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Autore: WitchAmbre    29/04/2020    0 recensioni
"Erano gli ultimi giorni del mese di Agosto e Severus si accingeva a preparare le sue cose per partire alla volta di Hogwarts. Mentre preparava il suo baule raccogliendo il necessario iniziava a realizzare che quello non sarebbe stato un anno come tutti gli altri.
Erano già un decennio che insegnava Pozioni nella Scuola di Magia e Stregoneria, ma quell'anno sarebbe stato del tutto diverso: il figlio di Lily avrebbe varcato la soglia della Sala Grande a breve e si sentiva terrorizzato."
Tutti noi conosciamo la storia di Harry Potter raccontata dal suo protagonista, e se adesso fosse raccontata da colui che ha protetto il bambino che è sopravvissuto fin dall'inizio?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Capitolo 2- La lezione di Pozioni


Era il primo venerdì dell'anno scolastico e quella mattina la lezione che avrebbe tenuto sarebbe stata per gli studenti del primo anno: Grifondoro e Serpeverde.
Non aveva mai capito perché si ostinavano a mettere insieme gli studenti di quelle due Case viste le ostilità che probabilmente risalivano alla fondazione della scuola.
Quei ragazzi riuscivano a punzecchiarsi come bambini a qualsiasi età.
La prima lezione del primo anno era sempre piacevole: adorava spaventare i nuovi allievi.
Il discorso era quasi sempre lo stesso ma funzionava ogni volta.
Iniziò a preparare tutto l'occorrente sul suo tavolo e non appena ebbe finito di sistemare l'ultimo ingrediente iniziarono a entrare gli studenti.
La sua aula non era come le altre del castello: la sua materia richiedeva un collocamento particolare, al riparo dalla luce del sole e dalle alte temperature o alcuni ingredienti si sarebbero rovinati diventando inutili, perciò le sue lezioni si tenevano in una cella dei sotterranei.
Non c'era da stupirsi delle espressioni di sgomento e a volte anche di preoccupazione che apparivano sui volti di quegli undicenni che varcavano per la prima volta la soglia della sua aula.
 
