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Autore: Irasue    03/05/2020    1 recensioni
E se durante la guerra le cose fossero andate diversamente? Se Sakura fosse caduta dentro lo Tsukuyomi Infinito perché uscita dal Susanoo di Sasuke per via del suo infrenabile impulso?
Questa è una mia storia che scrissi nel 2014 su efp ma che ho riadattato e corretto qua e là.Inizialmente si trattavano solo di alcune One Shot che però si sono rivelate essere collegate,e dunque ho pensato, perché non fare una ministoria? La storia però si prenderà sul finale che tutti noi conosciamo.
Genere: Drammatico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Itachi, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Tsunade | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: Lemon, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Naruto Shippuuden, Dopo la serie
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Il tempo sembrava fermo, come se il sole non volesse più splendere nel cielo, il verde si stava trasformando in un marrone giallastro, le foglie mutavano - secche e fragili, nemmeno gli uccellini non canticchiavano più più. Una brezza d'aria fresca le sposta una ciocca di capelli sulla fronte per poi posarsi delicatamente sui suoi occhi tristi. Il colore dei suoi capelli è così chiaro che può intravedere ancora l'immagine che stava contemplando precedentemente.
Sentì lo sguardo di qualcuno che si posava indiscretamente su di lei, perché la stava fissando? Cos'è che aveva da guardare? Si girò, ma non vide nessuno.
In fine arrivò, era da un pò che camminava lungo quella via a lei così familiare. Le è così familiare che è in grado di percorrerla ad occhi chiusi. Tornò a fissare la strada davanti e quando stava per girarsi nuovamente, i suoi occhi si posarono su qualcosa in particolare. Quanto tempo era passato dall'ultima volta che l'aveva vista? Ormai non ci pensò più e girò il capo nuovamente. Quella panchina era ancora fonte di ricordi ed emozioni che molto tempo fa le aveva costruite proprio lì. Eppure l'aveva vista disintegrarsi durante l'attacco di Pain.

"Hm...allora sarà stata un'altra panchina identica a questa." pensò tra sé e sé.

Percepiva ancora il fastidio dello sguardo di prima posarsi insistemente su di lei. Quella sensazione...Chi la stava spiando? La stava irritando, non poteva concentrarsi, non poteva conservare il suo stato calmo. Si voltò ancora e poi nessuno. Era possibile che in quel giorno non c'era nessuno? Eppure sentiva la presenza di qualcuno attorno a lei. Voleva fare finta di nulla, aspettando il momento opportuno per coglierlo di sorpresa. C'era un raggio di sole che illuminava qualcosa di rosso tra i rami dell'albero. Seguì quel raggio per poi fare un sospiro mediamente lungo ma profondo. Lo stava facendo ancora, ma perché? Non si fidava? Pensava che ormai avessero risolto il problema. Il corvo si spostò, volando via da quel ramo. Quando riprese a camminare, qualcosa la fermò. Non riuscì a fare un'altro passo che andò quasi a sbattere con la testa sul suo petto.

« Che cosa stai facendo qui? » mi chiese con un tono di voce calmo e soave.
« Una passeggiata. » rispose calma.
« Lo stai facendo ancora, Sakura. »
« No, stavo solo passeggiando, lo giuro , volevo prendere un pò d'aria fresca. »
« E nel frattempo cerchi ancora di ricordarti. »

Rimase muta, come se le parole le mancassero.
Cercò un punto da fissare, non riusciva a guardarlo negli occhi, non voleva che egli scoprisse la verità, ma intuiva che stesse mentendo anche senza usare lo Sharingan. I suoi presentimenti e istinti non sbagliavano mai. Da quando l'ha conosciuto anche lei aveva imparato a basarsi maggiormente sui suoi sensi.
Con due dita le prese il viso e glielo spostò delicatamente verso la sua direzione. Ecco, voleva che lei lo guardasse. Cercò di opporre resistenza ma invano, non riusciva a respingerlo, non riusciva a dirgli di no, nemmeno con i gesti.

« Mi avevi detto che saresti andata avanti. » le disse guardandola nei suoi occhi verdi smeraldo ormai lucidi.
« È vero, l'ho detto. » rispose corto.

"Non potevo rispondergli "cercherò" , me l'avrebbe fatto promettere." - pensò dentro di sé la kunoichi.

« Si, ma promettimi che da ora in poi metterai in pratica ciò che dici. »

" Ecco,l'ha fatto.Come non detto. Mi avrà letta nel pensiero? Non riesco a nascondergli niente, per lui sono come un libro aperto. Sono troppo prevedibile... "

« Sai che mi è difficile...» rispose come se stesse per urlare in preda alla disperazione.
« No finché sarò accanto a te. » .

