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Autore: OrderMade96    29/04/2020    0 recensioni
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La maggior parte dei demoni avrebbe festeggiato stappando una bottiglia di spumante e ballando la macarena se avesse potuto crogiolarsi nell’oceano di disperazione che aleggiava sulla Terra durante il Diluvio Universale, se fossero stati lì per assistervi.
Ma non il demone Crawley.
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Genere: Angst, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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★ Iniziativa: Questa storia partecipa alla “The Writing Week” a cura di Fanwriter.it!
★ Tema: Good Omens
★ Prompt/Traccia:  Day3 - Diluvio Universale



AN OCEAN OF TEARS
 

Gli angeli furono creati per sentire l’amore.

Lo avvertivano irradiarsi in tutto il paradiso, cullandoli in un costante abbraccio amorevole. Lo sentirono agitarsi emozionato mentre Dio creava le meraviglie della Terra, ponendo su di essa le sue insolite creature. Lo colsero in seguito formarsi tra la prima donna e il primo uomo nel Giardino.

Durante la Caduta, a quelli che si opposero al Cielo fu tolta questa capacità. Gli fu strappata dal petto insieme alla Grazia, marchiandoli con fuoco e dolore, condannandoli a un eterno senso di mancanza. 

O almeno questo era quello che si credeva. 

Al posto della capacità di riconoscere l’amore, si diceva che i demoni avessero guadagnato il potere di percepire la paura, il dolore e la disperazione. 

Un interessante attributo quando eri una creatura infernale con il compito di disseminare per la terra proprio queste tre emozioni. 

L’esercito degli inferi applaudì beffardamente alle schiere celesti per il lavoro benfatto. 

La maggior parte dei demoni avrebbe festeggiato stappando una bottiglia di spumante e ballando la macarena se avesse potuto crogiolarsi nell’oceano di disperazione che aleggiava sulla Terra durante il Diluvio Universale, se fossero stati lì per assistervi. 

Ma non il demone Crawley. 

Forse lui era l’unico demone tra Cielo e Inferno che non riusciva a trovare nulla di piacevole in quella situazione. 

Avrebbe addirittura preferito tornare negli Inferi piuttosto che restare inerme ad assistere all’ennesimo capriccio del Grande Piano. Ma i suoi superiori erano stati severi con lui, facendogli ben intendere quali sarebbero state le conseguenze se si fosse sottratto al suo incarico di supervisore. 

Il demone non potette far altro che obbedire, lasciandosi trasportare dallo scorrere degli eventi.

Poteva sentirle, le grida delle anime che venivano strappate dai corpi trascinati via dalla corrente. Erano un eco incessante che rimbombava attraverso il suo petto.

Poteva quasi assaporare il gusto delle lacrime dei genitori che perdevano i figli, dei fratelli che vedevano annegare le sorelle, degli amanti che si stringevano gli uni agli altri in un ultimo disperato abbraccio. Lacrime che colavano incessanti, mescolandosi alla pioggia divina che li avrebbe uccisi tutti.

Riusciva a percepirlo, sotto quel fiume di emozioni squarcianti, l’amore che quegli esseri provavano. 

Urlò al Cielo la sua frustrazione, unendosi al canto delle umane preghiere che non sarebbero mai state ascoltate.

Fu incapace di restarsene fermo a guardare con le mani in mano. 

Il suo istinto, o forse il suo cuore se ancora davvero poteva dire di averne uno, gli disse di fare qualcosa. Di opporsi a quella carneficina senza senso. Di aiutare i più innocenti, quelle anime pure che ancora non sapevano distinguere la differenza tra bene e male. 

Ti prego, non i bambini. Almeno loro, risparmiali.

Continuava scioccamente ad invocare mentalmente, mentre in una disperata e selvaggia corsa contro il tempo salvava quanti più piccoli uomini le sue ali sarebbero riuscite a trasportare sull’Arca. 

In quel momento non pensava alla punizione che sarebbe potuta ricadere su di lui se i suoi superiori avessero scoperto cosa stava facendo. Sperò che fossero troppo impegnati con le scartoffie per accorgersene. Dopotutto, avevano un discreto numero di anime da aggiungere agli archivi, le scartoffie li avrebbero impegnati per anni.

Crawley pensava sarebbe impazzito.

