Capitolo 4
Estate
- Apertura
Il castello era in fermento: il giorno, dell’attesa quanto
temuta visita
del sovrano delle Isole del Sud, era giunto. Il re si sarebbe
presentato con
una piccola corte ma con nessuno dei suoi figli, di sicuro per evitare
il
riesumarsi di vecchi ricordi, per questo motivo tutto doveva essere
perfetto:
sebbene non fosse un ospite propriamente gradito, non sarebbe stata
Arendelle a
recare la prima offesa.
Tutti erano indaffarati:
domestici a preparare camere, sistemare le sale da pranzo e da ballo;
cuochi a
progettare pranzi e cene indimenticabili; suonatori provavano ancora e
ancora i
pezzi che avrebbero esibito nei giorni successivi; ogni mobile, ogni
candelabro
e ogni armatura era stato spolverato e lucidato a dovere.
In tutto questo via vai,
però, c'era chi non trovava modo di mettere in atto nessuna
delle sue idee, le
quali venivano prontamente bloccate sul nascere da un "Principessina,
avremo ospiti importanti e bla bla bla..." cosicché Freja si
ritrovava
imbronciata ed annoiata sul bordo della fontana davanti al grosso
portone
d'ingresso.
«Uffaaa…»
sbuffò, inarcando la schiena e dondolando i piedi
per aria «Olaf, che cosa
facciamo?»
Il
pupazzo di neve stiracchiò i legnetti che formavano le sue
braccia, seduto sul
pavimento poco sotto di lei «Non lo so, qui ci impediscono di
fare tutto…»
rispose leggermente piccato «Non ci lasciano neanche
aiutare…» concluse,
trovando un deciso segno affermativo della testolina
dell’altra, peccato
che il loro concetto di aiuto fosse molto
più vicino a quello di guaio
che non al suo vero significato.
La piccola
rimuginò, con una smorfia sulle labbra, sulle parole del suo
compagno di
martirio ma, improvvisamente, scattò in piedi «Hai
ragione, non possiamo fare
niente qui! Perché non andiamo a trovare i troll?»
«I
troll?» la imitò subito quello
«E’ un’idea splendida!» un
lampo di ragione,
però, lo fece rabbuiare «Granpapà sta
molto lontano, i tuoi genitori non
saranno contenti se ci allontaneremo così tanto»
Freja
gli prese una mano «Mamma e papà sono troppo
impegnati con le cose da grandi…
Portiamo Sven con noi, così non si arrabbieranno»
Come se
la presenza della renna fosse chiaro sinonimo di sicurezza, Olaf
s’illuminò
«Andiamo, saremo già di ritorno prima che si
accorgano che siamo andati via»
«Questo
colletto è troppo stretto»
borbottò Kristoff davanti allo specchio mentre,
per l’ennesima volta, l’ultimo bottone della
camicia saltava fuori dalla sua
asola.
Anna
rassetò un poco il vestito che avrebbe dovuto indossare
quella sera e, con un
sorriso, raggiunse il marito «Non è il colletto
troppo stretto, sono i bottoni
troppo piccoli per le tue mani» e, con un rapido gesto
sapiente, completò
l’ardua impresa «Visto?»
Il
biondo sbuffò «Non mi abituerò mai a
questo. Guardami...» enfatizzò, allargando
le braccia «Sembro un damerino»
«Non
sembri un damerino» cercò di tranquillizzarlo
l'altra, scotendo leggermente il
capo «Metti questa» gli disse, porgendogli la
giacca.
Lui
obbedì con una leggera smorfia, lei fece finta di non
vederlo: gli sistemò il
bavero e prese la croce ornamentale da applicare al colletto
«Ecco... che ne
pensi?» gli chiese, facendolo voltare nuovamente verso lo
specchio e sbirciandolo
da dietro ad una spalla.
«Vuoi
davvero saperlo?»
«Credo
di no» gli rispose con una mezza risata «Vieni
qui» lo invitò a sedersi sul
letto al suo fianco «A parte il tuo noto astio per gli abiti
di rappresentanza,
qual è il vero problema?»
Kristoff
sorrise bonario, intenerito dal fatto che sua moglie sapesse leggergli
dentro
come nessun altro «Non so se potrò incontrare il
padre di quel farabutto di
Hans, ho paura di non riuscire a controllarmi e di causare,
così, chissà quale
incidente diplomatico...»
