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Autore: Abby_da_Edoras    08/05/2020    5 recensioni
Con questa minilong in quattro capitoli proseguo la mia personale risoluzione di quello che non mi è piaciuto in Avengers: Endgame e questa è il seguito naturale della mia precedente minilong "Of Jupiter and moons". Steve deve riportare le Gemme dell'Infinito nel loro spazio e tempo originario per chiudere le linee temporali e Bucky è molto preoccupato perché teme che Steve possa tentare di cambiare il passato per salvare Tony e Natasha. Il Dottor Strange è molto chiaro su cosa è possibile e cosa non è possibile fare tornando indietro nel tempo, ma sarà ascoltato? Cosa sceglierà di fare Steve?
Pairing: SteveXBucky
Ringrazio in modo particolare Aliseia, Lilyy e Ciuffettina per l'affetto e il sostegno che danno alle mie storie sugli Avengers e Nuel che mi ha fatto venire la voglia di riprendere a scrivere su questi personaggi! Grazie! ❤
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni non appartengono a me, bensì a autori, registi e produttori del MCU.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bruce Banner/Hulk, Doctor Stephen Strange, James ’Bucky’ Barnes, Pietro Maximoff/Quicksilver, Steve Rogers/Captain America
Note: AU, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Legends never die'
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Capitolo secondo

 

Then why
Would you send me out to sea
On this battered ship alone?
If this is what it seems

You're burning your bridges down
You're burning them to the ground
You're burning your bridges down
What goes around
Must come around
And you burn your bridges down!

(“Burning bridges” – Delain)

 

Fu una cena molto silenziosa quella di Steve e Bucky la sera prima del viaggio del Capitano nel passato per riportare le Gemme dell’Infinito al loro posto. Steve era concentrato e immerso in profondi pensieri, tanto da non accorgersi dello sguardo che Bucky gli teneva fisso addosso. Era un po’ come nelle prime sere in cui Bucky, salvato dall’Hydra, era ospite dell’appartamento che Tony Stark aveva messo a disposizione di Rogers.

L’atmosfera era talmente tesa da non permettere una conversazione normale tra i due, qualsiasi parola sarebbe potuta essere quella sbagliata e scatenare chissà che cosa.

E, proprio come cinque anni prima, fu Steve a cercare di spiegare quello che stava succedendo.

“Sono preoccupato per le Gemme dell’Infinito, lo devo ammettere” disse il Capitano. “Tu non eri con noi quando siamo tornati nel 2012, ma è accaduto qualcosa di inaspettato: Loki è riuscito a impadronirsi del Tesseract ed è fuggito, invece di essere riportato su Asgard e imprigionato. Anche se io riporto le pietre al loro posto e cancello le linee temporali che hanno creato, esisterà comunque una linea modificata da Loki. Nessuno ne vuole parlare, ma è un problema bello grosso.”

“E perché devi essere proprio tu a fartene carico?” obiettò Bucky, più bruscamente di quanto avrebbe voluto. “Non puoi risolvere sempre i problemi di tutti. Loki è il fratello di Thor, che ci pensi lui ad andare a ripescarlo, magari così butterà giù un po’ di pancia!”

Suo malgrado, a Steve scappò una risatina.

“Sì, hai ragione tu, Buck, ma non stavo pensando di mettermi a cercare Loki per tutti gli universi possibili e immaginabili, era un’altra la domanda che mi stavo facendo” replicò il Capitano. “Il Dottor Strange ha insistito molto sul fatto che nessuno di noi, per nessun motivo, deve anche solo pensare di tornare indietro nel tempo per cercare di salvare Natasha o Tony. Ha detto che questo provocherebbe un paradosso temporale che porterebbe al collasso dell’intero universo. Ha sicuramente ragione, ma allora perché non sta già succedendo? Loki ha cambiato il suo futuro e probabilmente quello di Thor e di tutta Asgard, per non parlare di quello che potrebbe combinare se decidesse di allearsi nuovamente con il Thanos del 2012… questo non è forse un paradosso temporale ancora più estremo? L’universo dovrebbe essere collassato da un pezzo!”

Gli occhi di Bucky, puntati su Steve, divennero due fessure.

“Stai dicendo che, secondo te, Strange ha mentito?” chiese.

La domanda era stata aggressiva e irruente come un colpo di mitraglia.

“Ma… no, certo che no” rispose Steve, a disagio. “Perché avrebbe dovuto farlo, davanti a tutti, poi?”

“Forse per evitare che qualcuno come te potesse farsi venire idee sbagliate” ribatté Bucky. “Vuoi forse farmi credere che non hai pensato a un piano per tornare indietro e salvare Stark o Natasha? E magari anche Banner, Barton e qualcun altro ci hanno pensato, non credi?”

