•
PRIMO ATTO •
†
La bella
addormentata nel bosco †
«Siete pronti?», chiese Komui,
ignorando bellamente i lamenti che ricevette in risposta.
«Allora, azione!»
«C’era un volta, tanto
tempo fa, un castello in mezzo ad una radura rigogliosa e piena di
fiori. I
regnanti di quel Paese erano persone giuste, ma sfortunatamente non
avevano avuto
ancora degli eredi. Finché, in un giorno
d’inverno, nacque una bambina di
straordinaria bellezza e grazia.», lesse in modo piatto
Bookman, che, in quella
situazione assurda, si era ritrovato a far da narratore. Grazie al suo
sesto
senso da panda, riuscì ad evitare in tempo un pezzo di legno
–forse un albero
della scenografia?-. Sapeva chi era stato e non poteva dargli torto.
Sospirò e
proseguì: « La bimba venne chiamata Yuu-chan
», e questa volta l’esorcista dovette schivare un
tavolo – altro pezzo della
scenografia?-. «I genitori, per la
felicità, diedero subito una grande festa a cui invitarono
le tre fatine
buone».
A quelle parole,
comparvero le tre fatine buone: Cross, Miranda e Lavi.
L’esiguo pubblico,
composto perlopiù dai membri della sezione scientifica,
stentò a credere ai propri
occhi.
Il generale Cross indossava
un grazioso vestitino in raso blu, intonato con un nastro che portava
legato al
solito e logoro capello nero. Ovviamente, non poteva mancare la
sigaretta in
bocca e la pistola in mano, tanto per dare l’idea della madrina ideale.
Il caposezione Reever
si chiese come Komui fosse riuscito a trascinare il generale in una
simile
messinscena.
Miranda, invece, era
vestita con un semplice abito nero e, più che una fatina,
sembrava l’imitazione
in gonnella del Mietitore.
Lavi si guardò attorno,
sorridendo felice. Vestiva uno splendido completo rosa
confetto; due piccole ali con brillantini rosa
spuntavano dalla sua schiena, mentre faceva ruotare un
bacchetta rosa
e piena di fronzoli.
La benda all’occhio destro, per l’occasione, era a
forma di cuore e rosa.
Saltellava di qua e di là,
eccitato come un bambino. Forse lui era davvero l’unico che
si divertiva, lì
dentro.
«Le fatine erano giunte
per portare i loro regali alla principessa… »,
raccontò il narratore.
Peccato che di
principesse, sul palco, non ce ne fosse traccia.
Bookman si schiarì la
voce e ripeté «alla principessa».
Non successe nulla,
finché Lavi non decise di andare dietro alle quinte e di
recuperare
l’assolutamente adorabile
Yuu-chan,
che scalciava e bestemmiava come un dannato.
«Stupido coniglio,
lasciami andare! Dannato!», urlò davvero poco
elegantemente il giovane dai
capelli neri. Ma fu tutto inutile, visto che si ritrovò nel
bel mezzo del
palco, con un costume da donna pieno di pizzi e di merletti. E
l’abito era
arancione, il colore che più odiava in assoluto; per non
parlare poi di come
era stato truccato ed acconciato – aveva un orribile diadema
in testa- . Una vena cominciò a pulsargli sulla fronte.
«Yuu-chan, sei davvero
carino!», esclamò la tenera fatina Lavi, sbattendo
le ciglia del suo unico
occhio.
«Taci!»,
gridò fuori di
sé Kanda, andando verso l’esorcista e caricando un
pugno degno di un pugile
provetto. Tuttavia, Lavi riuscì ad uscirne indenne.
Il povero Bookman sospirò.
«Le fatine erano giunte per portare i loro regali. La prima
fu la fatina blu,
che le donò-»
«I miei debiti», disse
con noncuranza il generale, facendo svenire sotto un masso qualcuno
dietro le quinte.
«La madrina dall’abito
nero le regalò-», continuò il narratore
esasperato, ma venne di nuovo
interrotto.
