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Autore: BlackVanilla    07/05/2020    2 recensioni
* ATTENZION SEQUEL - E' CONSIGLIATA LA LETTURA DI HEART AND LIFE * Dopo Heart and Life, Gwennie ritorna più desiderosa che mai di guarire dal suo terribile virus...riuscirà Law ad aiutarla? Come andrà a finire tra i due? La loro storia avrà un futuro o incontrerà troppi ostacoli da affrontare? Lo sapremo solo leggendo!!! Un racconto ambientato nella magica Wano accompagnerà i lettori che vorranno gentilmente seguirla!
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Mugiwara, Trafalgar Law
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Gwennie attendeva solerte nei pressi di una piccola spiaggia non troppo lontana dalla capitale, come in accordo con i pirati Heart che era finalmente riuscita a contattare dopo numerosi tentativi andati a vuoto.

“Scusa, Gwen!”, aveva esclamato Penguin, “Avevo dimenticato il Den Den Mushi in camera ...ero convinto di averlo in tasca come faccio sempre!”.

Si sfregò le mani sulle braccia: da qualche minuto un dispettoso venticello freddo aveva iniziato a soffiare e la sottile stoffa del kimono non la teneva abbastanza al caldo.

Rabbrividì, ma non solo per il freddo.

Sapeva benissimo che avrebbe dovuto trovare il modo di confrontarsi con il chirurgo della morte in merito al Do-In e immaginava che non sarebbe stata di certo una cosa piacevole da fare.

Fu allora che notò un’improvvisa increspatura dell’acqua seguita da una vera e propria piccola onda… il mare era stato una tavola fino a quel momento, quindi le fu subito chiaro che i pirati erano arrivati.

Sorrise come un ebete....voleva loro molto bene e non vedeva l’ora di poterli riabbracciare, soprattutto Shachi e Penguin con i quali aveva un rapporto tutto speciale.

La sua previsione si dimostrò esatta: dieci minuti dopo, il sottomarino giallo emerse in tutta la sua magnificenza e sul ponte comparve una ben nota - e arancione - sagoma.

Bepo…. chi altri poteva mai essere così impaziente di vederla?

Gwennie agitò la mano per salutarlo, mentre attendeva che la piccola scialuppa che era stata appena calata dall’imbarcazione la raggiungesse alla spiaggia.

A bordo Vi erano i due gemelli pirata, Keane e Chester, i quali, come al solito, non facevano altro che bisticciare su ogni cosa.

Erano fratelli gemelli, quindi non di uguale aspetto: Keane era moro, con dei penetranti occhi di un verde simile a quello che caratterizzava quelli di Gwennie… era muscoloso ma longilineo e adorava usare in battaglia un’enorme ascia antica che aveva scovato anni addietro in un mercatino dell’antiquariato.

Ovviamente poi ci aveva messo le mani riuscendo a “restaurarla” come meglio credeva, il risultato era stato sbalorditivo e ora la portava sempre con sé, assicurata con una cinghia di cuoio alla schiena.

Chester era robusto e massiccio, fino a qualche mese prima aveva avuto dei radi capelli color grano che poi aveva saggiamente preferito rasare in modo da distogliere l’attenzione dalla sua calvizie.

Gli occhi neri come il carbone parevano prendere fuoco quando in battaglia estraeva la sua adorata carabina e sparava con mira eccezionale sui nemici, facendo centro al primo colpo.

“E rema più rapidamente, mica possiamo dormire qui stanotte!”, sbottò Chester rivolto al fratello.

“Spiegami che cavolo staresti facendo tu, signor armadio di muscoli”, ansimò Keane il quale stava iniziando a sentire la stanchezza dovuta alla traversata.

Il loro tono di voce si alzò notevolmente fino a farsi tranquillamente sentire dalla ragazza che li stava aspettando sulla spiaggia.

Gwennie sorrise tra sé: per quanto quei due litigassero, e lo facevano davvero spesso, tutti gli Heart sapevano che si volevano un gran bene e l’uno non avrebbe esitato a mettere in gioco la propria vita per salvare l’altro.

