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Autore: Exentia_dream2    26/04/2020    3 recensioni
È nato tutto da una scommessa, persa forse volontariamente.
Hermione e Draco, Harry e Ginny, Theo e Daphne... Cosa succederà?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Più contesti
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Chiarimenti

La mattina precedente, Lisa gli aveva detto una frase che continuava a sentire nelle orecchie e nella testa. -Dovremmo essere sempre leali con chi ci ha fatto del bene. 

Ricordava di averla abbracciata, di averle baciato la fronte e tra loro c'era quel silenzio che sapeva di frasi sospese, parole non dette. 

-Perchè mi dici questo?- le chiese. 

-Come ti sentiresti che io non fossi leale con te? 

-Male, credo. 

-È perché? 

-Perchè io sono stato leale con te. 

-Ed io voglio esserlo con te.- respirò a fondo, gli prese le mani e le baciò. -La notte di Capodanno… 

-Sì? 

-Ti ho detto che, prima di innamorarmi, io mi pongo delle domande e tra queste… 

-Cosa faresti se l'altra persona non ricambiasse. 

-Sì. 

-Hai trovato una risposta? 

-No, ma la vorrei da te. 

Quando Lisa cominciò a guardarlo, Ron abbassò gli occhi: si sentiva diviso a metà tra la parte razionale che gli suggeriva che quella domanda gli fosse stata fatta perché era lui quello a non essere ricambiato e l'altra metà, quella sentimentale, sentiva nascere la speranza che i suoi sentimenti potessero essere corrisposti. Scosse il capo, alzando leggermente lo sguardo. -Perchè me lo chiedi? 

-Per avere una risposta. 

-E io da che parte sto? 

-Di fronte a me. 

-Sì, questo lo so, io indendev… - e si fermò, consapevole che se Lisa era ancora Lisa e lui le stava di fronte, voleva dire che lui era l'altra persona. -Non posso aiutarti… 

-Perchè? 

-Beh, perché l'altra persona, in questo caso quella che hai di fronte, ricambierebbe quello che provi.- poi la abbracciò forte. 

Erano passati un pomeriggio e una notte interi e, nonostante fosse contento del fatto che Lisa gli avesse detto di essere innamorata di lui, si sentiva comunque come se gli mancasse qualcosa. 

E quella frase continuava a riecheggiare in ogni suo muscolo, anche mentre mangiava, in Sala Grande: osservava, ad uno ad uno, gli altri studenti e vedeva le loro labbra muoversi, ma non riusciva a sentirne la voce, perché quella di Lisa nei suoi pensieri era molto più forte. 

Poi, guardò dritto davanti a sé ed ebbe l'impressione di non riuscire più a muovere gli occhi o la testa in un'altra direzione. 

Li vedeva, mentre mangiavano e sorridevano, qualche volta si toccavano il braccio. 

Si alzò di scatto, dirigendosi veloce verso la porta ed uscí nei corridoi.

Salì quasi svogliatamente i gradini che lo avrebbero condotto alla guferia, perché aveva paura di quello che stava facendo, aveva paura che, in qualche modo e per una giusta causa, le cose potessero mettersi peggio di come erano in quel momento. Anche se, probabilmente, quello era il suo primo vero gesto di coraggio. 

Si poggiò al muro ed appellò due pergamene e una piuma… Cosa avrebbe dovuto scrivere? E perché un suo invito doveva essere ben accetto? Poi, scosse il capo: almeno ci avrebbe provato. Così arrotolò le due pergamene e le affidò a due gufi. 

Prese a scendere le scale più lentamente di come le aveva salite e, in quel momento, gli tornò in mente una frase di Silente fatta durante l'anno in cui Hogwarts era circondata dai Dissennatori: scegliere tra ciò che è giusto e ciò è facile e quanto era bello scegliere la via più semplice, quella del silenzio, quella in cui sapeva dove poggiare i piedi e che prezzo l'aveva percorsa. 

