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Autore: Neera Sharim    05/05/2020    6 recensioni
"La prima volta che si sfiorarono fu solo col pensiero, risuonando l’una nell’altro nel battito di un cuore sconosciuto, impresso in un contatto fortuito".
Hermione Jean Granger e Draco Lucius Malfoy non credevano al destino, ma in fin dei conti, non credevano troppo neanche alle coincidenze.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Draco/Hermione, Rose/Scorpius
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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La vita con te - cap. 1
LA VITA CON TE

Cap. 4 – Di tentativi e di ritirate.





Gennaio.


I nuovi vicini erano arrivati con la neve, in un pomeriggio pigro d'inverno, quando le feste sembravano già lontane e mamma e papà non si rincorrevano più come matti sotto i rametti verdi del vischio.

La mamma aveva smesso di leggere le fiabe che a Rose piacevano tanto e aveva sorriso alla finestra, così si era incuriosita anche lei; quando si era affacciata, aveva visto un bambino biondo che faceva i capricci.
Si era ricordata subito di lui e il papà le aveva dato un buffetto sulla guancia dicendole: "Brava Rose, guardatene bene!"
La mamma l'aveva sculacciato. Poi aveva riso e aveva trascinato tutti a fare una torta.
L'avevano portata ai vicini di casa quella sera stessa e l'aveva tenuta lei, altrimenti Hugo avrebbe senz'altro combinato pasticci. Però poi, il biondino che le aveva aperto la porta aveva storto il naso davanti a tutto il cioccolato che le copriva le dita e lei non era proprio riuscita a non soffiare sullo zucchero a velo della torta, facendolo finire tutto su quel nasino altezzoso storto all'insù.
Aveva ghignato, soddisfatta come una piccola volpe.


Ovviamente erano finiti entrambi nella vasca da bagno di lui.








Febbraio.


Cespuglio Rosso era insopportabile.

Se ne stava lì in agguato con quei suoi "coricandoli" malefici, costringendolo a starsene in casa tutto il tempo per evitarla, nonostante le giornate fossero soleggiate e ideali per giocare.
Insomma, ma chi mai sarebbe stato felice di uscire e farsi riempire di ritagli di carta colorata da capo a piedi?
Non che poi, lui, avesse comunque tutta questa voglia di andarsene in giro al freddo.
In fondo, cosa gliene fregava di raggiungerla fuori insieme a tutti gli altri mocciosi che quella lì si portava sempre appresso?
Mica ci teneva a correrle dietro con la carta anche lui.
A farsi riempire di dispetti.
A vestirsi strano.
A ridere tanto da farsi venire – sicuramente! – il mal di pancia.
Per chi l'aveva preso?
Lui stava benissimo lì dov'era; era proprio inutile che quella lì continuasse a sbirciarlo da sotto la finestra con quel cavolo di naso all'insù e l'espressione spazientita.
Non sarebbe uscito per niente, niente al mondo.
Neanche per la Bella Signora che lo guardava dolcemente dal giardino e che si era inventata di fare quella festa sconosciuta; che gli aveva fatto mandare quel fantastico vestito da principe, perché partecipasse con loro; che ora stava indicando a lui e suo padre un gran piatto di frittelle fumanti; che accarezzava Cespuglio Rosso e quella lì lo indicava e scuoteva la testa.
Così irritante...
Quelle frittelle sembrano davvero molto buone, non credi anche tu?
Ecco, ci mancava solo il suo papà.
Tradito anche da lui!
Scorpius aveva preso un respiro paziente, sollevando il mento all'insù e continuando a tenere d'occhio Cespuglio Rosso rivolgendole il suo miglior cipiglio altezzoso.
Sono sicuro che Hermione te ne darà qualcuna anche a te, papà, se la vuoi; ma devi essere gentile. E attento a non farti venire il mal di pancia.
Poi però era stato colto da un pensiero improvviso e le sue sopracciglia si erano aggrottate, seguendo la sua perplessità.
Anzi, qualcuno dovrà dirle di fare attenzione a quella lì. É una golosa. Finirà col mangiarne troppe.
Gli era parso quindi di sentire il suo papà trattenere una risata, ma non vi aveva prestato troppa attenzione sicuramente si era sbagliato!
La cosa ti preoccupa? 
Per tutta risposta lui aveva tratto un lungo sospiro.
Qualcuno ci dovrà pur pensare – aveva quindi decretato, con fare solenne – Su papà andiamo, così tu avrai le tue frittelle e io sistemerò la cosa.


