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Autore: Babbo Dark    10/05/2020    3 recensioni
[Omegaverse], [AU Teen Wolf/Mulan], [Omega!Stiles/Alpha!Derek], [tutti vivi], [tutti licantropi].
Stiles Stilinski è un Omega diciottenne il cui sogno principale è quello di rendere onore alla propria famiglia; la sua vita cambia drasticamente quando, a causa dell'invasione dell'esercito delle chimere, suo padre verrà chiamato alla guerra. Nel disperato tentativo di salvare padre e famiglia, Stiles rinuncerà a tutto e con l'aiuto del draghetto Mushu si imbarcherà nella sua impresa più difficile: passare per Alpha e arruolarsi nell'esercito della Contea.
A grande richiesta torna su EFP questa AU che pubblicai tempo fa, ho cercato di rendere onore sia alla precedente fanfiction (che purtroppo è andata perduta) che al Classico Disney; spero di aver fatto un buon lavoro!
Genere: Azione, Comico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski, Theo Raeken
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sterek in Disney... '
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Note iniziali: eccoci qui al penultimo capitolo, infatti manca solamente l’ultimo e l’epilogo; che dire? Già da titolo è possibile intuire cos’accadrà… Ci vediamo nelle note finali!
 
 


Il più raro e il più bello di tutti…
Capitolo Undicesimo: Una vita per una vita…

 



In marcia. Siamo l’ultima speranza per la Contea, imboccheremo il Valico dei Salvatore e ci dirigeremo alla Capitale. Il Sindaco ha bisogno di noi.
 

Erano passate più di quattro ore da quando Derek aveva pronunciato quelle parole e nessuno, da quel momento in poi, aveva osato fiatare; osservare con i propri occhi la desolazione della città fantasma, annusare il tanfo della morte e constatare cos’erano effettivamente in grado di fare le chimere aveva distrutto i loro animi. Nonostante quello che chiunque potesse dire nessuno di loro era un soldato, non si erano mai preparati ad affrontare situazioni simili e, cosa più importante, non sapevano come farlo; erano dei ragazzi strappati a forza dalle loro famiglie e gettati all’interno di un’uniforme troppo grande per loro, costretti a camminare con scarpe che non gli appartenevano buttati malamente in una guerra all’ultimo sangue. L’addestramento aveva forgiato i loro corpi ma non gli animi e anche il miglior soldato non sarebbe mai stato in grado di sopportare una vista simile senza impazzire; in quel momento si sentivano come dei bambini con indosso vestiti da adulti, le mani appesantite da armi letali e il cuore troppo fragile.

Il Valico avrebbe dovuto accoglierli a braccia aperte e invece aveva gettato loro addosso la crudeltà della guerra senza pensarci su due volte; la Luna aveva assistito silenziosa al loro cambiamento. La rabbia per quanto successo lasciò ben presto il posto alla disperazione e la paura di non poter più vedere l’alba. Se l’esercito più potente della Contea, il meglio addestrato e armato, era andato incontro a quel destino quante possibilità avevano loro?

L’aria silenziosa e gelida della notte non risparmiò nessuno, straziando i loro corpi provati e schiacciando ulteriormente le loro anime; la morte gli aveva sorriso macabramente sul limite dello strapiombo, mostrandosi in tutta la sua crudele bellezza, per poi carezzargli lascivamente come la più seducente delle muse, portando i loro lupi a guairgli nel petto, accucciandosi davanti alla crudeltà chimerica e agli effetti che questa aveva sulla vita. Quei lupi non erano tutti innocenti, tra di loro potevano esserci traditori, bugiardi, ladri o violenti eppure nessuno meritava di morire in quel modo; e se c’erano dei colpevoli erano presenti anche degli innocenti… Come si poteva rimanere indifferenti a tutto ciò? Era possibile chiudere gli occhi e voltare il capo dall’altra parte, ignorando l’orrendo spettacolo che si era diramato davanti a loro? No, nessuno avrebbe avuto la forza di farlo…

Stiles abbassò di scatto le palpebre, strizzandole con forza per evitare di perdere altre lacrime, eppure quello non bastò ad arginare il dolore che continuava a inondare la sua anima, costringendo il suo lupo a guaire miseramente; aveva giurato vendetta a causa della rabbia provata in quel momento eppure, non appena la tristezza si era impossessata di lui, quel gesto sembrava fatto per mero capriccio… La vendetta non avrebbe riportato in vita quei mannari, non gli avrebbe donato una tomba in cui riposare né dei cari disposti a piangerli; la vendetta avrebbe solamente aumentato il numero dei morti, nulla più. Sarebbe stato meraviglioso eliminare le chimere senza accusare nessuna perdita ma Stiles sapeva benissimo che quello era il desiderio di un bambino, la disperata preghiera di un folle che non aveva ancora capito come funzionasse il mondo e questo, purtroppo, non risparmiava nessuno; il clima sembrò rispecchiare perfettamente il suo animo visto che mutò rapidamente, accorpando pesanti nuvoloni grigi e permettendo a un gelido vento di schiaffeggiarli con forza.

La tormenta li investì violentemente, grossi fiocchi di neve li colpivano come proiettili congelati e ben presto i trench furono completamente fradici e inutili; violenti tremori cominciarono a scuotergli le membra, annebbiandogli la vista e portandoli a stringersi maggiormente in loro stessi come dei miserabili. Ogni passo compiuto portava nuove scariche di dolore che dalle gambe, avvolte solamente dai pantaloni felpati, si diramavano rapidamente in tutto il corpo; gli anfibi affondavano nell’alto cumulo di neve, portando i loro piedi a gelarsi rapidamente tanto da far perdere loro la sensibilità.

Le labbra divennero violacee, le orecchie pallide e le guance imporporate non riuscivano a raggiungere a raggiungere la tonalità del rosa; i denti presero a battere furiosamente e neanche quando il plotone avviò la trasformazione, ricordando il vecchio ordine impartito dal loro capitano, la situazione migliorò. La loro natura non riusciva a scacciare quel freddo che continuava a insinuarsi all’interno delle ossa, spezzando vene e nervi e infiltrandosi sempre più rapidamente verso il loro cuore; un tuono riecheggiò nell’aria, la quale venne illuminata malamente dal fulmine successivo, e il valico cominciò a gridare a causa del vento.

Il terrore prese a serpeggiare tra gli animi del plotone, costringendolo a controllare costantemente le minacciose pareti rocciose che si stagliavano ai loro lati; non erano esperti, non avevano mai studiato strategia militare, ma sapevano perfettamente che un attacco in quel punto sarebbe stato fatale per loro. Non c’era nessun luogo in cui potessero ripararsi e una pesante nebbia stava iniziando a calare su di loro, limitando ulteriormente la visuale; a peggiorare il tutto si aggiunse anche la consapevolezza che la via intrapresa dalla jeep era sì la più breve ma non la più sicura per loro, visto l’enorme strapiombo che si affacciava subito dopo una pericolosa curva a gomito e nonostante la visuale scarsa nessuno aveva bisogno di controllare chi si trovasse alla guida della jeep… Tutti ricordavano perfettamente il capitano occupare il posto del passeggero nel veicolo e non ci volle un genio per capire che quella strada era stata intrapresa dal consigliere sindacale.

Stiles guaì rumorosamente quando sentì le proprie labbra spaccarsi a causa del freddo e, voltando il capo di lato, notò come l’intero plotone fosse stremato; la tormenta non gli permetteva di vedere i volti dei suoi commilitoni, infatti tutti i licantropi sembravano delle ombre scure in costante movimento, eppure l’Omega non si perse le posizioni difensive stremate dal gelo. Qualcuno aveva abbassato il capo, le braccia corse ad abbracciare il busto nel tentativo di scaldarsi; qualcun altro veniva tenuto stretto dagli amici, le braccia del soldato posate pesantemente sulle spalle degli altri due e le gambe mosse pesantemente sulla neve. Un ragazzo davanti a lui aveva rallentato poco a poco, arrivando a muoversi a una lentezza innaturale per un mannaro ma Stiles lo vide tremare miseramente; avanzando, preparandosi a fornire aiuto, osservò il volto cinereo di Jackson bagnato e ghiacciato dalle lacrime. L’Alpha l’osservò appena, le maniche abbandonate pigramente al vento e le braccia ritirate nel trench, strette saldamente contro il torso ghiacciato; non aveva mai visto Jackson ridotto in quel modo, neanche quando si scontrò violentemente con l’Hale in un addestramento corpo-a-corpo, e Stiles si ritrovò ad agire prima ancora di pensare.

