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Autore: sihu    03/05/2020    1 recensioni
1 novembre 1981 - dopo la terribile notte di Halloween casa Potter piange i suoi morti: James è morto, Lily è ancora viva e aspetta un altro bambino. Steve, il gemello di James non riesce a credere a quanto accade e insieme ai malandrini con la memoria torna all'inizio della storia. Ai tempi di Hogwards, quanto tutto è iniziato. La storia dei malandrini rivive tra passato e presente, guardando al futuro.
cap.5 - "Tornare alla realtà fu un duro colpo per Sirius. Perso nei ricordi, tutto sembrava perfetto. James era ancora vivo e loro erano soli dei mocciosi che ancora non sapevano nulla della vita, ne avevano idea dei guai e dei tormenti che li avrebbero aspettati negli anni a venire”
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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CAPITOLO 4

CERIMONIA DI SMISTAMENTO

1 Settembre 1971, primo anno.

 

Lo spettacolo che si parò davanti ai loro occhi, una volta scesi dal treno che li aveva condotti fin lì, era al di là di dell’immaginazione. Nemmeno nei loro sogni più vividi avevano visto tanta magnificenza e tanta imponenza. Immediatamente l’incidente di pochi istanti prima sul treno fu accantonato. Un omone enorme li aspettava, urlando a gran voce per richiamare l’attenzione dei ragazzi del primo anno. Sorrideva, tranquillo. In fin dei conti era piuttosto difficile sbagliarsi: quelli nuovi avevano tutti il naso per aria, fisso sulla grande costruzione che si stagliava al di là del lago. Una volta riuniti tutti sulla barca, Hagrid diede l’ordine di partire senza che nemmeno una mosca volasse. Nemmeno i più chiacchieroni come James sapevano cosa dire. La bellezza di Hogwarts, ancora una volta, aveva tolto le parole a tutti.

Il custode lascio i piccoli all’ingresso e si dileguò verso la sua capanna mentre i nuovi arrivati si guardavano intorno ansiosi di scoprire qualcuna delle meraviglie del castello di cui dovevano aver sentito parlare nei racconti di nonni, genitori e fratelli più grandi. I figli dei babbani, ancora più spauriti e fuori posto degli altri quasi non fossero ancora completamente convinti che quel mondo fosse davvero disposto ad accogliere anche loro. 

- Tra poco verrete smistati nelle vostre case. - 

Disse una donna che pochi minuti prima si era presentata come la professoressa McGranitt e che li condusse fino ad una pesante porta di legno, ben chiusa. 

- Aspettate qui, in silenzio. - 

Continuò la donna, infilandosi all’interno della sala e chiudendo velocemente la porta perché nessuno di loro potesse sbirciare cosa ci fosse all’interno. Le risate, il chiacchiericcio e tutte le decorazioni lasciavano pensare che si trattasse della famosa Sala Grande, dove di lì a poco sarebbe iniziata una festa in loro onore al termine dello smistamento. Inoltre, nessuno voleva contraddire quella donna. 

- Evviva, non sto più nella pelle! - 

Esclamò James, al settimo cielo, ritrovando finalmente abbastanza voce per formulare un pensiero coerente. Tante volte aveva fantasticato su quel posto magico, ma trovarvisi per davvero era una sensazione fantastica. Mai provata prima. Nessuno dei racconti che aveva sentito poteva rendere per davvero giustizia a quel luogo. 

- Ehi James, guarda là.. - 

Urlò Sirius, chiamando l’amico ed indicandogli un grosso albero che troneggiava sul parco della scuola. Era immenso, imponente ed incredibilmente agitato.

- Dove? - 

Chiese James, guardando dove l’amico gli indicava senza notare nulla di particolare che giustificasse tutta quell’eccitazione che aveva sentito nella sua voce.

- Nel giardino, quel grosso platano. Si muove da solo, è incredibile! - 

Esclamò Sirius, sorpreso da quanto l’amico vedesse male da lontano, senza staccare gli occhi dall’imponente albero che continuava ad agitarsi in modo minaccioso. Decisamente, non sembrava essere una grande idea finire ai suoi piedi per sbaglio.

