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Autore: Aqua Keta    09/05/2020    8 recensioni
Forse il destino è già scritto ma con ostinazione e coraggio lo si può cambiare e tornare a vita nuova. Esiste un tempo per soffrire ma esiste anche un tempo per la ricompensa della gioia
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Lo sparo risuonò nella stanza facendo tintinnare il lampadario.
Una nuvola di piume si levò in aria.
Un foro non perfetto, una bruciatura sbavata nel cuscino.
Girodelle indietreggiò come spaventato urtando il comò alle sue spalle.
La bottiglietta vuota di laudano cadde a terra frantumandosi in mille pezzetti di vetro.
Cecile rimase con lo sguardo fisso sul pavimento per una frazione di secondi poi con un gesto d’ira lo scostò per vedere sul mobile.
Polvere d’oppio!
“Victor!”- gridò sconvolta.
Lui rivolse gli occhi verso il letto.
Il vuoto.
Piume fra le lenzuola bianche spiegazzate e al centro una chiazza…una macchia …il suo tormento, il suo peccato….la sua follia.
Niente di più.
“Oscar…”- mormorò come risvegliandosi da un intenso torpore.
La sorella paralizzata da paura e incredulità.
Victor si accostò al letto tremante. Il nulla.
Afferrò le lenzuola stringendole rabbiosamente.
“NO!...non può essere! Lei era qui! Io l’ho posseduta…lei…lei ha pronunciato il mio nome…ho udito i suoi gemiti…l’ho sentita godere…non può essere!”- strappò le lenzuola dal letto –“NOOO!”
Lei immobile incapace di pensare, di immaginare cos’altro potesse accadere in quel preciso momento. Tentò di avvicinarsi a lui.
Fu questione di un attimo.
Victor si voltò di scatto afferrando la seconda pistola sul comò.
La canna alla tempia.
Esplose un colpo.
Il sangue schizzò violentemente sul volto di Cecile.
Sbattè ripetutamente le palpebre indietreggiando con le mani quasi a difesa. La bocca spalancata.
Il corpo ricadde a terra.
Tentò di pulire gli occhi. Volse i palmi.
Rimase a fissare esterrefatta quelle macchie scarlatte.
Poi realizzò.
“Noooooo!”- gridò gettandosi su di lui – “Nooo Victor, ti prego…nooooo!”
Le grida a bruciarle la gola dalla disperazione.
Sopraggiunse uno dei servitori, l’unico rimasto in una serata di libertà per tutti i domestici.
Bloccato, sulla porta, come pietrificato per la scena.
Si fece coraggio e chinatosi su Cecile –“Madame…madame!”
 
 
Anche quella notte fece fatica a riposare.
Le parole di Emilie lo tormentarono fino le prime ore del mattino –“…aveva paura…quelle non erano le tue mani….è troppo l’amore che ha nel cuore solo per te….trova Oscar e il vostro bambino.!”
Se veramente fosse stata colpa di Girodelle l’avrebbe pagata cara!
Sedette sul letto.
Con Mornay tutto era chiarito.
Anche lui ora era suo ospite…se così si poteva definire.
“Potrai restare fino quando vorrai. Considera questa casa come fosse tua….e quando troverai Oscar…se vorrai…anzi, vorrete…be, ne sarei immensamente felice”.
Ma la loro casa sarebbe dovuta essere la dependance. Oscar con Rosalie e Beatrice ci avevano messo il cuore.
Così soddisfatta ed entusiasta quando gliel’aveva mostrata.
Avevano fatto l’amore in quello che sarebbe stato il loro nido.
I suoi pensieri furono interrotti dall’improvviso bussare alla porta.
“Buongiorno signore. Vi  ho portato la colazione.”- Pauline una delle lavoranti di Vincent.
“Grazie mille…puoi appoggiare sul tavolo”- strofinandosi gli occhi.
“Mornay vi aspetta appena avete terminato”
Annuì versandosi il caffè.
La donna uscì.
La giornata si presentava forse come risolutiva.
Infilò gli stivali e indossò la giacca.
Nantes li attendeva.