Nel modo più rapido possibile si sfilò il proprio trench, ignorando il “No…” appena sussurrato dall’amico, e glielo fece indossare prima di chiudere attentamente la zip sul davanti per poi posargli un braccio sulle spalle, spronandolo ad andare avanti; l’Omega si ritrovò immediatamente a tremare violentemente a causa del gelo, la pelle delle braccia si tese e colorò di viola mentre il torso iniziava a perdere la propria sensibilità. Percepì i pochi peli che gli crescevano addosso ghiacciarsi e incollarsi alla maglia ma li ignorò, Jackson era messo peggio di lui e non poteva permettersi di riprendersi il trench o fermarsi; il tempo era contro di loro e per ogni secondo sprecato la situazione peggiorava maggiormente.

Lentamente, Stiles fissò il proprio sguardo sui fanali rossi della jeep e sgranò gli occhi; lui stesso non seppe mai dire cosa successe né come ma percepì due lupi ululargli nel petto, il suo e quello di un Alpha che aveva appena perso tutto… Il lupo di Derek…

Solo in quel momento il ragazzo si rese conto che nessuno di loro, neanche l’odiatissimo Harris, aveva detto o fatto qualche cosa per quel ragazzo apparentemente burbero ma che, ne era certo, nascondeva un cuore d’oro; Derek stava affrontando da solo una delle sfide più difficili della sua vita, stava elaborando il lutto nel modo più veloce possibile e Stiles sapeva che sarebbe stata una questione di attimi prima che il mannaro cadesse sulle proprie ginocchia e scoppiasse in un pianto disperato.

Cosa si faceva in queste situazione? Cosa si diceva?

In altre circostanze avrebbe chiesto aiuto a sua madre ma lei, ovviamente, non era presente per aiutarlo; in altre circostanze avrebbe concesso il tempo richiesto dall’altro per combattere quel demone interiore ma loro di tempo non ne avevano… In altre circostanze Stiles avrebbe chiesto aiuto ai suoi amici ma in quel momento, completamente ghiacciato da capo a piedi e con la possibilità di essere colpiti all’improvviso da un letale attacco delle chimere, non poteva fare nulla che potesse aiutare il proprio capitano.

Quell’ululato disperato tornò a riecheggiargli nel petto, costringendolo a chiudere gli occhi e portarsi una mano sul cuore; non aveva mai vissuto una situazione simile e quel suono disperato lo stava uccidendo lentamente e inesorabilmente, era disposto a vendere le proprie zanne pur di farlo smettere ma solamente quando il gruppo iniziò a percorrere una stretta curva il ragazzo si rese conto dell’importanza di quello che era accaduto, portandolo a desiderare di urlare la propria disperazione. C’era un solo motivo per cui percepiva il lupo di Derek guairgli nel petto, aveva trovato il suo Compagno…

Rapidamente, ignorando il dolore ai muscoli e il freddo che lo colpiva, Stiles scattò verso la jeep intenta a completare la curva; raggiungerla fu più difficile del previsto, vista la neve alta e gli anfibi che affondavano a ogni passo compiuto ma alla fine il ragazzo riuscì a raggiungere lo sportello del passeggero e lo aprì di scatto, costringendo Harris a frenare violentemente.
 


«MA CHE…?!» tuonò il consigliere ma Stiles ignorò anche lui, preferendo buttarsi a peso morto sull’Alpha per poi tirarlo malamente in un abbraccio.
 

 
Derek sgranò gli occhi quando si sentì avvolgere da due braccia tremanti e il mondo gli cadde addosso, costringendolo a tornare con i piedi per terra e permettendogli di tornare a percepire tutto ciò che gli capitava attorno; il clima cambiò nuovamente, facendo placare immediatamente la tormenta non appena ricambiò l’abbraccio, lasciandosi scappare un singhiozzo.

La Luna poté osservare due anime gemelle incontrarsi e sorridersi tra le lacrime, riconoscendosi finalmente e baciandosi dolcemente sotto i suoi chiari raggi, mentre i loro proprietari finalmente ritrovavano la pace. Derek si permise di cadere a pezzi, sapendo che quel piccolo soldato lo avrebbe retto e si sarebbe occupato di ricostruirlo e risanarlo; Stiles percepì i due lupi ululargli in sincrono nel petto per poi acquietarsi, finalmente soddisfatti.
Solo in quel momento l’Alpha si rese conto dello stato pietoso in cui il ragazzo si trovava, lo sentiva tremare contro il suo corpo e sollevando appena lo sguardo notò il ghiaccio appesantirgli i capelli rasati; gli occhi verdi sondarono attentamente quel volto ancora acerbo, incontrando la pelle pallida e le labbra violacee che non avevano smesso un attimo di tremare violentemente a causa dei denti che battevano furiosamente e alla fine, abbassando ancora lo sguardo, notò l’assenza del trench giallo.
 
 

«Quando ti sentirai solo…» sussurrò Stiles prima di tremare violentemente tra le braccia dell’altro, costringendo Derek ad aumentare la stretta contro il corpo congelato dell’Omega «Guarda in basso e noterai quattro impronte…» continuò il ragazzo, percependo alla tristezza sfondare le sue barriera ed esplodere come una supernova, concedendo alle lacrime d’inondargli il volto gelato per poi congelarsi immediatamente «Due saranno le tue ma le altre saranno di tua madre e allora saprai che non sei mai stato abbandonato.» Derek sgranò gli occhi e spalancò la bocca quando Stiles, lentamente, sollevò il capo e permise ai loro sguardi d’incontrarsi «Ora piangi, disperati, prendimi a pugni e portami in fin di vita se questo potrà servirti ma alla fine risorgi come la fenice che sei destinato a essere, Derek, permetti alle tue fiamme di sanarti le ferite e spargi il tuo calore su tutti noi. Permettici di vedere la maestosa bellezza dell’Alpha che sei, rialzati. Sorgi come il Sole e torna a splendere, perché senza Sole noi siamo destinati a un’oscurità eterna…» Harris dietro di loro sbuffò sonoramente ma i due lo ignorarono.
 
 

Stiles sorrise appena e si separò dal caldo corpo di Derek prima d’inchinarsi appena e tornare in fila, incurante degli sguardi che ricevette dai propri commilitoni; l’Hale, però, non si permise di risalire a bordo e scese rapidamente dall’abitacolo per poi posare il proprio sguardo sul plotone, ritrovandosi a sgranare gli occhi. Quei mannari, pur di portare rispetto per il suo dolore e completare la missione nel più breve tempo possibile, erano rimasti in silenzio per quelle che, ne era certo, fossero state delle ore; i corpi ghiacciati continuavano a tremare violentemente, i trench ricoperti dal ghiaccio e la pelle resa pallida dal freddo.
 


«Signor Harris, porti la jeep più avanti per permettere anche al furgone di proseguire e terminare la curva.» ordinò Derek chiudendo di scatto la portiera per poi avvicinarsi ai propri soldati, aiutandoli a superare l’ultimo tratto.
 

 
Il consigliere ubbidì, borbottando appena, e avanzò nella neve mentre il plotone, lentamente, riprendeva a camminare; non ci volle molto prima che il furgone facesse capolino dal monte e terminasse la pericolosa curva e alla fine, quando il gruppo si ritrovò davanti a un piccolo spiazzo Derek ordinò di fermare i veicoli. Sfruttando una piccola caverna naturale, Bertha si precipitò a montare il fornello da campo e mise a scaldare in un pentolone della zuppa precotta; l’Hale iniziò a spostarsi tra i vari soldati, assicurandosi che non avessero riportato gravi ferite per il costante gelo, e alla fine si avvicinò alla figura tremante di Stiles. L’Omega, infatti, si era rifiutato di recuperare il proprio trench da un quasi congelato Jackson e preferì avvicinarsi alla cuoca, cercando disperatamente di scaldarsi grazie al calore proveniente dal piccolo fuoco allestito.
 
 

«Questo ti aiuterà…» disse Derek togliendosi il proprio trench e passandolo a Stiles, che gli sorrise appena.

«G… Grazie capitano…» sussurrò il ragazzo cercando d’indossare l’abito ma alla fine l’Alpha fu costretto a intervenire visto che, a causa dei tremori e dei muscoli congelati, l’Omega stava incontrando non poche difficoltà; lentamente, Derek tenne fermo il trench mentre Stiles inseriva le braccia nelle maniche e alla fine l’Hale si premurò di chiudergli attentamente la zip, facendogliela arrivare fin sotto il collo.

«Grazie per prima…» sussurrò Derek incrociando i loro sguardi «Anche se l’hai fatto solamente per avermi attivo in caso di attacco ma grazie lo stesso…» Stiles sgranò gli occhi e si ritrovò a scuotere violentemente il capo, percependo il proprio collo scroccargli e dolergli a causa del movimento.

