzarsi Mary contro, così quando vide che Sirius aveva finalmente lasciato il vassoio con il bacon pensò bene di impossessarsene per prenderne un altro po’. Era una lotta che andava avanti dal primo anno, quando entrambi si erano resi conto di avere un degno rivale per la contesa del bacon. Remus li reputava due deficienti per questo, ma quel giorno stranamente decise di non ricordarglielo. 

« Tu prendi sempre E a Cura delle Creature Magiche, Mary » le ricordò Lily, nascondendo il proprio sorriso dietro la tazza; quando rialzò gli occhi incrociò per sbaglio lo sguardo di James e avvertì le proprie guance arrossarsi un po’ più del normale.

« L’ultima volta mi ha messo solo Oltre Ogni Previsione » protestò Mary come se fosse un grande affronto.

Lily scosse la testa, divertita, e decise di soprassedere. 

« Non c’erano compiti di Storia della Magia, vero? » domandò Sirius, colto all’improvviso da un dubbio. 

« Non per oggi » gli rispose Remus. « Però venerdì dobbiamo consegnargli il tema sui rapporti tra Maghi e non maghi tra il sedicesimo e il diciottesimo secolo ».

Sirius imprecò a mezza voce e fece per riprendere a mangiare, ma in quel momento si sentì un forte rumore e improvvisamente la Sala Grande venne invasa dai gufi, pronti a consegnare la posta. 

Il gufo della famiglia Potter, Ormerod, atterrò con ben poca grazia davanti a James, rovesciando il calice di succo di zucca del ragazzo. Lui prese immediatamente la bacchetta e mormorò un veloce « Gratta e netta » per rimediare al danno fatto dal proprio gufo, dopodiché si concentrò su quest’ultimo e prese l’edizione de La Gazzetta del Profeta che era legata alla sua zampetta. Per ringraziarlo, James gli diede un buffetto sulla testa e Mary gli diede un pezzetto del proprio muffin. Soddisfatto, Ormerod gonfiò il petto ed emise un suono basso e profondo in segno di apprezzamento. 

« Che dice la Gazzetta? » chiese Lily quando James iniziò a sfogliare velocemente il giornale per leggerne giusto i titoli.

Il ragazzo fece per risponderle, ma in quel momento un altro gufo atterrò sul tavolo, precisamente davanti a Mary. Quest’ultima non aspettava posta, perciò alzò lo sguardo dal proprio piatto e lo puntò sul volatile, curiosa. Dopo pochi secondi passati ad osservare l’animale, Mary notò la busta rosa attaccata alla sua zampa e subito si sbrigò a prenderla. Non appena lo fece, il gufo le rubò un pezzetto di muffin per poi volare nuovamente via sotto il suo sguardo confuso.

« Cos’è? » domandò James, cercando invano un qualche nome sulla busta. 

« Non ne ho idea » rispose Mary, stringendosi nelle spalle. « Ho ricevuto ieri la posta dai miei e da Roger, non so chi possa avermi scritto una lettera » aggiunse, aprendo la busta e tirando fuori una lettera ben piegata. 

Fece per aprire il foglio, ma prima che potesse farlo le sfuggì di mano e iniziò a fluttuarle davanti al suo viso. Purtroppo, Mary capì troppo tardi di cosa si trattasse, infatti il foglio cominciò a cantare a volume altissimo e le parole rimbombarono per tutta la Sala Grande: 

        Vieni, mescola il mio calderone

        e, se con passione ti riuscirà,

        il mio forte amor bollente 

        questa notte ti scalderà! 

        Oh, mio povero cuore, dov’è andato?

        Per un incantesimo mi ha lasciato…

        … e adesso che per bene l’hai spezzato

        ridammi, ti prego, il mio cuore innamorato! 

Inizialmente Mary era rimasta a bocca aperta, poi, mentre intorno a lei molta gente scoppiava a ridere, si portò le mani alla fronte per nascondere il proprio viso alle altre persone. Sentiva le guance andarle a fuoco e non vedeva l’ora che quella cosa smettesse di cantare quella che per lei era una delle canzoni più brutte mai scritte - un po’ come tutte le canzoni scritte da Celestina Warbeck. 

Quando quella tortura finì, la lettera si ripiegò malamente su se stessa per poi esplodere in una cascata di cuori rosa, fiorellini e brillantini che le imbrattarono tutta la divisa e, in parte, finirono anche nel suo piatto e nella sua tazza di tè. 

Mary alzò gli occhi molto lentamente, mentre Lily, James, Peter e Remus cercavano di non ridere di nuovo per non farla arrabbiare. Sirius, invece, rideva tranquillamente e le passò un braccio intorno alle spalle proprio mentre Mary girava il viso verso di lui. 

« Buon san Valentino! » esclamò tra una risata e l’altra. 

Il ragazzo vide chiaramente le guance di Mary gonfiarsi, come se lei stesse cercando di trattenersi. Evidentemente non ci riuscì, perché strappò la Gazzetta dalle mani di James ed iniziò ad avventarsi su di lui, usando il giornale per colpirlo con più forza. 

« Io » cominciò, interrompendosi dopo ogni parola per continuare a picchiarlo. « ti » un altro colpo, stavolta sul braccio. « uccido! » e a questo punto smise di parlare, limitandosi a colpirlo dovunque le fosse possibile arrivare. 

Nonostante lei continuasse a brandire la rivista come una letale arma con cui punirlo, Sirius ormai rideva senza controllo e a malapena cercava di sottrarsi ai suoi colpi. Mary non ci stava andando giù molto leggera, ma non gli stava facendo male e il suo viso era così rosso che, solo a guardarlo, a lui veniva nuovamente da ridere. 

Lui sapeva benissimo che odiava a morte Celestina Warbeck e le sue canzoni smielate, così come sapeva che si sarebbe sentita estremamente in imbarazzo ad essere la protagonista di una scena del genere, ma non era riuscito a trattenersi. Quando Peter gli aveva parlato di scene plateali, quella domenica, gli era subito venuta in mente l’idea della lettera canterina e non aveva avuto il benché minimo dubbio su che canzone farle cantare. 

« Ma come, non ti è piaciuto? » le domandò, cercando di smettere di ridere, mentre con una mano le bloccò il polso per impedirle di colpirlo ancora. « Non ti ha fatto venire voglia di baciarmi senza ritegno davanti a tutta la scuola? » continuò, come se la reazione di Mary lo avesse sorpreso. 

Lei gli lanciò un’occhiata velenosa e ritrasse con forza la propria mano, così da far perdere a Sirius la presa, e poi gli diede dei pugni sul braccio. Neanche questi erano molto forti, e ridacchiando lui le circondò il busto con un braccio e l’attirò a sé, facendola cozzare contro il proprio petto. 

« Se continui a picchiarmi penso che la McGranitt verrà a controllare » l’avvisò, guardando il tavolo dei professori da sopra la testa della ragazza. 

Mary girò il viso nella stessa direzione e si accorse dello sguardo della professoressa, fisso su di loro. Sembrava che li stesse studiando, mentre accanto a lei Silente ridacchiava apertamente, nascosto dalla lunga barba e dagli occhiali a mezzaluna sul naso.

« Se pensi di scamparla così, ti sbagli » ci tenne comunque a dire lei, rivolta a Sirius. « Ora ti salvi solo perché ci sono i professori ».

« E perché sono fantastico, era un’idea geniale e tu mi adori » aggiunse il ragazzo al posto suo, soddisfatto. 

« Sì, speraci » ribatté lei e, per buona misura, si premurò di dargli una gomitata d’avvertimento, facendolo piegare in avanti perché stavolta ci aveva messo più forza.

« Non sapevo aveste una canzone » commentò James, che come tutti gli altri non si era perso neanche un secondo di quella scena. « E poi è così bella questa canzone! Avete proprio scelto bene » continuò, prendendoli in giro. 

« Tranquillo, affatturerò anche te e lo farò mettendo Celestina Warbeck in sottofondo. Che ne dici? » contrattaccò Mary, poggiando i gomiti sul tavolo e il mento sui palmi delle mani. Lo guardava con aria innocente, ma chiunque la conoscesse sapeva il significato di quello sguardo: si sarebbe vendicata presto. 

Immaginandosi la scena, Lily si mise a ridere e si portò una mano davanti alla bocca per cercare di nasconderlo, ma ovviamente fu tutto vano. James le lanciò un’occhiata a metà tra l’oltraggiato e l’imbarazzato, mentre Mary si raddrizzò e si sistemò la divisa con un sorriso soddisfatto dipinto sulle labbra. 

« Affatturerai chiunque parli di questa storia? » provò a chiedere Peter con cautela, un po’ incerto.

« Volevi fare qualche battuta o prendermi in giro? » 

Prima di rispondere, Peter ci pensò su un attimo. Infine mormorò: « … No? »

« Allora non ti affatturerò, Pet, non ti preoccupare » gli assicurò Mary rivolgendogli un sorriso tranquillo, prima di girarsi di nuovo verso Sirius. « Dopotutto, perché dovrei prendermela con qualcun altro oltre a Sirius? » aggiunse, con tono di sfida, rivolgendosi al diretto interessato; quando lo disse, però, James tirò un sospirò di sollievo e lei parlò di nuovo senza neanche guardarlo. « E te, James. Lo so che sapevi tutto quanto e pagherai anche tu ».

« Ma io non sapevo nulla! » protestò James con veemenza, prima di chiedere l’aiuto del proprio migliore amico. « Diglielo anche tu, Pad! »

Sirius tuttavia gli rivolse un sorriso furbo, per poi assumere un’aria dispiaciuta e sospirare. 

« Mi dispiace, James » gli disse con un tono più melodrammatico del dovuto. « Probabilmente se le mentissi mi appenderebbe ad un ramo del Platano Picchiatore e sono troppo giovane per morire per colpa di uno stupido albero. Non posso coprirti, questa volta ». 

« Coprirmi? » sbottò James, divertito e allibito al contempo. « Spero che Mary scelga bene la fattura da lanciarti » aggiunse poi, decidendo di lasciar perdere e di concentrarsi sul proprio piatto. 

« Oh, tranquillo. Ho già un’idea in mente » gli assicurò la ragazza, prima di mettersi in bocca l’ultimo pezzo di muffin rimasto. Mentre lo faceva, Sirius si avvicinò a lei e le mormorò qualcosa all’orecchio, facendola arrossire di nuovo, e lei rischiò di stozzarsi. « No, non quel tipo di idea, cretino! » 

Mentre Mary e Sirius ricominciavano a bisticciare come al solito, tenendo stavolta la voce bassa, gli altri presero a parlare del più e del meno finché Remus non si accorse che mancavano solo quindici minuti all’inizio della prima ora. Lo fece notare a tutti, così si alzarono dalle panche su cui erano seduti e si avviarono verso il portone. 

James superò Sirius e Mary, rimanendo qualche passo indietro rispetto a Remus e Peter. Lily allungò un po’ il passo per raggiungerlo e, quando gli fu affianco, girò il viso verso di lui e gli sorrise. 

« Buon san Valentino » disse, tranquilla, sistemandosi la borsa sulla spalla. 

« Buon san Valentino » ricambiò James, preso alla sprovvista, e la sua mano andò immediatamente a spettinargli ancora di più i capelli. Lily seguì il percorso della sua mano e ridacchiò, contagiandolo. « Pronta per queste due ore con Rüf? »

« Insomma » ammise lei, stringendosi nelle spalle. « Non è il modo migliore per svegliarsi, a mio parere ».

« Non sei l’unica a pensarlo. Prendi Peter: penso che, in questi sette anni, non sia rimasto sveglio per più di venti minuti durante una lezione di Storia. E intendo venti minuti in totale » le confessò James, indicando l’amico con un lieve cenno del capo.

Lily rise e lui per qualche secondo si perse ad osservare come i raggi del sole, da dietro gli archi a sesto acuto, le facesse brillare i capelli, quel giorno raccolti in una coda alta da cui sfuggivano alcune ciocche.

« Anche tu qualche volta ti sei addormentato, in classe » gli fece notare, divertita. 

« Che fai, Evans, mi controlli? » scherzò lui, facendo cozzare piano le loro spalle l’una contro l’altra. 

