Eccoci
qua con il decimo capitolo! La storia inizia a farsi interessante e anche se
Severus non interviene moltissimo, la sua figura influenza e guida tutta la
situazione. Alla fine vi lascerò sul più bello, ma non temete, ci saranno
ancora parecchi capitoli a venire ;)
Rinnovo
le mie scuse per l’imperdonabile ritardo nell’aggiornamento; prometto di fare
meglio in futuro J.
Buona
lettura e mi raccomando, recensite!
Capitolo 10- ‘Ci sono tanti i tipi
di coraggio’
Appena prima che iniziassero le
vacanze estive, un nuovo avvistamento di Dissennatori aveva seminato il panico
ad Hogwarts. Questa volta furono erano stati trovati più vicino al castello
della precedente, e il Ministero ancora brancolava nel buio per le indagini su
come avessero fatto a fuggire. Harry, come capo del dipartimento Auror, era
particolarmente preoccupato dato che, per quanto ne sapeva lui, le uniche
persone che avrebbero potuto liberarli erano coloro che lavoravano al
Ministero. Ma ancor più strano era il fatto che, nonostante l’area fosse
monitorata ventiquattrore su ventiquattro, il colpevole non era ancora stato
acciuffato. Minerva e il resto del corpo docente sapevano che gli studenti
erano al sicuro finchè rimanevano nei confini del castello, grazie ai numerosi
incantesimi e barriere protettive messe dalla preside che non avrebbero
lasciato entrare i Dissennatori. Comunque gli insegnanti erano stati molto
severi riguardo alla libertà di movimento concessa ai ragazzi, visto che i
Dissennatori probabilmente erano molto affamati e propensi ad attaccare.
Naturalmente gli Auror li avevano immediatamente respinti all’interno delle
loro segrete, ma restavano molto perplessi riguardo al modo con cui erano
riusciti a uscirne. Kingsley non era più affatto convinto che fosse a causa
dell’errore di qualcuno, ma che ci dovesse essere dietro un piano. Harry e Ron
erano dello stesso parere, ma non riuscivano concepire chi o perché avrebbe
dovuto liberarli, sapendo benissimo che sarebbero stati ricatturati subito.
Comunque, a una settimana da Natale, entrambi avevano la mente occupata da
altro, come i regali della vigilia.
Dopo aver parlato con Piton circa
tre mesi prima, Harry aveva detto a Ginny del suo invito a Piton e lei si era
detta d’accordo, anche se era un po’ nervosa nel rivederlo dopo così tanti
anni. Avevano deciso di non dirlo a Ron e Hermione, ma comunque li avevano
informati di ciò che era successo ad Hogwarts quando Harry era andato per
tenere il suo discorso. Entrambi erano rimasti senza parole ma comunque non si
aspettavano di rivederlo mai più. Harry e Ginny pensavano che sarebbe stata una
bella sorpresa per loro e Harry sorrise al pensiero. Ron e Hermione attendevano
con trepidazione le feste perché Ron e Hugo, al contrario dei figli di Harry,
non sapevano ancora niente del loro passato. Erano tutti sorpresi di essere
riusciti a mantenere il segreto così a lungo, ma pensavano che ormai fosse
giunto il momento di rivelarlo. Anche se Hermione era ancora un po’ insicura a
causa della giovane età dei suoi figli, gli altri le assicurarono che tutto
sarebbe andato bene e che avrebbero speso tutto il tempo necessario per
assicurarsi che i loro figli avessero davvero compreso le loro azioni, il
perché e il fatto che ora la situazione era diversa, non volevano che i bambini
temessero che potesse accadere di nuovo o ad avere incubi sui loro genitori
uccisi nel mezzo della notte.
La mattina del 23, Harry e Ginny
informarono i loro figli che il giorno dopo sarebbero venuti anche i cugini e
che insieme avrebbero parlato del loro passato, di Voldemort e delle persone
coinvolte nella guerra. Erano tutti e tre molto eccitati e riuscirono a mala
pena a prender sonno quella sera. Anche se Natale era così vicino, si
sorprendevano di aspettare con più trepidazione la vigilia che non Natale
stesso, visto che avevano dovuto attendere tanto a lungo. Sarebbe stato il
miglior Natale in assoluto.
Dopo più di tre mesi, Piton ancora
stentava a credere di aver accettato l’invito di Potter a Grimmauld Place. In
primo luogo, la casa era appartenuta a Black e già questo avrebbe dovuto
costituire un grande deterrente: non gli era mai piaciuto dover frequentare
quel posto per gli incontri dell’Ordine e se ne era sempre andato il prima
possibile. Ma soprattutto, non vedeva come avrebbe potuto crearsi un dialogo e
temeva il giudizio dei figli di Harry. Dopotutto era il loro insegnante e,
anche se Minerva non aveva nulla in contrario che li frequentasse anche fuori
da scuola, Piton era nervoso perché temeva che i ragazzi non avrebbero saputo
tenere la bocca chiusa una volta tornati a Hogwarts e non gli piaceva così
tanto l’idea che l’intera scuola sapesse che era stato un tempo un Mangiamorte
e poi aveva cambiato fronte per amore di Lily. Anche se non si vergognava dei
suoi sentimenti per Lily, li aveva tenuti segreti tanto a lungo che non si
sarebbe certo sentito a suo agio se tutti l’avessero saputo. Per quanto Harry
potesse essere contento che tutti sapessero, Piton la vedeva in modo opposto e
non gli piaceva l’idea di essere presente quando i figli di Potter avessero
scoperto che amava la loro nonna.
La sera del 23, Piton aveva un presentimento- non avrebbe saputo
spiegare di che tipo, ma comunque uno che lo faceva sentire estremamente a
disagio e riluttante a recarsi a Grimmauld Place il giorno seguente. Ma si
consolò pensando che ormai aveva già acconsentito con Potter e non voleva che
lui lo ritenesse troppo codardo per discutere del passato. Piton trascorse la
notte insonne. Sognò che il giorno dopo avrebbe litigato con Harry , James gli
avrebbe urlato contro e Albus riso alla notizia di portare il nome del
Professor Piton. Gli occhi verdi del bambino, identici a quelli del padre e di
Lily erano delusi e tristi e non vedevano nulla di speciale nelle azioni di
Severus. Di nuovo Piton si sentì impotente e gli occhi di Lily continuarono a
tormentarlo per tutta la notte.
Era il mattino del 24 e Harry
cominciava ad essere agitato: erano già le dieci del mattino e i bambini
continuavano ad insistere affinchè raccontasse loro la storia. Anche se Ron e
Hermione, non sapendo che doveva arrivare Piton erano disposti a incominciare,
lui e Ginny cercavano di mantenere in stallo la situazione.
Piton si materializzò nella piazza
e venne subito investito dai ricordi di tutte le volte che si era recato in
quella casa per le riunioni dell’Ordine e realizzò che ora quella era la casa
di Harry e della sua famiglia. Tremava un po’, e non perché fosse una fredda
mattina d’inverno.
Controllati, si disse Piton cercando di calmarsi. Non riusciva a
credere di essere così nervoso per quell’incontro, ma dopo essere stato ‘morto’
per vent’anni e aver passato la notte in preda agli incubi, non era facile
entrare in quel luogo senza un po’ di nervosismo.
Traendo un profondo respiro, suonò il campanello e
subito desiderò smaterializzarsi, ma rimase e attese impaziente che qualcuno
aprisse la porta.
Harry sussultò al suono del
campanello ma fu lieto che Piton fosse finalmente arrivato. I bambini, Ron e
Hermione avevano sul viso espressioni sorprese, chiedendosi che si sarebbe
unito a loro.
Ginny fece cenno ad Harry di
aprire la porta, sorridendo ed essendo anche lei eccitata per ciò che stava per
accadere. Harry si alzò e si avviò in fretta alla porta. Guardando attraverso
lo spioncino vide Piton fuori dalla porta, irrequieto e vestito come al solito
di nero. Assicurandosi che tutti fossero ancora in salotto senza poter vedere
la porta d’ingresso, Harry diede il benvenuto a Piton.
“Cominciavo a chiedermi quando
saresti arrivato.” Disse, facendosi da parte per farlo entrare.
“Scusa, stavo preparando una
pozione e volevo aggiungere gli ultimi ingredienti per lasciarla a distillare.”
Rispose Piton, il cuore a mille mentre si guardava in giro stentando a
riconoscere quel posto come il Quartier Generale dell’Ordine della Fenicie.
C’erano decorazioni sui muri e un
bell’albero di natale che si vedeva nel salotto. La casa non era più scura e
cupa, ma comoda e piena di calore. Harry fece strada nel salotto,e Piton lo
seguiva un po’ riluttante; non riusciva proprio a credere a ciò che stava
facendo.
“Bene, c’è qualcun altro che si
unirà a noi per il nostro piccolo raduno e, considerato l’argomento di
discussione, mi sembrava bene invitare anche questa persona.”
