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Autore: lupa bianca    09/08/2009    5 recensioni
Piton sopravvive ai Doni della Morte, ma Harry lo crede morto. Cosa accadrà al loro incontro diciannove anni dopo?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Severus Piton
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Eccoci qua con il decimo capitolo

Eccoci qua con il decimo capitolo! La storia inizia a farsi interessante e anche se Severus non interviene moltissimo, la sua figura influenza e guida tutta la situazione. Alla fine vi lascerò sul più bello, ma non temete, ci saranno ancora parecchi capitoli a venire ;)

Rinnovo le mie scuse per l’imperdonabile ritardo nell’aggiornamento; prometto di fare meglio in futuro J.

Buona lettura e mi raccomando, recensite!

 

Capitolo 10- ‘Ci sono tanti i tipi di coraggio’

 

Appena prima che iniziassero le vacanze estive, un nuovo avvistamento di Dissennatori aveva seminato il panico ad Hogwarts. Questa volta furono erano stati trovati più vicino al castello della precedente, e il Ministero ancora brancolava nel buio per le indagini su come avessero fatto a fuggire. Harry, come capo del dipartimento Auror, era particolarmente preoccupato dato che, per quanto ne sapeva lui, le uniche persone che avrebbero potuto liberarli erano coloro che lavoravano al Ministero. Ma ancor più strano era il fatto che, nonostante l’area fosse monitorata ventiquattrore su ventiquattro, il colpevole non era ancora stato acciuffato. Minerva e il resto del corpo docente sapevano che gli studenti erano al sicuro finchè rimanevano nei confini del castello, grazie ai numerosi incantesimi e barriere protettive messe dalla preside che non avrebbero lasciato entrare i Dissennatori. Comunque gli insegnanti erano stati molto severi riguardo alla libertà di movimento concessa ai ragazzi, visto che i Dissennatori probabilmente erano molto affamati e propensi ad attaccare. Naturalmente gli Auror li avevano immediatamente respinti all’interno delle loro segrete, ma restavano molto perplessi riguardo al modo con cui erano riusciti a uscirne. Kingsley non era più affatto convinto che fosse a causa dell’errore di qualcuno, ma che ci dovesse essere dietro un piano. Harry e Ron erano dello stesso parere, ma non riuscivano concepire chi o perché avrebbe dovuto liberarli, sapendo benissimo che sarebbero stati ricatturati subito. Comunque, a una settimana da Natale, entrambi avevano la mente occupata da altro, come i regali della vigilia.

Dopo aver parlato con Piton circa tre mesi prima, Harry aveva detto a Ginny del suo invito a Piton e lei si era detta d’accordo, anche se era un po’ nervosa nel rivederlo dopo così tanti anni. Avevano deciso di non dirlo a Ron e Hermione, ma comunque li avevano informati di ciò che era successo ad Hogwarts quando Harry era andato per tenere il suo discorso. Entrambi erano rimasti senza parole ma comunque non si aspettavano di rivederlo mai più. Harry e Ginny pensavano che sarebbe stata una bella sorpresa per loro e Harry sorrise al pensiero. Ron e Hermione attendevano con trepidazione le feste perché Ron e Hugo, al contrario dei figli di Harry, non sapevano ancora niente del loro passato. Erano tutti sorpresi di essere riusciti a mantenere il segreto così a lungo, ma pensavano che ormai fosse giunto il momento di rivelarlo. Anche se Hermione era ancora un po’ insicura a causa della giovane età dei suoi figli, gli altri le assicurarono che tutto sarebbe andato bene e che avrebbero speso tutto il tempo necessario per assicurarsi che i loro figli avessero davvero compreso le loro azioni, il perché e il fatto che ora la situazione era diversa, non volevano che i bambini temessero che potesse accadere di nuovo o ad avere incubi sui loro genitori uccisi nel mezzo della notte.

La mattina del 23, Harry e Ginny informarono i loro figli che il giorno dopo sarebbero venuti anche i cugini e che insieme avrebbero parlato del loro passato, di Voldemort e delle persone coinvolte nella guerra. Erano tutti e tre molto eccitati e riuscirono a mala pena a prender sonno quella sera. Anche se Natale era così vicino, si sorprendevano di aspettare con più trepidazione la vigilia che non Natale stesso, visto che avevano dovuto attendere tanto a lungo. Sarebbe stato il miglior Natale in assoluto.

 

Dopo più di tre mesi, Piton ancora stentava a credere di aver accettato l’invito di Potter a Grimmauld Place. In primo luogo, la casa era appartenuta a Black e già questo avrebbe dovuto costituire un grande deterrente: non gli era mai piaciuto dover frequentare quel posto per gli incontri dell’Ordine e se ne era sempre andato il prima possibile. Ma soprattutto, non vedeva come avrebbe potuto crearsi un dialogo e temeva il giudizio dei figli di Harry. Dopotutto era il loro insegnante e, anche se Minerva non aveva nulla in contrario che li frequentasse anche fuori da scuola, Piton era nervoso perché temeva che i ragazzi non avrebbero saputo tenere la bocca chiusa una volta tornati a Hogwarts e non gli piaceva così tanto l’idea che l’intera scuola sapesse che era stato un tempo un Mangiamorte e poi aveva cambiato fronte per amore di Lily. Anche se non si vergognava dei suoi sentimenti per Lily, li aveva tenuti segreti tanto a lungo che non si sarebbe certo sentito a suo agio se tutti l’avessero saputo. Per quanto Harry potesse essere contento che tutti sapessero, Piton la vedeva in modo opposto e non gli piaceva l’idea di essere presente quando i figli di Potter avessero scoperto che amava la loro nonna.

La sera del 23, Piton  aveva un presentimento- non avrebbe saputo spiegare di che tipo, ma comunque uno che lo faceva sentire estremamente a disagio e riluttante a recarsi a Grimmauld Place il giorno seguente. Ma si consolò pensando che ormai aveva già acconsentito con Potter e non voleva che lui lo ritenesse troppo codardo per discutere del passato. Piton trascorse la notte insonne. Sognò che il giorno dopo avrebbe litigato con Harry , James gli avrebbe urlato contro e Albus riso alla notizia di portare il nome del Professor Piton. Gli occhi verdi del bambino, identici a quelli del padre e di Lily erano delusi e tristi e non vedevano nulla di speciale nelle azioni di Severus. Di nuovo Piton si sentì impotente e gli occhi di Lily continuarono a tormentarlo per tutta la notte.

 

Era il mattino del 24 e Harry cominciava ad essere agitato: erano già le dieci del mattino e i bambini continuavano ad insistere affinchè raccontasse loro la storia. Anche se Ron e Hermione, non sapendo che doveva arrivare Piton erano disposti a incominciare, lui e Ginny cercavano di mantenere in stallo la situazione.

Piton si materializzò nella piazza e venne subito investito dai ricordi di tutte le volte che si era recato in quella casa per le riunioni dell’Ordine e realizzò che ora quella era la casa di Harry e della sua famiglia. Tremava un po’, e non perché fosse una fredda mattina d’inverno.

Controllati, si disse Piton cercando di calmarsi. Non riusciva a credere di essere così nervoso per quell’incontro, ma dopo essere stato ‘morto’ per vent’anni e aver passato la notte in preda agli incubi, non era facile entrare in quel luogo senza un po’ di nervosismo.

Traendo un  profondo respiro, suonò il campanello e subito desiderò smaterializzarsi, ma rimase e attese impaziente che qualcuno aprisse la porta.

Harry sussultò al suono del campanello ma fu lieto che Piton fosse finalmente arrivato. I bambini, Ron e Hermione avevano sul viso espressioni sorprese, chiedendosi che si sarebbe unito a loro.

Ginny fece cenno ad Harry di aprire la porta, sorridendo ed essendo anche lei eccitata per ciò che stava per accadere. Harry si alzò e si avviò in fretta alla porta. Guardando attraverso lo spioncino vide Piton fuori dalla porta, irrequieto e vestito come al solito di nero. Assicurandosi che tutti fossero ancora in salotto senza poter vedere la porta d’ingresso, Harry diede il benvenuto a Piton.

“Cominciavo a chiedermi quando saresti arrivato.” Disse, facendosi da parte per farlo entrare.

“Scusa, stavo preparando una pozione e volevo aggiungere gli ultimi ingredienti per lasciarla a distillare.” Rispose Piton, il cuore a mille mentre si guardava in giro stentando a riconoscere quel posto come il Quartier Generale dell’Ordine della Fenicie. C’erano decorazioni sui muri   e un bell’albero di natale che si vedeva nel salotto. La casa non era più scura e cupa, ma comoda e piena di calore. Harry fece strada nel salotto,e Piton lo seguiva un po’ riluttante; non riusciva proprio a credere a ciò che stava facendo.

