Anime & Manga > Lady Oscar
Segui la storia  |       
Autore: Aqua Keta    02/05/2020    7 recensioni
Forse il destino è già scritto ma con ostinazione e coraggio lo si può cambiare e tornare a vita nuova. Esiste un tempo per soffrire ma esiste anche un tempo per la ricompensa della gioia
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
In lontananza una carrozza.
Mornay  la seguì con gli occhi fino all’arrivo davanti a casa Jarjayes.
Ne scese una bellissima donna.
Bernard e Vincent la videro soffermarsi di fronte alle macerie.
Portò una mano alla bocca sconvolta. Gli occhi le si riempirono di lacrime. Fece per cercare un fazzoletto.
Mornay gliene porse uno.
“Vi ringrazio…siete molto gentile”- poi tornando con lo sguardo su quel disastro –“Una vera tragedia…!”
Alcuni uomini si avvicinarono –“Signore, possiamo procedere?”
“Si certo. Voglio che sia tutto ultimato entro sera. Se così non fosse andremo avanti ad oltranza. Spero vi sia chiaro!”
Cecile si rivolse a Vincent –“Perdonate….che cosa state facendo?”
“Viene portato tutto alla mia tenuta. I Jarjayes si trasferiranno là per il momento”
“Siete?”
“Scusate Madame. Mi chiamo Mornay, delle scuderie Mornay”- baciamano di rito.
“Oh….ma certo. I cavalli di sua Maestà…!”
“…non solo..”- l’ accenno di un sorriso
“..certo…lo so bene. Posso chiedervi in che rapporti siete con la famiglia ?”
“Grandier è il mio uomo di fiducia!”
Cecile rimase senza parole.
“Siete al corrente del fatto che sia in prigione al momento…?!”
Annuì.
A lui avrebbe pensato successivamente. Un po’ di gattabuia per rimettere insieme le idee ma soprattutto per comprendere gli atteggiamenti sbagliati non gli avrebbe certo fatto male.
“Voi Madame?”
“Scusate…avete perfettamente ragione. Sono Cecile Doriane de Girodelle…”
Vincent la squadrò da capo a piedi –“ …è stato vostro fratello?”- domanda secca.
Rivolse gli occhi verso l’edificio –“..io…non credo sia stata opera sua..ma ogni dubbio è lecito..”- in cuor suo si augurò che non avesse commesso un’atrocità del genere.
“Dov’è?”
“….Nantes….forse…”- un tono di angoscia nella sua voce.
“Siete cosciente del fatto che Andrè gliela farà pagare?”
Strinse le mani portandole al petto – “…credetemi. Sono molto combattuta. Devo decidere se far uscire Grandier o coprire mio fratello!”
“Farete la cosa più giusta……sapete a chi rivolgervi ?”
“Il Generale Bouillè…il Comando di Brest non dipende più direttamente da Parigi….ma è l’unico che probabilmente potrebbe….”
“Quando?”
“Sono passata qui prima di recarmi da lui. Desideravo rendermi conto della gravità della situazione”
“Portatemi da lui…gli parlerò io!” – deciso.
Cecile fissò Mornay strabiliata per tanta risolutezza.
Non aggiunse altro.
Salì in carrozza seguita da Vincent a cavallo.
 
Sdraiato su quella specie di letto Andrè cercò di ricomporre pensieri, immagini…parole .
Il silenzio totale.
Che ora era? Probabilmente giorno visto la luce che filtrava da quella minuscola finestra in alto.
Qualcuno apri il piccolo pertugio nella pesante porta di ferro e depose a terra una scodella e un tozzo di pane.
Si girò sul fianco, il volto verso il muro.
Non gli importava di mangiare.
Doveva uscire.
Cecile. Poteva contare solo su di lei.
Che stupido era stato! Se non si fosse comportato così da incosciente ora sarebbe stato libero di andare a cercare Oscar.
“Complimenti Grandier! Sei un vero idiota!”- chiuse gli occhi.
Il pensiero fu per lei.