«I-io non s-sono capace
di f-fare regali… Sono una b-buona a n-nulla…
», cominciò a sussurrare tra sé il
Mietitore in gonnella, dondolando accucciata a terra e facendo scendere
un’atmosfera cupa sul palco.
«E la terza…»
«Yuu-chan, io ti dono
tutto il mio amore»
disse esultante
il confetto ambulante, sprizzando cuoricini a destra e a manca. Con
questa
frase, saltò addosso alla principessa, che prontamente gli
sferrò un calcio in
pieno viso, accompagnato da uno «Stupido coniglio! Non
chiamarmi così!»
Così, Lavi e Kanda
cominciarono ad azzuffarsi, o meglio, Lavi cercava di baciare Yuu e
quest’ultimo tentava di ucciderlo. Fu in quel mentre che,
favoriti dalla
confusione, Johnny e Tap trascinarono diligentemente Cross e Miranda,
l’ultima in
preda ad una crisi depressiva, lontano dalla scena.
«Per vari
inconvenienti, la fatina rosa svolse il ruolo anche delle altre
due.», aggiunse
il narratore, ad un cenno del regista. «Intanto, mentre i
festeggiamenti si
svolgevano in armonia e gioia… » Il vecchio panda
si schiarì la voce, vedendo
la madrina e la principessa darsele di santa ragione.
«Apparve la strega
cattiva, che non era stata invitata».
All’improvviso, Crowley
entrò in scena con un enorme balzo.
«Sono il conte
Dracula!», urlò con un tono che doveva essere
minaccioso, ma che sembrava più
quello di un bambino che fa i capricci.
Johnny storse il naso:
il conte non aveva avuto la necessità di un costume, visto
che era già un
vampiro. Eppure lui aveva in mente tanti di quegli abiti da
confezionare…
Infondo, fare il costumista era il suo sogno nel cassetto. Considerava
questo
lavoro emozionante, appagante e pericoloso,
specialmente se si aveva a che fare con uno stizzito Yuu-chan, che pretendeva un
fodero per Mugen nella sua
tenuta. Il fatto che dovesse interpretare un’indifesa
fanciulla, era un
dettaglio secondario.
Bookman fissò confuso
il libretto davanti a sé; non gli sembrava che ci fosse
menzionato Dracula.
«Kuro-chaaaan!»,
gridò
esaltato Lavi, abbandonando momentaneamente la principessa e correndo
incontro
all’uomo. «Sei anche tu una fatina? Però
non hai le ali… », rifletté il confetto
gigante, per poi voltare il capo e fissare le proprie splendide e rosee
ali. Peccato che non riuscisse a
vederle bene, così si girò leggermente su se
stesso in modo da avere un visuale
completa. Risultato: cominciò a ruotare su se stesso, come
fa un cane che cerca
di afferrare –invano- la propria coda –pardon, ali-.
Crowley sorrise mesto e
una grossa lacrima gli scese lungo la guancia.
«Anch’io voglio le ali! Non sono
il cattivo! Non ho mai avuto degli amici, ma io sono buono…
Eliade…», cominciò
a lagnarsi il conte, scoppiando a piangere.
«Bravo Crowley! Così,
voglio sentimento!», esclamò con ammirazione il
supervisore, mentre Lavi,
smettendo per un momento di girare, si avvicinava all’uomo e
gli poggiava una
mano sulla spalla, cercando di consolarlo.
«Dai Kuro-chan,
chiederò a Johnny di farti un paio di ali grandi
grandi e luccicose»,
propose la
fatina, riuscendo a far smettere di piangere il vampiro.
Bookman scosse la testa
sconsolato, per l’ennesima volta; alla sua età,
questi sforzi non facevano per
niente bene.
«La strega cattiva…
»,
ripeté il narratore, nella speranza che
quest’ultima apparisse.