 
La folla crebbe inveendo verbalmente contro “l’Austriaca” e maledicendola.
Una parte dei dimostranti si ammassò sotto le finestre del re mentre l’altra riuscì ad introdursi salendo per la scalinata della regina.
Prima una, poi una seconda guardia della scorta vennero massacrate trafitte dalle lance e la strada per l’appartamento della regina fu libera.
Un grido improvviso – “Salvate la Regina!!”
Il re prese il figlio tra le braccia e attraversò a passo spedito quel groviglio di corridoi segreti per raggiungere la consorte.
Un fuggi fuggi generale. Maria Antonietta indossò velocemente qualcosa e si precipitò per una scalinata interna verso la camera della piccola Maria Teresa – “Vieni amore mio!”
Pochissimi minuti e raggiunse Luigi XVI nella Sala del Consiglio.
Qualche fidato ed una manciata di guardie della scorta. Tutto quello che restava.
“Mammina…ho fame!”- il piccolo Delfino aggrappato alla sorellina.
“Amore mio…pazienta un po’….appena sarà possibile la mamma ti farà portare latte e biscotti…un po’ di pazienza amore, solo un pochino…”- le lacrime agli occhi mentre Marie Teresa iniziò a lamentarsi stanca della situazione.
Il re provò a consultarsi con i ministri quando La Fayette udendo il clamore della folla si rivolse al sovrano.
“Vi prego….affacciatevi…forse la rabbia si placherà”.
Uno sguardo di terrore fra Luigi e Maria Antonietta.
Quest’ultima prese in braccio il piccolo Delfino e per mano la figlia.
Un respiro profondo. I sovrani si affacciarono.
“Lunga vita al Re!” – si udì dopo un lungo silenzio.
La Fayette cercò di rassicurare la folla che sarebbero stati presi provvedimenti per migliorare le condizioni di vita della popolazione e garantito il pane permettendo così ai sovrani di rientrare.
Ma improvvisamente : “Vogliamo la Regina!”
“Si, fuori la Regina! Che si affacci da sola se ha il coraggio!”
“Che venga sul balcone l’Austriaca!!!”
Il respiro le si bloccò in gola.
“Maestà…vi prego, non fatelo….non fatelo!”- qualcuno la supplicò.
Afferrò per mano i figli, testa alta e fiera e si diresse verso il balcone.
“Perché i bambini? Non avete il coraggio di uscire da sola?”- una voce tra la folla.
“Si, che abbia il coraggio di affacciarsi sola….non vogliamo i bambini”
Maria Antonietta lasciò teneramente che facessero rientro nella stanza.
Sola.
Al centro di quel balcone, sola. Gli occhi del popolo puntati su di lei. La rabbia, gli insulti, le grida.
Ed ecco.
Incrociate le mani sul petto, un profondo inchino.
Il silenzio totale.
Quel gesto così composto e nel suo infinito dolore pieno di dignità.
La folla quasi intimidita si unì in un unico grido –“A Parigi! Lunga vita alla Regina!”
Pierre afferrò per un braccio Alain – “Vogliono che i sovrani vadano a Le Tuileries….vedrai…li condurranno là!”
“Ma che dici!!”- si volse fradicio.
“Vedrai se mi sbaglio!”
Girò le spalle al compagno e si allontanò.
“Dove vai Alain?”
“Sono stufo di stare qui in mezzo, inzuppato d’acqua e al freddo….me ne torno a casa. Mi interessa di più che le ragazze siano al sicuro!”- allungando velocemente il passo – “Tu se vuoi resta pure..!”
Cercò di farsi strada tra la gente ancora ammassata nel cortile sotto quel balcone.
La pioggia battente, incessante.
 
 
La porta accostata.
Mornay spinse l’uscio lentamente.
Nessun servitore ad accoglierli.
Qualcosa non quadrava.
Salirono le scale nel silenzio più totale.
“Cecile!”- chiamò Andrè.
Nessuno. Possibile?
Attraversarono l’entrata quasi in punta di piedi.
Ed ecco in un angolo, seduto appoggiato al muro un inserviente con la testa tra le mani.