Rientrare dal lavoro e aver assistito a tutto quello lo aveva sconvolto. Era normale avesse pensato che le fiamme se la fossero portata via…nonostante sapesse che in qualsiasi situazione anche nelle peggiori era sempre stata in grado di cavarsela.
….sorrise rivedendola in ogni attimo trascorso assieme…emozioni pure emozioni…occhi che sapevano essere di ghiaccio e poi improvvisamente bruciare di passione, mani ferme nell’impugnare la spada ma scorrere delicate su di lui, una bocca capace di ferire con le parole ma anche di teneri baci…la sua Oscar…l’essere giunti quasi alla realizzazione di un sogno….ora…sbriciolarsi tutto….scivolare via come sabbia tra le dita…
Un comportamento assurdo anche nei confronti di Mornay.
No, non era da lui.
Una lacrima scese dall’angolo di un occhio attraversando la tempia a perdersi fra i capelli.
Perchè? Perchè ancora tanta sofferenza? Perchè mai il destino non voleva concedere loro quella felicità tanto desiderata? Ora avrebbero potuto avere tutto….una vita insieme per sempre…marito e moglie…un figlio…chissà …due…la serenità…
Strinse i pugni.
Dove poteva essere? Veramente Girodelle era stato capace di un tale gesto? Per cosa? Per averla sua? No…non poteva essere…non aveva senso tutto quel ragionamento. Pazzo d’amore si…ma non un assassino.
Gli aveva dato del farabutto…ma in fondo era certo che non lo fosse. Aveva obbedito ad Oscar per anni senza una grinza, sempre preciso, impeccabile…un’ottima spalla durante gli anni alla Guardia Reale.
D’accordo, Cecile gli aveva parlato di una forte depressione dovuta al rifiuto di Oscar…poteva la sua mente essere malata a tal punto ?
 
“Generale….una certa Madame de Girodelle e Monsieur Mornay chiedono di essere ricevuti”
Sollevò lo sguardo da una montagna di scartoffie. Un cenno al soldato affinchè li facesse accomodare.
Appena Cecile fece il suo ingresso nella stanza Bouillè le andò incontro prendendole la mano e portandola alla bocca.
“Madame….quanto tempo. E’ un vero piacere rivedervi”
“Vi ringrazio di averci ricevuto…senza appuntamento”- si volse verso Victor “Il signor Mornay”- con un cenno per presentargli Vincent.
“Mornay….ammetto che è un onore conoscervi di persona. Credo di aver trattato con uno dei vostri uomini qualche anno fa per i nuovi cavalli della Guardia Reale”-
Annuì accennando ad un leggero sorriso.
“Prego….sedete. A cosa devo questa vostra visita inaspettata?”
“Ecco….”- Cecile cercò le parole per elaborare un discorso convincente quando Mornay la precedette.
“Il mio uomo fidato è richiuso nella prigione di Brest!”
“ E chi sarebbe?”
“Andrè Grandier!!”- scandì il nome.
Bouillè sollevò il sopracciglio con fare disinteressato –“Avrà perpetrato qualche grave illecito o reato…non si finisce dietro le sbarre per futili motivazioni…”
“Era semplicemente ubriaco..”
Il Generale prese la pipa da una scatola finemente lavorata sulla scrivania. Pigiò il tabacco. Diede fuoco.
Aspirò a lungo rilasciando un sottile e lanoso filo di fumo.
“Ho assoluta necessità che venga rilasciato…ne va anche della reputazione delle scuderie….non posso assolutamente permettermi una situazione del genere..”-  la prima eppur banale giustificazione per uno come lui. Il pensiero reale era per la vita di Andrè non per il buon nome delle scuderie. Ne aveva attraversati di momenti difficili prima di raggiungere quella posizione. E comunque ogni ostacolo era sempre riuscito a superarlo con determinazione e coraggio.
“Dovreste tenere a bada chi lavora per voi..”
“Un innocuo errore di percorso…nulla di più..!”
“E avevate necessità di farvi accompagnare da una signora per venirmi a supplicare di lasciar libero un vostro servitore?”- scrutò a lungo quello sguardo imperturbabile.
