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Autore: cin75    30/04/2020    6 recensioni
I giorni di Jensen , per volere della Giustizia, stanno per finire in una fredda stanza del braccio della morte.
Jared è convinto che quello sia un enorme errore giudiziario e lotta per fermarlo.
E come in ogni storia, ci sarà chi li affiancherà e chi si muoverà contro di loro.
Dovranno combattere insieme, dovranno essere coraggiosi, dovranno trovare anche la forza per confessare quello che hanno iniziato a provare l'uno per l'altro, che paradossalmente, sembra far loro più paura.
BUONA LETTURA!
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Jared Padalecki, Jeffrey Dean Morgan, Jensen Ackles, Misha Collins
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Non faccia sciocchezze, Milligan…..ormai sanno tutto e...” cercò di mediare per la sua vita, Jensen, mentre Milligan lo spingeva verso il punto  del vicolo in cui era stata uccisa la ragazza.

Tutto finirà dove tutto è iniziato!” questo era in effetti quello che Milligan continuava a ripetere come una litania mentre costringeva Jensen ad infilarsi nel vicolo desolato.

“Tutto quello che sanno , sono solo….teorie. La polizia, il procuratore...e anche il tuo Jared, non hanno niente di concreto.”
“Hanno già suo figlio!”
“Noooo!” gridò furioso, ormai fuori controllo l’ex procuratore. “Loro non...”
“Una squadra della polizia di Boston lo ha rintracciato e lo stanno riportando qui...quindi tutto quello che farà...”
“Tutto quello che farò servirà per smontare ogni loro teoria.” fece , deciso.
“No...no...” sempre più isterico, mentre la pistola era sempre fissa verso Jensen.
“Se tu muori….Robert non avrà niente e nessuno da cui difendersi!”
“No, se io muoio , se lei mi uccide...le cose per Robert peggioreranno.” provò a farlo ragionare.
“Ooooh!!! ma ti sbagli, io non ti ucciderò!” sibilò a quel punto, pacatamente euforico. “Tirati su le maniche della camicia.”
“Cosa...” fece stranito , Jensen
“Tirati su le maniche. Sarà più semplice e rapido. Vedrai!” e ormai Jensen non riusciva a vedere che follia nello sguardo di Milligan.
“Ma cosa vuole...”
“Tu lo farai. Da solo!!!” disse malefico. “Un taglio netto e via!!” spiegò gelido. “Ti ucciderai dove hai ucciso!”
“Cosa???” esclamò Jensen, strabuzzando gli occhi e intuendo a cosa si riferisse il folle. “No...no...non lo farò mai. Dovrà farlo lei , se mi vuole morto!!”
“BASTA!!!!” gridò. “Prendi quel taglierino, ora!” indicando la pila di scatoloni accanto ai rifiuti.
“No!” si negò ancora. Indietreggiando verso il muro alle sue spalle che era l’unico posto verso cui poteva andare.
“Prendi quel taglierino!!” gli ordinò con più durezza, il sindaco.
“No...no!!”
“Prendi quel cazzo di taglierino!!” gli urlò in faccia mentre , furioso , gli puntava la pistola al centro della fronte.
Jensen , per quanto, volesse tenergli testa, non riuscì a far tacere quell’innato istinto di sopravvivenza insito in ogni essere umano.
Deglutì e allungò una mano verso la pila di scatoloni alla sua sinistra e prese il taglierino sulla sommità.
“Per ...favore….no! E’ da folli quello che vuole fare ….che vuole farmi fare!!”
“Invece no! Niente è folle. Ascolta: hai ucciso quella poverina, sei stato preso e condannato, poi Santo Padalecki ha creduto alla tua bugia sull’essere innocente e ha trovato un modo per farti assolvere, salvando il tuo culo dall’esecuzione, e ha trovato il modo di incastrare mio figlio, il mio Robert. Ma tu, ti sei fatto prendere dai sensi di colpa e finalmente , in tutta coscienza, hai deciso di fare giustizia. Sei venuto qui, dove tutto è iniziato e hai deciso di mettere fine a tutto. E vedi qui….” spiegò ancora, mostrando al ragazzo un foglio stampato al computer. “...qui c’è una bella e sentita confessione con tanto di particolari e spiegazioni.”