E nulla centrava con il fatto che un tipino con i capelli scuri si era appena inchinato davanti a Cespuglio Rosso con il suo bel vestito da cavaliere, la sua ridicola maschera a forma di elmo e le mani piene di margherite.

Scorpius aveva arricciato il naso con fare aristocratico.
Pensandoci bene, poi, manca proprio un bel principe, lì in mezzo.
Aveva detto infine e a quel punto il suo papà aveva ridacchiato ben più forte.







Marzo.


Rose si mordeva il labbro inferiore con fare pensieroso.

In ginocchio sul divano, con il petto premuto contro i cuscini dello schienale e le braccia conserte proprio sopra, se ne stava a guardare dalla finestra con il bel musino quasi tutto coperto dai ricci rossi.
Quasi non si era accorta di suo padre che si sedeva proprio di fianco a lei, sprofondando sul divano con uno sbuffo di soddisfazione.
Ciao Tipetta – le aveva detto, con la sua voce calda e serena, addentando uno dei muffin appena sfornati dalla mamma.
La bimba aveva sentito il profumo dei mirtilli solleticarle il palato ma stranamente non le era venuta proprio nessuna voglia di assaggiarne un pezzetto. Era troppo sconsolata e aveva davvero molte cose da grandi nella testa su cui rimuginare, non come quello spensierato del suo papà.
Ciao Tipetto – gli aveva quindi risposto, inclinando il viso sulle braccia incrociate e sbuffando per allontanare da davanti agli occhi un ricciolo.
1 scellino per i tuoi pensieri.
Era stata rapida a scuotere la testa.
Tipetto, non preoccuparti, non ce n'è bisogno. Tra poco io sarò ricca.
Ah... ah si?
Eh si. Però... però papà: secondo te quanto ci vuole per trovare la pentola alla fine dell'arcobaleno?
– La... pentola alla fine... ah! Quella pentola. Eh, così ad occhio e croce non saprei Tipetta ma, è un viaggio molto, molto lungo. Come mai tutto a un tratto questa domanda?
A quelle parole Rose aveva alzato la testolina di scatto, gli occhi sgranati.
Aveva guardato suo padre; poi aveva spostato ancora gli occhioni verso la finestra.
Si era quindi lasciata andare ad una smorfia preoccupante.
Quando, infine, era tornata ad accucciarsi mesta contro la finestra sembrava disperata.
Ehh... allora immagino che ci vorrà ancora un bel po'. Miseriaccia.
Per che cosa, esattamente, Tipetta?
Perchè Scorpius torni.
Alle sue parole Tipetto si era subito irrigidito al suo fianco.
Scorpius? – aveva quindi chiesto lentamente, nello stesso tono che usava sempre ogni volta che stava per scoprire qualcuna delle sue idee più brillanti. Come se ne fosse preoccupato.
Chissà per cosa mai, poi...
Per evitare soffocamenti vari, Rose si era allora rassegnata a renderlo partecipe.
Quando ha smesso di piovere Scorpius mi ha mandato uno dei vostri aereoplanini parlanti dicendomi tutto tronfio che da casa sua si vede l'arcobaleno. Gli ho detto che non ci credevo assolutamente e che avevo bisogno di prove per dargli retta. Così, dopo che abbiamo un po' bisticciato su chi dovesse fare quella mossa, gli ho detto che spettava a lui portarmi un regalo, se voleva dimostrare non solo di avere ragione ma anche di essere un vero uomo, e che se fosse tornato col tesoro io gli avrei fatto trovare da mangiare. Così qualche minuto fa è uscito. Però a quanto pare ci vorrà un po' più del previs... Tipetto? ...pap...?
 Ma porca...! HEEERMIONEEEE! Prendi il cappotto: tua figlia è una pazza; dobbiamo trovare il figlio di Malfoy prima che si accorgano che Rose l'ha ammazzato!







Aprile.



Che le idee di Cespoglio Rosso non fossero sempre eccezionali, questo Scorpius aveva imparato presto a riconoscerlo.