« Certo, Potter » ribatté Lily con tono serio, cercando di nascondere un sorriso. « Devo assicurarmi che il mio collega Caposcuola sia il primo a rispettare le regole ».

James inarcò le sopracciglia e le lanciò un’occhiata scettica. 

« Guarda che ti ho vista la settimana scorsa » disse con un sogghigno. « Ti sei addormentata praticamente all’inizio della lezione. Questo non mi sembra l’atteggiamento adatto ad un Caposcuola, non pensi, Evans? »

« Che fai, Potter, mi controlli? » lo prese in giro la ragazza, ripetendo le stesse parole che lui le aveva rivolto poco prima.

« Ovviamente. Ora che mi ci fai pensare… forse dovrei toglierti dei punti, non credi? »

« Come osi? » esclamò Lily, teatrale, portandosi una mano al cuore e guardandolo con finto sgomento. « Toglieresti dei punti a me? »

« Le regole vanno rispettate, Evans. Non sei tu che lo ripeti sempre? » fece James, con tono pomposo. « Non posso mica fare eccezioni ».

Lily rise ancora e gli andò a sbattere contro di proposito, facendolo sbandare appena; lui allora le passò un braccio intorno alle spalle e si mise a ridere a sua volta. 

« Sei proprio stupido » gli disse, ma aveva un sorriso a trentadue denti sulle labbra. 

« Oh, era così tanto che non me lo dicevi! » rispose James. « Quasi ne sentivo la mancanza! »

Ridendo e scherzando arrivarono davanti all’aula di Storia della Magia, così James abbassò il braccio e la lasciò andare. Lily si sedette accanto a Mary, che aveva occupato un banco in seconda fila, mentre James si sedette al banco vicino insieme a Remus; Peter e Sirius, invece, si erano già sistemati in ultima fila. 

Come al solito il professor Rüf arrivò passando attraverso il muro e si mise dietro la cattedra; nel mentre James tirò fuori dalla propria borsa il libro di testo, la penna, il calamaio e un foglio di pergamena.

Dopo aver augurato una buona giornata a tutti loro ed aver ricordato del tema da consegnare per quel venerdì, Rüf iniziò a spiegare:

« Lo Statuto Internazionale di Segretezza della Magia è una legge del mondo magico formulata nel 1689 e approvata dalla Confederazione Internazionale dei Maghi nel 1692. Consiste in un insieme di norme per evitare che i Babbani vengano a conoscenza dell’esistenza della comunità magica. Tra queste, ad esempio, ricordiamo le severe regole circa l’abbigliamento, al fine che i maghi non siano riconoscibili quando si aggirano fra i Babbani… »

James aprì il proprio libro e quando lo fece si trovò davanti un foglio piegato per bene, con sopra una scritta: Per James. Si guardò intorno, perplesso, ma nessuno sembrava essere interessato a lui in quel momento; alla fine prese il biglietto, lo portò sotto al banco e lo aprì. 

Era un biglietto di san Valentino molto semplice ed era firmato Isabelle M., quindi capì subito chi glielo aveva mandato. Isabelle Morgan era una Tassorosso del loro stesso anno con cui aveva parlato abbastanza spesso, soprattutto durante le ore di Erbologia e di Divinazione. Quel biglietto era proprio da lei: conciso, gentile e anche divertente, visto il modo in cui glielo aveva fatto recapitare. Visto che la lezione successiva, Pozioni, l’avrebbero avuta con i Tassorosso, l’avrebbe ringraziata allora. 

A quel punto ripiegò il biglietto e lo rimise nel libro, dopodiché andò al capitolo che il professore stava spiegando e tornò a concentrarsi sulla lezione. Tuttavia non si accorse di Lily, che aveva visto tutto e lo stava osservando dal proprio banco; se l’avesse guardata, nei suoi occhi avrebbe letto incertezza e anche un po’ di fastidio. 

Orgogliosa com’era, però, la ragazza girò di nuovo il viso verso Rüf e cercò di seguire il suo discorso, la piuma ben stretta tra le dita. Forse un po’ troppo stretta, capì poco dopo, quando iniziò a farle male la mano, così si riscosse. 

Lily si guardò attorno, cercando una distrazione. 

Qualche banco dietro di loro, Peter già dormiva bellamente, la guancia sul banco e la bocca socchiusa, mentre Sirius continuava a dondolarsi sulla propria sedia, lo sguardo assorto in chissà che pensieri. Al tavolo accanto al loro, invece, Remus prendeva diligentemente appunti e, se necessario, richiamava James affinché facesse lo stesso. Con un sorrisetto lieve sulle labbra, Lily lanciò un’occhiata anche Mary, che le sedeva accanto: l’amica aveva il gomito sul tavolo, così da potersi reggere la testa con la mano, e sfogliava distrattamente il libro mentre il professore parlava. 

« Per quanto riguarda la clausola 73, invece, essa decreta che ciascun ente governativo magico sarà responsabile dell’occultamento, la cura e il controllo di tutti gli animali, gli esseri e gli spiriti magici entro i confini del suo territorio. Se una di queste creature dovesse danneggiare la comunità babbana… » 

Rüf continuava a spiegare, svolazzando con calma davanti alla cattedra, ma Lily non riusciva a concentrarsi su ciò che stava dicendo. Per lei erano solo parole che si rincorrevano l’un l’altra. Le sentiva, ma non le rimanevano impresse. Tutto ciò a cui riuscisse a pensare era seduto a due metri da lei, chinato sulla propria pergamena e con uno sbafo di inchiostro sulla guancia. 

Guardarlo così, con la fronte aggrottata e un’espressione concentrata sul volto, le fece venire voglia di avvicinarsi a lui e prenderlo affettuosamente in giro; sapeva che, in caso, James si sarebbe difeso o facendole il solletico o stringendola a sé e spettinandole i capelli. Non le sarebbe dispiaciuta nessuna delle due ipotesi, perché in entrambi i casi lo avrebbe avuto di nuovo vicino, e non c’era cosa che volesse di più. 

Dopo ciò che era successo il sabato sera precedente, nessuno dei due aveva osato aprire il discorso durante una conversazione. Una parte di lei si rifiutava di parlarne, un’altra parte però sembrava essere disposta a tutto, anche a mettere da parte l’orgoglio, pur di sentire di nuovo le braccia di James intorno a lei e le sue labbra sulle proprie. 

E pensare che, fino a neanche un anno prima, piuttosto che farsi abbracciare da James Potter si sarebbe fatta stritolare da un Troll. Figuriamoci farsi baciare da James Potter. 

Oh, la Lily Evans di qualche anno prima l’avrebbe presa a schiaffi, se l’avesse vista in quello stato: seduta su una sedia a pensare e ripensare a James Potter, a dannarsi l’anima perché un’altra ragazza gli aveva mandato un biglietto di san Valentino quando lei non aveva avuto il coraggio di farlo. Lei, che non aveva il coraggio di andare lì da lui ed essere chiara con lui per una buona volta. 

Non le era mai mancato il fegato di fare qualcosa. Cosa diamine le stava facendo quel Potter? 

Le due ore di Storia furono lente e lei le trascorse con la mente altrove e lo sguardo perso fuori dalla finestra, ma alla fine la lezione finì. Fu il rumore della campanella a distoglierla dai propri pensieri, stavolta, e mentre sistemava le cose nella cartella si appuntò di chiedere a Remus gli appunti che aveva preso. 

« Terra chiama Lily » la voce di Mary arrivò alle sue orecchie fin troppo vicina, infatti quando alzò lo sguardo su di lei si rese conto che le stava parlando ad un palmo dal viso e quasi sobbalzò, facendola ridere. « Ben tornata tra noi! »

Lily avvertì le proprie guance arrossarsi, ma cercò di nasconderlo abbassando il viso; si sistemò la borsa sulla spalla, poi tornò a guardare la propria migliore amica. 

« Scusa » si limitò a dire, seguendola fuori dalla classe. « Ero un po’ soprappensiero ». 

« Me ne sono accorta » rise Mary, guardandola da sopra la spalla. « Posso chiederti come mai? »

La rossa aprì la bocca per parlare, ma in quel momento anche i Malandrini uscirono dall’aula e le raggiunsero rapidamente. James e Remus stavano parlottando tra di loro, invece Sirius stava ridacchiando all’indirizzo di Peter, che sembrava ancora nel mondo dei sogni. 

« Dormito bene, Wormy? » fece Remus, divertito. 

« Io non so davvero come facciate a seguire queste lezioni… » borbottò Peter, senza rispondere alla domanda che gli avevano fatto. « Per me sono peggio di un sonnifero. Basta che Rüf apra la bocca e puf! »

« Ce ne siamo accorti » gli assicurò James, dandogli qualche colpetto sulla spalla. 

« Quello che mi chiedo è come faccia Rüf a non accorgersene » disse invece Sirius, visto che Peter non era mai stato richiamato dal professore, anche se non ricordava neanche una lezione in cui fosse stato sveglio per tutto il tempo. 

« Beato te » sorrise Mary. « Quando ha beccato me, mi ha messo in punizione per una settimana ».

« Che ci posso fare? Suppongo sia un talento innato » scherzò Peter con una risata, mentre scendevano le scale e si avviavano verso l’aula di Pozioni.

Continuarono a chiacchierare e scherzare per tutto il tragitto, ma Lily non trovò l’occasione per avvicinarsi di più a James e parlare un po’ con lui finché non furono davanti alla porta della classe. 

Lui infatti la precedette e le aprì la porta per farla passare, ma quando lei si girò per ringraziarlo vide che era stato fermato da una ragazza di Tassorosso che avrebbe seguito la lezione con loro. Aveva mossi capelli biondi che le arrivavano un po’ sotto le spalle, occhi azzurri e sembrava più piccola di quanto in realtà non fosse. Lily non ci aveva mai stretto amicizia, un po’ perché non erano in Casa insieme e un po’ perché non avevano mai frequentato le stesse persone, ma la riconobbe come Isabelle Morgan. 

« Ehi, Isabelle » sentì dire a James, mentre Mary e gli altri Malandrini entravano in aula. 

Lily restò ferma un secondo, ma quando capì che lui non sarebbe entrato subito si girò e fece per andarsi a sedere come al solito accanto a Mary; tuttavia Lumacorno, seduto dietro l’imponente cattedra in legno scuro, le fece cenno di avvicinarsi e lei obbedì. 

« Signorina Evans, buongiorno » le disse con gentilezza, sorridendole affabile. « La vedrò venerdì, al mio party, vero? Vorrei proprio presentarle qualche mio conoscente ».

« Buongiorno, professore » lo salutò di rimando, educata, cercando di lanciare meno occhiate possibili ai due ragazzi che continuavano a parlare fuori dalla porta. « Certo, verrò sicuramente » aggiunse poi con un sorriso. 

« Ne sono lieto » fece Lumacorno, prima di avvicinarsi leggermente a lei. « Senta, posso chiederle un favore? L’ultima volta il signor Potter e il signor Black hanno fatto esplodere due calderoni, e vorrei evitare che ciò accadesse anche oggi. Le dispiacerebbe sedersi accanto ad uno dei due, per questa volta? » 

« Nessun problema » rispose prontamente lei, e sperò che Lumacorno le assegnasse James come compagno di banco: sebbene avessero messo da parte i dissapori, tra lei e Sirius non c’era ancora una forte amicizia.

Il sorriso sul viso di Lumacorno si ampliò ed era pieno di gratitudine. L’uomo guardò alle spalle di Lily e, una volta individuato Sirius, lo chiamò a gran voce: 

« Signor Black, venga qui al primo banco » gli ordinò, per poi tornare a rivolgersi a Lily con voce più bassa. « Si siede con lui. Almeno posso stare sicuro che per una volta non combinerà una bravata delle sue ». 

Lily gli rivolse un sorriso un po’ tirato, prima di annuire e posare la borsa sul tavolo. Sirius si era già stravaccato su una delle sue sedie e posò lo sguardo su di lei, le sopracciglia inarcate e un sorrisetto beffardo sul viso. 

« Bene, bene » commentò, serafico. « Si fa interessante ».

« È il mio giorno fortunato, a quanto pare » ribatté lei, sarcastica, sedendosi accanto al ragazzo. 