“Bene, c’è qualcun altro che si unirà a noi per il nostro piccolo raduno e, considerato l’argomento di discussione, mi sembrava bene invitare anche questa persona.”

“Non sapevo che avevi invitato qualcun altro, avresti dovuto dircelo, Harry.” Disse Ron, un po’ infastidito che Harry non avesse informato anche lui e Hermione. Ginny lanciò a Ron un’occhiataccia, sapendo che le sue parole non avrebbero incoraggiato Piton. Infatti, Piton stava sussurrando qualcosa in modo che solo Harry potesse udire.

“Non glielo hai detto? Bene, me ne vado.”Ma prima che potesse fare un passo, Harry lo afferrò per il polso e lo tenne stretto; lo aveva fatto arrivare a questo punto, non aveva intenzione di lasciarlo scappare ora.

“Lasciami, Potter!” Sibilò irritato, ma Harry lo ignorò.

“Ho invitato il professor Piton a unirsi a noi.” Annunciò Harry facendosi da parte, sperando che Piton si facesse avanti da dietro il muro. Nel momento in cui Harry finì di parlare, tuttavia, ci fu un improvviso scoppio di rumore. Ron era quello che parlava più forte, oltraggiato dal fatto che Harry e Ginny ne avessero fatto un segreto. Rose, James e Albus parlavano l’uno sopra l’altro discutendo su quanto fosse strano avere per ospite il loro professore e presto si eccitarono troppo, e Lily stava informando suo cugino su che fosse il Professor Piton. Hermione era completamente scioccata e senza parole. Lei, Ginny ed Harry erano gli unici in silenzio della famiglia e Piton, anche se tutti gli altri parlavano di lui, ancora non era uscito da dietro il muro e più ascoltava delle loro parole, più desiderava andarsene. Harry stava osservando Piton molto da vicino, per controllare che non si dirigesse all’improvviso verso la porta.

Severus stava cercando di fare dei respiri profondi, ma non stava funzionando: era affannato e il cuore gli batteva forte. Cercò di controllarsi: erano solo dei bambini e degli adulti a cui un tempo aveva insegnato. Non c’era nulla di cui essere nervosi, ma la situazione lo rendeva alquanto a disagio, e temeva le loro reazioni. Non era sicuro di volere che sapessero chi lui era veramente e cosa aveva fatto. Proprio mentre stava per andarsene, le voci dal salotto ancora forti e caotiche, Harry gli si avvicinò.  Sapeva che Piton era nervoso e sperava di convincerlo che non ci fosse niente di cui preoccuparsi. Quando lo raggiunse, sussurrò:

“Coraggio, Piton, andrà tutto bene.”

Piton lo fissò, senza credergli.

“Non mi vogliono qui.” Disse, voltandoli le spalle e avviandosi verso la porta.

Harry, rapido, gli posò una mano sulla spalla.

“Severus,” disse “per favore, rimani.”

Piton fu sorpreso che Potter lo avesse davvero chiamato ‘Severus’, e gli ricordò vividamente il modo in cui Albus e Lily erano soliti rivolgersi a lui.

Voltandosi, Piton alla fine annuì, e questa volta seguì Harry nel salotto.

“Miseriaccia.” Disse Ron alla vista di Piton.

Tutti poi rimasero muti a fissare Severus. Alla fine James ruppe il silenzio

“Qualcuno potrebbe per favore spiegarci perché papà era così sorpreso di incontrare il Professor Piton il giorno che tenne il suo discorso? E cosa centra lui con ciò che ci dovete raccontare?”   Chiese in quello che sperava fosse un tono educato, dato che non voleva essere messo in punizione non appena tornato ad Hogwarts.

“James, non è questo il modo di esprimersi.” Lo rimproverò Ginny.

“Ma mamma, nessuno ci ha ancora spiegato niente e io voglio sapere perchè voi tutti lo conoscete.”

I genitori si guardarono, non sapendo da dove cominciare. Alla fine Harry prese la parola.

“Perché prima non ci sediamo e poi possiamo parlarne?” Suggerì. I bambini si accomodarono sul pavimento e gli adulti si sedettero intorno a loro quasi in cerchio su delle poltrone procurate da Harry e Ginny. Una volta che tutti si furono accomodati, Piton il più in disparte dagli altri, Harry continuò.

“Il Professor Piton era il nostro insegnante di Pozioni per i primi cinque anni ad Hogwarts e di Difesa contro le Arti Oscure al sesto anno.” Harry avrebbe voluto continuare dicendo che lo aveva creduto morto per gli ultimi diciannove anni a causa di Voldemort ma ricordò che Rose e Hugo non sapevano ancora nulla della guerra contro il Mago Oscuro.

“E c’è dell’altro, ma visto che Rose e Hugo non conoscono molto del nostro passato, forse è meglio cominciare dall’inizio.” Tutti gli altri annuirono.

“Hermione o Ron, volete cominciare voi visto che James, Al e Lily già conoscono parte della storia?”

Ron fece cenno a Hermione che poteva cominciare lei.

“Ricordate come tutti fissavano lo zio Harry quando Rose prese l’Espresso per Hogwarts il primo Settembre?” Entrambi annuirono energicamente. “Bè, la ragione è che lo zio Harry è famoso nel mondo magico.”

“Lo sapevo!” Esclamò Rose. “Lo sapevo che papà stava mentendo quel giorno!!! Perché ho sentito gli studenti più grandi ad Hogwarts parlare del discorso di zio Harry ed erano tutti molto eccitati… Lo sapevo che non era solo perché è il capo del Dipartimento Auror, doveva aver fato qualcosa di speciale, altrimenti alla gente non sarebbe davvero importato di quello che aveva da dire, no?” Disse Rose eccitata.

Hermione la guardò raggiante, orgogliosa delle sue capacità deduttive.

“Brava Rosie!” Ron prese la parola dopo sua moglie. “Ora, è qui che viene il bello. Vi ricordate che vi avevamo raccontato di Voldemort e di quello che l’aveva sconfitto? Quello che la gente chiama ‘il ragazzo sopravvissuto’?”

“Si!” Risposero entrambi.

“Bè quella persona è in realtà-”

“No…” Disse Rose, finalmente capendo dove voleva andare a parare. “Vuoi dire che è stato zio Harry? Zio Harry è ‘il Prescelto’?”

Hugo spostava lo sguardo tra i genitori e lo zio, incredulo.

“Quindi, ora che vi abbiamo informati-”

“Perché non ce l’avete detto prima?” Chiese Hugo. Non ne era infastidito, solo curioso.

Fu Hermione a rispondere: “Bè, avremmo anche potuto dirvi che è stato Harry a sconfiggere Voldemort, ma a quel punto avreste voluto saperne di più, quindi decidemmo di mantenere il segreto finchè non sareste stati grandi abbastanza per venire a conoscenza dell’intera storia. E pensiamo che ora siate pronti.”

“Sentiamola allora!” Esclamò James, così eccitato da riuscire a mala pena a trattenersi.

Harry cominciò a raccontare ai bambini della profezia, di cosa diceva e del perché i suoi genitori erano stati uccisi da Voldemort. Naturalmente tralasciò il fatto che fosse Piton il Mangiamorte che aveva origliato la profezia perché non voleva che i bambini pensassero male di lui già a questo punto. Harry si assicurò di porre bene l’accento sulle cose importanti, sul ruolo giocato dai sentimenti e dall’amore in tutta la vicenda, su come il sacrificio di sua madre gli fosse rimasto impresso nel sangue e nella pelle, il perché Silente l’aveva mandato dai Dursley e soprattutto della Pietra Filosofale e di Raptor posseduto da Voldemort. I Bambini erano completamente assorti nella storia e non credevano alle loro orecchie. Anche se Harry aveva accennato che lui e i suoi amici non amavano particolarmente Piton, aveva anche sottolineato il fatto che sebbene Severus all’apparenza sembrasse duro come la roccia, la realtà era diversa e che quindi non bisogna mai giudicare troppo in fretta le persone. Harry fu felice di notare che i bambini sembravano aver preso in simpatia Piton durante la conversazione. Anche se Severus non avevaancora parlato, i bambini avevano preso un po’ di confidenza e non sembravano più spaventati così tanto dalla sua presenza.

Quando Harry ebbe finito di raccontare tutto, da cosa ci fosse sotto la botola (con l’aiuto di Ron e Hermione naturalmente) al segreto dello Specchio delle Brame e tutto ciò che Silente gli aveva detto sul sacrificio di sua madre, James, Albus e Lily erano più che contenti che finalmente fossero venuti a conoscenza di come il loro padre avesse sconfitto Voldemort la prima volta. Comunque Harry aggiunse: “Ma come ho già detto durante il mio discorso ad Hogwarts, sono stato aiutato, se non fosse stato per Silente non sarei sopravvissuto e senza l’assistenza di Ron e Hermione, non sarei mai arrivato all’ultima stanza e Raptor avrebbe preso la pietra.”