«No, signore! Assolutamente no!» spiegò immediatamente l’Omega «Lei stava male e io volevo aiutarla… In un Branco si fa così, no? E non è giusto lasciarla ad affrontare in solitudine un dolore così immenso, non potevo permetterlo…» disse abbassando il capo; Derek gli sorrise, percependo il proprio lupo ululargli euforicamente nel petto, e lo abbracciò con forza.

«Allora grazie, Law…» sussurrò per poi dargli una pacca sulla spalla.
 
 

Bertha passò una ciotola a Stiles, interrompendo il momento magico, e Derek gli sorrise un’ultima volta prima di tornare a girare tra i soldati per assicurarsi che tutti loro si stessero riposando e riscaldando con la zuppa; proprio in quel momento, mentre l’Omega sorrideva alla cuoca e si allontanava da lei, Mushu uscì dal furgone e corse rapidamente tra la neve per poi arrampicarsi sulla gamba gelata del ragazzo, infilandosi poi sotto il trench. Stiles, percependo gli artigli affilati del draghetto graffiargli la pelle, sibilò di dolore e si apprestò a bere la propria zuppa nell’istante esatto in cui il guardiano sbucava dal colletto, infilandogli in bocca l’ennesimo sasso riscaldante; l’Omega mugugnò in apprezzamento, percependo il calore iniziare a riscaldarlo dall’interno com’era avvenuto la prima volta.
 
 

«Ne ho fatte dieci, te le metto in tasca.» gli sorrise Mushu prima di sparire nel trench, sposandosi rapidamente e riempiendo la tasca anteriore dei pantaloni con i numerosi sassi magici.

«Grazie amico…» sussurrò Stiles terminando il proprio pasto e ripassando la scodella vuota alla cuoca, che annuì appena.

«Law…» l’Omega si voltò verso un timido Jackson, il quale si era sfilato il secondo trench giallo e lo aveva allungato verso il ragazzo «Grazie mille amico, mi si stavano congelando le chiappe…» disse sorridendogli appena, venendo immediatamente imitato da Stiles.

«Figurati!» rispose semplicemente l’Omega afferrando l’abito «Tu avresti fatto la stessa cosa per me.» disse con semplicità.
 
 

Rapidamente, Stiles si avvicinò a Derek, intento a bere la propria zuppa, e gli sorrise timidamente prima di sfilarsi l’enorme trench rosso per poi riconsegnarglielo, indossando subito dopo il proprio; l’Alpha gli sorrise di rimando e si coprì prima di ordinare al gruppo di rimettersi in viaggio.
 

Rifocillati e riposati, il plotone si mise in moto e ricominciò la discesa; attorno a loro regnava la pace più totale e l’opprimente silenzio non forniva un’atmosfera calma e rilassante ma li costringeva a tenere i sensi allertati. Davanti a loro si apriva una ripida discesa, oltre la quale si trovava uno strapiombo minaccioso, mentre ai loro lati le alte e ripide pareti del valico li intrappolavano perfettamente; alti massi acuminati spuntavano randomicamente dal terreno e la vegetazione tornava a popolare i sentieri innevati, segno che stavano abbandonando abbastanza rapidamente le elevate altezze montane.

Le stelle brillavano contro la scura volta celeste e Stiles tirò un piccolo sospiro di sollievo, tra poco avrebbero attraversato un percorso molto più sicuro e rintanato, diminuendo notevolmente la possibilità di cadere nel vuoto o ricevere un’imboscata letale da parte delle chimere; alti cumuli di neve fresca si innalzavano alle loro spalle, costringendoli a procedere nel modo più silenzioso possibile al fine di evitare un’improvvisa valanga che, sicuramente, li avrebbe travolti e uccisi.

Fu in quel momento che la quiete si spezzò.

Uno scoppio rimbombò nel furgone, subito seguito dal sibilo di un missile che sfondava il metallo del cassone per poi innalzarsi nell’aria; il boato dell’esplosione riecheggiò minacciosamente sopra le loro teste, costringendoli a voltarsi di scatto verso il veicolo che frenò immediatamente.
 
 

«Che diavolo è successo?!» tuonò Derek scendendo dalla jeep e avvicinandosi rapidamente al furgone per poi afferrare con il collo Greenberg, il quale stava camminando accanto al veicolo «Idiota, hai rivelato la nostra posizione a un eventuale nemico!» disse scuotendolo violentemente e Stiles sgranò gli occhi quando osservò di sfuggita il suo guardiano nascondersi tra le varie casse, portandolo a mugugnare rumorosamente contro il proprio palmo. Un sibilo fendette l’aria subito seguito dal sibilo di dolore dell’Hale che mollò la presa sul collo del soldato e indietreggiò appena, percependo lo strozzalupo iniziare ad avvelenarlo; un sospiro strozzato si levò nell’aria quando gli occhi del plotone incontrarono le figure minacciose delle chimere che, sporgendosi dalle ripide pareti del Valico, puntarono loro dei fucili «AL RIPARO!» urlò l’Alpha afferrando malamente Greenberg e costringendolo a correre sulla neve.
 
 

Gli scoppi dei fucili riecheggiarono per lo stretto sentiero del valico mentre le pallottole colpivano randomicamente qualsiasi cosa, conficcandosi nella neve e contro le pareti rocciose; Stiles afferrò malamente Mushu e si nascose dietro a uno spesso tronco di pino, borbottando insulti contro il draghetto che preferì nascondersi all’interno del trench. Nonostante la scarsa mira delle chimere nessuno osava avvicinarsi al furgone, a causa della possibilità di poter essere colpiti, ma non appena il veicolo prese fuoco ognuno di loro mise da parte le proprie paure e, sotto ordine di Derek, scattarono sul posto e si avvicinarono il più rapidamente possibile ai portelloni sul retro i quali vennero forzati abilmente da James e Scott; le armi iniziarono a passare di mano in mano, cercando di vuotare tutte le casse presenti, tuttavia quando il fuoco iniziò a divorare la struttura metallica del veicolo i due Alpha salirono a bordo e afferrarono due casse ciascuno, riportando in salvo numerosi bazooka e tutte le munizioni possibili.

L’esplosione del veicolo rimbombò tra le strette pareti del valico, sparando tutte le pallottole rimaste in ogni direzione; un fitto fumo si levò dal furgone e Derek, dolorante, si tolse rapidamente il trench e afferrò uno dei proiettili per poi romperlo con i denti. Una densa polvere violacea gli cadde tra le mani doloranti e l’Alpha se la portò sulla ferita sanguinante, ringhiando per il dolore e il bruciore, per poi darle fuoco con un accendino che Geyer gli passò; scintille aranciate si sprigionarono dalla ferita, costringendo l’Hale a cadere sulle ginocchia, ma alla fine le tracce nerastre che avevano iniziato a colorargli la pelle sparirono.

Stiles tirò un sospiro di sollievo e tornò a guardare le pareti del valico, sorridendo appena quando notò l’assenza dei nemici; purtroppo il sollievo durò poco visto che un ruggito riecheggiò nella tormentata aria della notte e lì, poco oltre il furgone, l’esercito delle chimere si stava ammassando. L’Omega sgranò gli occhi e indietreggiò appena quando notò lo spropositato numero di individui che l’esercito contava, facendogli perdere immediatamente tutte le poche speranze che ancora portava nell’animo; come avrebbero fatto loro, che erano appena una cinquantina, contro quel plotone che contava migliaia e migliaia di uomini?
Theo ghignò apertamente ed estrasse gli artigli, preparandosi ad aprire la gola dell’Hale, e avviò la trasformazione prima di sollevare di scatto il capo e ruggire, immediatamente imitato dal suo esercito.
 
 

«Siamo nella merda…» sussurrò sconsolato Isaac, le iridi chiare che vagavano rapidamente sui nemici.

«Signori, è stato un onore combattere con voi.» Derek avanzò fieramente e illuminò le iridi di rosso prima d’avviare la trasformazione, immediatamente imitato dal plotone «QUESTA SERA CENEREMO ALL’INFERNO!» l’Alpha ruggì con furia e Stiles si ritrovò a unirsi a quel grido di guerra, preparandosi allo scontro finale.

 

‘Ci stiamo per incontrare, mamma…’

‘Perdonami, mamma, non riuscirò a tornare’
 

Le chimere scattarono sul posto e presero a correre rapidamente sulla neve, avvicinandosi sempre di più ai mannari, e il plotone estrasse le proprie armi di famiglia prima di scattare verso il nemico.