“Nessuno le crederà...il procuratore non le crederà...Jared non le crederà!!!” disse convinto.
Ma Milligan non sembrò per niente disposto ad ascoltarlo.
“Dovranno, perché dopo che sarai morto non ci sarà altro su cui potranno fare affidamento. E come ci sono riuscito la prima volta, anche ora, riuscirò a far sparire quelle poche cose che sanno su Robert!” e facendosi più vicino. “Ora, prendi un bel respiro e ….taglia!” ordinò indicando l’avambraccio scoperto e il taglierino.
“No!”
“Forza!!! Taglia!!!” ringhiò furente , rinsaldando la posizione della pistola , ora, contro il petto ansimante di Jensen.
Il biondo  si poggiò cautamente la lama d’acciaio sulla pelle ma non riuscì ad andare oltre.
Allora, prendendolo di sorpresa, Milligan mise una mano su quella del biondo e spinse finchè Jensen non sentì la lama entrargli dentro. Gemette e Milligan spinse ancora e verso il basso, costringendo la pelle a lacerarsi al passaggio della lama.
“Continua, ormai il più è fatto!!” lo incoraggiò sadicamente quando vide il sangue iniziare a colare sul braccio fino al cemento.
“No….no….no..” fece digrignando i denti sia per la rabbia che per il dolore e a quel punto, Milligan andò definitivamente fuori di testa.
Afferrò con forza la pistola e scarrellò l’arma in faccia a Jensen.
Quel movimento veloce e minaccioso fece compiere a Jensen un gesto involontario. La sua mano, quella che teneva il taglierino premuto contro il braccio, scattò verso il basso e questo gli causò un taglio netto e profondo.
Jensen gridò tra i denti il suo dolore. La mano fece cadere il taglierino , mentre andava poggiarsi istintivamente contro la ferita da cui , il sangue usciva copiosamente.
“No, no, no….” iniziò ad agitarsi l’aggressore. “Riprendilo….riprendi quel cavolo di coltello.”
“Milligan...no…..io...io non posso….” provò a sottrarsi ancora.
“Riprendilo...” gli imponeva, l’altro, mentre vedeva il sangue fluire tra le dita strette sul braccio e mentre si accorgeva che Jensen si era poggiato al muro e piano scivolava verso il pavimento.
“Io...io non sento la mano….ci pensi!!….mi lasci andare….non risolverà niente se io...se io adesso…..” e si ritrovò a gemere quando una sferzata di dolore gli attraversò il braccio fino ad arrivargli dritta nel cervello.
“Riprendi il taglierino. Anche l’altro braccio...vedrai...vedrai...finirà tutto in pochi minuti….tutti avremo quello che meritiamo….vedrai!!” e oramai era decisamente psicotico.
“Milligan….Milligan...lei era un procuratore….lei aiutava i….buoni...gli innocenti….ora, ora perché...perchè mi sta facendo questo….” provò ancora a mediare. O forse a dare più tempo possibile a Jared e Morgan di trovarlo prima che fosse troppo tardi. “Un procuratore non difende un assassino!”
“No, ma un padre deve difendere e proteggere suo figlio!” asserì guardandolo negli occhi.
“Suo figlio ha ….ha ucciso una ragazza innocente!” sperando che quella triste e assurda verità potesse farlo, alla fine, ragionare. O per lo meno riportarlo alla realtà. Invece….
“E’ stato un errore…..solo uno. Perché pagare per tutta la vita per un solo errore che non rifarà mai più!”
“Celeste non ce l’ha più quella vita a causa dell’errore di suo figlio….” sibilò Jensen.
“Effetti collaterali. Solo effetti collaterali!” e a quella risposta Jensen rimase definitivamente sconvolto. 

