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Autore: holyground    28/04/2020    3 recensioni
Madam (2017) AU
Lady Leia è tremendamente superstiziosa, e quando si rende conto che alla sua tavola sono presenti tredici ospiti decide che Rey, una delle cameriere di Alderaan House, farà da quattordicesimo. E tutto per colpa di lord Benjamin.
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«Non funzionerà mai.» commentò Ben, brutalmente onesto. Leia gli schiaffeggiò un braccio.
«Non abbiamo bisogno del tuo pessimismo.»
«Se davvero vuoi portare avanti questa sceneggiata, la ragazza deve essere istruita.»
La ragazza. Il distacco con cui lo disse la fece sentire in imbarazzo, con un senso di vergogna che le strisciava addosso.
«E immagino che l’unico che reputi in grado di farlo sia… tu.» replicò Lady Leia.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Han Solo, Kylo Ren, Principessa Leia Organa, Rey
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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  Mrs. Holdo le aveva raccolto i capelli, adornandoli con una nastro dorato che riprendeva i ricami del vestito. Le sue labbra erano dipinte di un rosso cremisi, che le conferiva un’aria drammatica e decisamente più adulta. Sembrava una di quelle donne che sapevano sempre come comportarsi e cosa dire, quelle che attiravano gli sguardi degli uomini semplicemente esistendo. Doveva ammettere che si sentiva già più sicura di sé, tutto grazie al trucco e ai capelli e al vestito. L’abito sembrava esserle stato cucito addosso. Rey ebbe bisogno di un momento per riprendersi dopo essersi vista allo specchio.

  «Forse non è del tutto senza speranza.» commentò una voce profonda. Lord Benjamin era entrato silenziosamente nella stanza, e ora stava osservando il riflesso di Rey nello specchio. Il suo sguardo scuro catturò quello di lei attraverso lo specchio. Sembrava un gesto intimo, proibito, indegno di testimoni. Rey impiegò un secondo di troppo ad abbassare gli occhi.

  «Ma certo che no!» commentò Leia. «Sarà perfetta.»

  «Vedremo.» replicò Ben, facendo correre di nuovo lo sguardo sulla ragazza.

  «Bene, farò meglio ad andare. Gli ospiti saranno qui a momenti. Rey.» Leia le prese le mani, sorridendole incoraggiante. «Ti lascio nelle mani di Benjamin.» Poi lanciò al figlio uno sguardo di avvertimento e lasciò la stanza seguita da Rose e Mrs. Holdo.

  Rey continuava ad osservare la propria immagine nello specchio, scioccata dal fatto che fosse lei, e non si accorse degli occhi di Lord Benjamin che correvano avanti e indietro sulla sua figura.

  «Preparati ad una serata di ipocrisia e bigottismo.» le disse lui avvicinandosi. Davvero troppo vicino. Più di quanto fosse opportuno.

  «Hai perso la lingua, per caso?» le chiese con tono saccente. «Dovrai essere molto più affabile di così, stasera.» Incrociò le braccia sul petto, e il gesto evidenziò le sue forme sotto la camicia. Non portava la giacca, ovviamente. Quell’uomo sembrava incurante di ogni regola del buon costume.

  «La mia lingua sta benissimo.» rispose infine Rey, con voce colma di stizza. 

  Non è così che ci si rivolge al proprio padrone, si rimproverò.

  Lord Ben ghignò, facendola sentire come se stesse ridendo di lei.

  «Bene.» replicò.

  Con un gesto brusco, Ben si frappose fra lei e lo specchio, interrompendo il suo contatto visivo con il proprio riflesso e costringendola a portare lo sguardo su di lui.

  «Voglio essere onesto.» le disse. «Forse ti aspetti di vivere un sogno stasera, forse ti senti una sorta di Cenerentola moderna, ma credimi: questa sarà una delle serate peggiori della tua vita.»

  Rey aggrottò le sopracciglia. Avrebbe voluto replicare, ma le parole non venivano fuori – e comunque, lui non gliene diede l’opportunità.

  «Sarai circondata dalle persone più superficiali che esistono. La falsità è un requisito fondamentale per entrare a far parte dell’élite inglese. Ti faranno a pezzi.» sibilò, e Rey non riusciva a distogliere lo sguardo dai suoi occhi, scuri e crudeli, e dalle sue labbra, piene e invitanti.

