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Autore: Apollonia Storie    07/05/2020    3 recensioni
Lily. Harry. Ania. Draco. Voldemort.
Gli scacchi principali di questo gioco mortale.
Ania aspettava da anni di conoscere finalmente il grande Harry Potter, eppure, da quel momento in poi una serie di eventi agitano acque pericolose.
Draco non sa cosa ci vede in quella lí, sa solo che lo scava dentro, che é fragile e pericolosa allo stesso tempo, e che a lui i giochi pericolosi sono sempre piaciuti.
E il Signore Oscuro pensa davvero di conoscere bene il suo servitore Severus? E se il piú grande segreto dell'uomo fosse una figlioccia maledetta, per cui darebbe la vita?
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Nuovo personaggio
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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XXVII
 
Rilassato.
Quando Draco aprì gli occhi si sentì profondamente rilassato.
Ed era da un po' che non si sentiva così.
 
SI stiracchiò rumorosamente, sentendo diverse ossa scricchiolare nel silenzio della sua bella camera.
 
Ania, ovviamente, non era più affianco a lui, lo sapeva ancora prima di aprire gli occhi.
L’aveva infatti sentita sgattaiolare via dalle coperte qualche ora prima , ma non aveva osato aprire gli occhi per dirle alcunché.
Insomma, perché avrebbe dovuto farlo?
 
Avevano scopato.
E fino a qui, tutto regolare.
E gli era piaciuto, ok.
Ed era stata una bella nottata ma, nulla di più.
Insomma, non erano mica fidanzatini ora?
 
E poi era una tranquilla, non avrebbe spifferato nulla in giro.
Ci avrebbe parlato prima delle vacanze, cosi, giusto per chiarezza.
Dopotutto, gli piaceva parlare con lei. Ed avevano ancora il progetto della McGranitt in corso poi.
Oltretutto lui ora era l’unico “amico” che le fosse rimasto, quindi non aveva scuse… niente più Harry tra i coglioni.
E poi se ci scappava un qualcosa in più tanto meglio…
Si morse un labbro, colpendosi mentalmente da solo con una mazza chiodata.
 
No Draco, no!
 
Voleva parlarci e scoparci nella stessa misura, e ciò non andava affatto bene.
 
Si sfilò le coperte da dosso con uno strattone, sbuffando, con un’unica certezza nella testa.
Doveva stare lontano da Ania Wool.
 
 
XXIX     
 
Era sola in Biblioteca.
Nessuno si sarebbe azzardato a studiare ad un giorno dalle vacanze di Natale ed è per questo che ci era andata.
E poi, si stava da Dio.
In pieno contrasto con l’acquazzone della notte precedente, quella mattina un sole placido splendeva sui prati di Hogwarts colorandoli di oro.
Chiuse gli occhi, lo sguardo rivolto oltre la vetrata, concentrandosi sul lieve calore che le accarezzava le guance.
 
Stava tentando in tutti i modi di non pensare a nulla, di svuotare il cervello.
Tra due giorni avrebbe lasciato Hogwarts per un po', e quasi non vedeva l’ora.
L’unica urgenza che aveva era parlare con Harry il prima possibile, e poi gli avrebbe lasciato tutto quel tempo per pensare alle sue parole.
 
Mia madre amava tua madre.
Non è mai stata sul serio una Mangiamorte.
Non li ha mai traditi.
 
Sarebbe stato un discorso difficile da fare. Doveva trattenere tra le righe tutte le congetture spinose che si era fatta negli anni, MA allo stesso tempo, doveva essere quanta più chiara possibile per fargli capire che diceva la verità.
 
Amava sua madre, le avrebbe reso onore, non l’avrebbe nascosta, ed Harry avrebbe capito!
 
Una fitta al petto le ricordò a chi ore prima le aveva detto esattamente l’opposto.
Draco.
 
Si sistemò meglio sul davanzale della finestra e sospirò forte.
Sentiva ancora una forte pressione sulla pelle, come se i loro corpi fossero ancora attaccati l’uno all’altro. Se si passava la lingua sulle labbra sentiva ancora il sapore della sua bocca sulla sua.
 
Un brivido la riscosse e inspirò forte, ancora.
 
Torna al presente, Ania.
 
Se ne era andata prima ancora che lui si svegliasse , quella mattina, era stata attenta a non fare rumori, a passare inosservata.
Era stata quasi sicura di aver sentito un rantolo di sorpresa alle sue spalle appena messo un piede fuori dalla camera di Draco, ma chi sarebbe mai dovuto essere sveglio alle sei di mattina di una domenica come quella?
 
Era solo molto molto suscettibile, e molto scossa.
Si sentiva vulnerabile, ecco.
 