Scott, James, Simon e Jake afferrarono dei bazooka e si prepararono a colpire l’esercito avversario mentre Greenberg, Isaac e Jackson correvano da una parte all’altra per afferrare i pesanti missili per poi caricarli nelle armi; le chimere raggiunsero il furgone e lo superarono mentre i primi scontri corpo-a-corpo iniziavano a fare feriti in entrambe le fazioni. Stiles osservò i propri commilitoni cadere sotto le artigliate di quei mostri e abbassò lo sguardo sulla propria arma di famiglia, notando solo in quel momento il gigantesco cumulo di neve che li stava osservando da lontano; un’idea balenò immediatamente nella mente dell’Omega, il quale si ritrovò a sfruttare il proprio intelletto per elaborare nel minor tempo possibile una strategia che consentisse al proprio plotone di uscire vincitore da quello scontro dall’esito certo.

Sgranando gli occhi, Stiles urlò “Mushu, tieniti pronto!” mentre tornava normale e riallacciava la sua arma al fianco per poi scattare verso le ultime munizioni salvate, ritrovandosi a gettare Greenberg a terra, e successivamente ripeté lo stesso gesto con Jake che, ringhiando un “Stilinski, che cazzo fai?!”, osservò il commilitone scattare verso il nemico.
 
 

«Che vuoi fare?!» urlò Mushu uscendo dal suo nascondiglio e sgranare gli occhi nell’osservare i licantropi cadere pesantemente al suolo.

«Fai un incantesimo, allontana immediatamente tutti i mannari dalla battaglia. Spostali alla jeep!» ordinò Stiles con il fiatone e, nonostante la confusione, Mushu si ritrovò a muovere le zampe e la coda; una polvere aranciata avvolse i lupi i quali, indeboliti, si ritrovarono scaraventati all’indietro dall’incanto.

«STILINSKI!» tuonò Derek mentre veniva sbalzato dietro.

«Ancorami al suolo, non voglio perdere la mia unica chance a causa del rinculo!» ordinò nuovamente Stiles e il draghetto si ritrovò a ubbidire; le ginocchia del mannaro si incollarono contro la neve fresca mentre questi caricava il bazooka e se lo portava sulla spalla, abbassando poi il mirino e sollevando appena la pesante arma.

«Stiles, come tuo guardiano ti proibisco di continuare!» disse Mushu arrampicandosi sul bazooka per poi sedersi scomodamente sulla punta del missile; Theo scoppiò in una fragorosa risata quando notò quell’unico licantropo puntargli contro l’arma e sollevò le braccia, ordinando all’esercito di fermare la propria corsa.

«Ma chi abbiamo qui?» domandò divertita la chimera mentre un ghigno malvagio gli tirava le labbra.

«Il tuo peggior incubo.» sibilò Stiles prima di fare fuoco.
 
 

Il boato riecheggiò attorno a loro e il missile venne sparato rapidamente verso il cumulo di neve; Derek gli ringhiò contro mentre Theo scoppiava nuovamente a ridere, immediatamente imitato dal resto delle chimere.
 
 

«L’HAI MANCATO! COME HAI FATTO A MANCARLO?! TI STAVA A MEZZO METRO DI DISTANZA!» tuonò Mushu mentre, reggendosi alla meno peggio sul missile, sfrecciava rapidamente verso l’obbiettivo del colpo.

«Che paura…» sussurrò l’Alpha sollevando lentamente la mano artigliata, preparandosi a togliere la vita al ragazzo ma poi, sinistramente, la neve scricchiolò e tremò; un boato riecheggiò alle loro spalle e la valanga, finalmente, si staccò.

«Bu.» disse Stiles sorridendo e rialzandosi.

«BASTARDO!» urlò Theo artigliandogli il fianco destro, facendo schizzare con forza il sangue.
 
 

La valanga aumentò di dimensioni e velocità, piombando con furia su tutto ciò che ostacolava il suo percorso; le chimere ruggirono furiosamente e provarono a fuggire ma prima che potessero fare qualsiasi cosa la neve le travolse, soffocandole con il suo gelido candore. Theo osservò impotente il suo esercito infallibile venire spazzato via con una facilità impressionante e si ritrovò a ruggire per la rabbia prima di afferrare il collo di Stiles con la mano artigliata, preparandosi a squarciargli la gola; rivoli di sangue iniziarono a colare pigramente contro la pelle diafana, sporcando la divisa e gli artigli della chimera mentre l’Omega cercava con tutte le sue forze di liberarsi, percependo il proprio respiro farsi sempre più difficoltoso e la pelle sempre più debole.

Un ululato riecheggiò nell’aria mentre Stiles stava per gettare la spugna ma poi, maestoso come la più selvaggia delle creature, un enorme lupo nero saltò addosso e Theo e gli morse con violenza il braccio che teneva sollevato il mannaro, costringendo il mostro a urlare per il dolore e lasciare la presa; l’Omega cadde pesantemente al suolo e vide con i suoi stessi occhi il lupo allontanare la chimera da lui per poi assumere la forma umana, rivelando il corpo nudo di Derek che, rapidamente, lo afferrò grezzamente per un fianco e se lo tirò dietro mentre la valanga inghiottiva il furgone.
 
 

«SEI UN PAZZO!» tuonò Derek.
 
 

Stiles sorrise appena, cercando di stare dietro all’Alpha, e gioì internamente quando udì il grido soffocato di Theo; voltando appena lo sguardo, il ragazzo osservò la gigantesca massa nevosa travolgere ogni cosa e con le sue ultime forze cercò di spingere Derek al sicuro dietro un masso ma la valanga li colpì prima che potesse attuare il suo piano.

Percepì la mano di Derek stringergli in fianco con una presa d’acciaio, arrivando a conficcargli gli artigli nella carne, ma poi la neve ebbe il sopravvento e i due mannari vennero separati; non riusciva a respirare e le poche volte che tentò di aprire gli occhi si ritrovò a osservare solamente il bianco della neve mentre avvertiva il proprio corpo sballottato violentemente dalla valanga. Più di una volta Stiles cercò di riemergere ma ogni tentativo falliva ben prima d’iniziare, costringendolo ad annaspare in quell’oceano bianco che continuava a soffocarlo e ghiacciarlo; l’udito veniva costantemente violato dal rombo della valanga al quale si univano i sinistri suoi di rami e ossa spezzate, ruggiti e Mushu.

Il draghetto, infatti, dopo essersi smaterializzato per evitare di ferirsi con l’esplosione, era riapparso accanto alla jeep giusto in tempo per poter osservare il proprio protetto essere inglobato dalla valanga; sgranando gli occhi, Mushu si smaterializzò nuovamente e ricomparì sulla neve prima di muovere agilmente le zampe per poter evocare uno scudo metallico che, toccando lo strato nevoso, gli permise di scorrere rapidamente sulla valanga.

Gridando il nome dell’Omega e cercandolo disperatamente con lo sguardo, l’ex-guardiano si ritrovò a incantare l’intero sentiero con lo scopo di far emergere dalla neve il ragazzo; non ci volle molto prima che la testa di Stiles spuntasse sulla superficie, permettendo all’Omega di spalancare la bocca e respirare ampie boccare d’ossigeno. Mushu lo raggiunse in fretta e lo incantò nuovamente, permettendo all’intero corpo di emergere da quella trappola ghiacciata che lo stava uccidendo; il draghetto lo osservò respirare affannosamente e sorrise appena, dandogli del folle, ma poi un nuovo rumore attirò la sua attenzione e voltando lo sguardo davanti a sé notò che la valanga si stava avvicinando rapidamente allo strapiombo.
 
 

«DEREK! TROVA DEREK!» chiese Stiles risollevandosi appena sullo strato nevoso per poi iniziare a guardarti attorno, cercando disperatamente qualsiasi indizio potesse suggerirgli la posizione dell’Alpha.
 
 

Mushu sospirò pesantemente e si ritrovò a scagliare un nuovo incanto sull’intero sentiero, permettendo al corpo privo di conoscenza di Derek di emergere dalla valanga; Stiles si mosse sulla superficie nevosa e allungò il braccio sinistro nel disperato tentativo di afferrare l’Alpha ma, non appena gli artigliò una spalla, la valanga li gettò nel vuoto.

