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Autore: Asmodeus    02/05/2020    1 recensioni
[...]“Da quando la paura è una giustificazione? Silente ti aveva offerto la sua protezione.”
Maledisse per l’ennesima volta il defunto Preside di Hogwarts e i suoi sogni, perché avevano risvegliato qualcosa dentro di lui che non ricordava nemmeno di avere. Lo odiava, anche adesso che era morto.
“Mors tua, vita mea. Il vecchio sarebbe morto comunque per mano di qualcun altro. Che cambia?”
“Che cambia? Eri pronto a ucciderlo tu, Draco!”
La sua coscienza stava praticamente urlando nella sua testa.
Da dove saltava fuori? E perché proprio ora?
“Ma non l’ho fatto. L’ha ucciso Piton. Io non ho colpe.” Tentò di difendersi da sé stesso, senza successo.
“Perché Silente aveva ragione. Tu non sei un assassino.”
Genere: Angst, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Note dell'Autore: in onore del 22° anniversario della Battaglia di Hogwarts anticipo la pubblicazione del capitolo a questa sera, visto che è ambientato proprio durante la Battaglia stessa proprio come il successivo (che sarà anche l'ultimo). Come sempre, le recensioni sono stra apprezzate! Buona lettura a tutti!

 

 

3. LOST BOY

 

 

 

«Bene bene. Cosa ti porta qui Potter?»

La sua domanda ruppe il silenzio che regnava nella Stanza delle Cose Nascoste, pietrificando Potter sul posto con ancora la mano tesa verso una catasta di cianfrusaglie a qualche metro da lui. Sorrise all’idea di aver colto di sorpresa lo Sfregiato in un momento evidentemente delicato, come era accaduto a parti invertite qualche mese prima.

«Potrei chiederti la stessa cosa» ebbe il coraggio di rispondergli il moro.

Probabilmente era un pazzo, se non si rendeva conto di essere finito in trappola, davanti alla tana del lupo. Il Signore Oscuro era là fuori, pronto a penetrare nel castello per ucciderlo, e Potter gli rispondeva come se fossero ancora al secondo anno, pronti ad affrontarsi ad armi pari davanti a Piton ed Allock. Ma non erano più bambini, e quella sarebbe stata una delle loro solite zuffe.

«Hai una cosa che mi appartiene» osservò. Prima la cosa più importante. «La rivorrei indietro.»

Strinse forte la bacchetta di sua madre: continuava a sembrargli poco adatta, e sempre sul punto di scivolargli fra le dita. La puntò contro Potter. Tiger e Goyle gli stavano appiccicati ai fianchi, ed erano più imponenti di lui, come due bodyguard. “Puoi farcela, Draco. Un passo alla volta” si ripeté mentalmente. Cercò di mostrarsi minaccioso.

«Cos’è che non va quella che hai?» ansimò l’altro, il volto forzatamente calmo.

Ormai lo conosceva bene, soprattutto dopo “l’incidente” al Manor. Sentiva nuovamente l’agitazione di Potter, anche a metri di distanza. Stava prendendo tempo, e lui conosceva bene quella tattica. Silente aveva fatto lo stesso sulla Torre, la Granger quando Greyback li aveva catturati...

«È di mia madre» rispose, spostando lentamente lo sguardo dalla bacchetta che teneva in mano alla sua bacchetta tra le grinfie di Potter.

«È potente ma non è… la stessa cosa. Non riesce… a capirmi» spiegò, sicuro che l’altro capisse cosa intendesse.

Al Manor aveva sottratto le bacchette al Trio, e Potter stava usando una bacchetta di prugnolo. Non aveva idea di che cosa fosse successo alla bacchetta originaria del Grifondoro, ma avevano combattuto troppe volte perché potesse scordarsi l’aspetto di quella bacchetta in agrifoglio.

«Sai cosa intendo» concluse, lasciando aperto uno spiraglio per l’altro.

In qualche modo, stava prendendo anche lui tempo. Avrebbe riavuto la sua bacchetta: per quanto abile fosse Potter, non ce l’avrebbe fatta in un duello tre contro uno. Ma una volta che avesse riottenuto ciò che era suo… Tiger e Goyle erano lì per portare il Prescelto al Signore Oscuro. Al Manor aveva dovuto decidere da solo, in preda alla paura, ma non avrebbe commesso quell’errore una terza volta. Con loro al suo fianco avrebbe portato a termine la missione, in qualche modo… Quello era probabilmente il loro ultimo scambio di parole, prima dello scacco matto e della chiusura della partita.