“Veramente, questo non è del tutto vero.” Disse Piton prendendo la parola per la prima volta.

Tutti si voltarono verso di lui.

“Cosa intende, Professor Piton?” Chiese Harry, curioso.

“Raptor non avrebbe mai raggiunto la pietra, Silente se ne era assicurato.” Rispose Severus addolorato, ricordando la conversazione avuta con lui tanti anni prima.

“Ok, quindi se non lo avessimo seguito, sarebbe rimasto là sotto per sempre? In questo caso immagino che avessimo sprecato il nostro tempo. Ma almeno fu una buona esperienza.”

“Esattamente.” Disse Severus piano.

“C’è qualcosa riguardo a questo che non sappiamo?” Chiese Ron, fissando Piton.

“Silente voleva che Potter venisse a conoscenza di informazioni preziose sul Signore Oscuro.” Rispose semplicemente.

“Per esempio?” Chiese Harry, non riuscendo a credere di scoprirlo solo ora.

“Voleva che vedessi in quale stato fosse il Signore Oscuro, come un parassita. Voleva che gli ponessi domande sul perché non poteva toccarti e che era e sarebbe sempre stato affamato di potere e determinato a ritornarne in possesso. E poi, come hai detto, fu un’utile esperienza e Silente fu soddisfatto dal vedere che i tuoi amici erano al tuo fianco.” Disse Piton, incredulo che stesse facendo dei complimenti a Potter e a Ron e Hermione dopo averli tormentati per così tanti anni quando erano stati suoi studenti.

“Silente aveva pianificato che noi scendessimo là sotto?” Chiese Ron un po’ disgustato.

“Avremmo potuto morire!” Disse Hermione scioccata.

“Ne era consapevole,” rispose Piton rivolgendosi a Hermione, “ma pensava che le conoscenze che Potter avrebbe guadagnato fossero molto importanti e mi disse di non fermarvi se vi avessi visti dirigervi al terzo piano.”

“E ci vedesti?” Chiese Harry.

“Si, ma obbedii agli ordini e vi lasciai andare senza nemmeno mettervi in punizione come anelavo così tanto a fare.” Piton sogghignò un poco, momentaneamente dimentico che i bambini stavano ascoltando.

“Perché voleva metterli in punizione, Professor Piton? Se il Professor Silente voleva che andassero lì, non sarebbe stato giusto metterli in castigo, no?” Chiese Rose un po’ nervosa.

“Bè, Rosie, a quel tempo, a Piton non importava molto di quante punizioni ci da; non gli piacevamo così tanto.” Puntualizzò Ron, guardando Piton che aveva assunto un’espressione impassibile.

“Si comportava male con loro, Professor Piton?” Chiese Albus.

“E’peggiorato col tempo.” Disse Ron fissando Piton che rispondeva allo sguardo, non capendo dove Weasley volesse arrivare.

“E poi cos’è accaduto al vostro secondo anno?” Chiese James, entusiasmato da quella conversazione; non aveva mai pensato che genitori e zii avrebbero potuto essere tanto interessanti.

“Io iniziai il mio primo anno ad Hogwarts,” intervenne Ginny sorridendo, “e non vedevo l’ora di incontrare faccia a faccia il famoso Harry Potter”, disse facendolo arrossire.

“Già, non riusciva neanche a spiccicar parola di fronte a Harry, cosa che dopo un po’ diventa abbastanza fastidiosa.” Disse Ron, ricordando il comportamento della sorella in presenza del suo migliore amico.

“Bè, penso che dovrei parlarvi del diario che possedevo, perché è ad esso che fa capo tutta la faccenda.”

“Cos’aveva di male il diario, zia Ginny?” Chiese Hugo.

“L’avevo trovato fra i libri che mia madre mi aveva comprato a Diagon Alley. Era nero e sembrava molto vecchio, ma non vi era nulla scritto, così decisi di usarlo. Quando ci scrissi per la prima volta, tuttavia, mi rispose.” Disse ai bambini, attendendo la loro reazione.

“E’ incredibile, mamma!” Esclamò James. “E parlavi con lui?”

“E’ come avere un amico tascabile!” Aggiunse Lily.

“Ne voglio uno!” Disse Albus.

“No! Non vi lascerò fare il mio stesso errore! Non fidatevi mai di qualcosa se non sapete dove ha il cervello.” Disse Ginny con decisione ai bambini.

“Ginny, parli come papà.” Disse Ron ridendo.

“Non è divertente, Ron! Devono capire che certe cose sono molto pericolose e quando un oggetto pensa per conto suo, non è normale e se   se mai ne trovaste uno dovete riferircelo immediatamente!” Disse Ginny.

“Cosa accadde, mamma? Cos’aveva il diario?”   Chiese Albus un po’ innervosito dalla preoccupazione della madre per il diario.

Ginny raccontò la maggior parte della storia dato che ne era stata profondamente coinvolta con il diario di Riddle e la Camera dei Segreti. Rose era particolarmente interessata alla conversazione perché, come sua madre, aveva letto ‘Storia di Hogwarts’  diverse volte e moriva dalla curiosità di sapere che tipo di mostro si annidasse nella Camera. Tuttavia Ginny non svelò che il diario era un Horcrux, pensando che sarebbe stata una sorpresa interessante per dopo, quando l’avrebbero rivelato a Piton e ai bambini. Loro erano completamente rapiti dal racconto, mentre Piton sedeva quasi pigramente prestando orecchio solo alla metà di ciò che veniva detto. Quando gli adulti finalmente arrivarono al luogo in cui era nascosta la Camera e a come riuscirono a entrare, i bambini vollero ogni singolo dettaglio.

“Allora dov’è l’entrata della camera?” Chiese James, eccitato.

“Nel bagno delle ragazze al secondo piano c’è un fantasma che infesta i cubicoli. Il suo nome è Mirtilla Malcontenta ed era viva quando Tom Riddle  aprì la Camera per la prima volta. Morì a causa dello sguardo del basilisco.” Disse Ron

“Oh, è così triste.” Disse Lily, impietosita.

“Se la incontrassi, non la compatiresti, a volte è veramente fastidiosa.” Disse Ron, ricordando fin troppo bene i capricci e pianti che aveva dovuto sopportare mentre preparavano la Pozione Polisucco.

“Ed è il motivo per cui quasi nessuno ci entra mai.” Disse Harry. “C’è un lavandino che non funziona e osservandolo bene si nota che vi è un serpente   inciso sul rubinetto. Se gli si ordina ‘apriti’ in Serventese, esso mostra l’entrata.” Spiegò.

“Ed e quello che avete fatto tu e papà?” Chiese Hugo.

“Si, scendemmo attraverso le tubature ma poi una parte del soffitto crollò e io e Ron fummo divisi. Ron rimase per rimuovere alcune rocce in modo che potessi tornare indietro e io  andai a cercare Ginny.   Corsi fino in fondo alla Camera, sperando di riuscire a trovarla e andarcene prima che il basilisco trovasse noi. Alla fine la vidi giacere sul pavimento-”

“Oh, mamma!” Singhiozzò Lily correndole in braccio e stringendola forte.

“E’ tutto a posto, cara. Mi ripresi bene, grazie a tuo padre.” Ginny sollevò lo sguardo e sorrise al marito. “Non voglio che ti preoccupi, va bene?” Lily annuì, ma continuò a stringere la madre.

“Corsi da Ginny e vidi che era viva. Ero così sollevato. Poi vidi Tom Riddle vicino e me e gli dissi che dovevamo andarcene e salvarla. Tuttavia, notai che c’era in lui qualcosa di strano: nonostante fosse un ricordo, Tom poteva toccare gli oggetti perché mi prese la bacchetta  Mi disse anche che il basilisco non sarebbe arrivato a meno che chiamato. A questo punto, ero piuttosto sicuro di essere in pericolo: Tom non era quella persona degna di fiducia che mi era sembrata dal diario. Mi disse di aver posseduto Ginny e che era stata lei a rilasciare il basilisco- non che sapesse ciò che stava facendo.” Rassicurò i bambini. “Tom poi rivelò quanto fosse soddisfatto che avessi trovato il diario e io mi chiesi perché. Con mia grande sorpresa, quando gli chiesi che fosse, Tom scrisse il suo nome completo, Tom Orvoloson Riddle, con la mia bacchetta e rimescolò le lettere per formare ‘son io Lord Voldemort’”

Tutti i bambini erano scioccati e trattennero il fiato o rimasero immobili e in silenzio. Lily si aggrappò di più alla madre.