Quel che proprio non riusciva a fare, però, era non farsi convincere da lei a farle lo stesso – cosa che accadeva continuamente, con suo estremo disappunto.
Le conseguenze, neanche a dirlo, non sempre erano piacevoli, quasi mai erano quelle sperate e frequentemente si rivelavano finanche catastrofiche.
Così, nonostante lui sapesse bene che liberare gli snasi di ricerca che Ronald aveva in custodia per il suo lavoro di "acchiappacattivi&scovatoredicosecostose" e liberarli nel giardino di quella lì affinchè li aiutassero a trovare tutte le luminose uova di Pasqua incantate da Hermione per l'occasione prima che le trovassero tutti gli altri mocciosi della compagnia, sarebbe stata una pessima, pessima idea e che non avrebbe portato loro altro che guai, mannaggia a lui!, non si era troppo stupito quando si era ritrovato a farle comunque da complice in quel misfatto.


Ovviamente la caccia alle uova non era andata come aveva immaginato andasse la Selvatica Malefica.

Naturalmente l'unico cioccolato che aveva visto lui quel giorno era stato quello devastato dalla follia degli snasi.
Inevitabilmente loro due erano finiti in punizione.
Di nuovo.







Maggio.



Era iniziato tutto quando Rose aveva beccato l'Affascinante Signore allenarsi in giardino con un affare che sembrava molto affilato e molto pericoloso.

Era sgattaiolata sul balcone e si era seduta a guardarlo incantata, finchè non aveva visto Scorpius guardare il suo papà da molto più vicino.
Stava già pensando indignata a come fare per guadagnarsi un posto migliore quando era arrivato Tipetto.
Che guardi Tipetta? le aveva chiesto, immergendole una mano tra i ricci.
– L'Affascinante Sig.... ehm, il papà di Scorpius. Cosa sta facendo?
Il suo di papà si era appoggiato con i gomiti alla ringhiera del balcone, guardando a sua volta.
Ah, Malferr... ehm, il papà di Scorpius sta tirando di scherma. E' piuttosto bravo, a scuola ha vinto diversi tornei a quel punto si era aperto in un bel sorriso biricchino – quando tua madre glielo permetteva, però. Gli ha sempre dato filo da torcere.
Rose a quelle parole aveva sgranato gli occhioni luminosi.
– Davvero?
– Miseriaccia, se è vero! Bei momenti quelli – le aveva fatto un occhiolino malandrino – ma che resti tra me e te.
Lei aveva soffocato la risatina tra le dita della mano e poi era tornata a guardare per un po', finchè al loro fianco non era comparsa anche la mamma.
Anche lei aveva preso a guardare l'Affascinante Signore, con i suoi begli occhi dorati che sembravano voler dire tante cose; e a quanto era parso le avessero dette davvero, perchè subito lui aveva alzato la testa nella loro direzione, beccandoli in pieno a fissarlo.
Li aveva salutati educatamente. Loro avevano ricambiato.
Era stato davvero imbarazzante.
Fortunatamente però i suoi genitori avevano lei a tirarli fuori dai pasticci!
Così Rose aveva afferrato le sbarre del balcone e aveva urlato in direzione dell'Affascinante Signore:
– Se hai bisogno d'aiuto a migliorare posso mandarti la mamma! Tipetto dice che a scuola ti batteva sempre.
A quel punto era seguito un rapido accavallarsi di rimproveri, ma Rose non se n'era troppo preoccupata, perchè anche da quell'altezza aveva potuto vedere come sul volto di Draco lo stupore aveva lasciato il posto al più malefico dei sorrisi malandrini che lei avesse mai visto.
– Davvero, piccola Rose? Perchè in effetti mi farebbe comodo avere una valida avversaria e chissà, magari faremo ricredere "Tipetto".
La mamma, che stava ancora rimproverando papà, si era fermata sul colpo e Tipetto l'aveva allora preceduta, accettando la sfida con una gran risata, sporgendosi dal balcone con lo stesso fare provocatorio del cugino di Rose, James Sirius.
– Scendiamo tra due minuti biondastro, ma poi non lamentarti di come finirà!
– Ronald!
– Tu comincia a scendere, Weasley e avremo tutto il tempo.
– Ecco vedi come fa? non guardarmi così Hermione, ho dovuto difendere il tuo onore tesoro!
– Ah, il mio?
Ma Tipetto l'aveva guardata malizioso e poi era corso in casa eccitato e sorridente a cercare l'attrezzatura; cinque minuti dopo erano tutti nel giardino dei Malfoy e la mamma era bellissima mentre teneva in mano un affare molto simile a quello di Draco, anche se molto più sottile.
Lei e Tipetto si erano seduti vicino a Scorpius, che l'aveva guardata con l'eccitazione negli occhi e lo stesso sguardo piratesco del padre.
– Il mio papà combatterà in un torneo. Sicura che la tua mamma riuscirà a stargli dietro?
Lei si era sporta verso di lui con gli occhi che mandavano scintille.
– La mia mamma gli starà tre passi davanti, biondino. Sta a vedere!