Potter rise, anche se la situazione era tutt’altro che divertente.

«Perché non glielo hai detto? A Bellatrix. Sapevi che ero io. Non hai detto niente».

La risposta di Potter lo colpì come un ceffone inaspettato in pieno volto.

Era proprio una creatura di Silente: il vecchio preside doveva aver insegnato molto più di quello che pensava al suo pupillo. Potter era all’angolo, davanti alla sconfitta e alla morte, eppure perdeva tempo a colpirlo nell’animo, invece che provare a scappare o a morire combattendo.

Come sulla Torre di Astronomia, si sentì paralizzato. Incapace di agire, incapace di pensare. Come a marzo al Manor, la sua mente grippò, il suo cuore saltò un battito.

No, ti prego. Non di nuovo. Non posso, non un’altra volta” supplicò a sé stesso. Il Signore Oscuro li aveva puniti severamente. Anche se ormai non aveva più ordini diretti da tempo, davanti a Tiger e Goyle non poteva fallire di nuovo. Era una condanna a morte. Ma la sentiva, quella voce dentro di sé. Stava cercando di tornare in superficie, di sfuggire alla gabbia interiore in cui l’aveva rinchiusa.


Yeah, the truth is that I'm sorry
Though I told you not to worry
I'm just some dumb kid
Trying to kid myself
That I got my shit together

So go get runnin', won't you hurry?
While it's light out, while it's early
Before I start to miss any part of this
And change my mind, whatever


«Avanti Draco!» sibilò nel suo orecchio Tiger, riportandolo alla realtà. «Non fare lo scemo». Poteva vedere i suoi occhi scintillare ferini, un serpente pronto ad attaccare la preda in trappola. Lo stava incitando a colpire a sua volta, letali come cobra senza alcuna esitazione.

«Siamo rimasti indietro per te, Potter. Abbiamo deciso di non andare. Abbiamo deciso di consegnarti a Lui» chiosò Vincent sorridendo feroce.

«Bel piano. Come avete fatto a entrare?» chiese Potter, prendendo altro tempo. Aveva finalmente staccato i suoi occhi da lui, per controllare Tiger. Non poteva reggere il suo sguardo, stava facendo impazzire la vocina dentro di lui.

«Ho praticamente vissuto tutto l’anno scorso nella Stanza delle Cose Nascoste» spiegò. «So come si entra» concluse nervoso, la voce che gli tremava più di quanto avesse pensato. Ripensare all’anno precedente sarebbe stato un suicidio per il loro piano, una manna per la sua coscienza. La vocina dentro di lui ormai stava cominciando a urlare per farsi sentire. Si obbligò a chiudere quella parte della sua mente come in un compartimento stagno, disciplinando i suoi pensieri per quanto possibile.

Potter lo stava guardando di nuovo, sempre controllando Tiger e Goyle al suo fianco mentre indietreggiava lentamente. Udì a malapena Gregory accennare al diadema che il Grifondoro stava cercando, troppo concentrato sul cancellare i suoi pensieri e a resistere all’assalto emotivo che quegli occhi verdi stavano compiendo contro di lui. La vocina era ormai quasi libera…

Sentì Tiger urlare un incantesimo, e ciò lo svegliò dalla sua lotta interiore. Potter puntò la bacchetta verso la catasta di cianfrusaglie alla sua destra, bloccandone la caduta. Sentì la Granger urlare da qualche parte, anche se non poteva vederla. Vincent frustò l’aria con la bacchetta, pronto a lanciare un nuovo incantesimo, e lui si fiondò a bloccargli il braccio. «No!» urlò. «Se distruggi la stanza, rischi di seppellire anche quel diadema!»

«E allora? Il Signore Oscuro vuole Potter, chissenefrega del diadema!» protestò Tiger, liberandosi dalla sua presa con forza.

«Potter è entrato qui per quello» cercò di spiegare velocemente, impaziente davanti alla stupidità del compagno. «Quindi deve voler dire…»

«”Deve voler dire”? Me ne sbatto di quello che pensi! Non prendo più ordini da te, Draco. Tu e papino siete finiti!» Tiger si rivoltò contro di lui con ferocia, urlandogli in faccia. Rimase pietrificato da quella reazione inaspettata.

