Film > The Avengers
Segui la storia  |       
Autore: Abby_da_Edoras    16/05/2020    5 recensioni
Con questa minilong in quattro capitoli proseguo la mia personale risoluzione di quello che non mi è piaciuto in Avengers: Endgame e questa è il seguito naturale della mia precedente minilong "Of Jupiter and moons". Steve deve riportare le Gemme dell'Infinito nel loro spazio e tempo originario per chiudere le linee temporali e Bucky è molto preoccupato perché teme che Steve possa tentare di cambiare il passato per salvare Tony e Natasha. Il Dottor Strange è molto chiaro su cosa è possibile e cosa non è possibile fare tornando indietro nel tempo, ma sarà ascoltato? Cosa sceglierà di fare Steve?
Pairing: SteveXBucky
Ringrazio in modo particolare Aliseia, Lilyy e Ciuffettina per l'affetto e il sostegno che danno alle mie storie sugli Avengers e Nuel che mi ha fatto venire la voglia di riprendere a scrivere su questi personaggi! Grazie! ❤
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni non appartengono a me, bensì a autori, registi e produttori del MCU.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bruce Banner/Hulk, Doctor Stephen Strange, James ’Bucky’ Barnes, Pietro Maximoff/Quicksilver, Steve Rogers/Captain America
Note: AU, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Legends never die'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo terzo

 

Do you enjoy it? (Yes I do)
Fighting fire and gravity
It's painful to see

So why
Would you set to self-destruct?
Aim to annihilate
You are burning
You are burning…

(“Burning bridges” – Delain)

 

Bucky non sapeva dove stesse andando, sapeva solo che qualcosa era andato storto, o forse che Steve stesso aveva scelto di non tornare indietro per salvare Natasha o Tony o chissà per quale altra ragione, e lui voleva solo andarsene da quel boschetto, allontanarsi il più possibile dagli altri Avengers e da quel mondo a cui, ormai, non apparteneva più.

Ma, prima che potesse uscire dalla cerchia degli alberi, si ritrovò davanti Stephen Strange che, a braccia incrociate, lo fissava in silenzio.

“Ecco, in effetti ci mancavi solo tu” fece, brusco, il giovane. “Tu sai dov’è Steve, vero? Anzi, magari lo sapevi fin da prima che partisse, solo che ti sei ben guardato dal riferirlo.”

“Sai bene che non posso rivelare niente di ciò che so, altrimenti non si avvererà” rispose calmo lo stregone.

“E con un bel risultato davvero!” reagì Bucky, esasperato. “Magari, se avessi detto qualcosa, Steve sarebbe tornato indietro!”

“Io ho detto al Capitano tutto ciò che doveva sapere” replicò enigmatico Strange.

Quel suo modo di fare zen faceva venire a Bucky una gran voglia di assestargli un pugno in faccia, non avrebbe risolto niente ma si sarebbe sentito già meglio.

“Volevo essere qui per vedere con i miei occhi quale sarebbe stata la scelta di Rogers, una volta entrato nel regno quantico” continuò il Dottor Strange, senza badare alla più che evidente rabbia di Bucky.

“E da qui la vedi, la scelta di Rogers?” ribatté caustico Barnes, con il tono di chi avrebbe voluto dire La vedi la vastità del cazzo che me ne frega delle tue frasi sagge e dei tuoi enigmi?

“Il Capitano aveva alcune scelte a disposizione” continuò Strange, ignorando il sarcasmo del suo interlocutore. “Avrebbe potuto tentare di tornare indietro nel tempo per salvare i suoi amici, dopo aver rimesso al loro posto tutte le Gemme dell’Infinito. Ma, vedi, se avesse fatto questa scelta, magari sacrificando la vita in cambio di quella di Stark o della Romanoff, adesso noi non saremmo qui, l’unico scenario di vittoria possibile sarebbe stato distrutto e Thanos avrebbe eliminato l’umanità.”

“Bene, dunque, visto che siamo ancora tutti vivi e Thanos non è più tra noi, possiamo arguire che Steve non ha fatto quelle scelte” commentò Bucky.

