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Autore: Nao Yoshikawa    07/05/2020    8 recensioni
[Good Omens x Once upon a time]
Aziraphale ha il compito di eliminare l'oscurità da una cittadina del Maine, Storybrooke. Nonostante un'iniziale riluttanza, Crowley deciderà di seguirlo in questo viaggio, che spera duri pochi.
Una volta arrivati, però, i due si ritroveranno privi dei propri poteri, in una città abitata niente meno che dai personaggi delle fiabe.
DAL PRIMO CAPITOLO:
Henry Mills era molto giovane, ma sicuramente non si stupiva più tanto facilmente. Per questo se ne rimase tranquillo, quando vide quello strano tipo avvicinarsi.
«Ehi, ragazzino. Hai per caso visto o sentito qualcosa di strano?» gli domandò Crowley, sottovoce. «Qualcosa di oscuro e pericoloso?»
Henry parve pensarci un po’ su.
«Dipende cosa intendi. Qui c’è molto spesso qualcosa di oscuro o pericoloso.»
Crowley fu molto sorpreso da quella risposta, tanto che si voltò a guardare Aziraphale.
«Mi sta per caso prendendo in giro? Senti, siamo qui per risolvere un problema. Però… qual è il problema?!»
Genere: Fantasy, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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4 – Cambiare
 
Forse Aziraphale aveva giusto un po’ esagerato. Ma si era sentito troppo stupido per non lasciarsi andare all’alcol e alle chiacchiere con le sue nuove amiche. Quella che era partita come una missione da portare a termine, si era trasformata ben presto nel suo tentativo di far pace con il cuore e anche con la mente. Temeva un rifiuto di Crowley, era il massimo che poteva succedere, ma ciò non voleva dire che fosse poco. Non avrebbe compromesso la loro amicizia millenaria solo perché si era lasciato andare a dei sentimenti umani.
Oh, che razza di sciocco. Lui oramai era un essere umano in tutto e per tutto, non aveva nemmeno più i suoi poteri. Quanto gli sarebbe piaciuto riaverli, si sarebbe sentito meglio. Ed invece era costretto a dover sopportare la sbornia. Era quello che si era ridotto peggio, insieme a Mary Margaret. Regina era stata costretta ad accompagnare Emma, poiché i due, momentaneamente fuori uso, non riuscivano nemmeno a camminare.
«Non credo sia stata la migliore delle idee», rifletté la bionda ad alta voce, cercando di trascinarsi dietro Aziraphale. «Angelo, dovresti collaborare!»
«Angelo? Crowley, sei tu?» domandò, alzando il capo con gli occhi ancora chiusi. Regina scosse il capo, stringendo Mary Margaret. Nemmeno lei era perfettamente lucida, forse si era lasciata andare un pochino.
«D’accordo, così non andiamo da nessuna parte. Voglio provare a usare la magia, spero di non finire nel posto sbagliato»
Regina si concentrò e facendo uso della sua magia materializzò se stessa e gli altri tre a casa di Emma. David, Henry e il piccolo Neal dovevano già star dormendo, considerando l’orario tardo.
«Mettiamoli qui. Accidenti!» si lamentò Emma, facendo adagiare Aziraphale sul divano. «Beh, dai. Almeno si sono divertiti.»
«Divertiti? Aziraphale è depresso, guardalo!» esclamò Regina. «E lui dovrebbe essere quello che ci darà una mano?»
Un piagnucolante Aziraphale si aggrappò ad una Mary Margaret semi svenuta.
«Mi manca il mio Crowley.»
«Ecco, svelato l’arcano, gli manca Crowely. A proposito, ma dove se n’è andato a quest’ora?»
L’ormai ex demone, ora Signore Oscuro, comparve in quel momento alle loro spalle, senza far rumore.
«Chi è che mi ha chiamato?» domandò. Emma e Regina si voltarono a guardarlo, piuttosto stupite.
«Ma quando sei arrivato? Non ti abbiamo sentito entrare», Emma lo guardò con attenzione. C’era qualcosa di diverso in lui, non solo dall’aura che emanava, ma anche dagli occhi. Non erano più dorati come prima, adesso sembrava più normali.
