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Autore: Matagot    12/05/2020    1 recensioni
Hogwarts, 1995.
Cedric Diggory è morto al termine del Torneo Tremaghi, Voldemort è tornato e l'Ordine della Fenice è stato da poco ricostituito.
Il Ministero sta portando avanti una propaganda negazionista, a discapito di Harry Potter e Albus Silente, per evitare il panico collettivo che aveva colpito la popolazione magica una quindicina di anni prima. Lord Voldemort ha modo di agire nell'ombra, rimpolpare i propri ranghi e gettare le basi per la Seconda Guerra dei Maghi.
Ma un nuovo player è in agguato, la Plume Blanche sta per fare il suo ingresso nella Storia Moderna Inglese.
Genere: Azione, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Il trio protagonista, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
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“Allora?”

La voce era fredda come le sere invernali, appena udibile sopra all’ovattato vociare dei suoi seguaci nella stanza attigua.
“Mio… Mio Signore… Ho contattato Arnaud, ma mi ha riferito di non aver trovato niente… Nessun indizio e nessuna traccia…”

Sebastian Nott deglutì rumorosamente, facendo ballonzolare il pomo d’Adamo. La sua voce trasudava terrore, perché Nott aveva abbastanza esperienza come Mangiamorte da sapere che Lord Voldemort, se colto dall’ira, non si faceva problemi a punire anche i messaggeri. Aveva lo sguardo puntato verso i piedi del suo signore, non osava nemmeno guardarlo in faccia da tanto che era spaventato.
Lord Voldemort arricciò il naso con fare disgustato davanti a tanta codardia.

“Vedi Sebastian, scoprire cosa ci faceva un vecchio amico di Silente davanti a quella casa è di vitale importanza. Per quanto avere tuo cugino a capo dell’esercito meglio addestrato d’Europa possa essere stato un suggerimento da me molto apprezzato, ora mi aspetto che il signor Renard faccia l’unica cosa che gli ho chiesto di fare in cambio della posizione che ha raggiunto anche grazie a me. Lord Voldemort è giusto con chi gli è fedele, ma questa attesa è troppo per la mia pazienza. Sectumsempra!”

Un rantolo sfuggì dalle labbra sottili di Sebastian Nott. Si era afferrato la mano sinistra con forza per contenere l’emorragia, ma il sangue sgorgava troppo velocemente e presto formò una pozza ai piedi dell’uomo che, nonostante tutto, non osò muoversi finché Lord Voldemort non gli fece cenno di abbandonare la stanza. Stringeva ancora con forza la mano che perdeva una quantità spropositata di sangue ormai, in netto contrasto con il colorito pallido che Nott aveva ormai assunto.

“Non ti preoccupare Nott, perdere due dita non ti complicherà troppo la vita. Ora va’ e fai in modo che Arnaud Renard non mi irriti più di quanto abbia già fatto.”

Le narici ormai serpentesche si dilatarono quando il Signor Oscuro inspirò profondamente. Lo sguardo screziato di rosso guizzò sulla sua fedele compagna Nagini, acciambellata come un docile Border Collie ai suoi piedi. La testa del serpente si alzò per scorgere il viso del suo padrone e la lingua biforcuta fendette l’aria un paio di volte.
“No Nagini, non l’ha trovato, ma non può essere stato un caso che Moreau capitasse davanti alla casa di quello schifoso bastardo di Tom Riddle Senior.”
 
**
 
La punizione non era stata un disastro, anzi Filius Vitious si era dimostrato un interessante compagnia. Il professore di Incantesimi aveva raccontato ad Olivia un paio di cose sul suo passato da campione di duelli prima di prendere la cattedra nella prestigiosa scuola di magia che anche lui aveva frequentato. Ebbero anche una lunga discussione sulla tattica e sulla posizione migliore da adottare di fronte ad un avversario che non si conosce, in cui Vitious sosteneva la necessità di partire in guardia difensiva lievemente laterale per offrire una minore superficie di bersaglio all’altro contendente, mentre Olivia credeva che fingersi sprovveduti e simulare una guardia distratta tenendo pronto un Sortilegio Scudo fosse meglio. Erano tanto presi da quell’avvincente discorso che si accorsero di quanto fosse tardi solo quando Olivia cercò un’ulteriore oggetto da pulire senza trovarne alcuno. Ogni targhetta, medaglia, trofeo o distintivo era stato lucidato a dovere e la Sala dei Trofei era pervasa dal puzzo pungente del Solvente Magico di Nonna Acetonella che Olivia aveva utilizzato.