Tutto stava precipitando, e lui si sentì impotente un’altra volta.

Tiger scagliò la Maledizione Cruciatus contro Potter, ma mancò il bersaglio e colpì il busto di pietra su cui era appoggiata la tiara; la statua volò in aria, mentre il diadema schizzò in alto e poi cadde scomparendo nella catasta di oggetti sulla quale fino a un attimo prima era posato il busto.

«BASTA!» urlò, la sua voce che rimbombava nella stanza enorme. «Il Signore Oscuro lo vuole vivo…» ricordò, cercando di fermare la follia del compagno, agguantandolo come poteva.

«E allora? Non l’ho mica ammazzato!» protestò ancora una volta Tiger, liberandosi dalla sua presa. Era sempre stato più forte di lui, e lo strattonò con violenza. «Però se ci riesco lo faccio, il Signore Oscuro vuole che muoia, no? Che diff…»

Smise di ascoltare i deliri di Tiger e si buttò sul compagno, spostandolo dalla traiettoria dello Schiantesimo della Granger, apparsa dal nulla dietro a Potter.

Non doveva andare così!” si lamentò con sé stesso, cercando un modo per fermare quella follia.

Tiger si riprese con straordinaria velocità, e tentò di uccidere la Granger con un Avada Kedavra. Draco inorridì davanti al gesto del compagno, vedendo la ragazza schivare fortuitamente il colpo letale. Non riusciva più a far nulla, e si trovò la pesante mole di Tiger addosso pochi istanti dopo, mentre Potter cercava di Schiantarli. Perse l’equilibrio e per poco non finì a terra, mentre la bacchetta di sua madre gli scivolava dalle dita e rotolava lontano, al di sotto di un cumulo di mobili e altre cianfrusaglie.

«Non uccidetelo! NON UCCIDETELO!» urlò terrorizzato ai compagni, che stavano puntando entrambe le bacchette contro Potter.

Erano di nuovo tre contro tre come ai vecchi tempi, ma stavolta la posta in gioco era la vita. Un prezzo che Draco non era disposto a pagare. Un prezzo che nessuno avrebbe dovuto pagare, quella notte. La sua coscienza si era ormai liberata dalle gabbie dentro cui l’aveva imprigionata, e ormai aveva preso il sopravvento su di lui.

Le sue urla distrassero a sufficienza i compagni da permettere a Potter di Disarmare Goyle, mentre Tiger schivava un colpo di Weasley, apparso all’improvviso da un passaggio laterale. Si riparò dietro a un armadio per schivare gli Schiantesimi della Granger, mentre Goyle veniva colpito e crollava a terra.

I Grifondoro combattevano per disarmare o schiantare e basta, si accorse con stupore. Tiger invece continuava a lanciare Anatemi Che Uccidono a destra e a manca, in un letale turbine di morte e lampi verdi.

Vincent si lanciò all’inseguimento di Weasley, mentre anche Potter e la Granger sparivano dal suo campo visivo. Draco si fiondò su Gregory, collassato a terra. Lo trascinò al riparo da possibili altri incantesimi, poi cercò di farlo rinvenire. La sua mente frullava impazzita, mentre il mondo intorno a lui controllava a crollare.

Un boato infernale lo riempì di terrore. Era come se una moltitudine di Bombarda Maxima fossero esplose in un sol colpo, da qualche parte tra i corridoi di oggetti dimenticati della Stanza delle Cose Nascoste. Vide un lampo di luce illuminare il soffitto, e poi sentì Weasley urlare lontano. Sollevò Goyle come poté, rischiando di crollare sotto il suo peso morto. Uscì allo scoperto in mezzo a uno dei corridoi, ma non era pronto per quello che vide.

Fiamme di altezza anomala avevano inondato i corridoi della Stanza, inseguendo Weasley e Tiger che fuggivano da quell’inferno. I due si separarono: mentre il rosso spariva in un corridoio sulla destra Tiger continuò a correre verso di loro, ma non si fermò ad aiutarlo con Goyle e li sorpassò nella sua corsa impazzita.

