Primo Capitolo:
Deìpnon
«
Χιονοβλεφάρου
πάτερ Ἀοῦς,
ῥοδόεσσαν
ὃς ἄντυγα πώλων
πτανοῖς
ὑπ' ἴχνεσσι διώκεις,
χρυσέαισιν
ἀγαλλόμενος κόμαις,
περὶ
νῶτον ἀπείριτον οὐρανοῦ
ἀκτῖνα
πολύστροφον ἀμπλέκων,
αἴγλας
πολυδερκέα πάναν
περὶ
γαῖαν ἅπασαν ἑλίσσων.
ποταμοὶ
δὲ σέθεν πυρὸς ἀμβρότου
τίκτουσιν
ἐπήρατον ἁμέραν.»
Prima
ancora che Bakugō riuscisse a riemergere completamente dal nero
baratro dell'incoscienza, si soffermò ad ascoltare per un tempo
indeterminato -minuti, ore... forse giorni interi-
il melodioso canto di un ragazzo, reso ancor più celestiale
dall'accompagnamento di uno strumento a corda, forse una cetra. Non
conosceva la lingua, né a chi fosse rivolto quell'inno che percepì
come sacro, però rimase ugualmente incantato da quel puro e semplice
virtuosismo.
Certo,
di quando in quando il giovane si fermava, rifletteva, correggeva
l'intonazione e rifletteva di nuovo, finendo per sospirare e
ricominciare daccapo; tuttavia per il Drako era ugualmente perfetto,
la dimostrazione che l'arte era davvero un linguaggio universale.
Poi,
d'un tratto, sopraggiunse il flusso di coscienza.
Uno
ad uno, i ricordi della sua morte riaffiorarono sempre più chiari,
sempre più nitidi.
Senza
riflettere, scattò in piedi.
Ma
prima che le sue gambe potessero rispondere al comando, il suo fisico
lo paralizzò in uno spasmo straziante, che gli tolse il respiro.
« Merda!» in un lamento, ricadde su un fianco e iniziò a contorcersi su se stesso, finendo inevitabilmente in un circolo vizioso di puro tormento « Fanculo! Fan-cu-lo!»
Era
un drago, per la miseria.
I
suoi antenati avevano combattuto battaglie.
Guerre.
Lui
invece si lamentava come una ragazzina in preda ai dolori mestruali.
Fanculo.
Quando
le fitte iniziarono ad attenuarsi, s'accorse del profondo, tombale
silenzio: il ragazzo canterino probabilmente era fuggito
terrorizzato.
E...
sì, provò in fondo un po' di dispiacere.
Aprì
gli occhi e per poco non sobbalzò di nuovo: davanti a lui, una
ciotola.
« Si può sapere dove cazzo mi trovo?»
Nessuna
risposta.
Quella
ciotola ancora lì, colma di latte e... oppio? Anche se al suo
olfatto di Drako aveva una fragranza decisamente più zuccherina.
La scansò in ogni caso con un gesto sbrigativo della mano, ma fu nuovamente
assalito dai demoni del tormento.
«
Πίνεις,» il giovane però insistette e avvicinò ancora la
coppa, dimostrando una pazienza proveniente da un altro mondo.
«
Non mi drogo.»
«
Πίνεις,»
«
L'oppio è fottutamente illegale, capisci?»
«
Πίνεις,»
No,
non era paziente: era solo dannatamente testardo.
Ma
anche Bakugō non scherzava in fatto di cocciutaggine e decise di
dimostrare a quel maledetto usignolo il suo sguardo più truce, per
allontanarlo una volta per tutte.
Era
la storia della sua vita, in fondo: aveva un aspetto e degli
atteggiamenti talmente minacciosi che alla fine poteva contare sulle
dita di una mano la gente che riusciva a stargli attorno.
Amici.
Essendo però fortemente restio a sentimenti tanto melensi,
tendeva a liquidare la questione con un semplice “gentaglia”.
« Πίν-...» il ragazzo canterino interruppe l'emissione d'aria a metà del verbo, quando il giovane Drako gli puntò addosso quello sguardo cremisi, inizialmente feroce.
Poi,
mutò in stupore.
Paura.
Risentimento.
Ed
infine odio.
La
coppa volò e si rovesciò a terra, andando in frantumi.
Bakugō
ritrasse la mano colpevole e fissò con puro risentimento il ragazzo
ormai lontano, intento a sistemare la sella di un bianco cavallo
alato.
Fottuto
Angelos.
Il
lento crepitio delle fiamme.
Non
poteva restare lì.
Calata
la notte -che poi “notte” era un eufemismo, visto che l'unica
differenza con il giorno era l'intensità delle ombre-, decise di
partire armandosi alla bell'e meglio con tutto ciò che riuscì a
reperire in quella grotta.
