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Autore: se solose    11/05/2020    1 recensioni
Sto riguardando le puntate e nella mia mente si scatenano mille scenari. Ho deciso così di creare una piccola storia, a puntate, che prende spunto da uno degli episodi della terza stagione per continuare su una traiettoria tutta sua, raccontando l'amore di Lorenzo e Clarice.
Genere: Introspettivo, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Clarice Orsini
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Entro nel mio studio, prendo la brocca e riempio un bicchiere di vino rosso. Ne ho estremo bisogno.
Ne sorseggio un po’ mentre crollo su di una sedia davanti il camino. Non riesco a capacitarmi del vortice in cui siamo finiti in pochissimi minuti. Più cerco di muovermi nella giusta direzione, più sento di commettere dei passi falsi. Questa sensazione di inadeguatezza mi è nuova ed è soprattutto estenuante.
Mia madre si siede vicino a me, bicchiere alla mano.
“Vuoi dirmi qualcosa anche tu?” le chiedo sprezzante passandomi le dita sulla fronte.
“Non prendertela, figlio mio. La gravidanza è un periodo particolare per noi donne, dovresti saperlo ormai”
Prende un grande sorso dal bicchiere e continua a contemplare il fuoco. Faccio altrettanto.
“Mi ha visto con Lucrezia, oggi, in piazza” le confesso. Ho bisogno di togliermi questo peso dalle spalle, non ce la faccio a portare tutto da solo.
“Immaginavo che fosse ben altro a turbarla. E, dunque?”
“Non lo so” Mando giù un lungo sorso di liquido rosso.
“Il tuo dovere di marito è rassicurarla. Lo hai già fatto una volta? Fallo nuovamente e poi ancora, se dovesse servire” Si alza con fare deciso senza aspettare una mia risposta mentre torno a vagare nei miei pensieri.
Forse ha ragione, come capita spesso, soprattutto di recente. I suoi consigli sono sempre stati molto utili e hanno aiutato molto nel mandare avanti il mio matrimonio, soprattutto all’inizio, quando avevo acconsentito a sposare Clarice solo per l’aiuto che poteva portare alla nostra famiglia, al nome dei Medici.
Ricordo ancora la nostra conversazione a Roma, dopo aver conosciuto Clarice e aver fatto un buco nell’acqua, probabilmente era la prima volta che mi capitava.
“Madre, è inutile! Non vuole saperne di avere a che fare con me o con il matrimonio, è troppo presa dalla sua chiamata dall’alto” lo avevo detto quasi con stizza perché, nel profondo, quel rifiuto non riuscivo ad accettarlo.
“Lorenzo, abbiamo bisogno del loro appoggio. Sono certa che sarai in grado di persuaderla, anche noi facciamo del bene a Firenze, al suo popolo. Falle vedere questo”.
Rimasi in silenzio. Uno strano silenzio e mia madre lo percepì subito.
“Ti piace?” mi chiese curiosa. Ogni tanto lo faceva.
“Si, è molto bella. Non posso negarlo” Sorrisi. Era bella, bella davvero. Rimasi folgorato da lei dal primo momento in cui la vidi, a Trastevere, quando ancora non sapevo chi fosse o che cosa le nostre madri avessero orchestrato.
Lascio che ancora un sorso di liquido rosso frizzate mi attraversi la bocca e poi vado verso le scale in direzione della mia stanza. Entro, trovo il letto vuoto. Mi guardo intorno, alla ricerca di mia moglie. Non avrei dovuto lasciarla sola, mi dico. Faccio per uscire e, proprio in quel momento, è lei ad entrare. Non ha una bella cera, è bianca, pallida come poche volte mi è capitato di vederla. In modo istintivo le allungo una mano, in segno di aiuto, di sostegno e lei l’afferra senza fare la sostenuta. Dopo i primi passi la sento trascinare le gambe e in quel momento, senza aspettare il suo consenso la prendo in braccio. I suoi occhi, adesso un po’ spenti, si piantano nei miei. Ha due grandi cerchi neri a contornarli e la sua iride è lucida. Ha pianto? Che domanda sciocca, l’ho lasciata in lacrime. Sento le sue mani appoggiarsi sulle mie spalle a peso morto. Ho paura che stia per svenire. Muovo velocemente i passi che mi distanziano dal letto e l’adagio lentamente. Lascio che si sdrai e le accarezzo i capelli.
“Sei bollente!” le dico toccandole la fronte.
“Non è niente, avrò preso solo un po’ di freddo” mi risponde ansante chiudendosi su di un fianco.
“Maria!” urlo in preda al panico, ma nonostante Clarice mi guardi come un pazzo, mi volto verso la nostra governante appena entrata nella stanza.
“Signor Medici”
“Chiama il dottore, Maria. Subito!” Le ordino, senza capire se sto ancora urlando. Mi inginocchio accanto a mia moglie e le prendo la mano, baciandola.
“Lorenzo, ho sentito che urlavi...” mia madre entra nella stanza parlando.
“Che sta succedendo? Clarice, stava bene fino a poco fa. Hai chiamato il medico?” mi dice visibilmente allarmata e io annuisco.
Sento mia moglie stringermi la mano, con fermezza. Nonostante sia lei ad aver bisogno di cure e di conforto ecco ancora una volta che andiamo a capovolgere le nostre parti: è lei a rassicurare me.
“Vedrai, sarà solo un po’ di febbre” mi dice, abbozzando un lieve sorriso. Le annuisco, ricambiando quel sorriso, cercando di apparire il più calmo possibile anche se dentro avevo un’incredibile paura di perderla.
   
 
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