“Madame si è prestata semplicemente perché Victor de Girodelle è capitano al presidio militare di Brest”
“Perché non domandare a lui?”
“Sono abituato a pagare i miei errori di persona e con i gradi più alti…. anche quelli commessi dai miei lavoranti dal momento che sono alle mie dipendenze”
Bouillè spostò gli occhi sulla donna.
“Dunque una semplice sbornia? Mi pare poco perché …”
“…ha avuto da discutere giustamente con Victor per via dell’acquisto di un cavallo per uso personale …..mio fratello avrebbe dovuto pagare entro metà di questo mese ma… ultimamente ha sperperato un po’ troppo denaro…”- s’intromise Cecile.
“E’ vero?”- rivolgendosi a Mornay.
Tacque. Odiava mentire.
Sfregò energicamente le mani –“Credo attualmente di non potere fare nulla per voi, signori…è un momento questo particolare per la Francia…vedete sulla mia scrivania quanti documenti? Il presidio di Brest è come un granello di sabbia su una spiaggia della Normandia. Mi devo occupare di problemi ben più seri. La situazione a Parigi stà precipitando. Pertanto….vi chiedo gentilmente di lasciarmi lavorare. Vi auguro buona giornata ”
Ripose la pipa e riprese in mano i fogli accantonati.
A Cecile si riempirono gli occhi di lacrime. Si alzò in silenzio.
Mornay  le aprì la porta –“Aspettatemi in carrozza”- richiudendola poi alle sue spalle.
Il Generale alzò lo sguardo –“Cosa volete ancora?”
“Avete mai pensato al futuro?”
“Che intendete?”- corrugando la fronte.
“Parigi vive nei disordini quotidiani. Presto….molto presto la famiglia reale sarà destabilizzata…con tutta la monarchia al seguito. Sarà una gioia per i rivoltosi…”
“Voi farneticate!”- si alzò in piedi –“Uscite immediatamente!”
“Se aveste ancora una posizione privilegiata e significante non stareste a marcire a Brest!
“Badate Mornay…non vi permetto di rivolgervi a me in questa maniera, potrei farvi arrestare!”
“Contate ben poco e ne siete consapevole”
“Uscite immediatamente da questa stanza”- furioso – “Guardia!!” – chiamò.
Vincent frugò all’intero della giacca e ne trasse tre sacchette scure ponendogliele sul tavolo.
“Volete corrompermi?”- battendo i pugni sulla scrivania.”
“Voglio il mio uomo!”- freddo.
Bouillè rise – “Che fate? Comprate gli uomini come le bestie?”
“NO! Compro semplicemente la libertà del migliore e fidato fra tutti!”
Quelle sacchette bruciavano più del fuoco.
“Uscite! Vi risparmio la galera solo perché…”
“…perché quel denaro vi farà comodo quando verranno a cercarvi per condurvi di fronte a Madame “Guillotine” se non riuscirete a fuggire”
L’uomo livido di rabbia.
“Uscite e non fatevi mai più rivedere o la prossima volta giuro sarò io stesso a piantarvi una pallottola in corpo” – estrasse la pistola ponendola accanto a quel denaro.
Mornay aprì la porta e uscendo si girò un’ultima volta –“Dopodomani farò ritorno a Brest…mi recherò alla prigione…”- senza aggiungere altro raggiunse Cecile.
Boullè ribollì dal nervoso. I pugni stretti sulla scrivania.
Sedette.
Nessuno mai aveva azzardato tanto. Nessuno!
Rimase a fissare quelle sacchette nere.
Ne sciolse i laccetti e rovesciò il contenuto.
La libertà di un uomo poteva valere così tante monete d’oro?
Vincent montò a cavallo –“Vi riaccompagno”- rivolgendosi a Cecile.
“Perché avete voluto rimanere solo con lui?”
“Non preoccupatevi.  Vedete di organizzarvi per andare a Nantes!”
 
Il cielo nuvoloso su Parigi.
“Alain…Alain…apri….apri!”