Più lontano, le fiamme lambivano le mura di cianfrusaglie, incenerendole al semplice tocco e facendo precipitare i corridoi della Stanza delle Cose Nascoste dritti all’inferno. Le lingue di fuoco si tramutarono in un branco gigantesco di bestie feroci: chimere, draghi, pantere e serpenti fiammeggianti sorgevano da quell’inferno vivente, distruggendo ogni cosa al loro passaggio e inseguendo tutti gli occupanti della sala. Tiger doveva aver invocato l’Ardemonio, ma ne aveva perso il controllo: ora l’incantesimo letale aveva preso di mira tutti loro.

Nessuno era più al sicuro.

Maledisse il suo compagno, sparito nei meandri della Stanza, e dopo aver constatato l’inutilità di correre con appresso il peso morto di Goyle, cominciò a issarsi sopra a una precaria torre di sedie e scrivanie. Sapeva che non sarebbe servito a nulla, perché prima o poi l’Ardemonio li avrebbe presi e uccisi entrambi, ma trascinò su con sé il compagno svenuto. Salì sempre più in alto sulla torre pericolante, senza fermarsi. Le belve infuocate erano ancora lontano da loro, intente a distruggere secoli di storia e di oggetti di proprietà di generazioni di studenti del castello. Presto però sarebbero arrivate anche da loro: da quell’altezza poteva vederle avvicinarsi velocemente. Era una questione di minuti.

Si issò più in alto che poté, Goyle adagiato appena sotto di lui. Cercò con lo sguardo Tiger, Potter e gli altri Grifondoro, ma il fumo riempiva l’aria e la tempesta di fuoco imperversava tutt’intorno a loro. Non vi era alcun segno di vita, nessun rumore che superasse il crepitare spaventoso delle fiamme infernali. Il suo cuore batteva all’impazzata, terrorizzato e impotente, mentre cominciava a tossire per il fumo.

Si maledisse mentre cercava di proteggersi la bocca dal fumo, i suoi polmoni che anelavano l’ossigeno come un uomo che sta annegando. Sarebbe morto lì, dentro quell’inferno, e insieme a lui sarebbero – o probabilmente già erano – morti sia i suoi amici che Potter e compagni.

Alla fine avrebbe fatto il gioco del Signore Oscuro, liberandolo della sua nemesi, ma ciò non sarebbe bastato a salvarlo.

Sperò che quel gesto potesse significare almeno la salvezza della sua famiglia, l’unica cosa per cui aveva continuato a combattere in quei mesi, l’unico motivo per cui era finito lì quella sera invece che fuggire.

Questa volta la sua incapacità di prendere una posizione certa, di scegliere la strada che aveva già tracciata davanti, si era rivelata letale.

Niente più Torre di Astronomia, niente più Malfoy Manor. Le possibilità di riscatto e di salvezza di Silente sarebbero state incenerite dall’Ardemonio, così come il percorso di gloria e potere che suo padre aveva tracciato per lui già da prima della sua nascita entrando nei Mangiamorte.

Nessuna strada era ormai percorribile, nessuna fuga da qualunque responsabilità era possibile.

Hai sempre saputo dove ti avrebbe portato tutto questo, Draco” sussurrò la sua coscienza mesta. Alla fine aveva vinto la battaglia per il controllo del suo cuore, ma anche lei stava per essere dissolta fra le fiamme. Calde lacrime si vaporizzarono sulle sue guance infuocate, mentre il fuoco era sempre più vicino e il ruggito dell’Ardemonio lo rendeva sordo. Alzò lo sguardo un’ultima volta su quella drammatica devastazione, urlando a qualunque essere superiore esistente di farlo svenire in quell’istante, per risparmiarsi ulteriore sofferenza.

Fu allora che lo vide.

Potter, Weasley e la Granger stavano volando alti al di sopra delle fiamme, in mezzo al fumo e alle bestie infuocate. Dovevano aver trovato due scope in mezzo a tutti quegli oggetti inutili, e stavano planando velocemente verso di loro.

Alzò un braccio in aria, cercando di afferrare la mano del Prescelto, ma il peso di Goyle sotto di lui e il sudore in cui stava annegando gli fecero perdere la presa.

Il Trio passò oltre, ma non li abbandonò al loro destino.

Virarono a mezz’aria, schivando una chimera ardente per un soffio, e la Granger riuscì a issare sulla scopa di Weasley il peso morto di Goyle. Il rosso prese quota, sparendo in mezzo al fumo, mentre Potter si avvicinava nuovamente a lui.