“Oh accidenti quanto è tardi! Robin, credo che tu debba filare subito in Dormitorio, è quasi mezzanotte!”
Vitious la congedò con un sorriso bonario e Olivia uscì dalla Sala dei Trofei con passo veloce. Non vedeva l’ora di andare a coricarsi perché ormai sentiva le palpebre calare inesorabili e voleva cogliere quell’attimo per riuscire a garantirsi un’intera notte di meritato riposo, cosa che nei primi dieci giorni trascorsi nel castello non era riuscita a godersi a causa della morte di Christophe, della scoperta del ruolo di Albus Silente nel suo trasferimento in Gran Bretagna e tutto ciò che concerneva tale argomento, non ultima la lettera di sua cugina e l’attesa dell’incontro con Guillaume. Camminava silenziosamente per i corridoi del castello, del tutto persa in quei pensieri, quando svoltò in un corridoio e urtò qualcuno.

“Ah, ciao.”
Sbatté un paio di volte le palpebre per mettere a fuoco meglio chi l’avesse appena salutata e vide un ragazzo dai capelli scuri decisamente spettinati, con gli occhi verdi contornati da un paio di occhiali da vista tondi.
“Ciao Harry, scusami, non ti ho visto. Sono stata in punizione con Vitious fino ad adesso e sto crollando dal sonno.”
“Non ti preoccupare. In effetti, hai l’aria un po’ stanca, Vitious deve averti spremuto bene.”

Gli occhi di Olivia, ormai del tutto desti, guizzarono veloci sulla sciarpa che Harry aveva avvolto intorno alla mano destra, macchiata di quello che sembrava decisamente sangue. Harry notò la sua espressione corrucciata divenire inorridita e, quando si accorse cosa fosse l’oggetto dei pensieri della ragazza in quel momento, spostò con noncuranza la mano dietro la sua schiena e abbozzò un grottesco sorriso di circostanza.

“Non è niente, sono scivolato intanto che le scale si muovevano.”
Sul volto di Harry Potter era dipinta la consapevolezza di quanto fosse debole quella bugia e la vergogna dell’essere stato scoperto.

Orgoglioso, certo, è un Grifondoro.

Olivia scrutò intensamente il viso del ragazzo, aveva gli occhi stretti in due fessure e sembrava la rappresentazione fedele di una giovane Minerva McGranitt.
“Forse dovresti riferire al professor Silente che le scale si muovono un po’ troppo, magari è venuto il momento di fare dei lavori di ristrutturazione.”
“Non è niente, davvero, devo solo fare più attenzione, non credo di dover disturbare Silente per questo.”
“Ho capito. Se allunghi il braccio, provo a darti una mano.”

Harry parve esitante e lievemente infastidito, continuava a nascondere la mano dietro alla schiena come un bambino colto in flagrante con le mani dentro ad un vasetto di miele, mentre il suo sguardo dardeggiava a metà tra la vergogna e la rabbia.

Decisamente un po’ troppo orgoglioso. Ma cos’è tutto quel sangue? Perché non dice nulla a nessuno? Viene dalla punizione con la Umbridge, lo avrà torturato? Hermione lo sa, quando le ho detto che la Umbridge voleva punire me si è rabbuiata.

“Scusami. Probabilmente ci sto dando troppa importanza, ma almeno prendi questo.”
 La ragazza estrasse un fazzoletto dalla tasca della sua divisa e lo porse ad Harry, sempre scrutandolo con sguardo circospetto. Lui afferrò quel quadrato di tela bianca con la mano sinistra senza dire nulla.