I
suoi movimenti erano dannatamente impacciati, non solo per colpa dei
muscoli sofferenti, ma anche per quell'assurdo vestiario che si era
ritrovato addosso: morbide pellicce, guanti spessi, stivali in cuoio
imbottiti, una sorta di poncho in lana e, soprattutto, una
terribile tunica, un tipo di vestiario tipicamente femminile.
Era
goffo, pesante, limitato nei movimenti e assolutamente ridicolo.
Però
non sarebbe rimasto in quella trappola un solo minuto in più: gli
Angeloi erano un branco di assassini spietati.
Chissà
cosa succedeva nel cuore di quelle fottute montagne.
E
poi... era proprio colpa degli Angeloi se si trovava in quello stato.
Fece
un profondo respiro, sfiorò la pietra draconica sottopelle,
incastonata nel mezzo della gabbia toracica.
Doveva
calmarsi.
In
quelle condizioni, la sua trasformazione non sarebbe durata per più
di qualche minuto, per cui avrebbe dovuto raggiungere il confine
nella più totale segretezza.
Non
sarebbe stato difficile, nel buio pesto.
Così,
ignorando la stanchezza del proprio fisico, pensò di mettersi in
marcia facendo affidamento su quelle noiosissime lezioni di
geografia.
Era
tutto sotto controllo.
Non
era un continente enorme, pieno di catene montuose tutte uguali.
Non
era talmente perso da non riuscire nemmeno più a distinguere il nord
dal sud.
Non
era...
Sì,
in effetti era un vero e proprio Inferno.
Leggeri
passi sulla neve.
Come
previsto, non trascorse troppo tempo dal ritorno dell'usignolo
diabolico
L'Angelos
dalla lunghissima chioma mezza rossa e mezza bianca entrò nella
grotta, stringendo tra le braccia un sacchetto misterioso. Le sue ali
di pura energia eterea -l'una cremisi, fiammeggiante, mentre
l'altra bianca, la cui luce si rifrangeva in un modo particolare,
tanto da sembrare una costellazione di cristalli di ghiaccio- si
muovevano ad un ritmo armonioso, simili a onde che s'infrangevano
sulla spiaggia.
Avanzò
lentamente fino a fermarsi davanti ai cocci della ciotola
finemente decorata.
Si
chinò e iniziò a raccoglierli.
Sempre
lentamente.
Con
tutta la calma del mondo.
« Fermo.» Bakugō, alle sue spalle, gli puntò un frammento acuminato alla gola « Fermo. Ho detto.»
L'Angelos sospirò, ma non si oppose.
« Ora sei mio prigioniero, hai capito?!» il Drako gli legò i polsi con la corda del vecchio strumento che il ragazzo aveva dimenticato lì.
Un
errore fatale.
Dopo avergli stretto anche le caviglie, si allontanò di qualche
passo, senza distogliere mai lo sguardo.
«
Posso trasformarmi in drago quando voglio, per cui non fare scherzi.»
mentre parlava, si avvicinò lentamente all'involucro misterioso «
Cos'è? Eh?»
«
Δεῖπνον.»
«
Deípnon?» Bakugō estrasse dal sacchetto di cotone una scatola e il
solo odore lo lasciò perplesso, oltre che con l'acquolina in bocca «
La cena?»
Il
giovane ostaggio annuì.
Il drago scoperchiò
il contenitore e vide carne, tanta carne.
Qualche
verdura un tempo pallida, ora nera come il carbone.
E
persino un paio di dolcetti.
« Stai scherzando, vero?»
Silenzio.
Era
ovviamente una trappola: quel sicario voleva avvelenarlo, puntando al
suo stomaco ormai completamente vuoto.
Con
un coltello spuntato, a fatica, riuscì a ritagliare una
piccola porzione di una bistecca e l'avvicinò alle labbra sottili
dell'assassino prigioniero.
« Mangia. Poi mangerò io.»
L'Angelos,
dopo un ennesimo sospiro, accettò di essere imboccato.
E
masticò.
Masticò.
Masticò.
Si
preparò a deglutire.
Ma
prima masticò un altro paio di volte, cercando di mantenere
quell'innata compostezza.
Poi,
sforzando la gola, inghiottì la porzione.
Bakugō
attese qualche attimo, picchiettando il coltello sul legno della
scatola. Quando fu certo della totale assenza di qualsivoglia tossina, iniziò a
mangiare il resto della bistecca.
In
effetti, sotto ai denti era tenace quanto la suola di una scarpa.
Ma
aveva fame, troppa fame, quindi per quella volta non si lamentò
troppo, limitandosi solo a qualche insulto indirizzato al misterioso
cuoco incapace.
E
così continuò la cena:
prima
l'Angelos assaggiava i piatti,
poi
Bakugō finiva il resto.