« Puoi dirlo forte » concordò Sirius, e se possibile il suo ghignò parve allargarsi. « Anche se sono consapevole di non poter prendere il posto di Prongs, per te. Ne prendo atto » continuò, divertito, e lei lo guardò con scetticismo. 

« Scusa? »

« Su, Evans. Ormai è chiaro chi sia il tuo Malandrino preferito » le spiegò lui, allungando le gambe sotto al banco. « Certo, ciò denota una grave mancanza di buon gusto… ma, a quanto mi dicono, al cuor non si comanda. Dico bene? »

Lily aprì la bocca per rispondergli, ma in quel momento James ed Isabelle entrarono in aula e Lumacorno decise di metterli al banco insieme per la giornata. 

« Oggi cambiamo un po’ le carte in tavola! » aveva poi esclamato il professore, spostando anche qualche altro studente. Remus finì con Dylan Goldstein, l’ex ragazzo di Mary; quest’ultima invece finì con Lucas e Peter con una Tassorosso dai capelli neri.

« Certo che si diverte con poco, Lumacorno » borbottò Sirius, a bassa voce, così da farsi sentire solo da Lily. 

Senza pensarci, lei si ritrovò a ridacchiare alla sua battuta e il ragazzo le lanciò un’occhiata incuriosita, mentre sollevava l’angolo della bocca in un accenno di sorriso. 

« Buongiorno a tutti, ragazzi » cominciò Lumacorno, allegro come al solito. « Oggi vi eserciterete con la pozione Sempreverde. Chi mi sa dire la sua funzione? » 

« Ma non l’abbiamo già fatta l’anno scorso? » domandò Sirius all’orecchio di Lily, che annuì. 

« Mi sorprendi, Black. Allora non hai la memoria di un vermicolo » lo prese in giro lei, sempre attenta a non alzare la voce. 

Il ragazzo ridacchiò, mentre la mano di Isabelle Morgan si sollevava. Lumacorno le fece segno di parlare. 

« Serve per rimettere in sesto le piante morte » disse con voce sicura, e il professore assegnò cinque punti a Tassorosso per la risposta corretta. 

Lily le lanciò un’occhiata in tralice, aggrottando un po’ le sopracciglia quando la vide sorridere a James, ma tornò a concentrarsi su Lumacorno. Pozioni era la sua materia preferita, almeno a quella doveva stare attenta. 

« Come ha detto la signorina Morgan, appunto, permetterà alla pianta di riacquisire la sua piena vitalità » riprese Lumacorno, poi con la bacchetta toccò la lavagna e vi comparve la lista degli ingredienti. « È una pozione che richiede molta precisione, ma quest’anno avete preparato distillati più complicati. Mi aspetto dei buoni risultati. Se avete bisogno di qualunque cosa, non esitate a interpellarmi. Buon lavoro ».

Lily si segnò velocemente gli ingredienti su un foglietto e si alzò per andare a prenderli in dispensa, lasciando a Sirius il compito di preparare la postazione. 

« Perché dovrei fare ciò che mi dici tu? » la provocò, con tono di sfida. 

« Perché, se mi arrabbio, sono molto peggio di Mary » lo rimbeccò lei, sorridendogli beffarda prima di sparire nella dispensa. 

Una volta lì prese le lumache cornute, il sangue di salamandra e tutti gli altri ingredienti necessari, sistemandoli con attenzione su un piccolo vassoio per portarli al banco. Mentre usciva incontrò James, che a sua volta doveva raccogliere i vari ingredienti, e si scambiarono un sorriso veloce prima di tornare ciascuno al proprio lavoro. 

Quando arrivò al banco, Lily si accorse con sorpresa che Sirius aveva davvero preparato la postazione. Gli rivolse un’occhiata stupita, e lui rispose con una semplice alzata di spalle ed un sorriso sghembo. 

« Non sono mica un imbecille, Evans » ci tenne a precisare, aiutandola poi a sistemare sul tavolo gli ingredienti. 

« Se lo dici tu » si limitò a rispondere lei, ma con un sorrisetto sulle labbra. 

« Evans, Evans » la canzonò Sirius, divertito. « Prima o poi mi amerai anche tu ». 

« Ah, sì? Ne sei così sicuro? »

« Certo che sì. È una cosa naturale, alla fine succede sempre ». 

« Lo vedremo. Potrei sorprenderti ». 

Sirius emise un fischio di apprezzamento, come se fosse rimasto colpito dalla sua risposta, e la osservò mentre accendeva il fuoco sotto al calderone e lo riempiva appena con mezzo litro di acqua. Lui tritò velocemente la foglia di rabarbaro nel mortaio per poi versare nel calderone la polvere ottenuta; dopodiché Lily aggiunse al composto due gocce di sangue di vampiro e una goccia di sangue di salamandra. 

« Bene, adesso dobbiamo lasciarla riposare dieci minuti » disse Lily, sistemando il mestolo sul tavolo. « Poi dovremo… »

« Ripetere gli stessi passaggi ancora una volta » la precedette Sirius, interrompendola, e lei si girò verso di lui. « So leggere anche io. E poi me la cavo abbastanza in Pozioni ».

Lily ci pensò un attimo su. In effetti, nonostante facesse spesso scherzi o casini in classe, non lo aveva mai visto prendere un voto basso. Qualche volta Lumacorno gli aveva messo Accettabile, ma era stato più per il suo comportamento durante la lezione che per un’effettiva scarsa qualità della pozione. 

« Non ti è andata così male, ad avermi come compagno di banco » aggiunse poi il ragazzo con tono casuale, lanciando un’occhiata a James e Isabelle che, invece, stavano ancora cercando di tagliuzzare la foglia di rabarbaro, senza pensare che fosse meglio tritarla come avevano fatto loro.

« Te lo concedo, Black » gli disse Lily, girandosi a sua volta per osservare gli altri due. 

James aveva in mano un coltello e cercava di tagliare il rabarbaro il più possibile, mentre Isabelle, che aveva già preparato il sangue di vampiro e di salamandra, sembrava dargli qualche indicazione o consiglio. Lily inarcò un sopracciglio e si disse che nessuno dei due doveva essere granché portato per la materia, o si sarebbero resi conto che lo strumento migliore da utilizzare era il mortaio.

« Ti godi lo spettacolo? »

La voce di Sirius la fece nuovamente voltare verso di lui, che nel frattempo aveva già tritato la seconda foglia di rabarbaro che avrebbero dovuto usare e la stava osservando con aria divertita. 

« Non so di cosa tu stia parlando » disse lei, lisciandosi pieghe inesistenti sulla divisa. 

« Come no » rise Sirius, mentre si accomodava contro lo schienale della sedia. « E io mi chiamo Celestina Warbeck ». 

Quando lo disse, a Lily tornò in mente la lettera canterina che quella mattina aveva intonato Un Calderone Pieno Di Forte Amor Bollente per una Mary completamente rossa in viso, e a quel ricordo non poté trattenere una risata. 

« Suppongo tu abbia apprezzato » commentò Sirius con tono casuale e un’espressione soddisfatta, capendo subito cosa l’avesse fatta ridere. 

« È stato divertente, lo ammetto » rispose lei, ancora ridacchiando tra sé e sé, lanciandogli un’occhiata in tralice. 

« Solo divertente? Di’ pure esilarante » la corresse il ragazzo, assolutamente entusiasta del suo scherzo. « L’hai vista bene la faccia di Mary? » 

Lily annuì e, visto che erano passati i dieci minuti, versò nel calderone la seconda foglia di rabarbaro e le altre gocce di sangue di vampiro e di salamandra. Mescolò la pozione due volte in senso antiorario, poi la coprì e la lasciò sul fuoco a riposare per altri dieci minuti. 

« Eccome se l’ho vista » disse, tornando a concentrarsi su Sirius. « Era così rossa che avevo paura potesse far esplodere qualcosa ». 

« O che potesse esplodere lei stessa ». 

I due si guardarono qualche secondo, in silenzio, ma subito dopo scoppiarono entrambi in una fragorosa risata. Fecero così tanto rumore che Lumacorno li riprese, perciò Lily, non riuscendo a smettere di ridere, cercò almeno di nascondersi dietro la propria mano. Distolse lo sguardo da Sirius, girandosi dalla parte opposta dell’aula, e così facendo incrociò lo sguardo incuriosito di James. 

« Tutto okay? » le mimò con le labbra, visto che tra i loro banchi ce n’era un terzo. 

In risposta, lei annuì ed alzò il pollice nella sua direzione. 

« Guardalo, come si preoccupa per la sua fidanzata » li prese in giro Sirius, e lei avvampò. 

« Non sono la fidanzata di nessuno » precisò immediatamente Lily, secca. 

« Penso che d’ora in poi ti chiamerò Lily Potter. Che ne dici? » continuò lui, ignorando la sua risposta e ghignando apertamente. « Suona bene, in fondo ».

« Giuro che ti faccio bere tutta questa roba, se non la smetti » lo minacciò, indicando la pozione che nel mentre sobbolliva sul fuoco basso. 

« Che sono queste minacce? » la riprese Sirius, divertito. « Da lei non me lo sarei mai aspettato, signora Potter ». 

Lily afferrò immediatamente il mestolo e con questo colpì Sirius sul braccio. 

« Oi! » esclamò quest’ultimo, ritraendo veloce l’arto e massaggiandosi il punto colpito. « Sei violenta ». 

« E non hai visto nulla » ribatté lei, rivolgendogli un sorriso sardonico, mentre rimetteva a posto il mestolo. « Chiamami ancora signora Potter e vedrai ».

Sirius non rispose e si limitò a sogghignare. Mentre la guardava aggiungere quattro rametti di valeriana e mescolare la pozione sette volte in senso orario, si disse che sì, l’avrebbe ancora chiamata signora Potter. Eccome se l’avrebbe fatto. 

Pregustandosi già l’imbarazzo che avrebbe causato, collaborò alla pozione prendendo le due lumache cornute e immergendole nel calderone. La pozione, all’interno, aveva ancora un colorito brunastro per niente invitante e un odore tremendo di terriccio e sangue. 

Lumacorno passò in quel momento vicino al loro banco e, dopo aver osservato il loro operato, sorrise ed annuì, compiaciuto; d’altronde Lily era una delle sue studentesse preferite, nonché una delle migliori, e si sarebbe stupito di vederla sbagliare qualcosa. Quando si avvicinò al tavolo di James ed Isabelle, invece, il suo viso assunse un’espressione leggermente preoccupata; guardò la pozione da più vicino, prima di alzare gli occhi sui due studenti e sorridere con condiscendenza. 

« Come avete preparato il rabarbaro? » domandò loro, sebbene temesse di sapere già la risposta. 

« L’ho sminuzzato io, professore » rispose James, ed indicò il coltello che aveva usato precedentemente. 

« Come sospettavo… » borbottò Lumacorno tra sé e sé. « Allora aggiungete cinque radici di valeriana anziché quattro e mescolate in senso orario per dieci volte. Se la pozione non assume un colore leggermente più verdognolo, aggiungete un po’ di polvere di Ashwinder  prima di mettere la corteccia di pino ».

I due ragazzi annuirono e James si alzò per andare a prendere in dispense una radice di valeriana in più, così Isabelle rimase per un paio di minuti da sola al banco. 

Lily la osservò di sottecchi, cercando di non farsi notare da occhi indiscreti; era una ragazza carina, abbastanza nella norma, ma di più non avrebbe saputo dire. La guardò sorridere a James quando quest’ultimo tornò a sedersi accanto a lei, e a quel punto Lily, senza rendersene conto, iniziò a picchiettare l’indice sul tavolo. 

« Non sarai gelosa, Evans » la richiamò Sirius, senza guardarla, mentre preparava la corteccia di pino che avrebbero dovuto aggiungere al loro decotto. 

« Non dire stupidaggini, Black » rispose lei, raddrizzandosi sulla sedia e prestando fin troppa attenzione alla loro pozione, che avrebbe dovuto riposare per ancora qualche minuto. 

Sirius girò il viso verso di lei e la guardò con un sopracciglio inarcato. 