Finalmente Linalee
entrò in scena, con il corpo avvolto da un magnifico e
suntuoso abito di tulle
bianco. Sembrava una piccola nuvoletta di zucchero
filato, con un sorriso angelico che le curvava le labbra. Aveva perfino
in mano
una lunga bacchetta, che sembrava fatta di zucchero.
Era semplicemente… vomitevole,
pensò
Yuu-chan, mentre cercava disperatamente di andarsene da lì,
approfittando del
momento di confusione. Tuttavia, non riuscì nemmeno a
muovere un passo, visto
che inciampò nel suo stesso costume e sbatté la
faccia contro il pavimento.
Infatti, non aveva solo
la gonna
–umiliazione più che sufficiente- a impedirgli i
movimenti; no, aveva anche
delle scarpe con i tacchi
–
altissimi, perlopiù-.
«Yuu-chan, stai bene?»,
si preoccupò subito Lavi, abbandonando il depresso
Kuro-chan. Per tutta
risposta, alla sempre controllata
principessa cominciò a fumare la testa. Tra poco avrebbe
cominciato ad abbaiare
dalla rabbia, constatò il caposezione Reveer.
«Linaleeeee!»,
gridò
Komui piangendo, mentre mordeva e tirava un fazzoletto. «La
mia dolce Linalee!
E’ bellissima, non è vero?»,
gridò, mentre uno stuolo di stelline gli ruotavano
attorno alla testa.
«Sì, è
davvero
stupenda.», asserì Bak, di cui nessuno
aveva notato la presenza prima d’ora.
Non appena il radar del
supervisore captò questo complimento, il Cinese si
ritrovò addosso un pazzo
furioso, che sputava fuoco
dalla
bocca. Delle piccole ed inquietanti corna spuntavano dai capelli scuri.
«Non ti lascerò portare
via la mia Linalee, maniaco! Nessuno metterà mai le mani
sulla mia bellissima
sorellina!», continuava a ripetere Komui, mentre Reveer,
Johnny e Tap lo trattenevano
dal commettere un omicidio –per il bene
di Linalee, avrebbe aggiunto il
supervisore-.
Bookman sospirò
sconsolato.
«La strega era
perfida-». L’anziano si fermò, fissando
la ragazzina. «Ehm, era non proprio
perfida.»
Linalee deglutì a
fatica, pronta a pronunciare la sua unica battuta.
«K-kanda-kun… Tu
m-morirai.», mormorò, sentendo gli occhi umidi.
Infatti, poco dopo, il palco
venne allagato da una graziosa fontanella di lacrime. «M-mi
dispiace, io n-non
volevo…»
Tutti si fermarono a
fissarla. Komui cominciò ad agitarsi nella stretta ferrea
dei membri della
scientifica – a forza di trattenere quel pazzo, avevano fatto
dei muscoli da
titani-. «Linalee, non piangere… »,
singhiozzò l’uomo, facendo lo stesso a sua
volta.
Per farli smettere
entrambi, dovettero, alla prima, assicurare che, no, Kanda-kun non
sarebbe morto e, al secondo, che, no, Linalee non lo
avrebbe mai lasciato per sposarsi.
«La strega cattiva pose
una terribile maledizione sulla principessa: sarebbe morta pungendosi
un dito
con un fuso.», fu costretto a spiegare Bookman, visto
l’interpretazione molto intensa
di Linalee. «Per fortuna, la
fatina riuscì a rimediare in qualche modo.»
Lavi fece un sorriso a
trentadue denti, mentre bloccava con la mano un pugno di Kanda.
«Yuu-chan, visto che ti
voglio tanto
–ma tanto, eh!- bene, ti
faccio un altro regalo.», disse Lavi tutto felice,
allungandosi per dare un
bacio alla sua
principessa.
Kanda grugnì qualcosa
di non molto carino, tentando in tutti i modi di scrollarsi di dosso
quell’enorme
distributore di cuoricini rosa.
Il
ragazzo si domandò se ci fosse qualcosa, oltre ai capelli
rossi di Lavi, che
non fosse di quel colore zuccherino
e, quindi, assolutamente vomitevole.