- Forte! - 

Commentò James, attirato da quello strano albero. Cercò di ricordare i racconti di suo padre, sorprendendosi che non gli avesse mai parlato di una cosa tanto assurda. Remus guardava la scena, in disparte. Il suo sguardo vagava preoccupato dal grosso platano ai due ragazzi e all’euforia con cui lo guardavano. James sembrava essersi completamente ripreso dall’incidente sul treno, probabilmente era stata solamente un po’ di agitazione a farlo cadere come un sacco di patate. Sirius non gli aveva dato tregua, minacciando di dire a tutti dell’accaduto. James aveva sbuffato e aveva minacciato qualcosa di incomprensibile che aveva fatto ridere l’altro ancora di più.

- Ehi, Remus, sembri preoccupato. - 

Disse James, avvicinandosi all’amico ignorando le risatine di scherno di Sirius. Bastarono quelle parole per fare arrossire il ragazzo, terrorizzato che qualcuno potesse intuire la verità circa l’arrivo di quel grosso albero e ricondurla in qualche modo a lui.

- Io? Ma che dici.. - 

Balbettò Remus, cercando di nascondere la sua agitazione. Non poteva certo dire loro che l’albero che stavano guardando era stato piantato perché lui, il primo lupo mannaro da che la scuola era stata inaugurata dai quattro fondatori, ora frequentava Hogwarts.

- Io ho paura, non so nulla di magia. - 

Esclamò Peter, ancora più terrorizzato di quanto fosse sul treno. Immediatamente James e Sirius si voltarono verso il biondino, lasciando che Remus si rilassasse e riprendesse fiato. L’intervento del piccolo Peter, sebbene fuori luogo, era stato a dir poco provvidenziale. Ancora per un po’, il suo segreto era al sicuro. Farsi scoprire proprio il primo giorno, dopo solo qualche ora, sarebbe stato da idioti. Certamente suo padre avrebbe riso di lui.

- Non serve saper fare magie, è il cappello che sceglie in che casa finisci.- 

Spiegò Sirius, cercando di rassicurarlo senza che le sue parole sembrassero una presa in giro verso il già provato Peter. Le parole del ragazzo, tuttavia, vennero intercettate da qualcun altro che ascoltava con attenzione tutto quello che veniva detto intorno a lei.

- Un cappello? È assurdo! Voglio dire, come fa un cappello a scegliere? Un cappello non può pensare. - 

Chiese una ragazza con i capelli rossi poco distante dal quartetto. James si voltò verso la ragazza che aveva parlato e la scrutò con attenzione. Era la stessa che aveva incontrato per caso sul treno prima di imbattersi in Sirius, insieme a quello strano tipo unticcio e dall’aria malata e sofferente di chi non mangia abbastanza. Non si ricordava il suo nome, ma non sembrava male. La ragazza ovviamente, il suo accompagnatore dava l’idea di essere un tipo viscido e calcolatore.

- È un cappello magico. - 

Disse Sirius, infastidito dal fatto che la ragazzina avesse messo in discussione le sue parole. Intorno a loro, molti altri ragazzi del primo anno si erano voltati per ascoltare meglio quella discussione. Avevano tutti delle espressioni serie e preoccupate. Alcuni, quelli che conoscevano già quella storia, annuivano, gli altri osservavano Sirius a bocca aperta, bramosi di saperne di più.

- Apparteneva a Godrig Grifondoro, uno dei quattro fondatori del castello. - 

Continuò James, orgoglioso di sapere qualcosa che con tutta probabilità gli altri ragazzi del primo anno non sapevano. Era stata sua madre a raccontarglielo, molti anni prima. 

- Parla anche? - 

Chiese Lily, curiosa, prendendo un po’ di coraggio. Non conosceva nessuno, tranne Severus ed aveva il terrore di essere rispedita a casa. 

- Certo. - 

Esclamò Sirius con un tono di voce che lasciava trasparire quanto la domanda fosse banale. Lily arrossì e si sentì ancora una volta fuori posto, quasi quel mondo non le appartenesse. Proprio in quel momento la porta si aprì di nuovo, e la professoressa comparve da una sala in cui erano radunati tutti gli studenti del castello. Bastò una sua occhiata distratta, e cadde il silenzio. Ora che il loro destino era vicino a compiersi, nessuno aveva più voglia di parlare o scherzare.