Forse, soltanto allora, sulle scale della Guferia, aveva capito il vero significato della frase di Silente e della frase di Lisa. E sì, rispose alla domanda che sentiva aleggiare intorno, quella era la cosa giusta da fare. 





-Vuoi tornare ad essere quello di prima? 

-Ci provo. 

-Mi dispiace per quello che ha detto Pansy. 

-Sì, dispiace anche a me. 

-Cosa farai? 

-Niente. 

-Niente. 

-Niente.- stirò la bocca in un sorriso. -Sì è chiusa ancora di più in se stessa. 

-È normale, no? Tu hai avuto la stessa reazione. 

-Sì, per questo ho deciso di tornare quello di prima, perché niente e nessuno mi può ferire. 

-Credi? 

-Sì. 

-A me non risulta che prima non soffrissi.

-Già… - era seduto sul pavimento, con la schiena contro il materasso. La sigaretta tra l'indice e il medio a penzoloni: guardava il fumo alzarsi e lo seguiva con lo sguardo. -A Natale ho detto di essere innamorato di lei. 

-Cos'è successo? 

-Non lo so. Guardavo Lucius e mia madre che non si parlavano e quel silenzio pesava così tanto… Ed io avevo bisogno di sputare fuori questa cosa, credo per ammettere a me stesso che è vero, che non è soltanto nella mia testa. 

-E Lucius?

-Il solito: ha detto che avrebbe preferito vedermi morto. A volte vorrei esserlo davvero. 

-Scherzi? 

-Sì e no..

Quando Blaise si sedette di fronte a lui, stendendo le gambe verso di lui, vide quel mezzo sorriso e si rilassò. -Draco… 

-Mh? 

-Ti va? 

-Cambierebbe qualcosa? 

-No, ma almeno… Credo possa farti bene. Un po' come quando ti ho presentato Aria. 

-A proposito, ottima scelta. 

-Grazie.- sorrisero entrambi. 

-I-io ad un certo punto, ho sentito il bisogno di isolarmi, ma lei era lì, con quel vestito e quel rossetto e, oh Salazar, quanto era bella. Lei rideva e io mi sono sentito così vulnerabile. 

-Perchè? 

-Perchè non si è nemmeno accorta che io fossi lì, nella sua stessa stanza. 

-Il fatto che non ti guardi non significa che non senta la tua presenza. 

-Avrei voluto non si fosse mai allontanata.- poi, mise la mano nella tasca dei pantaloni ed estrasse la collana, la guardò come avrebbe guardato un diamante, la sigaretta tra le labbra, le parole sulla lingua. -È questo che mi ha fatto più male. È stato come ricevere un pugno sul naso…

-Ne sai qualcosa, eh? 

Sorrise e la sua mente tornò a qualche anno prima, quando Fierobecco lo aveva ferito al braccio e lei, mentre Lucius, Silente e il boia si dirigevano verso la capanna di Hagrid, lo aveva trovato e gli aveva urlato contro, poi lo aveva  attaccato prima con la bacchetta alla gola e con un pugno sul naso dopo. Si chiese se l'amasse già da allora ed ogni volta che si poneva quella domanda non riusciva a trovare risposta: quel giorno o quando Bellatrix l'aveva torturata? Quando erano stati rinchiusi nel dormitorio di Blaise o quando aveva scommesso con Potter? Prima o dopo la Guerra Magica? 

Si destò dai suoi pensieri. -Che botta. 

Ad un certo punto, sentì di nuovo addosso il peso della corazza che aveva indossato nei primi anni a Hogwarts e pensò a come si era sbriciolata soltanto sentendo il suo profumo. 

-Stai pensando troppo. 

-Non posso fare altro. Mi sembra quasi di stare bene quando non la vedo, poi, però, basta un angolo del suo mantello…

-È normale che sia così. È per questo che cammini per i corridoio come se fossimo al primo anno? 

Draco rimase in silenzio. -Chi tace acconsente., e lui non riusciva più a parlare. Poggiò la testa sul letto e chiuse gli occhi e, poco dopo, si rese conto di essere rimasto solo. Il battito del cuore lento, costante.




