Anime & Manga > Rossana/Kodocha
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Autore: ely_comet    02/05/2020    3 recensioni
“Ehi Sana, sai che domani avrò la prova, quella decisiva..”
“Bene, questa volta sarai cintura nera!”
“Già.. e poi.. se diventerò cintura nera.. io vorrei parlarti..”
[..]
“Akito, se prenderai la cintura nera, sappi che anch’io vorrei parlarti..”
Sana e Akito non sono più acerbi ragazzini alle porte dell'adolescenza. Ormai sono adulti, frequentano l'università di Tokyo, ma nonostante tutto le loro vite rimangono comunque intrecciate da un legame indissolubile. Saranno i sentimenti mai confessati o la forza distruttiva del tempo ad incrinare un equilibrio fin troppo precario?
Genere: Romantico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Sana Kurata/Rossana Smith | Coppie: Sana/Akito
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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2. Believe - Mumford and Sons

 

<< Say something, say something

Something like you love me

Less you want to move away

From the noise of this place

I don’t even know if I believe

I don’t even know if I wanna believe

Everything you’re trying to say to me >>

 

 

Un pomeriggio di inizio febbraio Sana stava tornando dall’università.

Sono la solita irresponsabile, pensò la ragazza mentre se ne stava seduta sulle panchine della fermata della metro. 

Dovevo mettermi un giaccone più pesante, se questo aggeggio non si muove prenderò il colera.

Quella mattina infatti la giovane, vedendo il sole dalla finestra, si era illusa che il gelo avrebbe avuto pietà di lei rispetto ai giorni precedenti nei quali aveva avvolto la città in una morsa di ghiaccio; quindi si era infilata un maglioncino leggero e un cappotto grigio, decidendo di ignorare il forte vento che spazzava le foglie dagli alberi. Dopo diversi minuti di agonia, Sana poté finalmente approfittare del dolce tepore della metro. Si sedette di fronte a una coppia di ragazzi che avranno avuto qualche anno in meno di lei, dato che indossavano l’uniforme di una scuola superiore del centro città. Erano un ragazzo e una ragazza e stavano discutendo animatamente. Sana non poté fare a meno di notare che assomigliavano a lei e ad Akito. 

“E’ possibile che tu non possa fare a meno di impicciarti della mia vita?”

“Cerco solo di essere utile! Sei un ingrato!”

“E tu una ficcanaso!”

Calò il silenzio. Lui guardava fuori dal finestrino e lei giocava con i capelli, ma poi il ragazzo allungò una mano e strinse quella della giovane, si guardarono dolcemente e lei appoggiò la testa sulla sua spalla.

Sana, di fronte a quella scena, ripensò a quel maledetto bacio di molti mesi prima. Tra tutte le cose che aveva avuto da fare, non era riuscita a dedicargli il giusto tempo. Si sfiorò involontariamente le labbra, sorridendo e ricordandosi quanto le bruciassero quella sera estiva: era rientrata in casa intontita da quella bellissima sensazione di leggerezza e con il cuore a mille che le rimbombava nelle orecchie. Aveva ignorato le richieste di sua madre di raggiungerla in cucina per la cena e si era rintanata in camera sua. Sana ricordò di essere rimasta sveglia tutta la notte cercando una spiegazione plausibile a quel bacio, rigirandosi nel letto senza pace, ma alla fine non aveva trovato soluzioni. Era successo. Certo, si erano baciati altre volte e quasi in tutti i casi lei si era infuriata e gli aveva tirato dietro qualcosa, ma quella volta era stato diverso. C’era qualcosa di nuovo, anche lei aveva voluto quel bacio, lo aveva desiderato con tutta se stessa e quello che aveva ottenuto era ben oltre le sue aspettative. Le sue labbra, le sue mani, tutto il suo corpo non voleva staccarsi da quel bacio. Però tutto questo non poteva compromettere la sua lunghissima amicizia con Akito. 

Amicizia? si era chiesta. 

Amici sicuramente lo siamo, soprattutto con tutte le volte che mi ha aiutato con la matematica e i problemi della mia vita. Può capitare di baciare per sbaglio un amico! così aveva archiviato la faccenda nella sua testa.