Poi un suono…flebile…quasi un lamento continuo.
Si diressero verso la stanza da dove proveniva quella voce sottile.
Andrè fu il primo ad entrare.
Una scena raccapricciante.
Cecile giaceva in ginocchio. Mani sporche e volto schizzato di sangue.
Il viso stravolto. Gli occhi fissi sul corpo del fratello stretto tra le braccia…dondolandosi avanti e indietro quasi a cullarlo e quel nome mormorato tra le lacrime all’infinito –“Victor….Victor….Victor…”
La vestaglia in parte sfilata a lasciar intravveder il corpo nudo esanime.
Il rosso vermiglio fra i capelli di Girodelle colare sull’abito della donna fino a formare una pozza sul pavimento.
Vincent fissò il letto. Il foro nel cuscino, le piume sparse tra le lenzuola, quei pezzetti di vetro a terra, la polvere d’oppio sul comò.
Sopraggiunsero alcuni dei domestici di ritorno al lavoro dopo un giorno di pausa accompagnati da alcune guardie allarmate dal vicinato.
Mornay si chinò sulla donna -“Andrè aiutami”- provò ad allontanare Cecile dal corpo di Victor.
“Nooo!”- trattenendolo a sé –“Victor…Victor!”- un urlo straziante.
“Cecile, vi prego, lasciatelo!”- Vincent tentò di dissuaderla.
“Victor perché l’hai fatto….Victor…!”
Intervennero un paio di guardie spostando il cadavere.
“Cos’è successo?”- un militare ai due.
“Al nostro arrivo la tragedia era già avvenuta”- Andrè quasi senza parole.
I domestici in lacrime.
“Ci pensiamo noi!”- continuò quella guardia.
“E la donna?”
“Non preoccupatevi. Sono vostri familiari?”
“No”- rispose Andrè.
“Bene”- sollevarono Cecile per le braccia mentre altri avvolsero momentaneamente il corpo di Girodelle in un lenzuolo.
“Portatelo fuori”- ordinò quello che sembrava di grado superiore.
Poi rivolgendosi ai due –“Se non siete parenti perché siete qui?...ma …ma lei è Mornay!”
“Dovevamo recarci a Nantes con la sorella del suicida”- chiarì.
“Come posso credervi?”
“…loro…loro sono arrivati dopo…”- il domestico seduto a terra.
“Che cos’è successo?”- domandò il militare.
“Urlava con la sorella…si è sparato!”
La guardia fissò Andrè e Vincent – “D’accordo. Potete andare!”- e rientrò nella stanza.
Mornay si piegò sul giovane –“Sapete dov’è stato tutto il giorno il Conte?....al comando non si è fatto vedere. Per caso è venuto qui con una donna?”
“No”- rispose continuando a stringere la testa tra le mani –“E’ andato a Saint-Renan….”
Andrè aggrottò la fronte – “ A Saint-Renan?”
Il giovane sollevò appena lo sguardo –“Signore….io non dovrei dirvi certe cose….sono personali….non posso…”
“Il vostro padrone è morto….cosa volete farvene dei segreti!”- voleva sapere…dovevano riuscire a capire cos’avesse fatto…se fosse stato solo…se Oscar…
“Ultimamente vi si recava spesso ..”- con le lacrime agli occhi –“Non poteva frequentare il bordello di Brest, ne andava del suo nome…del suo onore...là nessuno lo conosceva”
“Non credo sia solo questo….tu sai molto di più!”- incalzò Vincent.
“…c’è un luogo….”- tentennante – “…un posto dove tra le prostitute si assume oppio….lo si può fumare…io…io non so altro…non ci sono mai stato….il padrone me lo raccontava quando rientrava stravolto e dovevo aiutarlo a cambiarsi e mettersi a letto…..non era in grado di reggersi in piedi….delirava….”
“Quanto doveva soffrire”- pensò Andrè.
“…mi raccontò di una donna…bionda….bellissima….”
“Oscar!”- sbarrò gli occhi ascoltando quelle parole.