«Sono sempre stato qui», mentì. «Potreste lasciarmi da solo con Aziraphale? Mi prenderò io cura di lui», affermò piuttosto autoritario, con più sicurezza del solito. Regina e Emma si lanciarono un’occhiata, senza però protestare. Dopotutto quei due dovevano avere le loro questioni da risolvere.
«E va bene, lo lasciamo alle tue amorevoli cure, io e Regina mettiamo mia madre a letto», affermò la Salvatrice.
Crowley rimase in attesa che le tre se ne andassero, osservando Aziraphale seduto sul divano, che lo guardava con le guance arrossate e gli occhi lucidi.
«Crowley, caro… ti trovo diverso… che hai fatto?»
L’altro si fece più vicino, accarezzandogli il viso con dolcezza. Era come se avesse acquistato una nuova forma di sicurezza grazie alla sua nuova natura magica.
«Ti spiegherò tutto dopo. Intanto devo liberarti da questa brutta sbornia.»
Agitò una mano davanti ai suoi occhi, anche per testare il funzionamento effettivo o meno dei suoi poteri. E funzionò: Aziraphale si sentì subito meglio.
«Oh… cosa… mi sento meglio» constatò, battendo le palpebre.
«Non c’è di che», rispose Crowley sorridendo.
Lo aveva aiutato a liberarsi della sbornia, com’era possibile? Che avesse riacquistato i suoi poteri?
«Tu hai…? Non capisco, hai di nuovo i tuoi poteri? Ma come hai…?» domandò confuso.
Crowley si sistemò meglio sul divano, guardandolo negli occhi. Sì, avere il potere rendeva tutto decisamente migliore. E soprattutto, non era più un demone, possedeva la magia, che lo avrebbe reso comunque invincibile e immortale. A conti fatti non aveva perso niente.
«Diciamo che un accordo conveniente mi ha fatto acquistare dei poteri molto… particolati.»
Aziraphale si portò una mano sulla testa,  sentendola ancora più dolorante. Stava sognando o Crowley gli sembrava estremamente languido e dolce?
«C-credo di aver esagerato con l’alcol… ma ero così depresso», confidò, senza nemmeno guardarlo negli occhi. Crowley allora si fece più vicino, così tanto da poter sentire il suo respiro, il suo calore.
«Depresso per cosa?»
L’angelo alzò lo sguardo. Gli occhi di Crowley non erano dorati, sembravano più sul castano, più umani. Eppure senza dubbio erano i suoi.
«Io… ecco… per stasera. Ti ho lasciato andare senza neanche dirti ciò che volevo dirti e… e….»
Lo trovò a dir poco adorabile. Gli afferrò il mento con due dita e lo avvicinò a sé. Ora non aveva niente da temere. Non erano di natura diametralmente opposta, non avevano motivo per non stare insieme.
«Perché non me lo dici adesso?» sussurrò sulle sue labbra. Aziraphale chiusegli occhi, sentendosi quasi mancare. Crowley lo irretiva, ma in modo diverso dal solito. Non capiva cosa fosse, né perché, però la sensazione del suo respiro addosso, le sue mani sul viso, era bellissimo, meraviglioso e ne voleva di più.
«Crowley…?» sussurrò ancora e poi infine accadde ciò che naturalmente doveva succedere. Le loro labbra si incontrarono. Timidamente da parte dell’angelo, più passionalmente da parte di Crowley, che però non mancò di essere delicato. Il suo sapore angelico annullò totalmente la sua ragione e in quel momento capì di aver fatto bene a rinunciare alla sua natura. Per lui avrebbe rinunciato a tutto.
 
Per non disturbare  i due – sicuramente impegnati nelle loro faccende – Emma accompagnò Regina sul retro.
«Beh, sicuramente è stata una giornata diversa», ammise, ma l’altra sembrava piuttosto pensierosa.
«Non hai notato qualcosa di diverso in Crowley? Era lui, ma allo stesso tempo non era lui.
«Umh… sì, in effetti mi ha fatto un’impressione strana. Che stia combinando qualcosa? Ah, ma non lo farebbe mai. L’ho capito subito, sarà un demone ma non è affatto cattivo.»
«Lui no, ma qualcun altro forse sì…» disse seria.
«Che intendi?» chiese lei. Regina non rispose.  In Crowley avvertiva qualcosa di familiare e sarebbe stata solo una la persona che avrebbe potuto confermare o meno i suoi dubbi.