Naturalmente anche Akito si era interrogato più volte su quello che era successo perché anche lui aveva capito che qualcosa si era rotto e naturalmente nessuno dei due lasciò che quel fatto e l’evidente attrazione fisica che c’era tra loro influenzasse il continuo bisticciare sulle cose più inutili dell’universo.

Sana si alzò dal suo posto e si diresse verso l’uscita, ma si scontrò con qualcuno.

“Kurata è possibile che tu sia sempre in mezzo ai piedi?” disse una voce stanca.

“Hayama non è così che si saluta!” Akito la ignorò e si mise di fronte a lei. Erano finiti i tempi nei quali la loro altezza era di egual misura, ora la ragazza si sentiva sempre più piccola accanto a lui.

“Sai io dovrei scendere!” disse Sana cercando di spostare il corpo del giovane.

“Io non credo. Dovresti avere il buon gusto di accompagnarmi a casa.”

“Si così mi faccio il doppio della strada e arrivo agli studi televisivi domani mattina!”

“Devi andare a registrare oggi? Ma abbiamo un esame tra qualche giorno.”

“Rei mi ha procurato una parte in una pubblicità con Naozumi.”

Akito serrò i pugni. Ormai il suo disprezzo per l’attore era arrivato al limite dell’odio.

Nel corso delle scuole superiori Kamura aveva cercato più volte di instaurare una relazione con Sana e, per un periodo, c’era anche riuscito. I due avevano approfondito il loro rapporto durante le riprese di un film girato lontano da Tokyo e dopo molti mesi, la giovane era tornata a scuola dicendo che lei e Naozumi stavano insieme ed erano molto innamorati. Akito quel giorno aveva preso a pugni il muro di camera sua fino a farsi sanguinare le mani, ma dopo più di un anno la coppia si lasciò e lui ne fu sollevato. Ovviamente sapeva che Kamura era stato il primo di molte esperienze ma la ragazza cercò sempre di evitare l’argomento di fronte ad Akito, credendo che la potesse prendere in giro quando in realtà ogni volta che li vedeva insieme gli ribolliva il sangue nelle vene. 

“Stasera però possiamo vederci, magari ci facciamo un giro” disse Sana.

“Va bene Kurata, passo a prenderti alle nove” le rispose, sfiorandole involontariamente la mano mentre cercava di appoggiarsi alla parete del vagone. A quel contatto la giovane ebbe i brividi.

“Certo” sussurrò lei. 

Non sapeva come ma erano di nuovo molto vicini, tanto che Akito poteva contare tutte le lentiggini del naso di Sana. La carrozza frenò improvvisamente e per non vedere la ragazza spiaccicarsi al suolo, l’afferrò saldamente e la strinse a sé. Con l’orecchio appoggiato al petto, Sana sentì il cuore di Akito battere all’impazzata, come il suo d’altronde. Rimasero in silenzio qualche secondo, approfittando di quel contatto così intimo, sperando non fosse un sogno o una fantasia. Poi Sana rovinò tutto.

“Akito, io dovrei andare..” disse scostandosi delicatamente da lui. “Ci vediamo stasera?”

“Certo” rispose lui ancora annebbiato dalle emozioni di un momento già finito.

Sana lo salutò e scese dalla metro, dirigendosi verso gli studi televisivi. Avrebbe dovuto girare con Naozumi; ogni tanto lo incontrava per questioni lavorative, ma da quando la loro relazione si era conclusa, i loro rapporti si erano raffreddati molto. Kamura l’aveva scaricata, senza nemmeno spiegarle il motivo e tutti i mesi passati a dirle che l’amava mentre si abbracciavano sotto le lenzuola erano stati spazzati via. 

Sana entrò nello stabile, dove incontrò Rei e andò al trucco: aveva la testa piena di pensieri e non riusciva a concentrarsi sul copione, ma l’idea del suo incontro con Akito la tranquillizzò. 

Nulla può andare storto se ho lui al mio fianco, pensò prima di immergersi nella recitazione.

 

Akito si presentò sotto casa di Sana alle nove e un quarto, sperando che quel lieve ritardo avesse permesso alla ragazza di essere pronta in tempo; non che dovessero fare qualcosa di particolare, semplicemente s’incontravano e passavano il tempo parlando. In realtà la maggior parte delle volte Akito ascoltava e Sana parlava: si apriva con lui, lasciava trasparire le sue vere emozioni e la maschera dell’attrice svaniva per qualche ora. Quella era la vera Sana Kurata, non la Idol del mondo dello spettacolo sempre sorridente e energica, ma una ragazza fragile con le sue paure e i suoi momenti bui e che come al solito era in ritardo, perché magari si era addormentata sul divano, troppo stanca per le molte riprese e cambi d’abito fatti qualche ora prima. 

