Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Cida    27/04/2020    20 recensioni
Regole vecchie di secoli ed una studiata crudele vendetta riusciranno ad impedire a due spiriti affini di incontrasi, imparare a conoscersi e, perché no, ad amarsi?
Nota *Non tiene conto degli avvenimenti di Frozen 2*
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Ciclo delle Stagioni'
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Capitolo 4

Estate - Apertura

 

    Il castello era in fermento: il giorno, dell’attesa quanto temuta visita del sovrano delle Isole del Sud, era giunto. Il re si sarebbe presentato con una piccola corte ma con nessuno dei suoi figli, di sicuro per evitare il riesumarsi di vecchi ricordi, per questo motivo tutto doveva essere perfetto: sebbene non fosse un ospite propriamente gradito, non sarebbe stata Arendelle a recare la prima offesa.
Tutti erano indaffarati: domestici a preparare camere, sistemare le sale da pranzo e da ballo; cuochi a progettare pranzi e cene indimenticabili; suonatori provavano ancora e ancora i pezzi che avrebbero esibito nei giorni successivi; ogni mobile, ogni candelabro e ogni armatura era stato spolverato e lucidato a dovere. 
In tutto questo via vai, però, c'era chi non trovava modo di mettere in atto nessuna delle sue idee, le quali venivano prontamente bloccate sul nascere da un "Principessina, avremo ospiti importanti e bla bla bla..." cosicché Freja si ritrovava imbronciata ed annoiata sul bordo della fontana davanti al grosso portone d'ingresso.

    «Uffaaa…» sbuffò, inarcando la schiena e dondolando i piedi per aria «Olaf, che cosa facciamo?»
Il pupazzo di neve stiracchiò i legnetti che formavano le sue braccia, seduto sul pavimento poco sotto di lei «Non lo so, qui ci impediscono di fare tutto…» rispose leggermente piccato «Non ci lasciano neanche aiutare…» concluse, trovando un deciso segno affermativo della testolina dell’altra, peccato che il loro concetto di aiuto fosse molto più vicino a quello di guaio che non al suo vero significato.
La piccola rimuginò, con una smorfia sulle labbra, sulle parole del suo compagno di martirio ma, improvvisamente, scattò in piedi «Hai ragione, non possiamo fare niente qui! Perché non andiamo a trovare i troll?»
«I troll?» la imitò subito quello «E’ un’idea splendida!» un lampo di ragione, però, lo fece rabbuiare «Granpapà sta molto lontano, i tuoi genitori non saranno contenti se ci allontaneremo così tanto»
Freja gli prese una mano «Mamma e papà sono troppo impegnati con le cose da grandi… Portiamo Sven con noi, così non si arrabbieranno»
Come se la presenza della renna fosse chiaro sinonimo di sicurezza, Olaf s’illuminò «Andiamo, saremo già di ritorno prima che si accorgano che siamo andati via»

 