Sì, odiava proprio i dolci. Ma forse, detestava di
più la mammoletta. E qualcuno,
nel retro palco, starnutì.
«Non morirai, ma ti
addormenterai per cento anni. Finché non riceverai un bacio
dalla fat-»,
pronunciò la madrina con voce solenne, strusciando la
guancia contro quella
dell’altro esorcista.
La fatina rosa venne
interrotta da un tacco a spillo piantato sulla fronte, che la mise
definitivamente a terra.
«Stupido coniglio!»,
imprecò con la classe di uno scaricatore
di porto Yuu-chan. Forse,
quei
tacchi a spillo, come arma,
non erano
per niente male, ponderò il ragazzo.
«Finché la principessa
non avrebbe ricevuto un bacio dal principe azzurro.»,
terminò il narratore che,
nello stesso momento, cercava di far rinsavire il suo stupido e rosa
discepolo.
Dopo qualche tentativo,
il giovane si riprese alla grande, tanto da sprizzare, oltre ai soliti
cuoricini, anche stelline.
A quel punto, fece la
sua breve apparizione Chaoji, porgendo con un rispettoso
«Kanda-sempai» un
fuso, per poi sparire nel retroscena.
Kanda squadrò
l’oggetto. Quindi, lui doveva morire così? In un
modo talmente pietoso e da… mammoletta-
poco distante, qualcuno
starnutì per l’ennesima volta-?
La pazienza della dolce Yuu-chan
andò completamente in
fumo, e ben due vene cominciarono a pulsarle sulla fronte. Fissava in
modo
truce il povero fuso, che veniva stritolato dalle sue mani.
«La principessa, però,
si punse con il fuso e cadde in un lungo sonno.»,
proseguì Bookman, incrociando
le dita, affinché andasse tutto bene. Tuttavia si dovette
ricredere subito.
Un’aura cupa e tesa
circondava Kanda, ancora intento a riversare il suo odio su quel povero
fuso, che di colpe non ne aveva.
«Tsk. Non se ne parla
neanche.», ribatté il ragazzo con una calma
inquietante.
La fatina rosa tornò
vicino alla principessina, inginocchiandosi accanto a
quest’ultima. Il suo
unico occhio verde brillava in modo sinistro, mentre guardava quel
gingillo
appuntito.
«Yuu-chan, ma tu non
dovresti pungerti con questo?», chiese dondolando Lavi,
assomigliando in modo
terrificante ad un bambino curioso. E si sa, la curiosità
non è mai un bene.
Solo allora l’esorcista si accorse della leggera
irritazione di Kanda. Forse aveva paura del sangue! Sì,
doveva essere proprio
così: il suo adorabile Yuu-chan era
terribilmente spaventato e per questo non voleva pungersi il dito.
(Vedi
episodio 33 e 34).
Lavi batté un pugno
sull’altra mano, illuminato da un’idea geniale.
Fece un sorriso rassicurante alla principessa, che, in quel momento,
era troppo
presa dai suoi piani omicidi verso Komui.
«Vedi, Yuu-chan, non
c’è niente di cui aver paura!»,
esclamò convinto, mentre premeva l’indice sulla
punta del fuso. Istantaneamente, il confetto rosa cadde con un tonfo su
Kanda,
russando come un
ghiro e sbavando.
«Idiota! Non dovevi
pungerti tu!», gridò frustrato l’anziano
narratore, non riuscendo più a trattenersi.
Kanda smise di
interessarsi al suo acerrimo nemico –il fuso-, per
concentrarsi sul peso morto
che gli gravava addosso e che lo abbracciava, riempiendolo di bava.
Forse,
prima di uccidere il supervisore, avrebbe dovuto ritagliare un momento
per Lavi.
Proprio mentre stava per colpire in testa la fatina con una gentile carezza
– ovvero un pugno in
grado di disintegrare un masso-, sentì un lieve
dolorino al capo. Subito dopo, cominciò a vedere tanti
confetti rosa girargli
attorno alla testa, per poi stramazzare al suolo, con Lavi ancora
attaccato a
lui.