“Esattamente” replicò lo stregone, scegliendo di ignorare le provocazioni del giovane. “Però c’era anche un’altra scelta che Rogers avrebbe potuto fare…”

“Insomma, la vuoi smettere di parlare per enigmi e dirmi una buona volta quale stramaledetta scelta ha fatto Steve?” esclamò Bucky, avendo ormai esaurito ogni scorta di pazienza.

“Come auspicavo, Rogers ha fatto la scelta giusta” concluse Strange, “perché, se avesse optato per la possibilità che avevo intravisto io, tu ora non saresti qui davanti a me e forse non ci sarebbero nemmeno gli altri Avengers.”

“Io non ci sto capendo più niente!” sbottò il giovane. “Si può sapere di che possibilità stai parlando? Che cosa ha scelto Steve e che cosa non avrebbe dovuto scegliere? E, cosa molto più importante, dove accidenti è adesso?”

“Esattamente dietro di te, Buck” rispose Steve in persona, mentre Strange guardava entrambi con un sorriso compiaciuto. Ancora una volta gli Avengers non lo avevano deluso e avevano compiuto la scelta che avrebbe preservato l’umanità.

“Steve…” mormorò Bucky, totalmente annichilito. Fino a quel momento erano state l’adrenalina e la rabbia disperata a impedirgli di crollare ma adesso, trovandosi davanti il suo Capitano, tutte le forze parvero dissiparsi. Non aveva più energia per fare domande, per rimproverare Steve, per chiedergli perché ci avesse messo tanto a tornare…

“Sono qui, Buck, non preoccuparti più, va tutto bene, te l’avevo detto che sarebbe andato tutto bene” gli disse Steve, abbracciandolo e stringendolo forte a sé come se, in effetti, fossero passati secoli dall’ultima volta in cui l’aveva visto. E, chissà, forse per Steve era stato proprio così.

I due rimasero abbracciati per un tempo infinito, mentre Strange, che aveva compiuto ancora una volta il suo dovere, era misteriosamente sparito.

Poco lontano, Banner e Pietro stavano rimettendo a posto i macchinari che erano serviti per il viaggio nel regno quantico.

“Insomma, Sam, potresti anche darci una mano, no?” lo chiamò Pietro.

“Veramente io… volevo andare a chiedere a Steve come mai ci avesse messo tanto” rispose Sam, ancora turbato per il ritardo del Capitano nel ritornare al presente.

“C’è un sacco di roba da riportare al furgone e due braccia in più ci farebbero comodo” insisté Pietro.

“Scherzi, vero? Quell’omone verde potrebbe fare anche tutto da solo, non avete bisogno di me” ribatté Sam, ancora poco convinto.

“Sam, forse non hai capito” intervenne Bruce, paziente. “Quello che Pietro voleva dirti è che quei due vogliono stare da soli, hanno tante cose da dirsi e tu potrai chiedere a Steve quello che vorrai… solo, in un altro momento.”

“Ben detto, Doc!” approvò Pietro, con un’amichevole pacca sulla spalla e uno sguardo ammirato che diceva molto di più. “Accidenti, da quando sei diventato così esperto di certe cose? Forse ti ha fatto bene riunirti a Hulk, mi sa che lui è più sveglio di te in questi casi.”

Fu molto strano vedere il faccione verde del buon dottor Banner assumere una strana tonalità rossa… e Sam si decise a dar retta agli amici e ad aiutarli, lasciando in pace Steve e Bucky.

Rimasti soli, i due si staccarono lentamente l’uno dall’altro. Nonostante quel lungo momento di intensità, rimanevano ancora cose non dette, dubbi, esitazioni, segreti non svelati.

“Torniamo a casa, Buck” disse Steve, circondando le spalle del compagno con un braccio.

Camminarono per un po’ in silenzio, sempre in un’atmosfera carica di tensione.

“Perché ci hai messo così tanto, Steve? Banner aveva detto che ci sarebbero voluti cinque secondi o poco più, ma sono trascorsi minuti” domandò alla fine Bucky, incapace di trattenersi oltre.

Steve sospirò. Avrebbe voluto che quella domanda non arrivasse mai, o perlomeno che Bucky aspettasse di essere giunti a casa per fargliela, ma sapeva che era inevitabile. Lui non era stato completamente sincero con il suo compagno e adesso gli doveva una spiegazione. Anzi, più di una, a dirla tutta.

