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Autore: Matagot    06/05/2020    1 recensioni
Hogwarts, 1995.
Cedric Diggory è morto al termine del Torneo Tremaghi, Voldemort è tornato e l'Ordine della Fenice è stato da poco ricostituito.
Il Ministero sta portando avanti una propaganda negazionista, a discapito di Harry Potter e Albus Silente, per evitare il panico collettivo che aveva colpito la popolazione magica una quindicina di anni prima. Lord Voldemort ha modo di agire nell'ombra, rimpolpare i propri ranghi e gettare le basi per la Seconda Guerra dei Maghi.
Ma un nuovo player è in agguato, la Plume Blanche sta per fare il suo ingresso nella Storia Moderna Inglese.
Genere: Azione, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Il trio protagonista, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
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“Non posso credere che Vitious ti abbia davvero messo in punizione, è stata tutta colpa della Parkinson!”

Hermione era assolutamente disgustata dal racconto di Olivia, sussurrato tra i banchi dell’aula di Aritmanzia. Erano compagne di banco dal terzo anno e non avevano mai perso quell’abitudine. Hermione tenne gli occhi fissi su un paragrafo intitolato ‘La sezione aurea e il suo utilizzo negli incantesimi di base’ per non destare l’attenzione della professoressa Vector, ma in effetti era tutt’orecchie.

“Mi è andata bene, la Umbridge voleva che la passassi con lei, ma Vitious si è imposto. Non so, mi è sembrato pure un po’ scocciato, ha insistito tanto perché fosse lui a punirmi in quanto sono una studentessa della sua Casata.”
Gli occhi di Hermione tradirono un lampo di orrore quando sentì che la Umbridge si era proposta come carceriera. Si mordicchiò il labbro in modo pensieroso, poi scosse impercettibilmente la testa, facendo ondeggiare appena i capelli crespi.
“Meno male, quella donna è orribile, Vitious ha fatto decisamente bene.”

Olivia annuì comprensiva. C’era qualcosa di assolutamente inquietante nel mondo in cui Dolores Umbridge aveva usato la sua voce leziosa e il suo sorriso zuccherino per suggerire che lei fosse la responsabile della punizione inflittale. Gli occhi grandi e tondi le erano brillati di piacere al solo pensiero di punire e, nonostante Olivia si fosse sempre reputata una persona a sangue freddo, un brivido le aveva percorso la schiena dalla base fino alle spalle quando vide l’espressione di quella donna. Il piccolo professor Vitious, nonostante fosse sempre apparso a tutti come una persona giusta e gentile, era intervenuto prontamente e con un po’ troppa foga, decretando piccato che martedì sera Olivia avrebbe dovuto lucidare tutti gli ammennicoli nella Sala dei Trofei, ovviamente senza l’utilizzo della magia, sotto la sua supervisione attenta. Dolores Umbridge aveva accolto la notizia con un falso sorriso, asserendo che non avrebbe scavallato il ruolo di Vitious in quanto non ne aveva in effetti l’autorità ed aveva abbandonato l’ufficio del professore di Incantesimi con cipiglio pensieroso.
Olivia aveva ancora gli occhi puntati sulla porta che la professoressa Umbridge aveva appena attraversato quando le parole di Vitious la ridestarono.
“Robin, devi stare più attenta. Lo so che ti sei solo difesa e la cosa ti si è ritorta contro, ma tu sai chi è quella donna.”
Lei aveva fatto cenno di assenso con la testa e il professore abbandonò il tono greve a favore di un radioso sorriso, prima di assegnare cinque punti a Corvonero per la prontezza di riflessi che aveva dimostrato nel duello.
 
Il grattare di una decina di piume nella classe di Aritmanzia riusciva a coprire discretamente il bisbiglio appena udibile di Hermione Granger.
“E per fortuna oggi non sei stata abbinata alla Parkinson, anche se credo che probabilmente ora ti odi pure di più. Com’è andata la collaborazione col furetto?”
 
Un vero colpo di fortuna, a saperlo non avrei scatenato tutto quel pasticcio.
 