“…diceva di non essere ricambiato ma di aver trovato nel bordello una ragazza anch’essa bionda….capelli lunghi….voleva sempre e solo quella….lo appagava …..il mio padrone era solo…terribilmente solo…!”
Udirono abbastanza.
Mornay si girò verso Andrè.
Lo vide sospirare appoggiando una mano al muro –“Siamo al punto di partenza….”
“Avete mai visto qui quella donna di cui tanto vi parlava?”-
“Signore”- rivolgendosi a Vincent – “E’ venuta a cena ma ….il padrone …il padrone ha tentato…ecco….tutto è precipitato… …e lei è fuggita”
Andrè quasi si avvinghiò su di lui afferrandolo per un braccio – “Che cosa le ha fatto? Ditemelo!!”
“Nulla signore…vi giuro nulla….è stata più astuta e se n’è andata…..da allora non l’ho più vista!”
Basta! Non poteva più ascoltare.
Girodelle aveva tentato di fare, forse, del male ad Oscar…usarle violenza….pazzo com’era…!
Si allontanò.
Non c’era più bisogno di restare.
Oscar non c’era. Victor si era ucciso. Cecile sull’orlo della pazzia.
E lui….lui da capo!
Appena furono fuori si appoggiò con la schiena al muro sollevano gli occhi al cielo – “Maledizione!”
“Pensavi veramente fosse stato lui?”- Mornay afferrò per le briglie i due cavalli.
Un lungo sospiro –“No….non poteva…nonostante tutto…no..”
“E allora? Cosa ti turba?”
“Che siamo da capo. Ora veramente non so dove sbattere la testa”- infilò il piede nella staffa.
Una spinta e salì su Alexander.
“Ora non so veramente dove cercare!”- strinse le briglie dalla rabbia.
Abbassò lo sguardo.
Ora tutto sarebbe stato terribilmente difficile.
 
Alain richiuse la porta quasi sbattendola.
Diane e Leah sedute in attesa che rientrasse.
Le guardò – “Che state facendo?”- sfilando gli stivali e scrollandosi l’acqua di dosso.
Un ceffone lo colpì di sorpresa.
Portò una mano alla guancia – “Che diavolo..?”
“Incosciente, stupido, menefreghista….”- gli urlò contro Leah – “Tu…tu volevi farci morire di crepacuore…”- le venne spontaneo alzare la mano per colpirlo di nuovo ma lui la bloccò per il polso.
Le gambe le vennero meno e scivolò a terra in un mare di lacrime.
“Ti rendi conto di quanto tempo siete sati via? E Pierre? Pierre dov’è?” – Diane china sulla giovane.
Si passò una mano fra i capelli bagnati – “…scusate…ecco…non ci siamo resi conto….Pierre è andato al giornale….eravamo sotto il balcone dei sovrani…è stata una scena pazzesca…”
“Che vuoi che mi importi dei sovrani…del balcone….”- Leah si alzò e corse di sopra in camera.
Alain non seppe che dire – “ Ecco…”
“Meglio che non fiati. Togliti quella roba …hai portato tutto il fango in casa. Spostati!”- Diane era furiosa.
Un paio di passi per salire anch’egli a cambiarsi –“Vedi di togliere quello che hai addosso…prima..”
Sfilò camicia e pantaloni e li allungò alla sorella.
“Sei un animale!”- gli strappò gli indumenti dalle mani andandoli a riporre in una grande cesta.
Fece le scale quasi in punta di piedi.
Girò lentamente la maniglia ed entrò nella camera da letto.
Leah stava seduta in un angolo del letto. I gomiti sulle ginocchia, il volto appoggiato alle mani strette in pugni.
Prese un telo dall’armadio e strofinò i capelli.
“Senti….non …non mi sono accorto di tutto il tempo che siamo stati via…qui oramai le cose precipitano giorno dopo giorno…”
“….non ha alcun senso stia qui!”- lo sguardo perso nel vuoto – “…è meglio che torni in Irlanda…”
“Scherzi vero?”
“Non credo di riuscire a sopportare tutto questo..”