Il risultato di quel giorno non fu poi così importante comunque, perchè finì che Draco ed Hermione al torneo gareggiarono insieme e vinsero il primo premio sotto gli occhi emozionati e rapiti dei due bambini
– e il fatto che a quell'incontro Draco avrebbe dovuto andarci con Astoria, ma che era stata l'ennesima cosa che questa si era rifiutata di fare insieme, rimase un segreto che lui custodì accuratamente nel cuore.







Giugno.



Scorpius l'aveva invitata al suo compleanno.
Sarebbero andati in un castello e si era premurato di dirle di vestirsi bene e di pettinarsi, quel mascalzone!
Soprattutto sui suoi capelli, poi, aveva parecchio insistito – quasi ogni giorno, ad essere onesti. Cosa mai avessero di tanto strano, lo sapeva solo lui.
Fatto sta che non gliel'avrebbe mai data vinta e quindi, per la prima volta in tutta la sua vita, aveva accompagnato mamma a fare shopping, per essere sicura di prendere qualcosa di davvero incredibile. Gliel'avrebbe fatta vedere lei a quel principino da strapazzo.
Così, quando il giorno della festa si era presentata al castello, sembrava che la principessa fosse lei e la cosa l'aveva resa davvero soddisfatta.
Poi però a lui era stato regalato un pony color cappuccino e quando su padre ce l'aveva messo sopra non c'era stata proprio partita.
Era rimasta incantata da quell'animale bellissimo.
Era rimasta ferma immobile vicina alla sua mamma mentre rapita guardava Draco che, in stivali da cavallerizzo, con le maniche della camicia arrotolate sulle braccia forti e con i capelli spettinati, si prendeva cura del pony, conducendolo e accarezzandolo piano, prima di sistemargli Scorpius sulla groppa.
Il biondino aveva sorriso estasiato, le guance incendiate di rosso, gli occhi luminosi come il cielo. Come se non fosse la prima volta per lui, senza il minimo cenno di paura, aveva stretto tra le mani le redini del pony e la corda di sicurezza che Draco gli aveva passato intorno e si era lasciato condurre dal suo papà con grande fiducia; poi erano arrivati vicino a loro.
Scorpius aveva subito sollevato il mento, a quel punto, atteggiandosi con fare elegante. Lei aveva stretto più forte le mani della mamma.
– Vuoi provare anche tu? – le aveva quindi chiesto e per tutta risposta lei l'aveva guardato corrucciata, prima di esplodere.
– E come faccio adesso? Mi hai detto di venire carina apposta, così non potevo giocare!
Lui aveva aggrottato le sopracciglia, preso da un cipiglio.
– Guarda che solo le principesse possono salire a cavallo, cosa credi – le aveva quindi risposto, oltraggiato, arricciando il naso come se l'avesse indispettito con quell'accusa gratuita ed infondata.
Hermione e Draco si erano scambiati uno sguardo divertito, ma Rose a quel punto era davvero troppo indignata per notarlo.
Aveva pestato i piedini, facendo fuoco e fiamme.
– Ah, quindi dovrei ringraziarti!
– Certo che si – aveva subito sibilato lui, irrigidendo le spalle e lei aveva visto rosso.
– Beh, invece no! E non ci vengo sul tuo cavallo con te. Chiedilo a un altra bambina.
Per un istante lui era parso rimanere senza parole, ad occhi sgranati e bocca aperta; non era durata troppo a lungo la sua amara vittoria, però, perchè il principino si era ripreso velocemente, stupendo tutti subito dopo.
– Ah davvero? – aveva chiesto, quasi arrossendo, ma dando prova di grande audacia non si era fermato e aveva anzi puntato gli occhi chiari su di lei, prima di continuare Beh, sui cavalli dei Malfoy non ci salgono le bambine, solo le principesse e.... qui l'unica principessa che vedo sei tu. Quindi sali o no? I principi come me non hanno tutto il giorno.
Era calato il silenzio.
Lei l'aveva guardato infuriata, mentre arrossiva a sua volta.
Aveva guardato tutte le altre bambine della festa.
Aveva guardato il pony, l'antipatico che c'era seduto sopra e il sorrisetto che stava esibendo con fare trionfante.
Mannaggia, lei ci voleva salire su quel pony.
Col cavolo, però, che gliel'avrebbe data vinta!
Così aveva alzato le spalle con fare indifferente, sospirando piccata e scuotendo la testa con fare accomodante.
– E va bene, ci vengo, visto che insisti tanto. Ma è il tuo regalo di compleanno, non certo un piacere.


