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Autore: NyxTNeko    03/05/2020    2 recensioni
Napoleone Bonaparte, un nome che tutti avranno letto almeno una volta sui libri di scuola.
C'è chi l'ha adorato, chi odiato, chi umiliato e chi glorificato.
Ma siamo sicuri di conoscerlo veramente? Come si sa la storia è scritta dai vincitori e lui, il più grande dei vincitori, perse la sua battaglia più importante.
Dietro la figura del generale vittorioso e dell'imperatore glorioso si nasconde un solitario, estremamente complesso, incompreso che ha condotto la sua lotta personale contro un mondo che opprime sogni, speranze e ambizioni.
Un uomo che, nonostante le calunnie, le accuse, vere e presunte, affascina tutt'ora per la sua mente brillante, per le straordinarie doti tattiche, strategiche e di pensiero.
Una figura storica la cui esistenza è stata un breve passaggio per la creazione di un'era completamente nuova in cui nulla sarebbe stato più lo stesso.
"Sono nato quando il paese stava morendo, trentamila francesi vomitati sulle nostre coste, ad affogare i troni della libertà in mari di sangue, tale fu l'odioso spettacolo che colse per primo il mio occhio. Le grida dei morenti, i brontolii degli oppressi, le lacrime di disperazione circondarono la mia culla sin dalla nascita".
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Rivoluzione francese/Terrore, Periodo Napoleonico
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20 giugno

Mentre la famiglia cominciava ad abituarsi alla nuova vita in Francia, seppur tra mille difficoltà, a causa della Rivoluzione, che stava prosciugando ogni loro risorsa, Napoleone attendeva l'arrivo di Saliceti in Francia, dopo essere stato cacciato dall'isola da Paoli con la complicità inglese.

Sapeva che era una questione di giorni, ormai, ma non ce la faceva ad aspettare ancora, non perché volesse ottenere un'occupazione militare, aveva comunque il suo grado di capitano, quanto per dare un contributo stabile e duraturo ai suoi. Non voleva sentirsi inutile, un peso. Per questo dava una mano a Giuseppe nella gestione economica precaria, persino nel suo tentativo di allacciare importanti rapporti con alcune famiglie facoltose della cittadina e dei borghi nelle vicinanze, tra questi La Valette.

Avevano persino rincontrato il quarantunenne ammiraglio Laurent Truguet, che qualche mese prima, quando i Buonaparte risiedevano ancora in Corsica, poco dopo la spedizione in Sardegna, durante il viaggio di ritorno, aveva sostato proprio ad Ajaccio e aveva corteggiato la sedicenne Elisa. Tuttavia l'ammiraglio non aveva accennato a quell'evento, nella conversazione. Si era soffermato sull'evolversi delle vicende in Corsica, e si era detto disponibile ad una collaborazione fra le due famiglie.

Tramite le conoscenze acquisite riuscirono a risalire ai club giacobini sorti da poco, nella città di Tolone, nei quali vi era spesso il fratello Luciano. Quest'ultimo era stato informato circa il rocambolesco arrivo dei loro parenti in Francia e aveva risposto loro, informandoli che non appena avrebbe avuto del tempo libero, sarebbe andato a trovarli. I giorni erano passati e di lui non si ebbero altre notizie.

Letizia era decisamente preoccupata per le sorti del terzogenito, essendo a conoscenza del suo carattere ribelle e indipendente - Mi auguro che non gli sia accaduto nulla - confessò la donna, intromettendosi nelle conversazioni dei suoi figli più grandi. Per molti aspetti Luciano aveva delle somiglianze con Napoleone, come il grande desiderio di ribellione e la sua proverbiale cocciutaggine. Altri, invece, erano identici a quelli del suo compianto Carlo, tra cui l'amore per la vita, per il gioco e per le belle donne.

- State tranquilla, madre - la rassicurò Napoleone, seduto scomposto sulla sedia, a gambe incrociate, con un tono pacato, fermo e deciso - Sicuramente se la starà cavando alla grande, adoperando la sua parlantina convincente e le sue doti comunicative, oltre il bell'aspetto, s'intende - ridacchiò poi, rivolgendo il palmo della mano sinistra aperto verso di lei, chiuse velocemente gli occhi e li riaprì - Scommetto il mio stipendio che avrà già conquistato l'intero club giacobino - rivolse un'occhiata complice al fratello, assieme ad una gomitata sul fianco.

Giuseppe lo guardava interrogativo e, al contempo, tastava il punto in cui aveva ricevuto la gomitata. Non capì dove volesse arrivare con quel discorso suo fratello - Che intendi dire? - gli chiese il capofamiglia decisamente perplesso. Guardò anche la madre, che gli fece spallucce. Si massaggiò il collo sudato coperto dalla cravatta bianca.