Anna
gli passò una carezza sul viso «Non sarai
costretto ad incontrarlo se non vuoi,
certo, sarebbe meglio in quanto tu sei mio marito e, di conseguenza,
Principe
di Arendelle... ma, sono sicura: Elsa non avrebbe nulla in contrario al
riguardo»
«Io non
capisco davvero come fai...» gli fece presente il biondo,
portandosi una mano
alla testa.
«Che
intendi?» chiese l'altra non capendo.
«Io ti
confido un mio timore, tu mi trovi una soluzione per non doverlo
affrontare e,
come per magia, io trovo il coraggio di farlo: non vi
metterò in imbarazzo, non
mancherò al ricevimento e prometto solennemente di non
tirargli un pugno sul
muso»
«Tu non
devi fare questo per noi, devi farlo solo se lo vuoi»
cercò di rimarcare il
concetto, non voleva davvero si sentisse costretto ad affrontare una
cosa che
non volesse «Comunque, è decisamente un peccato
che tu ti senta un damerino in
queste vesti perché io ti trovo estremamente
interessante» gli fece presente,
spingendolo in posizione supina sul materasso.
L'uomo
le sorrise malizioso «Così non rovineremo l'alta
uniforme?»
«Ne
abbiamo un'altra di riserva» tagliò corto quella
e, in un attimo, fu su di lui.
La
carovana del re delle Isole del Sud si spingeva senza fretta verso la
sua meta,
Arendelle era ormai sempre più vicina: quella sera stessa la
recita avrebbe
dovuto cominciare.
Friederik
scrutò il paesaggio fuori dal finestrino della sua carrozza,
così diverso da
quello del suo paese. Se solo si fosse sporto un poco avrebbe visto il
contenuto
manipolo di guardie di fronte a lui, sui loro maestosi cavalli bianchi.
Il
numero esiguo era necessario per non far avvertire alcun tipo di
minaccia, solo
una piccola scorta personale per ogni evenienza, mentre al suo seguito
aveva una
discreto numero di cortigiani, ospiti che avrebbero potuto facilmente
rivelarsi
ostaggi in caso di tensioni, altro segno che quella era proprio
l'ultima cosa
che le Isole del Sud volessero.
Così
era, infatti, il re non aveva intenzione di creare alcuna rottura con
la
famiglia reale, ci avrebbe pensato la regina stessa a decretare la
propria
distruzione: lui avrebbe solo fatto la prima mossa, mossa che nessuno
avrebbe
potuto mai ricondurre alla sua persona. Per questo riportò
la sua attenzione
all'interno della carrozza in cui viaggiava da solo e posò
la mano sul piccolo
forziere ben legato sul sedile al suo fianco dove
all’interno, fra soffici
cuscini, vi era riposto un minuto pacchetto: un dono apparentemente
innoquo,
splendido nella sua semplicità, tanto bello quanto letale.
Il
testone di Sven ciondolava rilassato al ritmo della canzocina che Freja
e Olaf
canticchiavano allegramente, comodamente seduti sulla sua groppa.
Viaggiavano
ormai da un bel po', il villaggio dei troll era sempre più
vicino e la gola,
che si stendeva di fronte a loro, ne era testimonianza.
Il
pupazzo di neve smise improvvisamente di cantare e, battendole
leggermente il
braccio ligneo su una spalla, invitò la sua piccola amica a
fare altrettanto «Sssh,
Freja, ora dobbiamo stare attenti, questo posto è molto
pericoloso: potrebbe
scatenarsi una frana da un momento all'altro»
La
bimba annuì decisa, mimando con un manina una bocca cucita
mentre la renna
entrava, cauta ma decisa, in quello stretto corridoio roccioso.
Il
tempo sembrava essersi fermato, la fine pareva sempre troppo lontana ma
il
villaggio dei troll doveva rimanere nascosto agli occhi degli umani,
per questo
non era raggiungibile così facilmente.
La
responsabilità di Sven era alta, se fosse successo qualcosa
alla figlia, il suo
amico Kristoff non gliel'avrebbe mai perdonato, ma perché si
era lasciato
coinvolgere in quell'assurda avventura? Pensò sbuffando, poi
si ricordò di chi
altro fosse con lei e, quindi, si ricordò completamente del
motivo della sua
scelta. Avrebbe vegliato lui sul loro tesoro.