Komui fece l’occhiolino
a Bookman, con ancora in mano l’enorme martello usato per
mettere a nanna la
protagonista, che ora presentava un enorme bernoccolo in testa.
Il vecchio panda si
passò stancamente una mano sul viso. Aveva bisogno di una
lunga vacanza. Molto lunga.
«Fu così che, dopo
cento anni di sonno, giunse un impavido cavaliere, deciso a salvare la
principessa. Egli aveva nobili origini; era fiero, bello e
coraggioso.»,
continuò il narratore.
Un ciuffo di capelli
bianchi sbucò da un lato del teatro, seguito a ruota da un
paio di occhi grigi.
Diede solo una sbirciata, per poi rintanarsi nel buio delle quinte,
tremante
come una foglia.
«I-io non ci v-vado lì
fuori!», esclamò convinto il misterioso
personaggio – che poi tanto misterioso non era-.
Bookman fece roteare
gli occhi.
Poco dopo riapparve la
zazzera candida, scomparendo subito dopo. Sembrava che
l’attore fosse un pochino
restio ad uscire fuori. Infatti,
qualcuno lo stava spingendo fuori, mentre il ragazzo si teneva
saldamente ad un
palo. Dopo una decina di strattoni, accompagnati da urla e strepiti, il
malcapitato venne spedito al centro della scena con un elegante
calcio sul fondoschiena.
Il povero principe si ritrovò
con la faccia a terra, in una posa non molto eroica e con le gambe
all’aria.
Allen si rialzò
dolorante, massaggiandosi la testa con una mano. Voltò
leggermente il viso,
trovandosi davanti un numeroso
pubblico – tre gatti in fila-. Del sudore iniziò
ad imperlargli il volto
pallido, mentre i suoi occhi si muovevano freneticamente alla ricerca
di aiuto.
«Ehm… Scusate, credo di
aver sba-», si scusò il ragazzo con una risatina
nervosa, facendosi piccolo
piccolo. Tuttavia, il rumore poco rassicurante di un trapano lo fece
desistere
dalla fuga.
«Il principe aveva
viaggiato per miglia e miglia, solo per poter baciare la fanciulla
addormentata.», proseguì il cantore improvvisato,
non sapendo più che santo
invocare.
Allen che, se fino ad
allora, era rimasto calmo,
a
quell’affermazione ebbe uno spiacevole tremito.
Sgranò spaventato gli occhi,
puntando incredulo verso di sé l’indice.
«I-io?», chiese con un
filo di voce.
Il silenzio che seguì
fu abbastanza esplicativo. L’esorcista sbiancò e
per poco non svenne.
«No.», disse con
decisione, scuotendo il capo. Il solo pensiero di baciare il dolce
e mite
Kanda eguagliava il suo terrore per il debiti del maestro. Per
non parlare delle conseguenze funeste che ci sarebbero
state… «Vi prego,
p-parliamone…», cercò di trattare
Allen, ma il rumore metallico di una trivella
tornò a scuotere l’aria. «Almeno
aspettate un attimo.», assentì infine
sconsolato, estraendo dalla giacca azzurra carta e penna –
come mai avesse una
piuma d’oca e un calamaio con sé, nessuno se lo
seppe spiegare-.
Tutti lo fissarono
incuriositi, mentre cominciava a scarabocchiare il foglio.
«Che c’è di
strano? Sto
solo preparando il mio testamento.», rispose con
ovvietà Allen, ricordandosi
solo allora di essere su un palco. Riprese a tremare, tanto che la
penna gli
cadde più volte.
Tutti asserirono,
convenendo che fosse un buona idea.
Allen cominciò a
pensare; a chi poteva lasciare tutti i propri beni? Sorrise
diabolicamente,
mentre le sue labbra si arcuavano in un sorriso leggermente
folle.
