Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Fabio Brusa    29/04/2020    1 recensioni
"Fenrir Greyback è un mostro. Un assassino. Un selvaggio licantropo. Approcciare con cautela."
Quello che il mondo vede è solo il prodotto di ciò che mi è stato fatto.
La paura li ha portati a ritenerci delle bestie, dei pericolosi predatori da abbattere. E la vergogna per non averci aiutati li spinge a tentare di cancellare la mia stessa esistenza.
Forse finirò ad Azkaban. Più probabilmente, qualcuno riuscirà a uccidermi, prima o poi.
Non mi importa.
Non mi importa, fintanto che sopravvivrà la verità su come tutto è iniziato e sulla nostra gente.
Sui crimini del Ministero e sull'omertà di uomini come Albus Silente.
Su come il piccolo H. sia morto e, dalle sue ceneri, sia venuto al mondo Fenrir Greyback.
---
GREYBACK segue la storia del famoso mago-licantropo. Attraverso vari stili narrativi, dai ricordi di bambino ad articoli di giornale, dagli avvenimenti post ritorno di Voldemort a memorie del mannaro a Hogwarts, in 50 capitoli le vicende dietro il mistero verranno finalmente portate alla luce.
Genere: Dark, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Fenrir Greyback
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Più contesti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

42/50

***

20 Marzo 2010

Three Rivers - Hertfordshire

 

Mandor si era sempre considerato un tipo estremamente pratico. Fin da cucciolo (come preferiva definirsi, invece che semplice bambino) sentiva una naturale distanza dai pensieri inutilmente articolati, speculazioni da salotto e discussioni teoriche. Al mondo c'erano solo due scelte possibili: quello che una persona può fare e quello che non può. Con questa idea bene piantata in mente aveva risposto ad Hati, il giorno assolato e ventoso che lo conobbe. Quando il Capobranco gli raccontò di come il proprio padre, Fenrir Greyback, fosse stato la causa della sua licantropia (e della cicatrice sulla coscia, un morso stampato nella carne), Mandor non avvertì alcuna reazione emotiva. Né rabbia, né riconoscenza, né domande sul perché un uomo come Fenrir se la prendesse tanto con i bambini. Invece ascoltò Hati e la sua proposta di seguirlo, oltre a una serie di informazioni che non gli interessavano.

Gli fece un'unica domanda. «Sei in grado di sconfiggere Fenrir Greyback e metterti alla guida di tutti i lupi mannari del Paese?»

La risposta di Hati fu schietta e concisa. Prima di notte, Mandor aveva lasciato Cardiff sotto al mantello del Capobranco, senza rivolgere parola a parenti o amici e con solo la propria tracolla rigonfia di libri.

Anni più tardi, ogni singola parola era stata mantenuta. Ogni promessa, ogni punto delle intenzioni chiare e semplici di quell'uomo dal carisma imponente. Finalmente, passo dopo passo, tutto era stato approntato con determinazione. Mentre Mandor raggiungeva Hati, sapeva perfettamente che era giunto il momento di completare la traduzione delle parole in azioni.

Il tramonto delle discussioni e delle vuote ideologie era giunto.

Mandor sapeva quasi sempre dove trovarlo. Non si allontanava mai dall'accampamento, tra gli alberi  folti e la spianata ai piedi della collina, dove le tende protette dagli incantesimi si confondevano perfettamente con la natura circostante. Tutti gli altri lupi non avevano alcun problema a mostrarsi nelle loro attività quotidiane, ma Hati voleva maggiore discrezione.

Le urla soffocate condussero Mandor nel bosco. Il ringhio regolare come un battito cardiaco arrivò per primo, ma lui non si fermò. Non si era mai considerato un elemento separato del branco: era la parte di un tutto. Giunse quindi con le mani nelle mani e il cappuccio calato sulla testa, in attesa di intercettare parte dell'attenzione che Hati stava concentrando su Nora. Ancora mezzi vestiti, la teneva schiacciata a terra, con il rozzo piede piantato sul collo. Lei lanciava urla sincopate, con la faccia nel manto erboso neanche fosse un cuscino.

Il Capobranco, che con le mani le reggeva bene in alto i fianchi, aggrottava la fronte in una espressione di intangibile decisione, che trasformava le due irsute sopracciglia in una unica criniera bestiale. Ad ogni violento colpo con il bacino, lui ringhiava e lei sobbalzava, percorsa da spasmi.

Mandor si chiese se i graffi sulle cosce nude e il sedere di Nora avrebbero potuto diventare rossi o se quella pelle ambrata si sarebbe sempre e solo limitata a scurirsi.

Quando Hati finì, lanciò uno sbuffo profondo, che raccolse da ogni muscolo del corpo, come un toro al massimo sforzo. Mandor storse il labbro, nel non sentire un ululato che doveva essere rimasto soffocato, da qualche parte, dentro di lui.

Hati lasciò Nora, che si accasciò lentamente, respirando a fondo. Lui si tirò su i calzoni e, come se nulla fosse, si avvicinò al compagno.

«Non dovresti darle una mano?» La voce di Mandor era quasi atona, priva di ogni sfumatura di giudizio.

Hati snudò i denti, marci e affilati. Ma non fu lui a rispondere.

«Sto bene, brutto coglione.» Nora, sdraiata su un fianco fra foglie, terra e ciuffi di erba selvatica, si stava lentamente coprendo. 

Mandor fu imperturbabile. «I branchi sono tutti arrivati. Mancano all'appello diversi singoli e coppie, ma Sansers dice che altri si uniranno dopo che avrai sistemato la faccenda di tuo padre.»

«Sansers è un codardo» vociò Hati. «Vuole tenersi aperta una via di fuga.»