- Andiamo.. -  

Li chiamò la donna, impaziente, facendo segno loro di entrare. I ragazzi obbedirono, trattenendo il fiato. Se l’esterno del castello li aveva lasciati di sasso, l’interno era ancora più straordinario. La Sala che si trovarono di fronte era incredibile, nessuno di loro aveva mai visto una cosa del genere prima di quel momento. Mentre i piccoli erano ancora troppo concentrati a contemplare il soffitto, la donna si avvicinò ad un uomo con la barba bianca e gli occhiali a forma di mezzaluna che li aspettava sorridendo. Dopo aver richiamato la loro attenzione dolcemente, il preside spiegò loro come si sarebbe svolto lo smistamento. La professoressa McGranitt lo lasciò parlare, poi prese un lungo elenco e iniziò a chiamarli. Gli studenti più grandi, già seduti ai loro tavoli, guardavano la scena annoiati, esultando solo quando il Cappello nominava la loro casa e vi mandava qualcuno. Tra i ragazzi in attesa di essere smistati, invece, si percepiva chiaramente tutta l’agitazione del momento. Nessuno aveva voglia di dire nulla. Alcune ragazze di tenevano per mano, sperando che il Cappello non decidesse di dividere la loro amicizia. Altri, non facevano che ripetere a mezza voce il nome della casa in cui desideravano finire.

- BLACK, SIRIUS -  

Chiamò la professoressa McGranitt. Sirius si diresse verso la donna con un’aria annoiata, camminando piano. Non aveva nessuna voglia di sentirsi dire che era destinato a passare i successivi sette anni con le sue perfide cugine, nella casa di Serpeverde. 

- Un Black? Dovrei mandarti a Serpeverde, ma sei diverso dagli altri. Hai coraggio, e vuoi prendere una strada diversa. Decisamente meglio GRIFONDORO! - 

Disse il Cappello, urlando forte il nome della casa prescelta. Dal tavolo di Serpeverde si alzò una protesta, mentre i ragazzi delle altre case erano attoniti. Mai prima d’ora un Black era finito a Grifondoro. Gli unici a cui non importava erano proprio i ragazzi seduti al tavolo di Grifondoro, che esultavano per il nuovo compagno. Sirius si diresse velocemente verso il tavolo rosso e oro, lanciando occhiate perfide a Narcissa e Bellatrix. Quel momento aveva segnato in modo indissolubile il confine tra lui e la sua famiglia, ma non poteva importargliene di meno. Aveva dimostrato di non essere come loro, e tanto bastava.

- EVANS, LILY -

Chiamò la professoressa McGRanitt. La ragazzina dai capelli rossi trotterellò velocemente con un passo insicuro, lanciando lunghe occhiate preoccupate all’amico dai capelli neri che era con lei e che fino a quel momento non aveva mai smesso di stringere la sua mano. Il ragazzo sorrise per tranquillizzarla, ma era evidente che era ancora più teso di quanto lo fosse lei.

- Vediamo cosa abbiamo.. Una figlia di babbani, ma con un grande potere. Sei destinata a grandi cose piccola mia. GRIFONDORO! -

Urlò il Cappello Parlante. Ancora una volta la casa di Grifondoro esultò. Lily era divisa: una parte di lei era felice per non essere stata rimandata a casa, l’altra era triste perché sapeva che Severus non sarebbe mai voluto finire in quella casa.

- LUPIN, REMUS - 

Chiamò la professoressa McGranitt. Remus si avvicinò timidamente, terrorizzato all’idea che il cappello urlasse che era un lupo mannaro e che al castello non ce lo voleva. Sarebbe stato terribilmente imbarazzante. Probabilmente non si sarebbe mai ripreso da un colpo del genere.

- La scelta è semplice, banale. -

Disse il Cappello Parlante, rivolto a Remus. A quelle parole il ragazzo si sentì morire.

- Lo sapevo, devo andare via. Non c’è posto per uno come me, vero? -

Pensò Remus, quasi sul punto di mettersi a piangere. 