Apparve Leah sulla porta –“Ma insomma Pierre! Che ti prende? E’ il caso di urlare e bussare in questa maniera?”- seccata.
“Dov’è Alain?
Apparve alle spalle della giovane –“Che vuoi Pierre?”- lo sguardo leggermente assonnato.
“Un corteo di donne è partito da Faubourg Saint-Antoine e uno da Les Halles …stanno dirigendosi a Versailles.”
“Che cosa?”- incredulo.
“Si, stanno marciando accompagnate da una calca di parigini armati di falci, lance….e pistole”.
“Chiudetevi in casa!”- rivolgendosi a Leah.
“Dove vuoi andare?”- spaventata.
“Quando Diane scende non farla andare alla sartoria!”
“Alain!”
Voltatosi la baciò sulla fronte – “Non preoccuparti!”
Una corsa.
Raggiunsero la folla. Inferocita.
La pioggia battente, le donne fradice gridavano contro i monarchi la loro rabbia. Ma in particolar modo era lei, l’Austriaca ad essere presa di mira, accusata di aver sperperato il tesoro reale a discapito delle misere condizioni di vita in cui versava tutta la popolazione, di condurre una vita dissoluta e soprattutto di avere una sciagurata influenza sul re.
Quel trambusto attirò l’attenzione di gentiluomini e cortigiane che  si precipitarono alle finestre per osservare cosa stesse accadendo fuori.
Presto il panico prese il sopravento
 
Un brivido gli percorse la schiena.
La notte era stata terribile senza uno straccio di coperta.
La ciotola ancora ai piedi della pesante porta di ferro.
Si accorse che il pezzo di pane era sparito – “Topi”- pensò.
Quanto tempo era trascorso?
Era difficile riuscire a rendersi conto dello svolgere del tempo in quel buco.
“Grandier…hai provato anche il brivido della galera!”
I suoi pensieri furono improvvisamente interrotti da un rumore di passi pesanti avvicinarsi alla cella.
La chiave girò nella serratura.
Due guardie entrarono – “Forza Grandier….alzatevi!”- lo spintonarono – “uscite prima che qualcuno cambi idea…siete libero!”
Non se lo fece ripetere una seconda volta.
Cecile ce l’aveva fatta.
Percorse un lungo tratto delle segrete scortato da altri soldati, salì una quantità infinita di gradini e finalmente raggiunse l’uscita.
“Vedete di non farvi pizzicare nuovamente!”- gli dissero.
Respirò a pieni polmoni l’aria fresca della sera, l’aria fresca dell’essere liberi.
Di fronte a lui Mornay a cavallo tenendo Alexander per le briglie.
“Vincent!”- sgranò gli occhi.
Lo sguardo crucciato, la fronte corrugata quasi come un padre quando rimprovera un figlio.
“Mi auguro che la permanenza in cella ti abbia rinsavito. Non rivolgerti a me mai più in quella maniera…o la prossima volta giuro che sarò io stesso a condurti in gattabuia!!”
Abbassò gli occhi – “Vi prego di scusarmi….sappiate che non è da me…”
Rialzò lo sguardo ed incrociò quello severo dell’uomo.
“Sali!”- lo intimò –“Madame Jarjayes vuole vederti”
Emilie!  Allora si era ripresa.
In brevissimo furono di fronte all’abitazione di Thomas.
Mornay sedette in attesa che li chiamassero.
“Come ha fatto Cecile a convincere Bouillè?”- gli venne da sorridere – “il fascino femminile!”
Vincent non fiatò.
Nella saletta si palesò Beatrice – “Andrè….vieni…”
A passo lento fece il suo ingresso nella stanza.
Il volto della donna trasfigurato dal dolore.
Mai aveva visto Emilie in quelle condizioni.
Socchiuse appena gli occhi e sollevando debolmente un braccio lo allungò. Prese il giovane per la mano tirandolo verso di sé.
Accostò le labbra al suo orecchio.
“..tuo figlio…..Oscar è incinta di tuo figlio….tutto bene….andava tutto bene…..aveva paura….”- sibilò.