Si era spogliata dei panni e delle paranoie per una notte.
Non doveva incolparsi per questo.
 
Gettò le gambe oltre il davanzale e scese con un saltello.
Guardò il pendolo al muro, erano le undici passate.
Se era fortunata poteva intercettare Harry che usciva dalla Sala Grande.
 
Siamo una famiglia.
 
Si ripeté mentalmente mentre varcava la porta della Biblioteca.
Avrebbe capito.
Con le giuste parole, avrebbe capito.
Giusto?
 
 
XXX
 
I corridoi erano pieni di studenti, urlanti e saltellanti di felicità.
Ania odiava quell’entusiasmo, principalmente per il chiasso snervante che ne derivava.
 
Ma una nota positiva c’era. Tutti erano così contenti che badavano solo ai fatti loro.
Eppure per qualche motivo quella mattina le sembrava di avere gli occhi di tutti attaccati addosso.
Risatine, sussurri… li vedeva ad ogni angolo.
 
Sei piena di paranoie, datti una calmata.
Sarà per l’incidente con i fuochi di ieri notte…
Né Harry né Malfoy sono cosi stupidi da spifferare roba seria in giro, no?
 
No?...
Mentre verso la Sala Grande quell’ansia improvviso la scosse da capo a piedi.
Piton l’avrebbe uccisa se l’intera scuola fosse venuta a sapere chi era sua madre…
 
Una risatina remota le salì dallo stomaco.
 
Stupida!
 
Piton l’avrebbe uccisa in ogni caso, non appena avrebbero rimesso piede in casa l’indomani. Era un miracolo che non fosse andata a prenderla per i capelli quella mattina stessa!
 
Aveva appena un giorno di vita quindi. Bene!
Altro motivo per darsi una mossa a trovare Harry.
 
Afferrò la cartafreccia che portava in borsa e appoggiandosi al muro scribacchiò con la piuma sulla superficie.
 
Hai le tue ragioni.
Lascia che ti spieghi le mie.
 
Ripiegò velocemente il bigliettino e dopo aver scritto il destinatario sul retro, lasciò che il pezzo di carta schizzasse sul pavimento pietroso del castello.
L’inchiostro sulle dita e il cuore in gola.
 
 
 
XXXI
 
 
Il pomeriggio passò lentamente, pensiero dopo pensiero, ansia dopo ansia.
 
Che poi ci togli la S  ad “ansia” ed esce il mio nome. Ed ecco qua.
 
Sospirò piano mentre osservava il soffitto stellato della Sala Grande, attendendo l’arrivo di Harry.
Beh, se mai fosse arrivato!
 
Eh si perché contro ogni previsione negativa, Ania aveva avuto risposta al suo bigliettino poco dopo averlo fatto sfrecciare ad Harry.
 
Se vuoi parlare, ascolterò
Ma spiegazioni, non menzogne.
 
E lei non vedeva l’ora di fornirgliele quelle spiegazioni.
 
Alle quattro e mezza, ci incontriamo in Sala Grande.
 
Così gli aveva scritto Harry, e lei, puntualissima, si era presentata all’appuntamento con le migliori speranze.
Eppure era passata più di mezz’ora, e di Harry nessuna traccia.
 
Le candele salivano e scendevano in una lenta danza incantata, dettata dal sortilegio di Silente che le manteneva ancora su.
Dopo aver passato più di mezz’ora a fissarle, Ania iniziò ad odiare quelle candele.
Iniziò ad odiare la loro cera sgocciolante, e l’odore di marcio antico che emanavano.
Iniziò ad odiare persino i tavoli e le panche scomodissime della Sala Grande.
E la Sala Grande stessa!
In quel momento odiava tutta Hogwarts.
 
L’unica cosa che l’aveva mantenuta in quel castello per sette anni era stato Harry, e ora che lui l’aveva chiusa fuori, non vedeva nessun senso in tutto ciò.
Provava solo odio per tutto quel resistere, inutilmente.
 
Un moto di rabbia improvvisa la fece scattare in piedi.
Ogni passo avanti che faceva la buttava in un buco nero, ogni volta più profondo.
Perché il destino doveva trattarla così? Non era giusto.
Forse doveva davvero lasciar perdere, come aveva detto Draco.
 
Draco.
Cazzo!
 
Chiunque abbia detto che il sesso allieva lo stress, signori miei, era uno che ne capiva di rabbia.
Graffi la carne dell’altra persona e ti senti più leggero.
Lo senti tirarti i capelli, e i problemi affogano tra dolore e piacere.
 
Per cosi dire, rilascio di endorfine nel sistema nervoso e il buco nero diventa un Harem.
 