“Non sapevo che avevi invitato
qualcun altro, avresti dovuto dircelo, Harry.” Disse Ron, un po’ infastidito che
Harry non avesse informato anche lui e Hermione. Ginny lanciò a Ron
un’occhiataccia, sapendo che le sue parole non avrebbero incoraggiato Piton.
Infatti, Piton stava sussurrando qualcosa in modo che solo Harry potesse udire.
“Non glielo hai detto? Bene, me ne
vado.”Ma prima che potesse fare un passo, Harry lo afferrò per il polso e lo
tenne stretto; lo aveva fatto arrivare a questo punto, non aveva intenzione di
lasciarlo scappare ora.
“Lasciami, Potter!” Sibilò
irritato, ma Harry lo ignorò.
“Ho invitato il professor Piton a
unirsi a noi.” Annunciò Harry facendosi da parte, sperando che Piton si facesse
avanti da dietro il muro. Nel momento in cui Harry finì di parlare, tuttavia,
ci fu un improvviso scoppio di rumore. Ron era quello che parlava più forte, oltraggiato
dal fatto che Harry e Ginny ne avessero fatto un segreto. Rose, James e Albus
parlavano l’uno sopra l’altro discutendo su quanto fosse strano avere per
ospite il loro professore e presto si eccitarono troppo, e Lily stava
informando suo cugino su che fosse il Professor Piton. Hermione era
completamente scioccata e senza parole. Lei, Ginny ed Harry erano gli unici in
silenzio della famiglia e Piton, anche se tutti gli altri parlavano di lui,
ancora non era uscito da dietro il muro e più ascoltava delle loro parole, più
desiderava andarsene. Harry stava osservando Piton molto da vicino, per
controllare che non si dirigesse all’improvviso verso la porta.
Severus stava cercando di fare dei
respiri profondi, ma non stava funzionando: era affannato e il cuore gli
batteva forte. Cercò di controllarsi: erano solo dei bambini e degli adulti a
cui un tempo aveva insegnato. Non c’era nulla di cui essere nervosi, ma la
situazione lo rendeva alquanto a disagio, e temeva le loro reazioni. Non era
sicuro di volere che sapessero chi lui era veramente e cosa aveva fatto.
Proprio mentre stava per andarsene, le voci dal salotto ancora forti e
caotiche, Harry gli si avvicinò. Sapeva
che Piton era nervoso e sperava di convincerlo che non ci fosse niente di cui
preoccuparsi. Quando lo raggiunse, sussurrò:
“Coraggio, Piton, andrà tutto
bene.”
Piton lo fissò, senza credergli.
“Non mi vogliono qui.” Disse,
voltandoli le spalle e avviandosi verso la porta.
Harry, rapido, gli posò una mano
sulla spalla.
“Severus,” disse “per favore,
rimani.”
Piton fu sorpreso che Potter lo
avesse davvero chiamato ‘Severus’, e gli ricordò vividamente il modo in cui
Albus e Lily erano soliti rivolgersi a lui.
Voltandosi, Piton alla fine annuì,
e questa volta seguì Harry nel salotto.
“Miseriaccia.” Disse Ron alla
vista di Piton.
Tutti poi rimasero muti a fissare
Severus. Alla fine James ruppe il silenzio
“Qualcuno potrebbe per favore
spiegarci perché papà era così sorpreso di incontrare il Professor Piton il
giorno che tenne il suo discorso? E cosa centra lui con ciò che ci dovete
raccontare?” Chiese in quello che
sperava fosse un tono educato, dato che non voleva essere messo in punizione
non appena tornato ad Hogwarts.
“James, non è questo il modo di
esprimersi.” Lo rimproverò Ginny.
“Ma mamma, nessuno ci ha ancora
spiegato niente e io voglio sapere perchè voi tutti lo conoscete.”
I genitori si guardarono, non
sapendo da dove cominciare. Alla fine Harry prese la parola.
“Perché prima non ci sediamo e poi
possiamo parlarne?” Suggerì. I bambini si accomodarono sul pavimento e gli
adulti si sedettero intorno a loro quasi in cerchio su delle poltrone procurate
da Harry e Ginny. Una volta che tutti si furono accomodati, Piton il più in
disparte dagli altri, Harry continuò.
“Il Professor Piton era il nostro
insegnante di Pozioni per i primi cinque anni ad Hogwarts e di Difesa contro le
Arti Oscure al sesto anno.” Harry avrebbe voluto continuare dicendo che lo
aveva creduto morto per gli ultimi diciannove anni a causa di Voldemort ma
ricordò che Rose e Hugo non sapevano ancora nulla della guerra contro il Mago
Oscuro.
“E c’è dell’altro, ma visto che
Rose e Hugo non conoscono molto del nostro passato, forse è meglio cominciare
dall’inizio.” Tutti gli altri annuirono.
“Hermione o Ron, volete cominciare
voi visto che James, Al e Lily già conoscono parte della storia?”
Ron fece cenno a Hermione che
poteva cominciare lei.
“Ricordate come tutti fissavano lo
zio Harry quando Rose prese l’Espresso per Hogwarts il primo Settembre?”
Entrambi annuirono energicamente. “Bè, la ragione è che lo zio Harry è famoso
nel mondo magico.”
“Lo sapevo!” Esclamò Rose. “Lo
sapevo che papà stava mentendo quel giorno!!! Perché ho sentito gli studenti
più grandi ad Hogwarts parlare del discorso di zio Harry ed erano tutti molto
eccitati… Lo sapevo che non era solo perché è il capo del Dipartimento Auror,
doveva aver fato qualcosa di speciale, altrimenti alla gente non sarebbe
davvero importato di quello che aveva da dire, no?” Disse Rose eccitata.
Hermione la guardò raggiante,
orgogliosa delle sue capacità deduttive.
“Brava Rosie!” Ron prese la parola
dopo sua moglie. “Ora, è qui che viene il bello. Vi ricordate che vi avevamo
raccontato di Voldemort e di quello che l’aveva sconfitto? Quello che la gente
chiama ‘il ragazzo sopravvissuto’?”
“Si!” Risposero entrambi.
“Bè quella persona è in realtà-”
“No…” Disse Rose, finalmente
capendo dove voleva andare a parare. “Vuoi dire che è stato zio Harry? Zio
Harry è ‘il Prescelto’?”
Hugo spostava lo sguardo tra i
genitori e lo zio, incredulo.
“Quindi, ora che vi abbiamo
informati-”
“Perché non ce l’avete detto
prima?” Chiese Hugo. Non ne era infastidito, solo curioso.
Fu Hermione a rispondere: “Bè,
avremmo anche potuto dirvi che è stato Harry a sconfiggere Voldemort, ma a quel
punto avreste voluto saperne di più, quindi decidemmo di mantenere il segreto
finchè non sareste stati grandi abbastanza per venire a conoscenza dell’intera
storia. E pensiamo che ora siate pronti.”
“Sentiamola allora!” Esclamò
James, così eccitato da riuscire a mala pena a trattenersi.
Harry cominciò a raccontare ai
bambini della profezia, di cosa diceva e del perché i suoi genitori erano stati
uccisi da Voldemort. Naturalmente tralasciò il fatto che fosse Piton il
Mangiamorte che aveva origliato la profezia perché non voleva che i bambini
pensassero male di lui già a questo punto. Harry si assicurò di porre bene
l’accento sulle cose importanti, sul ruolo giocato dai sentimenti e dall’amore
in tutta la vicenda, su come il sacrificio di sua madre gli fosse rimasto
impresso nel sangue e nella pelle, il perché Silente l’aveva mandato dai
Dursley e soprattutto della Pietra Filosofale e di Raptor posseduto da
Voldemort. I Bambini erano completamente assorti nella storia e non credevano
alle loro orecchie. Anche se Harry aveva accennato che lui e i suoi amici non
amavano particolarmente Piton, aveva anche sottolineato il fatto che sebbene
Severus all’apparenza sembrasse duro come la roccia, la realtà era diversa e
che quindi non bisogna mai giudicare troppo in fretta le persone. Harry fu
felice di notare che i bambini sembravano aver preso in simpatia Piton durante
la conversazione. Anche se Severus non avevaancora parlato, i bambini avevano
preso un po’ di confidenza e non sembravano più spaventati così tanto dalla sua
presenza.
Quando Harry ebbe finito di
raccontare tutto, da cosa ci fosse sotto la botola (con l’aiuto di Ron e
Hermione naturalmente) al segreto dello Specchio delle Brame e tutto ciò che
Silente gli aveva detto sul sacrificio di sua madre, James, Albus e Lily erano
più che contenti che finalmente fossero venuti a conoscenza di come il loro
padre avesse sconfitto Voldemort la prima volta. Comunque Harry aggiunse: “Ma
come ho già detto durante il mio discorso ad Hogwarts, sono stato aiutato, se
non fosse stato per Silente non sarei sopravvissuto e senza l’assistenza di Ron
e Hermione, non sarei mai arrivato all’ultima stanza e Raptor avrebbe preso la
pietra.”