Salirono in auto e fu Steve a mettersi alla guida, consapevole che, con ciò che aveva da raccontare, era meglio che non fosse Bucky a guidare…

“Ho perso più tempo del previsto principalmente perché… beh, perché ho cercato di convincere Teschio Rosso a ridare la vita a Natasha in cambio della Gemma dell’Anima” iniziò a dire.

Bucky lo fissò torvo.

“Mi prendi in giro? Non avevi detto che avresti evitato di fare stupidaggini simili? E poi che accidenti c’entra Teschio Rosso in questa faccenda? Mi vorresti far credere che la Gemma dell’Anima è gestita dall’Hydra?” sbottò, infastidito dal fatto che Steve volesse inventarsi una storia assurda per giustificare la sua incoscienza.

“Ti giuro che è così. Non c’entra niente l’Hydra e non ho idea del motivo per cui sia proprio Teschio Rosso a custodire quella Gemma, forse è apparso così a me perché è stato il nostro nemico durante la guerra, non lo so. Quello che so è che ho cercato di contrattare con lui, spiegandogli che, visto che avevo restituito la Gemma, il sacrificio di Natasha non era più indispensabile” replicò Steve. “Lui, però, ha rifiutato, affermando che il sacrificio era già stato offerto e che è irreversibile. Natasha è morta e non ho potuto riportarla indietro.”

“Oh, beh, immagino che, anche se non fosse stato vero, Teschio Rosso ti avrebbe detto così tanto per non darti soddisfazione” commentò caustico Bucky. Era ancora arrabbiato perché Steve aveva rischiato veramente la sua vita per salvare la Romanoff, proprio come aveva temuto lui.

“Te l’ho detto, quell’entità era solo il custode della Gemma dell’Anima ed è anche possibile che sia io ad averlo visto come Teschio Rosso. Non era veramente lui” ripeté Steve.

“Comunque sia, hai fatto proprio quello che sia io sia il Dottor Strange ti avevamo detto più volte di non fare: hai messo a repentaglio la tua vita per salvare quella di un’amica” riprese Bucky. “Chissà, magari ti sarai anche offerto di prendere il suo posto… ci scommetto!”

“Bucky, io non mento mai e spero che, dopo tutti questi anni insieme, tu lo abbia capito” reagì Steve. La sfiducia del compagno lo addolorava, soprattutto perché si rendeva conto che, in parte, se l’era anche meritata. “Non ho assolutamente pensato a questo, sapevo bene che se avessi dato la mia vita in cambio di quella di Natasha avrei potuto causare un disastro, che il presente sarebbe cambiato e che Thanos avrebbe vinto.”

Nel frattempo erano arrivati nei pressi del loro appartamento di Brooklyn.

“Ah, bene, dunque hai scelto di non sacrificarti per Natasha solo per salvare l’universo” esclamò Bucky. “Grazie tante, mi fa piacere sapere che non hai pensato a come ci sarei rimasto io nemmeno per un istante!”

Mentre Steve ancora parcheggiava l’auto, Bucky scese dal veicolo e sbatté la portiera, incamminandosi poi verso l’appartamento.

“Buck, aspetta, no, non è stato solo per quello… Vuoi aspettarmi, dannazione? Prima mi chiedi di spiegarti e poi non mi ascolti” disse Steve, scendendo anche lui dall’auto e inseguendo il compagno.

Per fortuna, almeno questa volta, Bucky aspettò di essere entrato in casa e di aver chiuso la porta prima di esplodere.

“Mi sembra di aver già ascoltato abbastanza, no? Tu avresti fatto tranquillamente l’eroe della situazione senza pensare a chi ti stava aspettando nel presente” lo aggredì, “e se non l’hai fatto è stato solo perché Strange ti aveva spiegato che avresti creato il caos invece di salvare il mondo!”

Steve era stanco, non solo fisicamente ma anche mentalmente. Il viaggio nel regno quantico era stato più difficile del previsto e lui aveva dovuto prendere in fretta decisioni importantissime, adesso non se la sentiva proprio di affrontare anche una discussione animata con Bucky.

Afferrò il giovane per le spalle e lo guardò bene in faccia.

