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Autore: Razu    10/05/2020    1 recensioni
"Wanderlust is a strong desire for or impulse to wander or travel and explore the world"
"Avresti potuto essere l'orgoglio della nostra Casa con le tue doti, avresti potuto addirittura esserne il vanto. Ma hai scelto di non esserlo e questo dimostra il tuo valore...figlia mia".
È con queste parole che Faerie si separa dal padre per partire alla volta del Buio Profondo, unico rifugio dalle grinfie della sua perfida madre. Crede di aver trovato lì la pace e la libertà da sempre agognata, ma il passato è sempre pronto a tornare e lo farà in un modo che Faerie nemmeno si immagina...
Genere: Angst, Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Un leggero bussare interruppe il silenzio nel quale era immersa la casa.

-Avanti- disse una voce femminile.

La porta della piccola casa di pietra si aprì, lasciando entrare uno svirfnebli, uno gnomo del profondo.

Passò nell'entrata, che l'abitante della casa usava come sala da pranzo, dove notò un piatto pieno di cibo, intatto.

Lo gnomo fece una smorfia. Capì che lei non aveva mangiato. -Ci risiamo- borbottò.

-Dove sei?- disse in tono di rimprovero.

Sentì un sospiro. -Di qua-

Lo gnomo seguì la voce fino a una stanza piccola e spoglia, arredata solo da un'amaca. Seduta al centro della stanza, le gambe incrociate e le spalle rivolte verso l'ingresso, c'era una drow.

-Buongiorno, Faerie-

-Ciao Belwar...- Il tono della drow era spento, triste.

-Non hai mangiato- disse Belwar. Non era una domanda, ma Faerie annuì lo stesso.

-Non avevo fame...-

-Magga cammara, Faerie!- sbottò Belwar. -Non dirmi che è di nuovo per via della tua famiglia, sono passati cinquant'anni, che diamine! Ormai ti credono morta!-

La drow abbassò lo sguardo. -Lo so-

-E allora dammi una motivazione valida-

-Ecco... io...- deglutì. -Incubi- sussurrò. -Tanti incubi. Rivedo mio fratello con la bottiglia di acido, sento mia sorella e mio fratello che mi tengono ferma, sento di nuovo il dolore... e poi vedo mia madre... che ride e si prende gioco di me...- un tremito scosse le spalle di Faerie. La drow si portò le mani al viso, mentre le lacrime le scivolavano sulle guance. -È sempre così- singhiozzò. -Quando credo di averli allontanati dalla mia mente tornano sempre. C'è qualcosa in questi incubi, ne sono certa, perché tornerebbero? Non li ho ingannati, stanno solo aspettando il momento giusto per...-

-Se sapessero che sei ancora viva avrebbero raso al suolo Blingdenstone da un pezzo, da' retta a me- tagliò corto Belwar in tono brusco. Poi, con tono più gentile, le disse: -So cos'hai passato, Faerie, anche io sono stato vittima della crudeltà della tua gente- allungò le mani, dove ora al loro posto c'erano un martello e un piccone. -Ma rifiutare il cibo non è la soluzione. Nessuno può liberarsi del proprio passato, tutto ciò che puoi fare è costruirti un presente e un futuro migliore, mi sono spiegato?-

Faerie si asciugò le lacrime. -Sì...-

-E ora fila a mangiare, altrimenti giuro che ti lego a una sedia e ti caccio il cibo a forza giù per la gola-

Faerie fece un piccolo sorriso. -E va bene- sbuffò.

Si alzò a fatica, tenendo il capo chino per non sbatterlo contro il soffitto. Nonostante il suo metro e mezzo di altezza, le case degli svirfnebli erano piccole perfino per lei.

I due amici giunsero nell'ingresso, dove Faerie era solita consumare i suoi pasti.

La drow prese il piatto abbandonato sul tavolo, e iniziò a mangiare.

-Ci sono novità?- chiese Faerie con la bocca piena. Belwar la guardò infastidito, espressione che si accentuò quando un pezzettino di cibo semi-masticato gli arrivò sul naso.

La drow cercò di trattenere una risata. -Scusa- disse dopo aver ingoiato il boccone.

-Mpf- borbottò lo gnomo, togliendosi di dosso la briciola sputata.

-Comunque, ci sono novità?- ripeté Faerie.

-Perché me lo chiedi?-

-Non saresti qui altrimenti-

-È bello vedere che mi consideri un amico- disse Belwar con sarcasmo. Il nero sulla pelle di lei si accentuò, come se fosse arrossita.