Schizzò fuori dalla Sala Grande, senza sapere precisamente dove andare.
Non poteva sul serio andare da Draco, era un’idea stupida. No?
Si lo era, assolutamente.
Non da lei, soprattutto.
 
In preda ad una nevrosi si buttò nel primo bagno delle femmine che le capitò a tiro e si sciacquò freneticamente la faccia.
Si guardò allo specchio e per poco non sbandò.
La sua faccia era una tavolozza di mascara sciolto e gote rosse, un pagliaccio triste con i capelli mossi.
 
- Oh, fantastico- biascicò inumidendosi la manica della camicia con l’acqua e strofinando sotto l’occhio.
 
- Non credo che verrà via così. –
Una voce dietro di lei la fece sussultare e si voltò così veloce da farsi male il collo.
 
- … E comunque, il mascara sciolto non è il problema maggiore su quella faccia. –
 
Pansy sogghignò divertita dalla porta d’ingresso, i canini che spuntavano sulle labbra morbide e che la facevano somigliare terribilmente ad una iena.
 
- Pansy. Ti serve qualcosa? –
- No, nulla. – scrollò innocentemente le spalle quella, ricciandosi una ciocca di capelli con le dita, come se si trovasse li per puro caso.
- ma forse serve qualcosa a te… -  insinuò con voce melliflua.
Ania alzò gli occhi al cielo.
 
- Saresti l’ultima persona al mondo a cui chiederei qualsiasi cosa. – sbottò voltandosi di nuovo verso lo specchio.
Non aveva ne tempo ne voglia di stare dietro ai trucchetti di Pansy Parkinson.
 
- E invece io credo proprio che ti serva un consiglio sai? –
 
Mi serve un calmante, non un consiglio.
 
- Ah, davvero? – disse stringendo le labbra -E quale sarebbe, sentiamo? –
- Hm, solo cinque paroline…Non fidarti di Draco Malfoy. –
 
Il respiro di Ania si mozzò di colpo e la mano si fermò nell’atto di strofinarsi l’occhio.
Come poteva lei … non era possibile che sapesse che…
 
- Se ti stai chiedendo se so che avete scopato, si lo so, e lo sa anche tutta la scuola… -
 
Pansy prese a girarle intorno divertita, avvolta da una terrificante aurea di perfidia e malizia.
 
- … finalmente direi ce l’ha fatta a portarti a letto. Abbiamo scommesso che l’avrebbe fatto, quando a Novembre? Ottobre? Non ricordo ma, un bel po' di tempo fa… beh l’hai fatto sudare, c’è da darti questo merito.
E ora finalmente può godersi i suoi cento galeoni, alla fine. –
 
Il cuore di Ania prese a battere così forte da far sembrare lontano e soffocato qualsiasi pensiero.
C’era solo il suo battito, rullante, accompagnato dalla voce melliflua e cristallina della sua compagna di Casa.
 
- Oh, non fare quella faccia affranta. Sarà comunque un bel ricordo un giorno,no? Oh aspetta, ho proprio una cosa per te… -
 
Dalla tasca della divisa Pansy tirò fuori una foto piegata in due, e gliela poggiò sul lavandino, in modo che la vedesse bene.
Non che ci fosse poi molto da vedere.
La foto era tremendamente scura, ma delle opache chiazze di luce evidenziavano due corpi snelli intersecarsi ferocemente, in quello che, senza dubbio, era il letto di Draco.
 
- Beh, ce ne sono altre in giro per scuola, ma secondo me questa è tra le migliori. Non credi? –
 
Ania sentiva il cuore schizzarle in petto ad ogni parola. Il respiro di Pansy era cosi vicino da solleticarle l’orecchio e la sua risata così perversa da farle tremare le mani.
 
- Ci vediamo a Gennaio, Ninna Nanna. Ah, e Buon Natale se non ci sentiamo. – in un ultimo sfrontatissimo gesto di cattiveria, Pansy avvicinò le labbra alla sua guancia, lasciandole un bacio veloce, prima di dirigersi verso la porta.
 
Quel tocco, quel rapido fugace tocco, quella gocciolina minuscola fece, in quel momento, traboccare il vaso stracolmo del rancore di Ania.
E qualcosa in lei cambiò.
Le sembrò che il sangue non scorresse più nelle sue vene, che il cuore non pompasse più ossigeno.
Che la sua anima si fosse distrutta in mille pezzi e si fosse ricomposta in una nuova forma.
 
- Pansy. – bisbigliò, lo sguardo perso sulle mattonelle del pavimento.
- Aspetta. – continuò ancora, la mano che si stringeva attorno alla bacchetta nella tasca.
- Permettimi di
Restituirti
Il consiglio –
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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