Storie originali > Storico
Segui la storia  |       
Autore: Duncneyforever    09/05/2020    0 recensioni
{Seguito di " Canone inverso - Behind enemy lines "}
Tratto dal testo:
Lui si china verso di me, dolce, fragile quasi, lasciandomi un candido bacio sulla fronte. " Se ti avessi persa, non sarebbero bastate le urla di mia madre, il dolore di mio fratello o il richiamo della patria a dissuadermi dal raggiungerti... "
~
" Questo non devi dirlo mai. " Dopo aver rizzato la schiena, lo rimiro con gli stessi suoi occhi tersi, scossa dal magone. " Perché morirei due volte se scoprissi di aver ucciso te. "
Genere: Drammatico, Guerra, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta, Tematiche delicate | Contesto: Guerre mondiali, Novecento/Dittature
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

 

Non riesco a guardarlo negli occhi per quanta vergogna provo in questo momento. Lui, vedendomi così agitata, mi ha appoggiato la mano sul viso, chiedendomi di cosa si tratti, con la sua solita pacatezza. 

Se solo sapesse cosa gli sto nascondendo, quale dolore mi son portata nel petto fin adesso. E, se con ciò che ho intenzione di confessargli, lo allontanassi da me? Mi crederebbe, se glielo dicessi? È da pazzi! Pazza di sicuro è ciò che penserebbe di me, una volta liberatami da questo fardello. 

Lui si può ancora salvare; non è come gli altri... è stato un uomo con dei principi saldi, fino al giorno in cui è stato costretto ad accantonarli in favore di una causa sbagliata, a cui, però, ha giurato fedeltà assoluta. Questi pochi mesi di servizio presso le SS hanno insozzato il suo onore ed hanno innestato in lui un meccanismo che gli era estraneo, una sregolatezza che non aveva nello sguardo e nel cuore, ferito dall'umiliazione di vedersi ritirare dal fronte, un'esibizione di codardia per lui, che si era sempre spinto in prima linea, contravvenendo ai suoi doveri di ufficiale. 

Eppure ho l'impressione che sarebbe sbagliato interferire con una volontà superiore, oppormi ad un destino già prestabilito. Ho la sensazione di star tradendo tutto ciò in cui credo per il solo fatto d'aver messo in discussione l'operato della Giustizia. Ho anteposto i miei desideri al bene comune... per amore di uomo, di un nazista. 

Cosa ho fatto... 

- Piccola, che hai? - Le sue dita sfiorano una superficie bagnata e scivolosa, che mostra i segni di un martirio interiore. 

- Non posso - blatero, dando voce ai pensieri di una mente interrotta, in lotta con l'organo pulsante su cui lui ha inciso il suo nome. Reiner non tradirà mai il suo Paese per fuggire insieme e, in questo, è meno abbietto di me, che ho sacrificato tutto pur di vedere ancora il suo viso baciato dalle stelle. 

- Hai paura che io ti venga portato via, non è così? - Mortificata dalla gentilezza con cui ha portato alla luce le mie angustie più atroci, taccio, annuendo a testa basta. - Non posso assicurarti niente, anche se vorrei. So che mi vorresti in salvo, piuttosto che in balia degli eventi, ma la mia priorità sei tu. Se la situazione dovesse volgere al peggio, mi assicurerei la tua salvezza; ti affiderei alla mia famiglia, che porterei al sicuro in una residenza di campagna e farei di tutto per raggiungerti. - 

- Reiner tu lo sai, che se la Germania perdesse, non avrebbero pietà di te. - Ammetto, asciugandomi furiosamente le lacrime. - Non torneresti più. - Anche lui si commuove e mi raccoglie da terra, facendomi adagiare il viso sulla sua spalla. 

