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Autore: perckson1219    06/05/2020    2 recensioni
Come può un bambino scambiare la figura tenebra della morte per un angelo?
Come può un bambino sperare di addormentarsi come la piccola fiammiferaia?
Come può un uomo consumato dall'odio per un altra persona e per se stesso trovare conforto e salvezza nel crescere il figlio della sua nemesi?
Attenzione! Abusive Dursley! (no descrittivo)
!Nella storia verranno usati i nomi originali inglesi!
Snape/Harry father and Son relationship
Genere: Angst, Drammatico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton | Coppie: Harry/Severus
Note: Kidfic, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Anche la Morte aveva avuto pena di quel piccolo bambino, che già dall'età di un anno era entrato in possesso di uno dei suoi doni.
Era curiosa e spesso lo osservava ; in quella casa piena di abusi. Lo vedeva arrancare per le scale, le piccole manine che cercavano di tenere il cesto stracolmo di panni lindi di bucato. I passetti incerti per quella scalinata tanto ripida quanto nascosta dal carico. Lo vedeva, mentre gli occhiali tenuti insieme da un pezzo di nastro adesivo scivolavano giù dal naso perché troppo grandi ; rendendogli il percorso assai più arduo. E vide, quando ormai il piccolo pensava di avercela quasi fatta, come la grassa figura del cugino urlando, lo fece cadere giù, spargendo tutto il contenuto della cesta sul pavimento, e facendo rotolare il bambino giù per la rampa. Osservò la scena con finto disinteresse, cercando di ignorare la donna dal volto cavallino, madre del piccolo delinquente grasso, che sopraggiunta sul luogo dell'incidente aveva cominciato a sbraitare contro colui che era suo nipote.
La Morte sospirò frustrata. Non era possibile che Lei, la quale gestiva il destino di tutti gli esseri viventi dell'eternità e per l'eternità, non riuscisse riuscisse a disinteressarsi a quel piccolo cucciolo umano. Ne aveva visti di bambini, cresciuti troppo in fretta e inghiottiti dalla violenza della guerra; magici e non.
Quel piccolo dagli occhi di giada, che stava venendo chiuso nel sottoscala per una settimana, non era che uno come gli altri!
Sbuffo nuovamente. Ma a chi la dava a bere! Sapeva che quel piccolo aveva smosso il vortice oscuro che la componeva. Non avrebbe potuto ignorare tutto ancora per molto. Presto il destino avrebbe fatto la sua parte. L'avrebbe guidata verso colui che voleva fosse il suo Maestro; l'unico in grado di domarla, l'unico che una volta ogni mille anni riusciva a smuovere il vortice e a piegarlo a suo piacimento.
Si era sempre affezionata ai suoi maestri. Sapeva che il destino, per una volta , non aveva voluto aspettare lo scadere dei mille per poterglielo far incontrare. Si ricordava ancora come, la dolce Penelope Black , antica parente dei Potter e dei Black, circa 600 anni prima , dopo una vita lunga e piena , innamoratasi di un giovane discendente di serpeverde avesse ceduto i doni per morire con il suo amato. I doni ereditari, come il mantello e la pietra, finirono nelle mani dei Potter e dei Gaunt, mentre la bacchetta fu nascosta , dove solo qualcuno con nobili intenzioni l'avrebbe potuta trovare. E parecchi secoli dopo , un giovane di nome Gellert Grindelwald ne entrò in possesso; prima che il mondo lo risucchiasse nella sua corruzione.
_______________________________
I mesi, e così gli anni, passarono e l'erede dei Potter cresceva, o meglio, solo l'età aumentava. Sembrava che il piccolo ormai di 6 anni si consumasse col passare del tempo, sempre più minuto e con i vestiti sempre più grandi. Era uno strazio anche per l'entità più temuta dagli esseri viventi. Si sentiva sempre più disturbata alla vista delle violenze protratte in quella casa.
Una sera sancì la fine di quel limbo di disinteresse. Vernon Dursley, dopo una giornata piena di fatica da parte del giovane mago, lo obbligo ad uscire per comprare al supermercato in centro al paese delle bottiglie di alcolici. Il giovane si guardò gli abiti leggeri riluttante e indugiò forse un po troppo sulla porta, che dava sul paesaggio imbiancato da uno strato di neve. Le scarpe rotte facevano passare spifferi poco piacevoli ai suoi piedi che volevano solo il conforto della coperta sottile che si sarebbe scaldata lentamente durante la notte. Fu la minaccia dell'uomo , che si avvicinò con la cintura in mano pronto a prenderlo a cinghiate che fece scappare il ragazzo sulla strada, che rischiò di spaccarsi l'osso del collo quando scivolò su una lastra di ghiaccio.