Deglutì cercando la forza per parlargli ancora – “…durante la visita….aveva paura…..quelle non erano le tue mani….ma di Thomas si fidava….solo io…..e Thomas…..nessun altro…..”
Si aggrappò ad un filo di voce – “tu…non dubitare….è troppo l’amore che ha nel cuore solo per te…”
Andrè fece per sollevarsi ma Emilie lo trattenne –“---non può essere morta…vai.. Andrè!....trova Oscar e il vostro bambino…trova Oscar…”- richiuse gli occhi.
Sentì le lacrime rigargli il volto.
Baciò teneramente la mano della donna rimanendo piegato su di lei –“ …vi giuro …giuro davanti a Dio ….dovessi perdere la mia stessa vita per riuscirci…riporterò a casa vostra figlia…”
Thomas le tastò il polso – “Uscite tutti….per cortesia”- preparò delle nuove bende e le scoprì le gambe.
“Generale….anche voi..”- facendosi cupo in volto.
Non appena rimase solo rimosse con cautela quei ritagli di cotone a proteggerle le ustioni.
Ripulì con una soluzione nuova elaborata dal suoi grandi amici Berthollet e Scheele, un liquido che sembrava aiutasse a limitare l’espandersi delle infezioni….mai adoperata prima –“Che Dio ce la mandi buona!”
 
Guardò dritto verso il letto.
Lei, in piedi, fiera e tremendamente bella.
Desiderata da sempre…
Le prese una ciocca di capelli e ne inspirò a lungo il profumo. La guardò in viso e scostandoli delicatamente dal collo lasciò scivolare lentamente la mano fino allo scollo della camicia.
La sfilò dai pantaloni e si insinuò al di sotto del tessuto stringendo ed accarezzando un seno.
Un mugugno.
Avvicinò la bocca alla sua pronto ad accogliere ogni suo ansimo.
La vide sedersi sul bordo del letto, liberarsi definitivamente dalla costrizione degli abiti e coricarsi all’indietro rimanendo sui gomiti… le gambe lunghe leggermente divaricate….quella cascata di riccioli biondi adagiati fra le lenzuola.
Ripose la giacca sulla poltrona, camicia e pantaloni accuratamente ripiegati….
Curvatosi sulle ginocchia si poggiò fra le sue gambe facendo scorrere le mani sui seni, ne tastò la morbidezza …scese sul ventre piatto e teso fino a giungere a quella collina paradisiaca. Il suo biondo naturale lo eccitò ancora di più. Spinse la lingua assaporando quel nettare mentre i gemiti… dolci suoni alle sue orecchie.
Le dita sottili afferrarlo per i capelli, a stringerli, trattenendolo e…accompagnare quell’abbeverarsi con un movimento ritmico del bacino …assecondando ogni carezza, ogni passaggio ove le terminazioni nervose erano così sensibili. Piccoli sobbalzi, scatti involontari…di piacere.
La mano aperta sulla sua femminilità …sfiorarla… Spinse prima un dito…poi due…
“Victor….”- le sfuggì.
Sollevò lo sguardo estasiato a quelle parole senza fermarsi.
E quando non resistette più si sdraiò su di lei accarezzandole il viso ….consapevole del fatto che non sarebbe stata sua per la prima volta…..quell’illibatezza buttata alle spine con un servitore, quel candore sporcato ….e la rabbia racchiusa in un affondo violento facendola gridare –“Si…!”- la bocca a catturare la sua essenza di donna –“…godete di me Oscar…!”.
Ma non gli bastò.
Sua, solo e completamente sua.
La girò supina.
Le dita scorrere lungo la schiena fino ai glutei sodi e tondi.
“Siete l’inferno e il paradiso…”mormorò sollevandola improvvisamente per il bacino e attirandola verso di lui – “sarete mia fino all’ultimo dei vostri respiri….fino all’ultimo dei vostri gemiti…”- l’ennesimo affondo afferrandola per i fianchi –“…di nessun altro…”
Il respiro in affanno, i battiti del cuore accelerati…..l’apice in un suono gutturale ….un fiotto caldo.. lungo....a spargersi in lei…
Ricadde sul letto …madido di sudore, sfiancato…tristemente compiaciuto, gli occhi alla ricerca di quelli di lei.
