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Autore: bridgetvonblanche    13/05/2020    4 recensioni
[bts crime/noir au]
«Volevo davvero riuscire ad odiarti per aver pensato a cosa fosse meglio per me quando eri tu il meglio per me»
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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BLACK INK.

 

[5]

 

Aveva trascorso un'intera mattinata e anche gran parte di quell'assolato pomeriggio cercando di ripercorrere ogni frase di una conversazione immaginaria che lei stessa aveva deciso di ricreare nella sua testa. Un discorso il suo, scaturito solo dal folle tentativo di provare a prevedere uno, due, tre possibili scenari di come Jungkook avrebbe potuto reagire nel ritrovarla nuovamente davanti all'ingresso del Black Ink.

La soluzione più semplice sarebbe sicuramente stata quella di rimanere in totale silenzio e non rispondere ad alcuna provocazione, se mai ce ne fosse stata qualcuna. E se lui non le avesse rivolto nemmeno uno sguardo o un cenno di saluto? Se ci fosse stato nuovamente Yoongi ad attenderli all'ingresso? E se Taehyung avesse tentato qualcosa di avventato?

Si sedette sul bordo del propria scrivania, portandosi entrambe le mani contro la fronte corrucciata: troppe erano le variabili in gioco per poterle controllare tutte. Per questo motivo Jieun si convinse che la cosa migliore che potesse fare era comportarsi come se stesse andando sulla scena di un delitto: sarebbe rimasta impassibile e professionale, come del resto era consono alla sua figura. Non ci sarebbero stati tentennamenti da parte sua, nemmeno un battito di ciglia o un respiro di troppo.

O almeno questi erano stati i suoi intenti fino a quando, una volta scesa dall'auto di Taehyung, la giovane Jieun non si era ritrovata a ripercorrere ancora una volta quella stretta scalinata che portava davanti ad una insegna a neon non ancora illuminata, ma dal nome inconfondibile.

Lasciò che Taehyung fosse il primo ad entrare, facendogli cenno di procedere davanti a lei ignorando le consuetudini volute dal manuale di cavalleria, seguendolo solo dopo essersi assicurata di aver lasciato tutti i suoi timori fuori da quella porta. E fortunatamente per lei, l'atmosfera all'interno di quello studio sembrava essere molto diversa da come lo aveva lasciato l'ultima volta. A fare da tappeto musicale all'interno dello studio, oltre al rumore incessante delle macchine per i tatuaggi che si percepiva in lontananza, quell'assolato pomeriggio vi era anche un leggero sottofondo di musica classica per pianoforte, una scelta sicuramente voluta da Yoongi che però, per buona sorte di Jieun, quel giorno non sembrava essere di turno nella piccola hall del negozio.

Si avvicinò così alla scrivania, schiarendosi prima un poco la voce e premendo poi un piccolo pulsante a forma di campanella per cercare di catturare l'attenzione di chiunque fosse disponibile a rispondere alle richieste che lei e Taehyung avrebbero avanzato.

— Stai a vedere che ho dimenticato qualche cliente oggi, Jungkook mi ammazzerà, —

Poco dopo, da uno degli studi dietro quel bancone uscì borbottando un ragazzo dai capelli biondissimi. Un angelo, si ritrovò a pensare col sorriso Jieun, non potendo fare a meno di notare quanto, nonostante il tempo trascorso e la sua professione, sulle parti scoperte del suo corpo non vi fosse neanche una punta di inchiostro nero.

— Jimin! —

— Jieun?! Santo cielo vieni qui! —

Park Jimin era un ragazzo nato e cresciuto nel suo stesso quartiere, uno dei famosi "compagni di merende e nascondino" della compagnia di Jungkook e, quindi, anche della sua. Jimin era un ragazzo estremamente talentuoso che, fin da giovanissimo, aveva consacrato la propria vita all'arte. Mentre Jungkook e Namjoon avrebbero potuto rimanere per ore davanti alla televisione a completare missioni e partite ai videogiochi che più li appassionavano, Jieun preferiva stare in compagnia di Jimin che, spesso e volentieri, la invitava ad ascoltare insieme a lui l'ultima cassetta che era riuscito a comprarsi con la paghetta settimanale sul suo vecchio walkman o, quando possibile, la invitava ad ascoltare qualche affascinante programma alla radio o ballare sulle note di qualche canzone particolarmente accattivante.