“Non è un idiota in Pozioni, almeno non ha fatto esplodere niente, penso che potremmo quasi strappare una ‘O’ a Piton.”
“Beh si sa che Malfoy è il cocco di Piton e che i suoi genitori sono decisamente legati a lui, non mi stupirebbe la cosa.”
Olivia si morse il labbro pur di non rispondere. Lei sapeva che il giudizio di Hermione Granger era quasi totalmente accurato, perché la ragazza da sempre si basava su fatti oggettivi prima di lasciarsi andare a tali conclusioni, ma qualcosa l’aveva come punta sul vivo.

La famiglia Malfoy, da sempre Purosangue, facoltosi e influenti, elitari e affini al Signore Oscuro era effettivamente legata a Severus Piton da un’amicizia di lunga data e il militare nella stessa schiera aveva sicuramente rinsaldato il già forte legame, espresso ormai da anni anche attraverso un trattamento di preferenza verso Draco Malfoy anche tra gli stessi Serpeverde, eppure ad Olivia la frecciata della Granger aveva dato fastidio.
Malfoy le aveva dato prova di sapere come muoversi di fronte ad un calderone, sfatando così il mito della sua media in Pozioni grazie al legame con Piton e per quel che riguardava l’allusione ai genitori…
 
Chissà cosa direbbe se sapesse chi è mio padre.
 
Quella consapevolezza la trafisse rapida, con la potenza e la cattiveria di una pugnalata alle spalle. Si riscosse dai suoi pensieri, non si sarebbe abbandonata a rimuginare troppo su un passato che ormai appariva sfocato, grazie a Circe, nella sua mente. Soffocò anche tutti i sentimenti negativi che quei ragionamenti le avevano fatto nascere verso la Grifondoro, perché in cuor suo sapeva che inviperirsi così era prima di tutto sbagliato nei confronti della sua amica all’oscuro di una storia che doveva tenere segreta e poi un probabile grave errore, perché non avrebbe davvero saputo spiegare come mai se la potesse prendere per una dichiarazione del genere. Olivia dissimulò, ma aveva le guance ancora rosee e la mascella leggermente contratta quando Hermione parlò di nuovo.
 
“Non che tu non ti possa meritare una ‘O’, mi dispiace se hai pensato che volessi sminuirti.”
 
Si scambiarono uno sguardo fugace e la lieve ruga preoccupata sulla fronte di Hermione Granger venne dispianata da un sorriso della Corvonero.
Tranquillizzare Hermione era necessario, perché quella ragazza era davvero brava a far luce su verità nascoste e Olivia doveva agire in modo da non creare nessun sospetto, ma si stupì da quanto il suo sorriso sgorgò genuino e spontaneo dopo lo sguardo di intesa con la ragazza.

“Harry mi ha detto che vi ha visti parlare tanto, pensava che Malfoy ti stesse infastidendo, si è distratto per controllarvi e l’ho fermato appena in tempo, avrebbe causato un putiferio versando del succo di melograno nel calderone.”
Olivia le lanciò uno sguardo accigliato.
“Hermione, hai lo stesso tono di voce che di solito usi quando mi parli di Anthony Goldstein, quindi immagino che non ti stupirai nel vedermi ignorare quest’ultima frase.”
Ma Hermione stava sorridendo compiaciuta e da prima ancora che Olivia iniziasse a rispondere.
 
**
 
 
Dal tavolo di Grifondoro, una ragazza di colore del settimo anno stava sbraitando contro Potter, probabilmente era la Angelina Johnson, il Capitano della Squadra di Quidditch, che doveva aver appreso la notizia della nuova settimana di punizione inflitta al suo Cercatore.

Potter aveva sfidato nuovamente Dolores Umbridge e ne era uscito, ancora una volta, apparentemente sconfitto. Tutto e tutti gli suggerivano di piegarsi ai modi e al disprezzo della nuova professoressa di Difesa Contro le Arti Oscure, ma Harry sembrava non riuscire ad assimilare a pieno il significato di tale suggerimento. La seconda settimana di lezioni era appena iniziata e lui era riuscito a cacciarsi nei guai già due volte, di questo passo avrebbe stabilito un record scolastico, non che per Potter ciò avesse importanza. Sembrava del tutto incurante del carattere e della posizione ministeriale di Dolores Umbridge, vinto dal suo desiderio di dire la verità, di combattere il discredito gettato ingiustamente su lui e Silente, una reazione da vero Grifondoro.

