23.
Poor Hinata
Poor Hinata
Naruto poggia le buste sul portico rischiando di rovesciarne il contenuto.
«Lo sapevo» ansima. «Non dovevo scommettere contro papà.»
Al suo fianco, Hinata ha il viso rosso per lo sforzo e non ha ancora ripreso fiato.
«Non ti accompagnerò mai più» gli comunica.
Ashura li guarda sorridendo, vorrebbe avere la loro forza per poter lasciare quella casa e girovagare per la città, ma il suo corpo non si è ancora ripreso e fa fatica e restare in piedi.
«Hai scommesso il tuo turno di consegne, di nuovo» afferma divertito. «Di questo passo inizierò a pensare che ti piaccia venire fin qui.»
Naruto s’imbroncia e gli lancia un’occhiataccia.
«Mi piacerebbe di più se non dovessi portare tutta questa roba, e se non ci fosse lui» gli risponde scocciato, indicando il ragazzo alle sue spalle poggiato allo stipite della porta.
Ashura si volta lentamente con un sorrisetto compiaciuto, e Toneri fa finta di non vederlo, concentra però il suo sguardo su Hinata, che arrossisce all’istante.
«Non dovresti andare in giro con questo qui» le dice, come se Naruto non fosse lì a incenerirlo con gli occhi. «Entra a riposare, preparo il tè.»
Ashura poggia una mano sulla bocca di Naruto prima che possa dire alcunché, e guarda Hinata seguire Toneri in silenzio, le guance chiazzate di un tenero rosso.
«Aiutami ad entrare e non rovinare il momento» gli dice all’orecchio.
Naruto lancia fulmini con gli occhi, ma annuisce.
«Povera Hinata, che razza di anima gemella le è capitata.»
***
Time before…
Ashura guarda con curiosità la dispensa fredda piena di cibo.
«Quindi, quel ragazzo, Naruto, mi porterà da mangiare fino a casa e io dovrò dargli quei fogli? I soldi?»
Toneri, di spalle, annuisce in silenzio.
«E i soldi fanno avere anche questa dispensa che tiene freddo il cibo e tutto il resto? Anche quella scatola con le persone dentro? Come hai detto che si chiama, tv?»
Toneri annuisce ancora, ma senza guardarlo, sembra concentrato su qualcos’altro, il suo corpo è rigido, teso. Ashura lo raggiunge a fatica, strisciando i piedi nudi sul pavimento freddo, non sopporta che lo ignori, soprattutto dopo aver dormito per tutto quel tempo ed essersi perso così tanto del mondo. Ha voglia di sapere, di capire, di vedere, ma finché non potrà muoversi, Toneri dovrà essere i suoi occhi.
«Si può sapere cos’hai? Ti hanno messo un bastone su per il-?»
Spalanca la bocca senza parole e gli occhi si allargano per lo stupore.
«La tua bussola, punta a sud» dice in un sussurro.
«Quella ragazza» gli risponde Toneri fissando l’ago. «Quella ragazza bellissima, mi guardava e aveva la sua bussola in mano. All’inizio non l’avevo capito.»
Ashura gli da una pacca sulla spalla.
«E non è magnifico? Hai un’anima gemella!» esulta, poi ci ripensa. «E hai anche una bussola, ma da quando? Non sapevo che anche tu l’avessi.»
«Mio padre l’ha costruita per me tanto tempo fa, ma girava a vuoto e ho smesso di guardarla. Oggi però, c’era lei e mi guardava. Ed è bellissima.»
«Puoi invitarla qui! Quando la rivedrai?»
«Non ne ho idea.»
«Come si chiama? Quanti anni ha?»
«Non ne ho idea.»
«Ma ci hai parlato almeno?»
Toneri distoglie lo sguardo dall’ago, fissa Ashura che lo guarda di rimando con aria interrogativa, deglutisce.
«Come si parla con una donna?»