“Prova a lanciare un Epismendo, almeno finché non ci metti su qualcosa d’altro. Buonanotte Harry.”
Olivia accennò un sorriso e riprese a camminare verso la Torre di Corvonero dove la aspettava il suo morbido letto a baldacchino, lasciando un pensieroso Harry Potter a fissarsi il punto della sua mano che aveva sfiorato quella della ragazza nell’afferrare il fazzoletto.
 
**
 
“Credi di averli convinti? Anche Renard?”

Lo sguardo di Albus Silente era gentile come sempre, anche se dietro agli occhiali a mezzaluna Guillaume Boulevardier colse un filo di preoccupazione. Il francese annuì convinto, d’altronde non c’era possibilità alcuna che Arnaud Renard e i suoi scagnozzi fossero a conoscenza del fatto che fosse un Animagus.

“L’Ardemonio disintegra ogni cosa, quindi non potrebbero davvero immaginare che in quella casa possa essere cresciuta anche una bambina e non possono trovare nessun documento riguardante la missione di Christophe. Penso ti abbia comunicato su cosa stesse lavorando e che sospetti avesse.”
Silente annuì mesto.
“Purtroppo coincidono con alcune stranezze avvenute sotto al mio naso. Ricordi il diario?”
Fu il turno di Guillaume di annuire. Aveva lo sguardo tinto di orrore e paura.
“Non crederai… Silente, non crederai che ce ne sia più di uno?”
Un lungo silenzio lasciò presagire a Guillaume che la risposta del preside non gli sarebbe stata gradita.
“Purtroppo ho solamente teorie e, nonostante spesso le mie teorie si rivelino azzeccate, non mi sbilancerei ancora a condividerle apertamente, perché ogni tanto mi capita di sbagliarmi e spero vivamente che questo sia uno di quei casi. Dovrò indagare.”

Guillaume allungò la mano destra verso la scrivania del professor Silente, su cui torreggiavano un paio di bicchieri, ognuno dei quali conteneva del liquido amaranto. Afferrò il suo e lo portò alle labbra, lasciando che il sapore di ippocrasso gli pizzicasse le labbra.
“Silente, dovrò stabilirmi qui in Scozia. Devo vedere Olivia e capire se è disposta a farsi carico di qualcosa del genere, è una cosa molto grossa e ne andrebbe della sua stessa sicurezza.”
“In un paio di giorni potrei trovarti un posto in cui vivere, un’identità e qualcuno disposto a confermarla, ma fino ad allora ti invito a rimanere nascosto nel mio ufficio, occasionalmente anche in forma di Animagus, non vorremmo che Dolores noti la tua presenza al castello.”
Guillaume fece un breve cenno di assenso, continuando a sorseggiare il vino aromatizzato.

“E Olivia come sta?”
La voce gli era tremata appena nel pronunciare il nome della giovane, lo aveva accarezzato con la voce con l’affetto infinito di un genitore purtroppo separato prematuramente dai figli. Silente abbozzò ad un sorriso bonario e rassicurante.
“Ha preso tanto della forza di Christophe e i suoi voti ti potranno provare che ha una mente arguta quanto la tua. Di recente ha avuto la sfortuna di essere attaccata di sorpresa da una ragazza di Serpeverde per questioni amorose e lei, con prontezza di riflessi, ha evocato un Sortilegio Scudo non verbale, senza nemmeno estrarre la bacchetta, ha dei riflessi eccezionali.”
Il francese ridacchiò compiaciuto sotto i baffi.
“È già arrivato il momento dei duelli per le cottarelle? Per il sinistro floscio di Merlino, crescono così in fretta.”
“Guillaume, mi dirai mai in che circostanze avete adottato Olivia?”