«Credo che domani mattina farò una visita a Gold.»
 
Anche Belle, dopo una serata movimentata, se n’era tornata a casa. Tremotino non era ancora rientrato, cosa piuttosto strana, ma a causa del troppo alcol ingerito, non sarebbe stata in grado di ragionare comunque. Raggiunta la camera da letto, si lasciò andare alla stanchezza. Tremotino rientrò poco dopo, senza fare rumore. Rimase a guardare la sua dolce metà che dormiva beata. Era sempre stato eternamente combattuto tra potere e amore, motivo per cui lui e Belle avevano finito con l’allontanarsi e ritrovarsi tante volte. Ma lei era sempre stata in grado di andare oltre e ogni volta l’aveva perdonato. Tremotino l’amava, eppure le aveva mentito anche questa volta. Non aveva rinunciato al potere, semplicemente ne aveva acquisito uno diverso, dando a Crowey il peso del pugnale  e tutto ciò che ne conseguiva.
Senza potere e senza oscurità non riusciva proprio a vivere, ma nemmeno senza Belle.
Le si avvicinò e, dopo averle accarezzato i capelli, la baciò a fior di labbra. Belle reagì a quel contatto e quando aprì gli occhi, si ritrovò davanti a dalle iridi di colore rosso che non aveva mai visto. Eppure era stato Tremotino a sfiorarla, quindi – nonostante un primo momento di smarrimento – non si agitò più di tanto.
«Tremotino? Ma sei tu? Dove sei stato, è tardissimo…»
Fece per alzarsi, ma lui glielo impedì e dolcemente la sovrastò, impedendole di muoversi.
«Ah! Tesoro, ma cosa ti prende?» domandò, rosso in viso, piacevolmente sorpresa. C’era qualcosa di leggermente diverso in lui, non solo per il colore degli occhi diversi, ma per il potere che emanava. Ma il sonno mischiato alla sbornia non ancora del tutto passata, non ebbe né modo né voglia di indagare. Semplicemente si lasciò andare.
 
Quando il mattino seguente Aziraphale si svegliò, ebbe l’impressione di aver passato la notte più dolce della sua vita. Il primo pensiero che gli attraversò la mente, appena sveglio, fu il bacio con Crowley. Era successo davvero o lo aveva semplicemente sognato? E soprattutto, perché si era addormentato sul divano?
«Ah, buongiorno!» esclamò Emma. L’angelo fu attratto subito da un invitante profumo di pancake che la ragazza, assieme a David, stava preparando.
«Ah… buongiorno. Cosa… sono un po’ confuso», confidò mettendosi seduto.
«Ti sei preso una bella sbornia ieri sera, immaginavo che non reggessi l’alcol. Dovresti mangiare», gentilmente Emma gli si avvicinò, posandogli davanti il piatto di pancake. E, incredibile ma vero, ma Aziraphale non se la sentiva proprio di mangiare, anzi, aveva lo stomaco chiuso.
«Amh… per caso avete visto Crowley?» domandò. Henry, seduto al tavolo, fu il primo a rispondere.
«Credo che sia uscito, è andato a fare una passeggiata nel bosco. Volevo andare con lui, ma non ha voluto», disse facendo spallucce.
Cosa andava a fare lì da solo nel bosco? Non aveva nemmeno i suoi poteri… o sì?
Era così confuso, ricordava poco o niente della sera precedente.
Si alzò, ancora un po’ stordito.
«Umh, penso che andrò a cercarlo.»
«Ma come, non mangi?» chiese David.
«M-magari dopo!« disse frettoloso, scontrandosi quasi con Mary Margaret, la quale era appena tornata dal mondo dei sogni.
«Io amh… non ricordo più niente. Non ho fatto niente di imbarazzante, vero?» sussurrò, massaggiandosi la testa dolorante. Emma preferì non rispondere.