- Ho prestato un giuramento, non posso infrangerlo. - Statuisce, stringendomi come se fosse l'ultima volta. - Io credo nel nazionalsocialismo. Io sono nazionalsocialista. - 

- Ti uccideranno. - Non trovo il coraggio di ammettere che è esattamente questo che succederà... Deve suonargli come un presentimento o una di quelle predizioni funeste da "uccellaccio del malaugurio", ma non saprei come comunicarglielo altrimenti. - Me lo sento, tutti lo sentono che tu morirai. Nessuno si cura di me, quando danno voce ai loro pensieri... Dicono che la guerra ci dividerà. - In realtà, è la storia che lo dice e il corso degli eventi non tollera sviste... Ma io sia dannata se non metterei a repentaglio la segretezza delle mie conoscenze per lui. - Promettimi che non sarai crudele con loro, così che non possano riconoscerti alcuna colpa se non quella di aver eseguito ordini. Oppure... oppure potresti rifare domanda presso l'Heer, magari... sì, magari riconosceranno di aver bisogno delle tue capacità, che potresti tornargli utile. Tu sei forte e sarò forte anche io; sopporterei il dolore della separazione pur di riaverti con me quando la guerra sarà finita. - Scarto il busto di scatto e lo bacio, tenendogli il viso tra le mani, soffocando l'aura di disfattismo che sarebbe potuta trapelare dalle mie parole. Lui mi guarda fisso, contemplando la pienezza delle mie guance arrossate e gli occhi tremolanti, compatendo il nostro amore sfortunato, che ci sfinisce. 

- Farò come desideri, dove e quando mi sarà possibile accontentarti. Cerca di non pensarci ora, non voglio vederti così. Fammi un sorriso dai, sai che ho la pellaccia dura. - Bacia anche lui le mie labbra, senza l'urgenza e la disperazione col quale avevo caricato il mio. È la sua leggerezza a farmi sorridere, cosa che rallegra entrambi. 

Mi riporta ad Auschwitz, nonostante questo posto non lo volessi nemmeno più sentire nominare. Mi viene mal di testa, male allo stomaco, nelle ossa persino; un malessere generale che si palesa ogni qual volta vi metto piede. 

È ormai sera e, una volta rientrati, incontriamo Rüdiger in cucina, dove ci stava aspettando e dove Reiner si era diretto per prendere qualcosa da mettere sotto i denti. 

- Ma servitevi pure... - prorompe, con il solito tono di scherno. 

- Chiudi quella fogna, Schneider. È la mia promessa e presto lo sarà anche legalmente, non puoi più toccarla. Che non ti venga in mente di raggirarla, come hai già tentato di fare, perché ti sparerò in bocca. - Ribatte, parandosi davanti a me, minaccioso. 

- Oh, che bel brillante - commenta, alludendo all'anello regalatomi da Reiner. - Auguri e figli maschi. Che razza bastarda verrà fuori, concesso che l'Ufficio Centrale della Razza ti permetta di mescolarti con quella... - In sprezzo alle minacce del suo rivale, decide comunque di avvilirmi, auspicando l'arenarsi dei nostri sogni di fronte alla legge. 

- Come osi tu, figlio d'un cane, chiamare illegittimi i nostri figli venturi?! - Ignorando le mie suppliche, si fa avanti, stirando le braccia rigide ai lati del corpo. Rüdiger resta impassibile, il che mi fa temere che stia escogitando qualcos'altro di terribile. Raggiungo Reiner, spaventata da questa possibilità ed invito entrambi a desistere, appellandomi a quel frammento di lucidità e buon senso che il rosso ancora conserva dentro di lui. 

- Vi prego, ponete fine a quest'assurda guerra! La storia e la letteratura ci hanno insegnato che queste scaramucce insignificanti finiscono per essere soffocate nel sangue; basta! Non ne posso più! Vogliamo davvero morire per questa rivalità? Io ne ho già avuto un assaggio... - Rüdiger, avvertendolo come un richiamo all'avvenimento di ieri, si rifiuta di ricambiare il mio sguardo, deviandolo altrove. 

Sono stanca di combatterlo, stanca di questo conflitto che ci sta consumando, che lo ha depredato di ogni forma di umanità e che sta trasformando il mio soldato in un mostro. Al di là di questa villa, i miei amici; i prigionieri che soffrono per la sua malvagità. 