Ormai Milligan non ragionava più e ne ebbe conferma quando, l’uomo,  si abbassò per raccogliere il taglierino e glielo porse, con chiare intenzioni.
“Finisci!!” ordinò e Jensen negò con la testa.
“Dovrà farlo lei...figlio di puttana!!!” e se doveva morire, lo avrebbe fatto con coraggio.
“Maledetto bastardo!!!” gli gridò in faccia Milligan e con rabbia, si abbassò e con un gesto deciso, gli afferrò il braccio sano e ne recise la carne. Lo schizzò di sangue di una vena recisa, gli sporcò la camicia bianca e poi lanciò via il taglierino mentre un grido di dolore sfuggì dalle labbra di Jensen.
Sì, sentiva debole.
Già la ferita al primo braccio aveva causato una decisa perdita di sangue. E ora stava sanguinando anche dall’altro braccio. Ricordava le prime lezioni di scienze e biologia a scuola: la perdita di mezzo litro di sangue ti mette ko e lui….lui era decisamente vicino a quel limite poichè non riusciva a tenersi chiuse le due ferite, anche perché ogni volta che ci provava, Milligan gli spostava le mani con la canna della pistola. Gli occhi gli si appannarono, anche se riusciva a vedere Milligan che , davanti a lui, faceva avanti e indietro.
Sembrava stesse aspettando il momento in cui sarebbe morto.
Di certo non avrebbe dovuto aspettare ancora a lungo.
Jensen stava per lasciarsi andare , quando sui muri di fronte a lui iniziò a vedere delle luci rosse e blu che si rincorrevano. Le fissò per un attimo credendo che fosse, ormai, la sua mente, a vedere cose che non esistevano perché era alla fine. Spostò lo sguardo sul suo aggressore e lo vide decisamente nel panico.

Perchè? Perchè Milligan era nel panico? E perché quelle luci si facevano sempre più forti?
E chi era che stava gridando di stare fermo….di buttare la pistola a terra?

Chiuse gli occhi, ormai stremato, e un attimo dopo sentì una presa forte attorno alle sue spalle. Una voce che tanto amava che gli diceva: “Apri gli occhi, è finita, andiamo Jensen, non farmi questo...sei salvo. Ora ti portiamo in ospedale...vedrai che andrà tutto bene! Ti prego...ti prego...apri gli occhi. Non…..non farmi questo. Apri gli occhi. Guardami!! sono qui!!
E mentre cercava con tutte le sue forze di obbedire e accontentare quella voce, sentiva altre mani che gli pressavano sulle ferite, che cercano di avvolgergli qualcosa intorno alle braccia.
Deglutì, si sforzò con tutte sé stesso, e ordinò ai propri occhi di aprirsi, fosse stata anche l’ultima volta che l’avessero dovuto fare.
E lo vide.
Jared.
Era allarmato. Preoccupato al limite. Ma che quando lo vide aprire gli occhi, riesci comunque a sorridergli.
“Ja...red...” sussurrò stanco.
“Bravo...bravo...così! Apri gli occhi, Jensen. Resta qui! Resta con me!!” lo incoraggiava a resistere. “Misha??!” e a sentire questo nome, Jensen provò a girare la testa verso l’altra presenza che sentiva al fianco.
“Lo so, Jared. Lo so. Premi forte. Fa’ pressione. Perde troppo sangue!! Deve aver reciso una vena.” si allarmava il medico che comunque faceva di tutto per tamponare le ferite, tanto che si tolse la camicia e ordinò anche a Jared di fare lo stesso. “Avvolgila intorno al braccio. Andrà meglio di queste bende.” e poi guardandosi alle spalle, Jensen gli sentì gridare un rabbioso: “Dove cazzo è l’ambulanza??!” e qualcuno da lontano gli rispose che stava arrivando e i barellieri li avrebbero raggiunti in pochi minuti.