- Lasciamo perdere, Giuseppe - sospirò Napoleone colpendosi sulla faccia - Perderei solo tempo spiegandoti l'evidenza...

- Nabulio intende dire che sicuramente avrà instaurato alcuni interessanti rapporti con la componente femminile del club, assieme a quella maschile - esordì Carolina, sbucata apparentemente dal nulla. Osservò il sempre più amareggiato Giuseppe - Dovresti conoscere com'è fatto! - aggiunse con ovvietà.

- Persino nostra sorella l'ha capito, Giuseppe - lo rimproverò Napoleone sospirando nuovamente. Il fratello era irrecuperabile da quel punto di vista.

- Non sono discorsi da donna, Carolina! - la sgridò Letizia, la ragazzina incrociò le braccia e sbuffò indispettita - Dovresti stare in camera tua a cucire! - rincarò la madre, autorevole e matronica.

- Ma io... - tentò di scusarsi Carolina, voleva partecipare attivamente alle questioni familiari, anziché annoiarsi facendo solo ed esclusivamente cose da femmina.

- Non dovreste riprendere lei, madre, che seppur si sia intromessa ha dimostrato grande intelligenza e arguzia - la giustificò Napoleone e diede un sonoro pugno sulla testa del fratello maggiore - Ma questo qui! - dopodiché gli sputò in faccia queste parole - Come puoi pretendere di essere il capofamiglia se non conosci nemmeno i suoi componenti, eh?!

Giuseppe posò la mano sulla zona del capo colpita, abbassò la testa e chiese scusa con un sottile filo di voce. Ancora una volta suo fratello gli rimproverava una mancanza, ossia l'autorità del vero capofamiglia. Però, riflettendo per un istante su quel discorso, tutto gli fu chiaro: Napoleone non era intenzionato a sostituirlo, per adesso, e quindi gli aveva indicato la strada da percorrere per poterlo essere al meglio, fino al giorno in cui avrebbe dovuto cedergli il posto.

Carolina, in cuor suo, fu grata al fratello per quella presa di posizione, sentendosi decisamente risollevata nell'umore. Poggiò la mano sul petto e ripensò a quanto accaduto. Sua madre non la rimproverava perché le voleva male, quanto per il fatto che, giustamente, non riteneva tale comportamento, adeguato ad una perfetta donna di casa. Temeva, inoltre, che pure lei potesse mettersi nei pasticci, soprattutto in un paese straniero. Sarebbe bastato un niente per rovinare la reputazione che stavano costruendo faticosamente.

- Nabulio sei troppo buono con le tue sorelle e troppo severo con i tuoi fratelli - gli fece presente la madre, scrutando il suo figlio più amato, che aveva smesso di lanciare occhiatacce al fratello e aveva ricambiato lo sguardo.

Quel modo di parlare fece ricordare al capitano l'indomabilità della madre, non poche volte si era sentito quasi oppresso dalla sua maniera di porsi. Nonostante ciò, le voleva troppo bene e provava per lei quel rispetto, quell'amore, che gli impediva di rivelarle quell'insofferenza taciuta e occultata. Si morse rapidamente le labbra e rispose sicuro - Sono ancora delle ragazzine, madre, non ci trovo niente di male nel loro interesse per gli affari familiari

Carolina sorrise compiaciuta, era come se avesse vinto una piccola battaglia personale contro la concezione maschilista che schiacciava le potenzialità della donna in politica e nella vita. In realtà non poteva immaginare che l'ideologia del fratello non fosse tanto lontana dalla mentalità dell'epoca, anzi, considerava la donna un essere inferiore. Provava un forte risentimento, per non dire vero rancore, nei confronti del sesso opposto e dell'amore. Se si comportava diversamente con le sorelle era semplicemente per affetto fraterno, per Napoleone la famiglia era tutto, al pari della sua unità.

- Le sorelle Buonaparte sono le più intelligenti e belle della Francia - si slanciò Napoleone, osservando Carolina, la quale non si aspettò un simile complimento era, infatti, arrossita violentemente. Giuseppe intuì che il messaggio era volutamente esagerato per quietare la sorella, in modo da non scatenare inutili litigi che avrebbero potuto intaccare l'equilibrio "Che adulatore" pensò il maggiore trattenendo un sorrisetto. La sorellina, tornata del suo colore originario, soddisfatta dalla stima e dal sentimento dimostrato dal fratello, si ritirò dal salotto e raggiunse Paolina ed Elisa, per raccontare tutto.

- Non pensi di aver esagerato, ora si monterà la testa - disse Giuseppe scuotendo la testa.

- Stai tranquillo fratello - annuì convinto Napoleone, gli fece segno di avvicinarsi - Sono pur sempre donne, bastano dei semplici complimenti per accontentarle - gli sussurrò maligno all'orecchio.