“Ascoltami bene una volta per tutte: io non sono andato indietro nel tempo per fare l’eroe, come dici tu, ma solo per rimettere a posto le Gemme dell’Infinito e sistemare le cose una volta per tutte” gli disse. “Ho cercato di ottenere la vita di Natasha solo perché ho visto l’occasione per farlo, tutto qui, ma non ho pensato di sacrificarmi per lei o cose del genere. E non è stato solo per quello che ha detto Strange! Cristo, Buck, se solo sapessi che sono tornato indietro esclusivamente per te, perché non volevo lasciarti…”

Davanti agli occhi sbarrati di Bucky, Steve comprese che non era quello il modo migliore di affrontare quell’argomento così spinoso.

“Che cosa stai dicendo, Steve? Avevi deciso di non tornare indietro? E perché?” domandò il giovane, ma tutta la sua bellicosità si era spenta. Le domande che aveva rivolto a Steve non erano più rabbiose e aggressive, stile interrogatorio del Soldato d’Inverno, erano piuttosto richieste d’aiuto. Con quelle domande era come se Bucky avesse chiesto a Steve Perché non volevi tornare da me?

“Bucky, siediti, ti spiegherò tutto, ma ci vorrà un po’ e quindi…”

“Non voglio sedermi! Voglio sapere!” lo interruppe Barnes, ancora una volta il suo tono era più disperato che aggressivo e pareva farsi forza per non piangere.

Tra tutte le angosce e preoccupazioni che aveva avuto durante il viaggio di Steve nel regno quantico, non aveva proprio contemplato quella: la possibilità che fosse lo stesso Steve a non voler tornare. Steve aveva consapevolmente pensato di non tornare da lui e di lasciarlo da solo in quel mondo che gli era ancora così estraneo.

“Come vuoi, però io mi siedo” disse Steve, mettendosi comodo sul divano. Era chiaro che sarebbe stato un lungo discorso e che, nonostante fosse quasi ora di pranzo, per quel giorno di mangiare non se ne sarebbe neanche parlato.

Rassegnato, Bucky si sedette di fronte a lui.

“Allora, spiegami, avanti” ripeté. “Perché non volevi tornare?”

Lo sguardo di Steve si fece malinconico, lontano.

“Dopo aver rimesso a posto tutte le Gemme e aver avuto la certezza che non sarei riuscito a riportare indietro Natasha, ho avuto un pensiero, un pensiero che per un lungo momento mi ha tentato” raccontò a bassa voce. “Avrei potuto non dirti niente e tenermelo per me, ma ritengo sia giusto che tu lo sappia… anche se non avrei voluto che lo sapessi così. Ad ogni modo, ho sentito ancora più forte la consapevolezza che due delle persone a cui ero più legato nel presente, Tony e Natasha, erano morte e che non le avrei riviste mai più.”

E io? avrebbe voluto obiettare Bucky, ma si trattenne.

“Ho sentito che, ancora una volta, avevo fallito. Sai come la penso su questo punto, no? Sono stato Captain America per anni, ma non sono mai riuscito a salvare le persone che amavo. Sono stato un eroe per gli altri, eppure ho sempre perduto i miei cari” continuò Steve, in tono amaro. “Ho avuto per un lungo istante la sensazione che tutta la mia esistenza fosse stata una sconfitta, che non ero degno del mio ruolo, che forse avrei fatto meglio a… a tornare al luogo e al tempo al quale appartenevo veramente, senza più velleità di fare l’eroe, come dici tu.”

“Cosa vorresti dire? A quale tempo e luogo apparterresti?” domandò Bucky, ma la sua voce si udì appena. Non voleva ascoltare la risposta, non voleva sentire quale fosse quel tempo e quel luogo perché, in qualche modo, temeva di saperlo già.

“Ho avuto la tentazione di usare l’ultima fialetta di particelle Pym per tornare nel 1948, ritrovare Peggy, sposarla e avere una vita e una famiglia normale insieme a lei” fu la risposta del Capitano.

Quelle parole sembrarono calare sul cuore di Bucky come altrettante palate di terra su una bara.

Fine capitolo terzo

 

 

 

 

 

 

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: Abby_da_Edoras