« Su, con me non hai motivo di dire cazzate. È ovvio che ti dà fastidio » disse, ma il suo tono non aveva niente di beffardo o canzonatorio, era sorprendentemente amichevole. « Di solito a Pozioni sei sempre rilassata. Oggi basta che ti giri per qualche secondo di là e diventi più tesa di una corda di cuore di drago ». 

Lily aprì la bocca per ribattere, ma alla fine decise di non farlo. Era abbastanza inutile negarlo, ormai: evidentemente Sirius riusciva a capirla meglio di quanto pensasse. 

« È così evidente? » si limitò a chiederli, un po’ in imbarazzo. 

« Nah » la tranquillizzò lui. « O meglio, io me ne sono accorto subito. Ma, conoscendo James, neanche se glielo urlassi in faccia lo capirebbe ».

« Non mi è mai sembrato così imbranato con le ragazze… » ribatté Lily, e non appena lo disse si sentì a disagio: non voleva fare paragoni, tra lei e le ragazze con cui James era uscito negli anni precedenti, soprattutto non davanti a Sirius Black. 

Lui rise e scosse la testa, prima di metterle una mano sulla spalla e costringerla così ad alzare il viso verso di lui. 

« Evans, ci sei? » fece, divertito. « Stiamo parlando di James. È vero, con le altre non è mai stato così imbranato, ma con te? Andiamo, a volte sembra un dodicenne ». 

« Parli sempre così del tuo migliore amico? » scherzò lei, che nonostante tutto si sentì in parte rincuorata dalle sue parole. 

« In realtà… sì » ammise Sirius facendo spallucce. « E in questo caso lo faccio per una buona causa, mi sembra. No? »

Lily non rispose e, per prendere tempo, afferrò la corteccia di pino già preparata da Sirius e la gettò nel calderone; questa sparì presto all’interno della pozione, e a quel punto lei iniziò a mescolare con forza in senso antiorario. 

« Allora? » insistette Sirius, avvicinandosi leggermente a lei. « È per una buona causa, o è meglio se torno a farmi i fatti miei? »

Lei gli lanciò un’occhiata in calice e fu tentata di non rispondere, ma alla fine sospirò ed annuì. 

« … È per una buona causa ». 

Sirius sorrise, soddisfatto, e posò il coperchio sul calderone per far riposare la pozione al buio, come dicevano le istruzioni del libro. 

« Contento? » gli domandò, poggiando il gomito sul tavolo e girandosi completamente verso di lui. 

« Certo » rispose Sirius con tono ovvio. « È sempre bello avere ragione ».

Lily mise su un’espressione scettica e lo guardò, le labbra strette in una linea sottile. 

« È inutile che fai la dura, Evans, non attacca » rise, tornando a mettersi comodo sulla sedia e affondando le mani in tasca. « Andiamo. Per anni vi siete urlati contro, tu gli hai lanciato contro qualunque tipo di fattura, lui ti ha tartassata di inviti ad uscire e tu hai sempre detto no. Penso che almeno metà del castello senta la mancanza di tutto questo… a volte devo dire che io stesso avrei voglia di rivivere il ricordo di te che gli dici che preferiresti uscire con la Piovra Gigante… Ah, bei tempi andati. Stavo dicendo? » 

« Dicevi che ci siamo urlati contro per anni » lo aiutò Lily, tra il confuso e il divertito. 

« Giusto » annuì Sirius, facendole un occhiolino per ringraziarla. « Ad ogni modo, è quasi un anno che non lo fate più. Probabilmente molte persone pensano che sia perché siete entrambi Caposcuola » e qui fece una piccola smorfia, « ma non potete mica fregare noi ». 

« Ma guarda che nessuno vuole fregarvi… » precisò lei. 

« È un modo di dire, Evans! Tieni il passo, su » la incitò Sirius, alzando gli occhi al cielo. « Ad ogni modo, non hai nessun motivo per essere gelosa. Sì, la Morgan è carina, ma sappiamo entrambi che le bionde non sono esattamente il tipo di James… » sogghignando, lanciò un’occhiata ai capelli di Lily e continuò: « James preferisce di gran lunga le ross… »

« Ho capito! » esclamò lei per fermarlo, facendolo ridere; tuttavia aveva usato un tono di voce più alto del previsto, perciò l’intera classe si girò verso di loro. « Scusate… » disse, cercando di darsi un contegno, prima di guardare nuovamente Sirius: « Ho capito… » ripeté, mentre lui cercava di ridere senza farsi vedere da Lumacorno. 

« Sì, direi che eri stata già abbastanza chiara al primo “ho capito” ».

Lei cercò di guardarlo storto, ma il sorriso appena accennato sulle sue labbra la smentirono immediatamente. 

Lily tolse il coperchio dal calderone e mescolò ancora quattro volte la pozione in senso orario, osservando come il colore cambiasse a poco a poco. Infatti quel brutto colore brunastro iniziò a schiarirsi mano a mano che mescolava la pozione, che così virò su un verde bosco cupo ma decisamente più invitante. Anche l’odore, notò Sirius, era molto più sopportabile di prima: gli ricordava i campi dietro casa di Remus, a Marloes. 

« Be’, che ne dici? » le chiese il ragazzo, controllando che anche la consistenza fosse come diceva il libro. 

« Mi sembra perfetta » rispose Lily con un sorriso. 

« Lo penso anche io » disse Lumacorno, che si era appena fermato dietro di loro e aveva osservato con attenzione la pozione. « Mettetene un po’ in una fiala così che io possa controllarlo meglio, ma penso di non esagerare quando dico che questa pozione potrebbe valervi un bell’Eccellente… Forse dovrebbe fare più spesso coppia con la signorina Evans, signor Black ».

« Ci penserò, professore » gli promise Sirius, per poi girarsi verso Lily non appena il professore si fu allontanato un po’. « Visto, Evans? Alla fine è stato davvero il tuo giorno fortunato ».

« Vorrai dire che è stato il tuo, di giorno fortunato » lo rimbeccò lei, versando un po’ della loro pozione in una fiala e facendo evanescere il resto con un colpo di bacchetta. 

Sirius rise e con un « Gratta e netta » pulì la loro postazione. 

Rimasero seduti finché la campanella non annunciò la fine di quella lezione, al che tutti quanti iniziarono a preparare le fiale da far valutare al professore. Lumacorno li chiamò una coppia per volta, segnando poi con un’etichetta a chi appartenesse ogni pozione. 

Sirius e Lily vennero chiamati per primi, così, dopo aver consegnato la loro fiala, presero le proprie cose e cominciarono ad uscire dall’aula. Si fermarono davanti alla porta per aspettare gli altri e Sirius si appoggiò con la schiena al freddo muro di pietra. 

« I sotterranei non mi piaceranno mai » commentò Lily, storcendo il naso. « Sono così tetri ».

« Aggiungiamoci anche l’odore di melma che non aiuta » convenne Sirius, lanciandosi svogliatamente un’occhiata attorno. 

« Dai, l’odore non è neanche così terribile » protestò lei, affiancandolo. « È proprio l’atmosfera che non mi piace ».

« L’atmosfera di cosa? » domandò Remus, che era uscito in quel momento dall’aula e, dopo aver salutato Dylan Goldstein, li aveva raggiunti. 

« Dei sotterranei » rispose Lily. « Com’è andata? »

« Oh, abbastanza bene in realtà. Avremmo potuto fare di meglio, ma è andata bene » disse il ragazzo con un sorriso soddisfatto. « A voi, invece? »

« Benissimo » fece Sirius. « Grazie a me, Evans prenderà una E ».

« Grazie a te? » fu il semplice commento di James, scettico; era appena uscito e al suo fianco c’era ancora Isabelle. 

« Certo » asserì Black, annuendo con convinzione alle proprie parole, prima di girarsi verso Lily. « Vero, Evans? » 

« Come no » rispose lei, ridendo e dandogli una gomitata scherzosa. 

James rimase un attimo in silenzio e li guardò, sorpreso. Da quel che sapeva, Lily e Sirius non avevano mai stretto particolarmente. E allora perché adesso scherzavano l’uno con l’altra come se fossero amici da tempo? Li aveva osservati, durante la lezione, e tutto si era aspettato fuorché vederli chiacchierare e ridere insieme. 

« Ehilà! » esclamò Mary, arrivando insieme a Peter. « Ci stavate aspettando per andare a pranzo? »

« Mamma mia, ho una fame… » borbottò invece Peter, facendo ridacchiare Remus che gli disse: 

« Mi sarei sorpreso del contrario, Wormy ». 

James rise e, prima di incamminarsi insieme ai suoi amici verso la Sala Grande, si girò verso Isabelle. Lei gli sorrise e gli lanciò un’occhiata carica di aspettativa, così lui si passò una mano tra i capelli. 

« Be’, ci vediamo in giro, Isabelle » si limitò a dirle, nonostante fosse chiaro che lei si aspettasse qualcos’altro, magari un invito ad uscire insieme. « Grazie ancora per il biglietto, ma ora devo davvero andare… » aggiunse, prima di salutarla e guardarla allontanarsi in direzione delle sue amiche. 

Quando la vide iniziare a chiacchierare con queste, James si girò e camminò a passo svelto per raggiungere in fretta gli altri. Loro nel frattempo stavano già salendo le scale che avrebbero portato all’ingresso principale, perciò quando li raggiunse erano ormai quasi arrivati in Sala Grande. 

Si sedettero al solito posto, più o meno a metà della sala; James si sedette da un lato, tra Sirius e Peter, mentre davanti a lui si sedette Mary, affiancata da Lily e Remus. 

« Speriamo ci sia la Sheperd’s Pie… » disse Mary, guardando i vassoi ancora vuoti davanti a loro. 

Lily concordò e, nel mentre, decise di versarsi un po’ d’acqua. 

Stava giusto bevendone qualche sorso quando davanti a lei, sul tavolo, si materializzò un piccolo biglietto; era stato arrotolato e poi chiuso con un nastro vermiglio. Lo prese tra le mani e si guardò attorno, cercando di capire chi potesse averglielo mandato; quando posò gli occhi sul tavolo di Corvonero, incontrò lo sguardo di Ryan Faulkner e dal sorriso che le rivolse capì di aver trovato il misterioso mittente.

Con attenzione sciolse il nodo ed aprì il biglietto. 

Dopo averlo letto, con la coda dell’occhio, Lily vide James lanciare occhiate molto poco discrete sia a lei che al biglietto che teneva tra le mani. Senza riuscire a trattenersi, piegò le labbra in un sorriso soddisfatto e ripose il biglietto nella propria borsa. 

Davanti a lei, Sirius le fece l’occhiolino e scoppiò in una fragorosa risata.

 

*

 

Dopo pranzo, si erano divisi in gruppi: Mary doveva andare a Cura delle Creature Magiche, James, Sirius e Peter invece avevano Babbanologia, mentre Lily e Remus avrebbero seguito Antiche Rune. 

Non avere James vicino aveva permesso a Lily di seguire praticamente tutta la lezione della professoressa Babbling, a parte alcuni momenti in cui si era distratta e aveva ripensato a quando, prima di separarsi, James era stato fermato per il corridoio da una ragazza del Quinto anno. Lei non era rimasta lì ad ascoltare ciò che si erano detti, non l’avrebbe mai fatto, così si era limitata a lanciargli un’occhiata di sottecchi e se n’era andata insieme a Remus. 

Dopo la lezione di Antiche Rune si era poi diretta in Biblioteca, mentre Remus aveva raggiunto Benjy Fenwick per la loro ronda da Prefetti. 

La Babbling aveva assegnato una traduzione più lunga del solito, e così Lily aveva deciso di avvantaggiarsi un po’ e portarsi avanti il più possibile. I M.A.G.O. erano sempre più vicini e il fatto che le giornate passassero così rapidamente iniziava a metterle un po’ di ansia. 

Verso le sei aveva tradotto già più di metà della versione, così decise di tornare in Sala Comune per riposare un po’ prima della cena; tra la lezione e la biblioteca aveva passato tutto il pomeriggio sommersa da rune e simboli, non ne poteva più. Un altro minuto in compagnia del suo libro di Antiche Rune Avanzate e sarebbe impazzita, ne era certa.

Ripose tutte le proprie cose borsa, si alzò e, dopo essersi sistemata il mantello sulle spalle, si avviò verso la porta ed uscì. Era già buio, ma le lanterne accese alle pareti illuminavano il corridoio. 