Akito tirò fuori il telefono e compose il numero. Squillò a vuoto e partì la segreteria. Riprovò ma ancora nulla. Alla terza telefonata vide una figura esile venirgli incontro; il ragazzo pensò subito di rimproverarla per il ritardo, ma quando la guardò in faccia cambiò idea: aveva il volto segnato dalla stanchezza e, cosa che notò subito Akito, dalle lacrime.

“Scusami, scusami tanto per il ritardo!” disse lei, cercando di sorridere ma tutto quello che riuscì a fare fu una smorfia finta. Sapeva che Akito avrebbe notato quanto fosse diversa quella sera, ma decise di fingere comunque.

“Dove vuoi andare?” chiede lui, cercando di essere meno duro possibile.

“Lontano da qui” rispose Sana. Il ragazzo annuì e capì subito che quella sera sarebbero stati fuori più del previsto.

“Ti porto in un posto in cui non sei mai stata. Sali” 

Montarono in macchina di Akito e si diressero fuori dalla città. Il traffico verso il centro stava lentamente scemando e tutta la città era illuminata come una gigantesca giostra. Sana guardava fuori dal finestrino: cercava di svuotare la mente, sperando di non pensare a ciò che le era accaduto quel giorno, a quel ragazzo che un tempo era stato suo solo in alcuni attimi della sua vita. Naozumi l’aveva amata e stando alle parole di quel giorno la amava ancora, ma tutto quello che era successo dopo, la furiosa discussione che avevano avuto, le faceva troppo male. No, non era il suo Naozumi quello che l’aveva fatta fuggire dal camerino. 

Akito prese la superstrada mentre la mente di Sana vagava verso pensieri più sereni. 

Perché quando sono con Akito ogni problema sembra sparire?  

Si voltò verso di lui, concentrato sulla strada e si perse di nuovo a fissarlo. Era così bello illuminato dalle luci della notte, con i capelli che scendevano sulla fronte, gli occhi ambrati che seguivano la linea della strada. Ormai Sana non si chiedeva più dove fossero diretti, finché erano insieme tutto il resto sembrava distante anni luce. Presero una strada sterrata e arrivarono sulla cima di una collina. Scesero dalla macchina e videro che tutta la metropoli era sotto i loro occhi: grattacieli e case si fondevano in un’unica e lucente distesa di stelle artificiali.

“Come hai trovato un posto simile?” chiese la giovane ancora persa nel panorama.

“Un giorno dovevo accompagnare mia sorella da una sua amica ma mi sono perso e sono sbucato qui.”

Rimasero in silenzio per molto tempo, beandosi di quello spettacolo. Per Akito però lo spettacolo non era la città, ma Sana. Era tornata serena e aveva un’espressione di stupore infantile sul viso. Lei gli si avvicinò e si appoggiò sulla sua spalla, resistendo alla tentazione di stringerlo forte e sprofondare nel suo giaccone.

“Allora, com’è andata agli studi?”

“Bene.. abbiamo girato una pubblicità per un nuovo shampoo.”

“Kamura come sta?”

A quella domanda Sana non rispose, le ritornarono alla mente le parole dell’attore di quel giorno. Abbassò lo sguardo e cercò di trattenere le lacrime. Lui l’aveva definita cattiva, egoista, con il cuore di ghiaccio e tutto perché lei non corrispondeva i suoi sentimenti. Aveva anche cercato di farlo ragionare, mentre lui rovesciava per terra il tavolo del suo camerino. Sana era rimasta paralizzata dalla paura: Naozumi Kamura non era più quel gracile ragazzino con il palato troppo delicato per le spezie* ma era un uomo e la sua forza avrebbe potuto farle del male. Così era scappata a casa, spaventata da quel cambiamento improvviso di qualcuno che le era sempre stata accanto, in qualche modo come Akito. 

No, Hayama non mi farebbe mai del male, aveva pensato in quel momento, buttandosi sul letto di camera sua e cadendo in un sonno tormentato.

“Sana, che hai?” 