«Al mio carissimo
maestro Cross, in cambio di tutte le cure
prestatemi, lascio la mia valigetta, con tutto il suo
contenuto.», annunciò soddisfatto,
mentre scriveva.
Sulla sala cadde un
silenzio teso. Stranamente, tutti immaginavano cosa ci fosse in quella
valigia:
debiti. Ringraziarono il cielo di non dover essere loro ad andare in
bancarotta
per saldare quei conti.
Restava solo un’ultima
cosa, al ragazzo, da dare in consegna. Tirò fuori da una
tasca della sua
splendida giubba ricamata Timcampi, che andò a posarsi sulla
sua spalla. Allen,
nel vedere il suo piccolo
–tutto è
soggettivo, no?- golem dorato, cominciò a piangere a
dirotto. Anche Tim imitò
il padrone, strusciandosi triste contro la sua guancia.
«Tiiim!»,
piagnucolò,
per poi calmarsi un po’.«Lascio il mio adorato
Timcampi», un’altra lacrimuccia
scese, «a Linalee.», disse.
Il golem sobbalzò e
morse contrariato l’orecchio dell’esorcista; Allen
allargò gli occhi dal
dolore.
«No, forse è meglio di
no. Non vorrei mai vederti vestito da donna.»,
concordò il ragazzo, lanciando
un’occhiata alla principessina addormentata che lo attendeva
–per
trapassarlo da parte a parte,
aggiunse mentalmente-. «Allora, lascio Tim a Lavi; sono
sicuro che ne avrà
cura.», decise infine. Guardò la fatina rosa che
dormiva beata, avvinghiata
saldamente al suo Yuu-chan. Spalancò di nuovo gli occhi,
sentendo i denti
affilati di Timcampi molto vicini al suo povero orecchio.
«Ripensandoci,
moriresti di fame con lui. Ah, è vero non mangi…
», fece mente locale.
Chi altri rimaneva?
Escluse Kanda a priori; avrebbe potuto usare il golem come bersaglio
per Mugen.
Rabbrividì al solo pensiero. Alla fine, venne illuminato da
una splendida idea.
«Lascio Timcampi a
Timcampi stesso», concluse, sapendo di aver fatto
un’ottima scelta.
Probabilmente doveva pensarla così anche Tim, visto la lunga
leccata che dedicò
ad Allen.
«Così il principe, dopo
aver superato difficili prove, poté baciare la bella
addormentata.», proseguì
il narratore, consolato di essere ad una delle ultime battute.
Con passo da automa,
Allen si avvicinò alla principessa completamente assopita,
deglutendo
rumorosamente.
«Io-vi-salverò,-o-mia-principessa!»,
declamò il principe con voce meccanica.
Il caposezione Reveer
si passò una mano sul volto, cercando di ignorare la pessima
interpretazione di
Allen. L’esorcista era rigido come una tavola di legno e
sembrava un animale
braccato; in poche parole, soffriva di paura da palcoscenico.
Il giovane dai capelli
bianchi si bloccò, non ricordandosi più le
battute. Tossì imbarazzato.
«Vi sveglierò,
cosicché
potremo cercare di ucciderci a vicenda di nuovo. Voglio vedere ancora
una volta
il vostro viso iracondo ed essere chiamato da voi con quel nomignolo
che
detesto.», improvvisò, dicendo le prime cose che
gli vennero in mente riguardo
a Kanda.
Il pubblico ammutolì,
non sapendo se ridere o piangere. Lo sguardo omicida di Allen li
costrinse a
starsene semplicemente zitti.
«Questa è la passione!
Continua così Allen-kun!», urlò
esaltato il supervisore, brandendo il tanto
temuto trapano.
Il principe sospirò,
avvicinando il volto a quello di Kanda. Un sorriso spontaneo gli si
dipinse
sulla labbra, nel vedere il mostro
rabbioso così innocuo
e carino.
Allen urlò, scioccato dal suo stesso pensiero. Kanda non
poteva essere carino!