Doveva essere frustrante per Potter vivere in questo modo: un giorno bambino che ha sconfitto Lord Voldemort, il giorno dopo il fantomatico erede di Salazar Serpeverde, poi il mitico Cercatore che salva sempre ogni partita e infine colui che ruba la gloria a Cedric Diggory nel Torneo Tremaghi.
Ogni gesto, ogni passo, ogni errore che Harry Potter faceva aveva un’eco che rimbombava poderosa e distorta e l’opinione dei suoi compagni su di lui mutava così velocemente da un antipodo all’altro che Olivia non si stupiva di quanto quel ragazzo fosse frustrato dalla cosa.

Olivia sedeva al tavolo di Corvonero, ingollando del porridge senza davvero degustarlo tanto era concentrata sulla lettera appena consegnatale da un piccolo gufo. Aveva riconosciuto subito il mittente dalla calligrafia, tutti quei riccioli potevano essere stati scritti solamente da Fleur Delacour.

 
Cara signorina Robin,
mi chiamo Fleur Delacour e sono al momento una stagista della Banca dei Maghi Gringott, dove ho avuto il piacere di conoscere suo padre, Ernest Robin. Mi sono trasferita di recente da Parigi e il signor Robin mi ha suggerito, data la ridotta differenza di età, di contattarla e magari iniziare un’amicizia di piuma o addirittura scambiare quattro chiacchiere davanti ad una Burrobirra, così da poter migliorare il mio inglese.
Spero che accetterà, molte persone si rifiutano di parlare con me, penso che il senso dell’umorismo francese sia un po’ troppo diverso da quello dei britannici, sembrano tutti decisamente molto prevenuti sul mio conto.
 
Fleur Delacour
 
 
 
Il baccano del tavolo rosso e oro attirò presto l’attenzione della professoressa McGranitt e sia ringraziata Morgana, adesso li farà stare un po’ tranquilli, c’è gente che tenta di leggere qui.
Inspiegabilmente la professoressa di Trasfigurazione non riuscì a sedare la confusione al tavolo della sua casata ma anzi, vi prese parte unendo i suoi rimproveri a quelli della Johnson, sottraendo ulteriori punti ad un già abbastanza afflitto Potter e rimbeccando la ragazza con le treccine.
 
Davvero, Minerva? Davvero?
 
Olivia sbuffò spazientita prima di tuffarsi vorace su una tazza piena di caffelatte. Avrebbe risposto molto volentieri a sua cugina Fleur e non credeva davvero di doversi guardare le spalle anche da lei, ma le parole di Christophe le risuonarono nella mente con tono accusatore, non si sarebbe dovuta fidare di nessuno tranne che di Guillaume e Silente.

Fleur però l’aveva contattata tramite Ernest, il mago inglese che l’aveva accolta in casa sua quattro anni prima e che aveva il compito di proteggerla. Ernest Robin e la consorte Jane, nata McKinnon, erano a tutti gli effetti i genitori adottivi di Olivia, persone di fiducia che Christophe aveva trovato “su consiglio di un caro amico britannico”. Erano una formidabile coppia di maghi scaltri e capaci, Olivia ne era assolutamente convinta, ma il fatto che Ernie l’avesse messa in contatto con la cugina non era una prova abbastanza forte per far sì che lei si fidasse. Stimava i coniugi Robin, credeva fossero persone eccezionali e con gran capacità di giudizio, ma nulla sarebbe riuscito a farle ignorare le parole di Christophe, nulla.
 
Io e Fleur siamo praticamente cresciute insieme, ci vogliamo bene da sempre, non credo che mi tradirebbe mai intenzionalmente. Suo padre fa parte de la PB, ma è sempre stato fedele a Christophe e Guillaume, sono legati dal sangue oltre che dagli ideali.
Diamine, se solo potessi parlare con Guillaume e chiedergli se Fleur è dei nostri, aspettare fino alla gita ad Hogsmeade mi sembra una tortura.
 
“Terra chiama Ollie, sei sveglia?”
Olivia alzò gli occhi dal tavolo e vide che Anthony e Padma che le facevano dei cenni, invitandola a seguirli.
“Ollie muoviti, abbiamo Trasfigurazione, meglio arrivare in orario, immaginati se poi dovessimo pure beccarci l’ispezione della Umbridge!”
 