Draco l'aveva piazzata davanti a Scorpius, con entrambe le gambe su un lato, incastrandola abilmente tra le redini e la corda di sicurezza e assicurando i due bambini insieme. Poi li aveva guidati lentamente in giri concentrici attorno ad un palo in cui aveva assicurato l'animale.

La mamma li aveva guardati tutto il tempo... e a volte, aveva guardato anche Draco.








Luglio.


L'acqua della piscinetta era gelata.

Rose lo sapeva bene, visto che ci era già finita dentro un paio di volte, quel giorno, per colpa degli scherzi di tutti.
Perciò, quando subito dopo pranzo era arrivato anche Scorpius, pronto per fare il bagno con lei e i suoi cugini, aveva detto con risoluto cipiglio di non avere la minima voglia di rientrarci; e tale decisione non era certo dipesa dal fatto che quando era scesa col suo bel costume nuovo aveva visto che quell'antipatico era già in acqua, intento a ridere come un matto insieme a Lily e a giocare con i capelli di lei che si spargevano in acqua come sottili fiori marini.
A quella vista si era sentita come punta da un ago invisibile e, come sempre quando si sentiva a disagio ed esclusa, la sua irruenza e l'impulsività avevano fatto il resto e nemmeno la mamma era riuscita a farle cambiare idea: aveva degnato gli amici di una sola e rapida occhiata e se n'era stata per conto suo tutto il pomeriggio, ignorando gli sguardi perplessi che ogni tanto lui le mandava e i richiami dei propri cugini, senza lasciarsi convincere da nessuno a tornare sui propri passi e, anzi, arrabbiandosi sempre di più con gli altri a mano a mano che il senso di rivincita scemava e dentro di lei crescevano invece la solitudine e la voglia di raggiungerli.
Combattuta, aveva infine riversato tutti i propri sforzi nella sua decisione iniziale, senza demordere...


...Almeno finchè al loro cancello non si era presentata la mamma di Scorpius, subito dopo la merenda, tendendo una mano al figlio e all'Affascinante Signore in un invito che aveva lasciato Rose con un grande amaro in bocca, ricordandole infatti che Scorpius sarebbe partito proprio quel pomeriggio per le vacanze e che non l'avrebbe visto per un marea di tempo davvero lunga.
Lui aveva sorriso felice alla sua mamma e si era prodigato subito per raggiungerla; uscendo dall'acqua, però, aveva incrociato lo sguardo di Rose e a quel punto era parso quasi indeciso. Con fare un po' impacciato aveva sollevato una mano e l'aveva salutata.
E per tutta risposta, invece, lei era rimasta impalata lì come un chiodo. Aveva giusto alzato il viso un po' in su in un cenno che era sembrato ridicolo persino a lei e questa considerazione non era certo servita a farla stare meglio, anzi.
Ovviamente lui non aveva esitato più, di fronte ad una risposta così fredda, e con le guance arrossate era infine corso dalla signora Astrea, dimenticandosi di lei.
A Rose si era seccata la gola tutto d'un colpo e si era pentita in un istante di non essere andata a giocare col lui ben prima che fosse così tardi.









Agosto.