Il rosso sembra voler passare oltre, almeno per oggi, e ci lascia prendere ciò che vogliamo dalla dispensa, non senza avermi afferrato il braccio per una frazione di secondi, come a volermi ricordare che il conto sia ancora in sospeso. Rincorro Reiner, qualche passo più in avanti di me, con l'ansia della fine della tregua ad agitarmi le membra. 

- Reiner, domani devo assolutamente accertarmi della salute di Maxim. - Gli faccio, ricordandomi della promessa fatta ad Ariel. - E vedere Isaac. - Lui si arresta nel mezzo delle scale, voltandosi di tre quarti, interdetto. 

- Perché... perché non impari mai dagli errori del passato? - È immobile, eppure quell'unica pupilla visibile saetta nella mia direzione, rievocandomi l'immagine di uno squalo che, durante una gita alle scuole medie, d'un tratto, si mise a guardarmi oltre il vetro, intimorendomi. 

- Verresti anche tu; qual'è il problema? Ti sei alterato solo dopo che ho menzionato Isaac. - 

- Vi ho visto molto uniti. Troppo uniti. Non andare a comprometterti ulteriormente. Lui è dannoso per la tua vita. - Non ci posso credere che siamo ritornati a questo punto... Mi era sembrato d'esser riuscita ad ammorbidirlo ma, a quanto pare, la mia era una presunzione clamorosa.   

Lo odia e lo odierà sempre, con o senza il mio intervento. 

- C'è altro? - Domanda, certo che abbia omesso qualcosa. 

- Quando ero lì, a Birkenau, si sono avvicinate due donne a me, che mi hanno chiesto dei favori. Una voleva che le rintracciassi il marito, una cosa fattibile... l'altra mi ha chiesto qualcosa di più complesso; mi ha detto che sua figlia è stata stuprata da un tedesco, una guardia e... ecco, me lo ha descritto, sono riuscita ad identificarlo. Si chiama Felix Runge. Ha detto che va avanti da un po', Reiner, era una madre disperata, cosa avrei dovuto fare? - Lui, invece che far roteare gli occhi, inclina tutto il capo verso l'alto, passandosi entrambe le mani sul viso. 

- Tu mi farai diventare pazzo. - 

- Se non mi vuoi aiutare, lo farò da sola. - So di essere dura con lui, ma non tollero le ingiustizie e non riesco a vivere nell'indifferenza, a contrario di molti.  

- Ich habe es nicht gesagt, Scheiß verdammt! / Non ho detto questo, porca troia! - Non è raro sentirlo alzare la voce ma, a questo giro, è diverso... è esasperato. E mi dispiace di non poter fare nulla per impedirlo. 

Andiamo a dormire, sempre nello stesso letto, eppure, in un certo senso, distanti. 

Quando riapro gli occhi, lui mi sta guardando, chinato sulla sedia, con le mani congiunte. Pare riflettere per qualche istante, poi si alza, inginocchiandosi dalla parte del materasso su cui dormo e su cui ora giaccio, sul fianco. 

- Mi vuoi chiedere scusa? - Allungo la mano sui suoi capelli, giocandoci come mi piace fare quando sono ancora umidi. 

- Sei odiosa e saccente e impertinente e... - 

- Mi ami. - Concludo io al posto suo, per tirarla breve. Lui, che all'inizio ne è indispettito, balza sul letto, svettando su di me con la sua mole imponente. - Chi è il gradasso adesso? - Lo rimbecco, mugugnando nel sentir risalire le sue mani sui fianchi, lussureggianti pianure rosee che, stanotte, ha potuto ammirare da lontano; un miraggio, nel deserto arido delle sue convinzioni. 

Nel pomeriggio mi porta alla miniera di carbone, come pattuito, sapendo che vi avrei trovato Maxim...sempre se sia rimasto in vita. 

Vengo pervasa da brividi, immaginando di dover dare una notizia simile ad Ariel. Non potrei sopportare di veder soffrire una delle persone a me più care. 