Alla fine James parlò, “Allora Tom era Voldemort? Era lui l’erede di Serpeverde?”

“Si, ma quella che vidi era una traccia o un ricordo di Tom quando aveva sedici anni.”

“Ma aspetta un attimo; se quello era Voldemort significa che deve aver cercato di ucciderti. Non avrebbe chiamato il basilisco?” Chiese Rose, curiosa di sapere come suo zio avesse superato quell’ostacolo.

“Sì, chiamò il basilisco. Io ero terribilmente spaventato e corsi più veloce che potei, ma il serpente mi raggiunse facilmente. Presto Tom cominciò a deridermi, pensando che, senza Silente, non avrei avuto alcuna possibilità. Gli dissi ciò che mi aveva detto Silente, che finchè gli fossimo rimasti leali, coloro che lo chiedevano avrebbero ricevuto aiuto. E allora, proprio al momento giusto, arrivarono la fenice di Silente, Fanny e il Cappello Parlante. Fanny accecò il basilisco in modo che non potesse più uccidermi con il suo sguardo e io, non sapendo cosa fare, misi in testa il Cappello Parlante. Improvvisamente mi colpì un grande oggetto pesante ed estrassi dal cappello una spada.”

“Incredibile!” Esclamò James.

“Lo fu davvero.” Rispose Harry sorridendo. “Era la spada di Grifondoro.”

“Wow!” Dissero all’unisono James e Albus.

“Usai la spada per uccidere il basilisco ma venni ferito da una zanna avvelenata. Caddi vicino a Tom e Ginny. Tom era ancora li e io cercavo un modo per distruggerlo. Alla fine pugnalai il diario con la zanna, lui venne distrutto e il diario non contiene più i suoi ricordi. Ginny si svegliò con mio gran sollievo, ma io avevo ancora il veleno nel sangue e stavo perdendo conoscenza .”

“Ma le lacrime della fenice sono terapeutiche, vero? Fanny poteva piangere sulla tua ferita.” Disse Rose.

“Molto bene, Rose. E’ successo proprio così.” Disse Hermione orgogliosa.

“Sì, Fanny pianse sul mio braccio e presto mi sentii meglio. Portai Ginny fuori dalla camera, trovammo Ron e uscimmo da lì.”

“Ed è quindi la seconda volta che hai sconfitto Voldemort?” Chiese Hugo.

“Se volgiamo chiamarla così, dato che più che altro sconfissi il basilisco e non duellai con Voldemort.” Spiegò Harry.

“Ma comunque, Zio Harry, gli sfuggisti perché era lui che controllava il basilisco, giusto?” Puntualizzò Hugo, pensando che ciò che aveva fatto suo zio fosse più che stupefacente.

“Credo di sì, Hugo.” Concordò Harry.

“Avevate qualche sospetto su chi fosse l’erede di Serpeverde prima di scoprire la verità?” Chiese James.

Harry e i suoi amici si guardarono.

“Bè, pensavamo che uno studente del nostro anno, Draco Malfoy, fosse l’erede perché supportava gli attacchi e li trovava  legittimi. Siccome lui ed Harry non si amavano affatto, dato che Draco lo infastidiva e umiliava di continuo, pensammo che potesse essere Draco, ma naturalmente si scoprì che avevamo torto.” Spiegò Hermione.

“E’ il padre di Scorpius?” Chiese Albus, riconoscendo il cognome del suo compagno di classe.

“Sì, è lui. Ho dimenticato di chiedervi, com’è Scorpius?” Chiese Harry a Rose e Albus.

“E’ abbastanza intelligente ma molto altezzoso. Sembra che pensi di essere più importante di tutti noi,” Rispose Rose, “Ma non è cattivo, anche se non parla mai a quelli non della sua casa a meno che non debba farlo.”

“Davvero? E’ sorprendente.” Disse Harry.

“Già,   l’altro giorno per esempio stavamo lavorando insieme a una pozione e ha parlato molto della sua famiglia, del fatto di essere purosangue, ma non è stato sgarbato, solo un po’ fastidioso.” Aggiunse Albus.

“E’ molto interessante. Sembra diverso da com’era suo padre.” Disse Hermione.

“Magari la moglie di Draco ha insegnato al figlio a non fare tanto l’indisponente.” Disse Ron aggressivo. Nonostante Draco non si fosse dimostrato così cattivo come lui e i suoi amici lo avevano giudicato, Ron pensava che somigliasse troppo a Lucius per poter desiderare che suo figlio venisse educato in modo diverso da come lui stesso era stato educato.

“Forse, o forse Draco è cambiato da quando veniva ad Hogwarts?” Suggerì Hermione, non aspettandosi però che nessuno fosse d’accordo.

Harry stava per chiedere ad Albus e Rose altre informazioni riguardo al figlio del suo nemico quando vide Piton annuire leggermente.

“Draco è cambiato?” Chiese a Piton.

“Direi di sì. Penso che da quando si è sposato e allontanato da suo padre abbia capito che vengono poche gratificazioni dall’essere sgarbato e presuntuoso. Anche se Scorpius conserva l’orgoglio dei Malfoy, sembra uno studente molto più rispettoso di  quanto lo fosse Draco alla sua età.” Disse Piton. Non lo aveva ancora messo in punizione.

“E lei cos’ha fatto durante il secondo anno di papà, Professor Piton?” Chiese Albus, curioso di sapere se avesse causato ancora guai a suo padre e agli zii.

“Oh, il Professor Piton continuava a mettermi in punizione ad ogni occasione e a darmi voti orribili.” Disse Harry in tono leggero.

“Non meritavi nulla di meglio.” Si difese Piton.

“Sì, bè, mi impegnavo, ma Pozioni non era facile.”

Piton sogghignò.

Harry cominciò a raccontare i loro terzo anno ad Hogwarts, con Ron che interveniva frequentemente ritenendo il fatto che Peter Minus fosse stato il suo ratto un’offesa personale. Harry si assicurò di mettere Piton in buona luce dicendo che aveva tutte le ragioni di pensare che Sirius fosse pericoloso. Anche se i bambini sapevano che Piton era dello stesso anno di Lily e i Malandrini, Harry non menzionò il tipo di relazione che aveva con loro, pensando fosse più opportuno introdurla quando fossero arrivati alle lezioni di Occlumanzia e alla scoperta di Harry nel Pensatoio.

Così Harry suggerì che Piton stesse solo cercando di aiutare e non avesse pregiudizi contro Sirius o Lupin. Naturalmente, Piton lo trovò molto strano perché aveva pensato che Harry avrebbe detto qualcosa del suo odio per Sirius. Ma alla fine capì ciò che Harry stava facendo e fu grato del fatto che Potter tenesse al modo in cui i bambini lo vedevano, come se il Professor Piton fosse non solo un insegnante, ma anche un uomo molto interessante. Anche se i bambini raramente gli porgevano domande, quando lo facevano ascoltavano rapiti e Piton un po’ si godeva l’attenzione totale che gli dimostravano.

Harry raccontò la notte con i Dissennatori attorno al lago, di come avrebbero voluto baciare sia lui che Sirius, ma trascurò il viaggio nel tempo, perché pensò che sarebbe stato troppo lungo e complicato, e non rientrava in ciò che aveva fatto risorgere Voldemort, pur essendo un’incredibile esperienza.Quando furono nominati i Dissennatori, venne chiesto agli adulti di mostrare i ,loro Patronus. Tutti tranne Piton eseguirono. Anche se il suo Patronus non gli creava imbarazzo, non si sentiva a suo agio a discutere un argomento tanto personale: senza dubbio i bambini avrebbero capito che era una femmina e il suo amore per Lily era troppo grande perché ne discutesse senza dolore. E poi, non voleva che Rose, James e Albus andassero in giro a strombazzarlo ai quattro venti per il castello. Poteva solo immaginare le provocazioni di cui sarebbe stato vittima se altri studenti avessero saputo che amava la madre di Harry Potter. Disse ai bambini che sapeva evocare un Patronus, ma poi no riuscì a trovare alcuna scusa valida del perché non volesse farlo. Fortunatamente, Ginny intervenne dicendo ai bambini che se Piton non voleva mostrarlo, non stava a loro pretendere una spiegazione. Piton fu sollevato che Ginny avesse colto il suo disagio e difeso la sua volontà. I bambini accettarono la situazione in fretta e presto vollero sapere tutto del loro quarto anno e se Minus fosse riuscito a trovare Voldemort , dato che la questione li inquietava parecchio.