 
Per testare i suoi nuovi potere, Crowley aveva avuto bisogno di un posto dove nessuno potesse disturbarlo, e il bosco attorno a Storybrooke si era rivelato perfetto. In fin dei conti si era reso conto che poco differenziassero dai suoi poteri da demone, ma doveva ammettere che la magia aveva un qualcosa di affascinante e intrigante. E soprattutto, adesso con quegli occhi sembrava molto più un umano. La sua natura da demone gli aveva sempre imposto certi modi di pensare e comportarsi e molto spesso non vi si era ritrovato. Ma adesso che era semplicemente il Signore Oscuro, poteva fare quello che voleva, senza dove risponderne a nessuno. Il pugnale lo portava con sé, sebbene non sapesse quale fosse la sua effettiva funziona, a parte essere il simbolo del suo potere. Forse c’erano delle cose che Tremotino non gli aveva detto, ma sicuramente avrebbe chiesto. Poteva sentire la magia che gli scorreva nelle vene e ciò era entusiasmante. Aziraphale, dal canto suo, non era proprio a suo agio al pensiero di dover camminare in mezzo al bosco senza i suoi poteri. Aveva fatto una fatica immane, ma finalmente ad un certo punto lo aveva trovato. Crowley aveva appena dato fuoco ad un albero.
«Crowley!» esclamò.
«Angelo!» rispose lui, smettendo immediatamente. «Non stavo maltrattando l’albero, ora lo faccio tornare come prima.»
Non era tanto quello ad averlo stupito, quanto più il fatto che forse tutto ciò che era successo la sera prima, era successo veramente, ricordava più o meno ciò che gli aveva detto Crowley, per non parlare poi del loro bellissimo, magnifico bacio. Si avvicinò cautamente. Era lui, ma non era lui.
«Che significa tutto ciò? Voglio dire, come fai ad avere i tuoi poteri? Ieri sera mi hai accennato qualcosa su uno scambio… ma non sono sicuro di ricordare bene.»
«E invece ricordi benissimo» dichiarò Crowley, sicuro di sé. «Gold è molto potente e mi ha… dato dei nuovi poteri un po’… diversi dai miei…»
«Che cosa vuol dire diversi?» domandò, un po’ intimorito, ma solo perché era anche terribilmente eccitato ed emozionato. Crowley gli poggiò le mani sulle spalle.
«Sono sempre io, Aziraphale. Però sono anche diverso. L’hai capito ieri quando ti ho baciato ieri, vero?»
«Io non…. Oh…È successo veramente, allora», si ritrovò a riflettere ad alta voce. Eccome, se era successo davvero. Finalmente anni e anni dii barriere erano crollate con così poco. Crowley si avvicinò ancora.
«Certamente, avevi dubbi?»
«Crowley, ma cos’è successo ai tuoi occhi? Sono… diversi… sembrano… meno dorati…»
«Sembrano meno demoniaci», e dicendo ciò catturò le sue labbra con le proprie, baciandolo di nuovo. Adesso che lo aveva veramente, non voleva rinunciare, né rischiare. Per averlo vicino a sé, per trovare quel coraggio, aveva dovuto rinunciare a se stesso, e lo avrebbe fatto ancora, se solo fosse stato necessario.
 
Regina Mills manteneva sempre la parola data. Aveva l’impressione che in quella faccenda c’entrasse Gold, anzi, ne era quasi sicura. Era stata sua allieva per tanto tempo, avrebbe riconosciuto ovunque quel tipo di magia. Ma voleva capire cosa lui avesse in mente. Gold non si poteva definire totalmente buono, ma nemmeno totalmente cattivo. Ultimamente se n’era stato tranquillo, ma chi poteva sapere quanto sarebbe durata? Per tal motivo, Regina era andata al suo negozio per cercare di capirci qualcosa, dopotutto lei era il sindaco, in primis doveva preoccuparsi della sicurezza di Storybrooke. Una volta arrivata ed entrata nel negozio di Tremotino, fu accolta dagli occhi rossi del non più Signore Oscuro.
«Regina, non ti vedo da un po’. Tutto a posto?» domandò, gentile ma anche insopportabile. Detestava quel suo modo di fare, pareva sempre volerti prendere in giro.
«Sì, direi di sì», avvolta nel suo elegante cappotto, si avvicinò, seria. «E sono qui perché ho la sensazione che sia successo qualcosa fra te e Crowley. E direi che tale sensazione è cresciuta dal momento che ho visto i tuoi occhi. Ebbene, che succede?»
«Per rispondere alla tua domanda, diciamo che io e Crowley abbiamo fatto un accordo che sarà utile ad entrambi. Aveva bisogno di una mano con il suo innamorato e io l’ho aiutato.»