L'uscita
era ormai vicina quando, improvvisamente, un nutrito gruppo di
cinghialini
imboccò la gola in senso contrario: tenerissimi con la loro
andatura
trotterellante e le loro striscioline nere nel manto dorato.
Olaf
riuscì a bloccare, per un pelo, il grido di giubilo che
già stava per uscire
dalla bocca della bambina. Approfittando del momento, Sven
cercò di tirare
dritto mentre i piccoli passavano allegri fra i suoi zoccoli ma,
purtoppo, un
così nutrito gruppo di cuccioli non poteva che essere
accompagnato da
un'attenta madre, per niente contenta di vedere degli estranei
così vicini ai
suoi amori: con un potente grugnito si lanciò su di loro
alla carica. La renna
si trovò costretta ad una brusca virata e, come se le
vibrazioni
dell'inseguimento non fossero abbastanza per la precaria
stabilità della gola,
le urla di terrore della bimba e del pupazzo di neve furono il colpo di
grazia.
Dapprima, a cascare furono piccoli ciottoli che divennero via, via
sempre più
grossi fino a diventare una vera e propria cascata di massi. Sven fece
del suo
meglio per schivarli e correre il più velocemente possibile
verso l'ingresso da
cui erano venuti, una vera e propria gara contro il tempo che
riuscì per un
soffio: bloccò con una grossa scivolata la sua andatura,
causando il volo di
Olaf nella boscaglia lì davanti, sotto allo sguardo
perplesso della
cinghialessa e dei suoi cinghialini felicemente in salvo. Alla renna,
però,
bastò meno di un secondo per capire di aver perso dalla
groppa la sua
padroncina: nel panico tornò indietro e si mise subito a
scavare con gli
zoccoli nelle rocce, Olaf prontamente al fianco, ma le pietre erano
troppe. Un urlo
squarciò nuovamente il cielo
«Frejaaaaaaaaa!»
Era
davvero buio là sotto, sentiva dolore dappertutto e avrebbe
voluto piangere
tanto, chiamare la sua mamma, farsi rincuorare dalle sue dolci braccia
e quelle
forti del papà, faceva anche così freddo
là sotto. Il naso cominciò a
pizzicarle ma prima che le lacrime potessero cominciare a scorrere
senza più
freni, una piccola luce azzurrognola le mostrò un tenero
coniglietto bianco.
Stupita e distratta tirò su il moccio, per poi sgranare
definitivamente gli
occhi alla vista di una persona, dapprima nascosta
dall'oscurità, nella grotta
con lei «E tu chi sei?»
L 'uomo
risultò stupito quanto lei «Mi puoi
vedere?»
«Sì che
ti vedo» rispose candidamente la bimba, causandogli una
risata liberatoria.
«Sono
Jack Frost, lo Spirito dell' Inverno. Di solito adoro i guai, ma devo
dire che
questa volta l'avete combinata davvero grossa» vedendo
l'insorgere di nuove
lacrime, si affrettò a continuare «Fortunatamente
ero nei paraggi e sono
riuscito a crearti una bolla di neve per
proteggerti»
«Una
bolla di neve? Come la zia El... Ho capito chi sei!»
s’illuminò improvvisamente
la piccola «Eri tu a giocare con lei nel suo studio, ho visto
la tua mano sulla
finestra!»
«Mi
avevi visto anche in quella occasione? Fantastico!»
«Cosa
c' è di strano?»
«Devi
sapere, piccola, che fin'ora solo tua zia è riuscita a
vedermi... di solito gli
spiriti sono invisibili, no?»
«Solo
se non ci credi» gli rispose lei candidamente
«Sembra
proprio tu abbia ragione» confermò felice, poi si
mise in ascolto «A quanto
pare siamo molto sotto, i tuoi amici non riusciranno a liberarci. Come
ti senti
adesso?»
Freja
annuì, il dolore e lo spavento spariti «Bene, ho
solo un pò freddo»
Lo
Spirito dell'Inverno imprecò fra sé, era davvero
poco vestita per poter
resistere a lungo alla temperatura interna della sua bolla ma
scioglierla avrebbe
significato condannarla sotto alle macerie. Non poteva neanche
stringerla perchè,
con il suo corpo gelido, avrebbe solo peggiorato la situazione: doveva
chiamare
aiuto e doveva farlo subito. Con un cenno del capo richiamò
il coniglio di
neve, non ci fu bisogno di parole, quello annuì e scomparve
nell'oscurità.