Harry raccontò le visioni che ebbe prima dell’inizio dell’anno; quelle più vivide ancora lo tormentavano, anche se sapeva che non avrebbe dovuto mai più riviverle, e sottolineò la stretta relazione che c’era tra la mente di Voldemort e la sua. I bambini sembravano molto spaventati ad Harry continuò a spiegare che era anche per questo che poteva parlare Serventese che, con loro grande delusione, non era più in grado di parlare. Hermione, che fino ad allora non era intervenuta molto, si occupò della maggior parte del racconto, a partire dal fatto che Codaliscia fosse tornato dal suo vecchio padrone. Harry fu grato che li informasse lei del Torneo Tremagli, del falso Malocchio Moody e delle sue scoperte nel Pensatoio. Anche se Harry interveniva qua e là per maggiori dettagli, era molto ammirato per la capacità di memoria della sua amica e solo allora si rese veramente conto di quanto fosse stato intricato il loro passato. Erano successe tante cose quell’anno e tante erano le loro implicazioni che si stupiva che i bambini riuscissero a tenere il filo del discorso.

Quando Hermione alla fine arrivò a raccontare della Coppa Tremaghi che era una Passaporta, continuò Harry la narrazione di ciò che era accaduto nel cimitero.

“Così quando io e Cedric toccammo la Coppa, scoprimmo che era una Passaporta che ci portò in un cimitero. Ci ero già stato, l’avevo visto in uno dei sogni su Voldemort   e sapevo di essere in grande pericolo. La mia cicatrice bruciava terribilmente e vedevo Minus venirmi incontro con qualcosa tra le braccia. Una voce acuta ordinò a Codaliscia di uccidere Cedric e, prima che me ne rendessi conto, lui giaceva morto a terra.”

“E’ terribile, papà.” Disse flebilmente Lily, abbracciando forte la madre alla vita.

“Voldemort cercò di ucciderti, zio Harry?” Chiese Rose.

“Bè, Voldemort aveva bisogno del mio sangue per poter tornare al potere, perciò non provò ad uccidermi subito, ma sì, poi ci provò. Con un osso di suo padre, la carne di un servo e il sangue di un nemico, potette  risorgere in forma umana. Era terribile da vedere e non riesco ad esprimervi quanto volessi riuscire a fuggire, ma mi aveva legato a una lapide e non aveva la bacchetta, così non potevo liberarmi. Fortunatamente, Voldemort fu abbastanza stupido da volere un duello, mi sciolse e mi ridiede la bacchetta-”

“E tu vincesti, papà?” Chiese James, ammirato.

“Bè, in un certo senso. Non è così incredibile come sembra. Voldemort ed io eravamo faccia a faccia, con i Mangiamorte che ci circondavano. Contemporaneamente, lui lanciò l’Avada Kedavra, e io l’Expelliarmus. Quando gli incantesimi si scontrarono, avvenne un fenomeno molto raro: Voldemort e io ci alzammo in aria e una gabbia di luce apparve intorno a noi. Io reggevo la bacchetta con due mani perché stava tremando terribilmente e anche Voldemort sembrava essere in difficoltà nel controllare la sua. Mi concentrai cercando di far avanzare il mio incantesimo contro di lui e alla fine entrò in contatto con la sua bacchetta. Poi, in un instante, dalla bacchetta uscirono i fantasmi di tutti gli incantesimi che aveva fatto in ordine inverso.”

“Prior Incantatio!” Urlò Rose eccitata. Hermione, anche se Ron non lo sapeva, aveva dato a Rose alcuni dei suoi libri che l’avrebbero aiutata a comprendere meglio quando alla fine avrebbero raccontato ai bambini la loro storia. Non che Hermione pensasse che Hugo non potesse capire,   ma piuttosto che Rose sarebbe stata particolarmente interessata alla magia di un incantesimo come quello.

“Che cos’è il Prior Incantatio?” Chiese Albus confuso.

“Bè, mostrava i fantasmi degli incantesimi che aveva compiuto. Prima vidi Cedric che mi chiese di riportare il suo corpo indietro,,, poi vidi il vecchio che era stato ucciso nella casa del padre di Voldemort, e Bertha Jorkins, che mi incoraggiavano a tenere duro, così che altri fantasmi potessero apparire. Poi vidi mia madre seguita da mio padre. Tutti loro mi circondavano e quando mio padre me lo disse, strattonai la bacchetta e ruppi l’incantesimo. Mentre Voldemort era distratto dai fantasmi di coloro che aveva ucciso, io corsi a perdifiato verso la Coppa, portando con me il corpo di Cedric.”

“E’ così incredibile e terrificante…” Commentò Hugo, non sapendo cosa dire.

“Ma perché successe, zio Harry?” Chiese Rose, che non aveva capito perché era avvenuto il Prior Incantatio.

“Prima che io tornassi dai Dursley alla fine dell’anno, Silente mi raccontò che Fanny, la sua fenice, aveva dato due piume a Ollivander per fabbricare due bacchette. Per coincidenza, sembrerebbe, una andò a Voldemort e l’altra a me. Ma come mi disse Ollivander, è la bacchetta che sceglie il mago,,, ed è interessante che fossimo destinati a quelle bacchette. Per questo ci fu il Prior Incantatio: le nostre bacchette erano gemelle e per questo non funzionavano l’una contro l’altra,,, ma quando furono forzate al duello, si verificò quel fenomeno.”

“Oh,” annuì Rose, ora comprendendo chiaramente tutta la faccenda. Gli altri erano scioccati da quanta fortuna avesse avuto Harry   perché avvenisse il Prior Incantatio; anche se sapevano che Harry era un buon mago, si rendevano conto che senza quell’avvenimento Harry sarebbe morto.

“E cosa successe quando tornasti ad Hogwarts con il corpo di Cedric?” Chiese James, curioso di sapere come la gente avrebbe reagito alla notizia del ritorno di Voldemort.

“Quando tornai ad Hogwarts, avvertii immediatamente Silente. Lui capì e mi disse di rimanere mentre si occupava della morte di Cedric, ma il Professor Moody mi allontanò da lui e mi portò nel suo ufficio. Ero troppo debole per resistere e lo seguii. Dopo essere entrato nel suo ufficio, notai che si comportava in modo molto strano e alla fine mi rivelò di essere il Mangiamorte che lavorava all’interno di Hogwarts, quello che mi aveva reso più facile il cammino nel labirinto eliminando gli avversari e aveva reso la coppa una Passaporta. Io non potevo crederci, perché Malocchio Moody aveva catturato e rinchiuso moltissimi Mangiamorte. Se fossi stato lucido, avrei subito capito che quell’uomo non era davvero Malocchio.   Fortunatamente Silente, la Professoressa McGranitt e il professor Piton irruppero nell’ufficio, mi sottrassero alle sue grinfie e lo obbligarono a rivelarsi tramite il Veritaserum.”

“Cos’è il Veritaserum?” Chiese Lily.

”Il Veritaserum è una pozione che obbliga che la beve a dire la verità.” Recitò Hermione chiaramente.

“Oh! E cosa successe?” Domandò Lily.

“Ci informò di non essere Malocchio Moody e che il vero Moody era rinchiuso nel baule. Era ancora vivo.” Li informò subito Harry alla vista delle loro facce spaventate.

“Ma molto debole. Il falso Moody ci disse poi chi era veramente-”

“E chi era?” Chiese James stupito.

“Barty Crouch Junior.” Rispose Harry.

“Non era l’uomo che avevi visto nel pensatoio quando suo padre l’aveva condannato e lui si era detto innocente?” Chiese Rose con disgusto.

“Sì, era quello, Rose. Quando ebbe confessato, fu chiamato il Ministro della Magia, Cornelius Caramell e Crouch  teoricamente avrebbe dovuto testimoniare davanti ai segretari del Ministero. ”

“Teoricamente?” Chiese Albus, temendo che anche lui fosse riuscito a fuggire come Peter Minus e a raggiungere Voldemort.

“Bè, secondo la Professoressa McGranitt, Caramell avrebbe insistito per essere scortato da un Dissennatore, ma appena esso lo vide, lo baciò.”

“E’ una cosa così terribile?” Chiese James, pensando che l’uomo se lo meritasse dopo ciò che aveva compiuto.

“Capisco quello che pensi e sì, penso che lo meritasse. Ma il problema è che non c’era alcuna prova tranne la nostra parola del fatto che fosse stato Crouch a mettere il mio nome nel Calice   e che fosse il responsabile della morte di suo padre. Con quelle prove, il Ministero avrebbe potuto risolvere molti misteri, invece quella possibilità andò perduta. Silente non ne fu molto felice, ma come te, James, probabilmente concluse che effettivamente se lo meritasse. Così, ora che Voldemort era tornato, Silente cominciò a contattare i Membri dell’Ordine della Fenice e mandò diverse persone in missione,” Harry scoccò un’occhiata a Piton cercando il suo consenso per raccontare ciò che lo riguardava e lui gli fece cenno di continuare, per ora.