Guillaume squadrò il preside con un cipiglio indagatore. Certo, si sarebbe potuto fidare di Silente perché nel preside era stata riposta la piena fiducia di Christophe e questo a lui bastava, ma proteggere la sua bambina era decisamente più importante.
“Non fraintendermi Albus, io mi fido di te come si fidava Christophe, ma non vorrei mettere in pericolo Olivia più di quanto non lo sia già anche solo per il fatto di essere stata cresciuta da noi. Credo che per il momento questo segreto debba rimanere tale.”
Silente annuì comprensivo, continuando a sorseggiare il vino speziato alla luce fioca delle candele.
 
**
 
“Si può sapere di cosa stavate confabulando tu e la Granger? Ci hai impiegato una vita a sbarazzartene, pensavo di dover badare da solo a questa Soluzione Corroborante.”
“Come ti servisse il mio aiuto per andare a recuperare una fiaschetta con i nostri nomi dalla cattedra, a meno che tu non abbia qualche problemino a leggere, Malfoy.”

Olivia si era appena avvicinata al calderone che condivideva con Malfoy, tutta trafelata. Hermione Granger l’aveva fermata davanti alla porta dell’aula di Pozioni prima dell’inizio delle lezioni e le aveva riferito che se era ancora intenzionata ad apprendere davvero delle nozioni di Difesa Contro le Arti Oscure, forse la Grifondoro aveva trovato una soluzione. Alla richiesta di spiegazioni di Olivia, Hermione aveva risposto con un sorrisetto nervoso e aveva aggiunto solamente che doveva solo convincere chi di dovere, ma che si sarebbe fatta viva lei nel caso l’intera pensata fosse andata in porto.

“Silenzio! Ora che avete recuperato tutti le vostre pozioni fermentate, potete mettervi all’opera. Le istruzioni sono alla lavagna, al lavoro!”
Olivia attizzò la fiamma sotto al calderone con la bacchetta finché non ottenne un fuoco vivo e si alzò per recuperare dalla dispensa degli studenti le radici secche di panax ginseng, dove si mise in fila dietro a qualche altro studente davanti agli scaffali in legno. Recuperate un paio di radici, si voltò per tornare al suo posto, trovandosi faccia a faccia con un imbarazzato Paladino del Mondo Magico.

“Hey Olivia… Volevo scusarmi per l’altra sera, sono stato un po’ brusco. L’Epismendo ha funzionato.”
L’illuminazione tetra dell’aula e il riverbero verde che colpiva ogni superficie all’interno della stessa davano all’espressione già contrita di Harry Potter un aspetto mortifero.
“Non ti preoccupare, immagino che tu fossi abbastanza su di giri per altre cose.”
Si scambiarono un accenno sorriso di circostanza, prima che Olivia tornasse al proprio posto.

“Potter e Robin che si scambiano sorrisini ebeti? In effetti da una smorfiosa come lei non mi sarei aspettata gusti migliori.”
Pansy Parkinson non aveva precisamente sussurrato e lo scherno fu udito distintamente da tutti, tranne che dal professor Piton, troppo impegnato per ascoltare qualcuno della sua Casa provocare un altro studente. Olivia lanciò un’occhiata malevola alla Parkinson e si sedette velocemente al banco, lanciando un’occhiata preoccupata a Potter, perché lui non è proprio uno che non raccoglie una provocazione, ma fu piacevolmente stupita dal contegno del ragazzo.

Sminuzzò in modo preciso le radici sull’assicella di fronte a lei mentre Draco pestava con troppo vigore delle formiche testa rossa nel mortaio, per poi versare la poltiglia all’interno del calderone.
“Si può sapere cosa ti hanno fatto quelle formiche in salamoia? Sembra che tu voglia disintegrarle.”
“Quindi prima confabulavi con la Granger per rimediare un appuntamento al buio con Potter? Pansy ha ragione, hai gusti pessimi.”
Olivia lanciò un’occhiataccia al suo compagno di banco.
“Non penso che Pansy abbia abbastanza autorità da giudicare i miei eventuali gusti.”