«Non preoccuparti, Bunny andrà a chiamare tua zia
e presto potrai scaldarti
alla luce del sole» vedendo l’insorgere di uno
sbadiglio, si affrettò ad
aggiungere «Perché, intanto, io e te non giochiamo
a qualcosa?» l’entusiasmo
con cui Freja accolse la sua proposta lo rincuorò, non
rimaneva che sperare il
messaggio raggiungesse al più presto il destinatario.
Elsa,
in preda all’angoscia, ricevette l’ennesima
risposta negativa in merito alla
presenza di sua nipote: Freja sembrava essersi volatilizzata nel nulla.
La contemporanea
assenza di Olaf e Sven aveva mitigato la paura ma, visto il lungo tempo
passato
senza avere loro notizie, la situazione cominciava ad essere
preoccupante.
Anna
aveva messo a soqquadro ogni angolo del castello, mentre Kristoff si
era
precipitato al villaggio, avevano chiesto l’aiuto di guardie
e servitori ma a
niente era servito.
La
regina tornò in giardino, avrebbero potuto saltare fuori in
qualsiasi momento
quegli incoscienti, ma non fu loro che trovò «Ciao
Bunny, purtroppo non è un buon
momento»
Il
piccolo coniglio ignorò il suo tentativo di liquidarlo,
anzi, le morse l’abito
e tirò «Non posso vedere Jack, stiamo cercando
Freja, non si trova da nessuna
parte»
Proprio
in quel momento arrivò di corsa la principessa
«Niente, è come se si fossero
volatilizzati» esalò sull’orlo delle
lacrime.
La
creatura di neve sbattè le zampone a terra, irritata. Anna
la notò «Elsa, non
mi sembra il momento di perdersi in magie»
«Non
l’ho creato io» confessò la regina,
strano, non l’aveva mai visto così
indisposto… senza contare che Jack non sembrava essere nei
paraggi «Tu sai
dov’è, non è vero?»
capì, trovando risposta affermativa.
La
sorella non aveva tempo di meravigliarsi «Portaci da
lei!»
Bunny
si librò nell’aria facendo del suo meglio per far
capire alle due donne che non
sarebbe stato un viaggio veloce, incredibilmente loro intuirono al volo
«Ai
cavalli, presto» incitò la più giovane.
Di
corsa, al fianco dell’altra, Elsa si sentì in
dovere di chiedere «Vuoi avvisare
Kristoff?»
Anna
negò con la testa «E’ al villaggio, ci
vorrebbe troppo tempo. Prima andiamo,
prima torneremo da lui a tranquillizzarlo» lanciò
un’occhiata al coniglio
davanti a loro che, ancora, non aveva smesso di fare strani balletti
«Ma credo
che avremo bisogno dell’aiuto
di
qualcuno di forte»
La
regina tirò la bocca di lato, decisa «A quello
lascia che ci pensi io»
Jack
passò rapidamente una mano sul volto della bimba ranicchiata
sul terreno, ormai
incapace di resistere alla stanchezza dell’ipotermia
«Parlami piccola, non ti
addormentare» ma in risposta ottenne solo un leggero mugolio.
Non aveva mai
odiato così tanto, come in quel momento, il fatto di essere
lo Spirito
dell’Inverno, se solo ci fosse stata Tara lì con
lui… ma certo, Tara! Poco
importava se ciò significava farle scoprire ogni cosa, lei
avrebbe di sicuro
potuto scaldarla appena fuori di lì. Si concentrò
e le inviò la sua richiesta
d’aiuto. Certo, lo Spirito dell’Estate era incline
alla rabbia e ligio al
dovere ma Jack lo sapeva: non avrebbe permesso, mai e poi mai, che una
bambina potesse
perdere la vita in quel modo.
Rumori
cominciarono ad arrivare dall’esterno e l’estrema
pressione che opprimeva la
sua cupola si allentò. I suoi occhi scintillarono, li
chiuse: la bolla di neve
cominciò a tremare e, nello stesso istante in cui li
riaprì, scoppiò.
Rialzato
il capo lo trovò accovacciato, senza esserle troppo vicino,
al corpicino della
nipote sdraiato sul terreno, la sua aria era greve
«No!»