L’Omega si ritrovò a urlare e stringersi maggiormente contro il corpo svenuto di Derek ma Mushu, combattendo contro la stanchezza che lo stava divorando, mosse agilmente le zampe per poi soffiare una lingua di fuoco verso il basso; questa si trasformò ben presto in una larga e calda nuvola di fumo nero che permise ai due mannari di atterrare pesantemente sulla sua superficie, facendo tirare un sospiro di sollievo a un tremante Stiles. Infine, benedicendo la Luna per quelle ultime energie, Mushu sollevò le zampe in aria, permettendo alla nuvola di risollevarsi e avvicinarsi al roccione da cui erano caduti; il ragazzo gli sorrise e se lo nascose dentro la casacca prima di afferrare il corpo dell’Alpha, che iniziava a riprendere conoscenza, per poi saltare al sicuro sul terreno ghiacciato e nascondendosi dietro un alto masso.

La valanga terminò con un ultimo, fragoroso e sinistro boato mentre le voci dei commilitoni iniziavano a riecheggiare attorno a loro, strappando definitivamente Derek dal mondo dei sogni; l’Alpha sollevò lentamente le palpebre, cercando di fare mente locale, e si ritrovò a sgranare gli occhi e sedersi di scatto mentre Stiles ridacchiava rumorosamente.
 
 

«SONO QUI!» urlò Scott una volta che li ebbe trovati.

«Urla un po’ più forte, così provochiamo un’altra valanga!» lo riprese Jackson prima di dargli uno scappellotto sulla nuca.

«TU!» ringhiò Derek dopo qualche attimo, l’indice artigliato puntato minacciosamente verso il volto sempre più pallido dell’Omega «Tu sei l’Alpha più strano, impulsivo e pazzo che io abbia mai conosciuto!» Stiles abbassò appena lo sguardo e annuì appena, concordando pienamente con l’altro; se nei panni di Omega era capace di fare certe cose non osava immaginare quali problemi avrebbe causato se avesse avuto uno status dominante «Te ne sarò per sempre grato, Law, mi hai salvato la vita…» sussurrò alla fine Derek posandogli una mano sulla spalla, facendo sollevare di scatto il volto di Stiles «D’ora in avanti avrai sempre la mia fiducia.» aggiunse allargando il proprio sorriso.

«Capitano, i suoi vestiti…» Isaac lanciò all’Alpha la sua divisa e questi la indossò nel modo più rapido possibile, percependo solamente in quel momento il gelo montano inondargli il corpo.

«State tutti bene? Qual… Qualcuno è…» domandò l’Omega osservando preoccupato i suoi amici; la realizzazione di ciò che aveva fatto lo colpì violentemente, portandolo a tremare visibilmente per la paura. Non aveva pensato ai propri commilitoni, si era gettato in avanti solamente per eliminare la minaccia e ora il terrore di essere stato l’artefice della morte dei licantropi che lo avevano accompagnato minacciava di fargli perdere il controllo; Scott, però, gli sorrise apertamente e si spostò di lato, permettendogli di osservare l’intero plotone sano e salvo.

«Non appena hai sparato quel missile Simon ci ha ordinato di nasconderci, aveva capito cosa volessi fare…» prese a spiegare Scott mentre, dietro di lui, Bertha iniziava a far passare quello che rimaneva della zuppa «Ci siamo nascosti in quell’insenatura e stavamo per precipitarci a salvarvi ma poi tu sei spuntato qui praticamente dal nulla e abbiamo tirato un sospiro di sollievo.» Stiles sorrise e annuì ma poi, all’improvviso, qualcosa si spezzò.
 
 

Le energie lo abbandonarono immediatamente, portandolo a collassare miseramente sotto il suo stesso peso, e il lupo nel suo petto ululò disperato; un nuovo freddo prese a serpeggiargli nelle ossa, ghiacciando tutto ciò che incontrava sul suo cammino, e nonostante fosse stato immerso nella neve fino a pochi istanti prima Stiles sapeva che non era dovuto a quello. Il cuore sembrò spezzarglisi nel petto e il respiro farsi sempre più pesante, un dolore sordo iniziò a scuoterlo da capo a piedi tanto da costringerlo ad avviare la trasformazione ma poi, poco a poco, quell’orrida sensazione di gelo si fece strada verso i propri occhi; percepì la propria anima spaccarsi, dilaniarsi sotto il peso delle proprie azioni, e il lupo gli artigliò il petto con ferocia mentre l’oro immacolato delle sue iridi di scuriva e schiariva a intervalli regolari. Striature azzurrastre iniziarono a sporcagli l’iride e Stiles si piantò gli artigli nei bicipiti quando, alla fine, percepì quelle gemme dorate insozzarsi irrimediabilmente con quel freddo, metallico blu…

Un singhiozzo gli abbandonò la gola mentre le lacrime iniziarono a bagnargli il volto, il lupo nel petto si acquietò mestamente e prese a uggiolare tristemente; Stiles tornò normale per poi cadere pesantemente al suolo, distrutto come mai era stato prima di allora. Aveva ucciso dei mostri, degli esseri che si erano resi colpevoli di crimini orribili, eppure la sua natura lo aveva punito facendogli cambiare il colore dell’iride; l’affronto più grande per un licantropo, il disonore più grande per chiunque, si era manifestato davanti agli occhi dell’intero plotone.

Un licantropo assassino, ecco cos’era. Tra le lacrime, Stiles si chiese quale fosse la differenza tra lui e loro; aveva giurato vendetta e nell’ottenerla era diventato come il nemico, un mostro della peggior specie che era arrivato a spezzare delle vite pur di raggiungere il suo obiettivo. Si domandò se avesse davvero vinto perché, in quel momento, lui aveva solamente voglia di lasciarsi andare al dolore e ai sensi di colpa; e naturalmente oltre al danno si era aggiunta la beffa… Era felice di aver provocato quella valanga eppure, in quel momento, si chiese se fosse stato possibile intraprendere un’altra strada…
 
 

«Stavano per uccidermi…» la voce di James Potter lo costrinse a sollevare lo sguardo, puntando pe proprie iridi insozzate in quelle dorate dell’Alpha «Quando il vento mi spinto all’indietro, facendomi impattare contro la jeep, una di quelle bestie stava per squarciarmi la gola…» aggiunse allungandogli un braccio «Ho rischiato di non rivedere più la mia famiglia, ora invece potrò tornare dalla mia Omega e dal mio piccolo Beta; grazie, Law, mi hai salvato la vita.» James lo aiutò a rialzarsi e gli sorrise prima di dargli un paio di pacche sulla spalla.

«Non vergognarti delle tue iridi…» disse Derek imitandoli «Tutti saremmo stati massacrati dalle chimere, l’intera Contea sarebbe caduta per mano loro…» precisò immediatamente «Quel blu ti fa onore, hai preferito la salvezza della tua casa piuttosto che il mantenimento della tua purezza. Nessuno oserà minacciarti o denigrarti, mi assicurerò personalmente che le tue gesta entrino nella storia.» Stiles sorrise tra le lacrime ma un attimo dopo la testa iniziò a vorticargli violentemente, la vista si fece offuscata e prima che riuscisse a rendersene conto stava cadendo pesantemente a terra mentre il mondo attorno a lui veniva avvolto dalle tenebre.
 
 

***
 
 

‘CHIAMATE GEYER! È FERITO!’

L’intero plotone ricordava l’urlo disperato del suo capitano che, non appena vide il ragazzo cadere al suolo, lo afferrò al volo e se lo strinse al petto; Luke Geyer accorse immediatamente e fissò preoccupato il mannaro prima di lanciare un pesante sacco a Scott e Jackson, ordinandogli di montare la tenta del primo soccorso mentre lui iniziava a visitare le ferite del soldato.

L’artigliata di Theo era profonda, arrivando a intaccare il fegato e l’Omega aveva perso fin troppo sangue mentre era in balia della valanga; a peggiorare il tutto ci pensarono i segni degli artigli di Derek, che erano sprofondati nell’addome del ragazzo nel disperato tentativo di allontanarlo dalla valanga. Il freddo e l’adrenalina gli avevano permesso di muoversi e agire indisturbato ma appena il pericolo era cessato tutto il peso di quelle ferite cadde violentemente sulle sue spalle, costringendolo a estraniarsi dal mondo per poter guarire; per un Omega le ferite inferte da un Alpha erano difficili da sanare, tant’è che lasciavano sempre delle cicatrici nonostante la natura mannara ma il plotone, all’oscuro del vero status del loro amico, non riusciva a capacitarsi del motivo per cui quel licantropo impulsivo e a tratti folle non aveva dato segni di ripresa.

Fu lo stesso Derek a trasportarlo nella tenda non appena questa fu montata ma poi, sotto ordine dello stesso Geyer, uscì e iniziò a marciare nervosamente avanti e indietro; Scott, Isaac e Jackson si sedettero in disparte, a pochi metri dal corpo incosciente del loro amico, mentre Harris si era posizionato davanti al resto del plotone, frustrato e spazientito dal freddo che percepiva e dal tempo necessario per poter prestare le cure mediche.