Le labbra di Malfoy si arricciarono in un ghigno beffardo che non lasciò presagire nulla tranne una frecciatina e Olivia non fu sorpresa dal tono della rimbeccata che ne seguì.
“Quindi non lo neghi? Potresti puntare più in alto Robin, credevo fossi una che aspira sempre all’Eccellente, accontentarsi di una misera T… mi sarò sbagliato sul tuo conto.”
Il viso del Serpeverde era compiaciuto, gustava quella schiacciante vittoria con gli occhi bramosi di chi ha appena messo il suo avversario nell’angolo. Il bollore della Soluzione Corroborante faceva sì che dal calderone si alzasse un vapore caldo e perlaceo, che non bastò a celare le guance arrossate dalla rabbia di Olivia.

“Draco inizia con la D di Desolante, no? Èil massimo a cui Pansy ha mai aspirato nella vita.”
Olivia agitò la bacchetta con un movimento a spirale per abbassare la fiamma sotto al calderone.
“Anche Divino inizia per D, non scordarlo.”
Olivia roteò gli occhi, quando Malfoy si impuntava era davvero una persona che riusciva a far perdere le staffe a chiunque, riuscendo sempre a trarne il maggior divertimento.
“Egocentrico.”
“Suscettibile.”

Il botta e risposta si stava facendo serrato esattamente come durante l’ultima lezione e, come l’ultima volta, solo un rumore sordo li fece voltare. Dal calderone di Harry Potter si levò un fumo acre color pece, che copriva interamente l’enorme grumo arancione che cinque minuti prima era un’accettabile Soluzione Corroborante. Severus Piton si avvicinò al banco di Potter con un’andatura strascicata come il tono della sua voce.
“Un’altra D, Potter. Evanesco! Tutti coloro che sono riusciti a terminare la pozione sono pregati di lasciarne una fiaschetta sulla scrivania, contrassegnata dai vostri nomi. Per la prossima settimana voglio un rotolo di pergamena sulle proprietà della bile di armadillo e la precisa funzione che esercita nella Pozione Aguzza Ingegno.”

Olivia afferrò una fiaschetta dalla sua borsa e iniziò a versarci dentro la pozione della precisa tonalità di turchese splendente descritta sul libro di testo, prima di notare che Draco Malfoy la stava osservando con espressione furba.
“Te l’ho detto Robin, D a volte sta per Desolante e a volte per Divino.”
 “Sai che prima o poi mi darai tanto sui nervi che sarò costretta a schiantarti, vero?”

Era il turno di Olivia di sbeffeggiare il Serpeverde e si stupì di quanto quel mezzo sorriso le venisse spontaneo. Le avrebbe incurvato in modo malandrino le labbra in ogni caso, anche se non fosse stata costretta ad interagire con il figlio di Lucius Malfoy.
 
**
 
“Professor Silente, la ringrazio per avermi ricevuto, sono qui per avere alcuni chiarimenti sul personale.”

Il tono lezioso di Dolores Umbridge fece arricciare le piume ad un gabbiano nascosto dietro la scrivania di Silente. Si stava impegnando per rimanere perfettamente immobile e nascosto, ma c’era qualcosa di talmente stridente nella voce della professoressa di Difesa Contro le Arti Oscure da generargli un brivido.
“Professoressa Umbridge, è sempre un piacere. Se potrò darle dei chiarimenti, sarò lieto di farlo.”

Silente si accomodò sulla sua poltrona dopo che la sua ospite si fu seduta di fronte a lui. Il preside aveva l’aria serena e fissò educatamente lo sguardo sul viso da rospo della sua interlocutrice, come se morisse dalla voglia di ascoltare. Le fiamme delle candele sparse per tutto l’ufficio danzavano creando uno sgraziato gioco di luci sul volto di Dolores Umbridge, a tratti pareva che gli occhi brillassero di un rosso maligno.

“Volevo comunicarle che metterò in verifica la professoressa Cooman, in quanto non ha superato la mia prima ispezione e non raggiunge gli standard ministeriali. Oltre ad avere un metodo poco convenzionale di gestire una lezione, ho ragione di credere che non possieda un briciolo della Vista della sua antenata. Se non dovesse redimersi agli occhi del Ministero durante le mie visite di verifica, temo di doverle dire che Sibilla Cooman dovrà abbandonare la cattedra di Divinazione, come immaginerà.”