“Veramente, questo non è del tutto
vero.” Disse Piton prendendo la parola per la prima volta.
Tutti si voltarono verso di lui.
“Cosa intende, Professor Piton?”
Chiese Harry, curioso.
“Raptor non avrebbe mai raggiunto
la pietra, Silente se ne era assicurato.” Rispose Severus addolorato,
ricordando la conversazione avuta con lui tanti anni prima.
“Ok, quindi se non lo avessimo
seguito, sarebbe rimasto là sotto per sempre? In questo caso immagino che
avessimo sprecato il nostro tempo. Ma almeno fu una buona esperienza.”
“Esattamente.” Disse Severus
piano.
“C’è qualcosa riguardo a questo
che non sappiamo?” Chiese Ron, fissando Piton.
“Silente voleva che Potter venisse
a conoscenza di informazioni preziose sul Signore Oscuro.” Rispose
semplicemente.
“Per esempio?” Chiese Harry, non
riuscendo a credere di scoprirlo solo ora.
“Voleva che vedessi in quale stato
fosse il Signore Oscuro, come un parassita. Voleva che gli ponessi domande sul
perché non poteva toccarti e che era e sarebbe sempre stato affamato di potere
e determinato a ritornarne in possesso. E poi, come hai detto, fu un’utile
esperienza e Silente fu soddisfatto dal vedere che i tuoi amici erano al tuo
fianco.” Disse Piton, incredulo che stesse facendo dei complimenti a Potter e a
Ron e Hermione dopo averli tormentati per così tanti anni quando erano stati
suoi studenti.
“Silente aveva pianificato che noi
scendessimo là sotto?” Chiese Ron un po’ disgustato.
“Avremmo potuto morire!” Disse
Hermione scioccata.
“Ne era consapevole,” rispose
Piton rivolgendosi a Hermione, “ma pensava che le conoscenze che Potter avrebbe
guadagnato fossero molto importanti e mi disse di non fermarvi se vi avessi
visti dirigervi al terzo piano.”
“E ci vedesti?” Chiese Harry.
“Si, ma obbedii agli ordini e vi
lasciai andare senza nemmeno mettervi in punizione come anelavo così tanto a
fare.” Piton sogghignò un poco, momentaneamente dimentico che i bambini stavano
ascoltando.
“Perché voleva metterli in
punizione, Professor Piton? Se il Professor Silente voleva che andassero lì,
non sarebbe stato giusto metterli in castigo, no?” Chiese Rose un po’ nervosa.
“Bè, Rosie, a quel tempo, a Piton
non importava molto di quante punizioni ci da; non gli piacevamo così tanto.”
Puntualizzò Ron, guardando Piton che aveva assunto un’espressione impassibile.
“Si comportava male con loro,
Professor Piton?” Chiese Albus.
“E’peggiorato col tempo.” Disse
Ron fissando Piton che rispondeva allo sguardo, non capendo dove Weasley
volesse arrivare.
“E poi cos’è accaduto al vostro
secondo anno?” Chiese James, entusiasmato da quella conversazione; non aveva
mai pensato che genitori e zii avrebbero potuto essere tanto interessanti.
“Io iniziai il mio primo anno ad
Hogwarts,” intervenne Ginny sorridendo, “e non vedevo l’ora di incontrare
faccia a faccia il famoso Harry Potter”, disse facendolo arrossire.
“Già, non riusciva neanche a
spiccicar parola di fronte a Harry, cosa che dopo un po’ diventa abbastanza
fastidiosa.” Disse Ron, ricordando il comportamento della sorella in presenza
del suo migliore amico.
“Bè, penso che dovrei parlarvi del
diario che possedevo, perché è ad esso che fa capo tutta la faccenda.”
“Cos’aveva di male il diario, zia
Ginny?” Chiese Hugo.
“L’avevo trovato fra i libri che
mia madre mi aveva comprato a Diagon Alley. Era nero e sembrava molto vecchio,
ma non vi era nulla scritto, così decisi di usarlo. Quando ci scrissi per la
prima volta, tuttavia, mi rispose.” Disse ai bambini, attendendo la loro
reazione.
“E’ incredibile, mamma!” Esclamò
James. “E parlavi con lui?”
“E’ come avere un amico
tascabile!” Aggiunse Lily.
“Ne voglio uno!” Disse Albus.
“No! Non vi lascerò fare il mio
stesso errore! Non fidatevi mai di qualcosa se non sapete dove ha il cervello.”
Disse Ginny con decisione ai bambini.
“Ginny, parli come papà.” Disse
Ron ridendo.
“Non è divertente, Ron! Devono
capire che certe cose sono molto pericolose e quando un oggetto pensa per conto
suo, non è normale e se se mai ne
trovaste uno dovete riferircelo immediatamente!” Disse Ginny.
“Cosa accadde, mamma? Cos’aveva il
diario?” Chiese Albus un po’
innervosito dalla preoccupazione della madre per il diario.
Ginny raccontò la maggior parte
della storia dato che ne era stata profondamente coinvolta con il diario di
Riddle e la Camera dei Segreti. Rose era particolarmente interessata alla
conversazione perché, come sua madre, aveva letto ‘Storia di Hogwarts’ diverse volte e moriva dalla curiosità di
sapere che tipo di mostro si annidasse nella Camera. Tuttavia Ginny non svelò
che il diario era un Horcrux, pensando che sarebbe stata una sorpresa
interessante per dopo, quando l’avrebbero rivelato a Piton e ai bambini. Loro
erano completamente rapiti dal racconto, mentre Piton sedeva quasi pigramente
prestando orecchio solo alla metà di ciò che veniva detto. Quando gli adulti
finalmente arrivarono al luogo in cui era nascosta la Camera e a come
riuscirono a entrare, i bambini vollero ogni singolo dettaglio.
“Allora dov’è l’entrata della
camera?” Chiese James, eccitato.
“Nel bagno delle ragazze al
secondo piano c’è un fantasma che infesta i cubicoli. Il suo nome è Mirtilla
Malcontenta ed era viva quando Tom Riddle
aprì la Camera per la prima volta. Morì a causa dello sguardo del
basilisco.” Disse Ron
“Oh, è così triste.” Disse Lily,
impietosita.
“Se la incontrassi, non la
compatiresti, a volte è veramente fastidiosa.” Disse Ron, ricordando fin troppo
bene i capricci e pianti che aveva dovuto sopportare mentre preparavano la
Pozione Polisucco.
“Ed è il motivo per cui quasi
nessuno ci entra mai.” Disse Harry. “C’è un lavandino che non funziona e
osservandolo bene si nota che vi è un serpente inciso sul rubinetto. Se gli si ordina ‘apriti’ in Serventese, esso
mostra l’entrata.” Spiegò.
“Ed e quello che avete fatto tu e
papà?” Chiese Hugo.
“Si, scendemmo attraverso le
tubature ma poi una parte del soffitto crollò e io e Ron fummo divisi. Ron
rimase per rimuovere alcune rocce in modo che potessi tornare indietro e io andai a cercare Ginny. Corsi fino in fondo alla Camera, sperando
di riuscire a trovarla e andarcene prima che il basilisco trovasse noi. Alla
fine la vidi giacere sul pavimento-”
“Oh, mamma!” Singhiozzò Lily
correndole in braccio e stringendola forte.
“E’ tutto a posto, cara. Mi
ripresi bene, grazie a tuo padre.” Ginny sollevò lo sguardo e sorrise al
marito. “Non voglio che ti preoccupi, va bene?” Lily annuì, ma continuò a
stringere la madre.
“Corsi da Ginny e vidi che era
viva. Ero così sollevato. Poi vidi Tom Riddle vicino e me e gli dissi che
dovevamo andarcene e salvarla. Tuttavia, notai che c’era in lui qualcosa di
strano: nonostante fosse un ricordo, Tom poteva toccare gli oggetti perché mi
prese la bacchetta Mi disse anche che
il basilisco non sarebbe arrivato a meno che chiamato. A questo punto, ero
piuttosto sicuro di essere in pericolo: Tom non era quella persona degna di
fiducia che mi era sembrata dal diario. Mi disse di aver posseduto Ginny e che
era stata lei a rilasciare il basilisco- non che sapesse ciò che stava
facendo.” Rassicurò i bambini. “Tom poi rivelò quanto fosse soddisfatto che
avessi trovato il diario e io mi chiesi perché. Con mia grande sorpresa, quando
gli chiesi che fosse, Tom scrisse il suo nome completo, Tom Orvoloson Riddle,
con la mia bacchetta e rimescolò le lettere per formare ‘son io Lord
Voldemort’”
Tutti i bambini erano scioccati e
trattennero il fiato o rimasero immobili e in silenzio. Lily si aggrappò di più
alla madre.