Akito le era di fronte. Lei scosse la testa, ma le lacrime iniziarono a zampillare, trasformandosi in un fiume. Allora il ragazzo la prese tra le sue braccia e rimasero stretti.

“Dimmi cosa ti succede”

“Io e Naozumi abbiamo discusso.. Mi ha detto che è ancora innamorato di me..” Akito serrò la mascella. “Ma quando gli ho detto che non ci sarebbe stato niente tra di noi, lui ha iniziato a dirmi che sono un’egoista e mi ha pure distrutto mezzo camerino..” disse Sana, asciugandosi le guance. “Non ho intenzione di sprecare altre lacrime per lui.”

Era ancora stretta al petto di Hayama, ma lui improvvisamente si scostò. Stava tremando dalla rabbia. Quanto gli sarebbe piaciuto dare una lezione a quell’attore insignificante, ma doveva calmarsi.

Calmati, calmati, continuava a pensare, cercando di ricordarsi qualche tecnica di respirazione senza però nessun risultato.

Prese a camminare, respirando a pieni polmoni mentre Kurata lo guardava confusa. Non riusciva proprio a capirlo quel ragazzo.

“Akito? Che diamine hai?” disse lei ma lui non rispose. Continuava a marciare come un soldato, con i pugni chiusi. Era molto arrabbiato e Sana aveva capito che la causa era chiaramente Naozumi; tra i due non correva buon sangue e alla ragazza venne in mente una frase che le aveva detto quando si erano lasciati: ora Hayama potrà averti tutta per sé. Non aveva mai capito il motivo di quella affermazione e nemmeno perché si odiassero tanto, non era a conoscenza dell’infinita lotta tra i due per conquistarla. Si mise davanti ad Akito, cercando di bloccarlo ma lui non le diede retta e continuò a marciare. Sana sbuffò e le venne un’idea per distrarre il ragazzo.

“Akito secondo te può succedere a due amici di baciarsi per sbaglio? Nel senso che magari c’è uno scontro e capita di toccare le labbra dell’altro..”

Hayama si bloccò e girò la testa verso di lei.

“Per sbaglio Kurata? Non credo proprio. Non ci si può scontrare e baciare per sbaglio. E inoltre, nessun bacio è sbagliato.” rispose lui, guardandola negli occhi. “Perché mi chiedi una cosa simile? Non avrai mica baciato Tsuyoshi, spero.”

“Era più una curiosità..” disse lei, arrossendo.

“Sei una bugiarda Sana.” Akito si avvicinò a lei, la sua rabbia era svanita.

“Non sono bugiarda, ne stavo parlando con Fuka..” la giovane abbassò lo sguardo, indietreggiando finché non sbatté contro un albero. Hayama era ormai a pochi centimetri da lei: aveva appoggiato il suo braccio al tronco dell’albero intrappolando Sana. 

“Secondo te ti credo? So benissimo a cosa ti riferisci. Vuoi sapere se quel bacio che ci siamo dati ad agosto è stato una casualità? Non lo era, tu lo volevi quanto lo volevo io. Non è stato uno sbaglio. E guardami quando ti parlo.” Sana alzò lo sguardo: era ammaliata dalla sua voce, il suo tono così basso e roco, era incatenata dal suo sguardo di pura elettricità.

“Che significa? Volevi baciarmi?” chiese lei, con voce esitante.

“Si.” disse Akito, fissandole intensamente le labbra. Si ritrovarono entrambi a desiderare che uno dei due annullasse quei pochi centimetri che ormai li separavano. Ma mentre Sana stava già per allungare le sue mani sui capelli di Akito, quello si spostò e si allontanò andando verso la macchina. La giovane rimase sorpresa e immobile, non sapeva se arrabbiarsi o meno. 

“Kurata se non ti muovi ti lascio qui.”

Dopo mezz’ora di strada, Akito parcheggiò davanti a casa della ragazza. Era un’abitazione in stile occidentale di colore bianco, circondata da un enorme giardino, teatro di molti ricordi felici. Era quasi mezzanotte e le luci della casa erano tutte spente.

“Spero che Mama non mi faccia la predica, visto che sono uscita senza dirle nulla.”

“Vedrai che non ti dirà nulla, eri con me e lei mi adora.” disse Akito, gonfiando il petto di orgoglio. Era stato amore a prima vista tra la signora Kurata e Hayama, la donna apprezzava molto il carattere sicuro e controllato del giovane e ammirava quanto Akito tenesse a sua figlia.