Nel frattempo i poliziotti coadiuvati da Morgan, prendevano in consegna un , oramai, fuori di testa, Milligan che si affannava ancora a difendersi. “Lui...lui mi ha chiamato. Mi ha detto di quello che aveva fatto alla povera Celeste, delle prove che ha messo ad arte per incastrare il mio Robert. L’ho raggiunto qui e lui aveva il taglierino in mano e minacciava di uccidersi. Ho provato a parlargli ma...niente. Ho provato perfino a minacciarlo con la mia pistola ma nemmeno questo è servito. Si è tolto la vita...lo ripeto, io...avevo la mia pistola e ho provato a fermarlo ma non ci sono riuscito….io...io non ci sono riuscito! Mi dispiace.”
Morgan a quell’ennesima pantomima disperata, gli andò vicino: “Beh!! non se ne faccia un cruccio, signor sindaco. Ackles è vivo. Non è morto, siamo arrivati in tempo!” fece sprezzante
Milligan strabuzzò gli occhi, ormai al limite delle scuse.
“E la devo anche avvertire che abbiamo già in consegna suo figlio che dopo solo cinque minuti di domande ha vuotato il sacco su quello che ha fatto alla Bradbury e su come lei, Milligan, abbia architettato tutto il resto.”
“No, no, no….!!” iniziò a gridare Milligan. “Non gli ho fatto niente….” iniziò a difendersi guardando Jensen. “Non avete prove!!!”
“Albert Milligan la dichiaro in arresto per tentato omicidio ai danni di Jensen Ross Ackles; per intralcio alle indagini, manomissione delle prove, complicità nell’omicidio di Celeste Bradbury, istigazione al suicidio….” e così dicendo Morgan lo accompagnò alla macchina di servizio continuando ad elencargli i capi di accusa e i suoi diritti, fin quando Milligan non fu in macchina e le sue grida non vennero ovattate dalla portiera che si chiudeva.
Morgan vide la macchina di servizio allontanarsi, perso per un attimo  in mille pensieri su quello che sarebbe accaduto pur di far vincere la giustizia ma poi fu richiamato alla realtà dalla voce di Misha che dava indicazioni decise e lucide a Jared, nel tentativo di salvare la vita di Jensen.

“Jensen ...andiamo….andiamo!!” lo incoraggiò Jared vedendo il compagno sempre più al limite.
Jensen provò a sforzarsi di restare sveglio e con un ultimo sforzo provò a parlare: “Il... il taglierino….”
“Cosa?...” fece Jared avvicinandosi al viso, dato che la voce di Jensen era molto flebile. “Quale taglierino….”
Jensen indicò alla sua destra, posto verso cui , Milligan aveva gettato l’arma dopo avergli reciso il braccio. “Il...taglierino….Milligan..le sue impronte….ci sono….le sue impronte...”
Jared strabuzzò gli occhi, capendo quello che aveva suggerito Jensen.
“Ok!! Ok!! ho capito. Tranquillo….resisti, respira!!” e poi richiamando con urgenza Morgan, gli spiegò tutto e il procuratore chiamò un poliziotto e gli disse di controllare. L’agente lo fece immediatamente e poi dopo aver gridato un entusiastico “Trovato!!”, mostrò a Jared e poi a Morgan l’arma ancora sporca del sangue di Jensen, così come venne repertata anche la pistola.
Ma in quel momento Jensen gemette vistosamente e stringendo la mano che Jared non gli aveva mai lasciato, iniziò a tremare.
“Ho freddo….Jared….ho freddo…..cavolo...sto ...sto gelando...” ansimò tremando sempre più forte.
“Dannazione!!!” imprecò il medico.
“Misha?!”
“Sta andando in shock ipovolemico. Sta perdendo troppo sangue…..dove diavolo sono i paramedici???!” gridò a chiunque potesse rispondergli.
“Sono qui, eccoli !!” fece Morgan facendo loro spazio.
“Jensen...” lo richiamò allarmato Jared mentre vedeva avvicinarsi anche finalmente i barellieri.
“Ci faccia spazio, signore!” fece uno di quelli vedendo che Jared non accennava a muoversi o a lasciare la mano di Jensen.
Jared lo guardò in cagnesco e almeno per il momento si spostò solo il giusto per farli operare e poi tornò a fissare Jensen , il suo volto madido di sudore e sofferente.
“Per favore...resisti….Io...” e confessò finalmente.  “Io ti amo, Jensen!”
Aveva aspettato per così tanto tempo alla ricerca del momento giusto eppure, ora, eccolo, accoccolato in un lurido vicolo accanto all’uomo che amava e che stava rischiando di morire. “Ti amo, hai capito? Quindi non farmi scherzi!!”
Jensen sorrise , e in quel momento , sembrò che anche i suoi occhi tornassero a sorridere, felici per quella dichiarazione.
Fece per rispondere.
Dio!! quanto desiderava farlo e da quando desiderava farlo.
“Io ti...” stava per dire, quando un’oppressione potente, gli sottomise la mente e il corpo, lo costrinse a chiudere gli occhi e tutto divenne buio.
“Jensen!!!” gridò Jared, spaventato del modo in cui Jensen si era abbandonato.
“Signore...per favore...si sposti!!! Ora deve spostarsi!!!” fecero i due paramedici mentre collegavano Jensen ai macchinari e gli somministravano ossigeno e fisiologica.
Jared, spostato di peso da JD, cercava di seguire tutto quello che faceva Misha insieme ai due paramedici. 