  «Sei una novità, quindi vorranno sapere tutto di te. Soprattutto i particolari scabrosi.» disse ghignando. Il modo in cui parlava lo faceva sembrare cinico e falsamente divertito da tutto.

  «Dunque, dimmi. Da dove venite, Miss Kenobi?»

  Quello non è il mio nome, ebbe l’impulso di rispondere. Lei non aveva un nome, non l’aveva mai avuto, e adesso se ne era ritrovato uno tra le mani – ma era valido solo per una serata.

  «Io non…» Rey balbettò scuotendo la testa, confusa.

  «Dove avete conseguito la vostra educazione? Una governante ben preparata? Oxford, forse?» continuò lui, attaccandola con le sue domande, incurante del fatto che a lei sfuggissero le risposte.

  «Cosa ne pensate di Parigi? Di certo avete visitato la Francia almeno una volta nella vita. Non trovate Londra terribilmente tediosa in estate? Meglio passare la stagione a Parigi.» Il tono dell’uomo si inaspriva sempre più, e Rey iniziò a pensare che non ce l’avesse davvero con lei, ma tutte quelle domande senza risposta continuavano a metterle soggezione. Fece un passo indietro per riprendere fiato – sentiva le guance roventi e il vestito sembrava imprigionarla –, ma lui la seguì, avvicinandosi troppo troppo troppo.

  «E come mai non siete fidanzata? Una giovane donna come voi dovrebbe avere almeno una decina di pretendenti. È forse a causa della vostra dote? Non è abbastanza consistente? Oh, che terribile inconveniente, i vostri genitori avrebbero dovuto pensarci…»

  «Basta, vi prego!»

  Rey si voltò per sfuggire ai suoi occhi e alle sue parole, e si ritrovò schiacciata contro un muro, mentre l’uomo che le torreggiava alle spalle ansimava come se avesse appena lottato con un demone. Lord Benjamin si ricompose; il suo sguardo inquieto correva su quella piccola figura senza riparo che gli stava davanti.

  «Perdonami, Rey. Non so cosa mi sia preso.»

  Lei si voltò con cautela, ma non osò incontrare il suo sguardo – forse per timore di non trovarvi sincerità.

  «Io non conosco le risposte a queste domande.» mormorò. «Non ho genitori. Sono cresciuta in un orfanotrofio e poi per la strada. Vengo dal niente.» Gli occhi le si erano riempiti di lacrime, ma non voleva che lui lo vedesse. «Non sono mai stata in Francia, non ho una dote, so a mala pena leggere. Ma voi questo lo sapete già.» Finalmente, trovò il coraggio di sollevare il volto. «Per cui, vi prego, non umiliatemi ulteriormente. Insegnatemi ciò che devo sapere per sopravvivere a questa serata, ed entrambi saremo liberi di tornare alle nostre vite.»

  Il petto di Rey si sollevava e si abbassava con ritmo irregolare, e Ben si ritrovò ad osservare il modo in cui il suo torace, solitamente coperto dall’austera divisa, era arrossato e ansimante, come un cuore in cerca di ossigeno.

  Rey non osò pensare che lo sguardo del giovane lord fosse ipnotizzato da quella vista, ma decise comunque di coprirsi con lo scialle. Poi si disse che quel calore che sentiva nello stomaco era solo imbarazzo, e non piacere.

  Ben si schiarì la gola, poi si mise ad osservare le pareti mentre Rey si sistemava lo scialle.

  «Ti consiglio di farti notare il meno possibile, parlare il meno possibile, e soprattutto bere il meno possibile.»

  Rey sollevò gli occhi, fissandolo attraverso lo specchio, un lieve rossore che le coloriva le guance. Lord Ben aveva di nuovo quell’espressione di scherno in volto.

  «Dubito che tu abbia mai toccato una goccia di alcol.» disse, ghignando. «Una brava ragazza come te…»

  Rey non rispose; riusciva solo a pensare a quella volta che, dopo una delle cene di Lady Leia, lei e Rose avevano deciso di assaggiare il vino che era stato servito durante la serata, rubando sorsi dai calici abbandonati degli ospiti. Lui, però, non poteva saperlo.