Alla fine James parlò, “Allora Tom
era Voldemort? Era lui l’erede di Serpeverde?”
“Si, ma quella che vidi era una
traccia o un ricordo di Tom quando aveva sedici anni.”
“Ma aspetta un attimo; se quello
era Voldemort significa che deve aver cercato di ucciderti. Non avrebbe
chiamato il basilisco?” Chiese Rose, curiosa di sapere come suo zio avesse
superato quell’ostacolo.
“Sì, chiamò il basilisco. Io ero
terribilmente spaventato e corsi più veloce che potei, ma il serpente mi
raggiunse facilmente. Presto Tom cominciò a deridermi, pensando che, senza Silente,
non avrei avuto alcuna possibilità. Gli dissi ciò che mi aveva detto Silente,
che finchè gli fossimo rimasti leali, coloro che lo chiedevano avrebbero
ricevuto aiuto. E allora, proprio al momento giusto, arrivarono la fenice di
Silente, Fanny e il Cappello Parlante. Fanny accecò il basilisco in modo che
non potesse più uccidermi con il suo sguardo e io, non sapendo cosa fare, misi
in testa il Cappello Parlante. Improvvisamente mi colpì un grande oggetto
pesante ed estrassi dal cappello una spada.”
“Incredibile!” Esclamò James.
“Lo fu davvero.” Rispose Harry
sorridendo. “Era la spada di Grifondoro.”
“Wow!” Dissero all’unisono James e
Albus.
“Usai la spada per uccidere il
basilisco ma venni ferito da una zanna avvelenata. Caddi vicino a Tom e Ginny.
Tom era ancora li e io cercavo un modo per distruggerlo. Alla fine pugnalai il
diario con la zanna, lui venne distrutto e il diario non contiene più i suoi
ricordi. Ginny si svegliò con mio gran sollievo, ma io avevo ancora il veleno
nel sangue e stavo perdendo conoscenza .”
“Ma le lacrime della fenice sono
terapeutiche, vero? Fanny poteva piangere sulla tua ferita.” Disse Rose.
“Molto bene, Rose. E’ successo
proprio così.” Disse Hermione orgogliosa.
“Sì, Fanny pianse sul mio braccio
e presto mi sentii meglio. Portai Ginny fuori dalla camera, trovammo Ron e
uscimmo da lì.”
“Ed è quindi la seconda volta che
hai sconfitto Voldemort?” Chiese Hugo.
“Se volgiamo chiamarla così, dato
che più che altro sconfissi il basilisco e non duellai con Voldemort.” Spiegò
Harry.
“Ma comunque, Zio Harry, gli
sfuggisti perché era lui che controllava il basilisco, giusto?” Puntualizzò
Hugo, pensando che ciò che aveva fatto suo zio fosse più che stupefacente.
“Credo di sì, Hugo.” Concordò
Harry.
“Avevate qualche sospetto su chi
fosse l’erede di Serpeverde prima di scoprire la verità?” Chiese James.
Harry e i suoi amici si
guardarono.
“Bè, pensavamo che uno studente
del nostro anno, Draco Malfoy, fosse l’erede perché supportava gli attacchi e
li trovava legittimi. Siccome lui ed Harry
non si amavano affatto, dato che Draco lo infastidiva e umiliava di continuo,
pensammo che potesse essere Draco, ma naturalmente si scoprì che avevamo
torto.” Spiegò Hermione.
“E’ il padre di Scorpius?” Chiese
Albus, riconoscendo il cognome del suo compagno di classe.
“Sì, è lui. Ho dimenticato di
chiedervi, com’è Scorpius?” Chiese Harry a Rose e Albus.
“E’ abbastanza intelligente ma
molto altezzoso. Sembra che pensi di essere più importante di tutti noi,”
Rispose Rose, “Ma non è cattivo, anche se non parla mai a quelli non della sua
casa a meno che non debba farlo.”
“Davvero? E’ sorprendente.” Disse
Harry.
“Già, l’altro giorno per esempio stavamo lavorando insieme a una
pozione e ha parlato molto della sua famiglia, del fatto di essere purosangue,
ma non è stato sgarbato, solo un po’ fastidioso.” Aggiunse Albus.
“E’ molto interessante. Sembra
diverso da com’era suo padre.” Disse Hermione.
“Magari la moglie di Draco ha
insegnato al figlio a non fare tanto l’indisponente.” Disse Ron aggressivo.
Nonostante Draco non si fosse dimostrato così cattivo come lui e i suoi amici
lo avevano giudicato, Ron pensava che somigliasse troppo a Lucius per poter
desiderare che suo figlio venisse educato in modo diverso da come lui stesso
era stato educato.
“Forse, o forse Draco è cambiato
da quando veniva ad Hogwarts?” Suggerì Hermione, non aspettandosi però che
nessuno fosse d’accordo.
Harry stava per chiedere ad Albus
e Rose altre informazioni riguardo al figlio del suo nemico quando vide Piton
annuire leggermente.
“Draco è cambiato?” Chiese a
Piton.
“Direi di sì. Penso che da quando
si è sposato e allontanato da suo padre abbia capito che vengono poche
gratificazioni dall’essere sgarbato e presuntuoso. Anche se Scorpius conserva
l’orgoglio dei Malfoy, sembra uno studente molto più rispettoso di quanto lo fosse Draco alla sua età.” Disse
Piton. Non lo aveva ancora messo in punizione.
“E lei cos’ha fatto durante il
secondo anno di papà, Professor Piton?” Chiese Albus, curioso di sapere se
avesse causato ancora guai a suo padre e agli zii.
“Oh, il Professor Piton continuava
a mettermi in punizione ad ogni occasione e a darmi voti orribili.” Disse Harry
in tono leggero.
“Non meritavi nulla di meglio.” Si
difese Piton.
“Sì, bè, mi impegnavo, ma Pozioni
non era facile.”
Piton sogghignò.
Harry cominciò a raccontare i loro
terzo anno ad Hogwarts, con Ron che interveniva frequentemente ritenendo il
fatto che Peter Minus fosse stato il suo ratto un’offesa personale. Harry si
assicurò di mettere Piton in buona luce dicendo che aveva tutte le ragioni di
pensare che Sirius fosse pericoloso. Anche se i bambini sapevano che Piton era
dello stesso anno di Lily e i Malandrini, Harry non menzionò il tipo di
relazione che aveva con loro, pensando fosse più opportuno introdurla quando
fossero arrivati alle lezioni di Occlumanzia e alla scoperta di Harry nel
Pensatoio.
Così Harry suggerì che Piton
stesse solo cercando di aiutare e non avesse pregiudizi contro Sirius o Lupin.
Naturalmente, Piton lo trovò molto strano perché aveva pensato che Harry
avrebbe detto qualcosa del suo odio per Sirius. Ma alla fine capì ciò che Harry
stava facendo e fu grato del fatto che Potter tenesse al modo in cui i bambini
lo vedevano, come se il Professor Piton fosse non solo un insegnante, ma anche
un uomo molto interessante. Anche se i bambini raramente gli porgevano domande,
quando lo facevano ascoltavano rapiti e Piton un po’ si godeva l’attenzione
totale che gli dimostravano.
Harry raccontò la notte con i
Dissennatori attorno al lago, di come avrebbero voluto baciare sia lui che
Sirius, ma trascurò il viaggio nel tempo, perché pensò che sarebbe stato troppo
lungo e complicato, e non rientrava in ciò che aveva fatto risorgere Voldemort,
pur essendo un’incredibile esperienza.Quando furono nominati i Dissennatori, venne
chiesto agli adulti di mostrare i ,loro Patronus. Tutti tranne Piton
eseguirono. Anche se il suo Patronus non gli creava imbarazzo, non si sentiva a
suo agio a discutere un argomento tanto personale: senza dubbio i bambini
avrebbero capito che era una femmina e il suo amore per Lily era troppo grande
perché ne discutesse senza dolore. E poi, non voleva che Rose, James e Albus
andassero in giro a strombazzarlo ai quattro venti per il castello. Poteva solo
immaginare le provocazioni di cui sarebbe stato vittima se altri studenti
avessero saputo che amava la madre di Harry Potter. Disse ai bambini che sapeva
evocare un Patronus, ma poi no riuscì a trovare alcuna scusa valida del perché
non volesse farlo. Fortunatamente, Ginny intervenne dicendo ai bambini che se
Piton non voleva mostrarlo, non stava a loro pretendere una spiegazione. Piton
fu sollevato che Ginny avesse colto il suo disagio e difeso la sua volontà. I
bambini accettarono la situazione in fretta e presto vollero sapere tutto del
loro quarto anno e se Minus fosse riuscito a trovare Voldemort , dato che la
questione li inquietava parecchio.