“Così Hagrid e Madame Maxime furono mandati in missione, anche se non avevo idea di quale fosse e zio Bill andò ad avvertire il nonno di ciò che era accaduto, sapendo che i Weasley avrebbero creduto al ritorno di Voldemort.

“Non tutti ci cedettero?” Chiese Hugo, stupito che si potesse essere tanto stupidi.

“Già, neanche quelli del Ministero, ad eccezione dei membri dell’Ordine.”

“Ma è terribile! Dopo che l’avevi visto tornare, dopo la morte di Cedric ancora non vi credevano?” Chiese Albus oltraggiato dalla riluttanza del Ministro ad ammettere il ritorno di Voldemort.

“Lo è, Al, e l’anno seguente fu terribile perché neanche alcuni dei miei amici mi credevano. Oltretutto, al Ministero facevano in modo che io e Silente venissimo creduti due matti bugiardi

 che non sapevano di cosa parlavano.”

“Ma dovete aver avuto qualche prova del ritorno di Voldemort?” Disse Rose, cercando di capire come avrebbero potuto dimostrare che il Ministero aveva torto.

“Bè, ci sarebbe stato un modo, ma data la natura della situazione…” Disse Harry guardando Piton.

“Perché, cosa successe papà? Professor Piton?” Chiese Albus, guardando interrogativo suo padre e il suo insegnante.

“La notte che Voldemort tornò, Silente chiese al Professor Piton di fare una cosa, se era pronto. Non avevo idea di che cosa stesse parlando, ma mi rendevo conto che Piton non era particolarmente felice di doverlo fare, qualsiasi cosa fosse.”

“Qual’era la sua missione, Professor Piton?” Chiese James, capendo che doveva essere qualcosa di interessante e di importante.

“Silente voleva che spiassi i Mangiamorte.” Disse Piton, ricordando ciò che aveva passato al suo ritorno da Voldemort. Fino ad allora nessuno aveva rivelato che Severus era stato un Mangiamorte, e lui voleva che le cose rimanessero così.

“Quindi lei non era davvero un Mangiamorte, ma semplicemente fingeva di esserlo?” Chiese Albus, pensando che fosse stato molto coraggioso a mentire a Voldemort.

Gli adulti rimasero in silenzio un attimo, sapendo che non era interamente vero, ma poi Piton rispose:

“Sì, è così.”

I bambini cominciarono a parlare tutti contemporaneamente, immaginando quanto sarebbe stato spaventoso se avessero dovuto andare da Voldemort fingendo di essere Mangiamorte e cosa sarebbe successo se Piton fosse stato catturato. Piton non potè evitare di sorridere un pochino, non gli dispiaceva che i figli di Harry, Ginny , Ron e Hermione pensassero che fosse coraggioso e impavido.

“Deve essere stato molto fedele a Silente per fare una cosa del genere. Io non penso che avrei saputo farlo.” Asserì Rose, meravigliata.

 Mentre Harry ascoltava quella conversazione, si rese conto che, sebbene fosse una situazione interessante quella di Piton che riceveva i complimenti dai suoi figli e nipoti, se qualcuno dei bambini fosse stato veramente cosciente di chi fosse Voldemort, avrebbe capito che Piton non avrebbe mai potuto semplicemente presentarsi davanti a lui ed informarlo che intendeva unirsi a loro, soprattutto dopo aver lavorato per Silente così a lungo. Ma Harry non fece commenti, perché voleva che Piton si sentisse a suo agio con la sua famiglia.

“E cosa successe l’anno dopo? Il Ministero ammise il ritorno di Voldemort?” Chiese James, voglioso di nuovi dettagli in modo da poter parlar male del Ministero in giro.

“Si, alla fine se ne resero conto, ma non prima delle fine dell’anno.”

Cominciò a raccontare dei sogni sempre più vividi che aveva riguardo al corridoio dell’Ufficio Misteri, parlò dell’attacco dei Dissennatori e di quanto fosse stato frustrante il processo   quando nessuno credeva alle sue parole. Spiegò loro il suo orrore al comprendere che Voldemort stava lentamente diventando una parte di lui. Soprattutto Lily ne fu impaurita perché, anche se sapeva che suo padre non subiva più la sua influenza, l’idea della possessione da parte di Voldemort le incuteva grande timore. Harry raccontò di come Ron e Hermione l’avessero convinto a fondare l’Esercito di Silente per ribellarsi alla Umbridge e al Ministero. I bambini, specialmente James, la trovarono un’idea brillante e molto entusiasmante, specialmente perché all’oscuro della Umbridge, di cui Harry aveva raccontato i metodi di punizione adottati nei confronti degli studenti nonché la sua particolare predilezione per i completi rosa. Quando infine arrivò alla notte in cui aveva visto Nasini attaccare il Signor Weasley, esitò, sapendo che i bambini, come lui stesso, avrebbero pensato che ci dovesse essere qualcosa che non andava in lui. Ma Harry si concentrò per raccontare la storia con attenzione, ma attenendosi ai fatti, così che i bambini comprendessero l’accaduto senza pensare che fosse totalmente pazzo. Lily e Rose ne furono atterrite dal fatto che Harry potesse sognare cose che realmente accadevano potendo così salvare il loro nonno da morte certa. Poi Harry introdusse l’Occlumanzia, di cui ovviamente Rose sapeva tutto e la illustrò al fratello e ai cugini.

“Ti diede Silente, papà?” Chiese Albus, emozionato all’idea di come dovesse essere imparare una cosa del genere dal più grande mago di tutti i tempi nonché preside di Hogwarts.

“No, non lo fece, anche se è quello che mi sarei aspettato anch’io.” Disse Harry lentamente.

“E allora chi lo fece?” Chiese James.

“Il Professor Piton.” Rispose Harry.

“Sa usare l’Occlumanzia, Professor Piton?” Chiese Rose con uno sguardo interessato.

“Sì, è così, Miss Weasley.”

“Secondo Silente, Piton è un grande Occlumante; per spiare Voldemort e mentirgli ci vogliono grandi capacità in Occlumanzia.” Disse Harry,,, che aveva capito solo dopo aver visto i suoi ricordi quanto dovesse essere stato abile Piton a nascondere i suoi sentimenti. Harry rifletteva ancora su quella volta che era riuscito a prenderlo in contropiede e ad avere accesso ai suoi ricordi.
”Riuscisti a imparare, papà?” Chiese Albus.

“Ehm… no.   Come il Professor Piton non ha mai mancato di farmi notare, ero una di quelle persone che esprimono sempre all’esterno le loro emozioni e proprio non riuscivo a chiuderle dentro di me. Il Professor Piton continuava a dirmi di svuotare la mente, ma non riuscivo e quindi non potei mai bloccare i suoi attacchi alla mia mente, tranne una volta…” Concluse Harry, sapendo che i bambini avrebbero preteso più dettagli. E infatti, Albus chiese: “Cosa accadde quando lo bloccasti?”

“Beh, dipende.” Rispose Rose al posto dello zio. “Se lo zio Harry ha usato qualche forma di protezione, il Legilimens si dovrebbe essere ritorto contro il Professor Piton, ma se gli ha lanciato qualche fattura, può averlo colpito ma non essere entrato nella sua mente.”

Piton fu stupito dalle così esatte conoscenze della ragazza, che addirittura superavano quelle della madre alla sua età.

“Molto bene, Rose!” Esclamò Harry, “Usai un Protego contro il Professor Piton, e vidi i suoi ricordi, ma solo per qualche istante.”

“Cos’hai visto?” Domandò James, volendo saperne di più sul suo insegnante di Difesa contro le Arti Oscure.

“Beh, penso che lascerò che sia il Professor Piton a dirvelo, se lo desidera...” Disse Harry, lanciando uno sguardo incerto a Piton, non sapendo se avrebbe voluto raccontare ai bambini della sua dura infanzia.

“Non ho avuto un’infanzia molto piacevole. I miei genitori litigavano molto e, essendo figlio unico, non avevo nessuno con cui parlare. Non avevo molti amici, perché ero solito rimanere a casa a leggere o a preparare delle semplici pozioni. Me ne stavo sulle mie, ma a volte mi sentivo solo.”

Harry non riusciva a credere che Piton avesse rivelato tanto, ed era grato del fatto che Severus sentisse di potersi aprire con i suoi figli, affidando loro delle informazioni che avrebbero sicuramente interessato il suo ruolo di professore se fossero circolate nella scuola.

“Quando vidi quelle immagini, non riuscivo a credere che quel ragazzo fosse Piton perché, nonostante mi avesse salvato la vita in più di un’occasione, non si comportava affatto amichevolmente con me, come probabilmente avrete notato quando l’avete incontrato la prima volta; non sembra qualcuno capace di sentirsi triste e vulnerabile.” Disse Harry, e aggiunse in fretta: “Senza offesa, Professor Piton.”