Il medico si affaccendava con bende migliori delle due camicie, a fasciare le ferite, mentre gli altri due si alternavano a ristabilire i parametri vitali sempre più bassi. Fin quando…
“E’ in arresto!!” gridò Misha. “Defibrillatore, presto!!!” ordinò, mentre già iniziava il massaggio cardiaco.
“No, no, no….” sussurrò nel panico Jared
“Defibrillatore in carica pronto tra 30 secondi!” disse uno dei paramedici, mentre Misha smetteva con il massaggio, per controllare il polso di Jensen.
“Polso ancora assente!” comunicò il medico, riprendendo a fare pressione sul torace.
“Pronto!” fece l’altro paramedico.
Misha afferrò velocemente le piastre e le posizionò sul torace del ragazzo e pressò i pulsanti. Jensen si inarcò non appena le scariche lo attraversarono per poi piombare di nuovo al suolo.
Misha gli mise due dita alla giugulare. “Niente. Carica a 200!”
“Pronto i 15 secondi!” fece l’altro, mentre Misha aveva ripreso il massaggio.
Quando tutto fu di nuovo pronto, Misha ripetè gli stessi gesti e per una seconda volta il corpo di Jensen sobbalzò.
Il medico gli mise di nuovo due dita al collo e poi con un gesto veloce, sfilò dal collo dell’infermiere che aveva di fronte, lo stetoscopio. Se lo sistemò alle orecchie e poggiò la campana al lato del cuore. Auscultò con attenzione. Lo spostò anche alla carotide e poi: “Ok! Abbiamo il battito.” e in quel momento Jared tornò a respirare.
“Ora...presto. In ospedale. Potrebbe avere un altro collasso e non so se al prossimo arresto saremo fortunati come adesso.” fece Misha autoritario e i due paramedici obbedirono. Sistemarono Jensen sulla lettiga e lo infilarono nell’ambulanza.
Partirono meno di cinque minuti dopo con Misha che salì con lui, e con Jared che lo seguì in macchina.

Quando Jared arrivò in ospedale entrò di corsa dall’ingresso e quando fece per rendersi conto di dove dovesse andare, vide l’ambulanza ferma nel suo parcheggio e due medici e altrettanti infermieri che portavano via in fretta e furia, Jensen. Dietro di loro Misha che urlava quello che era successo, quali fossero i parametri di Jensen. Della crisi nel vicolo e di una seconda crisi in ambulanza.
Jared corse verso di loro ma non fece in tempo a raggiungerli che le porte delle sale asettiche gli si chiusero in faccia. L’unica cosa che riuscì a sentire fu Misha che ordinava l’allestimento immediato di una sala operatoria.

   
 
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