Harry raccontò le visioni che ebbe
prima dell’inizio dell’anno; quelle più vivide ancora lo tormentavano, anche se
sapeva che non avrebbe dovuto mai più riviverle, e sottolineò la stretta
relazione che c’era tra la mente di Voldemort e la sua. I bambini sembravano
molto spaventati ad Harry continuò a spiegare che era anche per questo che
poteva parlare Serventese che, con loro grande delusione, non era più in grado
di parlare. Hermione, che fino ad allora non era intervenuta molto, si occupò
della maggior parte del racconto, a partire dal fatto che Codaliscia fosse
tornato dal suo vecchio padrone. Harry fu grato che li informasse lei del
Torneo Tremagli, del falso Malocchio Moody e delle sue scoperte nel Pensatoio.
Anche se Harry interveniva qua e là per maggiori dettagli, era molto ammirato
per la capacità di memoria della sua amica e solo allora si rese veramente
conto di quanto fosse stato intricato il loro passato. Erano successe tante
cose quell’anno e tante erano le loro implicazioni che si stupiva che i bambini
riuscissero a tenere il filo del discorso.
Quando Hermione alla fine arrivò a
raccontare della Coppa Tremaghi che era una Passaporta, continuò Harry la
narrazione di ciò che era accaduto nel cimitero.
“Così quando io e Cedric toccammo
la Coppa, scoprimmo che era una Passaporta che ci portò in un cimitero. Ci ero
già stato, l’avevo visto in uno dei sogni su Voldemort e sapevo di essere in grande pericolo. La
mia cicatrice bruciava terribilmente e vedevo Minus venirmi incontro con
qualcosa tra le braccia. Una voce acuta ordinò a Codaliscia di uccidere Cedric
e, prima che me ne rendessi conto, lui giaceva morto a terra.”
“E’ terribile, papà.” Disse flebilmente
Lily, abbracciando forte la madre alla vita.
“Voldemort cercò di ucciderti, zio
Harry?” Chiese Rose.
“Bè, Voldemort aveva bisogno del
mio sangue per poter tornare al potere, perciò non provò ad uccidermi subito,
ma sì, poi ci provò. Con un osso di suo padre, la carne di un servo e il sangue
di un nemico, potette risorgere in
forma umana. Era terribile da vedere e non riesco ad esprimervi quanto volessi
riuscire a fuggire, ma mi aveva legato a una lapide e non aveva la bacchetta,
così non potevo liberarmi. Fortunatamente, Voldemort fu abbastanza stupido da
volere un duello, mi sciolse e mi ridiede la bacchetta-”
“E tu vincesti, papà?” Chiese
James, ammirato.
“Bè, in un certo senso. Non è così
incredibile come sembra. Voldemort ed io eravamo faccia a faccia, con i
Mangiamorte che ci circondavano. Contemporaneamente, lui lanciò l’Avada
Kedavra, e io l’Expelliarmus. Quando gli incantesimi si scontrarono, avvenne un
fenomeno molto raro: Voldemort e io ci alzammo in aria e una gabbia di luce
apparve intorno a noi. Io reggevo la bacchetta con due mani perché stava
tremando terribilmente e anche Voldemort sembrava essere in difficoltà nel
controllare la sua. Mi concentrai cercando di far avanzare il mio incantesimo
contro di lui e alla fine entrò in contatto con la sua bacchetta. Poi, in un
instante, dalla bacchetta uscirono i fantasmi di tutti gli incantesimi che
aveva fatto in ordine inverso.”
“Prior Incantatio!” Urlò Rose
eccitata. Hermione, anche se Ron non lo sapeva, aveva dato a Rose alcuni dei
suoi libri che l’avrebbero aiutata a comprendere meglio quando alla fine
avrebbero raccontato ai bambini la loro storia. Non che Hermione pensasse che
Hugo non potesse capire, ma piuttosto
che Rose sarebbe stata particolarmente interessata alla magia di un incantesimo
come quello.
“Che cos’è il Prior Incantatio?”
Chiese Albus confuso.
“Bè, mostrava i fantasmi degli
incantesimi che aveva compiuto. Prima vidi Cedric che mi chiese di riportare il
suo corpo indietro,,, poi vidi il vecchio che era stato ucciso nella casa del
padre di Voldemort, e Bertha Jorkins, che mi incoraggiavano a tenere duro, così
che altri fantasmi potessero apparire. Poi vidi mia madre seguita da mio padre.
Tutti loro mi circondavano e quando mio padre me lo disse, strattonai la
bacchetta e ruppi l’incantesimo. Mentre Voldemort era distratto dai fantasmi di
coloro che aveva ucciso, io corsi a perdifiato verso la Coppa, portando con me
il corpo di Cedric.”
“E’ così incredibile e
terrificante…” Commentò Hugo, non sapendo cosa dire.
“Ma perché successe, zio Harry?”
Chiese Rose, che non aveva capito perché era avvenuto il Prior Incantatio.
“Prima che io tornassi dai Dursley
alla fine dell’anno, Silente mi raccontò che Fanny, la sua fenice, aveva dato
due piume a Ollivander per fabbricare due bacchette. Per coincidenza,
sembrerebbe, una andò a Voldemort e l’altra a me. Ma come mi disse Ollivander,
è la bacchetta che sceglie il mago,,, ed è interessante che fossimo destinati a
quelle bacchette. Per questo ci fu il Prior Incantatio: le nostre bacchette erano
gemelle e per questo non funzionavano l’una contro l’altra,,, ma quando furono
forzate al duello, si verificò quel fenomeno.”
“Oh,” annuì Rose, ora comprendendo
chiaramente tutta la faccenda. Gli altri erano scioccati da quanta fortuna
avesse avuto Harry perché avvenisse il
Prior Incantatio; anche se sapevano che Harry era un buon mago, si rendevano
conto che senza quell’avvenimento Harry sarebbe morto.
“E cosa successe quando tornasti
ad Hogwarts con il corpo di Cedric?” Chiese James, curioso di sapere come la
gente avrebbe reagito alla notizia del ritorno di Voldemort.
“Quando tornai ad Hogwarts,
avvertii immediatamente Silente. Lui capì e mi disse di rimanere mentre si
occupava della morte di Cedric, ma il Professor Moody mi allontanò da lui e mi
portò nel suo ufficio. Ero troppo debole per resistere e lo seguii. Dopo essere
entrato nel suo ufficio, notai che si comportava in modo molto strano e alla
fine mi rivelò di essere il Mangiamorte che lavorava all’interno di Hogwarts,
quello che mi aveva reso più facile il cammino nel labirinto eliminando gli
avversari e aveva reso la coppa una Passaporta. Io non potevo crederci, perché
Malocchio Moody aveva catturato e rinchiuso moltissimi Mangiamorte. Se fossi
stato lucido, avrei subito capito che quell’uomo non era davvero
Malocchio. Fortunatamente Silente, la
Professoressa McGranitt e il professor Piton irruppero nell’ufficio, mi
sottrassero alle sue grinfie e lo obbligarono a rivelarsi tramite il
Veritaserum.”
“Cos’è il Veritaserum?” Chiese
Lily.
”Il Veritaserum è una pozione che
obbliga che la beve a dire la verità.” Recitò Hermione chiaramente.
“Oh! E cosa successe?” Domandò
Lily.
“Ci informò di non essere
Malocchio Moody e che il vero Moody era rinchiuso nel baule. Era ancora vivo.”
Li informò subito Harry alla vista delle loro facce spaventate.
“Ma molto debole. Il falso Moody
ci disse poi chi era veramente-”
“E chi era?” Chiese James stupito.
“Barty
Crouch Junior.” Rispose Harry.
“Non era l’uomo che avevi visto
nel pensatoio quando suo padre l’aveva condannato e lui si era detto
innocente?” Chiese Rose con disgusto.
“Sì, era quello, Rose. Quando ebbe
confessato, fu chiamato il Ministro della Magia, Cornelius Caramell e
Crouch teoricamente avrebbe dovuto
testimoniare davanti ai segretari del Ministero. ”
“Teoricamente?” Chiese Albus,
temendo che anche lui fosse riuscito a fuggire come Peter Minus e a raggiungere
Voldemort.
“Bè, secondo la Professoressa
McGranitt, Caramell avrebbe insistito per essere scortato da un Dissennatore,
ma appena esso lo vide, lo baciò.”
“E’ una cosa così terribile?”
Chiese James, pensando che l’uomo se lo meritasse dopo ciò che aveva compiuto.
“Capisco quello che pensi e sì,
penso che lo meritasse. Ma il problema è che non c’era alcuna prova tranne la
nostra parola del fatto che fosse stato Crouch a mettere il mio nome nel
Calice e che fosse il responsabile
della morte di suo padre. Con quelle prove, il Ministero avrebbe potuto
risolvere molti misteri, invece quella possibilità andò perduta. Silente non ne
fu molto felice, ma come te, James, probabilmente concluse che effettivamente
se lo meritasse. Così, ora che Voldemort era tornato, Silente cominciò a
contattare i Membri dell’Ordine della Fenice e mandò diverse persone in
missione,” Harry scoccò un’occhiata a Piton cercando il suo consenso per
raccontare ciò che lo riguardava e lui gli fece cenno di continuare, per ora.