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    «Questo colletto è troppo stretto» borbottò Kristoff davanti allo specchio mentre, per l’ennesima volta, l’ultimo bottone della camicia saltava fuori dalla sua asola.
Anna rassetò un poco il vestito che avrebbe dovuto indossare quella sera e, con un sorriso, raggiunse il marito «Non è il colletto troppo stretto, sono i bottoni troppo piccoli per le tue mani» e, con un rapido gesto sapiente, completò l’ardua impresa «Visto?»
Il biondo sbuffò «Non mi abituerò mai a questo. Guardami...» enfatizzò, allargando le braccia «Sembro un damerino»
«Non sembri un damerino» cercò di tranquillizzarlo l'altra, scotendo leggermente il capo «Metti questa» gli disse, porgendogli la giacca.
Lui obbedì con una leggera smorfia, lei fece finta di non vederlo: gli sistemò il bavero e prese la croce ornamentale da applicare al colletto «Ecco... che ne pensi?» gli chiese, facendolo voltare nuovamente verso lo specchio e sbirciandolo da dietro ad una spalla.
«Vuoi davvero saperlo?»
«Credo di no» gli rispose con una mezza risata «Vieni qui» lo invitò a sedersi sul letto al suo fianco «A parte il tuo noto astio per gli abiti di rappresentanza, qual è il vero problema?»
Kristoff sorrise bonario, intenerito dal fatto che sua moglie sapesse leggergli dentro come nessun altro «Non so se potrò incontrare il padre di quel farabutto di Hans, ho paura di non riuscire a controllarmi e di causare, così, chissà quale incidente diplomatico...»
Anna gli passò una carezza sul viso «Non sarai costretto ad incontrarlo se non vuoi, certo, sarebbe meglio in quanto tu sei mio marito e, di conseguenza, Principe di Arendelle... ma, sono sicura: Elsa non avrebbe nulla in contrario al riguardo»
«Io non capisco davvero come fai...» gli fece presente il biondo, portandosi una mano alla testa.
«Che intendi?» chiese l'altra non capendo.
«Io ti confido un mio timore, tu mi trovi una soluzione per non doverlo affrontare e, come per magia, io trovo il coraggio di farlo: non vi metterò in imbarazzo, non mancherò al ricevimento e prometto solennemente di non tirargli un pugno sul muso»
«Tu non devi fare questo per noi, devi farlo solo se lo vuoi» cercò di rimarcare il concetto, non voleva davvero si sentisse costretto ad affrontare una cosa che non volesse «Comunque, è decisamente un peccato che tu ti senta un damerino in queste vesti perché io ti trovo estremamente interessante» gli fece presente, spingendolo in posizione supina sul materasso. 
L'uomo le sorrise malizioso «Così non rovineremo l'alta uniforme?»
«Ne abbiamo un'altra di riserva» tagliò corto quella e, in un attimo, fu su di lui.

 

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    La carovana del re delle Isole del Sud si spingeva senza fretta verso la sua meta, Arendelle era ormai sempre più vicina: quella sera stessa la recita avrebbe dovuto cominciare.
Friederik scrutò il paesaggio fuori dal finestrino della sua carrozza, così diverso da quello del suo paese. Se solo si fosse sporto un poco avrebbe visto il contenuto manipolo di guardie di fronte a lui, sui loro maestosi cavalli bianchi. Il numero esiguo era necessario per non far avvertire alcun tipo di minaccia, solo una piccola scorta personale per ogni evenienza, mentre al suo seguito aveva una discreto numero di cortigiani, ospiti che avrebbero potuto facilmente rivelarsi ostaggi in caso di tensioni, altro segno che quella era proprio l'ultima cosa che le Isole del Sud volessero.
Così era, infatti, il re non aveva intenzione di creare alcuna rottura con la famiglia reale, ci avrebbe pensato la regina stessa a decretare la propria distruzione: lui avrebbe solo fatto la prima mossa, mossa che nessuno avrebbe potuto mai ricondurre alla sua persona. Per questo riportò la sua attenzione all'interno della carrozza in cui viaggiava da solo e posò la mano sul piccolo forziere ben legato sul sedile al suo fianco dove all’interno, fra soffici cuscini, vi era riposto un minuto pacchetto: un dono apparentemente innoquo, splendido nella sua semplicità, tanto bello quanto letale.

 