“Si certo, non so se ti adorerà ancora non appena le dirò dove mi hai portata stasera” rispose Sana, sogghignando.

“Ma se nemmeno tu lo sai! Probabilmente hai dormito per tutto il viaggio.”

“Sciocchezze, sono vigile come un puma e ho un senso dell’orientamento incredibile!”

“Si così incredibile che ci ha fatto perdere più di una volta!” esclamò Akito mettendosi a ridere. 

Gli era ritornata alla mente una gita fatta qualche anno prima con tutta la loro compagnia: avevano deciso di seguire Sana per andare alla ricerca di un vecchio ristorante dove l’attrice aveva mangiato da bambina durante le riprese di un film. Avevano girato per ore e ovviamente del locale non c’era traccia, quindi spinti dai morsi della fame si erano fermati in un’aera di servizio nella quale avevano mangiato degli onigiri duri come i sassi, il tutto accompagnato dalle imprecazioni e rimproveri di Fuka verso Sana.

“Non è sempre stata colpa mia!” sbuffò l’attrice. Una luce in casa si accese. “Akito è meglio che vada, sennò questa potrebbe essere l’ultima volta che mi vedi. Grazie per avermi fatto compagnia stasera, ne avevo bisogno.” La ragazza gli si avvicinò e gli schioccò un bacio sulla guancia ma non riuscì ad allontanarsi dal suo viso. C’era qualcosa che la spingeva a non indietreggiare, il suo istinto le suggeriva di accarezzargli il viso e di baciarlo dolcemente. Akito dal canto suo, non si era spostato di un centimetro, si lasciava avvolgere dal desiderio che aleggiava ancora tra di loro: sapeva che avrebbe potuto attirarla a se in qualsiasi momento e porre fine a quello spazio tra loro ma era conscio del fatto che se avesse forzato le cose, Sana sarebbe scappata via, spaventata dalle sue stesse emozioni.

Hayama chiuse gli occhi quando la mano della giovane gli accarezzò il viso, il velo di barba che non era riuscito a rasare, scendendo con le dita verso le sue labbra. Lo stava ancora guardando e con una lentezza esasperante si avvicinò alla sua bocca e iniziò a lasciare lievi baci sulle guance, arrivando all’angolo della bocca. Akito la lasciò fare ma sentendosi invadere dal desiderio, aprì gli occhi e trascinò Sana in un bacio intenso. 

Si staccarono dopo qualche istante e si sorrisero a vicenda. Lo sguardo che Hayama aveva di solito, freddo e tagliente, era svanito, stava quasi arrossendo di fronte a quella giovane che continuava a guardarlo in modo dolce. Sana si beò di come le emozioni di Akito le si stessero finalmente svelando e dopo qualche istante scese dalla macchina senza dire una parola, lasciando il ragazzo in un mare di pensieri che lo avrebbero sommerso per tutta la notte.

 

*episodio 56 dell’anime 









Okay, okay, è arrivato il momento di palesarmi! 
Salve a tutti coloro che hanno dedicato un po' di tempo per leggere questi due piccoli capitoli e vi ringrazio per questo! Erano diversi anni che non scrivevo qui su EFP e a causa di questa situazione complicata che è presente in questi ultimi tempi, ho approfittato per imbarcarmi in un nuovo progetto.
Ora un paio di specifiche: questa FF è principalmente sull'anime di Kodocha e la citazione iniziale del primo capitolo è proprio l'ultimo scambio di battute dell'ultimo episodio trasmesso in Italia. Mi sembrava carino riprendere un po' da quel punto! Sana e Akito sono sempre gli stessi, lei estremamente impacciata e infantile e lui musone e difficile, ma si può dire con certezza che crescendo è maturato anche il loro rapporto. Un'ultima cosa: le canzoni che ci sono ad inizio di ogni capitolo sono un po' quelle che mi hanno ispirato la scrittura e secondo la mia opinione scorrono molto bene con la lettura!
Detto questo, vi ringrazio ancora di aver letto queste due cosette e ringrazio anche chi ha trovato il tempo di recensire, è una cosa che apprezzo tantissimo!
Ci vediamo al Capitolo 3!
Stay safe e baci stellari,
Ely

 

  
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