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Autore: valepina    30/04/2020    0 recensioni
La guerra è finita, ma le battaglie contro i propri demoni sono ancora in corso e ciascuno cerca di adattarsi ai cambiamenti per sopravvivere come meglio riesce. Come Draco, costretto ad affrontare le conseguenze delle proprie azioni, per la prima volta completamente solo. O come Hermione, che sta imparando come una verità non detta possa essere peggiore di cento menzogne.
Tra compagni di Casa che si comportano da vere serpi, Caposcuola dall'ambizione sconfinata, amici di sempre che però non sono più gli stessi, amori appesi ad un filo e inquietudini difficili da eradicare, la prospettiva di un soggiorno-studio a Durmstrang di qualche mese può sembrare un’opportunità irrinunciabile per molti … anche a prezzo di una sgradita compagnia.
Ma i posti sono solo due e la Preside McGrannitt indice una gara, servendosi di un curioso stratagemma per promuovere l'unione tra Case e insegnare ai suoi studenti che spesso le apparenze... ingannano.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Il Secondo Trio (Neville, Ginny, Luna), Il trio protagonista, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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HERMIONE

Il cielo sopra Hogwarts mostrava una piacevole quanto inusuale tinta aranciata. Gli ultimi raggi del sole stavano sparendo dietro la linea frastagliata delle montagne mentre la nebbia temporeggiava al limitare della Foresta Proibita, impaziente di circondare il castello con l'usuale aura grigiastra. Hermione socchiuse le palpebre quando l'ennesimo raggio di luce attraversò le ampie vetrate della Sala Grande, riflettendosi sulla pagina lucida dell'atlante di Erbologia che fissava ormai da diversi minuti con espressione assente.
D'accordo, aveva preso una cantonata con Malfoy. Non aveva esaminato con accortezza la situazione, e le sue emozioni avevano avuto la meglio sulla ragione. Ma con i trascorsi che c'erano tra loro, non si poteva certo biasimare, no? Se fosse successo qualcosa di insolito, era ovvio che il primo sospettato sarebbe stato lui. Chiunque avrebbe ragionato così, si disse. E Malfoy l'aveva sempre odiata, lo sapevano tutti. Frustrazione per la sconfitta… vendetta personale… semplice diletto nel tormentarla… di moventi se ne sarebbero potuti trovare a iosa.
Eppure, una volta tanto, il suo istinto le diceva che le stava sfuggendo qualcosa.
Sollevò lo sguardo fin verso il tavolo in fondo, dove i Serpeverde apparentemente stavano studiando. Erano quieti e concentrati, e occupavano i posti nello stesso ordine da quando l'anno scolastico era iniziato. Sembravano ordinariamente insopportabili. Forse stava diventando paranoica come era accaduto ad Harry qualche anno prima, quando aveva la fissazione che Malfoy stesse tramando qualcosa e lo seguiva continuamente dal vivo o con la Mappa del Malandrino. Anche se, a ben pensarci, alla fine Harry aveva avuto ragione.
Incrociò lo sguardo della Parkinson, che le indirizzò un'occhiata al vetriolo prima di inclinarsi da un lato e bisbigliare qualcosa all'orecchio di Blaise Zabini, coprendosi la bocca con la mano. Hermione rimase impassibile quando anche il secondo prefetto Serpeverde puntò le iridi su di lei, tentando di non dare a vedere quanto la infastidisse il loro atteggiamento superbo. Fu lieta di spostare lo sguardo altrove quando il timbro soave della voce di Demelza risuonò alle sue spalle.


«…non credo che non si possa sistemare con un Gratta-e-netta… no, facciamo due» stava dicendo la compagna. Il resto dell'attenzione dei Grifondoro, come ormai quello di tre quarti della Sala, era ancora una volta sulla giovane Weasley, che sostava a poca distanza da loro completamente ricoperta di piume ed escrementi e con della paglia tra i capelli. Nessuno fece domande, comunque. Avevano sentito tutti della punizione che Argus Gazza le aveva appioppato, con il benestare della Preside: ripulire l'intera guferia senza magia.

«Leo mi ha cagato sulla spalla, maledetto idiota»

«Il gufo di tuo fratello?»

Ginny annuì, rivolgendo una fugace occhiata incolore ad Hermione. Che sapeva benissimo come Ron comunicasse con la sorella e con chiunque altro, evitando accuratamente di comunicare con lei.

«Come va il braccio?» chiese la Caposcuola, per deviare il discorso su lidi meno burrascosi.

«Oh, decisamente meglio!» trillò Demelza, «prevedo di essere in forma smagliante per le selezioni di Quidditch.»

«Sono la prossima settimana, vero?»

Ginny la guardò stupita: «Da quando sai a memoria la data delle selezioni?»

«Ha vissuto per anni al fianco di tuo fratello e Potter» intervenne Seamus, «è ovvio che-»

«NON nominarlo mai più davanti a me» frecciò Ginevra, improvvisamente livida.

Seamus alzò i palmi delle mani in segno di scuse e si voltò borbottando, offeso.

Hermione la inchiodò con lo sguardo.
«Non ti pare di esagerare?»

Un fruscìo di mantelli, e l'algida figura della Preside improvvisamente comparve alle loro spalle. 

«Nel mio ufficio Weasley. ADESSO.»

«Cosa succede?» chiese Calì.

Ginny fece spallucce mentre si allontanava tranquilla.
«Potrei aver accidentalmente scaricato tre secchiate di escrementi dei gufi nell'aula di Trasfigurazione.»