Ma il
suo sussurro venne completamente sovrastato dall’urlo
incontrollato di Anna che
si precipitò ad abbracciare la figlia: era gelida.
«Tesoro
mio» disse fra i singhiozzi, cercando di darle tutto il
calore di cui fosse
capace «Elsa, è quasi congelata»
La
regina fu subito al suo fianco, si tolse il mantello ma non
riuscì neanche a
poggiarlo sulla nipote che una folata di torpore invase tutte e tre: un
profondo chiarore si fece largo su di loro, quando questo
sparì, Freja aveva
ripreso calore. Aprì gli occhi «Mamma!»
esclamò, prima di scoppiare in un
pianto a dirotto, rifugiandosi fra le sue braccia.
Elsa
tirò un sospiro di sollievo.
«Mi
spiace» esalò contrito lo Spirito
dell’Inverno «Non ho potuto tenerla al
caldo»
Lei
sorrise, la preoccupazione finalmente svanita «Se non fossi
intervenuto con la
tua magia non avrebbe avuto scampo sotto alle macerie e, immagino, tu
abbia
chiesto aiuto alla tua amica Estate per questo, giusto?» lo
incoraggiò, posando
una mano sul suo avambraccio.
«Io vi
uccido!» la voce alterata della principessa bloccò
ogni possibile risposta dell’altro,
infuriata come non mai con il pupazzo di neve e la renna, lanciatisi in
un
abbraccio di gruppo della bambina finalmente in salvo.
«Non
arrabbiarti con loro, mamma» cercò di rabbonirla
la piccola «E’ stata una mia
idea quella di venire a trovare Granpapà, loro mi hanno solo
accompagnato. Sto
bene, Jack mi ha salvato»
«Jack?» chiese l’altra non capendo.
«Sì,
mamma» le confermò Freja «E’
qui vicino a zia Elsa, sono amici»
Anna
sgranò gli occhi, a fianco della sorella non c’era
proprio nessuno, cominciò a
temere seriamente che la figlia potesse aver preso un preoccupante
colpo in
testa durante la caduta, tant’è che le
palpò la testolina bionda per sicurezza.
«Non mi
vede» constatò mesto lo spirito.
La
regina aumentò la stretta sul suo braccio, reindirizzando la
sua attenzione
altrove «Ma loro sì»
Il trio
composto da Olaf, Sven e Marshmellow, infatti, lo stava guardando pieno
di
meraviglia: a chi era fatto di magia e chi di magia ne era attorniato,
in
aggiunta al tipico sesto senso animale, era bastato distogliere un
attimo
l’attenzione dalla loro giovane amica per notarlo subito.
La
minore delle sorelle, però, era ancora smarrita
«Si può sapere perché siete a bocca
aperta voi tre?» poi, si girò verso la maggiore,
trovandola in una strana
posizione «E tu…»
«Uffaaa!»
proruppe la bambina, saltando in piedi «Zio Marsh
è un gigante di neve, Olaf è
un pupazzo di neve parlante» spiegò, schiacciando
le gote paffute del suo amico
«Zia Elsa fa continuamente magie. Perché non credi
allo Spirito dell’Inverno?»
«Lo
Spirito dell’Inverno?» ci ragionò su la
principessa, sbattendo gli occhi «Colui
che porta l’Inverno?» chiese, trovando conferma
nello sguardo acceso della
figlia. Tornò a guardare il trio di fianco a lei, poi, si
voltò nuovamente e,
finalmente, lo vide. Lo squadrò da capo a fondo,
lì vicino alla sorella, di cui
notò lo sguardo e la mano stretta sul suo braccio
«Oh, cavolo!»
Come sempre, grazie per essere giunti fino a qui.
Ancora una volta colgo l'occasione di ringraziare chi legge e chi ha la bontà di lasciarmi una sua impressione su questa storia.
evil65, come vedi, ho seguito il tuo consiglio :)
Insomma, la vista di Jack non è più prerogativa solo di Elsa. Ho voluto mantenere il concetto che c'è ne "Le 5 Leggende", ossia, lo vedi se ci credi :) Spero di non aver deluso con questa scelta un po' banale.
Un'ultima piccola precisazione: quando Freja dice a Jack di averlo già visto, si riferisce alla mia precedente shot "Di somme e palle di neve".
Alla prossima
Cida