Faceva freddo, gennaio era agli sgoccioli, ma aveva bisogno di respirare l'aria gelida, perciò aveva cominciato a camminare fino a quando non era arrivata al Lago Nero: da quanto tempo non lo vedeva così da vicino? Si appoggiò ad un albero, con la speranza di poter mandare via tutto quel dolore, tutta quella rabbia. 

Più restava chiusa tra quelle mura e più sentiva la nausea piegarle lo stomaco: le urla e i pianti nella Stanza delle Necessità non avevano più l'effetto calmante che desiderava e la voce di Pansy che continuava a tormentarla, a ridere di lei, ad allontanarla da lui. 

Alzò lo sguardo quando sentì dei rumori attorno e raddrizzò la schiena. Si rilassò soltanto nel momento in cui vide poco distante da lei Daphne Greengrass e Theodore Nott correre  tenendosi per mano, si fermarono e la guardarono. -Ti raggiungo tra poco, Theo.- gli diede un bacio leggero. 

Hermione la osservava mentre si avvicinava e la imitava nella postura. 

Daphne sospirò. -Ciao. 

-Ciao.- accennò quel saluto. -È successo qualcosa? 

-Niente di quello che tu credi sia successo. 

Non avevano mai avuto un rapporto che andasse oltre il saluto, mai un sorriso, mai una confidenza, eppure, in quel momento, Hermione sentiva che quella ragazza fosse la persona che più la faceva sentire vicino a Draco, a quello che era stato e a quello che era diventato. -Perché sei qui? 

-Amo questo posto: mi trasmette tranquillità, mi aiuta a riflettere. È stato qui che ho capito di essere innamorata di Theo. Qui il cielo ha una gradazione di blu meravigliosa e più stavo con il naso per aria più al cielo si sostituivano i suoi occhi. Tu hai sempre lo sguardo basso, Granger, sarebbe più comodo per te guardare verso il lago. 

E lo fece e il lago rifletteva il grigio delle nuvole che lo sovrastavano, il grigio degli occhi di Draco quando la baciava e poi si allontanava, quando le sorrideva, quando la toccava. Scosse la testa. -Lasciami stare, ti prego. 

-L'ha mandata via, non è andato a letto con lei: ha raccontato una marea di stronzate. Volevo lo sapessi.- poi si incamminò verso la scuola. 

Hermione guardò di nuovo l'acqua, respirò quanta più aria possibile. 

Doveva portare avanti la sua decisione, scrivere il discorso per i G.U.F.O., andare avanti e non guardarlo, non pensarlo, evitarlo sempre. -È solo uno stupido gioco, Malfoy. 

Sorrise di quel ricordo, poi si avviò il Sala Grande e prese posto accanto a Harry, dando le spalle al tavolo di Serpeverde. 

Quando vide due gufi dirigersi verso di lei le sembrò di tornare indietro nel tempo, quella volta in cui era stato lui a mandarle un biglietto e lei lo aveva guardato. 

-Cosa c'è scritto nel tuo?- le chiese Harry. 

-Di andare nella torre di Astronomia… E a te? 

-Anche. Ci andiamo insieme? 

-Sì.- poi riprese a mangiare e, a fine cena, insieme a Harry, si diresse verso il luogo dell'appuntamento. 

Durante il lungo il tragitto si chiese chi poteva essere stato a mandare loro quei messaggi: un biglietto senza firma scritto con una calligrafia che le era familiare. 

Quando arrivarono in cima alla torre, però, di tutte le persone a cui aveva pensato si era sostituita l'immagine di Ron, perciò si trovò sorpresa e senza parole.

-Ciao.- li salutò alzando la mano. 

Lei seguì Harry e si sedette ancora una volta al suo fianco. -Ciao. 

Vedeva Ron torturarsi le dita, guardarli e poi abbassare lo sguardo. -Io sto con Lisa...