- Sei tremendo - ridacchiò Giuseppe, mascherando abilmente la sua paura. Sebbene avesse parametri simili ai suoi, non apprezzava il profondo disprezzo che il fratello nutriva per il gentil sesso. Le delusioni avute in passato non giustificavano il suo atteggiamento denigratorio. Era convinto che sarebbe rimasto della stessa opinione, a meno che, un giorno, non avesse perso la testa per una donna "Non amerebbe nessuna più della madre e delle sorelle" rifletté infine, abbandonando quest'opzione irrealizzabile. Era pressoché impossibile che Napoleone si sarebbe sciolto e confidato completamente con una donna.

Il bussare della porta interruppe il flusso dei pensieri e concentrò gli sguardi sull'ingresso. Letizia si alzò e corse ad aprire, sperando di trovarsi davanti Luciano.  La sua preghiera fu esaudita, era davvero lui,  elegante, curato, dal portamento fiero e altezzoso - Luciano, finalmente! - sbottò la madre allargando le braccia verso di lui.

Il terzogenito si strinse nel suo abbraccio, percepì il suo calore e si beò di una simile sensazione, le era mancato - Madre, perdonatemi, ma purtroppo sono riuscito a raggiungervi solo oggi, le questioni politiche e militari mi hanno tenuto occupato - si scusò il ragazzo, sulle sue labbra si formò un dolce sorriso - Come state? Spero bene, nonostante le fatiche e il viaggio tortuoso a cui vi siete sottoposta

- Sì sto bene, Luciano, anche gli altri lo sono, dobbiamo solamente ricostruire tutto in una terra straniera - ammise onestamente la madre, eppure non era scoraggiata. Avrebbero ricominciato da capo, forse la Francia sarebbe stata la loro salvezza o la loro maledizione. Si fece forza e confidò nelle abilità e nelle qualità dei figli, li aveva fatti studiare nelle migliori scuole francesi, erano preparati e competenti, ce l'avrebbero fatta.

Alzò gli occhi chiari e incrociò quelli brillanti e ambiziosi di Luciano, era incredibile come rassomigliasse, nei lineamenti, a Napoleone, erano tanto simili quanto diversi - Vedrete madre - enunciò il ragazzo mettendo le mani sulle braccia coperte della madre, a mo' di rassicurazione - Riusciremo ad arrivare in alto attraverso la Rivoluzione

I due fratelli maggiori, nel frattempo, erano andati a chiamare le sorelle e Girolamo, riferendo loro dell'arrivo di Luciano. Entusiasti, non esitarono un secondo nel seguirli. I più piccoli si precipitarono di corsa all'ingresso - Ecco le piccole pesti - rise di cuore Luciano e li abbracciò - Vi sono mancato dunque... mi fa piacere, anche voi mi siete mancati, come potevo dimenticarvi - lo invitarono ad accomodarsi, trascinandolo animatamente sulla poltrona.

Giuseppe e Napoleone lo avevano salutato silenziosamente, erano contenti di rivederlo dopo vari mesi di assenza e vicissitudini turbolente. Si sedettero accanto a lui, attendendo che i più piccoli lo lasciassero in pace, era giusto che gli riservassero tutto quell'attenzione. Successivamente uscirono e andarono a giocare nella piazzetta. - Ci siamo tutti, in pratica, manca solo Luigi che è ancora ad Auxonne giusto?

- Esattamente - confermò prontamente Napoleone - Credo che sia il familiare più al sicuro, in questo momento - precisò con sicurezza, senza prendersi nemmeno il tempo di riflettere.

- Lo penso anch'io e lo seguirei se mi interessasse la vita militare - confessò Luciano sincero, osservò l'uniforme blu del fratello e poi la figura nel suo insieme. Era completamente diverso dai militari con cui era venuto in contatto in quei mesi tra le varie città visitate. La maggior parte di essi erano dei perditempo ubriaconi, ignoranti, alcuni addirittura ex galeotti e furfanti che avevano scelto di indossare l'uniforme solo per buttare fuori la violenza in maniera 'legale'. Gli ufficiali, oltrettutto, gli parevano insipidi, scoraggiati, dotati soltanto di prestanza fisica e poco cervello, spirito di iniziativa e conoscenza.

Quell'affermazione allarmò Letizia, il suo ultimo desiderio era di vedere un altro figlio in uniforme, già aveva accettato controvoglia la scelta di Luigi. Lo aveva sempre trovato inadatto a quel mestiere, l'insistenza di Napoleone e il convincimento di Giuseppe, alla fine, l'avevano fatta cedere. Luciano, scorgendo ciò sul suo viso, ci tenne a precisare la sua posizione - Ma siccome non mi è mai passata l'idea di arruolarmi, ne ho voglia di farlo, ci rinuncerei

- Mi hai fatto spaventare Luciano, la prossima volta arriva subito al sodo - rise la donna, gli diede un leggero schiaffo sul viso. Gli altri risero a loro volta - Prima o poi mi farete morire di crepacuore, tutti quanti

Quando smisero Luciano si voltò verso Napoleone, domandandogli curioso - Credevo fossi già al reggimento, so che a Nizza hanno bisogno di un bel po' di uomini, come mai non ci vai?