 
**
 
Un gabbiano volava alto nel cielo. Tirava un po’ di vento in senso contrario, ma non si perse d’animo, continuò nel suo percorso. C’era qualcosa di davvero elegante nei suoi movimenti, un modo di dispiegare le ali e accarezzare con esse il vento che lo distingueva dagli altri volatili.
Il gabbiano stridette quando avvistò in lontananza le torri del castello e fece per abbassarsi un po’ di quota, ma avvertì l’attaccatura delle sue piume tremare leggermente. Tentò nuovamente di scendere, ma percepì improvvisamente una resistenza diversa da quella del vento, come se tentasse senza successo di valicare una copertura in plexiglass.
 
Ovviamente, Silente ha messo delle protezioni.
 
Era riuscito ad intuire la Tracciatura di quegli scudi magici e prima di tentare di terminarli, conscio che probabilmente sarebbe stato impossibili, si aprì una breccia larga quanto la sua apertura alare proprio di fronte a lui, che si richiuse non appena fu passato. Immaginò che Silente avesse avuto il sentore di qualcosa che volesse entrare nella bolla-scudo che avvolgeva il castello e, una volta identificatolo, lo aveva lasciato passare.
Planò verso un’alta torre con ampie finestre, le ali ormai gli dolevano per lo sforzo, ma non cedette, era quasi arrivato.
Quando finalmente riuscì a posare le sue zampe palmate sul pavimento della guferia era allo stremo delle forze e, sotto gli sguardi incuriositi dei rapaci appollaiati sui trespoli, si sdraiò su un fianco. Il cuore gli stava per scoppiare dallo sforzo compiuto, non sapeva nemmeno quantificare per quanti chilometri o per quanti giorni avesse volato. Inspirava ed espirava velocemente, ma non bastava, sembrava che l’aria intorno al gabbiano non fosse abbastanza ricca di ossigeno. Tentò di calmare e regolare la respirazione, ma invano perché non passarono molti secondi prima che il volatile si accasciò sul pavimento, privo di sensi.
 
“Reinnerva.”
 
Quando Guillaume Boulevardier riaprì gli occhi, trovò davanti al suo viso il sorriso rassicurante di Albus Silente. Il francese si issò in piedi ancora malfermo sulle gambe e abbracciò con sincero affetto il vecchio amico. Immaginò di aver riacquistato le sue sembianze umane quando era svenuto.
“Vorrei dire di essere molto felice di vederti Albus, e lo sono davvero, ma purtroppo i motivi che mi portano a farti visita sono catastrofici. Ti devo dire così tante cose.”
Guillaume aveva ancora il fiato corto e la voce con marcato accento francese risultò claudicante, raschiava sulle pareti della sua gola dalla disidratazione, ma doveva parlare, sentiva dentro di lui la necessità di avvertire il preside della scuola. Guardò con aria grave il viso di Albus, decisamente invecchiato dall’ultima volta che si erano incontrati.

“Guillaume, non qui. Se non ti dispiace, ti chiedo di riassumere le tue sembianza da Animagus e lasciarti scortare nel mio ufficio, dove ti potrai scaldare e rifocillare in sicurezza e lontano da orecchie indiscrete, Hogwarts è un po’ cambiata dall’ultima volta che sei stato qui.”
Guillaume annuì docilmente e riprese la forma di gabbiano. Volò con grazia sulla spalla dell’anziano amico e si lasciò trasportare senza obiezioni. La sua mente vorticava ancora veloce, felice per la prima volta dopo tanto tempo.
 
Ce l’ho fatta, ho finto la mia morte e sono volato via, da Nizza alla Scozia.
Sono arrivato ad Hogwarts, qui c’è Silente.
Rivedrò la mia Olivia. Andrà tutto bene.

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Angolo Autrice
Ciao a tutti!
Mi scuso per l'aggiornamento a rilento, ma questo periodo è decisamente denso di cose da fare e molto stancante.
Spero che questo capitolo vi piaccia e, se volete, lasciatemi una piccola recensione, avere dei feedback è sempre stimolante.
Un abbraccio!
Matagot

 
   
 
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