  «Come posso essere affabile se non posso conversare?» chiese Rey, sempre più turbata. Solo ora iniziava a rendersi conto della realtà della situazione. «E mi noteranno senza dubbio. Sono una novità, l’avete detto voi stesso. Non posso credere di essermi lasciata trascinare in questa faccenda. Vostra madre è…» Rey si interruppe prima di dire qualcosa di spiacevole sulla sua padrona, poiché non era sua intenzione, soprattuto non davanti a suo figlio.

  Lord Ben la sorprese, iniziando a ridere.

  «Credimi, lo so.» replicò. «So com’è mia madre.»

  «Milord, io non intendevo…»

  «Non farlo.»

  Rey sollevò le sopracciglia.

  «Non fare cosa?»

  «Non chiamarmi milord, stasera. Niente signore e niente riverenze, stasera. Tieni lo sguardo alto e la schiena dritta. Stasera… sei una mia pari.»

  Rey si sentì avvampare a quelle parole. Stasera, stasera, doveva tenere a mente. È solo per stasera. Non significa niente.

  «Io ti sarò accanto tutto il tempo.» le disse Ben. Come una promessa, come un giuramento. E Rey iniziò a sentirsi più sicura.

 

§

 

  Concordarono insieme la sua storia. Pochi e semplici fatti, in modo tale che Rey avrebbe potuto ricordarli facilmente – per il resto, avrebbero improvvisato. 

  Quando lui le offrì il braccio per scendere le scale e ricevere i primi ospiti, Rey esitò: nessuno l’aveva mai accompagnata sottobraccio – come una lady. Forse stava davvero iniziando a sentirsi una sorta di Cenerentola, nonostante ciò che Lord Solo aveva detto. 

  Mentre scendevano la scalinata, il vestito di Rey frusciava con un sibilo simile a quello della pioggia autunnale. All’ingresso del salone, vennero accolti da un leggero vociare: i pochi invitati già arrivati erano impegnati in conversazioni brevi e superficiali, che non sarebbero andate da nessuna parte. Rey avvertì un nodo allo stomaco e si fermò di colpo, certa che da un momento all’altro sarebbe svenuta. Ben si sentì tirare indietro quando lei si bloccò, e si voltò per assicurarsi che non fosse svenuta davvero.

  «Rey. Guardami.»

  Lei obbedì, ma i suoi occhi erano irrequieti, correvano sul volto dell’uomo come inseguiti.

  «Non posso farlo.» mormorò. «Se ne accorgeranno tutti. Io non sono niente, vengo dal niente, non posso fingere il contrario. Su certe cose non si può mentire.»

  «È vero, vieni dal niente.» concordò lui, e Rey finse di non essere ferita. «Ma non sei niente. Sei tutte le cose che hai affrontato e che ti hanno condotto fino a qui.»

  Rey lo guardò ammirata.

  «Quando siete diventato così saggio?» replicò, schernendolo solo un po’.

  Lui però non rispose: distolse lo sguardo e le sue labbra si curvarono leggermente verso il basso. Rey lo aveva sentito dire: la guerra cambia le persone. Ma non lo aveva mai visto personalmente.

  Gli toccò leggermente il braccio per attirare la sua attenzione, perché sembrava essersene andato in un posto lontano – lontano miglia, lontano anni.

  «Sono pronta.»

  Lui la studiò per un momento. Rimanere immobile sotto quello sguardo era una prova di volontà.

  «Lo sei davvero?»

  Rey addrizzò le spalle, sollevò il mento e assunse un’espressione spavalda. Lui colse quella trasformazione, e le sorrise complice. Rey aveva lo stomaco annodato, ma nessuno se ne sarebbe accorto.

  Nel salone le furono presentati i primi ospiti: Lord Skywalker, fratello di Lady Leia, un uomo all’apparenza scontroso e solitario, che continuava a lanciare occhiate di fuoco al braccio di Rey posato su quello di Ben; la contessa Kanata, una donna tanto piccola quanto impetuosa, che non si fece problemi a domandare che tipo di relazione intercorresse tra Rey e Ben («Oh, Rey è una cara amica di famiglia.» aveva risposto Leia per loro.); il marchese Charles Béquèr, un nobile di origini francesi che ancora si rifiutava di adottare la lingua del paese in cui viveva da più di vent’anni (Rey riuscì a impressionarlo con la sua limitata conoscenza del francese, dovuta a quella volta che Leia aveva ospitato per cena i più promettenti artisti francesi del secolo). 