Si spinse al limite, imponendo alla sua corporazione di non avvertire freddo, stanchezza o dolore, finendo quasi per scorporarsi nello sforzo titanico, finchè qualcuno non lo trascinò via a forza dalle onde poco prima che fosse troppo tardi per lui. 

“Crawley!” Sentì urlare tra i tuoni, prima che perdesse i sensi.

Quando rinvenne, era tutto finito.

Le nubi temporalesche erano sparite, la pioggia aveva smesso di cadere e degli esseri umani o dell’Arca non c’era più traccia.

Intorno a lui c’era solo un’immensa distesa d’acqua. 

Talmente vasta e calma che guardando all’orizzonte il demone non si riuscì a distinguere il confine tra cielo e mare.

Non c’erano voci o suoni. Solo schiacciante silenzio.

Crawley sentì l’aria mancargli nei polmoni. Iniziò a respirare affannosamente, stringendo le braccia intorno a se stesso nel tentativo di fermare i tremori che presero a scuoterlo. Tremava talmente forte che giurò le sue membra si sarebbero strappate in due.  

Una parte ancora coerente del suo cervello si chiese se un demone potesse avere un attacco di panico. Perché quello aveva tutta l’aria di esserlo. 

“Respira...” Suggerì una voce, mentre due protettive mani gli si posavano sulle spalle. 

Il demone ci stava provando. 

“Crawley, respira!” Ordinò questa volta la voce, riecheggiando con potere angelico. 

Il serpente dell’Eden sembrò calmarsi. Lentamente, dopo quelle che avrebbero potuto essere ore, riuscì a tornare a respirare normalmente.

“Mio caro ragazzo… stai bene?” 

Aziraphale.

Realizzò finalmente il demone, sbattendo le palpebre per mettere a fuoco la figura del principato. 

Sembrava provato quanto lui, constatò, notando la stanchezza nei suoi occhi. 

L’angelo gli offrì una mano, aiutandolo ad alzarsi.

Non si era nemmeno reso conto di essere crollato a terra mentre cercava di non soffocare. 

Si concesse qualche minuto per mettere insieme i pensieri e guardarsi intorno. 

Sembravano trovarsi su quella che una volta doveva essere la vetta d'un monte. 

“Non è rimasto più niente, angelo.” Mormorò.

Si sentiva svuotato di qualsiasi forza o sentimento. 

Tutto quello che riusciva a sentire, era solo il vuoto. L’assenza di qualsiasi altra cosa che sarebbe dovuta essere lì. 

“Sembra tutto così sbagliato.” Continuò a dar voce ai suoi pensieri, stringendo i pugni ai fianchi. 

“Fa parte del Grande Piano...” Sussurrò di fianco a lui Aziraphale, sembrando però poco convinto egli stesso dalle proprie parole.

Da come Gabriel gli aveva detto, quando il Diluvio sarebbe finito, si sarebbe dovuta avvertire un’immensa sensazione di beata pace.

Ma tutto ciò che l’angelo riusciva a vedere intorno a sé era perdita. 

Gli occhi di Crawley lampeggiarono di rancore verso di lui.

“Non parlare con me di quella stronzata.” Intimò il demone, sibilando. “Il Grande Piano è solo una scusante per nascondere i Suoi capricci.” 

L’angelo lo guardò severamente, ma non se la sentì di rispondere. 

Non poteva biasimare Crawley per essere arrabbiato. Se fosse stato abbastanza sincero con se stesso, anche lui lo era. Ma la fede che nutriva verso Dio lo portava a credere che ci fosse un giusto motivo in ogni sua decisione, al di là della sua modesta comprensione, mettendo così a tacere qualsiasi dubbio o domanda che il suo intelligente cervello avrebbe in realtà voluto porre.

Tornarono in silenzio a guardare l’orizzonte, restandosi al fianco come quella volta nel Giardino.

Sarebbero stati testimoni di altro dolore, di innumerevoli altre morti e nascite. 

Ma nessuno dei due avrebbe mai dimenticato il Diluvio Universale. 


NOTE DELL'AUTRICE:
Anche il terzo giorno è andato! Non dirò apertamente di provare gusto a descrivere Crowley che soffre, ma in realtà è così, sono una brutta persona.
Velato angst senza impegno, ciao!

 
   
 
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