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Autore: time_wings    01/05/2020    4 recensioni
Dal testo:
Iwaizumi era un tipo silenzioso, ma non per questo disattento. Anzi, si può dire che fosse un grande osservatore. Quella volta, perciò, incrociò lo sguardo di Oikawa con l’attenzione e il terrore di chi sa di dover scappare da un leone inferocito. Il suo migliore amico era seduto a terra, fradicio di sudore, ma il suo sguardo era come congelato, ghiacciato, quasi mozzato. Il viso pallidissimo e gli occhi sgranati puntati nei suoi come ad accertarsi di essere ancora vivo.
Genere: Hurt/Comfort, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Tooru Oikawa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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La vetta più alta

 

Iwaizumi era un tipo silenzioso, ma non per questo disattento. Anzi, si può dire che fosse un grande osservatore. Quella volta, perciò, incrociò lo sguardo di Oikawa con l’attenzione e il terrore di chi sa di dover scappare da un leone inferocito. Il suo migliore amico era seduto a terra, fradicio di sudore, ma il suo sguardo era come congelato, ghiacciato, quasi mozzato. Il viso pallidissimo e gli occhi sgranati puntati nei suoi come ad accertarsi di essere ancora vivo.
“Alzati, veloce, dobbiamo rimontare,” ordinò burbero Iwaizumi. Tentò di usare il suo solito tono aggressivo, ma un tremolio nella voce lo tradì. Iwaizumi, in realtà, non lo stava incoraggiando ad alzarsi, si stava rifiutando di aver capito, stava negando la verità. Gli afferrò un braccio come a volerlo tirar su, ma il ragazzo non si mosse. Vide il labbro inferiore di Oikawa tremare appena, poi, in un sussurro, esalò un unico, terrificante: “Non ci riesco. Fa troppo male, Iwa-chan.”
Iwaizumi abbassò lo sguardo su di lui e deglutì a fatica: “No. No, brutto idiota, questo è il tuo grande giorno, non puoi.” Il suo tono era aggressivo, come quello che usava quando lo insultava, ma era ovvio, chiaro come il sole, che facesse il tifo per lui.
Oikawa aggrottò le sopracciglia, consapevole delle parole del compagno. Poi lo guardò negli occhi e scosse la testa sconsolato. Iwaizumi fu allontanato dall’arrivo del coach e di alcuni professori.
Non era così che avrebbe voluto affrontare la Shiratorizawa.
 
