NdA
Ho interpretato
l’animal
soulmate in questo modo: un “animale guida” che
appare accanto a ognuno durante
l’infanzia (a un’età in cui si sia in
grado di prendersene cura) e che
rispecchia caratterialmente il proprio soulmate. Quando i due soulmates
capiscono e accettano la natura dell’altro, i due animal
soulmates li portano a
incontrarsi. Nel testo ho usato per indicare gli animal soulmates
“animale guida”
o, più semplicemente, “guida”.
La presenza
dell’animal
soulmate influisce sui personaggi, in particolare l’ho
immaginato avere molta
influenza sul carattere di Draco che capirei se sembrasse, per questo,
un po’ diverso
dall’originale. {Senza contare che ci troviamo
post-battaglia, in ogni caso}.
Oltre la paura
«La
guerra è finita, ma la
tua lepre continua a fissare il nulla» commenta Pansy
ridacchiando.
Draco la guarda
di sbieco.
Prendere in giro il suo animale guida è sempre stato uno dei
passatempi
preferiti di Pansy; lui non ha mai reagito prima, anzi a volte
l’ha persino
seguita, ma ora è diverso. Nei momenti più
sconfortanti della guerra l’unica in
grado di dargli un pur fragile conforto mentre Voldemort risiedeva
nella Villa
e tormentava i suoi genitori è stata proprio la lepre: con
la sua sola presenza
riusciva a trasmettergli una calma che Draco, incapace di spiegarsela,
era ben
lieto di accettare.
Lo sguardo gli
cade sull’animale
guida di Pansy: un piccolo rospo dall’aria più
fiera che mai. Ha sempre
sospettato che se ne vergognasse, ora si chiede se sia questo il motivo
per cui
si impegna tanto nel sottolineare ogni atteggiamento insolito delle
guide degli altri.
«Non
fissa il nulla» replica
freddo, riportando lo sguardo sul mammifero. «Le lepri
artiche sono da sempre
associate all’abilità di viaggiare fra i mondi.
Non guarda il nulla, va oltre»
dichiara, carezzando gentilmente il manto bianco neve
dell’animale.
Pansy non
risponde, sbuffa
indispettita. Draco scrolla le spalle: non gli importa.
In quel momento
la lepre volge
lentamente la testa, cercando e sostenendo il suo sguardo per alcuni
secondi. Strano,
pensa Draco: non l’ha mai vista comportarsi così
prima. La vede scattare
all’improvviso giù dal tavolo, in direzione del
cortile. Senza lasciarsi il
tempo di riflettere, si alza e la segue, allontanandosi dalla Sala
Grande.
Si ferma prima
del cortile,
in mezzo al corridoio, di fronte a un piccolo serpente nero. Draco si
guarda
rapidamente intorno, notando con sollievo la presenza di solo altri due
studenti. Si avvicina alla lepre e si china, osservando meglio il
rettile. Screziature giallo ocra risaltano sul nero delle squame:
è una specie che
non conosce.
«Ti
piace il mio biacco?»
domanda una voce sognante alle sue spalle. Draco deglutisce. Da quando
è
tornato per ripetere il settimo anno gli studenti che lo approcciano
sono pochi,
il che non gli dispiace affatto. Si volta, sapendo già chi
aspettarsi – difficile
non riconoscere quel tono.
«Lovegood».
Avverte la gola
seccarsi, gli balena davanti agli occhi un’immagine della
ragazza più smagrita
e con vari lividi in mostra sulla pelle nuda. Sbatte le palpebre,
rapido, e
davanti a lui torna a esserci una ragazza in buona salute.
«È tuo il serpente?»
dà voce al primo pensiero che gli viene in mente,
domandandosi
intanto a cosa
debba quel confronto.
«Sì,
è un biacco» risponde
Luna con un sorriso un po’ storto, imperfetto.
Draco si volta
per
osservarlo nuovamente, ma gli si presenta una scena insolita. Il biacco
si è
avvolto intorno al collo della lepre, ma questo non sembra
infastidirla, anzi –
è con sorpresa che si rende conto che stanno
giocando.
Gli animali
guida non
interagiscono tra di loro, se non…
«Sospettavo
fossi tu, sai?»
prosegue Luna, una nuova sfumatura nel suo tono – non sembra
più così
distratta. «Pensavo non lo avresti mai capito,
però. È bello che tu l’abbia
accettata» aggiunge, abbassandosi per carezzare la lepre
artica. Draco fissa
immobile il gesto: la sua guida non reagisce al
tocco estraneo, il che
spazza via ogni possibile dubbio. Luna Lovegood è
la sua anima gemella.
Luna alza lo
sguardo verso
di lui, sembra confusa. «Sei deluso?» domanda,
osservandolo. «Strano, le
guide non dovrebbero trovarsi prima di essere state
accettate…»
«Ti
sta bene?» la
interrompe. «Non ti pone nessun problema che la tua anima
gemella sia io?»
La vede aprirsi
nuovamente
in un sorriso che lo confonde ancora di più.
«Sai,
il biacco è un
serpente non velenoso» afferma, carezzando le squame del
piccolo rettile che
reagisce alzando la testa. «È molto poco
pericoloso, perciò appena si sente
minacciato scappa; è molto rapido. Da bambina ci rimanevo
male, quando fuggiva
via lasciandomi nei guai» spiega, ridendo al ricordo.