“Che io sia dannato in eterno per quello che ho fatto…”
Dalla finestra socchiusa udì la voce della sorella.
“Mi raccomando. Preparate nuovi cavalli per domattina. Dovrò recarmi a Nantes.”.
Lasciata la carrozza salì lentamente le scale. La stanchezza cominciò a farsi sentire.
“Dove sei stata?”
Sollevò lo sguardo – “ Victor!!”
In cima alle scale, i piedi scalzi, la vestaglia di seta verde e dorata, aperta a lasciar intravvedere il corpo nudo e asciutto, il petto glabro….le braccia abbandonate morbide lungo i fianchi. Due pezzi di ghiaccio al posto degli occhi.
“Ti ho chiesto dove sei stata!!!?!”
“Che cos’hai fatto Victor? Perché?”
Aggrottò leggermente la fronte.
“Tu non puoi capire”- si allontanò dall’entrata.
“Dove credi di andare? Voglio una spiegazione…ora!!”- afferrò due lembi dell’abito sollevondolo per agevolare la camminata –“Non permetterti di volgermi le spalle!”
Si bloccò a metà del corridoio – “Tu non capisci. Amo quella donna più della mia stessa vita”
“Non puoi ….lei ama Andrè!”-
Si girò di scatto scoppiando in una risata isterica – “Uno stalliere!....ci credi veramente?”
“Ascolta…”
“NO! Tu ascolta! Oscar è destinata a sposare me. Non un servo.”
“Victor…”
“E’ mia! SOLO MIA!!”
“Victor…”
“Ci trasferiremo a Nantes..che la cosa sia di tuo gradimento o  no….!”
“Victor…vuoi starmi ad ascoltare?”- gridò.
Un’occhiata. La freddò.
 “Chi ti ha aiutato nell’ordire il tutto? Dov’è? Dove hai portato Oscar?”
Un sorriso beffardo.
“si…dove hai portato Madamigella Oscar…sei un pazzo…..perchè un gesto così folle..?”
 “Lei…è venuta qui …di sua spontanea iniziativa…..sapevo che mi amava…che mi desiderava…”- fece qualche passo in direzione della camera da letto – “è mia …..è stato incredibile….non immaginavo che sotto quelle spoglie di Comandante rigido e inflessibile ci fosse una donna così passionale, carica di desiderio…”
Sbiancò.
Che cosa voleva dire?
Lo seguì in silenzio. L’angoscia attanagliarle la gola.
Victor aprì la porta a mostrarle la stanza.
Tentennante entrò.
Non credette ai suoi occhi.
“Che cosa ti avevo detto? Guardala….”
Cecile prese a tremare.
“Victor…ma…”- gli occhi le si riempirono di lacrime.
Rise appoggiando un gomito al grande como’.
“Sei senza parole vero? E’ terribilmente bella….bella, sensuale….un uomo non può desiderare nulla di più”
Portò una mano alla bocca allibita.
“No…no sorella mia… non scandalizzarti…..avessi sentito come gridava di piacere….nemmeno una gatta in calore….e ha goduto…o si, sotto le mie spinte…ora è mia”
Deglutì sconvolta.
“Sai…”- le volse per qualche secondo le spalle –“avrei preferito fosse stata illibata….avrei desiderato ardentemente essere stato il primo a scontrarmi con la sua purezza… a spalancarle le porte ai veri piaceri….invece…”- il tono di voce si fece più serio –“ quel bastardo mi ha impedito di provare quella sensazione incredibile di vedere quel dolore sottile nei suoi occhi…..me l’ha sporcata …rendendola….una puttana come le altre…”- si volse impugnando una pistola.
Un grido.
“Mio Dio Victor…!!”
“....si…proprio come quelle donne del bordello di Madame Margot…solo che non sono belle quanto lei….lei è una dea….e resterà mia per sempre!”.
Puntò la pistola verso il letto.
Un colpo.
 
   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: Aqua Keta