Il dottor Geyer, intento a lavarsi accuratamente le mani nel miglior modo possibile, non si accorse dell’alone aranciato che per un attimo fece brillare il corpo dell’Omega; Mushu, però, sgranò gli occhi e fissò orripilato l’incanto svanire nel nulla. L’odore del ragazzo iniziò subito a sollevarsi dalla sua pelle pallida e il draghetto, incurante di poter essere scoperto, uscì dal suo nascondiglio e iniziò a muovere le zampe davanti al volto esamine di Stiles; tutti i suoi interventi precedenti, però, gli avevano prosciugato completamente le energie e nonostante i numerosi tentativi non riuscì mai a formulare l’incantesimo. Nessuna scintilla rossa si sprigionò dalle sue zampe, nessuna nube arancione avvolse il corpo di Stiles, nessun incanto venne mai scagliato… Mushu si lamentò rumorosamente mentre tentava nuovamente di proteggere il segreto del suo protetto e alla fine fu costretto ad alzare bandiera bianca quando le zampe posteriori gli cedettero, portandolo cadere pesantemente sul telo isolante della tenda; aveva fallito e, tristemente, il draghetto si nascose all’esterno. Non ce la faceva a vedere quell’Alpha annusare l’aria e scoprire il tutto, non era abbastanza forte per affrontare quella situazione, e avvolgendosi sulla neve scoppiò in lacrime; si sentiva un miserabile, sapeva cosa sarebbe successo al ragazzo, ‘Al mio amico…’ pensò tra le lacrime, e in quel momento capì l’enorme stronzata che aveva fatto.

Non solo si era limitato a imbarcarsi in una missione letale con lo scopo egoista di riavere il proprio piedistallo, aveva permesso a un ragazzo eroico e coraggioso di mettere a repentaglio la propria vita e ora, mentre sentiva il medico iniziare a ricucirlo attentamente, avrebbe assistito alla sua morte; Stiles Stilinski sarebbe morto per salvare il padre e la sua famiglia, per donar loro una parvenza di normalità, ma lui aveva portato alla morte un innocente solo per uno stupido pezzo di legno. Ricordò le parole di Claudia Stilinski, quella richiesta disperata di tornare vivo da lei, e lui non era stato in grado di esaudirla… Mushu pianse, tutto quello che lo aveva spinto a mettersi in viaggio gli pareva così ridicolo e tra le lacrime si disse che non era degno neanche di suonare il gong; meritava veramente di finire dimenticato da tutto e tutti, di sparire per sempre dal mondo terreno e trasformarsi irreversibilmente in una statua.
 

Quando il dottor Geyer uscì la tenda l’attenzione di tutti venne immediatamente convogliata sulla sua figura ma l’uomo, deglutendo rumorosamente, si avvicinò a Derek e gli sibilò qualcosa all’orecchio così piano che solamente l’Hale riuscì a sentirlo; l’Alpha sgranò gli occhi e si allontanò di colpo dal medico, shoccato, per poi dirigersi rapidamente verso la tenda ed entrarvi. Il dolce odore di Stiles lo colpì, portandolo a ringhiare rumorosamente mentre le iridi si colorarono di rosso; quell’aroma di primule selvatiche solleticò il lupo nel suo petto e Derek si ritrovò a far scattare gli artigli, desiderando ardentemente afferrare quel corpo sodo e modellato dagli allenamenti per farlo finalmente suo.

Stiles, però, percependo il freddo proveniente dalla tenda aperta aprì lentamente gli occhi e si mise a sedere, sibilando per il dolore provocato dai punti freschi e sollevò lo sguardo sull’Hale prima di sorridergli apertamente; qualcosa nello sguardo dell’altro lo fece preoccupare ma poi, non appena la coperta termica che lo rivestiva gli cadde dal tronco, capì… L’incanto di Mushu era terminato, era stato scoperto.
 
 

«Capitano, io…» sussurrò Stiles ricoprendosi immediatamente ma Derek corrucciò le sopracciglia e scosse il capo, ritrovando la lucidità, e si allontanò appena; si sentiva ferito e deluso, ‘Tradito…’, da quel ragazzo che gli aveva salvato la vita. ‘Tutto è stato un inganno… Mi ha mentito dall’inizio… Sono stato uno stupido…’

«LO SAPEVO!» tuonò Harris entrando nella tenda mentre Derek usciva, troppo sconvolto per rimanere un attimo in più in presenza dell’Omega; immediatamente Scott, Isaac e Jackson gli andarono incontro ma proprio in quel momento il consigliere uscì, la mano artigliata avvolta attorno al collo dell’amico e l’espressione disgustata «UN OMEGA! FECCIA DELLA SOCIETÀ!» tuonò lanciando Stiles davanti all’intero plotone; i soldati annusarono l’aria e si ritirarono, shoccati, mentre il ragazzo sollevava lo sguardo sul trio di licantropi con cui aveva socializzato maggiormente, sentendo il proprio cuore fermarsi quando vide le loro espressioni ferite. Jackson aveva stretto la mascella e aveva voltato il capo di scatto, Isaac aveva corrucciato lo sguardo e si era allontanato mentre Scott, semplicemente, socchiuse la bocca e abbassò appena il capo.

«I… Io…» balbettò Stiles percependo le lacrime iniziare a rigargli il volto.

«OMEGA DISONORATO!» tuonò Harris per poi ruggirgli contro.

«No…» singhiozzò Stiles cercando di mettersi seduto sotto lo sguardo sbalordito dei presenti.

«ALTO TRADIMENTO!» continuò imperterrito il Beta «A MORTE!» Stiles sgranò gli occhi e fissò i propri compagni, trovandoli perfettamente immobili contro il manto nevoso; aveva vissuto con loro, si era addestrato con loro e gli aveva salvato la vita eppure, nel momento di maggior bisogno, nessuno si stava muovendo per fermare il Beta che, come uno squalo, aveva continuato a camminargli attorno con uno sguardo furente.

«Io mi chiamo Stiles e sì, sono un Omega…» ammise alla fine il ragazzo abbassando il capo.

«LO SAPEVO!» tuonò Harris afferrandolo per la gola e sollevandolo di peso, incurante delle ferite che gli artigli stavano provocando «DOVEVO DAR RETTA A CHRIS QUANDO MI AVVERTÌ!» urlò per poi lanciare a terra il ragazzo; ‘Mi ha mentito anche su questo… Nessun gemello… Solo lui… Sono stato un coglione…’.

«Dovevo salvare mio padre!» esclamò Stiles ma Harris, avviando la trasformazione, sollevò di scatto una gamba e calcio con forza il volto dell’Omega, facendolo cadere pesantemente contro il manto nevoso; il sangue schizzò copiosamente sulla neve candida e il naso prese a sanguinargli, gonfiandosi man mano che passava il tempo.

«STA AL TUO POSTO, OMEGA!» tuonò furente Harris «IMPARA A COMPORTATI DAVANTI A UN BETA!» disse sollevando la mano artigliata, preparandosi per calarla con violenza contro quella gola pallida che fin troppo spesso lo aveva infastidito con la voce che ne usciva; un ghigno soddisfatto si dipinse sulle sue labbra ma poi, con una rapidità che non credeva possibile, Derek gli afferrò con forza il polso e con un movimento secco glielo ruppe. Harris ruggì dal dolore e cadde a terra, folgorando con lo sguardo l’Alpha che, in risposta, illuminò le proprie iridi.

«Impara a stare al tuo posto, Beta, e a comportati adeguatamente davanti a un Alpha…» sibilò velenoso facendo spalancare gli occhi al consigliere; Derek, però, lo ignorò e si avvicinò a Stiles prima di osservarlo un’ultima volta e, sospirando, sollevò di scatto la mano destra ed estrasse gli artigli.

«NO!» Harris si voltò verso Isaac, Scott e Jackson i quali, urlando all’unisono, si stavano avvicinando rapidamente verso il loro capitano ma il Beta si sollevò di scatto e si parò davanti a loro, le braccia sollevate e un pericoloso ringhio nella gola.

«Conoscete la legge.» sussurrò appena, facendo indietreggiare i tre soldati.
 