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    Il testone di Sven ciondolava rilassato al ritmo della canzocina che Freja e Olaf canticchiavano allegramente, comodamente seduti sulla sua groppa. Viaggiavano ormai da un bel po', il villaggio dei troll era sempre più vicino e la gola, che si stendeva di fronte a loro, ne era testimonianza.
Il pupazzo di neve smise improvvisamente di cantare e, battendole leggermente il braccio ligneo su una spalla, invitò la sua piccola amica a fare altrettanto «Sssh, Freja, ora dobbiamo stare attenti, questo posto è molto pericoloso: potrebbe scatenarsi una frana da un momento all'altro»
La bimba annuì decisa, mimando con un manina una bocca cucita mentre la renna entrava, cauta ma decisa, in quello stretto corridoio roccioso.
Il tempo sembrava essersi fermato, la fine pareva sempre troppo lontana ma il villaggio dei troll doveva rimanere nascosto agli occhi degli umani, per questo non era raggiungibile così facilmente.
La responsabilità di Sven era alta, se fosse successo qualcosa alla figlia, il suo amico Kristoff non gliel'avrebbe mai perdonato, ma perché si era lasciato coinvolgere in quell'assurda avventura? Pensò sbuffando, poi si ricordò di chi altro fosse con lei e, quindi, si ricordò completamente del motivo della sua scelta. Avrebbe vegliato lui sul loro tesoro.
L'uscita era ormai vicina quando, improvvisamente, un nutrito gruppo di cinghialini imboccò la gola in senso contrario: tenerissimi con la loro andatura trotterellante e le loro striscioline nere nel manto dorato.
Olaf riuscì a bloccare, per un pelo, il grido di giubilo che già stava per uscire dalla bocca della bambina. Approfittando del momento, Sven cercò di tirare dritto mentre i piccoli passavano allegri fra i suoi zoccoli ma, purtoppo, un così nutrito gruppo di cuccioli non poteva che essere accompagnato da un'attenta madre, per niente contenta di vedere degli estranei così vicini ai suoi amori: con un potente grugnito si lanciò su di loro alla carica. La renna si trovò costretta ad una brusca virata e, come se le vibrazioni dell'inseguimento non fossero abbastanza per la precaria stabilità della gola, le urla di terrore della bimba e del pupazzo di neve furono il colpo di grazia. Dapprima, a cascare furono piccoli ciottoli che divennero via, via sempre più grossi fino a diventare una vera e propria cascata di massi. Sven fece del suo meglio per schivarli e correre il più velocemente possibile verso l'ingresso da cui erano venuti, una vera e propria gara contro il tempo che riuscì per un soffio: bloccò con una grossa scivolata la sua andatura, causando il volo di Olaf nella boscaglia lì davanti, sotto allo sguardo perplesso della cinghialessa e dei suoi cinghialini felicemente in salvo. Alla renna, però, bastò meno di un secondo per capire di aver perso dalla groppa la sua padroncina: nel panico tornò indietro e si mise subito a scavare con gli zoccoli nelle rocce, Olaf prontamente al fianco, ma le pietre erano troppe. Un urlo squarciò nuovamente il cielo «Frejaaaaaaaaa!» 

    Era davvero buio là sotto, sentiva dolore dappertutto e avrebbe voluto piangere tanto, chiamare la sua mamma, farsi rincuorare dalle sue dolci braccia e quelle forti del papà, faceva anche così freddo là sotto. Il naso cominciò a pizzicarle ma prima che le lacrime potessero cominciare a scorrere senza più freni, una piccola luce azzurrognola le mostrò un tenero coniglietto bianco. Stupita e distratta tirò su il moccio, per poi sgranare definitivamente gli occhi alla vista di una persona, dapprima nascosta dall'oscurità, nella grotta con lei «E tu chi sei?»
L 'uomo risultò stupito quanto lei «Mi puoi vedere?»
«Sì che ti vedo» rispose candidamente la bimba, causandogli una risata liberatoria.
«Sono Jack Frost, lo Spirito dell' Inverno. Di solito adoro i guai, ma devo dire che questa volta l'avete combinata davvero grossa» vedendo l'insorgere di nuove lacrime, si affrettò a continuare «Fortunatamente ero nei paraggi e sono riuscito a crearti una bolla di neve per proteggerti» 
«Una bolla di neve? Come la zia El... Ho capito chi sei!» s’illuminò improvvisamente la piccola «Eri tu a giocare con lei nel suo studio, ho visto la tua mano sulla finestra!»
«Mi avevi visto anche in quella occasione? Fantastico!»
«Cosa c' è di strano?»
«Devi sapere, piccola, che fin'ora solo tua zia è riuscita a vedermi... di solito gli spiriti sono invisibili, no?»
«Solo se non ci credi» gli rispose lei candidamente
«Sembra proprio tu abbia ragione» confermò felice, poi si mise in ascolto «A quanto pare siamo molto sotto, i tuoi amici non riusciranno a liberarci. Come ti senti adesso?»
Freja annuì, il dolore e lo spavento spariti «Bene, ho solo un pò freddo»
Lo Spirito dell'Inverno imprecò fra sé, era davvero poco vestita per poter resistere a lungo alla temperatura interna della sua bolla ma scioglierla avrebbe significato condannarla sotto alle macerie. Non poteva neanche stringerla perchè, con il suo corpo gelido, avrebbe solo peggiorato la situazione: doveva chiamare aiuto e doveva farlo subito. Con un cenno del capo richiamò il coniglio di neve, non ci fu bisogno di parole, quello annuì e scomparve nell'oscurità.
«Non preoccuparti, Bunny andrà a chiamare tua zia e presto potrai scaldarti alla luce del sole» vedendo l’insorgere di uno sbadiglio, si affrettò ad aggiungere «Perché, intanto, io e te non giochiamo a qualcosa?» l’entusiasmo con cui Freja accolse la sua proposta lo rincuorò, non rimaneva che sperare il messaggio raggiungesse al più presto il destinatario.