“Così Hagrid e Madame Maxime
furono mandati in missione, anche se non avevo idea di quale fosse e zio Bill
andò ad avvertire il nonno di ciò che era accaduto, sapendo che i Weasley
avrebbero creduto al ritorno di Voldemort.
“Non tutti ci cedettero?” Chiese
Hugo, stupito che si potesse essere tanto stupidi.
“Già, neanche quelli del
Ministero, ad eccezione dei membri dell’Ordine.”
“Ma è terribile! Dopo che l’avevi
visto tornare, dopo la morte di Cedric ancora non vi credevano?” Chiese Albus
oltraggiato dalla riluttanza del Ministro ad ammettere il ritorno di Voldemort.
“Lo è, Al, e l’anno seguente fu
terribile perché neanche alcuni dei miei amici mi credevano. Oltretutto, al
Ministero facevano in modo che io e Silente venissimo creduti due matti
bugiardi
che non sapevano di cosa parlavano.”
“Ma dovete aver avuto qualche
prova del ritorno di Voldemort?” Disse Rose, cercando di capire come avrebbero
potuto dimostrare che il Ministero aveva torto.
“Bè, ci sarebbe stato un modo, ma
data la natura della situazione…” Disse Harry guardando Piton.
“Perché, cosa successe papà?
Professor Piton?” Chiese Albus, guardando interrogativo suo padre e il suo
insegnante.
“La notte che Voldemort tornò,
Silente chiese al Professor Piton di fare una cosa, se era pronto. Non avevo
idea di che cosa stesse parlando, ma mi rendevo conto che Piton non era
particolarmente felice di doverlo fare, qualsiasi cosa fosse.”
“Qual’era la sua missione,
Professor Piton?” Chiese James, capendo che doveva essere qualcosa di
interessante e di importante.
“Silente voleva che spiassi i
Mangiamorte.” Disse Piton, ricordando ciò che aveva passato al suo ritorno da
Voldemort. Fino ad allora nessuno aveva rivelato che Severus era stato un
Mangiamorte, e lui voleva che le cose rimanessero così.
“Quindi lei non era davvero un
Mangiamorte, ma semplicemente fingeva di esserlo?” Chiese Albus, pensando che
fosse stato molto coraggioso a mentire a Voldemort.
Gli adulti rimasero in silenzio un
attimo, sapendo che non era interamente vero, ma poi Piton rispose:
“Sì, è così.”
I bambini cominciarono a parlare
tutti contemporaneamente, immaginando quanto sarebbe stato spaventoso se
avessero dovuto andare da Voldemort fingendo di essere Mangiamorte e cosa
sarebbe successo se Piton fosse stato catturato. Piton non potè evitare di
sorridere un pochino, non gli dispiaceva che i figli di Harry, Ginny , Ron e
Hermione pensassero che fosse coraggioso e impavido.
“Deve essere stato molto fedele a Silente per fare una cosa del genere. Io non penso che avrei saputo farlo.” Asserì Rose, meravigliata.
Mentre Harry ascoltava quella conversazione, si rese conto che,
sebbene fosse una situazione interessante quella di Piton che riceveva i
complimenti dai suoi figli e nipoti, se qualcuno dei bambini fosse stato
veramente cosciente di chi fosse Voldemort, avrebbe capito che Piton non
avrebbe mai potuto semplicemente presentarsi davanti a lui ed informarlo che
intendeva unirsi a loro, soprattutto dopo aver lavorato per Silente così a
lungo. Ma Harry non fece commenti, perché voleva che Piton si sentisse a suo
agio con la sua famiglia.
“E cosa successe l’anno dopo? Il
Ministero ammise il ritorno di Voldemort?” Chiese James, voglioso di nuovi dettagli
in modo da poter parlar male del Ministero in giro.
“Si, alla fine se ne resero conto,
ma non prima delle fine dell’anno.”
Cominciò a raccontare dei sogni
sempre più vividi che aveva riguardo al corridoio dell’Ufficio Misteri, parlò
dell’attacco dei Dissennatori e di quanto fosse stato frustrante il
processo quando nessuno credeva alle
sue parole. Spiegò loro il suo orrore al comprendere che Voldemort stava
lentamente diventando una parte di lui. Soprattutto Lily ne fu impaurita
perché, anche se sapeva che suo padre non subiva più la sua influenza, l’idea
della possessione da parte di Voldemort le incuteva grande timore. Harry
raccontò di come Ron e Hermione l’avessero convinto a fondare l’Esercito di
Silente per ribellarsi alla Umbridge e al Ministero. I bambini, specialmente
James, la trovarono un’idea brillante e molto entusiasmante, specialmente
perché all’oscuro della Umbridge, di cui Harry aveva raccontato i metodi di
punizione adottati nei confronti degli studenti nonché la sua particolare predilezione
per i completi rosa. Quando infine arrivò alla notte in cui aveva visto Nasini
attaccare il Signor Weasley, esitò, sapendo che i bambini, come lui stesso,
avrebbero pensato che ci dovesse essere qualcosa che non andava in lui. Ma
Harry si concentrò per raccontare la storia con attenzione, ma attenendosi ai
fatti, così che i bambini comprendessero l’accaduto senza pensare che fosse
totalmente pazzo. Lily e Rose ne furono atterrite dal fatto che Harry potesse
sognare cose che realmente accadevano potendo così salvare il loro nonno da
morte certa. Poi Harry introdusse l’Occlumanzia, di cui ovviamente Rose sapeva
tutto e la illustrò al fratello e ai cugini.
“Ti diede Silente, papà?” Chiese
Albus, emozionato all’idea di come dovesse essere imparare una cosa del genere
dal più grande mago di tutti i tempi nonché preside di Hogwarts.
“No, non lo fece, anche se è
quello che mi sarei aspettato anch’io.” Disse Harry lentamente.
“E allora chi lo fece?” Chiese
James.
“Il Professor Piton.” Rispose
Harry.
“Sa usare l’Occlumanzia, Professor
Piton?” Chiese Rose con uno sguardo interessato.
“Sì, è così, Miss Weasley.”
“Secondo Silente, Piton è un
grande Occlumante; per spiare Voldemort e mentirgli ci vogliono grandi capacità
in Occlumanzia.” Disse Harry,,, che aveva capito solo dopo aver visto i suoi
ricordi quanto dovesse essere stato abile Piton a nascondere i suoi sentimenti.
Harry rifletteva ancora su quella volta che era riuscito a prenderlo in
contropiede e ad avere accesso ai suoi ricordi.
”Riuscisti a imparare, papà?” Chiese Albus.
“Ehm… no. Come il Professor Piton non ha mai mancato
di farmi notare, ero una di quelle persone che esprimono sempre all’esterno le
loro emozioni e proprio non riuscivo a chiuderle dentro di me. Il Professor
Piton continuava a dirmi di svuotare la mente, ma non riuscivo e quindi non
potei mai bloccare i suoi attacchi alla mia mente, tranne una volta…” Concluse
Harry, sapendo che i bambini avrebbero preteso più dettagli. E infatti, Albus
chiese: “Cosa accadde quando lo bloccasti?”
“Beh, dipende.” Rispose Rose al
posto dello zio. “Se lo zio Harry ha usato qualche forma di protezione, il
Legilimens si dovrebbe essere ritorto contro il Professor Piton, ma se gli ha
lanciato qualche fattura, può averlo colpito ma non essere entrato nella sua
mente.”
Piton fu stupito dalle così esatte
conoscenze della ragazza, che addirittura superavano quelle della madre alla
sua età.
“Molto bene, Rose!” Esclamò Harry,
“Usai un Protego contro il Professor Piton, e vidi i suoi ricordi, ma solo per
qualche istante.”
“Cos’hai visto?” Domandò James,
volendo saperne di più sul suo insegnante di Difesa contro le Arti Oscure.
“Beh, penso che lascerò che sia il
Professor Piton a dirvelo, se lo desidera...” Disse Harry, lanciando uno
sguardo incerto a Piton, non sapendo se avrebbe voluto raccontare ai bambini
della sua dura infanzia.
“Non ho avuto un’infanzia molto
piacevole. I miei genitori litigavano molto e, essendo figlio unico, non avevo
nessuno con cui parlare. Non avevo molti amici, perché ero solito rimanere a
casa a leggere o a preparare delle semplici pozioni. Me ne stavo sulle mie, ma a volte
mi sentivo solo.”
Harry non riusciva a credere che
Piton avesse rivelato tanto, ed era grato del fatto che Severus sentisse di
potersi aprire con i suoi figli, affidando loro delle informazioni che
avrebbero sicuramente interessato il suo ruolo di professore se fossero
circolate nella scuola.