Nessun problema, è ovvio che lo facessi,  dato che se mi fossi comportato diversamente i Mangiamorte e Voldemort avrebbero capito il mio doppio gioco e la mia copertura sarebbe saltata.”

“Si arrabbiò con papà per aver visto i suoi ricordi?” Chiese Lily pensando che, seppur Piton non fosse una persona che potesse diventare triste, certamente poteva diventare furioso.

“Fui sorpreso che ci fosse riuscito, non pensavo ne sarebbe stato capace perché, come vi ha già detto, trovava difficile applicarsi all’Occlumanzia. E fui sollevato dall’aver precedentemente riposto alcuni dei miei ricordi in un Pensatoio che non volevo lui…” Ma si interruppe all’improvviso, resosi conto di aver già parlato troppo. Sapeva quale sarebbe stata la prossima domanda, e non voleva davvero dare una risposta.

“Quali erano i ricordi che non voleva che papà vedesse?” Chiese Albus, curioso di sapere che cosa il suo insegnante fosse così determinato a nascondere.

“Preferirei non parlarne.” Disse Piton, distogliendo gli occhi dagli sguardi imploranti dei bambini.

I piccoli ne furono così delusi che Ron azzardò a chiedere:  “Non può semplicemente raccontare quello che ha visto Harry?”

Piton fissò Ron. Anche se non aveva grandi obiezioni alla sua richiesta, temeva che Rose potesse essere arguta abbastanza da comprendere il suo significato più recondito, ma forse, non avrebbe fatto loro male conoscere che tipo di rapporti vi erano tra lui e James e Sirius. Ma riguardo il suo amore per Lily, quello lo avrebbe tenuto segreto: era troppo personale.

“Dovetti uscire nel bel mezzo di una delle nostre lezioni di Occlumanzia ed fu allora che Potter si prese la libertà di entrare nel Pensatoio quando ben sapeva che vi inserivo alcuni dei miei ricordi all’inizio di ogni lezione-”

“Non avresti dovuto farlo, papà.” Rimproverò Lily in tono scherzoso al padre, pur sapendo che doveva essere stata la curiosità a guidarlo, proprio come ora era curiosa lei.

“Lo so, e a essere onesti vorrei non aver guardato.” Rispose Harry ricordando il suo malessere quando aveva temuto che suo padre fosse davvero così come Piton glielo aveva sempre descritto.

“Perché papà?” Chiese James.

“Lasciate che il Professor Piton finisca, d’accordo?”

“Il ricordo che vide Potter fu durante il mio quinto anno ad Hogwarts. Avevo appena concluso il mio G.U.F.O. in Difesa contro le Arti Oscure e stavo controllano le risposte vicino al lago. James e Sirius mi videro e colsero l’opportunità per tormentarmi. Si annoiavano e quindi il loro intrattenimento consisteva nel prendermi in giro. Quando rispondevo ai loro incantesimi mi riempivano la bocca di sapone. Alla fine pensarono che sarebbe stato divertente sollevarmi in aria a testa in giù.” Mormorò Piton, incapace di continuare.

I bambini rimasero muti, increduli che Sirius e James avessero potuto fare qualcosa del genere, perché nessuno di loro aveva mai pensato di potersi comportare in quel modo nei riguardi di nessun compagno di scuola, anche se un Serpeverde.

“Naturalmente nessuno osò discutere con James, dato che era il ragazzo più popolare della scuola,,, quindi i ragazzi lo spalleggiavano per paura. Ero furioso e umiliato. Poi arrivò Lily e disse a James di mettermi giù. Realizzai che mi stava salvando una ragazza e mi vergognai di non riuscire a gestire la situazione con le mie forze. James mi disse di ritenermi fortunato perché c’era  Lily a togliermi dai guai e io, colmo di rabbia e frustrazione, la chiamai-”

Piton guardò Harry chiedendo aiuto: non riusciva neanche a pronunciare quella parola, tanto era profondo il dolore che ancora lo tormentava.

“Chiamò mia madre una Sanguesporco.” Concluse Harry, preparandosi alla reazione che si sarebbe scatenata.

“Che cosa!? E’ stato davvero orribile, Professor Piton!” Esclamò Lily, oltraggiata.

“Lo so e mi sentivo malissimo per averlo detto; Lily era mia amica e non avevo mai avuto intenzione di offenderla.” Concluse Piton. Non avrebbe speso una parola di più su quella vicenda e non voleva che nessuno di loro ne sapesse di più. Sperava solo che nessuno degli altri adulti avrebbe indagato più a fondo quella vicenda portando alla luce i suoi sentimenti per Lily.

“E cosa successe quando il Professor Piton ti scoprì, papà?” Chiese James, ancora disturbato dall’aver appreso che suo nonno, l’uomo di cui portava il nome, avesse tenuto un tale comportamento nei confronti del suo attuale professore.

“Beh, era furioso, primo perché avevo guardato i suoi ricordi senza permesso e secondo perché non voleva che li vedessi. Così mi scagliò fuori dal suo ufficio e si rifiutò di insegnarmi ancora Occlumanzia. Ma non mi importava perché ero profondamente turbato dal comportamento che avevo osservato in mio padre e Sirius. Per la prima volta, mi dispiaque sinceramente per Piton.” Harry lo guardò intensamente per sottolineare la verità nelle sue parole. “Piton mi aveva sempre detto che mio padre era un arrogante che si credeva al di sopra di chiunque altro e io lo avevo sempre accusato di mentire, di essere semplicemente geloso di mio padre, ma dopo aver visto quel ricordo… non sapevo più cosa pensare. Così parlai con Sirius e Lupin, che mi dissero che mio padre alla fine maturò e nonostante lui e Piton fossero rimasti nemici fino alla fine della scuola,,, mio padre divenne un amico fedele e una brava persona.” Concluse Harry, rivolto soprattutto al suo primogenito, perché James sembrava preoccupato.

“E poi cosa successe? Avesti altre visioni?” Chiese Rose, curiosa di sapere se l’interruzione dell’Occlumanzia avesse avuto conseguenze serie.

“Durante il mio ultimo esame del G.U.F.O., ebbi una visione con Voldemort che aveva rapito Sirius e lo stava torturando per ottenere informazioni. Riconobbi il luogo del sogno come l’Ufficio Misteri, e dissi a Ron e Hermione che sarei andato subito al Ministero. Naturalmente, Hermione pensdo che avrebbe potuto essere una trappola,,, così cercammo di contattare Sirius con la Metropolvere, ma non era in casa, così tememmo il peggio.   Poi venimmo catturati dalla Umbridge che cercò di farsi raccontare cosa stessimo facendo. Lei pensò che cercassimo di comunicare con Silente, che era stato costretto alla fuga qualche tempo prima. Chiamò il Professor Piton e gli chiese di consegnarle del Veritaserum. Per fortuna lui mentì- mentisti?” Chiese a Piton, dato che effettivamente non ne era sicuro.

“Sì, mentii.”   Rispose Piton.

“Lui mentì, ma prima che se ne andasse gli dissi ciò che avevo visto: che Felpato era nel posto dove era nascosta. Naturalmente, la Umbridge non aveva idea di che cosa stessi parlando, che era lo scopo, naturalmente, e all’inizio pensai che nemmeno Piton ne avesse idea, ma come tutte le altre volte negli anni precedenti, venne fuori che mi sbagliavo. Silente mi informò che Piton aveva informato immediatamente l’Ordine e prepararono un piano per evitare che ci facessimo del male se fossimo andati all’Ufficio Misteri. Dopo esserci liberati della Umbridge, Hermione, Ron, io, Neville, Ginny e Luna andammo al Ministero.” Harry proseguì nel racconto con il frequente ausilio di   Ron, Hermione e Ginny dato che poi il gruppo si era separato e Harry non conosceva tutti gli eventi occorsi. I bambini erano incantati dalle meraviglie dell’Ufficio Misteri, soprattutto dai cervelli di Ron amava raccontare come Ginny del Mangiamorte che avevano trasformato in un neonato. Quando arrivarono alla Stanza della Morte e al velo, Harry lasciò che fosse Hermione a raccontare gli avvenimenti perché, nonostante fossero passati anni dalla morte di Sirius, si sentiva ancora responsabile della sua morte e in colpa per essere stato tanto stupido da dar credito alle visioni di Voldemort costringendo Sirius ad accorrere per salvarlo. Naturalmente, Harry sapeva che non avrebbe potuto evitarlo allora e che la maggior parte delle persone avrebbero fatto lo stesso, tuttavia si sentiva ancora in colpa e lo confidò ai bambini, che naturalmente gli dimostrarono grande appoggio ripetendogli ciò che tutti gli avevano già detto: ‘non è stata colpa tua’, ed Harry apprezzò la loro vicinanza. Discussero del velo per un po’,  specialmente riguardo alle voci che Harry sentiva, ma poi cambiarono argomento e raccontarono il suo scontro Bellatrix Lestrange e l’arrivo di Voldemort. Quando Harry descrisse il duello fra Silente e Voldemort, sapeva che i bambini non avrebbero potuto immaginare niente di meglio che assistervi di persona. Harry raccontò di come fossero state incredibili le performance di entrambi i maghi e come nessuno dei duo sembrava avere la meglio. Poi Harry aggiunse un altro pezzo del puzzle, pensando che a Rose avrebbe fatto piacere risolverlo, dicendo in tono misterioso: “La cosa veramente importante del duello è che, sebbene Voldemort tentasse di uccidere Silente, Silente non facesse altrettanto.”