- Aspetta qui, devo inventarmi una scusa per poterlo prelevare. Ricordi quei prigionieri russi a cui ti avevo accennato? Ecco, è ora di approfittarne. - Non mi entusiasma... Ho assistito all'interrogatorio di Michael, di Samuele prima di lui e non so se Maxim potrebbe reggere alla pressione. Lo rovinerebbe. 

- Non li uccidere, soprattutto di fronte a lui. Ti chiederei anche di non fargli del male, ma so come risponderesti. -  

- Loro non hanno pietà di noi... Ci impalano come animali - statuisce, infatti, rifacendosi a eventi sporadici, ma realmente accaduti. 

- Ti prego solo di non farti prendere dalla frenesia. Non infierire. - Sembra disposto al compromesso e voglio fidarmi. Del resto, sarebbero soldati, come lui... potrebbe capire la loro reticenza. Tollerare, me lo auguro, fino ad un certo punto. 

Mi distendo sul cruscotto incandescente, sopportando la calura pur di appoggiarmici su. 

Due figure il lontananza mi fanno ben sperare; è lui, deve essere lui... 

Sorrido, scartandomi di scatto e precipitandomi fuori, impaziente di vederlo. 

- Maxim! - Il braccio di Reiner frena il mio entusiasmo, impedendomi di abbracciarlo. È vero, è sporco di fuliggine, goccioloni di sudore dovuti alla fatica gli percorrono le tempie annerite, imperlandogli le ciglia. Ma l'odore forte non mi disturba, tanto più dopo ciò che il mio naso ha dovuto fiutare nei pressi delle fosse comuni, né la sporcizia incrostata che nasconde i suoi tratti. È stremato, ma vivo, non ancora deperito. 

- Ariel farà salti di gioia. Parla sempre di te, niente lo renderebbe più felice che saperti in salute. - "In salute" è un'esagerazione bella e buona; Max non presta attenzione alla mia scelta lessicale però; è contento di vedermi, perché sa che porto notizie di suo fratello. 

- Ariel, come sta? - 

- Basta ora, volete forse farvi scoprire? - Ci interrompe Reiner, andando a far chiamare una guardia, un ufficiale. - Vi parlerete a tempo debito. - Quando sopraggiunge il graduato, questi si stava stirando la divisa con le mani e gonfiando il petto per impressionare il suo giovane superiore. A Reiner queste frivolezze non importano, richiede obbedienza cieca, null'altro. Rispetta gli uomini silenziosi, che fanno poche domande, senza dubitare della sua fedeltà verso il Reich. 

È l'unica cosa che non devono temere... Persino io, la sua vita, il suo amore, devo sottostare a quella presenza astratta e opprimente. 

Maxim rientra in miniera; mi viene sottratto, con l'impegno da parte dell'ufficiale di condurlo in un luogo che Reiner stesso gli indicherà, in serata, dopo la fine del turno. Ha disposto che venisse sottoposto alla disinfestazione, prima di averlo indietro. Evidentemente, non vuole che io lo tocchi così com'è. 

- Isaac invece? Non è qui anche lui? - Gli rode il fegato nel sentirlo nominare; si rifiuta categoricamente di darmi ascolto.  

- No, non è qui. Verrà qui domani. - Sputa, esasperato, precludendomi altre informazioni. - Lui non mi è utile; non te lo posso far recapitare come un pacco. Smettila di insistere. - 

- Quel ragazzo è in pericolo, me lo sento. È vessato da tutti, persino dai prigionieri, che lo accusano di essere la " puttana dei nazisti ". Se gli avessero fatto del male? Ti ho pregato di inserirlo nella lista di Buchenwald per potergli dare una possibilità di riscatto. Qui lui è bruciato, non ha il sostegno di nessuno. - Gli spiego, sottacendo i sentimenti puri che a lui mi legano. - Portami a Birkenau e, se proprio il suo viso ti ripugna, lasciami sola a scambiare qualche chiacchiera con lui. Dopo che avrà contestato ad alcune domande, tornerò da te. - 