Mentre camminava, avvolta solo dal rumore dei suoi passi contro il pavimento di pietra, continuò a rimuginare su quella giornata. 

Dopo che aveva ricevuto il biglietto di Faulkner, aveva iniziato a notare alcune occhiate che James, pensando di non essere visto, le aveva lanciato di tanto in tanto. Aveva capito che si era infastidito, e, per quanto infantile fosse, la cosa le aveva fatto piacere. Certo, era stata meno contenta quando aveva visto Brianna Fields fermarlo dopo pranzo, ma aveva deciso che non si sarebbe lasciata influenzare da quello. In primo luogo perché né Brianna né Isabelle avevano fatto qualcosa di male, avevano semplicemente provato a fare colpo su un ragazzo a cui probabilmente erano interessate; inoltre, perché, finché non avesse fatto qualcosa di concreto, sapeva di non potersi lamentare più di tanto e di non poter avanzare pretese spropositate. 

Quando arrivò davanti al ritratto della Signora Grassa, le disse la parola d’ordine ed entrò in Sala Comune. Il camino era acceso e il tepore l’avvolse immediatamente, facendola sorridere. 

Proprio vicino al camino, seduto per terra e con un paio di libri aperti davanti a lui, vide James. Voleva andargli a parlare, ma alla fine preferì salire un po’ in camera per poter pensare in tranquillità a cosa dirgli. 

Decise quindi di far finta di non averlo visto e s’incamminò direttamente verso il proprio dormitorio, sparendo dietro la porta che vi conduceva. Avendogli dato le spalle, non si accorse del sorriso sornione che aveva fatto capolino sul viso di James, che nonostante tutto l’aveva vista entrare in Sala Comune.

Lily salì le scale a chiocciola ed entrò nella propria stanza, trovandola fortunatamente vuota. 

Si slacciò il mantello e lo posò sul baule insieme alla borsa, dopodiché si diresse in bagno per lavarsi le mani visto che si era macchiata d’inchiostro. Lanciò un’occhiata allo specchio e a ciò che rifletteva: davanti a lei, lunghi capelli rossi e allungati occhi verdi, c’era un’altra Lily. Si osservò con occhio critico, prima di sciacquarsi il viso con dell’acqua fredda e tornare in camera.

Stava per togliersi le scarpe e buttarsi sul letto, quando si accorse di ciò che era stato poggiato sopra le trapunte: c’erano due fiori, una rosa rossa ed un giglio, accompagnati da un biglietto legato al nastro stretto intorno ai loro steli. 

Lily si sedette con attenzione sul letto e poggiò il tutto sulla gonna della divisa, incuriosita. Con un dito sfiorò delicatamente i petali dei fiori, scoprendoli ancora più morbidi e soffici di quanto avesse immaginato. 

Sciolse il nodo che teneva uniti i due fiori e, dopo averli posati accanto a lei, si concentrò sul biglietto che li accompagnava; era una pergamena semplice, piegata in quattro e senza alcun nome all’esterno. Quando l’aprì, capì immediatamente chi fosse il mittente e ne ebbe la conferma quando arrivò alla firma. Non lo dedusse soltanto dalla grafia, ma anche da ciò che aveva scritto. 

        Le rose sono rosse

        I gigli sono bianchi

        Noi due insieme 

        Faremmo invidia pure ai banchi

Dovette leggerlo tre volte per essere sicura di aver letto bene, e a quel punto non riuscì a trattenere le risate. 

Solo James avrebbe potuto scrivere un biglietto del genere e inviarglielo sul serio. Lily avrebbe capito che era da parte sua anche senza la firma. Certo, era un biglietto al limite dal ridicolo, ma le piacque anche per quello. Era ironico, divertente. Era fuori dal comune, proprio come lui.

Dopo averlo riletto ancora un paio di volte, scosse la testa e, sorridendo, lo mise nel cassetto del proprio comodino. A quel punto si alzò, prese la bacchetta e con un incantesimo fece comparire un piccolo vaso proprio sul comodino; con un semplice « Aguamenti » lo riempì d’acqua e vi immerse la rosa e il giglio. 

Riguardò il tutto un’ultima volta e, mentre il suo sorriso si allargava ulteriormente, decise di tornare in Sala Comune. Scese le scale più velocemente di quanto avesse pensato, perciò una volta arrivata davanti alla porta che dava sulla Sala Comune si fermò e provò a darsi un contegno. 

James era ancora seduto a gambe incrociate davanti al fuoco e con la bacchetta continuava a girare svogliatamente le pagine di un libro. Quando alzò gli occhi vide che Lily gli si stava facendo incontro, le labbra piegate in un sorriso e le guance leggermente arrossate. 

Lei lo raggiunse e scivolò a sua volta per terra, sedendosi accanto a lui; a quel punto girò il viso verso di lui e, ridacchiando, recitò:

« Faremmo invidia pure ai banchi? »

James capì subito a cosa si stava riferendo, così si mise a ridere e con la mano andò a spettinarsi i capelli. 

Si sentiva un po’ a disagio, in realtà: avrebbe voluto scriverle qualcosa di più carino, per farle capire che ci si era impegnato, ma non ci era riuscito. Aveva avuto qualche altra idea, ma gli erano sembrate tutte troppo melense e alla fine aveva deciso di rimanere con quello: sarà stato stupido, sarà stato fuori dalle righe, sarà stato poco adatto alla giornata, ma lo rispecchiava. 

« Sì… non sono bravissimo con le poesie, penso lo avrai notato » disse infine, chiudendo il libro che aveva davanti. « Diciamo che speravo apprezzassi il tentativo ».

Stavolta fu lei a ridere, e senza pensarci posò la propria mano su quella del ragazzo, che era ferma a terra fra di loro. 

« Lo apprezzo, davvero » gli assicurò, sciogliendosi in un sorriso dolce. « E i fiori sono bellissimi ».

« Vero? La McGranitt sarebbe fiera di me » scherzò James, visto che si era servito di un incantesimo di Trasfigurazione per ottenere sia il giglio che la rosa. « Ma… davvero ti è piaciuto? Il biglietto, dico… se ti ha fatto schifo puoi dirmelo, giuro che non mi offendo ».

« Se mi avesse fatto schifo te lo avrei detto, James » disse Lily, accarezzandogli il dorso della mano con il pollice. « In fondo già il fatto che tu mi abbia fatto una sorpresa… » stava continuando, ma lui la interruppe. 

« Visto? » esclamò infatti, prendendola alla sprovvista e facendole puntare lo sguardo su di lui. «È una di quelle frasi fatte alla “è il pensiero che conta”! »

Lei sbuffò, incredula, e subito dopo gli tirò un leggero schiaffo sul braccio per impedirgli di andare avanti con quella storia. 

« Ma vuoi lasciarmi finire? » domandò retoricamente, alzando gli occhi al cielo prima di tornare a guardarlo. « Giuro che il tuo biglietto mi è piaciuto. Insomma, chi altro può vantarsi di aver ricevuto una poesia del genere? » scherzò, e lui piegò l’angolo della bocca in un sorrisetto. « Quello che volevo dirti… insomma, sei stato carino. Anche solo il fatto che tu ti sia messo a scrivermi qualcosa di tuo pugno… l’avrei apprezzato in ogni caso… ».

James si passò la mano libera tra i capelli, sorridendole. La guardò in viso, godendosi il rossore che le imporporava le guance e l’espressione un po’ imbarazzata, e fu tentato di attirarla a sé per stringerla e affondare di nuovo le dita tra i suoi capelli. Tuttavia si limitò a muovere la mano, così da intrecciare le dita con quelle di Lily. 

« Senti… » cominciò dopo qualche attimo di silenzio. Voleva chiederle di uscire con lui, il fine settimana successivo, visto che era stata programmata una gita ad Hogsmeade, ma lei lo bloccò prima che potesse proporle alcunché. 

« Posso chiederti una cosa? » chiese, piegando le labbra in un piccolo sorriso e prendendolo in contropiede.

Per un attimo in realtà fu tentato di risponderle negativamente per poterla invitare ad uscire, ma il suo buon senso ebbe la meglio, così si limitò a rispondere: « Certo » e si strinse appena nelle spalle. 

Lily rimase in silenzio per una manciata di secondi, guardandolo con attenzione da sotto le ciglia fulve, come se lo stesse studiando e stesse soppesando ogni suo minimo movimento o cambiamento d’espressione. Alla fine sembrò prendere maggiore sicurezza e si sciolse in un sorriso più ampio, che le arrivò anche agli occhi.

« Venerdì c’è il solito party di Lumacorno… Ti va di venirci con me? » gli domandò a bruciapelo, lanciandogli uno sguardo carico di aspettativa. 

In un primo momento, quando Lily aveva menzionato Lumacorno e il suo Lumaclub, James sentì il bisogno di alzare gli occhi al cielo e simulare un conato di vomito improvviso. Quando lei proseguì il proprio discorso, tuttavia, si bloccò sul posto e sgranò gli occhi, guardandola come se non l’avesse mai vista prima di allora.

« Aspetta… » mormorò, stupefatto. « Mi stai invitando alla festa? Cioè, stai invitando me? »

Lei inarcò le sopracciglia, divertita, e finse di guardarsi attorno con grande interesse. 

« Be’, non mi sembra che qui ci sia qualcun altro… » disse, scherzosa, quando posò di nuovo lo sguardo su di lui. 

James tacque, ripensando a ciò che aveva effettivamente detto, e si chiese quando fosse diventato così cretino. Lily lo invitava ad una festa - Lily invitava lui ad una festa - e lui se ne usciva in quel modo, come un ragazzino di dodici anni. Anzi, neanche un ragazzino di dodici anni sarebbe riuscito a rendersi così ridicolo. 

Mentre lui continuava a darsi mentalmente dello stupido, promettendo a sé stesso che si sarebbe punito a suon di testate contro la porta, Lily continuò ad osservarlo con aria divertita. Solo quando gli fece schioccare le dita davanti al viso riuscì a farlo tornare con i piedi per terra. 

« Allora? » incalzò, trepidante. « Devo prenderlo come un no? »

« Cosa? No! » esclamò, ma appena lo disse aggrottò la fronte, confuso. « Cioè, sì! Nel senso… no che non è un no. Perché è un sì. Certo che mi va di venire con te alla festa di Lumacorno ».

Il viso di Lily si illuminò e lei, senza pensarci, si piegò verso James; gli posò una mano sul ginocchio e così si diede lo slancio per posare le labbra sulla sua guancia. Rimase in quella posizione per qualche secondo, dopodiché si tirò indietro e tornò al proprio posto. 

James aprì la bocca per dirle qualcosa, ma in quel momento il ritratto della Signora Grassa si scostò e fece entrare le compagne di stanza di Lily e Mary, Claire e Kate. Quest’ultime videro subito i suoi capelli rossi così, non notando nulla di strano, si avvicinarono ai due ragazzi e si rivolsero a Lily. 

« Ehi, Lil. Tu hai già fatto il tema per la Hale? » disse Claire, fermandosi insieme a Kate a qualche metro da loro, rimanendo così dietro al divano e non vedendo le loro dita intrecciate. 

« Sì, se volete dargli un’occhiata sta sul mio baule » rispose Lily, rivolgendo ad entrambe un sorriso gentile. « Avete visto Mary? »

« No, ma aveva Cura delle Creature Magiche. Magari si è fermata a bere un tè da Hagrid » ipotizzò Kate, stringendosi nelle spalle. 

« Sempre che non sia dovuta andare in Infermeria a causa di qualche altro animaletto di Glenville… » borbottò Claire, che, come Peter, non era una mai stata un’amante della materia. 

Lily e James si lanciarono un’occhiata di sottecchi e ridacchiarono. 

« Ad ogni modo noi saliamo un po’ per riposarci prima di cena » l’avvisò Kate, scostandosi la frangetta dagli occhi. « Tu che fai? »

« Voi andate, ora vi raggiungo » disse Lily, guardandole poi salutare James e sparire dietro la porta che conduceva ai dormitori. 