Per lei era incredibile quanta calma e saggezza giaceva in quella persona. Eera l'opposto di...Lui...decisamente.Perché non l'aveva incontrato prima? Ah! È vero, a quei tempi era solo una mocciosa, lui non c'era al villaggio, era piccola e immatura, non conosceva ancora il gusto amaro della vita e le sofferenze che le avrebbe riservato una volta diventata adolescente. Il destino spesso gioca con le carte sbagliate. Si diverte a giocare con le vite delle persone, le fanno incontrare quelle sbagliate mentre le persone giuste non restano che soffrire nell'oscurità più profonda. In molti credono di ingannarlo, che magari la vita la cambiano loro ma in realtà il destino ha la meglio, e la sua situazione ne era l'evidente dimostrazione.

« No. Hai già fatto troppo, devo solo capire come a riuscirci a uscirne da sola. »
« Sai che non puoi farcela, hai sempre combattuto, sei sempre stata brava in tutto quello che hai fatto ma...questa cosa ti supera di gran lunga. Per questo sono qui con te. »

Non poteva resistergli, la dolcezza e la sua calma le trasmettevano un calore che sentì come pervaderle l'intero il corpo. Si lasciò in preda alle emozioni e fece un gesto che prima non aveva nemmeno osato di pensare. Si avvicinàò a lui, la sua testa arrivò all'incavo del suo collo, sempre di più. Lo abbracciò, restando attenta a non spostarsi in qualche maniera sbagliata e disturbarlo. Lui invece spostò una mano nella parte bassa della schiena e con l'altra mano le sfiorò i capelli, per poi muoverle il capo con le dita appoggiandole alla sua nuca, avvicinandola ancora a lui. L'abbraccio era uno vero e sincero. Sakura sentì i suoi battiti, il viso delicato di lei ormai era appoggiato al suo petto, sentendogli l'odore. Era un odore piacevole. Doveva resistere, non voleva in alcun modo versare nemmeno una goccia, nemmeno un'insignificante, no! Non lo doveva fare. Il suo respiro ora si trovava sull'incavo del collo della giovane. Quand'è che ha aveva abbassato la testa sulla sua spalla? Perché lo ha fatto? Anche lui stava soffrendo?

"Che sciocca, è ovvio che soffre anche lui."

« Dai, andiamo a casa. »
« Quale casa? » gli domandò un pò curiosa.
« La mia. »

"Eh? La sua casa? Perché? Cos'ha in mente di fare? Non ci sono mai stata e mai pensavo di andarci nella famosa casa degli Uchiha. "

Sakura sentì un brivido scorrerle lungo la schiena, le sue mani diventarono calde, i battiti erano sempre più intensi, una strana sudorazione dietro la nuca, un calore insopportabile.

« Perché? »
« Perché è meglio così. È una raccomandazione dell'Hokage, da sola non puoi più stare, non in questo periodo. »

L'Hokage. Dovevo immaginarlo. Ora come ora, dopo la guerra si preoccupa per lei, anche troppo. Non era nemmeno una sua familiare, ma solo un'allieva, si prendeva cura di lei come se fosse sua figlia. Sakura era del pensiero che non si somigliavano per niente, eppure molti ritenevano il contrario. Eccezione per quel sigillo sulla fronte che ora incominciava ad odiarlo. È vero, aveva segnato un momento importante della sua vita, ma non lo era più così tanto visto che non è riuscita a fare nulla per "Lui". Mi sentì segnata. I cittadini del villaggio e quelli delle altre nazioni non la conoscevano solo per il suo colore di capelli strano, ma ora con quel sigillo era ancora più identificabile. Odiva quando la gente che la guardava, come la fissava con la coda dell'occhio quando passava accanto a loro, come i bambini la indicavano con il dito attirando l'attenzione dei genitori. Prima era considerata una nullità e ora la fissavano come se fosse una creatura leggendaria appena uscita dai rotoli magici.

"Devi farci l'abitudine. Dovresti sentirti onorata ad avere il mio stesso Byakugou. Questo ti rende una persona speciale. Nessuno più è riuscito a sbloccarlo dopo mia nonna e me. Sono orgogliosa di te.Portalo con onore e usalo al meglio. Ah, a proposito. È simile al colore dei tuoi capelli, questo ti rende ancora più speciale e bellissima."

In quel momento ci credeva, ne era davvero convinta. Ma non poteva ignorare gli altri. Un'altro appunto da aggiungere sulla lista dei " Obiettivi da raggiungere " per trovare la pace interiore.

"Pace interiore? Ma cosa sto dicendo? Mai l'avevo raggiunta, dubito che posso trovarla ora."

Lo seguì, camminandogli vicino sulle vie del villaggio, fino a raggiungere il distretto riservato agli Uchiha.