Infine arrivarono e Chester balzò giù dalla piccola barca in modo da poter dare una mano alla giovane per salire.

“Grazie! Come state ragazzi?”, chiese la pirata davvero felice di vederli poi, notando il loro abbigliamento, chiese, “sentivate la mancanza delle vostre belle divise?”.

Keane roteò gli occhi: tutti sapevano che, fosse stato per lui, avrebbe indossato solo pantaloni strappati e magliette nere… la divisa non era decisamente nelle sue corde.

Parlarono del più e del meno per tutta la traversata, cosa che aiutò Gwennie a distrarre la mente da ciò che sarebbe avvenuto di lì a poco: l’incontro con Law.

Stavolta remò Chester e il ritorno al sottomarino fu decisamente molto più veloce rispetto al viaggio precedente.

Salirono rapidi: il vento si era fatto più deciso e sembrava voler portare tempesta, inoltre Bepo, dal ponte, li aveva esortati a sbrigarsi numerose volte per il timore di essere avvistati dal nemico. 

I minuti seguenti furono caratterizzati da lunghi abbracci e tante domande, alcune la ragazza non le sentì nemmeno tanto era felice di vedere i suoi amici tutti sani e salvi.

“Shachi, il tuo braccio?”, domandò indicando l’arto sinistro del ragazzo.

Lui la tranquillizzò affermando che il capitano lo aveva medicato egregiamente, come da prassi, e che non sentiva quasi più il fastidio causato dagli otto punti di sutura che gli erano stati applicati.

Fu allora che Gwennie si rese conto della mancanza di Law: non era lì con il suo equipaggio.

Dovette aver inconsapevolmente assunto un’espressione triste perchè Bepo le si avvicinò lesto spiegando che il capitano era chiuso in laboratorio praticamente da quando erano tornati al Polar Tang.

Fece inoltre un piccolo sorriso per consolarla e lei gliene fu estremamente grata.

Il navigatore degli Heart era decisamente un visone sensibile.

Ogni pensiero fu improvvisamente interrotto dalla voce autoritaria di Jasper.

“La cena è in tavola!”.

 

La cena fu consumata senza la presenza del Capitano.

Gwennie mangiò poco e mal volentieri ma si impegnò per non farlo assolutamente notare a nessuno dei suoi amici, i quali avevano invece una gran voglia di festeggiare e divertirsi.

Quando il cibo fu completamente esaurito, ognuno degli Heart si congedò nelle proprie cabine desiderando recuperare a pieno le energie in vista della dura battaglia che li attendeva.

La ragazza decise di fare una doccia bollente, si sentiva intorpidita e una sensazione di pesantezza le opprimeva il petto… dell’acqua calda avrebbe contribuito a scioglierle i muscoli e forse così si sarebbe anche rilassata un pochino.

Dopo essersi spogliata studiò i segni caratteristici del Do-In: non avevano più l’aspetto di piccoli ematomi scuri ma sembravano piuttosto delle scottature… la pelle era di un rosa acceso e al tatto si sentivano tante piccole increspature.

La pirata non aveva la minima idea di quello che stesse a significare ma di certo lo poteva immaginare… l’effetto benefico sarebbe scomparso tra non molto tempo, lasciandola nuovamente tra le grinfie del VDM-03.

Entrò nel piccolo box doccia e mise subito il viso sotto al getto di acqua calda per poi insaponare il corpo con l’aiuto di una morbida spugna marina.

Perchè Law non aveva partecipato alla cena insieme agli altri…. era forse per evitare ogni possibile contatto con lei?

In effetti alla prigione era stato piuttosto glaciale, per non parlare di quando, tempo dopo, le aveva fatto avere la cintura con il suo chakram… si erano scambiati due parole al volo senza neppure guardarsi in volto.

Girò il rubinetto dell’acqua finchè questa smise di scorrere.

Mentre si asciugava con un telo bianco si sentì in preda al massimo sconforto possibile...era fisicamente stanca e quei pensieri non la stavano aiutando per niente.