Quello si che era stato un mese parecchio difficile per la povera Rose, che – imperterrita e senza arrendersi alle avversità l'aveva passato a disegnare su ogni cartolina che la mamma le comprava nei posti in cui si fermavano durante la loro vacanze, in modo che lei potesse poi inviarle tutte, di volta in volta, al Biondastro Borioso che si stava rivelando essere ben più bravo di lei ad ignorarla.


E neanche per Scorpius, comunque, era stata una passeggiata, dal momento che ci era voluta tutta la sua buona volontà per spiegare a quella volpe di suo padre che "si, era ancora molto indispettito con
quella lì" e che "no, non aveva proprio la minima intenzione di rispondere a tutte le scarabocchiate che Cespuglio Rosso gli stava inviando" e che, "ancor più no: le cartolione che a sua volta si stava facendo comprare non erano assolutamente destinate a finire tra le manine invadenti della Selvatica Malefica non appena lui fosse tornato e l'avesse vista in faccia dopo l'estate trascorsa separati, e quella gli si sarebbe finalmente gettata ai piedi implorandolo di perdonarla per il modo assurdo in cui l'aveva ignorato quel giorno in piscina".

Senza parlare, poi, della difficoltà con cui, le sere in cui quegli affari arrivavano, lui aveva dovuto intrufolarsi nella camera in cui dormivano mamma e papà per procedere alla sottrazione furtiva di quelle patetiche missive per darci finalmente un'occhiata... per poi raccoglierle accuratamente nel suo fidato zainetto da viaggio e salvare così poveri pittori innocenti dal devasto della loro arte.
Ovviamente era per quello che se le teneva, mica per altro!








Settembre.



L'aria sapeva ancora d'estate quando Rose e Scorpius avevano iniziato a dare il peggio di loro, arruffandosi e brontolandosi contro come le nuvole di pioggia vibravano prima dei temporali.


Tutto era cominciato all'inizio del mese, quando lei, vanensia come solo una femminuccia poteva essere e saccente come mamma l'aveva fatta, tutta orgogliosa, era andata a dire a Scorpius che a breve avrebbe cominciato una scuola molto rinomata per piccoli prodigi della magia com'era lei, millantando che presto sarebbe stata troppo impegnata per continuare a giocare con lui e quello, per tutta risposta, occhieggiandola un po' con stizza e un po' con compassione, le aveva risposto che era dal suo compleanno che sapeva di essere stato ammesso a sua volta ad una scuola famosa e che presto sarebbe stato lui a non aver più tempo libero da dedicarle.

Per Rose era stato un affronto; Scorpius, fiutando il vantaggio, non era indietreggiato di un passo.
I due bambini avevano quindi iniziato una stregua lotta al rialzo che aveva raggiunto livelli ridicoli di battibecchi e litigi, trasformando ogni momento trascorso insieme in un'occasione per darsi battaglia su chi dei due avrebbe frequentato la scuola di piccoli aspiranti maghi più illustre. Neanche a dirlo, a metà del mese non avevano ancora finito e mentre la fatidica apertura degli istituti si avvicinava, loro erano stati così presi dalle loro battaglie da dimenticarsi completamente di tutto il resto.
Così, quando il primo giorno di scuola si erano entrambi ritrovati fuori dal cancello delle proprie abitazioni allo stesso orario e con lo stesso modello di grembiule addosso, non ci avevano fatto gran che attenzione, intenti com'erano a lanciarsi occhiate torve e malevole sotto lo sguardo divertito di Hermione e quello sardonico di Draco.
Allo stesso modo, il fatto che facessero la stessa strada a piedi non aveva destato loro troppe preoccupazioni, visto che erano stati fin troppo presi a farsi linguacce e gesti frivoli da dietro le spalle dei propri genitori.
Non si erano fermati nemmeno quando, davanti ad un cancello tutto colorato su cui giocavano fate e folletti, erano stati invitati ad entrare entrambi da allegre streghe circondate da meravigliose creature magiche e avevano continuato perfino dopo che Draco ed Hermione li avevano lasciati lì, seduti l'uno accanto all'altra, nel cerchio del buongiorno, insieme a molti altri bambini che li guardavano curiosi, affascinati e non poco preoccupati, ancora così presi dalla loro discussione da non aver realizzato il fatto che i loro genitori li avevano fatti fessi di nuovo e loro due erano pure finiti nella stessa classe.