Sentì sfiorarsi il mignolo della mano. Era la sua mano che cercava quella sottile e fine della ragazza. Sakura arrosì leggermente mentre lo ricambiava. Stavano camminando mano nella mano. Da tanto che non sentiva più la mano di qualcuno stringerla, dandole conforto. La sua timidezza ormai scomparì, fortunatamente. Di sicuro non voleva essere vista in quello stato di puro imbarazzo. Per fortuna non c'era quasi nessuno in quel momento della giornata. Meglio, ma allo stesso tempo si domandò dove si fossero cacciati tutti, quel distretto non poteva essere abitato solo da lui...
Dopo la guerra, Konoha ne ha risentito di disastri. Fu rasa al suolo, ma con l'aiuto di tutti, in meno di un anno le case dei cittadini furono subito ricostruite. Tsunade ritornò al suo posto del quinto Hokage della Foglia, faceva di tutto per ricostruire ciò che la guerra aveva tolto alla loro comunità. Decise di ripristinare per prima cosa le abitazioni dei cittadini con l'aiuto di Tenzo, poi i luoghi pubblici come: le scuole e l'ospedale per poi ricostruire il fulcro di Konoha, l'edificio dell'hokage. Anche se poteva sembrare una donna testarda, cocciuta e arrogante, aveva un animo davvero buono e le sue decisioni erano sempre prese per il bene del suo villaggio. Durante quel anno, convocò Sakura, sembrava molto seria. Le diede una missione molto importante, una la quale la rabbrividì. All'inizio era rimasta a dir poco sconcertata, poi riprendersi e continuare ad ascoltarla.

" Devi trovarlo. "
" Ma perché io? "
" Mando te perché sei uno dei migliori ninja che abbiamo e poi c'è la possibilità che possa portare ferite. Solo tu puoi fare qualcosa anche in merito. Attualmente sei la più qualificata. "
" Ho capito." dissi prendendo una copia del foglio che era presente nella sua cartella, che proprio in quel momento l'aveva messa dentro in uno dei casetti della scrivania.
" Signorina Tsunade, io non riesco ancora a credere su come questo possa essere possibile. Tutti pensavano che..." ed ecco, il pensiero fuggì ancora a "Lui", sapendo la causa...
" Sì, pensavamo tutti così. Ecco perché ti ho convocata. Non ti preoccupare, andrà tutto bene, ormai sei un ninja leggendario. Sei la mia erede. "
" Non proprio. "
" Questo è vero. Però ha il chakra simile a "Lui". Quindi presumo sarà un gioco di ragazzi per te. "
" Ha ragione. Va bene, lo farò. Ma avrei comunque una domanda. "
" Dimmi pure, Sakura. "
" Perché manda solo me? "
" Sakura, questa è una missione importantissima. E' top-secret. Nessuno deve venire a conoscenza. Intesi?"
" Si. Ma non se ne accorgeranno della mia assenza ?"
" No, Ho già pensato a tutto io, non per niente sono l'Hokage. Partirai domani all'alba. "

E infatti fu così. Dopo giorni di perlustrazioni e di ricerche lo trovò dentro una grotta con ferite molto gravi. Quando lo vide, la sua prima reazione fu quella della paralisi. Ero rimasta immobile e muta, con gli occhi spalancati e con le labbra socchiuse. Era lui. La foto sulla copia che l'Hokage le aveva dato ritraeva alla perfezione la persona davanti ad essa. Lui non la guardava. Probabilmente già sapeva del suo arrivo, sicuramente avrà percepito il suo chakra. Con passi lenti si era avvicinata a lui, incominciò a togliergli il mantello e la maglietta, facendolo rimanere a busto nudo. Aveva delle ferite profonde e stava sanguinando, chissà quante ne aveva passato. Se inizialmente poteva intimidirla un uomo a torso nudo, quando lavorava non facevo molto caso, rimanendo impassibile e seria, concentrata sul proprio compito. Era solo uno dei tanti pazienti. Nel suo lavoro le capitava spesso di vedere persone nude, ma lui era una delle persone più importanti di "Lui", una persona di cui tutti ne parlavano e pochi davano per scontato la sua esistenza.

" Non essere spaventata. Non ti ucciderò. " Le disse ad allora.
Sentiva il suo imbarazzo, il suo timore.
" Non sono spaventata, È solo che...tutti pensavamo fossi..."
" Morto? Tranquilla, puoi dirlo, non mi offendo mica. "

Sorrise. Nonostante la gravità delle sue condizioni, conservava ancora un certo umorismo. Dopo lo portò a Konoha, lì dove continuò a curarlo. Con il tempo scoprì anche un antidoto per la sua rarissima malattia. Doveva ammetterlo, in questi anni Sakura era migliorata davvero tanto. Prima non ci credeva nelle sue potenzialità, ma l'esito positivo del caso di Itachi confermò che finalmente aveva raggiunto un livello più alto, anche se Tsunade glielo ripeteva continuamente che lo aveva raggiunto già da tanto tempo. Non poteva esprimere a parole la gioia che provava quando scoprì finalmente qualcosa di straordinario. Lo visitava ogni giorno finché non fu in grado di rimettersi in piedi. Con il tempo cominciavano a instaurare un legame d'amicizia, parlavano di tantissime cose, accenando anche di "Lui" qualche volta.