-Auguri.- Harry lo interruppe. -Ci hai fatto venire fin qui per dirci questo? 

-No. Io vorrei… Beh, sempre se voi… Va bene, partiamo dall'inizio.- abbassò ancora lo sguardo. -Quando ho indossato il Medaglione di Salazar, durante la ricerca degli Horcrux, io… Mi dispiace avervi abbandonato, non avrei dovuto farlo, ma quel coso mi parlava e mi faceva vedere cose che non esistevano… Sono sempre stato geloso del vostro rapporto e vi chiedo scusa per quello che è successo… 

-Sono passati tanti anni, Ron… 

-Vi ho detto che avrei cominciato dall'inizio… E Herm, mi dispiace per tutto, ma proprio tutto quello che ti ho fatto. Non lo so perché e oggi posso dirti che non l'ho fatto perché ero ancora innamorato di te, ma quando ti ho visto con Malfoy, mi sono sentito messo da parte: abbiamo faticato tanto per recuperare la nostra amicizia e credevo che lui ti avrebbe portato via, che ti avrebbe allontanato da noi e non potevo permetterlo. Tu sei stata, sei importante per me. Voi lo siete. E, in questi mesi, io mi sentivo incompleto, non riuscivo a capire e qualche giorno fa Lisa mi ha detto che dovremmo essere leali con le persone che ci hanno fatto del bene e voi… Voi non mi avete mai fatto del male e i-io… 

Hermione sentí l'impulso di abbracciarlo e poco dopo senti Harry aggiungersi a quell'abbraccio. 

Le era mancato tanto, aveva bisogno di lui nella sua vita, della sua leggerezza, delle sue battute. -È passato, Ron. 

Lo vide sorridere, distendere le spalle per la tensione che aveva accumulato per dire loro tutte quelle cose e che lo stava abbandonando lentamente, dare la mano a Harry. -Con Ginny tutto bene, vero? Credevo mi avessi allontanato anche da lei… 

-Non lo avrei mai fatto. 

-E tu, Herm? Ti fai mettere la lingua in bocca da Malfoy? 

Sorrise. -Sono cambiate tante cose, Ron… a volte penso che, forse, avevi ragione tu. 

Sentí il peso di quelle parole caderle sulle gambe e le portò al petto, come ogni volta che voleva difendersi da un brutto pensiero. 

Le mani dei suoi amici pronte a stringere le sue e lì guardò entrambi, poi sorrise ad ognuno soffermandosi su quello che aveva appena ritrovato. 

Si sedette accanto a lei. -Come stai? 

-Non lo so.

Il cielo stava cominciando a puntellarsi di stelle e, grazie alla coperta con cui Ron li aveva coperti, il freddo era meno pungente. 

Si accoccolarano insieme, testa contro testa, tutti e tre, come ai vecchi tempi. 

Poi Harry si mosse sotto le coperte e la guardò dritto negli occhi. -Non puoi credere davvero a quello che hai sentito in Sala Grande. 

-Io non… 

-No, Herm… io lo vedo che non è più quello di una volta, non lo sopporto, lo sai, però… però a Capodanno tu non vedevi come ti guardava. 

-Eravamo tutti ubriachi… 

-Quindi tutto quello hai hai fatto, è successo solo perché hai bevuto troppo? 

Accusò il colpo, si chiese quanto e cosa Harry sapesse di quella notte. -Non è così facile… Torniamo, dai, è quasi ora di cena. 

-Non lo è mai, nessuno ha mai detto che lo sarebbe stato… 



°°° °°° °°° 

La prima ad entrare in Sala Grande tu lei, con la testa bassa, seguita a ruota da Harry Potter e Ron Weasley. 

Li osservava mentre si sedevano vicini, si riempivano i piatti e poi Hermione posò la mano sul braccio del rosso, scoppiando a ridere. 

Fu un attimo. Non sentì nemmeno la presa di Blaise e Theo che avevano provato a fermarlo: camminava verso il tavolo di Grifondoro con la bacchetta alta, poi la lasciò cadere a terra e prese Ron per la spalla, facendolo girare verso di lui. Lo vide ridere. -Che problemi hai, Malfoy? 