Gli zigomi di Dolores Umbridge apparvero ancora più sporgenti a causa del sorriso compiaciuto che rivolse al preside. Pareva a tutti gli effetti una bambina di cinque anni che entra per la prima volta a Mielandia e a cui è stato detto di prendere tutto ciò che desidera, non fosse stato per le visibili rughe d’espressione e la pettinatura pomposa tipica delle signore di mezz’età.
“Capisco. Sono sicuro che Sibilla si impegnerà al massimo per dimostrare il suo talento ed è l’unica cosa che penso di poter dire, non è vero professoressa? Il Ministero si è riservato la facoltà di valutare l’idoneità degli insegnanti da me scelti, non mi vedrà intervenire per evitare il licenziamento di qualcuno, nonostante io lo voglia.”
Silente era circondato da un’aura placida e decisa, non vi era alcuna traccia di fastidio e ciò fece, se possibile, stirare ulteriormente il sorriso della Umbridge. Gli occhi le lampeggiarono come se volesse raccogliere quella sfida, voleva vedere Silente piegarsi disperato sotto alla forza governativa di cui lei era rappresentante.

“Devo inoltre chiederle chiarimenti sull’assenza del professor Hagrid, non ho trovato alcuna documentazione firmata da un Guaritore del San Mungo per giustificare la sua assenza a causa di motivi di salute, devo insistere perché lei mi spieghi come mai non è qui, sicuramente le avrà dato una giustificazione.”
I quadri dei precedenti presidi appesi alle pareti dell’ufficio di Silente stavano fingendo di dormire per origliare la conversazione, ma ad uno sguardo più attento si poteva vedere che molti iniziavano ad indignarsi per il tono che Dolores Umbridge riservava al preside. Alcuni contrassero appena la mascella, alcune narici si dilatarono e altri strizzarono increduli gli occhi, mentre il ritratto di Armando Dippett tradì addirittura una poco lusinghiera espressione irritata.

“Devo purtroppo dissentire, professoressa. Il professor Hagrid mi ha comunicato che necessitava di qualche settimana di permesso all’inizio dell’anno e io, dopo aver trovato un supplente, ho ritenuto corretto concedergliele. Non è mia abitudine pretendere di conoscere ogni singola sfaccettatura delle vite del corpo docenti, soprattutto se questi si sono sempre dimostrati persone di fiducia. Credo che Hagrid potrà darle le dovute spiegazioni al suo rientro.”
“Oh sicuramente andrò a chiedergliele, professor Silente, e questo ritardo non lo salverà dalle mie ispezioni.”

Dolores Umbridge si alzò dalla poltroncina di chintz mantenendo la postura rigida e il petto in fuori. Dopo un ultimo, melenso, falso sorriso al preside della scuola, abbandonò l’ufficio accompagnata dal rumore di un paio di spessi tacchi.
Con un frullare di piume e una piroetta, Guillaume Boulevardier tornò alla sua forma umana, accanto al vecchio amico. Entrambi guardavano ancora la porta da cui la professoressa Umbridge, Guillaume con malcelato disprezzo e Silente inspirando pazientemente. Un lieve borbottare infastidito si levò dai quadri degli ex presidi, oltraggiati dai modi che una professoressa osa mantenere con l’attuale preside, ma che modi!

Alas, ti è capitata una bella spina nel fianco, Albus.”

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Angolo Autrice
Ringrazio tutti coloro che hanno avuto la pazienza di raggiungere la fine del capitolo. Da questo punto della storia in avanti la narrazione andrà decisamente più veloce, scusatemi ma sto cercando di mantenere lo stesso ritmo di Harry Potter e l'Ordine della Fenice e i primi dieci giorni ad Hogwarts risultano davvero densi di avvenimenti.
Ringrazio tutti coloro che hanno seguito, preferito o ricordato la storia e in particolar modo chi mi ha recensito, è sempre molto bello sapere cosa pensate.

 
   
 
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