- Va bene, a queste condizioni. Ti accompagnerò nel settore e dirai di volerlo sentire cantare, stratagemma che hai saputo sfruttare sapientemente in passato, dopodiché ti ritirerai. Io sarò nei dintorni. - 

Forte del suo permesso, mi sono aggirata tra i Blocks, scoccando un'occhiataccia ad uno dei tedeschi che mi aveva sequestrata insieme a Michael, sul cui labbro risalta una spaccatura, forse risalente proprio alla colluttazione con Reiner. È stata un'impresa stanare Isaac ma, alla fine, sono riuscita a trovarlo - ironicamente - in casa di Schneider, dopo che avevo già versato lacrime amare nel credere di essere arrivata troppo tardi. 

Ma chi ce lo aveva condotto? Una curiosità che mi avrebbe portata ad una scoperta sconcertante. 

La porta del ripostiglio, che funge da sistemazione per la servitù, ha cigolato appena, non abbastanza per destare il sospetto nelle due persone che vi avrei trovato all'interno. Il cuore mi scoppiava nel petto per la contentezza d'aver riconosciuto la sua voce, ma nel sentire cosa si stessero dicendo, lui e quell'altra figura nascosta nella penombra, sono raggelata. 

- Non farti venire il sangue amaro per questa faccenda. Non ne vale la pena. - La voce tranquilla e sensuale dell'uomo mi riportano l'ufficiale dagli occhi pervinca, che era stato invitato alla festa di Hoffman e che noi avevamo conosciuto. 

Che cosa significa? Che c'entra lui con Sac? 

- Tu non capisci. Lui l'ha traviata, le ha fatto vedere ciò che gli faceva comodo e se l'è accaparrata lo stesso. Lui, quel mostro, non la merita. - Ingoio un agglomerato di saliva, spaventata da ciò che potrebbe seguire. 

Il mio Reiner, che cosa mi ha tenuto nascosto? 

- Un giorno pagherà per tutto il dolore che ti ha causato. Ancora stento a credere che uno come il comandante, schizzinoso com'è... - 

Mi sento mancare; precipito sulle ginocchia, tappandomi la bocca con tutte le forze per non strillare. Il dolore delle ginocchia che si schiantano a terra, come a volersi frantumare, non è minimamente paragonabile alla voragine sanguinolenta che si è aperta nel mio petto isterilito. 

L'amore mi aveva accecata a tal punto da impedirmi di vedere oltre le apparenze, oltre le giustificazioni che Reiner puntualmente accampava per impedirmi di vederlo. 

Mi sento così stupida, così dannatamente idiota... 

Commetto un’ulteriore violenza contro me stessa, drizzando le orecchie per coglierne qualche altro particolare. 

- Non lo ha fatto per il suo piacere... Lo ha fatto per umiliarmi. - Un ulteriore crimine si aggiunge a quello già terribile che la mia mente non era riuscita a cogliere. Ma questo... questo mi è inaccettabile e non riesco a trattenere i singhiozzi. Mi accascio contro la porta, sentendomi violata nell'intimità dall’uomo che amavo. Sono riuscita a sentire qualcos’altro, qualcosa che riguardava la morte di Yonathan, di cui, evidentemente, Reiner era responsabile, dopodiché la porta si è aperta e mi hanno vista in queste condizioni, con la voce ignara di Reiner in sottofondo, che ora mi pare disgustosamente dolce. Mi copro il viso con le braccia, piangendo come una bambina.

 Il rumore del mio pianto va coprire il suono del cuore ammalato, che emette un gemito strozzato prima di appassire, nella sofferenza, così com’era sbocciato. 

 

 

 

 

Angolo autrice: 

Ero molto combattuta riguardo al postare questo capitolo o meno, ma questa, in fondo, era l’idea originale e mi sono sentita di seguirla lo stesso. 

Nel prossimo capitolo, il legame tra Sara e Reiner si spezzerà... Forse per sempre. 

 

 

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: Duncneyforever