- Non dire idiozie, il posto c’è eccome ed è nella casa dei GRIFONDORO! -

Urlò il Cappello Parlante. A quelle parole Remus sentì il cuore esultare nel suo petto, mentre Silente sorrideva. Si avvicinò al tavolo dei Grifondoro dove Sirius lo aspettava con un gran sorriso sul volto. Remus si sedette vicino al nuovo amico e si voltò a cercare il viso di James. Il ragazzo era ancora tra le fila dei ragazzi che aspettavano di essere chiamati, ma il suo viso aveva perso l’allegria e la sicurezza di poco prima. All’inizio pensò che fosse solo spaventato, come tutti i ragazzi intorno a lui, poi guardò meglio e notò che il viso di James era triste e sofferente.

- MINUS, PETER - 

Chiamò la professoressa McGranitt, distraendo Remus e Sirius dal pensiero di James. Il ragazzino biondo cercava di sembrare spavaldo, ma era fin troppo impacciato. Inciampò un paio di volte, prima di arrivare allo sgabello. 

- Questo è un bel rebus. Non saprei dove mandarti. Hai grandi aspirazioni, ma non abbastanza decisione. Potresti fare grandi cose, oppure No. -

Disse il Cappello Parlante, indeciso. Si trattava di uno degli smistamenti più complicati di sempre, il cappello arrivò anche a chiedersi se Hogwarts fosse davvero il posto giusto per quel lui. I minuti passavano senza che il Cappello si decidesse a dare il suo verdetto.

- Voglio solo degli amici.. Mandami in Grifondoro. -

Implorò Peter, mordendosi un labbro per l’agitazione. Non voleva essere solo. Sul treno aveva incontrato dei ragazzi che non lo avevano mai preso in giro e voleva continuare ad essere loro amico. Con loro stava bene.

- Grifondoro dici? Non so se è la cosa migliore. Forse sarebbe più adatto Corvonero. -

Rispose pensieroso il Cappello.

- No, Grifondoro. Per favore.. Sirius e Remus sono lì. - 

Implorò ancora il ragazzino. Il Cappello Parlante sospirò, poco convinto, poi rimase il silenzio ancora per un bel po’.

- Beh, se insisti così tanto GRIFONDORO! - 

Urlò alla fine, tra l’esultanza della casa rosso ed oro e dei due ragazzi. Ora mancava solo James, poi il quartetto sarebbe stato completo. Sirius sorrise, sicuro. Uno come James non poteva che finire in Grifondoro. 

- PITON, SEVERUS -

Chiamò la professoressa McGranitt. Il ragazzo si incamminò verso di lei mentre Lily sperava con tutto il suo cuore che finisse a Grifondoro. Non voleva separarsi dal suo migliore amico anche se sapeva che lui voleva essere smistato a Serpeverde.

- È chiaro come il sole, SERPEVERDE! - 

Disse immediatamente il Cappello Parlante. Sul viso del ragazzo si disegnò un ghigno soddisfatto, che svanì solo quando intercettò lo sguardo spento di Lily. Erano divisi, destinati a diventare rivali. Che ne sarebbe stato della loro amicizia?

- POTTER, JAMES - 

Chiamo la professoressa McGranitt. James sospirò e si diresse verso il cappello. Avrebbe voluto essere più deciso o euforico, ma qualcosa che non riusciva perfettamente a definire glielo impediva.

- Un Potter, che bello.. È passato così tanto dall’ultima volta che ne avevo visto uno. Non te la sei passata bene negli ultimi mesi, ma non tenere ti troverai benissimo a GRIFONDORO! - 

Urlò il Cappello Parlante. James sorrise, rilassandosi appena. Era quasi sicuro che sarebbe finita così ma sapeva anche che alle volte il Cappello faceva scherzi strani.

Con questi pensieri in testa il ragazzo si avviò sorridente al tavolo indicato, mentre gli amici esultavano festosi, felici di essersi ritrovati tutti e quattro nella stessa casa.