Si lasciò andare, afferrando il braccio del suo nemico, arrampicandosi sulla sua scopa. Un istante dopo, un serpente infuocato piombò sulla catasta di sedie e scrivanie su cui si trovava, distruggendola tra le fiamme.

Gettò le braccia intorno al torso di Potter, stringendolo con forza, deciso a non mollarlo per nessun motivo al mondo.


I don't care much for locks on the window
To keep me at bay
I'll leave you one last kiss on your pillow
'Fore I fly away

Yeah, we knew from the beginning
That this wasn't never ending
Shouldn't stay too long
'Cause we're both too young
To give into forever


«La porta, vai alla porta, la porta!» gli urlò nell’orecchio, cercando di sovrastare i ruggiti delle fiamme. Potter accelerò e ritrovò i compagni sull’altra scopa, avvolti da fumo nero e denso: si accodarono, fiondandosi a tutta velocità verso la porta. Poi Potter impazzì, e sterzando improvvisamente si lanciò in picchiata verso le fiamme.

«Cosa fai, cosa fai? La porta è di là!» urlò con tutto il fiato che aveva, ma l’altro non lo stava ascoltando. Artiglio il busto di Potter, stringendo così forte da fargli sicuramente male, mentre il Prescelto recuperava col polso il diadema, che un attimo prima stava precipitando fra le fiamme.

Draco annegò il suo volto nella schiena del Grifondoro, le lacrime che cadevano copiose e impossibili da fermare.

Potter virò nuovamente, raggiungendo in pochi istanti gli altri, e la Granger riuscì ad aprire un varco fra le fiamme, proprio davanti a una macchia rettangolare nel muro: l’istante successivo i suoi polmoni si riempirono di ossigeno e aria pulita.

Un attimo dopo si schiantarono con forza contro la parete opposta del corridoio, e lui venne sbalzato dalla scopa, volando per terra a faccia in giù contro il pavimento. Potter crollò contro il muro, e udì un forte crack: la scopa si era spaccata per l’urto violento.

Alzò la testa tossendo, per poi mettersi a carponi e inalare quanta più aria possibile. I suoi occhi erano pieni di lacrime, rossi per il fumo e il pianto; la sua bocca arida come un deserto.

Eppure, era vivo.

Grazie a Potter, si era salvato.

E così Goyle, che vide riverso a terra poco distante dalla Granger e da Weasley, nelle sue stesse condizioni.

«T-Tiger» tossì non appena riuscì a parlare. «T-Tiger…» domandò ancora, temendo la risposta.

«È morto» confermò rauco Weasley.

La notizia fu un pugno nello stomaco, anche se atteso. Riprese a tossire con dolore, e pianse lacrime di gioia per la salvezza miste al dolore per la perdita e alla rabbia per il gesto sconsiderato di Tiger, che gli era costato la vita.

Si voltò verso Potter, continuando a tossire. I vestiti del Prescelto, come i suoi, erano neri per il fumo; i capelli una matassa scura aggrovigliata, gli occhiali sghembi per l’urto e i continui colpi di tosse. Ma in quel momento gli sembrò un angelo salvifico, un inviato da qualche mondo superiore.

Potter si era alzato in piedi a fatica, insieme agli altri due. Goyle era ancora svenuto sul pavimento, lontano da lui. Si mise in ginocchio, osservando il Trio con aria spaesata.

Al polso di Potter pendeva ancora il diadema, annerito dalla fuliggine. Una sostanza simile a sangue, scura e densa, colava dal diadema; notò anche alcune scritte scintillanti intorno all’oggetto, ma era troppo distante per leggerle. All’improvvisò l’oggetto vibrò violentemente, poi si spezzò tra le mani del moro. In quel momento, gli parve di udire un debolissimo, lontano urlo di dolore, che non veniva dal castello ma dalla cosa che si era appena frantumata tra le dita di Potter.

I tre confabulavano tra loro dell’accaduto, e Draco cercò di captare alcune parole dai loro discorsi concitati. Una parola in particolare attirò la sua attenzione, provocandogli un istantaneo brivido lungo la schiena: Horcrux. Non conosceva quel tipo di magia, ma doveva essere sicuramente molto potente e molto oscura. Evidentemente il diadema che Potter aveva recuperato, rischiando la sua oltre che la propria vita, doveva essere un Horcrux, e a quanto pareva la sua distruzione era molto apprezzata dal Trio.