- Perché ho bisogno di un certificato da parte di Saliceti, non posso certo andare così, dopo tanto tempo, mi spedirebbero immediatamente al tribunale militare - fu la sua risposta secca e precisa. Poggiò le mani sulle gambe e le strisciò sulla grezza stoffa. Si prese qualche secondo di pausa e proseguì - E l'ultima cosa a cui ambisco è il plotone di esecuzione! Se devo morire, voglio che sia una morte dignitosa, sul campo di battaglia, accanto i miei uomini!

Un pesante silenzio calò nella stanza, tale affermazione aveva suscitato del terrore in ognuno di loro. Quelle parole dicevano il vero: Napoleone non si sarebbe tirato indietro, durante uno scontro, avrebbe persino messo a repentaglio la sua vita, se fosse stato necessario. Non temeva la morte, i suoi uomini ideali erano i grandi condottieri del passato, tutti impavidi e coraggiosi, ambiziosi e scaltri. Voleva essere uno di loro, voleva il suo nome tra le pagine della Storia e del Destino, un nome immortale ed eterno. E avrebbe ottenuto la gloria più elevata a qualsiasi costo.

Non potevano opporsi alla sua volontà, ma se fosse morto, come avrebbero fatto ad andare avanti? Soprattutto Giuseppe, che non riuscirebbe a mantenere la sua autorità senza il suo appoggio. Era il membro più capace della famiglia, persino Luciano lo ammetteva a sé stesso. Era il suo punto di riferimento, la sua prodigiosa mente lo aveva abbagliato non poco, così come la sua prontezza e la sua incredibile capacità di pianificare ogni cosa, aveva sempre la soluzione a portata di mano. Lo aveva imitato e aveva assimilato alcune sue tecniche di comunicazione che poi aveva reso sue. Napoleone non poteva morire, ognuno di loro pregò, chi a Dio, chi al Fato affinché ciò non avvenisse.

- Capisco - fece Luciano, rompendo il silenzio, i suoi occhi si spostarono da destra a sinistra, fino a piantarsi su quelli del capitano, glaciali e infuocati al tempo stesso - È giusto, vuoi arrivare in alto, è il sogno di qualsiasi uomo al giorno d'oggi, anche io punto ad entrare nella cerchia dei Robespierre, al momento essi sono tra gli uomini più potenti della Francia intera, una volta riuscito ad ottenere la loro fiducia, farò di tutto per agevolare ognuno di voi - spiegò conciso il ragazzo.

Giuseppe battè la mani, era la soluzione migliore, in questo modo nessuno sarebbe stato escluso e avrebbero avuto una vita più agiata - Sono totalmente d'accordo con te Luciano, hai avuto una splendida idea!

Napoleone, a labbra serrate, abbassò lievemente il volto, offuscato da un'ombra sinistra. Istintivamente strinse i pugni sulle gambe magre, tentava di nascondere il suo disappunto. Non voleva dipendere dal fratello, un conto era il mutuo soccorso, un altro era la dipendenza, il chinare il capo e implorare pietà. E non lo poteva accettare. "Costruirò la mia strada da solo, non sottostarò ai piani di Luciano, sono destinato ad essere io la guida, lo zio lo ha detto chiaro e tondo a Giuseppe in punto di morte, ebbene seguirò il destino". L'orgoglio gli impediva di approvare quel progetto.

Tutti notarono il mutamento repentino della sua espressione e i due fratelli si scambiarono un'occhiata, ingoiarono rumorosamente la saliva. La madre sperava che i tre trovassero pacificamente un accordo equo.

- Collaboreremo Luciano - mise subito in chiaro il capitano - Ognuno di noi farà la sua parte - lo fissò freddamente. Giuseppe lo guardò stralunato, possibile che fosse intenzionato ad intraprendere per conto proprio il suo cammino, cercando il meno possibile l'aiuto dei fratelli? I suoi piani sfuggivano alla sua logica.

Luciano, al contrario, comprese il significato di quella risposta e sorrise tirato - Come vuoi, Nabulio, collaboreremo alla pari ed ognuno otterrà ciò a cui aspira - gli allungò la mano. Napoleone gliela strinse energico, i patti erano già più accettabili. Aveva giurato che non si sarebbe sottomesso a nessuno e mai lo avrebbe fatto. Sogghignò soddisfatto.

 

   
 
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