Harry speva solo che era meglio fuori che dentro. Aveva sentito che la morte scendeva sul corpo infreddolito come il sonno, regalando un dolce riposo eterno. Sperava che almeno lei avrebbe avuto pietà di lui, un mostro, che non meritava nulla.
Cominciò a correre, nel tentativo di scaldare le membra per portare a termine quel compito. Non voleva tornare in quella casa; forse si sarebbe potuto abbandonare su quel marciapiede che ora sembrava così comodo. Aveva sentito molte volte il racconto della piccola fiammiferaia. Quando era piccolo odiava quella storia, che non sembrava avere lieto fine. Preferiva la storia del principe Felice, perché il suo sacrificio aveva salvato molte persone. Ora odiava le storie che finivano con un lieto fine; aveva imparato a sue spese che un finale felice come nelle favole non sarebbe esistito, almeno per uno come Lui. Ora si sentiva quasi complice di quella bambina, che aveva trovato la salvezza al gelo, mentre si addormentava per sempre contro un muretto mentre cercava di vendere dei fiammiferi per una monetina e nel frattempo prendere un po di calore scappato dalla fessura tra una pietra e l'altra della casa li vicino. Fermò la sua corsa respirando affanosamente. Si trovava su una strada secondaria,una scorciatoia per il centro, che dava su un parco dove in estate si potevano vedere giovani sportivi praticare calcio e rugby. Tutto era coperto da circa un metro di neve, abbastanza compatta. Per un attimo si dimenticò del suo obiettivo e si diresse lentamente verso il centro del parco dove vi era un unico albero, ora spoglio. Le scarpe sprofondavano di parecchi centimetri nella neve facendolo rabbrividire. Da poco tempo aveva ricominciato a fioccare. Si fermò a una decina di metri dall'alberello solitario. si guardò in torno privo di emozioni. Si chiedeva se qualcuno si sarebbe accorto della sua mancanza se si fosse abbandonato su quel tappeto candido.
Portò lo sguardo ai suoi piedi sprofondati nella neve guardando come i pantaloni troppo lunghi cominciavano ad inzupparsi. Fu quando alzò lo sguardo che rimase sospeso di quello che poco prima non c'era.
Una figura scheletrica era avvolta da un mantello nero che svolazzava sollevato da un vento inesistente , forse di un altra dimensione. Si appoggiava ad un bastone lungo, decorato da pietre color sangue, fissandolo intensamente (in realtà non aveva un volto , ma Harry si sentiva fissato intensamente da quel vortice di buio).
Forse fu per il bagliore dato dal bastone , forse per quel cerchio che rimaneva sospeso attorno alla testa della figura -come quello dei santi nelle chiese- che Harry , forse ingenuamente, spiccicò parola
"Signora sei forse un angelo? Perché ti copri con quel mantello così lungo?".
La Morte fissò il suo piccolo protetto chiedendosi come potesse qualcuno paragonarla ad un angelo quando appariva con quell'aspetto.
"No bambino -Disse con una voce che sembrava l'ultimo gemito di una persona morente- non sono quello che tu pensi. Io sono dove tutto comincia e tutto finisce".
Non sapeva la Morte se le sue parole fossero state troppo enigmatiche, ma non voleva spaventare quella creatura dagli occhi di giada.
"Ma sei bella come un angelo signora!". Morte non sapeva come potesse la mente di quel bambino associare ciò che era , come si presentava, ad un soggetto positivo. Sapeva solo che l'uomo era crudele, e sapeva che l'innocenza di quel bambino era stata portata via; fin da quando la maledizione aveva colpiro la piccola fronte di quel bambino che pochi istanti prima aveva visto sua madre cadere priva di vita a terra.
Morte sorrise "la prossima volta non mi nasconderò"
"È una promessa? -chiese il piccolo con sguardo deciso- le promesse si mantengono"
"È un promessa" soffiò lei in risposta scomparendo in un turbine di neve.

 

   
 
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