Insomma, lui era violento e quell’aggettivo
non poteva essere assolutamente associato a lui.
Però…
Si
ritrasse bruscamente, accucciandosi in un
angolo buio, tremante di paura.
«Non posso averlo
pensato. Non posso averlo pensato.», continuava a ripetersi,
preso dal panico.
Intanto Timcampi, per far
rinsavire Allen,
aprì la bocca e si attaccò saldamente alla sua
testa, diventando un grazioso
cappellino munito di denti aguzzi.
Il
risultato fu di mettere l’esorcista definitivamente fuori
combattimento, tanto che
il ragazzo crollò a terra, delirando riguardo a un certo mostro carino.
Lavi, destato dal grido
disumano di Allen, si stropicciò assonnato gli occhi,
sbadigliando
rumorosamente. Si guardò attorno confuso, non ricordandosi
più dove si
trovasse. Solo allora si rese conto di star abbracciando la vita del
suo adorato
Yuu-chan. Il confetto rosa
ricominciò a sprizzare cuoricini, tutto contento. E, come se
niente fosse, si
chinò su Kanda e gli posò un bacio stampo sulle
labbra.
I membri della sezione
scientifica ammutolirono di colpo, interrompendo i primi soccorsi che
stavano
prestando al principe.
Bookman si schiarì la
voce, facendo finta di nulla. Dopo avrebbe picchiato il suo allievo,
poco ma
sicuro.
«Fu così che la fatina
baciò la principessa e le tolse la maledizione.»
Non appena il narratore
ebbe terminato di parlare, Lavi si ritrovò con la lama
affilata di Mugen
puntata alla gola, mentre un irritato Kanda emanava desiderio omicida
da tutti
i pori.
«Stupido coniglio… Hai
osato baciarmi?!», urlò pieno d’ira,
mentre ben tre
vene pulsavano sulla sua fronte.
La madrina sorrise
felice, annuendo soddisfatta.
«Yuu-chan, non devi
ringraziarmi. Lo sai che ti amo taaaanto»,
disse contenta la fatina, sporgendosi per dare un altro bacio alla sua
principessina.
Il pubblico era
impietrito.
Yuu-chan ghignò in modo
poco
rassicurante; finalmente aveva
la possibilità di sfogare tutta la sua frustrazione.
Qualche secondo dopo,
la stanza adibita a teatro crollò in cumulo di macerie, per
colpa della spada
di una certa persona.
«In questo modo, la
fatina e la principessa vissero per sempre felici,
in infermeria.», terminò con un sospiro di
sollievo Bookman, uscendo dal guscio
di protezione formato dai suoi aghi.
Ogni favola ha il suo lieto
fine, giusto?
•
FINE •
~~~
Note
dell’autrice
strampalata e complessata.
Buona
sera a tutti!
Questo
è uno dei miei primi lavori su D.Gray-Man e per di
più è una parodia… Insomma,
sono da fustigare xD
Non
è niente di che; ho intenzione di raccogliere alcune one
shot basate su delle
favole/testi teatrali. Credo che saranno tutti più o meno su
Lavi e Kanda, ma
probabilmente ci ripenserò.
So
che questo capitolo è OOC (Lavi non esprimerebbe mai i suoi
sentimenti davanti
a Bookman), ma ho dovuto farlo per renderlo parodia. Spero non vi
dispiaccia
>.<
Inoltre
il mio stile non è il massimo, ma sto cercando di fare
progressi. Magari, da
questo delirio, tirerò fuori qualcosa di buono *O*
Dedico
tutto questo alla mia sorellona Yuri, che mi sprona sempre a dare il
massimo.
Grazie <3
Un
altro grazie speciale va Caterina, che mi sopporta sempre quando sclero.
Aspetto
come sempre consigli, suggerimenti, critiche o anche solo un salutino.
Spero di
aggiornare con frequenza e non troppo lentamente, ispirazione
permettendo.
Bacioni,
Nike
<3