Fu in quel momento che vide sul pavimento, accanto ai propri piedi nudi, un cerchietto di un rosso intenso.

Subito non capì ma poi le tornò alla mente l’episodio accaduto alla prigione e alzò la testa per guardarsi allo specchio: era appannato a causa del vapore prodotto dall’acqua calda, così usò una mano per pulirlo.

Sgranò gli occhi: dal naso le stava colando del sangue e a una velocità preoccupante.

Afferrò una salvietta e provò a tamponare l’emorragia in modo da riuscire perlomeno a vestirsi...poi sarebbe dovuta andare da Law, volente o nolente.

Riuscì nel suo intento infilando al volo un paio di short jeans e una maglietta, ai piedi mise delle infradito che usava quando con i Mugiwara capitava di sbarcare in qualche isola estiva.

Tornò in bagno e tolse la salvietta dal viso.

Magari il sangue si era fermato.

Magari non sarebbe stato necessario andare da Law in quello stato, ammettendo così che il Do-In era stata un’idea azzardata e presa senza aver riflettuto in modo adeguato.

Non solo la perdita ematica non si era fermata, ma era anche aumentata.

“Va bene! Andiamo!”, si disse a voce alta come per rinfrancarsi.

Law si sarebbe arrabbiato moltissimo, questo lo sapeva bene. 


Da diversi minuti ormai, Gwennie stava impalata davanti alla porta della cabina del chirurgo, ferma, immobile come una statua, dava addirittura l’impressione di non respirare.

Spiò nuovamente lo stato della salvietta sperando che la perdita ematica si fosse stabilizzata o, ancora meglio, bloccata del tutto...ma purtroppo non fu così.

Sospirò chiudendo gli occhi...non era da lei tergiversare a quel modo, solitamente desiderava chiarire le cose subito in modo da non avere argomenti pendenti.

Decise infine di bussare ma quando alzò il braccio per poterlo fare, sentì un forte capogiro che le fece perdere del tutto l’equilibrio… il risultato fu quello di andare a sbattere con il gomito su l’uscio della cabina, producendo un rumore simile a quello di un ariete che tenta di sfondare i portoni massicci di un antico castello medievale.

Nemmeno a dirlo, dopo tre secondi netti, la porta si spalancò.

Gwennie lo guardò dritto negli occhi: era decisamente sorpreso…. tranne questo non si riusciva a comprendere in che stato d’animo si trovasse.

“Ehm… ciao!”, lo salutò abbozzando un sorriso, “Ecco io...stavo facendo la doccia...e poi il naso…così ho pensato che...ma forse...non è il caso...io...devo andare, scusa per lo spavento...”.

Si sentì una completa idiota.

Balbettava in modo imbarazzante e per lo più non stava dicendo niente che avesse un minimo di significato.  

Si girò per tornare alla propria cabina quando una mano la trattenne.

“Entra o finirai per svegliare tutti”.

Sentire la sua voce fu meraviglioso.

Un balsamo lenitivo per il cuore.

Una volta entrata, il dottore le fece segno di sedersi mentre lui sparì in bagno per qualche minuto… quando tornò aveva in mano una valigetta di pelle scura, forse nera ma con sfumature particolari.

La piazzò poi sul tavolino accanto alla sedia dove si era accomodata la ragazza e la aprì: era proprio quello che sembrava essere, ovvero una valigetta medica vecchio stile, con tutto quello che poteva servire in caso di emergenza.

Forse non proprio tutto ma una gran parte di certo.

Law alzò la mano e tolse la salvietta dal viso della giovane: l'epistassi era rallentata a causa delle narici ostruite dal sangue precedentemente rappreso e coagulato, il quale stava formando un vero e proprio tappo.

“Senti un particolare sapore in bocca?”, domandò puntandole una luce negli occhi.

Gwennie rispose spiegando con la massima precisione ciò che sentiva, ma rimaneva sempre attenta a ogni minima espressione facciale del medico.

Seguì una classica visita medica che durò per una mezz’ora buona.