Sedette accanto a lei mettendole un braccio attorno alla vita –“Non prenderti gioco di me…smettila di dire sciocchezze”
Quegli occhi verdi, così incredibilmente profondi da perdersi in lei.
Si piegò sulle ginocchia adagiando la testa sulle sue gambe.
“Perdonami, ti prego”
La tentazione fu quella di infilare le dita fra quei capelli corvini e stringere il capo a lei. Si trattenne.
Sollevò lo sguardo.
Il viso rigato dalle lacrime.
Lo prese tra le mani e la baciò teneramente.
“Ho paura Alain…ho paura ti possa capitare qualcosa….ho paura di perderti…..io non …”
“Shhhh…..non dire nulla”- la strinse forte.
Si perse in quell’abbraccio assaporando ogni briciolo di quell’istante.
“Ascolta. Bernard stà rientrando da Londra. Attendiamo solo fino ad allora. Poi ti prometto che ce ne andremo”
“…dove…non abbiamo una meta…dove…?!”- singhiozzando.
“Non preoccuparti. Ricominceremo da capo….mi inventerò qualcosa….ma ti prego. Non dire più di voler andartene”
“Alain…io ho solo te!”
L’accarezzò  tra i capelli. Fece un lungo respiro.
“Leah….io ho poco da offrirti….ma quando tutto questo sarà finito….appena ci sarà un pò di tranquillità ed avremo trovato dove sistemarci…..ecco….”
Spalancò gli occhi –“…cosa vuoi dirmi Alain?”
“…si…insomma….ma tu ed io….”- deglutì.
Lei immobile in attesa.
“….beh…non suonerebbe male Leah de Soissons…”
Un ronzio nelle orecchie…..
“Che cosa…?”
Tacque un istante.
“….mi sposeresti?”- riuscì infine a pronunciare quelle parole.
“Alain….tu non vuoi sposarmi!..smettila di scherzare….sei allergico al matrimonio…..dai smettila”- lo spintonò ridendo – “ Se volevi farmi tornare il buon umore ci sei riuscito!”- aprì l’armadio per prendergli della biancheria asciutta e pulita.
“Tu credi?”- le mani sui fianchi.
“Ma certo. Ami troppo la tua libertà…!”
“Perché allora starei con te?”- si buttò all’indietro sul letto.
Non trovò una risposta. Gli sedette accanto.
Lui la trascinò sul letto sopra di lui.
Scivolando fra le sue gambe sentì quel turgore – “Ti stai rispondendo da solo!”
Rotolò su di lei – “Ne sei certa?”- le catturò le labbra mordicchiandole.
“… è perché….perchè dici di amarmi…”
L’afferrò con infinita tenerezza per il mento –“Per quanto tu possa pensare…io stavo parlando sul serio”
Avvampò leggermente – “Dai…smettila….è forse una maniera diversa dalle altre per convincermi….e sai per cosa..”- continuò a sghignazzare – “….penso di essermi messa con te anche per la tua ilarità….”
Alain si fece serio.
Aggrottò la fronte e la fissò dritta negli occhi – “... non stò scherzando, non mi stò prendendo gioco di te…non sono ubriaco…”
“…io…”- tentennò.
“Allora …facciamo così….”- slacciò i bottoncini del corpetto –“…potresti pensarci..”- le scoprì il seno e ne accarezzò le rotondità – “…nel frattempo …”- la baciò nuovamente –“…dal momento che sono già svestito potremmo vedere di…”
 
Un groviglio di pensieri. Gli eventi avevano preso indubbiamente una piega inaspettata.
La testa fra le mani cercando di dare un senso, di riposizionare ogni tassello….
“E’ peggio di voler attraversare un labirinto al buio”- mormorò.
Strofinò ripetutamente gli occhi.
Cosa fare ora? Soprattutto come agire per riuscire a trovare Oscar?
Sollevando lo sguardo vide entrare Bernard assieme a Rosalie.
“Ehi…..sei tornato!”- allungandogli una mano.
“Bentrovato Andrè”- ricambiò quella stretta.