Era stato propri Jimin a darle la notizia del funerale di Junghyun, così come era stato sempre lui a raccontarle di come Jungkook aveva deciso di trasformare quello che era rimasto del negozio dei suoi genitori in uno studio per tatuatori. In tono serio lo aveva poi sentito annunciarle al telefono che aveva deciso di unirsi al suo studio per fare un pò di pratica e poi, in futuro, gli sarebbe piaciuto aprirne uno tutto suo, magari in una città all'estero.

— Jungkook non mi aveva detto che avrebbe avuto una visita di questo tipo altrimenti mi sarei vestito meglio, — asserì Jimin dopo aver sciolto l'abbraccio con Jieun, mettendosi poi a controllare distrattamente la lunga lista di appuntamenti del giorno presenti su una grossa agenda presente sulla scrivania della reception.

— In realtà non abbiamo un vero e proprio appuntamento, spero non sia un problema Chim, — domandò lei a quel punto, notando con sollievo un ampio sorriso comparire sulle labbra del suo amico nell'udire quel buffo soprannome che lei stessa gli aveva affibbiato ai tempi della scuola media. Ma nonostante fosse felicissima di averlo rivisto in quell'occasione, Jieun non era ancora riuscita a togliersi dalla testa il fatto che, da quando erano entrati, non aveva ancora sentito Taehyung spiaccicare una parola, se non mimare un veloce gesto di inchino nella direzione di Jimin.

— Affatto, vi accompagnerei io stesso ma ho un cliente che mi sta spettando, — si limitò a rispondere il ragazzo, — Ma credo che tu la strada la conosca discretamente bene, — ammiccò poi nella sua direzione per cercare di allentare quella palpabile tensione che non aveva potuto fare a meno di notare dipingersi sul volto della sua giovane amica, regalandole poi un ultimo, tenero buffetto gomito a gomito ed invitandola così a procedere verso l'ufficio di Jungkook.

Jieun non si stupì tanto del fatto che evidentemente Yoongi dovesse avergli raccontato tutto, da buon coinquilino quale doveva essere, ma non poteva che essere preoccupata dall'attonito e prolungato silenzio del suo ragazzo che, anche una volta dopo aver superato la pallida figura di Jimin, ancora non le aveva rivolto la parola.

Interruppe la sua camminata solo una volta dopo essere arrivata davanti alla porta a vetri dell'ufficio di Jungkook che, a giudicare dalla totale assenza di luce, non doveva essere occupata. Si voltò quindi in direzione di Taehyung, esortandolo a precederla anche questa volta ma, prima che potesse fare anche un solo passo in direzione dell'ingresso dell'ufficio di Jungkook, Jieun venne bloccata proprio dal suo ragazzo.

— Aspettami qui, — le comunicò solo allora, le dita della mano strette attorno al suo polso sottile e quei profondi occhi a mandorla intenti ad osservare l'ovvia e prevedibile reazione della ragazza ancora immobile di fronte a lui.

— No Taehyung ti accompagno, —

— Jieun ti prego, questo è il mio colloquio di lavoro dopotutto, — riuscì a comunicarle, convincendola poi con un veloce bacio a fior di labbra a desistere da ogni suo più ostinato intento.

Fu in quel preciso istante che entrambi notarono una delle porte degli studi predisposte all'esecuzione dei tatuaggi spalancarsi improvvisamente. Solo così venne concessa loro l'occasione per seguire con lo sguardo un giovane cliente, evidentemente soddisfatto del lavoro svolto sul suo avambraccio ora coperto da uno strato di pellicola trasparente, ringraziare con un doveroso inchino il proprio tatuatore. La loro attenzione passò però velocemente dal cliente a Jeon Jungkook che sia Taehyung che Jieun osservarono abbassare a propria volta il capo in tacito segno di saluto per poi dirigersi a passo lento verso di loro, fermandosi proprio di fronte al figlio del procuratore.