«È
un vigliacco, quindi» decreta
Draco, guardando storto l’animale che dovrebbe
rappresentarlo. Non è una scelta
lusinghiera, ma non si sente di gridare all’ingiustizia. Non
se lo nasconde: lui,
Draco Malfoy, è un vigliacco.
«La
paura è nella sua
natura» riprende Luna – Draco non capisce se
concordi o lo stia contraddicendo.
«Mia mamma me l’ha spiegato, un giorno.
L’ho capito, e ho promesso di
proteggerlo».
Draco fissa il
serpente. È
questa la sua natura? Un codardo buono solo a farsi proteggere dagli
altri? Non
è ciò che vuole essere.
Incontra gli
occhi grigi di
Luna, così simili eppure diversi dai suoi.
Lei sta ancora sorridendo.
«Quando mi hanno attaccata sul treno, a Natale»
inizia, e Draco serra i pugni.
Sperava di non dover affrontare quel ricordo, ma in
fondo sapeva che
sarebbe stato inevitabile. Nota la serenità con cui ne parla
la ragazza e si
chiede come faccia. È stata un’esperienza
traumatica anche per lei, ne è certo
– forse è solo brava a nasconderlo.
«Mi ha difesa. Ha morso il primo
Mangiamorte» Luna conclude il racconto, riscuotendolo dalle
sue
riflessioni. «Capisci? È
passato sopra ai suoi istinti, per me».
Luna si rialza,
lasciando le
due guide libere di giocare a terra. «Non è la
paura a definire una persona,
Draco».
Draco sussulta
nel sentirla
pronunciare il suo nome.
«Harry
me l’ha raccontato»
inizia, nuovamente, lei. «Quando ti hanno chiesto di
identificarli, tu hai
negato. È sicuro che sapessi bene chi fossero, ma ti sei
rifiutato di
confermarlo».
Draco non le
risponde. «Ti
ho presa in giro per anni» dichiara, fissandola negli occhi.
«Con i miei amici
ti chiamavamo Lunatica».
«Questo
non è molto carino»
dice Luna, ricambiando lo sguardo. Gli sembra che il sorriso si spenga
un po’,
ma non svanisce del tutto. «Mi rubavi anche le
cose?»
Sbarra gli
occhi. «Rubarti
le cose?» ripete, stupito. Non è proprio la
domanda che si aspettava dopo una
confessione di bullismo più o meno indiretto.
Luna annuisce,
sembra
ravvivarsi di nuovo. «Lo facevano in molti. Alla fine
dell’anno ritrovavo
tutto, però» racconta allegra.
«Mi…
dispiace?» mormora,
confuso.
«Oh,
era divertente» ribatte
lei. «Un po’ fastidioso, a volte, ma era un
po’ come giocare a nascondino tutto
l’anno».
Draco non
risponde a
quest’ultima affermazione. Osserva la ragazza che ha di
fronte. Luna Lovegood è
forte, difficile da comprendere e in grado di andare oltre le
apparenze
– come la lepre artica che ha imparato ad amare.
Davanti a lui vede
qualcuno che capisce esattamente com’è fatto e
quali sono i suoi limiti ma non
lo giudica in base a questi. No, Luna non lo giudica affatto
– non
giudica nessuno, probabilmente. Luna ha accettato la paura del biacco e
ha
promesso di proteggerlo; lui non ha fatto
altrettanto, quando lei è
stata rinchiusa a Villa Malfoy. Si è chiuso nella sua
stanza, trovando conforto
nel contatto con la sua guida, mentre la sua anima gemella soffriva
qualche
piano più sotto – sarebbe ironico, se
non facesse così male.
Sente di voler
rimediare.
«Grazie»
mormora piano, «per
avermi accettato».
Luna lo
sorprende ancora,
tendendogli una mano. «Non ci siamo mai presentati, credo.
Non ufficialmente»
spiega.
Le stringe la
mano. «Draco
Malfoy» dice, con voce risoluta. Ha preso una decisione.
«Luna
Lovegood» lo imita
lei, sorridendo.
«Luna
Lovegood» recita lui –
gli sembra di essere osservato anche dalle due guide a terra, oltre che
da lei
– «mi permetti di proteggerti, d’ora in
avanti?»
Lei sembra
stupirsi
a quella
proposta. Si riprende in fretta, tuttavia, e si protende per
sussurrargli
all’orecchio. «È
una promessa?»
Draco incurva le
labbra. «Sì, lo
è» conferma, imitandola.
Luna gli lascia
la mano e,
prima che Draco possa metabolizzare, lo avvolge in un abbraccio.
Luna Lovegood
è calda
registra lui mentre, lentamente, si decide a ricambiare il gesto.
Rimangono
così alcuni
attimi. Quando alza lo sguardo, Draco scorge Pansy in fondo al
corridoio; guarda
verso di
loro con un’espressione che gli pare scioccata, anche se
non può esserne certo a
quella distanza e con la vista ostacolata da una ciocca ribelle di
Luna.
Ghigna,
divertito dalla situazione.
Rafforza la
stretta, grato
per l’opportunità che Luna e il destino hanno
deciso di dargli.
Luna Lovegood
come anima
gemella? Non avrebbe mai indovinato.
Pensa di
meritarla? No, ma
manterrà la promessa e forse un giorno potrà dire
di sì.
Sceglierebbe
qualcun altro? No,
dovesse affrontare tutto il mondo per questo.
Avere paura va bene
– basta
non lasciare che vinca.