« Sei sicura che Lumacorno sarà contento di vedermi, al suo party? » scherzò lui, cercando di riottenere la sua attenzione. « Non è esattamente un mio fan, ma penso tu lo abbia notato ».

« Questo solo perché tu e Sirius non fate altro che macelli durante le sue lezioni pratiche » precisò Lily, dandogli una spallata amichevole. « E poi sono una delle sue alunne preferite, magari per una sera farà un’eccezione ». 

« Quindi suppongo niente scherzi, eh? »

« Credo proprio di no, James » rise lei, prima di lasciare lentamente la sua mano ed alzarsi in piedi. « Penso che andrò un po’ in dormitorio, ora. Ci vediamo a cena? » chiese, sistemandosi al meglio la divisa. 

Lui si limitò ad annuire, un po’ deluso, così lei gli sorrise un’ultima volta e si girò per avviarsi verso la propria camera. Non aveva fatto che due passi, quando la voce di James la richiamò e la costrinse a girarsi di tre quarti per poterlo osservare in viso: la guardava con un sorriso un po’ sghembo sulle labbra e la mano già tra i capelli neri, lo sguardo deciso.

« Ti va di restare un altro po’? » le domandò, pregando di non suonare implorante. Non voleva risultare pesante o insistente, ma quel giorno erano stati pochissimo assieme e voleva passare del tempo con lei. 

Lily si stupì di quella domanda, ma trascorsero appena un paio di secondi prima che lei annuisse e scivolasse di nuovo al suo fianco, stavolta ancora più vicina di prima. Non gli disse nulla a parole, semplicemente girò il viso verso di lui e gli regalò il sorriso più dolce che lui avesse visto. 

« Com’è andata Babbanologia? » gli domandò, allungando le gambe in avanti, verso il fuoco che scoppiettava nel camino. 

« Normale » rispose James, facendo spallucce. « Oggi Davies ci ha parlato di alcuni mezzi di trasporto che usano i Babbani. È vero che anche loro possono sposarsi volando? Con gli aerrei? »

Lily ridacchiò ed annuì, stiracchiandosi. 

« Sì, è vero » confermò, divertita. « Sono dei grossi veicoli e possono portare davvero tante persone con un volo solo. Però si chiamano aerei, non aerrei ». 

« Aerei, aerrei, insomma! Mi hai capito! » esclamò lui, che non era mai stato bravissimo a ricordarsi i nomi degli oggetti babbani che studiavano. « Comunque, Davies ci ha anche fatto vedere un modellino! E sei anche coperto, quindi non prendi freddo come faresti se usassi una scopa! Tu ne hai mai preso uno? »

« Sì, un paio di volte in realtà. L’ho preso per andare in Francia e in Spagna ».

« E com’è stato? » continuò a domandare, interessato. 

« Non male » rispose Lily, ridendo. « Sicuramente meglio che volare su quel trabiccolo che chiamate scopa » aggiunse con tono scherzoso, sapendo che l’avrebbe presa sul personale. 

James infatti si portò una mano al petto, sul cuore, e spalancò la bocca in una ‘o’ perfetta. 

« Come osi? » 

« Su, non fare il melodrammatico… » lo prese in giro, dandogli un colpetto sulla gamba con il proprio ginocchio. 

« Non sono affatto melodrammatico » s’impuntò James, stando al gioco. « Però non puoi chiamare le scope trabiccoli! Questa è un’eresia! Pagherai per questo, Evans, lo sai vero? ».

« Dovrei avere paura, Potter? » ribatté Lily, inarcando le sopracciglia. 

James non disse nulla, ma piano piano sul suo viso comparve un sorriso decisamente poco rassicurante, così lei fece per allontanarsi di qualche centimetro. Tuttavia lui fu più veloce e, forse anche grazie ai suoi riflessi, le fu addosso in un secondo. Prima che se ne rendesse conto, Lily si ritrovò con la schiena a diretto contatto con il pavimento ed avvertì le mani di James sollevarle appena la camicia così da scoprirle la pancia il minimo necessario per farle il solletico.

« No! Il solletico no! » iniziò a lamentarsi Lily, mentre cercava invano di sottrarsi alla tortura che lui, tra una risata e l’altra, le stava infliggendo. 

« Oh, il solletico sì! » disse invece James, che ormai le stava praticamente sopra. « Ritira tutte le tue calunnie! » continuò, bloccandosi di colpo e puntandole un dito contro. 

Lei lo guardò un attimo negli occhi, godendosi quei secondi di pace che James parve aver deciso di concederle, e dopo poco piegò le labbra in un sorriso sornione e scosse la testa. 

« Io non ritiro un bel niente! » 

« L’hai voluto tu, allora! » esclamò lui, per poi di tornare a muovere le mani sotto la sua camicia, facendole lanciare un urletto acuto che fece girare molte teste nella loro direzione. 

Quando entrambi se ne accorsero, si immobilizzarono immediatamente e si scambiarono un’occhiata imbarazzata, raddrizzandosi e cercando di darsi un minimo di contegno.

Lily si sistemò immediatamente la divisa, visto che in tutto quel caos le si era slacciato un bottone della camicetta e le si era alzata leggermente la gonna. Aveva le guance molto più rosse del solito e, dalla sua espressione, per James era chiaro che si stesse mordendo l’interno della guancia per non mettersi a ridere. Lui invece, per prendere un po’ di tempo, si sfilò gli occhiali e li pulì velocemente con il fazzoletto che teneva sempre in tasca. 

« Scusami » tossicchiò infine James, facendo cenno con la testa alle mani di Lily, che si stavano affrettando a infilare di nuovo il bottone nell’asola della camicia.

« Tranquillo, non l’hai mica fatto di proposito… » rispose la ragazza, mentre il rossore sul suo viso iniziava finalmente a farsi più lieve. 

I due si lanciarono un’occhiata a metà tra l’imbarazzato e il divertito, prima di iniziare a ridacchiare sommessamente. Solo dopo qualche secondo James le indicò i capelli, cercando di non ridere ancora di più. 

« Che c’è? » domandò Lily, toccandosi la testa con le mani, alla ricerca di chissà cosa. « Ho qualcosa nei capelli? »

« No, no, non è questo. Ferma! Stai solo peggiorando la situazione! » disse James, dato che lei stava continuando a spettinarsi ulteriormente i capelli, che a quel punto potevano davvero competere con i suoi. « Posso? » le chiese, avvicinando le mani alla testa di Lily ma rimanendo comunque a distanza nel caso lei avesse risposto negativamente.

Lily mosse piano la testa, annuendo, e lo studiò attentamente in viso mentre lui cercava di sistemarle i capelli come meglio poteva; le sue dita erano delicate, le spostavano le ciocche con gentilezza, mentre gli occhi erano fissi su ciò che stava facendo e la bocca era piegata in un’espressione fin troppo concentrata. 

Vedendolo così, con l’espressione corrucciata e attenta, le venne da ridere e non riuscì a trattenersi.

Fu allora che James spostò di nuovo lo sguardo sul suo viso, incontrando i suoi occhi, e piegò le labbra in un piccolo ghigno quando finalmente finì di sistemarle i capelli. Le scostò un’ultima ciocca dal viso, portandola dietro l’orecchio, e le era così vicino che quando parlò Lily sentì il suo respiro sul viso. 

« Ecco… così » disse a voce bassa, rimanendo per qualche secondo in quella posizione prima di allontanarsi lentamente da lei. 

« Grazie » fece Lily, sollevando l’angolo della bocca in un sorrisetto. 

« Figurati » rispose James, guardandosi poi intorno, un po’ a disagio; era stato così preso da Lily, che si era quasi dimenticato di essere in Sala Comune nell’ora di punta. « Insomma… ti va una partita a Sparaschiocco? » le domandò all’improvviso, a bruciapelo, dopo aver individuato un mazzo proprio sulla mensola sopra al camino. 

Lei lo guardò come se fosse impazzito, ma annuì comunque e, divertita, lo guardò alzarsi in piedi per andare a prendere il mazzo di carte. 

« Ti avverto, James. Sono bravissima a Sparaschiocco » lo avvisò quando lui le si sedette di fronte ed iniziò a dividere le carte. 

James inarcò le sopracciglia e ridacchiò, lanciandole un’occhiata in tralice. Una volta divise le carte in due mazzi, gliene porse uno e Lily, quando lo prese, mise su un’espressione confusa e passò per qualche volta lo sguardo dal mazzo a James e viceversa. 

« Ma almeno ci sai giocare? » gli chiese, perplessa, rigirandosi le carte in mano. « Perché mi hai dato metà mazzo? »

« Certo che ci so giocare » sbuffò lui con tono ovvio. « Comunque, hai mai provato a costruire un castello con queste carte? È difficilissimo ».

« Ma scoppiano ogni due per tre! Non devi sempre ricominciare da capo? »

James scosse la testa e mise su un’espressione degna di un bambino in procinto di rubare i biscotti dal vaso nascosto dalla madre. 

« No, se stai attento non scoppiano. O meglio, scoppiano sempre, però non così spesso » le spiegò, soddisfatto, giocando con le proprie carte. « E poi è divertente anche per questo! Non sai mai se la carta che stai mettendo farà saltare tutto il castello oppure no ».

Lily non parve molto convinta, ma lui cominciò a sistemare le carte a terra per formare il primo strato. A quel punto lei sospirò e si unì a James, sistemando la carta con delicatezza e stando bene attenta a non far cadere quelle vicine.

« E comunque, lo so che hai deciso di costruire un castello di carte solo perché, se avessi giocato contro di me a Sparaschiocco, non avresti mai vinto » lo stuzzicò Lily, lanciandogli al volo un’occhiata prima di tornare a concentrarsi sulle proprie carte. 

« Non c’è vantatore che parli senza errore, Lily, non te l’hanno mai detto? » ribatté lui a tono, mentre iniziava a posizionare le carte sul secondo strato. 

« Vale anche per te con il Quidditch quindi, no? » 

« Certo che no » rispose James, distogliendo lo sguardo dal castello per lanciarle un’occhiata sorriso furbo. « Io non mi vanto, quando parlo di Quidditch, sono solo oggettivo ».

« Saresti oggettivo quando ti definisci il miglior Cacciatore che Hogwarts abbia mai visto? » domandò Lily, retorica, e un suo sopracciglio scattò in alto, seminascosto dalla frangia.

« Ovviamente. Vorresti dirmi che non è vero? » la sfidò, sistemando un’altra carta. 

« Mah… » fece lei, fingendo di pensarci su: in realtà lei trovava che James fosse bravissimo a volare e giocare a Quidditch, ma non aveva intenzione di dargliela vinta così. « Insomma… »

Stavolta fu lui ad inarcare le sopracciglia e a guardarla con scetticismo. 

« La tua situazione continua a peggiorare, lo sai? » l’avvertì, ghignando. « Preparati… venerdì potrei preparare qualcosa per la festa di Lumacorno » buttò lì, con tono casuale, come se stesse parlando del tempo. 

« Vorrà dire che chiederò a Remus di accompagnarmi » ribatté Lily con lo stesso tono e senza guardarlo. 

« Remus non accetterà mai, se glielo chiedo » le fece notare James, convinto di poter avere l’ultima parola. 

« Ah, sì? » chiese la ragazza, con un sorriso vittorioso sulle labbra. « Neanche se alla festa ci fosse una fontana di cioccolato? »

Quando sentì la parola ‘cioccolato’, James strinse un po’ troppo la carta tra le dita e questa schizzò via, colpendo quelle vicine e causando uno scoppio che portò alla quasi totale distruzione del loro castello. Lily dovette addirittura spostarsi per evitare una carta che, altrimenti, l’avrebbe sicuramente presa in un occhio. 

« Non vale! » esclamò James, iniziando a raccattare alcune carte che si erano sparse attorno a loro. « Lo sai benissimo che il cioccolato è il punto debole di Rem! »

« Ognuno ha le sue armi » si limitò a dire Lily, facendo spallucce e cominciando a ricostruire il castello da zero. 

« Sono senza parole, davvero. Sei perfida » scherzò lui, lanciandole una carta che, ovviamente, scoppiò e la fece saltare sul posto. « Giocare così col cuore del povero Remus! »

« Io perfida? » fece Lily con tono fin troppo melodrammatico, prima di lanciare anche a lui una carta; questa scoppiò vicino al suo piede, colpendo di nuovo il castello e facendo crollare anche quel poco che avevano rimesso su. 