Weasley pronunciò il nome di Tiger, e il pensiero dell’amico e della sua orrenda fine riportò le lacrime sul suo volto.

«Se non avesse cercato di ammazzarci tutti, quasi quasi mi spiacerebbe per lui» continuò il rosso.

Per un attimo fu sdegnato dalle parole di Weasley, che osava infangare così il nome di un morto, ma poi si rese conto che il rosso aveva ragione: Vincent aveva cercato di uccidere tutti e tre i Grifondoro, e non aveva esitato a mettere in pericolo la vita sua e di Goyle nel farlo.

Improvvisamente si chiese se conoscesse davvero i due ragazzi che lo avevano affiancato per ben sette anni. Tiger aveva dimostrato poco prima di essere senza scrupoli, la facilità con cui aveva lanciato Anatemi Che Uccidono era davvero terribile. Goyle non aveva fatto nulla di tutto ciò, ma Draco era davvero sicuro che non avrebbe avuto altre sorprese dall’amico, prima della fine di quella notte?

La Granger parlò proprio in quell’attimo un serpente da prendere, e lui non ebbe dubbi su quale rettile stesse nominando. Un nuovo brivido, come accaduto poco prima con la parola Horcrux, saettò lungo il suo corpo, e in un’istante intuì il legame tra diadema, Horcrux, Nagini e il Trio.

I tre si voltarono proprio in quell’attimo, attratti da urla e l’inconfondibile fragore di un duello magico, più in là lungo il corridoio. Alcuni Mangiamorte erano penetrati nel castello, e due dei Weasley stavano combattendo contro di loro. Riconobbe in loro uno dei due gemelli, mentre l’altro era stato Prefetto qualche anno prima. Il Trio accorse in loro aiuto, lasciandolo solo con Goyle, ancora svenuto.

Approfittò di quel momento di distrazione per sollevare il compagno privo di senso e sgattaiolare via. Senza bacchetta avrebbero potuto far poco in combattimento, e comunque doveva mettere al sicuro Gregory. E poi sarebbe corso a cercare un qualche Mangiamorte nel mezzo della battaglia, doveva avvertire il Signore Oscuro che Potter sapeva…

 Udì il rumore di un’esplosione molto vicina, tanto potente da scuotere il pavimento e fargli perdere l’equilibrio. Complice il peso di Goyle, cadde a terra. Udì il rumore di un crollo poderoso, e anche il corridoio dove si trovava fu investito da una nube di polvere. L’esplosione doveva essere avvenuta proprio nel corridoio dove si trovavano fino a poco prima. Si rialzò e per un attimo pensò di andare a controllare cosa fosse successo. Sentiva delle urla disumane provenire dal corridoio del settimo piano, e si ricordò di essere senza bacchetta. Riconobbe la voce di Potter tra le grida, e non poté che provare un moto di sollievo nell’udirla.

«Al diavolo tutto» sibilò, maledicendosi per quella decisione appena presa. Dei colpi di tosse risuonarono poco lontano da lui, a livello del pavimento. «Draco?» domandò con un filo di voce Goyle, che si era finalmente ripreso, e tossiva per la polvere e il fumo ancora presente nei suoi polmoni.

«Forza, rialzati!» lo incitò, aiutandolo a rimettersi in piedi. «Dobbiamo trovare un posto dove nasconderci, al sicuro».

Goyle lo guardò pieno di dubbi, ma non lo contraddisse. Si avviarono lungo il corridoio, mentre la battaglia imperversava al di là delle mura, nel cortile interno, ovunque intorno a loro.

Al diavolo i Mangiamorte. Al diavolo il Signore Oscuro. Al diavolo quella guerra assurda e senza significato.

Non avrebbe più messo in pericolo la sua vita al servizio di quella follia omicida.

Per quella notte e per tutte quelle a venire.

Si sarebbe nascosto, aspettando l’alba, aspettando che il dado fosse tratto da qualcun altro, decretando la vittoria dell’uno o dell’altro fronte.

Lui aveva chiuso.

I loro passi vennero soffocati dalla cacofonia della battaglia, mentre la sua testa bionda svaniva nell’oscurità dei meandri del castello.


I say I wanna settle down
Build your hopes up like a tower
I'm giving you the run around
I'm just a lost boy
Not ready to be found
Not ready to be found
I'm just a lost boy
Not ready to be found

["LOST BOY", di Troye Sivan]

   
 
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