 

‘Perché non me l’hai detto? Ti avrei aiutato fin dal principio… Avrei fatto in modo che non fossi idoneo all’addestramento e ti avrei rispedito a casa; hai permesso al mondo intero di gettarti merda addosso per salvare tuo padre mentre io volevo solamente scoparti…’
 
 

Stiles si alzò lentamente dal manto nevoso e singhiozzò rumorosamente, nuove lacrime presero a scorrergli liberamente sul volto e il ragazzo si ritrovò a sussurrare un disperato “Perdonami, mamma…”; sollevando appena gli occhi lucidi sull’Alpha, Stiles si ritrovò a sorridere tristemente. ‘Almeno sei tu a togliermi la vita…’ pensò prima di chiudere gli occhi per poi sollevare il capo, avrebbe affrontato la morte a testa alta e le conseguenze dell’aldilà; non sarebbe mai stato accettato dai propri Antenati, lo sapeva, e sperò che nonostante tutto sarebbe stato premiato per il suo coraggio. Non voleva cadere all’inferno ma se questo era il suo destino lo avrebbe accettato, ‘Per la mia famiglia questo e altro…’.

Derek chiuse gli occhi e rapidamente calò la mano, gli artigli micidiali puntati contro la pelle pallida.

Il plotone assistette inerme davanti a quella scena e Scott scoppiò in lacrime mentre cadeva in ginocchio; vide il sangue del suo amico schizzare a sinistra e sporcare gli artigli del suo capitano. Law era morto.
 
 

«Una vita per una vita. Il mio debito è pagato.» Derek si voltò, permettendo ai soldati di osservare le profonde artigliate che primeggiavano sul volto del commilitone; cinque segni rossi e sanguinanti che partivano dalla tempia sinistra e si estendevano diagonalmente fino alla mandibola, deturpando la bellezza di quel volto per sempre.

«Ma… Ma… Ma… La legge!» disse Harris osservandolo attentamente.

«IL MIO DEBITO È PAGATO!» tuonò Derek afferrandolo per la gola e sollevandolo di peso da terra, facendolo boccheggiare «E se tu, uomo miserabile, osi sfiorarlo con un singolo dito ti squarcerò la gola. Con le mie zanne.» ringhiò minacciosamente l’Alpha per poi lanciare il corpo del consigliere verso il primo masso disponibile «In marcia, dobbiamo raggiungere la Capitale per dare la lieta notizia.» ordinò ai suoi uomini «Law… Stiles… O quale diavolo sia il tuo nome, sparisci dalla circolazione e non farti più vedere da me.» disse seccamente Derek «Andiamo!» urlò mettendosi alla guida del plotone.
 
 

Stiles sospirò tristemente e scoppiò in lacrime, stringendosi maggiormente in quella coperta termica che era riuscito a portarsi dietro; sentì i commilitoni smontare rapidamente la tenda e il dottor Geyer recuperare i propri strumenti ma poi, pochi istanti dopo, percepì qualcosa di caldo coprirgli le spalle e un pesante tonfo sulla neve. L’odore di Jackson gli invase le narici e sollevando lo sguardo notò la schiena dell’Alpha allontanarsi in direzione del plotone e, accanto a sé, un piccolo zaino contenente alcuni viveri; Scott l’osservò dispiaciuto e deglutì rumorosamente mentre Isaac gli nascose un pacco di garze sterili sotto la coperta.

I due gli sorrisero tristemente e si allontanarono, lasciandolo da solo in mezzo alla neve.
 
 

***
 
 

«Secondo voi come sarà? Io dico d’oro zecchino con sopra inciso il simbolo della Contea e dietro la scritta “Grazie per averci salvato, siete i nostri eroi.”! E secondo voi gli Omega ci verranno dietro? Visto che, sapete, abbiamo appena salvato il mondo sovrannaturale dalla minaccia delle chimere…» Derek sospirò rumorosamente e si piantò gli artigli nei palmi, cercando con tutto se stesso di non lanciare nello strapiombo quell’inutile Beta che da più di un’ora continuava imperterrito a parlare; nonostante l’espressione neutrale, dentro di sé urlava di furia. Law, ‘Stiles, si chiama Stiles…’, lo aveva ingannato fin dal primissimo giorno e lui ci era cascato con tutte le scarpe; mentre camminava sul terreno nevoso la mente continuava a ragionare su tutto il periodo dell’addestramento, mostrandogli sotto una luce diversa tutto quello che aveva visto. Ora capiva perché quel ragazzo sembrava il più debole di tutti, capiva perché faticasse a guarire e soprattutto capiva perché ogni tanto sparisse dalla circolazione; quel che non riusciva a spiegarsi era il come avesse fatto per nascondere il proprio odore, non esisteva nulla che potesse mutare a tal punto qualcuno e se da una parte c’era il sollievo di aver trovato il proprio Compagno in un Omega, gettando immediatamente alle ortiche la possibilità di divenire una coppia illegale, dall’altro non riusciva ad accettare l’idea di essere l’unico a provare quelle sensazioni. Fin dove si spingevano le menzogne di quell’Omega? Era davvero riuscito a recuperare da solo la freccia? Quella sera gli aveva detto quelle parole solamente per mantenere la sua copertura? E sul versante montano aveva agito solo per renderlo attivo nella battaglia? Derek non seppe rispondersi, si sentiva fin troppo ferito per poter ragionare lucidamente e le parole di Greenberg non smettevano un attimo di riecheggiare attorno a loro.

«GREENBERG!» l’urlo furioso di Jackson costrinse l’Hale a fermarsi e voltarsi, incontrando la figura dell’Alpha che, trasformato, si apprestava ad attaccare il commilitone «Noi non abbiamo fatto nulla, soprattutto tu!» tuonò puntandogli l’indice artigliato contro «Non appena Law ha preso il bazooka sei scappato come un codardo e ora ti aspetti un riconoscimento in denaro e una carica municipale?!» disse ringhiando minacciosamente e avvicinandosi pericolosamente al Beta che, deglutendo, indietreggiò appena «L’unico che merita certe cose l’abbiamo lasciato nel bel mezzo del gelo qualche chilometro dietro noi! Law ha salvato la Contea. Non noi e soprattutto non tu!» strepitò per poi ruggire, incurante degli sguardi che ricevette dal resto del plotone.

«Greenberg, corra immediatamente dal Sindaco e lo avverta di quanto accaduto.» ordinò seccamente Derek «E se scopro che si è preso meriti che non ha le staccherò la testa dal collo, visto e considerate le sue azioni all’accademia…» continuò come se nulla fosse, facendo spalancare la bocca al mannaro «Devo ricordarle che lei è stato disonorato dalla sua famiglia per aver fatto bullismo in un periodo come questo?» l’Alpha illuminò le iridi e ruggì, facendo scattare sull’attenti Greenberg.

«Vado signor capitano!» rispose il Beta prima di scattare sul posto, avviandosi rapidamente verso la strada principale.

«Almeno così non c’è il rischio che lo uccida…» sibilò Derek riprendendo a camminare, immediatamente imitato dal resto del plotone.
 

 
***
 
 

La Luna carezzò dolcemente la figura infreddolita del figlio, bagnandolo con la sua luce e permettendogli di osservare attentamente il panorama innevato che si estendeva attorno a lui; la pelle pallida rifletté i chiari raggi, mettendo ancor più in risalto le cinque cicatrici che primeggiavano sul suo volto solcato dalle lacrime.

Stiles singhiozzò rumorosamente e si strinse maggiormente nel trench che Jackson gli regalò poco prima di partire, donandogli quella deliziosa sensazione di calore che gli permetteva di rimanere inginocchiato a piangere; quella valanga gli aveva tolto tutto, facendolo cadere nell’incertezza e nella disperazione. Aveva perso la propria purezza con quella mossa e nonostante fosse ancora in vita desiderò ardentemente che gli artigli di Derek gli avessero squarciato la gola; se per un attimo si era convinto di poter tornare con apparente tranquillità alla vita di tutti i giorni, nel momento stesso in cui si rese conto di quanto gli era stato fatto capì che, per lui, quell’opzione non era più fattibile.

Nessun Alpha si sarebbe mai avvicinato a lui con quei marchi disonorevoli sul volto, non sarebbe mai riuscito a passare alcun test; volente o nolente, il destino lo avrebbe spinto a varcare le soglie di una Casa del Recupero Corpi.

Quella prospettiva lo fece sorridere tristemente mentre le lacrime gli inondavano il volto, facendolo sentire definitivamente sconfitto; aveva finalmente capito qual era il suo posto ma nel farlo era stato costretto a rinunciare a tutto. Lui era un Omega che si atteggiava da Alpha, non avrebbe avuto nessun’altra possibilità… ‘Almeno ho salvato papà…’ pensò tristemente mentre si asciugava le lacrime.
 