 
DRACO

L’anno si stava rivelando pieno di sorprese. Stava pensando proprio a questo Draco Malfoy, quando salendo le scale che conducevano alla guferia aveva incrociato la piccola Weasley. O meglio, ne aveva subodorato la presenza già a tre corridoi di distanza: era talmente ricoperta di escrementi di gufo, piume e strati di schifezze che sarebbe stato impossibile non accorgersene. Benché fosse pur sempre una Grifondoro, per giunta Weasley, non se la sentì di infierire: si limitò a ridacchiare e a scansare la manata di sudiciume che lei gli tirò dietro subito dopo.
Salì fino in cima e si diresse sulla balconata, pregando che i gufi avessero esaurito tutte le munizioni con la rossa e che non gli cilindrassero il mantello. Pochi secondi, un frullo d’ali alle sue spalle e un paio di artigli gli si conficcarono leggermente nella spalla, mentre il suo barbagianni reale vi si accoccolava con dignità.
Draco tirò fuori dalla tasca un paio di biscottini gufici, e quello schioccò il becco accanto al suo orecchio in segno di apprezzamento. Lo osservò con la coda dell’occhio becchettarli con garbo dalla mano con cui glieli porgeva. Era un esemplare magnifico: austero, capriccioso, volubile, ma fiero ed elegante come pochi.
Aspettò che finisse, accarezzandolo distrattamente, poi tirò fuori la lettera dalla tasca del mantello. Il barbagianni si spostò con un balzo sulla ringhiera della balconata e gli porse la zampa obbediente, affinché il suo padrone potesse legare la missiva.

«Portala a mia madre», gli disse Draco.

Il rapace sbatté alcune volte le palpebre fissandolo con gli occhi penetranti, che nella luce fioca dell’imbrunire parevano luccicare come cristalli di topazio. Poi fletté le zampe e spiccò un balzo prima di spiegare le ali e librarsi in volo.
Draco lo osservò allontanarsi e scomparire all’orizzonte, finché perfino i suoi stridii acuti, a lui tanto cari, smisero di udirsi. Non aveva protestato, anche se sapeva perfettamente che Draco lo aveva appena spedito ad Azkaban. Esattamente come Draco non aveva protestato quando era stato spedito a fare tutta una serie di cose contro la propria volontà.
Chissà se sua madre gli avrebbe rivelato come stava davvero. Non era una sentimentale, Narcissa Malfoy, ma magari sarebbe riuscito a furia di insistere a farla sbottonare un po’. Finora non ci era riuscito, e aveva ricevuto risposte convenientemente edulcorate circa la sua condizione di prigionia. Certo il fatto che la corrispondenza venisse minuziosamente ispezionata non aiutava. Ma era l’unico modo per mantenere un contatto con quello che restava della sua famiglia. Anche perché a suo padre non aveva molta voglia di scrivere, al momento. E all’unica lettera che gli aveva spedito poco dopo l’incarcerazione, non aveva ottenuto risposta. 

Mentre scendeva dalla guferia meditando queste cose, una risata delicata e femminile echeggiò rompendo il silenzio. Girò l’angolo e incontrò Astoria Greengrass, in compagnia di un altro compagno Serpeverde. La risata le morì sulle labbra quando vide chi le si parava davanti.

«Al, ti raggiungo tra un secondo» mormorò sommessamente. Il ragazzo occhieggiò entrambi per un po’, poi avendo capito l’antifona si decise a salire le scale da solo.

Draco si lasciò andare con la schiena contro la parete, infilando le mani nelle tasche con aria indifferente e fissandola in quel modo che sapeva infastidire chiunque. «Così sarebbe questo il mio rimpiazzo?»

Fu fiero dello scherno con cui era riuscito ad improntare la voce. Almeno finché lo schiaffo di lei non lo raggiunse, cogliendolo di sorpresa.

«Sei uno schifoso egoista. Hai rovinato tutto!» biascicò la ragazza irrigidita mentre gli occhi celesti le si riempivano di lacrime. 

Draco assottigliò gli occhi pericolosamente su di lei. «Ah, davvero? Mi risulta che sia stato tuo padre a rompere il fidanzamento, non io.»

«Ovviamente! Come avrei potuto ancora sposarti dopo quello che avete fatto? Tradire gli amici di una vita per… per cosa poi? Guarda dove vi ha portato!»

«Beh, che fossero proprio amici non direi» berciò con finta noncuranza. «Semplicemente la nostra lealtà andava a favore dei loro interessi.»

«Oh, ti prego!» esclamò Astoria. «La nostra relazione faceva comodo anche ai vostri, di interessi. O vuoi farmi credere che la nostra fosse un’unione forgiata dal profondo amore che ci lega da tempo immemore?»

«Avrei gradito almeno un po’ di finto riguardo nei confronti dei miei sentimenti, ma evviva la sincerità, ragazza mia»

«Non sono più la tua ragazza» sputò lei a denti stretti.

«E sempre sia ringraziato Salazar per questo.»

Lei si passò le mani tra i capelli, poi fece un respiro per calmarsi e gli venne incontro a passo di carica. Per un momento Draco temette che volesse schiaffeggiarlo di nuovo, ma poi Astoria lo scansò e imboccò le scale, rallentando poco prima. Sospirò ancora, dandogli le spalle e voltando appena il capo all’indietro. «Vorrei solo sapere perché, Draco.» 

Lui fissò i boccoli perfetti ricaderle sulla schiena, prendendosi il suo tempo prima di rispondere. 

«Non so perché mia madre abbia fatto ciò che ha scelto di fare. Probabilmente perché era la cosa giusta.»

Lei ribatté un’ultima volta, prima di lasciarlo solo. «No, Draco. Non era giusto per niente.»

 
 
 
 
   
 
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