Aspettò che si sistemassero tutti guardandoli fissi e in modo particolarmente severo.
Detestava le perdite di tempo e i suoi allievi dovevano prenderne atto fin dal primo momento.
Iniziò con l'appello, come sempre, ma verso la fine dell'elenco si imbattè nel nome del ragazzo che non avrebbe affatto voluto nella sua aula.
E pensò di farglielo capire fin da subito.
"Harry Potter…la nostra nuova celebrità".
Si assicurò di pronunciare quell'ultima parola facendo trapelare una nota di disgusto.
Iniziò il solito discorso stando attento a parlare con la voce più bassa possibile.
Negli anni aveva capito che l'unico modo di tenere sempre alta l'attenzione di quei marmocchi non era alzare la voce, ma bensì parlare piano.
Dopo poche parole tutti lo fissarono spaventati e preoccupati.
Tutti i corsi prevedevano o lo studio pedissequo di noiosi tomi oppure comprendevano l'uso della bacchetta magica, ma il suo no.
Lo studio delle Pozioni richiedeva molta abilità e pazienza, ma soprattutto risultava sempre noioso a chi, come loro, smaniava di usare incantesimi e bacchette magiche.
Come se la magia non esistesse senza le bacchette.
Voleva essere quindi chiaro fin dall'inizio sulle difficoltà che avrebbero incontrato. O meglio, che avrebbe fatto incontrare loro.
Vide Potter agitarsi sul posto e guardare il suo vicino dai capelli rossi con aria perplessa perciò gli venne in mente un'idea.
Lo avrebbe interrogato.
Sapeva perfettamente che era cresciuto da babbano e che non sapeva quasi nulla del mondo a cui apparteneva ma era così dannatamente somigliante a suo padre che non seppe resistere.
"Potter!"
Disse d'un tratto, facendo trasalire tutta la classe .
Con la coda dell'occhio riuscì a vedere i sospiri di sollievo di diversi altri studenti per non essere stati chiamati.
"Che cosa ottengo se verso della radice di asfodelo in polvere dentro un infuso di artemisia?"
Riuscì a percepire lo sgomento del ragazzo, non solo perché non sapeva la risposta, ma perché non aveva davvero la più pallida idea di cosa avesse chiesto.
La sua espressione era impagabile.
"Non lo so signore"
Rispose.
Non seppe resistere e andò avanti.
"Bene, bene…è chiaro che la fama non è tutto" ribattè cercando di ignorare la ragazzina accanto a Potter che si dimenava per poter rispondere alla domanda.
Perfetto, un altro Grifondoro so-tutto-io.
"Proviamo ancora. Potter, dove guarderesti se ti dicessi di trovarmi un bezoar?"
Di nuovo quell'espressione sbigottita.
Era fin troppo semplice. Come rubare le caramelle a un bambino.
"Non lo so, signore".
Decise di togliersi un'ultima soddisfazione prima di lasciarlo stare.
"Immagino che tu non abbia neanche aperto un libro prima di venire qui, vero. Potter?"
Non aspettò la sua risposta.
Sapeva che non avrebbe potuto farlo.
Silente lo aveva informato che lo avrebbe mandato a prendere solo il giorno prima della partenza per Hogwarts, non avrebbe avuto il tempo di leggere alcunchè.
"E…Potter, qual è la differenza tra l'Aconitum napellus e l'Aconitum lycoctonum?"
Lo fissò truce in attesa di quell'ultima risposta mentre cercava con tutte le sue forze di ignorare la mocciosa Grifondoro che si agitava per essere interpellata.
Avrebbe dovuto toglierle dei punti, era davvero fastidiosa.
All'ennesimo "non lo so " come risposta gli si avvicinò ancora di più.
Per fargli capire quanto indietro fosse e quanto lo disprezzasse gli avrebbe dato anche le risposte.
"Per tua norma e regola, Potter, asfodelo e artemisia insieme fanno una pozione soporifera talmente potente da andare sotto il nome di distillato della morte vivente. Un bezoar è una pietra che si trova nella pancia delle capre e che salva da molti veleni. Per quanto riguarda  l'Aconitum napellus e l'Aconitum lycoctonum, sono la stessa pianta, nota con il semplice nome di aconito."
Decise di rivolgersi anche al resto della classe.
Aveva finito con Potter ormai.
"Bè? Perché non prendete appunti?"
Vide tutti i suoi studenti rovistare alla ricerca di penne e pergamene.
Nessun avrebbe voluto fare la fine di Potter, perciò si appuntarono tutti ogni singola parola.
Mentre tornava al suo posto dietro la cattedra sentì una fitta di senso di colpa.
Si era vendicato dei torti subiti e delle prese in giro di James Potter prendendo in giro suo figlio, che chiaramente non ne aveva alcuna colpa.
Facendogli, tra l'altro, pesare la sua celebrità.
Quando pensò al motivo della sua fama si sentì ancora peggio.
Si era fatto trasportare dalle emozioni nel momento in cui aveva rivisto quell'espressione irriverente così simile a quella del padre.
Mentre prendeva nota di alcune cose sul suo registro sentì quel paio di occhi verdi, così simili a quelli di Lily, che lo fissavano pieno di interrogativi.
Era stato ingiusto.
Era necessario farlo.
Si ripetè.
Più che altro per convincersi della sua stessa teoria.
Iniziò a disporre il lavoro della classe dividendoli a coppie e assegnando loro una pozione molto semplice da preparare.
Erano tutti particolarmente goffi.
I Grifondoro in particolare.
Addirittura uno di loro era riuscito a forare un calderone.
Che idiota.
La rimanente parte dell'ora trascorse veloce, in modo quasi ovattato.
Tutti erano parecchio indaffarati nella preparazione, un po' perché era la prima pozione, un po' perché avevano paura di essere interrogati.
Assegnò loro una gran quantità di compiti prima di congedarli.
 
Quando anche l'ultimo di loro uscì dall'aula si sedette dietro la scrivania massaggiandosi le tempie.
Aveva un paio d'ore prima della lezione successiva e la testa aveva iniziato a dolergli parecchio.
Aveva davvero esagerato.
Lily non gliel'avrebbe perdonata se lo avesse saputo.
Ma Lily non poteva saperlo.
Perché Lily non c'era più.
E fu in quel momento che realizzò cosa aveva appena chiesto, senza nemmeno volerlo, proprio a Harry.
Gli aveva chiesto dell'Asfodelo.
Un giglio..
Da ragazzo aveva detto il significato di quel fiore per far colpo sulla ragazza che amava.
"il mio dispiacere sarà con te fino alla tomba".
Quanto era vero.
Premette ancora di più gli indici sulle tempie, causandosi fitte ancora più intense.
Se lo meritava.
Sentì il dolore montare dal profondo del suo cuore e insinuarsi in ogni fibra del suo essere, fino a sentire il respiro mancare.
Si prese ancora qualche momento per ricomporsi, poi una volta afferrata la bacchetta dalla tasca del mantello,  ripristinò l'aula per la lezione successiva.
Quando si rialzò aveva già rindossato la maschera del Professor Piton. 
Gelida.
Inespressiva.
Senza emozioni.
E come se non fosse accaduto nulla si chiuse nel suo studio per prepararsi alla lezione successiva.
   
 
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