Nessuno sarebbe stato in grado di capire cosa gli stesse passando per la testa in quel momento quando, dopo aver aperto la porta del suo ufficio, fu Jungkook stesso ad inchinarsi ed invitare Taehyung a prendere posto solo facendogli un veloce gesto con la mano, concedendogli l'occasione per ammirare i complicati disegni presenti lungo tutto il suo braccio, disteso in direzione della sua scrivania.

Il giovane proprietario del Black Ink non degnò Jieun nemmeno di uno sguardo, anche quando - dopo aver permesso a Taehyung di mettere piede nel suo ufficio - chiuse la porta alle loro spalle, non concedendole nemmeno il tempo di un breve gesto di saluto. E Jieun sentì come se, in qualche modo, Jungkook volesse nuovamente colpevolizzarla per essersi presentata da lui senza preavviso e per aver addirittura portato nel suo negozio un uomo appartenente al corpo della giustizia.

Rimase quindi in piedi ed in silenzio di fronte alla porta, la testa china ad osservare il profilo lucido delle sue scarpe, non potendo fare altro che pregare che i due uomini all'interno mantenessero quella stessa, apparente calma che erano riusciti a dimostrare di possedere fino a quel momento.

— Allora ditemi: a cosa devo la vostra visita? — domandò senza troppi giri di parole il giovane proprietario del Black Ink, prendendo posto sulla sedia della sua comoda scrivania ed invitando Taehyung a fare lo stesso, — Se siete qui per un tatuaggio di coppia sappiate che non offriamo questo tipo di servizio, — aggiunse in seconda istanza, estraendo dalla tasca dei suoi jeans rigorosamente neri, un nuovo pacchetto di sigarette che iniziò ad aprire davanti al suo interlocutore con una calma mendace.

Interruppe i suoi movimenti su quel rettangolo di plastica solo quando avvertì una leggera risata provenire dalla bocca del suo, non proprio gradito, ospite.

— Andiamo Jungkook, potrai anche non sapere chi sono io, ma sono abbastanza sicuro che tu e Jieun vi conosciate bene, non è forse così? — asserì Taehyung dall'altro lato della scrivania, estraendo poi dal suo portafoglio il suo tesserino identificativo e gettandolo sul tavolo solo per permettere al giovane proprietario di prendere le giuste precauzioni nei modi e nei toni da utilizzare.

— Mi piaci Taehyung, passiamo allora subito al "tu" e evitiamo questi inutili convenevoli, — si ritrovò a sorridere Jungkook di fronte a quell'innocua provocazione avanzata dal suo interlocutore, — Cosa è venuto a fare dunque un mezzo-procuratore come te nel mio studio? Non credo ti interessino i tatuaggi, — gli comunicò poi le proprie conclusioni, tornando a scartare il proprio pacchetto di sigarette pregustando il momento in cui finalmente sarebbe riuscito ad accendersene una.

— La tua deduzione non è del tutto corretta, — lo corresse Taehyung a quel punto della loro già schietta conversazione,  — Sono qui perchè voglio lavorare per te, — ammise poco dopo, senza troppi giri di parole.

E Taehyung comprese di aver fatto centro quando, dopo aver estratto la propria sigaretta dal pacchetto, Jungkook la accese e rimase a guardarla consumarsi davanti ai suoi occhi senza dire una parola per istanti che parvero infiniti.

— Quindi tu vorresti lavorare al Black Ink, — rimarcò quel concetto con una nota velata di stupore, se non altro impressionato da quella coraggiosa proposta.

— Sotto copertura ovviamente, — si permise di aggiunge Taehyung, non aspettandosi certo una risposta del tutto priva di sarcasmo.

Lo osservò girarsi quel cilindro di nicotina e tabacco tra l'indice e il medio della sua mano destra, notando solo allora che le punte delle sue dita conservavano ancora alcune tracce di inchiostro fresco, dovuto probabilmente al suo ultimo lavoro.

— E per quale assurdo motivo dovrei volere uno sbirro nel mio studio? — avanzò quindi la propria domanda Jungkook, tirando poi ancora una volta da quella sigaretta, lasciando poi che della cenere finisse sulla superficie del suo prezioso posacenere posto a lato del tavolo.