Quando
anche l'alcol iniziò a scorrere in egual misura nei corpi dei due
giovani, Bakugō approfittò della distrazione momentanea
dell'Angelos, fermo a fissare il crepitio delle fiamme, per osservare
le ombre che danzavano su quel viso perfettamente diviso -ancora una
volta- a metà: un lato chiaro, privo di imperfezioni,
dannatamente puro, un lato invece lasciato nelle tenebre, sfregiato,
in cui spiccava l'inquietante bagliore di un occhio azzurro.
Perché?
Perché lo stava aiutando?
C'era
sofferenza nel suo sguardo. Una leggera sfumatura di tristezza.
La
sua mente -forse, anzi sicuramente per colpa dell'idromele-
gli proiettò immediatamente l'immagine di un animale braccato,
rabbioso ma al contempo consapevole di essere ormai vicino al
trapasso.
Ogni
tanto muoveva impercettibilmente le dita, richiudendole per qualche
frazione di secondo in un pugno, prima di distenderle ed ancorarle di
nuovo alle braccia.
« Katsuki Bakugō.»
L'Angelos
alzò il capo, confuso.
Bakugō
non avrebbe sprecato altro fiato per ripetersi: con molta
probabilità, infatti, quel sicario prigioniero non aveva capito,
dopotutto si trattava di un'altra lingua, quel nome poteva essere
anche una frase qualunque, un'imprecazione, un...
« Shōto Todoroki.»
Il
Drako sbuffò roco, un respiro che parve profondo quanto un soffio di
fuoco.
Quell'Angelos
era dannatamente testardo, sì.
Ma
anche sveglio.
In
fondo.
Fine Primo Capitolo!
Lingua
italiana: partiamo con lo
spiegone (yeeeeeah). Tendenzialmente i capitoli di questa storia
avranno sempre un POV incentrato su un singolo personaggio (questa
frase si sminchierà già nel prossimo capitolo, non preoccupatevi,
ma quello è un caso moooolto
particolare). Questo personaggio penserà, agirà e parlerà in
italiano. Quindi, se qualcuno si aspetta ancora un capitolo con
Todoroki come protagonista scritto interamente in greco antico... mi
dispiace, ma voglio vivere.
Lingua
greca fantasy: niente da
aggiungere. Solo che sarà un utilizzo molto fantasy della lingua
greca antica, quindi tu, dico a te col forcone, sì... ecco...
risparmiami.
POV:
sempre parlando di Point of View, non sempre quello che
vedono/pensano i personaggi è la verità assoluta. Questa cosa è
un'arma a doppio taglio. Per me. Perché so che mi sto incasinando la
vita.
[…]
una ragazzina in preda ai dolori mestruali:
mi dissocio, ovviamente. Io, senza un antidolorifico, non arrivo viva
al secondo giorno.
Χιονοβλεφάρου
πάτερ Ἀοῦς...: antico
inno al Sole attribuito a Mesomede di Creta.
Πίνεις:
bevi.
Pietra
draconica: alloooooora... sono un'amante della saga di Fire
Emblem, per cui... niente, visto che ho ripreso a giocare Awakening
dopo tanto tempo, ho aggiunto questo particolare. Con la differenza
che la pietra si trova all'interno del corpo del Drako.
Angolo
dell'Autrice:
*accende
un fiammifero* chi è ancora vivo dopo l'inizio traumatico di questo capitolo, batta un colpo (semi-cit.)
Allora,
ben ritrovati in questo piccolo angolo di mondo. Sono contenta che abbiate
aggiunto questa storia alle preferite/seguite! Per me vuol dire
tanto!
E
sono contenta che anche il regalo di compleanno alla fine sia stato
apprezzato. È una tradizione di questo account, ormai, e ci tenevo a
rispettarla!
Anche
se nulla di quel che scriverò riuscirà a eguagliare la bellezza del
famosissimo quadro “Nascita di Shigaraki” di Botticelli (o
forse sarebbe meglio della Botticella). Davvero, grazie mille!
L'ho messa immediatamente come copertina di Facebook.
Stupido,
sexy Shigaraki.
Parlando
invece della storia, beeeeeh... io scrivo principalmente per
divertirmi e infatti in generale questa fanfic avrà dei toni molto sopra
le righe. Ovviamente, a volte interviene la mia lettrice silenziosa
che, leggendo alcune parti del capitolo, mi da il suo parere ed io,
dopo aver sentito il suo punto di vista, tengo o modifico l'idea.
Perché
a volte sono idee mooooolto estreme.
Talmente
estreme che mi piange il cuore toglierle.
Però
è per il bene della coerenza.
Io
sto ancora soffrendo per la scena del bagno pulito, con Chisaki che
esce tutto soddisfatto e si ritrova tutti quelli della League of
Villains ad aspettare il turno. Lo so, è talmente OOC che fa il
giro e diventa IC, però, ecco, io ho un debole per queste cose.
Tutto
questo per prepararvi a ciò che accadrà nei prossimi capitoli.
Ci
sentiamo presto!