-Oh, cavolo, io non intendevo... è che mi hai detto tu stesso che di solito non esci mai...- Si interruppe nel vedere l'amico ridere.

-Andiamo, Faerie, ti stavo solo prendendo in giro-

Le punte delle orecchie di Faerie si scurirono, così come avevano fatto le sue guance poco prima. -Maledizione, Belwar!- esclamò.

Lo svirfnebli smise di ridere. -Comunque, per rispondere alla tua domanda, sì, ci sono novità.-

-Ovvero?-

-Ne è arrivato un altro-

-Un altro cosa?-

-Un altro come te-

Faerie guardò Belwar con gli occhi sgranati. -C-cosa? C-come è possibile? Come ha fatto a entrare? Vi farà a pezzi! Oh è venuto per me, lo sento...-

Lo gnomo prese una mano dell'amica. -Faerie, calmati. Non è venuto per te, non si è infiltrato nella città e non ha intenzione di ucciderci. Anzi, al contrario, ha già un gruppetto di ammiratori che ascoltano rapiti le sue avventure- disse ridacchiando.

La drow lo fissò, come se non potesse crederci. -Tu ti stai prendendo gioco di me... io sono l'unica, a essere diversa...- Ebbe un tuffo al cuore nel pensare che in realtà non era così.

Ma lui non può essere qui, me lo ha detto molte volte che non si sarebbe mai avventurato nel Buio Profondo... non può essere lui, no, no, no.

-A quanto pare non lo sei. Penso che dovresti uscire e conoscerlo-

-Stai scherzando, vero?-

-Lo so quanto detesti la tua razza, ma devi tentare. Lui è diverso, è come te-

-E tu come fai a saperlo?!- chiese Faerie con rabbia.

-Perché lui è quello che mi ha salvato la vita quasi poco più di dieci anni fa. E perché... beh, ho garantito per lui davanti al Re ed è mio ospite-

Questa volta anche la bocca di Faerie si spalancò. -Belwar, ma sei scemo?! Come puoi fidarti di lui?! Come fai a sapere che non ti taglierà la gola non appena sarai distratto?! E poi ti preoccupi per me che non mangio!-

-Ti ho appena detto che lui mi ha salvato la vita, sarei stato quasi certamente trucidato se non fosse stato per lui-

-Non puoi fidarti di lui! La mia razza è crudele, non vi è amore né amicizia, vi è solo profitto reciproco, niente di più, e appena non possono più usarti ti ammazzano nel peggiore dei modi, è questo che fanno!- esclamò indicando una cicatrice simile a un'ustione che occupava la metà destra del suo viso, orecchio compreso.

Il suo tono di voce si era alzato man mano che andava avanti a parlare, fino a che si ritrovò ad urlare in faccia a Belwar.

-Faerie, adesso calmati-

La Drow strinse i denti e i pugni, cercando di controllare il respiro. -Io voglio solo che tu stia bene, Belwar- sussurrò. -Sei un mio amico. Ricordo com'eri quando tornasti dopo l'attacco di quegli assassini, e io non voglio vederti mai più così.-

-Capisco la tua preoccupazione, ma ti posso assicurare che c'è da fidarsi di lui. Dagli una possibilità, ti chiedo solo questo-

Faerie si lasciò cadere il viso fra le mani. Iniziò a tremare.

-Faerie...-

-Lasciami in pace, Belwar-

Lo gnomo sospirò. -E va bene, ma sappi che gli parlerò e saprò se non sarai andata da lui. Inoltre è molto tempo che non esci, ti farebbe bene una passeggiata.-

-Sei sordo per caso? Ho detto che non lo voglio vedere neanche in una cassa da morto!-

-Ma non ti viene nemmeno un po' di curiosità?- insisté lui. L'amica lo guardò torva. Lui sospirò. -Ci conosciamo da cinquant'anni, so che lo farai-

E, detto questo, Belwar uscì.

Non appena la porta si richiuse, Faerie lanciò il piatto contro il muro, urlando di rabbia e di disperazione.

Belwar aveva ragione.

Faerie aveva veramente intenzione di incontrare quel drow.

~*~

Drizzt Do'Urden non la notò subito, intento com'era a raccontare ai giovani svirfnebli le sue avventure nel Buio Profondo.

Tuttavia, dopo aver finito di raccontare come avesse aiutato un gruppo di Pech a ritrovare la strada di casa, quando alzò lo sguardo intravide seminascosta fra le rocce una figura familiare.

Fin troppo familiare.

Drow? Cosa ci fanno qui? Mi hanno trovato? Devo avvertire il Re?

Istintivamente, Drizzt portò le mani alle else delle sue fidate scimitarre.