Regina però non ci credette così facilmente. O per meglio dire, Tremotino stava dicendo la verità, ma stava anche nascondendo dell’altro.
«Fammi indovinare. L’accordo c’entra con il fatto che tu sei diventato un demone al posto suo? E che lui ha preso il tuo posto come Signore Oscuro? Sono stata tua allieva per anni, riconoscerei la tua magia ovunque. Che cos’hai in mente di fare?»
Gold assunse un’espressione fintamente offesa.
«Non ti fidi di me? Questo mi offende oltremodo…»
«No, non mi fido. Insomma, Belle lo sai cosa ti passa per la mente? Ah, che domanda. Chiaramente no. Dovevo immaginare che… oh…» Regina assunse un’espressione accigliata. «Adesso capisco… certo, che idiota a non averlo capito. La grande oscurità da affrontare… sei  tu!»
«Mia cara, posso assicurarti che non intendo fare del male a nessuno. Adesso che sono un demone, questa città non mi interessa più.»
Ancora una volta, Tremotino sembrava sincero. Regina lo guardò, pensierosa.
«E allora che cosa vuoi?»
«Se non ti spiace, questi sono ancora affari miei. Non preoccuparti, non ti creerò problemi.»
Questa volta Regina non gli credette. I problemi, in un modo o nell’altro, arrivavano sempre. E lei doveva assolutamente parlare con Emma e soprattutto con quello stupido di Crowley. Gliene avrebbe cantate quattro.
 
I due soggetti dei suoi pensieri, intanto, erano usciti dal bosco. Ma mano nella mano. Aziraphale non lo avrebbe mai pensato, ma si stavano comportando come una coppia. Lo erano? Non c’era stata alcuna proposta in effetti, ma gli veniva naturale pensare che oramai fossero oltre l’amicizia.
«Che genere di accordo hai fatto con Tremotino? domandò l’angelo, dopo aver ascoltato Crowley che gli aveva detto qualcosa. Era rimasto molto sul vago, Aziraphale non lo avrebbe mai accettato se gli avesse detto che aveva rinunciato ad essere un demone. Sicuramente si sarebbe preoccupato e ciò non lo voleva.
«Beh… diciamo che mi ha reso forte in modo diverso. Forte anche nei tuoi confronti», si fermò un attimo, guardandolo. «Aziraphale… ti fidi di me, non è vero?»
«Certo che mi fido! È solo che sono così preoccupato. Tu non… insomma… non sei più tu. E poi che vuol dire che ti ha reso più forte in modo diverso?»
Crowley sospirò, infilando una mano dentro la giacca e tirando fuori il pugnale con su il suo nome.
«Se sei amico di Belle, immagino lei ti abbia raccontato la loro storia, vero?»
«Eh? Sì, ma… Perché hai il pugnale di Tremotino? E perché c’è il  tuo nome? Non dirmi che…»
In quel momento tutto assunse finalmente un significato, all’incirca. Se sul pugnale c’era il suo nome, allora voleva dire che in qualche modo Crowley aveva preso il posto di Tremotino.
«Sì. Adesso il Signore Oscuro sono io. So che non ha senso, ma sappi che tutto questo l’ho fatto per noi.»
Aziraphale indietreggiò, piuttosto confuso in realtà. In che senso l’aveva fatto per loro? Per lui? Perché?
«Ma… ma io non capisco… cosa vuol dire?»
«Vuol dire che adesso potremo stare insieme e che non sarà più la mia natura ad impedirmelo. Perché tu sei un angelo, Aziraphale. Sei la creatura più pura e candida che possa esistere, e quelli come te non possono stare con quelli come me. Ma adesso che non lo sono più, non ci sarà più alcun problema.»
Da come parlava, Crowley sembrava essere diventato pazzo e Aziraphale dal canto suo si sentì malissimo. Come aveva potuto quello sciocco rinunciare alla sua natura per cosa, per lui? Questo era quanto più di sbagliato potesse esserci. Provò a parlare, senza in verità riuscirci. E in quel momento i due scorsero Regina camminare nella loro direzione con fare piuttosto furioso.
«Regina?» domandò l’angelo. La donna si avvicinò a Crowley, afferrandolo con violenza.