“Quando vidi quelle immagini, non
riuscivo a credere che quel ragazzo fosse Piton perché, nonostante mi avesse
salvato la vita in più di un’occasione, non si comportava affatto
amichevolmente con me, come probabilmente avrete notato quando l’avete
incontrato la prima volta; non sembra qualcuno capace di sentirsi triste e
vulnerabile.” Disse Harry, e aggiunse in fretta: “Senza offesa, Professor
Piton.”
“Nessun problema, è ovvio che lo facessi,
dato che se mi fossi comportato diversamente i Mangiamorte e Voldemort
avrebbero capito il mio doppio gioco e la mia copertura sarebbe saltata.”
“Si arrabbiò con papà per aver
visto i suoi ricordi?” Chiese Lily pensando che, seppur Piton non fosse una
persona che potesse diventare triste, certamente poteva diventare furioso.
“Fui sorpreso che ci fosse riuscito, non pensavo ne sarebbe stato capace perché, come vi ha già detto, trovava difficile applicarsi all’Occlumanzia. E fui sollevato dall’aver precedentemente riposto alcuni dei miei ricordi in un Pensatoio che non volevo lui…” Ma si interruppe all’improvviso, resosi conto di aver già parlato troppo. Sapeva quale sarebbe stata la prossima domanda, e non voleva davvero dare una risposta.
“Quali erano i ricordi che non voleva che papà vedesse?” Chiese Albus, curioso di sapere che cosa il suo insegnante fosse così determinato a nascondere.
“Preferirei non parlarne.” Disse Piton, distogliendo gli occhi dagli sguardi imploranti dei bambini.
I piccoli ne furono così delusi che Ron azzardò a chiedere: “Non può semplicemente raccontare quello che ha visto Harry?”
Piton fissò Ron. Anche se non aveva grandi obiezioni alla sua richiesta, temeva che Rose potesse essere arguta abbastanza da comprendere il suo significato più recondito, ma forse, non avrebbe fatto loro male conoscere che tipo di rapporti vi erano tra lui e James e Sirius. Ma riguardo il suo amore per Lily, quello lo avrebbe tenuto segreto: era troppo personale.
“Dovetti uscire nel bel mezzo di una delle nostre lezioni di Occlumanzia ed fu allora che Potter si prese la libertà di entrare nel Pensatoio quando ben sapeva che vi inserivo alcuni dei miei ricordi all’inizio di ogni lezione-”
“Non avresti dovuto farlo, papà.” Rimproverò Lily in tono scherzoso al padre, pur sapendo che doveva essere stata la curiosità a guidarlo, proprio come ora era curiosa lei.
“Lo so, e a essere onesti vorrei non aver guardato.” Rispose Harry ricordando il suo malessere quando aveva temuto che suo padre fosse davvero così come Piton glielo aveva sempre descritto.
“Perché papà?” Chiese James.
“Lasciate che il Professor Piton finisca, d’accordo?”
“Il ricordo che vide Potter fu durante il mio quinto anno ad Hogwarts. Avevo appena concluso il mio G.U.F.O. in Difesa contro le Arti Oscure e stavo controllano le risposte vicino al lago. James e Sirius mi videro e colsero l’opportunità per tormentarmi. Si annoiavano e quindi il loro intrattenimento consisteva nel prendermi in giro. Quando rispondevo ai loro incantesimi mi riempivano la bocca di sapone. Alla fine pensarono che sarebbe stato divertente sollevarmi in aria a testa in giù.” Mormorò Piton, incapace di continuare.
I bambini rimasero muti, increduli che Sirius e James avessero potuto fare qualcosa del genere, perché nessuno di loro aveva mai pensato di potersi comportare in quel modo nei riguardi di nessun compagno di scuola, anche se un Serpeverde.
“Naturalmente nessuno osò discutere con James, dato che era il ragazzo più popolare della scuola,,, quindi i ragazzi lo spalleggiavano per paura. Ero furioso e umiliato. Poi arrivò Lily e disse a James di mettermi giù. Realizzai che mi stava salvando una ragazza e mi vergognai di non riuscire a gestire la situazione con le mie forze. James mi disse di ritenermi fortunato perché c’era Lily a togliermi dai guai e io, colmo di rabbia e frustrazione, la chiamai-”
Piton guardò Harry chiedendo aiuto: non riusciva neanche a pronunciare quella parola, tanto era profondo il dolore che ancora lo tormentava.
“Chiamò mia madre una Sanguesporco.” Concluse Harry, preparandosi alla reazione che si sarebbe scatenata.
“Che cosa!? E’ stato davvero orribile, Professor Piton!” Esclamò Lily, oltraggiata.
“Lo so e mi sentivo malissimo per averlo detto; Lily era mia amica e non avevo mai avuto intenzione di offenderla.” Concluse Piton. Non avrebbe speso una parola di più su quella vicenda e non voleva che nessuno di loro ne sapesse di più. Sperava solo che nessuno degli altri adulti avrebbe indagato più a fondo quella vicenda portando alla luce i suoi sentimenti per Lily.
“E cosa successe quando il Professor Piton ti scoprì, papà?” Chiese James, ancora disturbato dall’aver appreso che suo nonno, l’uomo di cui portava il nome, avesse tenuto un tale comportamento nei confronti del suo attuale professore.
“Beh, era furioso, primo perché avevo guardato i suoi ricordi senza permesso e secondo perché non voleva che li vedessi. Così mi scagliò fuori dal suo ufficio e si rifiutò di insegnarmi ancora Occlumanzia. Ma non mi importava perché ero profondamente turbato dal comportamento che avevo osservato in mio padre e Sirius. Per la prima volta, mi dispiaque sinceramente per Piton.” Harry lo guardò intensamente per sottolineare la verità nelle sue parole. “Piton mi aveva sempre detto che mio padre era un arrogante che si credeva al di sopra di chiunque altro e io lo avevo sempre accusato di mentire, di essere semplicemente geloso di mio padre, ma dopo aver visto quel ricordo… non sapevo più cosa pensare. Così parlai con Sirius e Lupin, che mi dissero che mio padre alla fine maturò e nonostante lui e Piton fossero rimasti nemici fino alla fine della scuola,,, mio padre divenne un amico fedele e una brava persona.” Concluse Harry, rivolto soprattutto al suo primogenito, perché James sembrava preoccupato.
“E poi cosa successe? Avesti altre visioni?” Chiese Rose, curiosa di sapere se l’interruzione dell’Occlumanzia avesse avuto conseguenze serie.
“Durante il mio ultimo esame del G.U.F.O., ebbi una visione con Voldemort che aveva rapito Sirius e lo stava torturando per ottenere informazioni. Riconobbi il luogo del sogno come l’Ufficio Misteri, e dissi a Ron e Hermione che sarei andato subito al Ministero. Naturalmente, Hermione pensdo che avrebbe potuto essere una trappola,,, così cercammo di contattare Sirius con la Metropolvere, ma non era in casa, così tememmo il peggio. Poi venimmo catturati dalla Umbridge che cercò di farsi raccontare cosa stessimo facendo. Lei pensò che cercassimo di comunicare con Silente, che era stato costretto alla fuga qualche tempo prima. Chiamò il Professor Piton e gli chiese di consegnarle del Veritaserum. Per fortuna lui mentì- mentisti?” Chiese a Piton, dato che effettivamente non ne era sicuro.
“Sì, mentii.” Rispose Piton.
“Lui mentì, ma prima che se ne andasse gli dissi ciò che avevo visto: che Felpato era nel posto dove era nascosta. Naturalmente, la Umbridge non aveva idea di che cosa stessi parlando, che era lo scopo, naturalmente, e all’inizio pensai che nemmeno Piton ne avesse idea, ma come tutte le altre volte negli anni precedenti, venne fuori che mi sbagliavo. Silente mi informò che Piton aveva informato immediatamente l’Ordine e prepararono un piano per evitare che ci facessimo del male se fossimo andati all’Ufficio Misteri. Dopo esserci liberati della Umbridge, Hermione, Ron, io, Neville, Ginny e Luna andammo al Ministero.” Harry proseguì nel racconto con il frequente ausilio di Ron, Hermione e Ginny dato che poi il gruppo si era separato e Harry non conosceva tutti gli eventi occorsi. I bambini erano incantati dalle meraviglie dell’Ufficio Misteri, soprattutto dai cervelli di Ron amava raccontare come Ginny del Mangiamorte che avevano trasformato in un neonato. Quando arrivarono alla Stanza della Morte e al velo, Harry lasciò che fosse Hermione a raccontare gli avvenimenti perché, nonostante fossero passati anni dalla morte di Sirius, si sentiva ancora responsabile della sua morte e in colpa per essere stato tanto stupido da dar credito alle visioni di Voldemort costringendo Sirius ad accorrere per salvarlo. Naturalmente, Harry sapeva che non avrebbe potuto evitarlo allora e che la maggior parte delle persone avrebbero fatto lo stesso, tuttavia si sentiva ancora in colpa e lo confidò ai bambini, che naturalmente gli dimostrarono grande appoggio ripetendogli ciò che tutti gli avevano già detto: ‘non è stata colpa tua’, ed Harry apprezzò la loro vicinanza. Discussero del velo per un po’, specialmente riguardo alle voci che Harry sentiva, ma poi cambiarono argomento e raccontarono il suo scontro Bellatrix Lestrange e l’arrivo di Voldemort. Quando Harry descrisse il duello fra Silente e Voldemort, sapeva che i bambini non avrebbero potuto immaginare niente di meglio che assistervi di persona. Harry raccontò di come fossero state incredibili le performance di entrambi i maghi e come nessuno dei duo sembrava avere la meglio. Poi Harry aggiunse un altro pezzo del puzzle, pensando che a Rose avrebbe fatto piacere risolverlo, dicendo in tono misterioso: “La cosa veramente importante del duello è che, sebbene Voldemort tentasse di uccidere Silente, Silente non facesse altrettanto.”