-Cosa c'è, elfo scuro?- gli chiese Seldig, seduto a gambe incrociate davanti a lui.

-Non vorrei allarmarvi ma... là dietro le rocce, c'è un drow-

Con tutta la calma di questo mondo, Seldig si girò, giusto in tempo per vedere il fantomatico drow ritirarsi fra le rocce.

-Oh, quello? È solo Faerie- disse tranquillo.

-Faerie?-

-Sì, è il suo nome. È arrivata qui cinquant'anni fa, in fin di vita. Non so come abbia fatto a convincere il nostro Re a farla restare, fatto sta che è diventata amica del nostro popolo. Gira voce che la sua famiglia la stesse cercando, anche se ha cessato le ricerche poco dopo il suo arrivo. Non so come si sia procurata la sua cicatrice, non ce lo ha mai voluto dire. Conoscendola, scommetto che non lo ha detto nemmeno ai guaritori quando le hanno medicato la ferita. Ma non lo so con esattezza, all'epoca non ero ancora nato-

-Cosa mi sai dire di lei?-

-Solo che è un tipo piuttosto solitario, sta quasi sempre nella sua casa, ma è una compagnia piacevole. Belwar è l'unico che ha un legame piuttosto saldo con lei. Ma ora ci racconti qualche altra avventura?-

Drizzt prese mentalmente nota di chiedere a Belwar di parlargli di lei mentre con un sorriso iniziava a raccontare.

Non dovette attendere il suo amico gnomo, perché a metà del racconto Faerie si unì al gruppo di ascoltatori, ma a differenza di loro rimase in piedi.

Drizzt rimase colpito dal suo aspetto: Seldig aveva ragione, la drow aveva un'ustione che le copriva tutto il lato destro della faccia, orecchio compreso, come se le avessero versato in faccia una qualunque sostanza corrosiva. Inoltre, l'occhio destro era bianco, senza iride né pupilla, ma l'altro occhio sorprese il giovane Do'Urden più di ogni altra cosa, poiché era viola, come i suoi.

Drizzt notò che le mancava il sopracciglio destro.

Faerie era alta all'incirca come lui, se non più bassa di qualche millimetro. La sua corporatura era impossibile da stabilire, dato che il suo corpo era interamente coperto dal piwafwi, il mantello mimetico dei drow. I capelli ricadevano morbidi e ondulati sulle sue spalle.

Faerie lo guardava con uno sguardo duro, come se non approvasse la sua presenza.

A racconto ultimato, prima che il gruppo di svirfnebli supplicasse Drizzt di raccontare altre avventure, lei disse in tono gentile: -Posso rubarvelo un momento? Vorrei scambiare due parole in privato con lui.-

Il gruppo protestò.

-Ci metterò pochissimo, lo prometto- disse la drow con un sorriso.

Tra mille sbuffi, gli gnomi acconsentirono.

Drizzt lanciò loro un sorriso fiducioso, come a dire di non preoccuparsi, e si apprestò a seguire la sua simile in un luogo più appartato.

Non appena furono al sicuro dagli occhi degli svirfnebli, Drizzt iniziò con le domande che lo assalivano fin da quando aveva visto Faerie: -Perché...?-

Non fece nemmeno in tempo a finire la frase che la drow, con un gesto repentino, lo aveva preso per il collo e sbattuto contro il muro.

Il giovane Do'Urden cercò di liberarsi, ma scoprì a suo malgrado che lei aveva una presa piuttosto salda.

-Volevo solo avvertirti, sporco assassino- ringhiò lei. -Se oserai anche solo pensare di far del male a uno solo di questi gnomi, ritroverai la tua testa infilzata su una picca davanti a casa mia come monito ancora prima di poter dire "Lolth", sono stata chiara?-

Drizzt, non potendo parlare, annuì freneticamente. -Bene, vedo che ci siamo capiti- disse Faerie lasciando la presa.

Lui tossì un paio di volte prima di recuperare l'uso della voce. -Ti assicuro che non ne ho la minima intenzione.-

Lei lo guardò come se non credesse a una sola parola. Poi, si girò e fece per andarsene.

-Aspetta!- esclamò Drizzt afferrandole il braccio. -Chi sei? Vieni da Menzoberranzan? Cosa ci fai qui? Perché sei scappata? Come...?-

Lei si liberò dalla stretta. -Il mio nome è Faerie- disse in tono duro. -Non ti serve sapere altro-

E, detto questo, se ne andò.

Drizzt rimase lì alcuni attimi, senza smettere di pensare a lei.

Decise che avrebbe fatto di tutto per trovarla.

 

   
 
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