“Sei molto debilitata. Hai bisogno di una trasfusione di sangue, ne hai perso parecchio. la pressione è bassa quindi non ti consiglio di muoverti al momento. Passerai qui la notte, sotto la mia supervisione. In altro modo rischieresti di fare come poco fa, quando ti sono venute le vertigini e sei caduta”.

La ragazza annuì incapace di trovare la voce.

Uno strano nodo alla gola le impediva di parlare, tuttavia accettò volentieri la mano che il chirurgo le stava offrendo e lo seguì lentamente verso il letto dove infine si sdraiò.

Una volta distesa, Law le diede il termometro per poter misurare la febbre e le afferrò il polso in modo da contare le pulsazioni, finita l’operazione lasciò ricadere con delicatezza l’arto sulle fresche lenzuola.

Gwennie si sentì rinfrancata dal profumo della biancheria, era come essere tornata a casa, essere in un luogo sicuro dove niente e nessuno poteva farle del male.

Sorrise debolmente fissando decisa il soffitto.

“Anche se ho rovinato tutto...lascia che ti dica una cosa, Law. Non l’ho fatto per una soddisfazione personale, non mi sono messa in questo ulteriore pasticcio solo per potermi vantare di aver combattuto la battaglia contro Kaido. La pirata che è in me non si sarebbe mai persa questo evento….questo lo ammetto, ma so bene quando è più importante mettere da parte l’ascia di guerra e in questo caso io avrei seguito le tue indicazioni senza battere ciglio. Ma c’è una cosa che non posso ignorare… questa guerra sarà terrificante, mille volte più cruenta di Marineford...e già in quel caso non ho potuto fare molto per aiutare le persone alle quali voglio bene. Stavolta Law, io voglio essere al tuo fianco qualsiasi cosa accada...se ti dovesse mai succedere qualcosa di brutto, e spero con ogni fibra del mio essere di no, voglio che succeda anche a me. Non potrei mai vivere senza di te, mai più”.

Aveva parlato tenendo il viso nascosto nell’incavo del gomito.

Così era molto più facile aprire il suo cuore.

Sospirò… non voleva piangere ma le stava risultando piuttosto difficile non farlo, così si morse le labbra prendendo fiato.

Sentì che lui si doveva essere seduto sul materasso.

Non parlò.

Con fare deciso ma gentile, le tolse il braccio dagli occhi e la fissò per quelli che sembrarono infiniti minuti.

Prese dalla tasca dei pantaloni un fazzoletto e le asciugò le piccole lacrime che alla fine avevano avuto la meglio.

“Hai combinato davvero un pasticcio”, esordì, “Curarti adesso sarà più complicato, quasi una corsa alla cieca. Ma per stavolta passi”, ghignò come solo lui era capace di fare, in quel modo particolarmente affascinante e sinistro.

E per Gwennie fu come se le porte del paradiso si fossero aperte.


Amiche, lettrici occasionali o anche semplicemente chiunque abbia solo sbirciato la mia storia,

noi tutti stiamo vivendo una situazione molto difficile.

Spero, dal profondo del cuore, che TUTTI VOI STIATE BENE, comprese le vostra famiglie.

Vi abbraccio da lontano, dallo schermo di un PC o tablet ma, credetemi, il mio abbraccio è comunque sincero.

Chiusa questa piccola parentesi, proseguiamo con i nostri affari.

Per me è un periodo difficile sul campo personale, quindi non riesco ad essere attiva come desidererei.

Scrivo ogni giorno per poi cancellare tutto e ricominciare… peggio di Penelope.

Voglio solo dirvi che la mia storia continuerà, anche se gli aggiornamenti non saranno rapidi e puntuali come ero solita fare… e me ne dispiace molto, credetemi.

Spero che questa onda oscura passi il prima possibile.

In tutti i sensi.

Grazie ancora a tutti quelli che hanno deciso di spendere un poco del loro tempo per leggere il capitolo e, se vi va, fatemi sapere se vi è piaciuto.

Vostra

BV

   
 
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