— Jk, sei tenuto sotto controllo sia dalla polizia che dalla mafia, dovrai scegliere con chi schierarti prima o poi, — gli confessò dunque Taehyung, avvicinando al tavolo la poltrona su cui era stato invitato a sedersi poco prima, — E a meno che tu non voglia fare la triste fine di tuo fratello ti consiglio di pensarci bene prima di rifiutare il mio aiuto, —

— E' stato anche per mancanza di attenzione da parte vostra se mio fratello è morto, quindi non penso tu abbia il diritto di dirmi da che parte stare, —

Questa volta fu Jungkook ad avvicinare la propria poltrona alla superficie del tavolo, per meglio poter osservare cosa si celasse dietro quello sguardo impassibile di Taehyung che, fino a quel momento almeno, aveva saputo tenergli testa senza mostrare alcun tipo di esitazione.

— Con tutto il rispetto, io non sono un agente polizia ma il figlio del procuratore, — disse, cercando in quel modo di rimarcare non senza un pò di orgoglio quel concetto che, per lui, era fondamentale che Jungkook tenesse bene a mente.

Taehyung lo vide spegnere il filtro della sua sigaretta contro l'apposito posacenere, lasciando che solo una leggera scia di fumo aleggiasse tra loro nell'attesa di ricevere una risposta che potesse soddisfarlo in qualche modo. Poi il suo sguardo rimase impassibile ad osservare i movimenti di Jungkook lasciare la comodità della propria poltrona per avvicinarsi alla sua.

— E sentiamo, che mansione dovrei affidarti? Come avrai notato siamo già una bella squadra, — non esitò a fargli notare, ben consapevole del fatto che Taehyung avesse già avuto modo di leggere i fascicoli appartenenti a Yoongi e Jimin, — Sai forse incidere la pelle? —

— No, — fu la sua sola risposta. Non era venuto da lui per mentirgli o promettere cose che non sapeva se sarebbe riuscito a mantenere, — Ma so disegnare discretamente bene, potrei darti qualche valido consiglio sui tatuaggi, — aggiunse poco dopo, alzandosi a sua volta solo per indicare tutti quei disegni appesi sulle bianche pareti di quell'ufficio altrimenti spoglio, — Vedi, questi mi sembrano un pò troppo old school, — confessò infine, convincendolo così a scostare la sua attenzione verso quella parte del suo polso e dell'avambraccio rimasti scoperti al di sotto della sua giacca, anch'essi ricchi di simboli e disegni.

— Stanare i colpevoli e consegnarli alla giustizia è il mio lavoro, — continuò poi nel suo discorso, dandogli le spalle per poter meglio osservare alcuni dei suoi disegni, fermandosi proprio in prossimità di un ritratto di un profilo di una giovane donna.

— E poi, — esitò un solo, brevissimo istante, prima di concludere la sua argomentazione tornando quindi a fissare il proprio interlocutore, — Voglio proteggere le persone che amo, — disse infine, abbozzando un sorriso sincero.

— Ammirevole, — fu l'unica parola di commento di Jungkook a quel suo nobile discorso, cercando per quanto possibile di non mostrarsi irritato per le parole pronunciate sul finale da Taehyung.

— E so che lo vuoi anche tu, — lo rimbeccò a quel punto il giovane procuratore, notando aprirsi un possibile varco per prendersi gioco delle debolezze del suo avversario, — Siamo sulla stessa barca più di quanto tu non creda amico, —

— Non tirare in ballo Jieun adesso, —

Comprese solo allora di aver perso il loro primo confronto. Quella era una frase che non sarebbe mai dovuta uscire dalle sue labbra, ma ormai il danno era stato fatto e Jungkook sapeva che difficilmente sarebbe stato in grado di riparare all'errore commesso, concedendo a Taehyung la possibilità di prendersi ancora più terreno.

— Hai fatto tutto da solo, — tenne a ribadire scherzosamente, basandosi però su quell'unico sospetto che Jungkook aveva rivelato essere ancora una ferita aperta e sanguinante, — Ma ti avverto: lei non ti riguarda più, — asserì poi senza battere ciglio, avvicinandosi ancora una volta alla scrivania per aprire sotto gli occhi attenti di Jungkook la prima pagina del quotidiano locale.