 

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    Elsa, in preda all’angoscia, ricevette l’ennesima risposta negativa in merito alla presenza di sua nipote: Freja sembrava essersi volatilizzata nel nulla. La contemporanea assenza di Olaf e Sven aveva mitigato la paura ma, visto il lungo tempo passato senza avere loro notizie, la situazione cominciava ad essere preoccupante.
Anna aveva messo a soqquadro ogni angolo del castello, mentre Kristoff si era precipitato al villaggio, avevano chiesto l’aiuto di guardie e servitori ma a niente era servito.
La regina tornò in giardino, avrebbero potuto saltare fuori in qualsiasi momento quegli incoscienti, ma non fu loro che trovò «Ciao Bunny, purtroppo non è un buon momento»
Il piccolo coniglio ignorò il suo tentativo di liquidarlo, anzi, le morse l’abito e tirò «Non posso vedere Jack, stiamo cercando Freja, non si trova da nessuna parte»
Proprio in quel momento arrivò di corsa la principessa «Niente, è come se si fossero volatilizzati» esalò sull’orlo delle lacrime.
La creatura di neve sbattè le zampone a terra, irritata. Anna la notò «Elsa, non mi sembra il momento di perdersi in magie»
«Non l’ho creato io» confessò la regina, strano, non l’aveva mai visto così indisposto… senza contare che Jack non sembrava essere nei paraggi «Tu sai dov’è, non è vero?» capì, trovando risposta affermativa.
La sorella non aveva tempo di meravigliarsi «Portaci da lei!»
Bunny si librò nell’aria facendo del suo meglio per far capire alle due donne che non sarebbe stato un viaggio veloce, incredibilmente loro intuirono al volo «Ai cavalli, presto» incitò la più giovane.
Di corsa, al fianco dell’altra, Elsa si sentì in dovere di chiedere «Vuoi avvisare Kristoff?»
Anna negò con la testa «E’ al villaggio, ci vorrebbe troppo tempo. Prima andiamo, prima torneremo da lui a tranquillizzarlo» lanciò un’occhiata al coniglio davanti a loro che, ancora, non aveva smesso di fare strani balletti «Ma credo che avremo bisogno dell’aiuto  di qualcuno di forte»
La regina tirò la bocca di lato, decisa «A quello lascia che ci pensi io»

 

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    Jack passò rapidamente una mano sul volto della bimba ranicchiata sul terreno, ormai incapace di resistere alla stanchezza dell’ipotermia «Parlami piccola, non ti addormentare» ma in risposta ottenne solo un leggero mugolio. Non aveva mai odiato così tanto, come in quel momento, il fatto di essere lo Spirito dell’Inverno, se solo ci fosse stata Tara lì con lui… ma certo, Tara! Poco importava se ciò significava farle scoprire ogni cosa, lei avrebbe di sicuro potuto scaldarla appena fuori di lì. Si concentrò e le inviò la sua richiesta d’aiuto. Certo, lo Spirito dell’Estate era incline alla rabbia e ligio al dovere ma Jack lo sapeva: non avrebbe permesso, mai e poi mai, che una bambina potesse perdere la vita in quel modo.
Rumori cominciarono ad arrivare dall’esterno e l’estrema pressione che opprimeva la sua cupola si allentò. I suoi occhi scintillarono, li chiuse: la bolla di neve cominciò a tremare e, nello stesso istante in cui li riaprì, scoppiò.