“Perché?” Chiese Hugo, pensando che se fosse stato al posto di Silente avrebbe certamente cercato di far fuori il più grande mago oscuro di tutti i tempi.

“Dovrete aspettare fin quando vi racconteremo del nostro sesto anno ad Hogwarts perché fu allora che lo scoprimmo.”

Harry guardò Piton e notò come anche lui sembrasse molto interessato all’argomento. Harry ricordò che anche lui non sapeva niente degli Horcrux e non vedeva l’ora di raccontarlo a lui e ai bambini per vedere le loro reazioni.

Harry poi raccontò cosa accadde quando quelli del Ministero finalmente videro Voldemort con i loro occhi.

James urlò: “Ahah, vi sta bene, idioti!” e gli adulti risero dato che condividevano pienamente la sua opinione. Poi Harry racconto il suo incontro con Silente dopo il duello, i suoi sentimenti alla notizia che o lui o Voldemort avrebbero dovuto morire per mano dell’altro e del perché il mago oscuro l’avesse attirato nella trappola al Ministero. Spiegò anche perché Silente non aveva voluto insegnargli Occlumanzia lui stesso e della grande importanza che aveva per Voldemort la profezia al Ministero. Raccontò la sua rabbia contro Silente perché non glielo aveva detto prima e il suo disperato desiderio di poter fuggire dalla sua realtà ed essere qualcun altro.

Quando Harry finalmente arrivò a raccontare la fine del loro quinto anno, e la sua conversazione con Nick Quasi Senza Testa, i bambini volevano che continuasse pregustando un bel po’ di avvenimenti emozionanti ora che il Ministero sapeva e Voldemort era uscito allo scoperto. Tuttavia, Harry aveva la gola secca per aver parlato così a lungo e, visto che erano già le due, decisero di mettersi a tavola. Vi furono grandi proteste, specialmente da parte di James, ma alla fine, quando le pietanze furono sul tavolo, i bambini dimenticarono momentaneamente la storia per dedicarsi al pranzo. Mangiarono tutti insieme e mai in vita sua Severus si era sentito tanto a disagio; seduto fra Harry e Ron, si sentiva totalmente fuori posto. Ma era affamato e si servì dei piatti deliziosi che Ginny aveva preparato. Ron fu già sorpreso che Piton stesse mangiando, aveva dato per scontato che Piton semplicemente non mangiasse mai in pubblico e lo fissava a bocca aperta completamente scioccato dal fatto che Piton stesse mangiando, e per di più con gusto.

“Perché mi fissi in quel modo patetico, Weasley?” Chiese Piton, infastidito che il suo vicino non gli staccasse gli occhi di dosso.

“Sta mangiando!” Rispose Ron, ancora stupito.

“Sono affamato.” Disse Piton con un ghigno perché sapeva esattamente cosa suscitasse la sua sorpresa.

“Ma lei non mangia mai.” Continuò Ron , ancora fissandolo.

“Devo mangiare, Weasley; sono un essere umano, sai.” Disse Piton. I bambini scoppiarono a ridere e Ron, arrossito, continuò a cacciarsi il cibo in bocca.

Quando tutti ebbero finito di mangiare e Ginny ebbe lavato i piatti con la magia, i bambini attendevano frementi nel salotto, mentre gli adulti erano ancora in cucina a pulire il tavolo.

 “Potter” Sussurrò Piton cercando di non farsi udire.

“Si?” Rispose Harry più forte di quanto lui avesse voluto attirando così l’attenzione degli altri.

“Non dirai ai bambini nient’altro di ciò che ho fatto da qui in avanti.” Chiese Piton a basa voce, in modo che i bambini non sentissero.

“Cosa vuoi dire? Non possiamo escluderti da tutta la storia.” Rispose Harry, un po’ sorpreso ma in fondo conoscendo benissimo le ragioni di Piton.

“Non è necessario che tu mi escluda completamente, ma voglio che non racconti loro di Lily, del mio ruolo nella morte di Silente e che io sono il Principe Mezzosangue-”

“Un momento,” Interruppe Ron, “Vuole che noi mentiamo in modo da farla apparire come uno dei buoni?”

“No,” mormorò Piton a denti stretti, “semplicemente non voglio che conoscano le… parti più oscure del mio passato perché l’ultima cosa che voglio è che quelle informazioni girino per la scuola e gli studenti mi facciano domande.”

“E comunque, Piton era uno dei buoni alla fine.” Precisò Hermione, infastidita dal comportamento così brusco di suo marito nei suoi confronti.

“Perché non vuole che sappiano, Professor Piton?” Chiese Ginny.

L’unica risposta che Piton fornì fu che non voleva che l’intera scuola conoscesse il suo passato, soprattutto riguardo a Lily e Silente, due figure ancora molto conosciute nel Mondo Magico. Ma in verità, Piton non voleva che i bambini si facessero un’idea sbagliata di lui, come i loro genitori avevano sempre fatto, e raccontare loro che aveva assassinato Silente non poteva certo giovare. E poi, non era sicuro che avrebbero potuto davvero comprendere le sue azioni: erano giovani e non potevano sapere come era il modo in quel tempo che non avevano vissuto.

Alla fine Piton rispose: “Non voglio che il mio passato divenga argomento di gossip per l’intera scuola; non ho dubbi del fatto che i bambini discuteranno tra loro di questa storia tornati a Hogwarts e non voglio diventare il soggetto di tali chiacchiere infantili.”

“Diremo loro di non parlarne a scuola” Lo rassicurò Harry. “Sono dei bravi bambini, capiranno le tue ragioni per volerlo mantenere segreto.”

“Ma non sono perfetti e sono umani come tutti noi, potrebbero lasciarsi sfuggire qualcosa e io ne pagherei le conseguenze!” Disse Piton un po’ aggressivo. Dopo essersi calmato, continuò: “Solo per ora, potresti non parlargliene?”

“Perché dovremmo?” Chiese Ron già conoscendo la risposta, cercando solo di infastidire Piton.

“Perché ve lo chiedo io! Sono miei studenti, in caso te ne fossi scordato, e l’ultima cosa che voglio è che sparlino in giro per la scuola perché tutti si metterebbero a parlare di Lily o di Voldemort o delle Arti Oscure e preferirei non discuterne nel bel mezzo delle mie lezioni! Vi chiedo solo di tenere tutto per voi per ora!” Disse Piton a denti stretti, rabbia, frustrazione e preoccupazione che crescevano dentro di lui.

Harry guardò gli altri e in silenzio fece loro cenno di mantenere il segreto almeno fino a quando Piton non avesse deciso di fidarsi dei loro figlie della loro capacità di comprendere le sue azioni, per quanto terribili, e le nobili ragioni dietro di esse.

“Okay, non diremo loro che hai ucciso Silente, che amavi mia madre, che sei il Principe Mezzosangue e che eri affascinato dalle Arti Oscure. Va bene?” Tutti gli adulti annuirono.

“Ma se non possiamo raccontare di Lily sarà difficile spiegare la faccenda dello spionaggio della profezia e il Patronus.” Osservò Hermione.

“Saltiamo anche quelle parti?” Chiese Harry a Piton, un pò dispiaciuto perchè avrebbe voluto raccontare ai bambini del ruolo di Severus negli ultimi due anni, ma ora l’entusiasmo un po’ svaniva.

“Sì.” Rispose Piton, sollevato che gli adulti adempissero alle sue richieste.

“Okay, tutto a posto, allora continuiamo.” Disse Harry, di nuovo eccitato, ma allo stesso tempo deluso dal non poter raccontare tutto, perché, al contrario di Severus, pensava che li avrebbe aiutati a comprendere meglio la sua natura e li avrebbe portati al rispetto nei suoi confronti. Ma se Severus aveva scelto diversamente, Hary avrebbe onorato la sua scelta.

 

  
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