Esasperato e stanco, Steve si alzò da tavola.

“Insomma, Buck, cosa vuoi che ti risponda? Mi stai facendo il terzo grado come se fossi ancora il Soldato d’Inverno! Speravo che avessimo superato questa fase nel nostro rapporto.”

“Lo speravo anch’io, ma tu mi nascondi qualcosa, Steve, e questo non mi piace” tagliò corto Bucky.

Improvvisamente Steve comprese.

Le reazioni di Bucky non erano dettate dalla rabbia o dall’aggressività, ma da un’insicurezza di fondo che il giovane Soldato non era mai riuscito a togliersi di dosso. Ed era vero che, in quel momento, proprio lui stava contribuendo a renderlo ancora più insicuro…

Il Capitano fece il giro del tavolo e andò ad abbracciare stretto il suo compagno, sentendolo rigido tra le sue braccia. Doveva soffrire davvero tanto e non riusciva a trovare il modo di parlarne, ed era solo colpa sua. Lo tenne stretto a sé finché non sentì che la tensione nel corpo di Bucky si scioglieva e che il giovane ricambiava l’abbraccio.

“Io non voglio perderti di nuovo, Steve” mormorò, confessando finalmente il timore che gli avvelenava il cuore da tutto il giorno. “Non voglio che ti imbatta in Loki, non voglio che ti venga in mente di cercare di salvare i tuoi amici, io… io non saprei che farci in questo mondo, se tu non tornassi.”

L’abbraccio si trasformò in un bacio disperato, impetuoso, pieno di desiderio ma anche di angoscia. Le bocche e i corpi si allacciarono come se quello fosse l’unico modo per rassicurarsi a vicenda, per sentire che c’erano ancora e sempre l’uno per l’altro e che niente li avrebbe potuti separare. Dalla cucina i due amanti finirono direttamente in camera da letto, stringendosi spasmodicamente, strappandosi le vesti di dosso con veemenza e impazienza e baciandosi sempre più profondamente. Si ritrovarono sul letto ansimanti, le mani che percorrevano i corpi, le bocche che si cercavano avide e instancabili, fino al congiungimento che li fece sprofondare l’uno nell’altro, perdendo totalmente la cognizione di spazio e tempo e persino la loro identità, come se fossero divenuti un solo essere, indivisibile per l’eternità, fino a raggiungere un’estasi di assoluto piacere.

Quando la bramosia e il bisogno di sentire l’uno la presenza dell’altro furono finalmente soddisfatte, i due restarono ancora allacciati insieme, in un abbraccio questa volta tenero, caldo e confortevole.

“Buck, ricordi la sera in cui ci salutammo, prima che tu partissi per la guerra?” domandò Steve, baciando il compagno sui capelli scompigliati. “Tu volevi rassicurarmi e sembrare sereno, ma io non potevo sapere se saresti tornato sano e salvo, e nemmeno tu.”

“Certo che lo ricordo” rispose il giovane Soldato, “ma che altro avrei potuto dirti? Io volevo che tu fossi al sicuro e che aspettassi il mio ritorno senza fare pazzie, tipo cercare di imbarcarti clandestinamente o che so io.”

“Appunto. Questa è esattamente la stessa situazione” riprese Steve, alzandosi su un gomito e guardando negli occhi il suo compagno. “Io non so cosa potrà accadermi domattina. Devo attraversare il regno quantico e tornare nel passato per rimettere a posto le Gemme dell’Infinito e non è diverso dall’andare a combattere i nazisti nella Seconda Guerra Mondiale. Posso prometterti che sarò prudente, che non cercherò guai, che farò di tutto per tornare da te, ma non posso assicurartelo, esattamente come tu non potevi assicurarmi che saresti tornato sano e salvo dalla guerra. Non so in che cosa potrò imbattermi, è un salto nel vuoto. Lo capisci, vero?”

Bucky non avrebbe voluto, ma doveva capirlo per forza, visto che lui stesso si era comportato così quando aveva scelto di arruolarsi volontario…

“Sì, lo capisco. Ma… Steve” mormorò ancora una volta, stringendo forte a sé il suo Capitano, “ricordati che io sarò lì ad aspettarti, fino alla fine.”

“Ma certo, Bucky!” esclamò Steve, commosso.

E, stretti l’uno all’altro, Steve e Bucky riuscirono finalmente ad addormentarsi, placati e sereni.

La mattina dopo si ritrovarono in un boschetto nei pressi del quartier generale degli Avengers, ormai ridotto a un cumulo di macerie. Ovviamente, in una situazione normale, sarebbe stato quello il luogo da cui avrebbero preparato la spedizione di Steve ma, vista l’impraticabilità del quartier generale, un bosco vicino era parsa la soluzione migliore… caso mai fosse accaduto qualcosa di pericoloso, almeno non ci sarebbero state abitazioni nelle vicinanze.