Ottobre.



Halloween era sempre stata la festa preferita di Draco, da che ne aveva memoria.
Forse era per la natura stessa di quella peculiare ricorrenza, da cui si era sempre sentito profondamente attratto; o per i segreti e la magia che trascinava con sè quella particolare notte in cui ogni confine sembrava via via scemare, fino a dileguarsi, fino a sparire. O forse, semplicemente, perchè era l'unica vera occasione di festa che i suoi genitori non gli avevano mai negato di organizzare al Manor quand'era bambino e che, una volta cresciuto e in grado di fare da sè, l'aveva reso uno degli anfitrioni migliori che Hogwarts avesse mai visto.
Il solo pensare ad alcune in particolare di quelle occasioni di baldoria bastava a fargli vibrare il petto dei più disparati sentimenti.
Era stato forse per quello che se l'era presa così tanto quando Astoria, all'ultimo, si era tirata indietro, lasciandolo solo ad organizzare la festa più epica che il Manor avrebbe mai avuto il privilegio di ospitare.
In circostanze normali, probabilmente, la cosa non l'avrebbe particolarmente turbato; quella però non era esattamente una circostanza normale, dal momento che gli invitati al festone epico che si figurava da mesi non erano diciottenni fin troppo vogliosi di testare i fragili limiti dell'umana decenza, bensì piccoli minori innocenti e impressionabili che, immaginava, avrebbero avuto ben altri interessi.
Un aiuto non gli sarebbe certo dispiaciuto, si era quindi ritrovato a considerare, a due giorni dalla festa, quando al rientro dal lavoro si era sistemato in giardino a tentare qualche ultimo trucchetto di trasfigurazione. Poco c'era mancato che tramutasse il figlio in una terrificante bambola assassina quando questi gli era comparso d'avanti come una furia, subito seguito dalla piccola di casa Weasley-Granger, entrambi fin troppo curiosi di sapere come procedevano i preparativi.
Aveva trattenuto un'imprecazione nello stesso istante in cui aveva sentito la Mezzosangue ridere, dalla soglia del cancello e improvvisamente la tensione si era fatta un po' meno pressante. 
– Ahh, tempismo perfetto Granger; avevo giusto bisogno di due piccole cavie ficcanaso come loro, per il bagno nella bile di rospo che ho appena finito di perfezionare.
Si era quindi trovato a sibilare, un attimo prima di gettare la bacchetta al suolo e afferrare i due bambini per il grembiule con abbastanza forza da sollevarli da terra e tenerli a penzoloni come fossero piccoli gatti randagi. Quelli si erano dimenati come matti, tra grida di disappunto e risate soffocate e quando infine li aveva lasciati andare erano subito scomparsi tra gli alberi del giardino per organizzare l'assalto all'orco.
Aveva invitato Hermione ad entrare e, neanche a dirlo, era stata la sua salvezza.


Il giorno seguente l'avevano passato entrambi al Manor
con le pesti al seguito, visto che Ron era in trasferta per lavoro e Astoria aveva altro di cui occuparsi – Draco intento a disseminare calderoni contenenti le più disparate pozioni fumanti in ogni corridoio accessibile ed Hermione tutta presa ad incantare, trasfigurare, allestire e far brillare tutto della più tremenda... oscurità.
Avevano intagliato zucche e cucinato ogni sorta di stravagante stramberia fino a tarda notte, ben oltre l'orario in cui i due bambini, esausti e accaldati dalle corse, erano infine crollati addormentati sul tappeto davanti al fuoco del camino, in un groviglio di capelli, arti e respiri.
Non avevano avuto il cuore di svegliarli... o forse, quello di spararsi.








Novembre.


Rose non ci poteva proprio credere: quello sciocco biondastro era ancora ammalato, dopo ben tre giorni di febbre.