  Con grande ritardo, Lord Solo fece finalmente la sua apparizione, accompagnato da un amico di vecchia data, Lord Calrissian. I due lord erano scortati da Finn, il giovane autista dei Solo, che, quando vide Rey vestita come una nobildonna e attaccata al braccio del giovane Solo, urtò i due signori che lo precedevano (si scusò profusamente e si ritirò, continuando a guardare Rey con occhi sbarrati).

  «Benji!» esclamò Lord Calrissian. «Vieni a salutare zio Lando.»

  «Te l’ho chiesto fino allo sfinimento, zio Lando. Non chiamarmi Benji.» replicò Ben.

  «Come vuoi tu, Benji.»

  Rey era abbastanza vicina a Ben da cogliere il suo ringhio; fu talmente inaspettato che scoppiò a ridere.

  «E chi sarebbe questa signorina?» chiese Lord Calrissian, ammiccando verso di lei. Le prese una mano per baciarla. Quell’uomo trasudava fascino, e Rey si ritrovò le guance in fiamme. Fascino e spavalderia.

  «Non dirmi che finalmente hai accalappiato una moglie.» continuò Calrissian. Poi, sempre tenendole la mano, mormorò verso Rey: «Scappate finché siete in tempo, miss. Benji non è tipo da matrimonio. Ma io potrei fare al caso vostro…»

  «No, zio Lando.» lo interruppe Ben, riprendendo la mano di Rey per liberarla dalla stretta del Lord. «Lei è Reyna Kenobi. Nipote di qualche grado del prozio Kenobi.» la presentò vagamente. 

  In quel momento Rey notò l’espressione di Lord Han: aveva gli occhi spalancati e le sopracciglia aggrottate – sicuramente aveva riconosciuto Rey, e sicuramente aveva già capito che la moglie aveva a che fare con quella situazione.

  «Padre.» lo richiamò freddamente Ben. «Ricordi Rey? Passava sempre le estati con noi quando era più piccola.»

  Han si riscosse.

  «Certo, come no. Come dimenticare Rey… nipote del prozio Kenobi.» commentò l’uomo. Poi si rivolse all’amico: «Vieni. Mia moglie non vede l’ora di rivederti.»

  Lord Calrissian lo seguì, ridendo.

  «E io non vedo l’ora di rivedere lei.»

  Quando furono abbastanza lontani, Rey e Ben lasciarono andare un sospiro.

  «Non è stato troppo terribile.» commentò lui. «Vero?»

  Rey si limitò a guardarlo seccata.

 

§

 

  Presto arrivarono gli altri ospiti, e Rey si ritrovò coinvolta in una miriade di presentazioni: Lord Hux e Lady Phasma, tanto freddi quanto alti; l’ufficiale Dameron, affascinante e carismatico, che continuava a lanciare occhiate all’autista dei Solo (e, con sorpresa di Rey, Finn stava sfacciatamente ricambiando); infine, l’ammiraglio Snoke e sua nipote, Bazine Netal. L’arrivo degli ultimi due ospiti aveva portato con sé una gelida corrente che, nonostante il caminetto acceso del salone, faticava a dissiparsi.

  Rey non poté fare a meno di notare le occhiate apertamente ostili che Snoke iniziò a lanciarle dal momento in cui la vide avvicinarsi con Ben.

  «Ammiraglio.» salutò freddamente Ben. «Miss Netal.» 

  Fece poi un leggero inchino per posare le labbra sulle nocche dalla ragazza. Rey seguì i suoi movimenti con un’attenzione clinica che non si addiceva affatto ad una cameriera.

  Ma non sei una cameriera, non stasera, ricordò a se stessa.

  «Permettetemi di presentarvi Miss Rey Kenobi, nipote del prozio Ben.»

  Bazine le offrì un sorriso tirato e un leggero inchino che Rey ricambiò. Snoke le prese la mano, e lei sperò non si accorgesse di quanto si fosse improvvisamente irrigidita: le dita dell’uomo erano come ghiaccioli. Portò la mano di Rey vicino alla bocca, ma non la sfiorò neanche. Rey non sapeva bene perché – in fondo, non desiderava alcun contatto con quell’uomo – ma si sentì offesa.