— Forse non hai ancora avuto modo di leggere il giornale quest'oggi, ma credo ti sia già arrivata la soffiata che due dei tuoi fedeli uomini sono stati ritrovati cadavere in meno di 72 ore, — esclamò poi voltando quelle pagine di giornale in direzione di Jungkook, permettendogli di osservare la foto presente sulla prima pagina della sezione "cronaca".

Ma, al momento, era ben altri i pensieri che affollavano la mente del giovane proprietario del Black Ink.

— Aspetta un attimo, — disse quindi, il tono più basso e calmo di quanto volesse far trasparire, — Sai che Jieun è stata qui? —

— Non faresti forse lo stesso se avessi al tuo fianco una ragazza come lei? — decise di mettere alla prova la pazienza di Jungkook rispondendo alla sua evidente richiesta di spiegazioni con una nuova domanda, — Oh, dimenticavo della vostra triste storia, — aggiunse poi, finalmente divertito dalla reazione che riuscì a scaturire nel suo testardo avversario.

Non ebbe infatti quasi modo di completare la frase perchè Jungkook lo prese per il bavero della camicia obbligandolo poi ad appoggiare le proprie spalle contro il muro freddo della stanza per non ribaltarsi.

— Molto bene Kim Taehyung, vedo che hai fegato da vendere, — sputò poi tutto d'un fiato, costringendolo così a tornare a guardarlo negli occhi, più scuri di quanto Taehyung avesse immaginato, — Ma qui non siamo alla centrale di polizia, — lo provocò poi a sua volta, continuando ad impedirgli qualsiasi tipo di movimento avventato per non costringerlo a tirargli un bel cazzotto in faccia di cui poi entrambi avrebbero dovuto dare spiegazione a Jieun.

— Quindi se non vuoi ritrovarti con una pallottola nel petto ti consiglio vivamente di prestare attenzione ad ogni parola che esce dalla tua bocca, — lo minacciò successivamente, allentando solo a quel punto la sua presa contro la camicia di Taheyung, sicuro che le sue parole fossero arrivate ben chiare al destinatario.

— Sarà fatto, — lo sentì mormorare poi, il tono della sua voce per nulla spaventato. Jungkook lo osservò raccogliere in silenzio il cappotto dalla poltrona ed aprire la porta all'esterno della quale, Jungkook sapeva, Jieun era rimasta tutto il tempo ad attenderlo, — Non vedo l'ora di iniziare, — lo avvertì sussurrare infine, lanciandogli un ultimo sguardo provocatorio prima di tornare a rivolgere il suo sorriso e la sua attenzione verso Jieun. E questa volta fu lei a non degnarlo nemmeno di uno sguardo, preferendo invece rivolgere tutte le sue premure verso Taehyung, controllando scrupolosamente che su sul volto non vi fossero segni di colluttazione.

Solo una volta dopo aver percepito i due lasciare il suo negozio, Jungkook decise di alzarsi nuovamente dalla propria poltrona su cui si era lasciato andare solo per poter cacciare un urlo profondo. Non voleva che la polizia si immischiasse nei suoi affari e nei suoi piani per vendicare il fratello Junghyun ma, più di ogni altra cosa, Jeon Jungkook non voleva lasciare che Jieun entrasse nuovamente nella sua vita.

Non dopo che aveva impiegato cinque anni per provare a togliersela dalla testa.


 

 

「a/n 」

anneyeong haseyo! 👋🏻

con un imperdonabile ritardo ecco a voi un nuovo aggiornamento!

primo incontro-scontro tra i due protagonisti principali. forse è un pò prematuro da parte mia chiedervelo, ma sarei veramente super curiosa di sapere da che parte state.. taehyung o jungkook? 

e adesso che si troveranno a lavorare insieme, cosa farà Jieun? e Namjoon?

spero in cuor mio di non dovervi far aspettare troppo per scoprirlo 

alla prossima dunque,

bvb

 

  
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