   
    Avvertito il cambiamento nell’ammasso di neve che, evidentemente, proteggeva Freja, Elsa si lanciò sulla sorella, intimando a Olaf, Sven e al gigante Marshmellow di fare altrettanto. Un attimo dopo, quella esplose, spazzando via in un colpo le ultime pietre rimaste. Opera di Jack senza ombra di dubbio.
Rialzato il capo lo trovò accovacciato, senza esserle troppo vicino, al corpicino della nipote sdraiato sul terreno, la sua aria era greve «No!»
Ma il suo sussurro venne completamente sovrastato dall’urlo incontrollato di Anna che si precipitò ad abbracciare la figlia: era gelida.
«Tesoro mio» disse fra i singhiozzi, cercando di darle tutto il calore di cui fosse capace «Elsa, è quasi congelata»
La regina fu subito al suo fianco, si tolse il mantello ma non riuscì neanche a poggiarlo sulla nipote che una folata di torpore invase tutte e tre: un profondo chiarore si fece largo su di loro, quando questo sparì, Freja aveva ripreso calore. Aprì gli occhi «Mamma!» esclamò, prima di scoppiare in un pianto a dirotto, rifugiandosi fra le sue braccia.
Elsa tirò un sospiro di sollievo.
«Mi spiace» esalò contrito lo Spirito dell’Inverno «Non ho potuto tenerla al caldo»
Lei sorrise, la preoccupazione finalmente svanita «Se non fossi intervenuto con la tua magia non avrebbe avuto scampo sotto alle macerie e, immagino, tu abbia chiesto aiuto alla tua amica Estate per questo, giusto?» lo incoraggiò, posando una mano sul suo avambraccio.
«Io vi uccido!» la voce alterata della principessa bloccò ogni possibile risposta dell’altro, infuriata come non mai con il pupazzo di neve e la renna, lanciatisi in un abbraccio di gruppo della bambina finalmente in salvo.
«Non arrabbiarti con loro, mamma» cercò di rabbonirla la piccola «E’ stata una mia idea quella di venire a trovare Granpapà, loro mi hanno solo accompagnato. Sto bene, Jack mi ha salvato»
«Jack?» chiese l’altra non capendo.
«Sì, mamma» le confermò Freja «E’ qui vicino a zia Elsa, sono amici»
Anna sgranò gli occhi, a fianco della sorella non c’era proprio nessuno, cominciò a temere seriamente che la figlia potesse aver preso un preoccupante colpo in testa durante la caduta, tant’è che le palpò la testolina bionda per sicurezza.
«Non mi vede» constatò mesto lo spirito.
La regina aumentò la stretta sul suo braccio, reindirizzando la sua attenzione altrove «Ma loro sì»
Il trio composto da Olaf, Sven e Marshmellow, infatti, lo stava guardando pieno di meraviglia: a chi era fatto di magia e chi di magia ne era attorniato, in aggiunta al tipico sesto senso animale, era bastato distogliere un attimo l’attenzione dalla loro giovane amica per notarlo subito.
La minore delle sorelle, però, era ancora smarrita «Si può sapere perché siete a bocca aperta voi tre?» poi, si girò verso la maggiore, trovandola in una strana posizione «E tu…»
«Uffaaa!» proruppe la bambina, saltando in piedi «Zio Marsh è un gigante di neve, Olaf è un pupazzo di neve parlante» spiegò, schiacciando le gote paffute del suo amico «Zia Elsa fa continuamente magie. Perché non credi allo Spirito dell’Inverno?»
«Lo Spirito dell’Inverno?» ci ragionò su la principessa, sbattendo gli occhi «Colui che porta l’Inverno?» chiese, trovando conferma nello sguardo acceso della figlia. Tornò a guardare il trio di fianco a lei, poi, si voltò nuovamente e, finalmente, lo vide. Lo squadrò da capo a fondo, lì vicino alla sorella, di cui notò lo sguardo e la mano stretta sul suo braccio «Oh, cavolo!»





Come sempre, grazie per essere giunti fino a qui.
Ancora una volta colgo l'occasione di ringraziare chi legge e chi ha la bontà di lasciarmi una sua impressione su questa storia.
evil65, come vedi, ho seguito il tuo consiglio :)
Insomma, la vista di Jack non è più prerogativa solo di Elsa. Ho voluto mantenere il concetto che c'è ne "Le 5 Leggende", ossia,  lo vedi se ci credi :) Spero di non aver deluso con questa scelta un po' banale.
Un'ultima piccola precisazione: quando Freja dice a Jack di averlo già visto, si riferisce alla mia precedente shot "Di somme e palle di neve".
Alla prossima
Cida

  
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