“Quando sei rientrato?...scusa…ma sono stato preso da tutt’altro…”
“Si, sono al corrente di quello che è successo….anche se non proprio in tutti i particolari”.
Mornay ascoltò in un angolo.
“Non è morta vero?”
“Pensavamo di avere una pista…..si è rivelata un pugno di mosche…in più è morto un uomo”
“Che cosa pensi di fare?”
Sentì un nodo alla gola – “Non lo so…..ma devo trovarla!”
Il Generale richiuse la porta.
“Come stà Madame?”- azzardò Rosalie.
Scosse leggermente la testa.
Incrociò lo sguardo di Andrè.
“Chi può avercela con vostra figlia?”- Vincent si rivolse ad Augustin.
“Oscar ha un gran cuore….non saprei”
“Evidentemente ha pestato i piedi a qualcuno”- intervenne Bernard.
“Indubbiamente…ma quel qualcuno per aver messo in atto un piano del genere deve aver avuto molte persone a sua completa disposizione….e soprattutto o è una mente geniale, o si deve essere avvalso di un terzo maledettamente diabolico”
Quelle parole fecero quasi rabbrividire i presenti.
Il Generale strinse la testa tra le mani – “Questa situazione è decisamente assurda. Mia moglie che lotta tra la vita e la morte, mia figlia che è scomparsa…”
“Madame si rimetterà, ne sono certo”- Bernard volle rincuorarlo – “Per quanto riguarda Oscar credo dovreste prendere in considerazione situazioni anomale nelle quali possa essersi trovata in passato…magari con la stessa o stesse persone…valutare a chi eventualmente possono aver creato problemi le sue scelte…l’aver lasciato i Soldati della Guardia….l’essersi unita a rivoltosi…”
“Concordo con monsieur…”
“Chatelet, Bernard Chatelet, giornalista”
Allungò la mano –“Vincent Mornay”
“Si…certo, so chi siete. Me ne ha parlato mia moglie Rosalie”
“Ho moltissime conoscenze….e non dovrebbe essere difficile avere notizie….conoscere pettegolezzi….saprei come e chi interpellare”
“Potremmo muoverci su fronti diversi. Voi qui, io a Parigi”- lo fissò.
Vincent annuì. Bisogna agire. E in fretta.
“Vi darò ogni appoggio possibile…anche se dovrò mettere comunque al primo posto la situazione di mia moglie”- intervenne il Generale rivolgendosi a Mornay.
“Verrò a Parigi!”
Bernard si volse verso Andrè – “Che cosa?”
“Tornerò a Parigi con voi. Forse….forse anche Pierre…e Alain potranno darci una mano”.
“Penso sia un’ottima idea. Qua me ne occuperò io”- Vincent deciso come sempre.
“Ma non sarebbe meglio tu restassi e la cercassi qui?”- osservò Rosalie.
“Vincent ha molti più agganci…per lui sarà un gioco. Mi muoverò meglio a Parigi….Alain è una volpe…potrò contare sul suo aiuto”.
“Prima ci metteremo in viaggio e meglio sarà. Il tempo è prezioso.”- concluse Bernard.
 
“Venite avanti, venite avanti”- riempì un calice di vino della riserva più pregiata.
“Non vi state entusiasmando un po’ troppo?”
“Siete una mente geniale amico mio!”- brindò sollevando in aria il bicchiere.
“Non sono vostro amico, mettetevelo bene in testa”- il tono sempre pacato.
“Che siate dannato! Ah ah!”- ridendo di gusto – “Ma avete mai pensato che finirete all’inferno per l’eternità?”
“Non mi preoccupo troppo dal momento che sarò in buona compagnia”- rimanendo sempre distante dalla luce.
“Pensatela come volete….”- tossì ripetutamente – “E’ andato tutto secondo i vostri piani.”
“Quando devo svolgere un lavoro esigo la massima precisione…soprattutto con i miei uomini”
Buttò sul tavolo delle sacchette contenenti monete d’oro – “Non ho mai speso meglio il mio denaro”- compiaciuto.
Incurvò leggermente gli angoli della bocca – “ E di lei che ne avete fatto?”
   
 
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