 

«È andato tutto malissimo…» sbuffò Mushu intento a sgranocchiare le razioni lasciatogli da Scott «Se solo avessi avuto un briciolino di energia in più sarei riuscito a coprirti ancora…» aggiunse infilando la zampa nello zaino «Entrambi ci siamo proprio dimenticati che oggi scadeva l’incanto, eh?» domandò sarcasticamente il draghetto ma poi, all’improvviso, una lacrima ghiacciata gli cadde in testa; sollevando lo sguardo, Mushu si specchio nello sguardo disperato di Stiles e spalancò gli occhi. Era stato così felice di saperlo ancora in vita da essersi completamente dimenticato del suo umore, arrivando a ignorare il dolore che imperversava nel suo animo.

«Ho fatto un casino a cui non posso rimediare…» singhiozzò Stiles, la voce resa rauca dal pianto e dal silenzio prolungato «Ma forse il voler proteggere mio padre era una balla che mi raccontavo… Forse… Volevo solamente trovare il mio posto nel mondo… Fare in modo che il mio riflesso rispecchiasse il vero me…» Mushu corrucciò lo sguardo e sospirò rumorosamente prima di abbassare lo sguardo, puntandolo sull’argento dell’arma di famiglia.

«Andiamo, su con il morale…» borbottò il draghetto uscendo finalmente dal suo nascondiglio per poi afferrare saldamente l’arma, tirandola con forza fino a farla sfilare dal proprio supporto; drago e arma caddero pesantemente sul manto nevoso ma subito dopo l’ex-guardiano si rialzò e la sollevò di peso, voltandosi verso gli occhi intristiti del ragazzo «Serve solo un po’ di sputo…» sussurrò sputando sull’argento per poi strofinarci contro la zampa, lucidandola in quel modo grezzo «Vedi?» chiese sollevando l’arma e permettendo a Stiles di osservare il riflesso dei propri occhi; il ragazzo sospirò pesantemente e voltò di lato il capo, incapace di reggere il confronto con il proprio sguardo «Stiles…» sussurrò Mushu abbassando appena l’arma per poi osservarla; le iridi serpentine si fissarono sulla sua figura, mostrandogli quello che agli occhi del mannaro era un guardiano. Immediatamente tutti gli errori fatti e le menzogne dette lo colpirono; la sua coscienza iniziò a urlargli furiosamente e Mushu lasciò cadere l’arma, scoppiando in un pianto disperato.

«Mushu…» sussurrò Stiles osservandolo attentamente.

«Neanche io sono stato sincero…» disse il draghetto dopo qualche attimo «Non sono il tuo guardiano, i tuoi Antenati avevano deciso di inviare la Grande Volpe ma io… Io volevo ardentemente riconquistare il mio piedistallo…» spiegò con il muso basso, le lacrime lasciate libere di scorrere lungo le squame «Tu hai rischiato tutto per salvare tuo padre e trovare il tuo posto nel mondo, io ho rischiato la tua vita per un mio desiderio egoistico…» Mushu sollevò lo sguardo ma, invece di incontrare uno sguardo irritato e deluso, vide gli occhi chiari e sorridenti dell’Omega fissarlo di rimando.

«Siamo due bugiardi, quindi…» sussurrò appena Stiles allargando le braccia e permettendo al draghetto di buttarsi a peso morto sul suo corpo ancora nudo.

«Tu non sei un’Omega, io non sono guardiano… Vuoi vedere che quel grillo incontrato al cimitero non era fortunato?» chiese più a se stesso che all’altro «Se è così allora la tua jeep è una carriola?» domandò ridacchiando tristemente.

«Andiamo dai… Tu devi tornare dagli Antenati e dire di aver completato la tua missione, io invece mi recherò in una Casa del Recupero Corpi…» Mushu sollevò di scatto lo sguardo e lo fissò in quello disperato del mannaro.

«Non ho intenzione di lasciarti indietro! Abbiamo iniziato insieme e finiremo insieme!» esclamò il draghetto; Stiles sorrise e annuì prima di sospirare rumorosamente e alzarsi, permettendo alla neve attaccata addosso ai suoi vestiti di cadere pesantemente sul manto nevoso.
 
 

Drago e ragazzo iniziarono a sistemarsi lentamente, incuranti del vento gelido che aveva iniziato a soffiare su di loro; Mushu finì di mangiare gli ultimi alimenti presenti nello zaino mentre Stiles si abbottonò il trench. Lì, sotto la luce lunare, qualcosa si mosse nella neve; un ruggito riecheggiò nella vallata facendo immobilizzare i due amici che, lanciandosi uno sguardo preoccupato, avanzarono rapidamente verso il burrone. Sotto i loro occhi le chimere iniziarono a sollevarsi lentamente dall’enorme cumulo di neve che li aveva sepolti, ringhiando e sbraitando a causa della furia che imperversava nei loro animi.
 
 

«Ucciderò quell’inutile lupastro!» ringhiò minacciosamente Theo prima di voltarsi a osservare tre chimere imitarlo lentamente «Tutto qui?!» ruggì furiosamente l’Alpha, facendo annuire gli altri.

«La valanga li ha uccisi tutti.» rispose Violet con un ringhio.

«Siamo gli unici a essere sopravvissuti e per miracolo aggiungerei!» ringhiò Belasko illuminando le iridi.

«Non ci serve un esercito potente, uno di noi basta per eliminare un loro esercito!» disse Sebastian come se nulla fosse.

«Muoviamoci! Ci infiltreremo nella Capitale e uccideremo il Sindaco.» urlò furiosamente Theo incamminandosi, immediatamente imitato dagli altri tre.
 
 

Stiles si sollevò di scatto e indietreggiò appena, preoccupato da quello che i suoi occhi avevano appena visto; se non era bastata una valanga a eliminare le chimere cosa sarebbe servito per porre fine a quella minaccia? Sospirando e scuotendo il capo, il ragazzo s’incamminò verso il sentiero mentre Mushu correva dietro di lui. ‘È inutile correre ad avvertire Derek, non farei mai in tempo e poi chi me lo fa fare?! Insomma, lo ha detto chiaro e tondo! Sono disonorato e non ho intenzione di rivederlo nuovamente!’ pensò irritato ma poi il lupo nel suo petto ululò disperato e Stiles, bloccandosi sul colpo, percepì la Luna chiamarlo con la sua dolce voce melodiosa; lentamente sollevò lo sguardo e lo puntò su sua madre, venendo baciato dalla sua morbida luce. ‘E no, non è giusto! Persone innocenti morirebbero! È mio dovere fare tutto ciò che posso per salvare il mondo!’.
 
 

«Mushu, puoi teletrasportarmi alla Capitale?» domandò Stiles voltandosi di scatto verso il draghetto che lo fissò con la bocca spalancata.

«Ma ti rendi conto di quello che hai detto?» chiese incredulo il draghetto «Quei mostri sono spuntati dalla neve, dopo essere stati travolti da una valanga, come margherite!» esclamò sollevando di scatto le zampe al cielo, incurante dell’opinione che il ragazzo avrebbe avuto di lui; Stiles sospirò rumorosamente e incrociò le braccia al petto, le sopracciglia sollevate e il capo inclinato appena di lato.

«Siamo ancora insieme, Mushu?» domandò l’Omega allungando il braccio verso il draghetto; Mushu l’osservò attentamente e chiuse per un attimo gli occhi, abbassando lentamente le zampe, ma alla fine mise su un’espressione decisa e saltò sul braccio teso.

«E andiamo! Destinazione: Capitol City!» urlò Mushu iniziando a muovere le zampe.
 
 
Una nube aranciata avvolse i due, facendoli sparire nel bel mezzo del nulla.
 
 

Note finali: e bene sì, Stiles è stato beccato! Devo dire che i paragrafi dedicati alla valanga e tutto quello ne segue mi piacciono molto, sono davvero soddisfatto di come è venuto questo capitolo; Derek ha ferito Stiles, è vero, ma lo ha fatto solamente per sporcarsi gli artigli con il suo sangue, in modo tale da creare una sorta di giustizia. Non dimentichiamoci che Harris voleva ucciderlo, quindi…

Mi è piaciuto la reazione di Scott, Jackson e Isaac alla scoperta; prima sono rimasti in disparte ma poi lo hanno ringraziato a modo loro.

Greenberg mi dà un fastidio enorme, nella vecchia edizione moriva per mano dello stesso Derek ma qui sopravvive; sono o non sono un autore buono?

Risposta: no, volevo ucciderlo anche qui.
 

Ringrazio infinitamente chi sta leggendo la storia, coloro che l’hanno inserita in una delle categorie di EFP e soprattutto un ringraziamento speciale va a BestiaRara per aver recensito lo scorso capitolo!

Giuro che risponderò a tutti, lo giuro!
 

A domani!
 

 
Babbo Dark
   
 
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