« Eccome! » esclamò James, ormai totalmente incurante del castello, lanciandole altre carte contro e coprendosi il più possibile quando lei rispose al suo attacco. 

Quando Remus rientrò, all’incirca dieci minuti dopo, li trovò ancora lì: davanti al fuoco, con la divisa e i capelli di nuovo in disordine, intenti a lanciarsi contro qualunque carta sulla quale riuscissero a mettere la mano prima dell’altro. 

All’inizio pensò di richiamarli, ma alla fine sospirò e decise di fare finta di nulla. Chi era lui, in fondo, per impedire a due completi idioti di mostrarsi per quello che erano?

Evidentemente, pensò tra sé e sé, era vero ciò che si diceva: l’amore rende stupidi. 

Certo, non credeva così tanto.

 

*

 

« Non vorrei essere nei suoi panni » commentò James, la forchetta piena ma ancora ferma davanti alla bocca. 

« Preferirei una settimana di punizione con Gazza » concordò Sirius, che per una volta non sembrava interessato al cibo. 

« Preferirei una S a Trasfigurazione » aggiunse Remus, con gli occhi fissi su ciò che stava accadendo a qualche metro da loro, tra il tavolo di Corvonero e quello di Tassorosso. 

Lucas Abercrombie, il loro compagno di stanza, e la sua ragazza, Paige Northon, erano in piedi l’uno davanti all’altra sotto lo sguardo attento di quasi tutta la scuola. 

La Northon stava finendo proprio in quel momento di urlargli contro, le guance rosse e l’espressione furente, e dalla mascella contratta di Lucas si vedeva che si stava solo trattenendo per non schiantarla seduta stante. Quando finì di parlare, Paige strinse le labbra in una linea sottile ed incrociò le braccia al petto; alzò il mento e lo fissò negli occhi, come a sfidarlo anche solo a ribattere. Fu allora che Lucas fece qualcosa che nessuno di loro, né tantomeno Paige, si sarebbe mai aspettato: la mandò a quel paese. La mandò a quel paese e glielo disse a voce alta, chiara, in modo che tutti potessero sentirlo. 

Dopo qualche secondo di stordimento lei, ancora più rossa in viso, gli rivolse le stesse parole, ma Lucas nel frattempo le aveva già voltato le spalle ed era andato a sedersi più in là, vicino al proprio gemello. A quel punto Paige, con ancora gli occhi di tantissime persone addosso, si fece cadere di peso sulla panca insieme alle sue amiche. 

« Non ci posso credere » esclamò James, girandosi verso gli amici con aria divertita e sorpresa. « Posso dire che la Northon se l’è meritato? »

« Eccome se se lo è meritato » gli assicurò Sirius, lanciando una rapida occhiata in direzione del tavolo di Tassorosso: Paige continuava a guardare il tavolo con aria arrabbiata, mentre una sua amica le accarezzava la schiena. 

« Io mi chiedo perché fare queste scenate in pubblico » disse invece Remus. « Certe cose vanno risolte in privato, non davanti a tutta la scuola ».

Sirius si girò verso di lui con un sopracciglio inarcato e lo squadrò dall’alto al basso, scettico. 

« Certo che detto da te è il colmo » ironizzò Sirius, facendo ridere James. 

« In effetti, Remus… da questo punto di vista, sei sempre stato il più impiccione tra di noi » aggiunse James, mentre con un mestolo si metteva dell’altra pasta al forno nel piatto. 

Remus aprì la bocca per ribattere, ma a quel punto dietro di lui comparvero Mary e Lily. Gli si sedettero accanto, e lui dovette trattenere un sogghigno quando vide Lily e James lanciarsi un’occhiata e sorridersi nella speranza di passare inosservati. 

« Vi siete appena perse la litigata più iconica dell’anno » le avvisò Sirius, indicando loro Lucas e Paige. 

« Ma che stai dicendo? » esclamò Mary, per niente discreta, e si girò verso il tavolo di Tassorosso con aria interessata. « Hanno litigato davanti a tutti i professori? »

« Non hanno solo litigato, si sono proprio urlati contro » precisò Remus, confermando ciò che i Malandrini avevano sempre sostenuto: gli piaceva sapere tutto di tutti. 

Mary spalancò la bocca, stupefatta, mentre Lily nascondeva la propria risata dietro la mano. 

« Che palle, questa volevo vederla! » si lamentò quindi la mora, dando definitivamente le spalle agli altri tavoli e iniziando a servirsi del tacchino e dell’insalata. 

« Se fossi rimasta un po’ di meno sotto la doccia ce l’avresti fatta » puntualizzò Lily con tono fintamente casuale, senza guardarla direttamente in faccia, mentre si riempiva il piatto a sua volta. 

L’altra roteò gli occhi sotto lo sguardo divertito dei tre ragazzi, ma alla fine non rispose alla provocazione. 

Proprio in quel momento videro Peter entrare in Sala Grande insieme a Christine, la sua ragazza: i due si salutarono dopo pochi metri, e quando lui si accorse di essere osservato arrossì visibilmente. Dopo aver lanciato un’ultima occhiata a Christine, che aveva ormai raggiunto le amiche al tavolo di Tassorosso, Peter raggiunse i propri compagni e si sedette accanto a Sirius. 

« Hai preso il sole, Wormy? » scherzò Sirius, usando la propria forchetta per indicare il viso dell’amico. 

« Sì. Che dici, mi sono abbronzato? » ribatté lui, stando al gioco. 

« Be’, sarebbe più appropriato dire che ti sei bruciato… » si aggiunse James, facendogli l’occhiolino. « Allora? Com’è andata? » gli domandò subito dopo, e con la testa fece un piccolo cenno in direzione di Christine.

La ragazza, infatti, era in una fitta conversazione con le sue amiche e, se possibile, era ancora più rossa in viso di Peter. 

« Bene » rispose quest’ultimo, gongolante, afferrando una forchettata di pasta per portarsela poi alla bocca. 

« Dai, la pasta al forno rimarrà lì comunque! » lo riprese Remus, divertito. « Ora raccontaci! Dopotutto ti abbiamo dato una mano ».

« Perché io devo raccontarvelo, ma James no? » chiese Peter, cercando di sviare il discorso. 

Mantenne lo sguardo sul proprio piatto mentre lo disse, perciò non si accorse né del rossore che apparve sulle guance di Lily né di come James rischiò quasi di strozzarsi con l’acqua. Gli altri notarono tutto, ma per una volta decisero di non infierire e lasciarono correre. 

« Ehi, io non ho chiesto consigli » si difese James una volta che ebbe finito di tossire. « E poi non cambiare discorso! »

Peter sospirò, ma alla fine cedette e rispose: « È andata benissimo. Certo, ho litigato con un ragazzo del quinto perché diceva che, avendolo trovato per primo, un cioccolatino era suo… ma a parte questo è andato tutto secondo i piani. Christine l’ha adorato! »

Sirius gli diede una pacca sulla spalla, annuendo e sorridendo come un padre dopo la prima vittoria a Quidditch del figlio. 

« E bravo il nostro Wormy! » esclamò, contento, subito assecondato da James e Remus. 

« Scusate, scusate » s’intromise Mary, alzando una mano. « Potreste spiegare anche a noi? »

Peter posò lo sguardo su di lei ed arrossì leggermente, soprattutto sulle orecchie, prima di raccontarle cos’era successo. Anche Lily, seduta accanto all’amica, smise di mangiare e si concentrò sul ragazzo. 

« In realtà non è niente di che… » iniziò lui, un po’ in imbarazzo, scatenando le polemiche degli amici, secondo i quali era assolutamente qualcosa di rilevante. « Solo che oggi sono tre mesi che io e Christine stiamo insieme, perciò visto che è anche san Valentino ho pensato di farle una sorpresa ».

« Che sorpresa? » domandò Lily, senza pensarci due volte, curiosa. 

« Ho incantato un po’ di cioccolatini… così si sarebbero aperti solo se li avesse trovati lei, ecco… e poi li ho fatti fluttuare al terzo piano, uno a qualche metro dall’altro, così Christine alla fine sarebbe arrivata davanti alla Sala Trofei… e mi avrebbe trovato lì… »

« Con un mazzo di fiori » aggiunse James, che riteneva fondamentale quel dettaglio. 

« Sì, esatto » confermò Peter, allo stesso tempo felice e imbarazzato. 

Dopo aver raggiunto l’incrocio per prendere l’ultimo cioccolatino, Christine si era girata, come previsto, e l’aveva visto lì, a pochi passi dalla porta della Sala Trofei. Aveva un piccolo mazzo di fiori, sapientemente trasfigurati da James, e cercava in tutti i modi di nascondere il proprio imbarazzo. Ma lei gli aveva sorriso, scoprendo dei denti piccoli e imperfetti, e Peter si era dato dello stupido per aver anche solo pensato di non farle quella sorpresa. 

« Ma è una cosa dolcissima, Peter » disse Lily, stupita, con le labbra piegate in un sorriso. 

« Infatti » concordò Mary. « È una delle cose più dolci che abbia mai sentito ».

Lui arrossì ancora di più e borbottò un « Grazie » parecchio imbarazzato, mentre tornava a concentrarsi sulla pasta al forno che fino a quel momento aveva trascurato. 

Dopo un po’ Remus raccontò loro di come, durante la ronda insieme a Benjy, avesse visto due ragazzi venire rincorsi da Gazza, che urlava: « I corridoi non esistono perché voi ci facciate le cosacce! Disgraziati! ». Tutti risero e la cena trascorse in tranquillità, mentre parlavano del più e del meno. 

Lily e James furono i primi ad alzarsi da tavola, dopo aver mangiato il dolce, adducendo come scusa il dover ricontrollare alcune schede per il prossimo incontro con gli altri Prefetti. 

Quando James spiegò loro il motivo, Sirius e Remus si lanciarono un’occhiata d’intesa. Avrebbe potuto semplicemente raggiungerla dopo in Sala Comune, non c’era bisogno di alzarsi così presto da tavola, prima ancora di fare il bis. Era ovvio che lo facesse per passare del tempo da solo con Lily. 

« Come se non lo capissimo che sono tutte scuse » aveva infatti commentato Remus quando i due si erano allontanati in direzione dell’Ingresso Principale. 

Quando Sirius si servì per l’ennesima volta del budino, anche Peter gettò la spugna e si arrese: non aveva più spazio per nulla, nel proprio stomaco. Bevve l’acqua che era rimasta nel suo calice e, dopo essersi pulito bocca e mani col tovagliolo, si alzò. 

« Io inizio ad andare, ragazzi » li informò, sistemandosi la divisa. « Ci vediamo in Sala Comune? »

« Vengo con te, Pet » disse Remus, e a sua volta si preparò per lasciare la Sala Grande. 

A quel punto, rimasero solo Mary e Sirius. Lui continuava a mangiare il budino, tranquillo, mentre lei spostava lo sguardo dal piatto al ragazzo, con aria perplessa. 

« Ma come fai a mangiarne così tanto? Non ti stucca? » gli domandò, visto che si era servito tre volte il dolce. 

« Il budino non può stuccare » rispose Sirius con un sorriso sghembo, facendole roteare gli occhi, prima di mangiare l’ultimo boccone rimasto nel proprio piatto. « Ormai dovresti saperlo ».

« In effetti, non so perché mi stupisco ancora di queste cose. Mangi quanto un animale… » disse Mary, facendo spallucce, e prima che lui potesse fare una qualsiasi battuta aggiunse: « No ».

Sirius rise, divertito. Voleva risponderle che, tutto considerato, in fondo aveva davvero un lato animale, ma lei ormai era abituata a quelle sue battute e l’aveva fermato per tempo. 

« Vogliamo andare? » le chiese, facendo un cenno impercettibile all’Ingresso. 

Mary annuì, così i due si alzarono ed uscirono dalla Sala Grande. Il portone che dava sul parco era ancora aperto e l’aria, fredda e pungente, li investì in pieno, costringendoli a stringersi di più nei mantelli e allungare il passo. Avevano salito solo una rampa di scale, quando Sirius la afferrò per il polso e la trascino via, nel corridoio del primo piano. 