- POTTER,.. -  

Iniziò a chiamare la professoressa McGRanitt. Istantaneamente James si voltò verso la donna, stupito. Qualche istante più tardi sentì la testa iniziare a girargli troppo forte. Il ragazzo cercò di aggrapparsi al tavolo, ma lo mancò e fu solo grazie a Sirius che non cadde a terra come era capitato sul treno. Aprì subito gli occhi, trovandosi ancora una volta di fronte gli sguardi preoccupati dei tre amici ai quali si erano aggiunti quelli degli altri ragazzi, dei professori e del preside.

- Sei sicuro di stare bene? È la seconda volta che ti prendiamo al volo.. - 

Fece notare Sirius, leggermente preoccupato.

- Si, sto bene. Ho solo fame.. - 

Tagliò corto James, imbarazzato. Silente sorrise, e fece segno alla professoressa McGranitt di proseguire con lo smistamento.

- Scusate, volevo dire PULVER, ALICIA- 

Chiamò la donna, leggermente imbarazzata per l’errore commesso.

- TASSOROSSO! - 

Dichiarò il Cappello. Lo smistamento proseguì fino a che ognuno dei ragazzi del primo anno fu collocato in una casa. Al termine, dopo che Zakery Janice fu assegnata a Corvonero, i piatti si riempirono di cibo e la festa poté dirsi iniziata sul serio. Un numero imprecisato di portate più tardi, la professoressa McGranitt decise che era tempo per i giovani Grifondoro di andare verso le loro stanze. 

- Evviva, siamo tutti insieme! - 

Esultò Peter, al settimo cielo, seguendo distrattamente il prefetto che stava mostrando loro la strada. Probabilmente non sarebbe stato in grado di farla da solo, ma era abbastanza convinto che James, Remus o forse Sirius lo avrebbero accompagnato il giorno dopo.

- Incredibile, non sono finito a Serpeverde. -

Esclamò Sirius, sorpreso e sollevato. Remus e Peter si voltarono sorpresi, James rideva in modo sguaiato. Era evidente che fosse entusiasta della scelta del Cappello. Anche se lo conosceva solo da poche ore, Sirius era troppo fuori dalle righe per non diventare suo amico. Avrebbero passato insieme sette anni straordinari, ne era certo.

- Pensi che tua madre si arrabbierà? -

Chiese James, sorridendo all’amico. Sirius finse di mostrarsi spaventato, poi alzò le spalle. In fin dei conti la sua famiglia avrebbe avuto la dire in ogni caso, tanto valeva dargli un ottimo motivo per avercela con lui. Forse così gli avrebbero impedito di tornare a casa per Natale e gli avrebbero evitato il noiosissimo pranzo con le cugine e gli zii.

- Perché pensi che la tua famiglia non sarà contenta? - 

Chiese Remus, curioso.

- Praticamente la sua famiglia è Serpeverde da generazioni. Sirius ha rotto la tradizione. - 

Spiegò James, anticipando Sirius e sedendosi su quella che aveva deciso sarebbe diventata la sua poltrona preferita tra quelle della sala comune dei Grifondoro nei sette anni seguenti.

- Come minimo mi manda una strillettera, ma non mi interessa. Qui sto benissimo e sarò felice di dividere la camera con voi piuttosto che con quel Moccios… - 

Concluse Sirius, sedendosi alla meglio sul bracciolo. Remus li guardò, severo, ma decise di non dire nulla. In fin dei conti, lui non era mica un professore.

- Ha i capelli talmente unti.. Bleah, che schifo! - 

Esclamò James, inorridito, ricordando il breve incontro sul treno.

- Smettetela subito! Severus è mio amico! - 

Urlò Lily, rossa in viso. Tutti e quattro i ragazzi, perplessi, si voltarono verso di lei.

- Dici sul serio? Eppure mi sembravi una ragazza così carina.. - 

Commentò James, facendo andare la ragazza su tutte le furie.

- Sei un mostro! - 

Esclamò lei, scappando giù per le scale che conducevano al dormitorio femminile.

- Ho già fatto colpo, è caduta ai miei piedi. -

Disse James, soddisfatto, iniziando a fare il buffone. Anche quella sarebbe diventata una costante nei sette anni successivi, ma questo ancora non lo sapevano.

- Se ne sei convinto tu, amico. -  

Commentò Sirius, lanciando un cuscino in faccia al suo nuovo amico.

  
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