Oltre a Steve e Bucky, c’erano anche Bruce Banner, che avrebbe azionato il dispositivo per far entrare il Capitano nel tunnel temporale, Sam Wilson e, a sorpresa, Pietro Maximoff. Il ragazzo, infatti, era tornato in Sokovia quattro anni prima e poi, dopo lo schiocco di Thanos, era stato uno degli scomparsi. Una volta tornato indietro, aveva per prima cosa cercato di riunirsi alla sorella Wanda e, subito dopo, a Bruce Banner, con cui aveva avuto, cinque anni prima, una specie di storia a distanza. Banner, imbranato e confusionario come sempre, era riuscito a incasinare sia il rapporto con Pietro che quello con Natasha e alla fine si era ritrovato da solo. Pietro, però, dopo aver saputo della morte di Natasha, aveva deciso di restare accanto al suo dottore preferito… per qualsiasi evenienza. Al momento si poteva dire che i due erano buoni amici, ecco. *

Steve rassicurò Banner dicendogli che avrebbe chiuso tutte le linee temporali, poi salutò Pietro e Sam e, infine, si avvicinò a Bucky che era rimasto in disparte ad osservare la scena con uno sguardo triste. Continuava ad avere uno spiacevole presentimento e non riusciva a scacciarlo.

“Non fare stupidaggini fino al mio ritorno” gli disse Steve, con un sorrisetto.

Suo malgrado, anche Bucky si ritrovò a fare un sorriso storto. La sera prima Steve aveva sottolineato quanto la loro situazione attuale rispecchiasse quella di tanti anni prima, quando era stato Bucky a partire per una guerra da cui non sapeva se sarebbe tornato, e adesso il Capitano salutava il suo compagno con la stessa battuta usata allora da lui.

“Non potrei” rispose Bucky, stando al gioco. “Porti via tutta la stupidità con te.”

Eppure, per qualche strano motivo, Bucky sentì un dolore straziante lacerargli l’animo mentre pronunciava quelle parole. Il presentimento negativo lo torturava, più forte di prima, e non era d’aiuto pensare che, in fin dei conti, quelle battute e quel saluto non avevano portato molta fortuna a nessuno dei due, negli anni Quaranta.

C’era proprio bisogno di ripeterle?

“Steve, sii prudente e… io ti aspetto. Ti aspetto qui” mormorò Bucky. Si sentiva piuttosto patetico, ma non era riuscito a trattenersi. Steve lo abbracciò forte, commosso.

“Andrà tutto bene, Buck” promise, prima di intraprendere il suo viaggio nel regno quantico.

Banner, Pietro, Sam e Bucky lo videro sparire sotto i loro occhi.

“Quanto ci metterà?” domandò Pietro, osservando curioso gli strani marchingegni utilizzati da Banner.

“Dipende. Per lui tutto il tempo necessario a rimettere le Gemme nel posto esatto in cui si trovavano” rispose Bruce. “Per noi, invece, più o meno cinque secondi.”

Ma, quando Banner fece il conto alla rovescia, Steve non riapparve.

“Dov’è?” domandò subito Sam, agitandosi.

“Beh, dovrebbe essere qui” replicò Banner, continuando a premere pulsanti e a maneggiare il dispositivo di avviamento, anche lui piuttosto preoccupato.

“Non è che hai fatto un casino e che il povero Cap è finito ai tempi della Rivoluzione Francese o della Regina Elisabetta, eh, Doc?” fece Pietro, scherzando per alleggerire l’atmosfera… ma anche lui non si sentiva affatto tranquillo.

“Riportalo indietro! Riportalo subito indietro!” esclamò Sam, che si stava seriamente innervosendo.

“Ci sto provando…” protestò Banner.

Nessuno fece caso a Bucky che, con lo sguardo sempre più triste e rassegnato e le lacrime agli occhi, si stava lentamente allontanando dal piccolo gruppo degli amici.

Qualcosa era andato storto, se lo sentiva.

Non avrebbe mai più rivisto Steve.

Ma Bucky non poteva vivere senza il suo Capitano, non aveva alcuna ragione per andare avanti senza di lui…

Fine capitolo secondo

 

* Tutta la vicenda di Pietro Maximoff e la sua storia con Banner sono di mia invenzione, ovviamente. Come io abbia salvato Pietro dalla morte e come lo abbia fatto avvicinare a Bruce è raccontato in una mia vecchia fanfiction del 2015, Crash! Boom! Bang!.

 

 

   
 
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