  «Non sapevo che Lord Kenobi avesse una nipote.» commentò casualmente Snoke, fissando Ben.

  «Sapete quanto sia riservato lo zio.» replicò Ben. Il suo tono era disinvolto, ma Rey lo avvertì irrigidirsi e stringerle più forte il braccio. «Non gli piace far sapere dei suoi affari.»

  Snoke sorrise, ma non c’era calore né sincerità nella sua espressione.

  «Se volete scusarci, vorremmo andare a salutare i padroni di casa.» disse Snoke, con cenno di congedo per Ben.

  «Miss Kenobi.» la salutò, ma non la degnò di uno sguardo.

  Rey e Ben li osservarono andare via, e solo allora la presa di Ben sul suo braccio si allentò.

  «È un uomo estremamente spiacevole.» commentò Rey. «Perché è così freddo nei miei confronti?»

  «Probabilmente ti percepisce come una minaccia» rispose Ben.

  Rey tese il collo per lanciargli un’occhiata.

  «Una minaccia? Io?».

  «Sono anni che Snoke cerca di legare la sorte della nipote alla mia.» iniziò a spiegare lui. «Non ha figli, quindi spera di procurarsi un matrimonio vantaggioso per Miss Netal. Vuole entrare a far parte di questa famiglia – non so quale affare in sospeso avesse con mio nonno. Per questo ti percepisce come una minaccia: sei una cara amica di famiglia, il tuo cognome ti assicura una dote cospicua, sei educata, e sei una donna bellissima.»

  In fretta – troppo in fretta – Rey distolse lo sguardo. All’improvviso l’ondata gelida portata dall’ammiraglio era scomparsa, e ora si sentiva le guance in fiamme.

  «L’ammiraglio Snoke vi teme, Miss Kenobi».

  Rey avrebbe potuto giurare che ci fosse un sorriso trionfante dipinto sul volto di Lord Benjamin Solo.

 

§

 

  Bellissima, aveva detto.

  Aveva anche detto cara amica di famiglia e cognome e dote cospicua, e in mezzo a quel mare di menzogne anche un complimento del genere sarebbe dovuto suonare falso.

  Tuttavia, Rey non riusciva a impedire che il rossore le colorasse le guance ogni volta che ripensava alle sue labbra mentre pronunciavano quella parola.

  Finalmente presero posto a tavola, e se non fosse stato per il braccio di lord Ben, cui era saldamente attaccata, avrebbe rischiato di inciampare nei propri passi per almeno tre volte. Non poteva perdersi nei propri pensieri, non quella sera (anche se quei pensieri promettevano il calore avvolgente dei sogni ad occhi aperti).

  Ben le scostò la sedia e la fece accomodare al tavolo. Quando entrarono le cameriere con le portate, Rose le rivolse un sorriso sbarazzino, e Rey la rimproverò con lo sguardo. La conversazione prese vita, ma Rey tenne lo sguardo basso sperando di passare inosservata, pregando che nessuno le chiedesse niente. Mrs. Holdo le servì il vino che Rey aveva prelevato dalla cantina, e Rose le servì l’arrosto che aveva contribuito a cucinare, e l’assurdità della situazione la fece ridere. Ben la osservò trattenere la risata, e le posò discretamente una mano sulla gamba per farla smettere. A quel gesto, Rey avvampò, visibilmente scossa, e lui ghignò. Ben le lasciò la mano sulla gamba un infinito secondo più del necessario.

  Rey si riprese scambiando due parole con il marchese Béquèr, mentre distrattamente sentì Leia lodare l’ultimo romanzo del figlio.

  «Ah, sì. La nostra Virginia Woolf.» commentò l’ammiraglio Snoke.

  «Avete letto Virginia Woolf, ammiraglio?» replicò quindi Ben, a cui non era sfuggito il tono di scherno dell’altro uomo.

«Ho provato.» rispose Snoke, più onestamente di quanto Rey si fosse aspettata. «Ma devo ammettere che la trovo estremamente tediosa. A tratti plumbea in maniera ingiustificata. Di certo non al livello di Henry James, ad esempio.»