“Ehi, Iwa-chan.”
La voce di Oikawa gli arrivò soffocata da cuscini e coperte, fiacca, senza entusiasmo né la punta di quella tagliente ironia che gli riservava sempre ogni volta che lo chiamava ‘Iwa-chan’. La stanza era immersa nel buio e le veneziane filtravano pigre anche loro la luce gialla del pomeriggio morente. Iwaizumi si sedette sul letto del suo migliore amico e osservò i capelli scuri spuntare in disordine sul cuscino. Il viso era nascosto dalle coperte.
“Che hai?” Si limitò a domandare. Era un ragazzo tutto d’un pezzo, lui, era il tipo che strappava il cerotto in un nanosecondo. I convenevoli, i fronzoli, i complimenti non facevano per lui, erano la specialità di Oikawa. Era andato lì per una ragione e pretendeva una risposta: “Sospetta lesione del crociato anteriore.”
Iwaizumi grugnì e un occhio solo spuntò da sotto le coperte. Era arrossato, ma Iwaizumi non riuscì a capire se fosse per colpa di eventuali lacrime o per il fatto che avesse passato le ultime ore dormendo. Oikawa si alzò a sedere con un verso strozzato di dolore, poi sorrise ironico, quasi beffardo: “Si opera.” Esalò, con leggerezza, come se stesse elencando la lista della spesa più divertente del mondo. Peccato che nessuno di quei sorrisi avesse raggiunto gli occhi.
“Dacci un taglio, idiota.”
Oikawa alzò un sopracciglio con aria interrogativa e Iwaizumi lo guardò come se fosse stata la creatura più noiosa e stupida sulla faccia della terra: “Sei ridicolo quando fai così, mi fai salire il sangue al cervello. Falla finita, con me non attacca.”
Oikawa abbassò lo sguardo e smise di sorridere: “Lo saprò tra due giorni, nella fase acuta non si possono effettuare diagnosi. Si deve sgonfiare.”
“E come pensi che si sgonfierà senza ghiaccio?”
Oikawa sospirò rassegnato, poi alzò le braccia dietro la testa e sorrise con aria di sfida: “Oh, Iwa-chan, purtroppo non posso proprio alzarmi da qui, quindi credo che resterò…” Iniziò, in tono ingenuo.
“Sì, sì, ho capito,” lo liquidò il ragazzo, sventolandogli una mano davanti alla faccia per metterlo a tacere, poi si alzò e si diresse verso la cucina con un brontolio. Quando fu di ritorno, senza dire una parola, lo scoprì di quelle coperte pesanti e gli appoggiò con sorprendente delicatezza una busta di ghiaccio gel sul ginocchio. Oikawa, però, sussultò comunque: “No, no, fa malissimo Iwa-chan, toglila!”
“Taci, idiota, ho fatto piano.”
Oikawa sibilò tra i denti, poi chiuse gli occhi in concentrazione e rilassò progressivamente tutti i muscoli tesi per lo sforzo. Iwaizumi lo osservò espirare profondamente e rialzare le palpebre lentamente.
“Avete vinto?”
Iwaizumi scosse la testa, studiando la reazione di Oikawa. Il ragazzo distolse lo sguardo, puntandolo su una stampa della Terra, circondata da una sfera che ne spiegava le stelle più vicine. Una linea verticale univa obliqua il centro del geoide a due di quelle stelle.
“Oikawa.”
Il ragazzo non fiatò né distolse lo sguardo, deglutì semplicemente e contrasse un sopracciglio, ferito. Iwaizumi lo prese per un invito a continuare: “Se ti sei rotto il legamento è perché nelle settimane prima della partita ti sei allenato come un cretino. Era ovvio che cedesse al primo sforzo.”
Oikawa arricciò il labbro superiore innervosito. Perché? Perché Iwaizumi aveva ragione da vendere: “Se dopo la visita ti vedo mettere piede in palestra e prendere in mano una palla ti espello.”
“Sono io il capitano, non puoi…”
“Me ne infischio.”
Oikawa contrasse la mascella e fissò quell’unica stella brillante connessa alla linea che tagliava il Giappone perpendicolarmente, poi si voltò a guardare Iwaizumi, gli occhi lucidissimi ma furenti: “Io volevo solo batterlo!” Alzò la voce, ma l’amico non batté ciglio: “Io dovevo dimostrargli che posso farcela, che posso portare la mia squadra ai nazionali, che sono migliore di lui, che sono…”
“Io, io, io!” Sbottò Iwaizumi, superandolo con la voce e mettendolo a tacere immediatamente: “Siamo una squadra, idiota, vinciamo e perdiamo insieme. Tu non devi fare proprio niente e stressando quel ginocchio allenandoti giorno e notte hai solo peggiorato le cose! Per tutta la squadra!”
Oikawa abbassò per un attimo lo sguardo, poi fissò l’amico negli occhi e infine lo posò sulla stampa al muro, tornando su quell’unica stella, l’apice del successo, la vetta più alta.
Iwaizumi seguì il suo sguardo per un secondo, poi lo riportò su di lui. Fece per alzarsi con un sospiro, ma la mano di Oikawa si poggiò veloce sulla sua, costringendolo a non muoversi: “No,” esalò e Iwaizumi alzò un sopracciglio: “non andare,” sussurrò poi, guardandolo negli occhi con decisione e scansandosi di lato per fargli posto accanto a lui.
Iwaizumi sospirò rumorosamente, evidentemente contrariato, ma si sdraiò senza mandarlo al diavolo neanche una volta e Oikawa sorrise vittorioso: “Sai com’è, mi serve qualcuno che mi prepari un bel tè.”
“Scordatelo, idiota.”
“E qualcuno che mi tenga la manina tra due giorni, alla visita,” flautò ancora Oikawa, in una palese presa in giro.
“Buona fortuna, allora.”
Oikawa rise e Iwaizumi lo osservò con le sopracciglia aggrottate e uno sguardo serio.
D’altronde era un tipo silenzioso, ma non disattento.
Tutt’altro, era un grande osservatore e non mancò di notare che, quella volta, il suo sorriso aveva raggiunto gli occhi.


Piccola nota: questa storia è stata scritta a pasqua, per l'advent calendar del gruppo Hurt/Comfort Italia - Fanfiction & Fanart su Facebook, vi consiglio di andare a dare un'occhiata!
Niente, alla fine l'ho pubblicata per qualche motivo adesso, non so perchè. Visto che pare non specificato da nessuna parte mi sono presa la libertà di dire cosa abbia Oikawa a quel ginocchio e dopo un bel po' di ricerche questa mi sembrava la più plausibile. 
So che non è niente di che, ma è stato davvero divertente scriverla, spero possa servire a staccare un po' in questo periodo.
Grazie per la lettura!

El.

 
   
 
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