“Perché?” Chiese Hugo, pensando che se fosse stato al posto di Silente avrebbe certamente cercato di far fuori il più grande mago oscuro di tutti i tempi.
“Dovrete aspettare fin quando vi racconteremo del nostro sesto anno ad Hogwarts perché fu allora che lo scoprimmo.”
Harry guardò Piton e notò come anche lui sembrasse molto interessato all’argomento. Harry ricordò che anche lui non sapeva niente degli Horcrux e non vedeva l’ora di raccontarlo a lui e ai bambini per vedere le loro reazioni.
Harry poi raccontò cosa accadde quando quelli del Ministero finalmente videro Voldemort con i loro occhi.
James urlò: “Ahah, vi sta bene, idioti!” e gli adulti risero dato che condividevano pienamente la sua opinione. Poi Harry racconto il suo incontro con Silente dopo il duello, i suoi sentimenti alla notizia che o lui o Voldemort avrebbero dovuto morire per mano dell’altro e del perché il mago oscuro l’avesse attirato nella trappola al Ministero. Spiegò anche perché Silente non aveva voluto insegnargli Occlumanzia lui stesso e della grande importanza che aveva per Voldemort la profezia al Ministero. Raccontò la sua rabbia contro Silente perché non glielo aveva detto prima e il suo disperato desiderio di poter fuggire dalla sua realtà ed essere qualcun altro.
Quando Harry finalmente arrivò a raccontare la fine del loro quinto anno, e la sua conversazione con Nick Quasi Senza Testa, i bambini volevano che continuasse pregustando un bel po’ di avvenimenti emozionanti ora che il Ministero sapeva e Voldemort era uscito allo scoperto. Tuttavia, Harry aveva la gola secca per aver parlato così a lungo e, visto che erano già le due, decisero di mettersi a tavola. Vi furono grandi proteste, specialmente da parte di James, ma alla fine, quando le pietanze furono sul tavolo, i bambini dimenticarono momentaneamente la storia per dedicarsi al pranzo. Mangiarono tutti insieme e mai in vita sua Severus si era sentito tanto a disagio; seduto fra Harry e Ron, si sentiva totalmente fuori posto. Ma era affamato e si servì dei piatti deliziosi che Ginny aveva preparato. Ron fu già sorpreso che Piton stesse mangiando, aveva dato per scontato che Piton semplicemente non mangiasse mai in pubblico e lo fissava a bocca aperta completamente scioccato dal fatto che Piton stesse mangiando, e per di più con gusto.
“Perché mi fissi in quel modo patetico, Weasley?” Chiese Piton, infastidito che il suo vicino non gli staccasse gli occhi di dosso.
“Sta mangiando!” Rispose Ron, ancora stupito.
“Sono affamato.” Disse Piton con un ghigno perché sapeva esattamente cosa suscitasse la sua sorpresa.
“Ma lei non mangia mai.” Continuò Ron , ancora fissandolo.
“Devo mangiare, Weasley; sono un essere umano, sai.” Disse Piton. I bambini scoppiarono a ridere e Ron, arrossito, continuò a cacciarsi il cibo in bocca.
Quando tutti ebbero finito di mangiare e Ginny ebbe lavato i piatti con la magia, i bambini attendevano frementi nel salotto, mentre gli adulti erano ancora in cucina a pulire il tavolo.
“Potter” Sussurrò Piton cercando di non farsi udire.
“Si?” Rispose Harry più forte di quanto lui avesse voluto attirando così l’attenzione degli altri.
“Non dirai ai bambini nient’altro di ciò che ho fatto da qui in avanti.” Chiese Piton a basa voce, in modo che i bambini non sentissero.
“Cosa vuoi dire? Non possiamo escluderti da tutta la storia.” Rispose Harry, un po’ sorpreso ma in fondo conoscendo benissimo le ragioni di Piton.
“Non è necessario che tu mi escluda completamente, ma voglio che non racconti loro di Lily, del mio ruolo nella morte di Silente e che io sono il Principe Mezzosangue-”
“Un momento,” Interruppe Ron, “Vuole che noi mentiamo in modo da farla apparire come uno dei buoni?”
“No,” mormorò Piton a denti stretti, “semplicemente non voglio che conoscano le… parti più oscure del mio passato perché l’ultima cosa che voglio è che quelle informazioni girino per la scuola e gli studenti mi facciano domande.”
“E comunque, Piton era uno dei buoni alla fine.” Precisò Hermione, infastidita dal comportamento così brusco di suo marito nei suoi confronti.
“Perché non vuole che sappiano, Professor Piton?” Chiese Ginny.
L’unica risposta che Piton fornì fu che non voleva che l’intera scuola conoscesse il suo passato, soprattutto riguardo a Lily e Silente, due figure ancora molto conosciute nel Mondo Magico. Ma in verità, Piton non voleva che i bambini si facessero un’idea sbagliata di lui, come i loro genitori avevano sempre fatto, e raccontare loro che aveva assassinato Silente non poteva certo giovare. E poi, non era sicuro che avrebbero potuto davvero comprendere le sue azioni: erano giovani e non potevano sapere come era il modo in quel tempo che non avevano vissuto.
Alla fine Piton rispose: “Non voglio che il mio passato divenga argomento di gossip per l’intera scuola; non ho dubbi del fatto che i bambini discuteranno tra loro di questa storia tornati a Hogwarts e non voglio diventare il soggetto di tali chiacchiere infantili.”
“Diremo loro di non parlarne a scuola” Lo rassicurò Harry. “Sono dei bravi bambini, capiranno le tue ragioni per volerlo mantenere segreto.”
“Ma non sono perfetti e sono umani come tutti noi, potrebbero lasciarsi sfuggire qualcosa e io ne pagherei le conseguenze!” Disse Piton un po’ aggressivo. Dopo essersi calmato, continuò: “Solo per ora, potresti non parlargliene?”
“Perché dovremmo?” Chiese Ron già conoscendo la risposta, cercando solo di infastidire Piton.
“Perché ve lo chiedo io! Sono miei studenti, in caso te ne fossi scordato, e l’ultima cosa che voglio è che sparlino in giro per la scuola perché tutti si metterebbero a parlare di Lily o di Voldemort o delle Arti Oscure e preferirei non discuterne nel bel mezzo delle mie lezioni! Vi chiedo solo di tenere tutto per voi per ora!” Disse Piton a denti stretti, rabbia, frustrazione e preoccupazione che crescevano dentro di lui.
Harry guardò gli altri e in silenzio fece loro cenno di mantenere il segreto almeno fino a quando Piton non avesse deciso di fidarsi dei loro figlie della loro capacità di comprendere le sue azioni, per quanto terribili, e le nobili ragioni dietro di esse.
“Okay, non diremo loro che hai ucciso Silente, che amavi mia madre, che sei il Principe Mezzosangue e che eri affascinato dalle Arti Oscure. Va bene?” Tutti gli adulti annuirono.
“Ma se non possiamo raccontare di Lily sarà difficile spiegare la faccenda dello spionaggio della profezia e il Patronus.” Osservò Hermione.
“Saltiamo anche quelle parti?” Chiese Harry a Piton, un pò dispiaciuto perchè avrebbe voluto raccontare ai bambini del ruolo di Severus negli ultimi due anni, ma ora l’entusiasmo un po’ svaniva.
“Sì.” Rispose Piton, sollevato che gli adulti adempissero alle sue richieste.
“Okay, tutto a posto, allora continuiamo.” Disse Harry, di nuovo eccitato, ma allo stesso tempo deluso dal non poter raccontare tutto, perché, al contrario di Severus, pensava che li avrebbe aiutati a comprendere meglio la sua natura e li avrebbe portati al rispetto nei suoi confronti. Ma se Severus aveva scelto diversamente, Hary avrebbe onorato la sua scelta.