« Ma che stai facendo? » domandò Mary, confusa. 

Lui non le rispose, ma si girò verso di lei e le posò le mani sui fianchi, abbassandosi per baciarla. Mentre le mani di Sirius si spostavano alla base della sua schiena, Mary posò le proprie sulle sue spalle si sollevò in punta di piedi per permettergli di approfondire il bacio. 

Si separarono solo quando udirono un rumore di passi poco lontano, e allora Sirius la trascinò verso una delle quattro aule dismesse del piano, la 1A. Quando arrivarono davanti alla porta, si bloccò e si girò nuovamente verso di lei. 

« Chiudi gli occhi » le disse, roteando gli occhi quando la vide provare a ribattere. Per impedirglielo, insistette: « Dai, chiudili ».

Mary gli lanciò un’occhiata incuriosita, dopodiché fece quanto le era stato detto e chiuse gli occhi. A quel punto era tutto nero, per lei, e si mosse solo quando sentì la porta aprirsi e Sirius condurla all’interno sempre tenendola per il polso. 

Quando lui si fermò, ovviamente lei non se ne accorse e gli andò a sbattere contro, facendolo ridere. 

« Su, prima che caschi e ti rompi qualcosa, apri gli occhi » le disse con voce canzonatoria, beccandosi per questo una gomitata. 

« Simpatico come sempre… » commentò lei con una smorfia, prima di aprire gli occhi.

Non appena lo fece, tuttavia, rimase in silenzio. Era un’aula in disuso come tante altre nel castello, con i banchi e le sedie tutte spostate verso il fondo, ma allo stesso tempo era di sicuro diversa. Al centro della stanza, per terra, era stata stesa una grande coperta rossa, sulla quale erano poi stati messi anche alcuni cuscini. Per compensare alla mancanza di lanterne alle pareti, c’erano alcune candele che fluttuavano in aria per illuminare un minimo l’aula.

« Ma l’hai fatto tu? » fu la prima cosa che disse, e non appena lo fece si insultò mentalmente. 

« No, guarda, l’ha fatto Peter » rispose Sirius, un ghigno sulle labbra e un sopracciglio inarcato. 

« Ah, ecco… mi sembrava una cosa troppo carina per averla fatta tu » lo prese in giro, colpendogli appena il braccio con la propria spalla. 

« Potrei offendermi, lo sai? » le chiese, mentre la circondava con le proprie braccia e la costringeva ad alzare il viso per continuare a guardarlo negli occhi. 

Mary gli cinse il collo e, dopo aver mormorato un « Non fare il permaloso… », lo attirò a sé per far aderire il proprio corpo al suo e posare il mento nell’incavo del suo collo. Sirius ricambiò subito, prima di spostare una mano sulla nuca di Mary e allontanare il viso dal suo per poterle dare un bacio sulle labbra. 

Prima che il bacio potesse farsi più profondo, però, lei si staccò e scappò dal suo abbraccio. Fece qualche passo verso la coperta stesa a terra, fermandovisi accanto, e, dopo aver osservato tutto ancora una volta, girò il viso verso di lui. 

« Qualcuno qui si è rammollito, eh… » scherzò lei, sorridendogli con complicità.

« Ti piacerebbe, Mac » ribatté prontamente Sirius, mentre si lasciava cadere sulla coperta e si sistemava un paio di cuscini dietro la schiena. « Non ti ci abituare ».

Mary si mise a ridere e si abbassò, sedendosi sulle ginocchia davanti a lui. Si protese leggermente in avanti e le sue dita corsero alla cravatta di Sirius, giocandoci e tirandolo appena verso di lei. Gli occhi di Mary si posarono sulla sua bocca, l’angolo della quale era sollevato come al solito in un lieve sogghigno, e poi salirono, piano, fino a incontrare quelli grigi di Sirius. 

Lei poggiò le labbra sulle sue, e fu questione di un secondo perché Sirius socchiudesse le proprie per approfondire il bacio. La mano destra di Mary strinse con decisione la sua cravatta, mentre l’altra salì e si posò sulla sua guancia. Sirius affondò le dita tra i suoi capelli e, mentre le sue labbra lasciavano quelle di lei per deporle piccoli baci sulla linea della mandibola, si abbassò sui cuscini, portandola con sé. 

Mary rotolò su un fianco e, dopo un lasso di tempo incalcolabile, si allontanò leggermente da lui. Aveva ormai entrambe le mani sul viso di Sirius, e con il pollice iniziò ad accarezzargli piano e con dolcezza una guancia, seguendo il contorno deciso dello zigomo.

Puntò gli occhi nei suoi, e scoprì che lui la stava già osservando. 

Era uno sguardo placido, tranquillo. Uno sguardo che, negli ultimi giorni, non aveva visto spesso. 

Dopo la discussione che avevano avuto domenica, a cena, non aveva più aperto il discorso, ma Mary era ancora convinta che qualcosa non andasse. Quello che non riusciva a capire, però, era perché non volesse parlarle di ciò che, di tanto in tanto, lo faceva isolare. Aveva deciso ugualmente di lasciar correre per un po’, per vedere se il tempo fosse in grado di aiutarlo, ma era difficile guardarlo e non chiedergli nulla. Era difficile guardarlo e fare finta che andasse tutto bene. 

« Hai perso le parole, Mac? » 

La voce di Sirius la fece rinsavire, e dopo qualche secondo di titubanza lei stirò le labbra in un sorrisetto sardonico. 

« Ti piacerebbe » ribatté, quasi a fargli il verso. 

Lui rise, con quella sua risata così simile ad un latrato, e Mary fu nuovamente tentata di chiedergli tutto, di indagare, di capire. Perché non voleva che lui fosse così solo parte del tempo, no. Voleva vederlo così sempre, voleva sentire la sua risata. Non voleva vederlo lanciare pezzi di carta nel camino, lo sguardo perso, per rispondere poi ad ogni sua domanda con un: « Sì, certo. Tutto bene »

Alla fine socchiuse le labbra, pronta a parlare, ma lui non se ne accorse e la precedette. 

« Tutto okay? » le chiese, le sopracciglia leggermente aggrottate. « Sembri pensierosa ».

Mary si morse l’interno della guancia, osservandolo in silenzio da sotto le ciglia scure, indecisa, prima di muovere lentamente il capo in segno di assenso. 

« Ti amo » disse semplicemente, tenendo la voce bassa nonostante ci fossero solo loro due, e sorridendo appena. « Lo sai, vero? »

Sirius rimase spiazzato per un attimo, ma poi annuì e le sorrise. Si sporse in avanti quanto bastò per posarle un rapido bacio a stampo sulle labbra, dopodiché torno al proprio posto. 

« Certo che lo so » rispose con lo stesso tono, prima di sfoggiare un sorriso provocatorio. « Dopotutto, chi non lo farebbe? » 

Lei scosse la testa e sbuffò appena, divertita ed esasperata al tempo stesso. Le sue dita scesero nuovamente a giocare con la cravatta di Sirius, in silenzio, e i suoi occhi seguirono lo stesso percorso, fermandosi su quel petto che si alzava ed abbassava ritmicamente davanti a lei.

« Mary? » la richiamò Sirius, sfiorandole il mento con l’indice per farle sollevare il viso. « Ti amo anche io ».

« Lo so » mormorò lei, spostando le mani sulle sue spalle e facendoglisi appena più vicina. 

Sentì le mani di Sirius spostarsi più in basso e fermarsi lì, tra la vita e i fianchi. Mary affondò le dita nei suoi capelli corvini, giocandovi, e mantenne gli occhi fissi nei suoi. 

Lo sapeva, che l’amava, non l’avrebbe mai messo in dubbio. Non c’era neanche bisogno che lo dicesse, perché lo capiva dal suo sguardo quando si posava su di lei, dal modo delicato che aveva di sfiorarla, e anche dalle battute stupide che faceva in continuazione. E lo amava anche lei. Da morire, pensò mentre continuava a reggere il suo sguardo. 

Avrebbe solo voluto che le parlasse, che le parlasse davvero, senza nascondersi e senza negare. Ma se aveva bisogno di tempo, glielo avrebbe dato. Gli avrebbe dato tutto il tempo del mondo, se fosse stato necessario, ma continuava a sperare di non doverlo fare. Sirius c’era stato per lei, quando si era chiusa a riccio, dopo quello che era successo alla famiglia di Miriam. Sirius c’era ancora, quando lei non riusciva a dormire e a notte fonda andava a rifugiarsi sotto le sue coperte. C’era sempre. E lei voleva essere lì per lui, se solo glielo avesse lasciato fare. 

Sirius avvicinò ancora di più il viso al suo e sorrise sulle sue labbra, cominciando a posarvi piccoli e rapidi baci a stampo. Lei rise piano, contro la sua bocca, finché Sirius non la baciò davvero. Gli circondò il collo con le braccia, fino ad annullare totalmente le distanza tra di loro, e lui le rotolò sopra, sollevandosi appena sul gomito per non pesarle addosso. 

Mary si staccò un secondo per sistemarsi meglio sui cuscini, dopodiché gli sorrise un’ultima volta e premette di nuovo le labbra sulle sue. Lo baciò con dolcezza, inarcandosi per farglisi più vicina, cercando di farglielo capire senza parole. 

Lei ci sarebbe sempre stata. 

 

 

 

1 - la canzone Un calderone pieno di forte amor bollente è davvero di Celestina Warbeck (la cantante preferita di Molly Weasley, per intenderci), il testo l’ho preso da potterpedia; ecco il link: http://www.potterpedia.it/?v=Un_calderone_pieno_di_forte_amor_bollente&s=Ron#ixzz6JKQuOxcn 

2 - le informazioni sullo Statuto Internazionale di Segretezza l’ho sempre prese da potterpedia; ecco il link: https://www.potterpedia.it:443/?v=Statuto_internazionale_per_la_segretezza_magica#ixzz6JWtcV5xN 

3 - la ricetta per la pozione Sempreverde l’ho presa su MondoHogwarts, però l’ultima parte l’ho un po’ modificata perché mi sembrava troppo semplice sia per gli studenti del sesto che per quelli del settimo. Le radici di valeriana in realtà non comparivano nella lista ingredienti, le ho aggiunte io. 

4 - l’idea del castello di carte con le carta da Sparaschiocco l’ho palesemente rubata a Ron Weasley, ma sono sicura che mi perdonerà per questo.

5 - “Non c’è vantatore che parli senza errore” è un proverbio. Probabilmente non esiste in inglese, però vabbè, dai. 

5 - l’aula 1A non viene mai nominata nei libri o nei film, solo in un videogioco. Però non si sa che lezione vi si svolga, probabilmente è appunto dismessa. 

 

Note:

AH! Che bello poter mettere da parte per almeno un capitolo i temi cupi che ho trattato finora. Torneranno, purtroppo, ma per ora mi godo il momento di “libertà”. 

La poesia di James… fa cagare e sì, l’ho scritta io. Non so scrivere cose romantiche, mi dispiace tanto, ma proprio non fa per me. E sinceramente penso non faccia neanche per James! ^^ Ovviamente per Mary e Sirius la questione non è ancora del tutto risolta, ma ci arriveremo e ci arriveranno anche gli altri Malandrini. Se avete qualche idea su cosa possa stia succedendo fatemi sapere, sono curiosa di sapere le vostre ipotesi **

Ad ogni modo spero che il capitolo vi sia piaciuto. Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate perciò, se vi va, magari potreste lasciare un commento. Anche piccolo, giusto per farmi un’idea :) Era da un po’ che non scrivevo davvero, quindi ho paura di essermi un po’ arrugginita. 

Ad ogni modo volevo ringraziare cescapadfoot e Anthia Black per le recensioni allo scorso capitolo <3 Volevo anche ringraziare le persone che, dopo lo scorso capitolo, hanno aggiunto la storia tra le preferite/ricordate/seguite. Abbiamo superato i 230 totali e devo dire che non me lo sarei mai aspettato. 

Un bacio enorme,

Ale

Per spoiler e messaggi vari, mi trovate su FACEBOOK. Non esitate a scrivermi, anche per una chiacchiera. Mi fa sempre piacere **

   
 
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