Gli sembrò che il tempo si fosse fermato mentre vedeva il suo pugno andare a colpire il naso della persona che aveva di fronte, sentì un crac e i minuti ricominciarono a passare veloci, le voci degli altri studenti che gli urlavano contro, Hermione che tampona a il sangue di quello e non si preoccupava della sua mano, del perché lo avesse fatto. 

Uscí in fretta, non voleva vedere quegli occhi che lo accusavano, non voleva sentire la sua voce che gli urlava qualcosa a suo discapito. 

Aveva sentito delle sedie spostarsi, pensò fossero quelle dei professori, immaginò l'espressione della McGranitt e si diresse direttamente all'ufficio del preside: gli avrebbero dato una punizione esemplare, lo sapeva e già si vedeva a tirare erbacce nella Foresta Proibita. 

Gli venne da ridere quando ripensò a come avrebbe risposto anni prima, minacciando tutti solo nominando Lucius. 

-Oh, ecco il Signor Malfoy. Credevamo si fosse dato alla fuga… Entri con me, si accomodi. 

Silente lo scortò all'interno, lo fece accomodare di fronte a lui, con gli occhiali a mezzaluna calati sul naso. 

-Penso di dover ricevere una punizione. 

-E la riceverà, certo. Ma prima vorrei capire cosa è successo. 

-Non lo so.- ammise. 

-Signor Malfoy, con la violenza si ottiene ben poco. 

-Sì.

-Se le può interessare il mio pensiero, vorrei dirle che posso capire il suo stato d'animo: quando si vede ciò che si ama andare via è normale sentirsi persi. 

Stette in silenzio, una domanda nella testa. -Vorrei trovare un ricordo. 

Il Preside accettò quella richiesta con un gesto della mano, poi gli puntò la bacchetta alla tempia e Draco immerse il viso nel pensatoio.



-Ma dai… 

-Davvero, Granger, ti chiedo tutta la sincerità di questo mondo. 

Hermione rideva, mentre lui la teneva tra le braccia, stretti sul divano della Stanza delle Necessità. -E io chiedo lo stesso a te: non dobbiamo mai mentirci. Io non lo farò, non è mia abitudine, e tu devi fare lo stesso con me. 

Si chiese come avesse fatto a dimenticare quell'episodio, a quella sensazione di benessere che provava quando l'abbracciava e lei si lasciava andare sul suo petto e, quando sentì la bocca di Hermione sulla propria, il suo cuore cominciò a battere più forte. 

-Mi stai chiedendo di fare una promessa? 

-Ti sto chiedendo di non allontanarci più. 

-E perché? 

-Perchè non voglio… in questi giorni  in cui siamo stati lontani, ho capito che tra me e te nessuno ha torto e nessuno ha ragione, quindi non ha senso farci una guerra che non ci porta a niente… 

-Va bene, però devo chiederti qualcosa in cambio. 

-Ah, davvero? 

-Sì, perché a me non bastano più queste briciole di tempo, Granger: io voglio averti nella mia vita sempre, anche di giorno e nei corridoi. 

-Quindi, dovrei prenderti per mano? 

-Anche. Lo so che hai paura, ma io sono con te… E dopo tutto quello che è successo… 

Era successo che Weasley li aveva allontanati bevendo la Polisucco, prendendo le loro sembianze e sputando cattiverie e lei, qualche mese più tardi, aveva scelto lui, rideva con lui, toccava lui e Draco la vedeva sempre più distante e non riusciva mai a prenderla, a dirle la verità: che non era vero quello che aveva detto Pansy Parkinson, che non credeva al bacio di Dean e a quello che gli altri studenti ci avevano ricamato su, che gli mancava da togliere il fiato, che aveva sbagliato a mandarla via quella notte nella biblioteca. 

-Non mi importa degli altri, Malfoy  e se tutto questo dovesse finire…

-No, non finirà, non deve finire. 