Erano passati ormai cinque anni da allora, ora aveva ventidue anni, i suoi capelli ora erano lunghi e lisci come la seta come quando era ragazzina. Ora era una dottoressa con le carte in regola e riconosciuta in tutte le nazioni, diventò la più brava ninja medico esistente, addirittura sostenevano che aveva superato la sua maestra. Felice di tali complimenti, i suoi sforzi l'avevano portata a un risultato che le cambiò radicalmente la vita, ma lei non era in cerca di fama, quello che desiderava era quello di poter aiutare e salvare le persone, anche in punto di morte. Ma come ogni medico, ognuno ha avuto un caso particolare, uno in cui non ha potuto fare nulla e sentirsi dire "dottoressa" inutilmente. Ogni volta che ci pensava a quel caso, non si sentì degna del titolo.
Non c'era giorno in cui non ci pensava, sempre più intensamente, quel caso se l'è fatto sfuggire tra le mani e ora stava entrando in una specie di depressione...lo sapeva..ne era consapevole...Cinque anni, a quanto pare, non erano abbastanza per dimenticare.

« Eccoci. Entra pure, prima le signorine. » la invitò ad entrare per prima.

Erano arrivati. Oltre che buono, educato, dolce, altruista, maturo e premuroso era anche gentile. Gli aggettivi per definire tale persona scarseggiavano, e pensare che tutti lo consideravano come un criminale. A volte, prima di visitarlo, pensava molto a lui. Si era documentata ancora una volta sulla sua famiglia e sulle sue origini. Ha cercato anche una risposta su com'è stato possibile il suo ritorno, e ci fu vicina, o quasi...
Spinse pian piano la porta finché non la spalancò totalmente. Stava esitando.Non sapeva cosa fare, entrarci oppure no. Si morse il labbro. Se fosse entrata sarebbe entrata in contatto con ciò che apparteneva alla sua famiglia, è come se stesse violando la sua privacy. Non voleva invadergli gli spazi.

« Corraggio. Sai, la casa è stata rinnovata dal sottoscritto non appena ho messo fuori il piede dall'ospedale. Sono riuscito a metterla a posto, e questo grazie a te. Grazie a te, Sakura Haruno. »

Sakura rimase ancora qualche istante a guardarlo a leggere sulle sue labbra quel " Grazie " detto con sincerità. Ma improvvisamente un ricordo fugace le apparse davanti agli occhi. Era notte. La luce del palo era accesa. Il suo zaino geometrico. Il vento che le muoveva i bordi dell'abito rosso con i due spacchi laterali. La panchina fredda.

« Di nulla, l'ho fatto con piacere e poi questo è il mio lavoro. Ma dimmi. per quanto tempo dovrò restare qui? »
« Finché non ti rimetterai. Questa tua depressione non la puoi gestire da sola, perciò ora sono qui con te. Tu mi hai curato, ora devo ricambiare. »

Non sapeva più che dire. Sarebbe stato inutile rifiutarlo. Inoltre sapeva che se avesse rifiutato Tsunade e Itachi avrebbero collabborato affinché cedesse. Se doveva accomunare i due, molto probabilmente li avrebbe associato alla testardaggine.

" Ecco...la parola che più lo rappresentava. Ogni cosa, ogni luogo, ogni parola mi ricorda - Lui- ."

Itachi si girò verso di lei, percepiva che qualcosa non andava, lo si vedeva dall' espressione della giovane, diventando inscosciamente seria e triste. Come al solito le prese il mento, alzandolo leggermente per guardarla negli occhi.

« Vedrai, ci riusciremo. Farò di tutto per aiutarti, non ti preoccupare. Non voglio vedere mai più questo viso così bello e innocente avvolto dalla tristezza. Capito? »

Vide le sue labbra incurvarsi. Il suo cuore stava perdendo dei battiti, gli occhi diventarono sempre più splendenti e il corpo si stava irrigidendo sempre di più. Itachi la prese tra le sue braccia per poi donarle un dolce bacio sulla fronte. Sakura fece un sospiro di sollievo.

« Grazie Itachi. » rispose con le guance ancora rosse, stringendo nei propri pugni il materiale del suo vestito.

   
 
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