«Giusto te! Dimmi un po’, quanto puoi essere stupido e idiota per aver fatto una cosa del genere?»
«Ehi, attenta! Adesso posso ricambiare con gli interessi!»
L’impulso da attaccarlo, da parte di Regina, era veramente tanta, ma per adesso aveva altro a cui pensare.
«Ah, lascia stare! Ti rendi conto di quello che hai fatto?!»
«Perché, cos’ha fatto?» Aziraphale lo chiese, ma in verità trovo subito dopo la risposta. Se Crowley era diventato il Signore Oscuro, allora chiaramente Tremotino era diventato un demone. «Oh, no. Non posso crederci.»
«Ma si può sapere qual è la cosa che vi sconvolge tanto? Mi sembra uno scambio equo il nostro!»
Regina si lasciò andare ad una risata amara e sarcastica.
«Non c’è niente di equo e tu sei stato un ingenuo. Hai dato il tuo potere demoniaco ad un uomo che è ossessionato dal potere, bella mossa!»
Aziraphale batté le palpebre, sentendosi un attimo mancare. C’era stato uno scambio e ciò avrebbe portato a delle conseguenze.
«Oh, no. No, questo non va bene… non va assolutamente bene», si agitò, facendo aggrottare la fronte a Crowley. Cosa sarebbe dovuto succedere?
«Se Tremotino avesse voluto far qualcosa, lo avrebbe fatto anche solo con la magia. Non è così diverso dall’essere un demone, tranne per il fatto che… amh…» volle mordersi la lingua nel momento in cui si rese conto che no, non era esattamente uguale.
«Cosa? Avanti, parla», intimò Regina, spazientita. Crowley distolse lo sguardo, un po’ seccato.
«Beh… un demone è praticamente immortale, a meno che non venga sfiorato dall’acqua santa. E poi ovviamente può andare all’Inferno, se lo desidera.»
«Oh, delle differenze da niente, oserei dire!» lo rimproverò Regina. «Ti ha fregato. La magia prende il controllo, può fonderti il cervello. E il pugnale che ti ha condannato, se finisce nelle mani sbagliate, potrebbe controllarti…»
Stanco di sentirla parlare, Crowley la afferrò, dando per la prima volta a loro prova della sua forza fisica. Regina poté avvertire chiaramente il potere oscuro scorrergli nelle vene. Non aveva mai provato timore nei suoi confronti, poiché non bisognava essere dei geni per capire che nonostante la sua natura demoniaca, Crowley non era cattivo. Ma quel potere era troppo per lui.
«Crowley, no!» lo fermò Aziraphale, sentendosi impotente, dopotutto era ancora privo dei suoi poteri. Regina e Crowley si guardavano occhi negli occhi.
Nessuno poteva comprendere fino in fondo perché aveva in tal modo. Regina aveva tremato, ma si ricompose poco dopo.
«Tremotino è stato il mio maestro, ti consiglio di non sfidarmi», affermò freddamente. «Non mi fido di lui, ma visto che il problema l’hai creato tu, adesso andiamo da lui e gli dici che vuoi  tornare ad essere un demone.»
Sarebbe stato difficile. Quando Tremotino sanciva un accordo, raramente tornava sui suoi passi.
«Non vedo perché dovrei», sibilò Crowley.
«Perché la magia ha sempre un prezzo. E perché se non sei con noi, allora sei contro di noi.»
Regina si staccò dalla sua presa, guardando poi anche l’angelo, il quale appariva preoccupato. Crowley iniziava già apparire diverso, non solo dalla forza che emanava, ma anche per come agiva.
Era per lui che aveva scelto di essere diverso? Perché? Perché l’aveva fatto?
Un profondo senso di colpa iniziò a farsi spazio in lui. Doveva assolutamente andare da Tremotino. Ma non sapeva che quando sarebbe arrivato, non lo avrebbe trovato.
 
 Nota dell'autrice
Crowley si è reso conto (in realtà non se n'è reso conto ancora al cento per cento), che forse la sua non è stata la più geniale delle mosse. Detto ciò, che intenzioni ha l'ormai ex signore oscuro? E che effetto avrà la magia oscura su Crowley? E come reagirà Belle? (che domande, male ovviamente).
Alla prossima settimana :)
   
 
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