«È un’opinione interessante, la vostra.» fece Ben. «Io la trovo brillante. Moderna; anzi, avanguardista. È persino troppo avanti per i suoi tempi. Tempi in cui una donna scrittrice è ancora considerata inferiore rispetto alle sue controparti maschili, nonostante abbia dimostrato ampiamente la propria superiorità.»

  Stavolta fu Rey a ghignare. Quello era il Ben che ricordava, il Ben che scriveva libri che amava, il Ben prima della guerra.

  «E voi, miss Kenobi? Avete letto Virginia Woolf?»

  Rey sollevò lo sguardo verso l’ammiraglio, che le aveva posto la domanda, con gli occhi sgranati e la bocca ostinatamente serrata. Si disse di stare calma, che lui non poteva sapere che lei aveva imparato a leggere solo da pochi anni e che c’erano libri che ancora trovava difficili. Sentì di nuovo la mano di Ben sulla gamba, ma stavolta fu per darle forza, per farle sapere che lui era lì accanto a lei.

  «No.» rispose infine, onestamente. «Ma condivido l’opinione di Benjamin sulle scrittrici. Il mio romanzo preferito è stato scritto da una donna.»

  «E quale sarebbe il vostro romanzo preferito?» Snoke stava ghignando, certo di averla messa con le spalle contro il muro.

  «Cime tempestose

  Rey non riuscì a trattenersi e si voltò per osservare Ben, ma lui la stava già guardando, così intensamente che la fece arrossire di nuovo. Possibile che lui ricordasse?

  La risata di Snoke catturò di nuovo la sua attenzione.

  «Un romanzetto per domestiche che tenta di darsi un tono con uno spropositato uso del tragico. Quella patetica storiella d’amore è il vostro romanzo preferito?»

  «Non è solo una storia d’amore. È la storia di una donna prigioniera delle convenzioni sociali, che rinuncia a se stessa per assumere il ruolo di moglie modello.»

  Adesso non ebbe bisogno di voltarsi per sapere che lord Benjamin la stava guardando: sentiva il suo sguardo su di sé, come se i suoi occhi volessero penetrarla.

  «Adesso mi direte anche che avete letto tutti i libri di Jane Austen.»

  «No, in effetti non li ancora ho letti.» replicò Rey, ora in qualche modo più sicura nel rispondere a quell’uomo sgradevole. «Ma non ho niente contro miss Austen. Credo che ogni donna che riesca a guadagnarsi da vivere con la propria scrittura sia da ammirare.»

  «Brindiamo a questo.» esclamò Leia sollevando il bicchiere e lanciandole un sorriso di incoraggiamento; gli altri commensali la seguirono, e finalmente la tensione si sciolse.

  Ma Rey sentiva ancora la mano di Ben sulla gamba. Lo sentiva che muoveva leggermente le dita, come per risvegliarle da un torpore. E Rey avrebbe voluto dirgli di togliere la mano, e che allo stesso tempo lui la lasciasse lì per sempre. E poi la mano di Ben iniziò a muoversi. Prima in basso, verso il ginocchio, e poi prese a risalire; lenta, insopportabilmente lenta. Calda ed elettrica. Rey rimase immobile, come se le stesse camminando addosso un insetto. Temeva che la mano continuasse a salire, temeva che la mano smettesse di farlo.

  E la mano saliva, saliva sempre di più, e adesso lui era completamente voltato verso di lei e neanche si preoccupava di nasconderlo. Ma erano a tavola con altri ospiti, erano a tavola con i suoi genitori, e lei era solo una cameriera che quella sera poteva giocare ad essere qualcun altro, qualcuno di più, qualcuno adatto a lui. Ma era solo un gioco, una finzione, e domani sarebbe svanita, polverizzata dalla luce del sole. Stava avendo un assaggio di ciò che avrebbe potuto avere se solo fosse stata un’altra persona. 

  Rey era diventata piuttosto brava a negarsi ciò che non poteva avere.

  Con uno scatto si alzò dalla sedia, mormorando delle scuse. Vide di sfuggita l’espressione turbata di Leia, e tutte le teste che si voltarono quando le gambe della sua sedia graffiarono il pavimento. Le mancava l’aria.

  Corse fuori dalla sala, e non aveva bisogno di voltarsi per sapere che Ben le stava correndo dietro.

 
  
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