Forse, dopotutto,quell'antipatico stava male davvero... 
Per un istante si era ritrovata ad esitare, ferma sul cancello di casa; la mamma, intuendo subito i suoi pensieri, le aveva rivolto un sorriso aperto e rassicurante, prima di portarle una ciocca dietro l'orecchio e parlare con quella voce che la faceva sentire sempre come se le avesse fatto una carezza
– Vedrai che non dovrai aspettarlo ancora a lungo. Si rimetterà presto; il suo papà gli starà sicuramente preparando le migliori tra tutte le pozioni che conosce.
Rose aveva aggrottato le sopracciglia, pensierosa.
– Le pozioni... migliori?
– Ma certo. Quelle che conoscono solo i più bravi medici-papà del mondo.
– Mm...
Rose aveva dato un'altra occhiata alla finestra di Scorpius e quando infine la mamma era riuscita a convincerla ad avviarsi verso la scuola, era stato troppo tardi: un dubbio enorme aveva ormai messo radici nella testolina sagace della piccola Weasley.
Sicuramente l'Affascinante Signore sapeva il fatto suo.
Sicuramente era un medico-papà dalle doti impressionanti.
Però... era anche vero che, sempre sicuramente, ormai era passato almeno un po' di tempo dall'ultima volta in cui il papà di Scorpius aveva lavorato con i gusti che i bambini come loro ritenevano essere i migliori; c'era quindi il richio che trascurasse qualcosa di davvero importante.
Fortunatamente, però, Scorpius aveva lei, che dei suoi gusti davvero se ne intendeva!
E.... sempre fortunatamente per lui, a prenderla a scuola quel giorno era andato Tipetto, che non solo stava lontano dai fornelli come i vampiri dall'aglio, ma soprattutto non resisteva ai suoi occhioni dolci e quindi aveva finito con l'accompagnarla dai vicini un istante dopo che lei glielo aveva praticamente ordinato.
Neanche a dirlo, la parte più difficile del suo piano era stata convincere Scorpius a fidarsi abbastanza di lei da assaggiare la sua miracolosa pozione e quando era avvenuto Rose era rimasta così colpita e sconcertata dallo schifo impresso sul viso dell'amico che aveva finito per assaggiare l'intruglio anche lei.


Erano finiti entrambi a letto con il mal di pancia e, neanche a dirlo, Rose non era proprio riuscita a capacitarsi del perchè.

Dopotutto, la cioccolata e il succo di limone erano tra le cose che l'amico più preferiva; e amava anche l'olio piccante, quando Tipetto lo aggiungeva sulla pizza e di nascosto permetteva loro di assaggiarla.
Rigirandosi nel letto, aveva soffocato uno sbadiglio.
Mm... forse era stato il colluttorio?
Sull'orlo del sonno le era venuta l'illuminazione.
Probabilmente si, l'errore era stato aggiungerlo in sostituzione dello sciroppo alla menta....
Avrebbe sicuramente fatto bene a ricordarselo, la prossima volta che al biondastro fosse venuta la febbre  –  si era quindi detta, sull'orlo del sonno, chiudendo gli occhi sorridendo beata  così tutto sarebbe andato come previsto.
Si, sarebbe proprio diventata un ottimo medico.








Dicembre.



Quel mese era arrivato ben prima del previsto e, tra i preparativi per il compleanno di Rose e l'avvicinarsi del Natale, era scivolato via in un avvicendarsi di giorni magici e felici, trascorsi insieme tra risate, giochi e magia, regali dati e ricevuti e feste gioiose i cui invitati non facevano che aumentare di volta in volta.


Era letteralmente volato; e quando, infine, era arrivata la Mezzanotte del 31 dicembre e tutti erano ormai convinti di aver già assistito a quanto di più sconvolgente potesse aver riservato loro il destino, quell'anno in cui tutto era cambiato, avevano dovuto ricredersi: allo scoccare della fatidica notte, infatti, quando il primo fuoco d'artificio aveva illuminato il cielo e tutti si erano preparati all'arrivo dell'anno nuovo scommettendo su chi avrebbe dato il primo bacio sotto il vischio, al rientro in casa, Rose  –  accettando la sfida  –   aveva posato entrambi i palmi sulle guance arrossate dalla meraviglia di Scorpius e mentre lui, ignaro, allargava gli occhioni affascinato dalle comete di fuoco che solcavano il cielo, lei gli aveva schioccato sulla bocca una bacio così rumorosa da aver destato l'attenzione di tutti.
Era seguito in quell'istante lo scoppio del fuoco, ma nessuno dei presenti gli aveva più prestato troppa attenzione.

 



 





















 






   
 
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