-E perché? Come fai a dirlo? 

-'Miò, se tutto questo dovesse finire, staremo male entrambi e forse io un po' di più, perché alla fine dovrò ammettere di non averti mai dimenticata davvero. 

-Potrebbe essere il contrario. 

-Non credo… 

Aveva il respiro pesante, il cuore che batteva all'impazzata e gli occhi del Preside puntati addosso. -Gr-grazie… 

-Vuole un po' di cioccolata? 

Negò con la testa, il pensiero ancora a quel ricordo che credeva di aver dimenticato, la bocca ancora su quella di Hermione, la voglia di rivivere tutto dall'inizio e di raccontarle tutte le notti e i giorni che le aveva dedicato, la sua lotta contro quel ti amo che sentiva nella gola ogni volta che la vedeva. -No. 

-Signor Malfoy, deve covare molta rabbia se è arrivato a fare a pugni in Sala Grande, senza un motivo apparente. O molto amore, a seconda dei casi. 

-Io non… 

-Il signor Weasley è stato portato in infermeria, Madama Chips sta provvedendo ad aggiustarlo il naso, la signorina Granger e Il signor Potter sono con lui. E, visto che le prudono le mani, la sua punizione consisterà nel mettere a posto l'archivio della biblioteca: un lavoraccio che non viene fatto da anni. Credo che Madama Pince ne sarà contenta. 

-Sì, io… 

-Ha mai studiato i vulcani, signor Malfoy? 

Draco alzò un sopracciglio. -No...? 

-Peccato: è un argomento molto interessante. Vede, i vulcani possono restare dormienti anche per millenni interi, poi, ad un certo punto, quando il magma non riesce a contenere la sua forza, il vulcano erutta e la lava, come tutto che parte dall'alto, scende verso il basso, perciò è impossibile studiare l'eruzione subito dopo. Gli studiosi, infatti, osservano il vulcano quando dell'esplosione non resta niente, forse solo la polvere e, a volte, nemmeno quella. 

-Molto interessante.- scherzò: a cosa gli serviva una lezione sui vulcani se doveva sistemare i documenti della biblioteca?

-Sì, molto. Infatti, gli studiosi più famosi sono quelli che hanno avuto più pazienza rispetto agli altri. Ora può andare, può cominciare il suo compito domani, dopo le lezioni pomeridiane. 

Perciò Draco si alzò, salutò il Preside ed uscí dall'ufficio.

Di tutto quello che aveva ascoltato, l'unica cosa a cui riusciva a pensare era che Hermione non era più accanto a lui. 




Angolo Autrice:

Eccoci qui, manca poco alla fine di questa storia e spero che vi stia piacendo. 

Vorrei parlarvi un po' di questo capitolo:

  • Mi dispiaceva davvero lasciare Ron da solo, a fare il pezzo di merda con i suoi migliori amici, perciò, anche per gli amanti di questo personaggio, ho deciso di farlo tornare sui suoi passi;
  • Daphne avrà un ruolo moooolto importante a partire da adesso, ve ne renderete conto leggendo il continuo della storia;
  • Draco, per quanto possa sembrare fuori carattere, secondo me non lo è: per scrivere di lui prendo spunto dal carattere del mio compagno e, credetemi, è esattamente come lui con tutto il resto del mondo, nel senso che non dà molta confidenza agli altri, se ne sta un po' sulle sue, ma quando si tratta di me si scioglie;
  • Hermione diventerà un po' Serpeverde, ma una persona delusa e ferita diventa più cattiva, lo sappiamo;
  • Silente, ah, quanto amo questo personaggio e le sue frasi che sembrano non avere niente a che fare con quello che sta succedendo e, invece… 

Ora, torniamo a noi, mi farebbe piacere avere un vostro parere, magari qualche suggerimento: cosa succederà secondo voi nelle prossime puntate? 

Lo scoprirete solo leggendo.

A presto, Exentia_dream2 





   
 
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