«Sta troppo a pensare. Se avesse avuto le palle, sarebbe venuto con noi a tirar fuori Nora da Azkaban.»

Hati chiamò Nora che, recuperando le forze, si alzò per seguirlo. Tutti e tre lasciarono il bosco, diretti all'accampamento.

«La paura è un sentimento accettabile» disse Hati, con lo sguardo fisso di fronte a sé. «La codardia, invece, è un'altra cosa.»

Vennero in molti a parlargli, nelle ore successive. Un saluto, un ringhio, una richiesta, e Hati prestava attenzione ogni uomo o donna che desiderasse un contatto. Fra le tende, levate a rifugi temporanei per quei giorni di latitanza, gli ultimi che ognuno sperava di dover vivere, i lupi stavano saldando legami che non avevano sperato di poter avere. Una comunità cresciuta nell'ombra, per costrizione e non per volontà, che si scopriva capace di stare alla luce del sole.

Hati, in mezzo a loro, sembrava emanare inconsciamente una solida aura di comando, un capo afflitto dai pensieri e avvolto dal suo branco.

Nel disturbarlo di nuovo, sottraendolo a una coscia di pollo che stava sbranando a partire dalla pelle grassa, Mandor gli porse una lettera appena arrivata. Ad un gesto della mano, capì di doverla leggere ad alta voce... con la dovuta cautela.

«Rolf Carrow» sussurrò Mandor. «Dice che si stanno muovendo ancora.»

Hati azzannava la carne come se non mangiasse da una settimana. «Dove vanno?»

«Corvinus porta i suoi a Tendrill's Den. Dice che Najata gli ha ordinato di attendere istruzioni. Nient'altro, non osa chiedere: sembra che in molti non si fidino di lui.»

«Fanno bene» rispose Hati. «Mio padre?»

«Ha mandato via Calcifer, Carrow non sa dove. Non sa un cazzo questo idiota. Che razza di spia sarebbe?»

«Una che vuole rimanere viva. Mio padre sarà anche vecchio e rammollito, ma se solo sospettasse di lui gli staccherebbe la testa per pisciarci dentro.»

Mandor si fece una mezza risata a denti stretti. «Dimmi, non ti starà venendo un po' di strizza all'idea di affrontarlo?»

Hati spezzò con un morso le ossa di pollo. «Ormai abbiamo quasi finito. La loro generazione è sottoterra ormai. Manca solo Charlie Burke. L'ultimo dei relitti che Fenrir Greyback si è trascinato con sé.»

«A quello ci penso io, non ti preoccupare.»

«Non sono preoccupato. Sono...» La parole di Hati si confusero, quasi facesse fatica a parlare. «Skoll non deve morire, siamo intesi? Non voglio che le venga fatto del male.»

«Capisco che è tua sorella, ma si è schierata con Fenrir. Non ha detto una parola quando Nora è stata processata, quando nessuno tranne gli Scamander hanno provato a difenderla!»

«Risponde al Capobranco, come tu rispondi al tuo, Mandor. Chi ha preso la decisione di rivoltarsi contro il proprio sangue è stato Fenrir. Ha deciso lui di voler sacrificare la donna che portava in grembo suo nipote, per il bene della comunità. Nella speranza che non ci attaccassero, che non urlassero al mostro. Ma i mostri la hanno chiusa lo stesso ad Azkaban e i Dissennatori la hanno torturata. Il poco tempo che la hanno avuta è bastato a farle perdere...» Un istante di sospensione e poi alzò di scatto. Cercò Nora con lo sguardo, alla tenda degli omega. Una coppia di bambini le correva intorno a piedi scalzi. «Fenrir deve morire. Non è la guida di cui i lupi mannari hanno bisogno. Basta con i soprusi, basta essere trattati come animali. Se il Ministero continua a voltare lo sguardo, allora faremo in modo di non poter più essere ignorati.»

Si avviò a passo spedito, Mandor dietro di lui.

«Cosa hai in mente, Hati?»

«Raduna i branchi. Vaglia quanto di quello che dicono gli Alpha sono cazzate e quanto c'è di vero. Li voglio tutti pronti per l'attacco.»

«Perfetto. Saranno tutti eccitati. Qual è il bersaglio?»

Hati non titubò nemmeno un istante nel pronunciare con chiarezza: «Gli Scamander.»

Mandor parve perplesso. «Ma sono gli unici che ci hanno aiutato.»

«Proprio per questo» rispose Hati con voce aspra. «Sono gli unici che fanno opposizione ora, tra i maghi. Se dovesse succedere qualcosa a loro, chi difenderà i poveri lupi mannari? Chi eviterà che i potenti Auror si scaglino contro di loro per ricacciarli nelle tenebre? Te lo dico io: nessuno. E sarà una guerra impari, ma loro ancora non lo sanno.»

«Mi piace. Ma sapranno del mio incantesimo ormai.»

«Così dovranno avere paura che la luna possa comparire ad ogni istante. La luna... sai chi è la moglie di Rolf Scamander?»

«Un altro Rolf? I purosangue dovrebbero avere più fantasia.»

«Luna Lovegood. La nipotina di Magnus.»

Mandor rise, stiracchiando una falce crudele sul volto. Hati, al contrario, si fece più cupo che mai.

«Vedremo anche a quale famiglia tiene di più mio padre: il sangue del suo sangue o quella del defunto compagno al quale ha distrutto la vita. Lo vedremo, li affronteremo tutti. I cani, il Ministero, gli Auror: uccideremo chiunque si opporrà al nostro diritto di essere liberi. L'era del controllo e dell'oppressione è finita. L'unica legge sarà quella del più forte.»

***

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Fabio Brusa