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Autore: Nao Yoshikawa    14/05/2020    8 recensioni
[Good Omens x Once upon a time]
Aziraphale ha il compito di eliminare l'oscurità da una cittadina del Maine, Storybrooke. Nonostante un'iniziale riluttanza, Crowley deciderà di seguirlo in questo viaggio, che spera duri pochi.
Una volta arrivati, però, i due si ritroveranno privi dei propri poteri, in una città abitata niente meno che dai personaggi delle fiabe.
DAL PRIMO CAPITOLO:
Henry Mills era molto giovane, ma sicuramente non si stupiva più tanto facilmente. Per questo se ne rimase tranquillo, quando vide quello strano tipo avvicinarsi.
«Ehi, ragazzino. Hai per caso visto o sentito qualcosa di strano?» gli domandò Crowley, sottovoce. «Qualcosa di oscuro e pericoloso?»
Henry parve pensarci un po’ su.
«Dipende cosa intendi. Qui c’è molto spesso qualcosa di oscuro o pericoloso.»
Crowley fu molto sorpreso da quella risposta, tanto che si voltò a guardare Aziraphale.
«Mi sta per caso prendendo in giro? Senti, siamo qui per risolvere un problema. Però… qual è il problema?!»
Genere: Fantasy, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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5 – Dritto all’Inferno
 
Adesso che aveva un potere spropositato, Tremotino poteva ambire a molto più di quanto avesse mai fatto. Quell’insulso luogo non gli era mai bastato, troppo poco per uno come lui, abituato a comandare, abituato ad avere tutto.  La prima cosa che fece, su spiegare le sue nuove ali, morbide  e nere come ebano. Avrebbe potuto volare su tutto e tutti, cosa che non aveva mai sperato quando era semplicemente il Signore Oscuro. L’Inferno lo attendeva, era quello il posto per lui. L’Inferno, il luogo dove le anime dei dannati finivano. Sarebbe stato così divertente far loro una visita, magari lo avrebbe fatto davvero.
«Tremotino, ma sei lì dentro? È tutto a posto?»
Udì la voce di Belle. Poteva avere un’idea di come avrebbe reagito e non sarebbe stato piacevole. Prima che lei potesse entrare, Tremotino fece scomparire le proprie ali e andò ad aprire. Non era ancora andato al negozio e ciò aveva dato da pensare a Belle. Quest’ultima voleva ulteriori spiegazioni, poiché Tremotino, la mattina stessa, aveva abilmente evitato il discorso. Ma i suoi occhi rossi non mentivano.
«Ah, eccoti qui. Tutto bene?» domandò Belle, gentile come sempre.
«Assolutamente», rispose Tremotino, entrambi avevano l’espressione di qualcuno che aveva un bisogno assoluto di dire qualcosa. Belle entrò e si sedette sul letto, puntandogli gli occhi addosso.
«Amh, allora… hai intenzione di dirmi cos’è successo? Perché è piuttosto evidente che c’è qualcosa di diverso in te.»
Tremotino gli si avvicinò, sorridendole abilmente.
«Temo tu abbia ragione. In me c’è qualcosa di diverso. Te lo spiegherò in maniera semplice: non sono più il Signore Oscuro.»
Belle assunse un’espressione sorpresa, per lei stava dicendo un’ovvietà.
«Sì, lo so. Hai rinunciato al potere oscuro oramai da tempo… vero?»
Di lui si era sempre fidata. Nonostante le bugie, nonostante tutto, gli aveva sempre dato una seconda possibilità, aveva bisogno di vedere il buono in lui, in nome dell’amore che provava. Eppure in quel momento il dubbio si era insinuato in lei.
«Non esattamente» fu infatti la sua risposta. «Ho sempre tenuto il pugnale con me. Non potevo lasciarlo e…»
Non potevo nasconderlo perché non sono in grado di resistere al suo richiamo, avrebbe voluto aggiungere, ma non ce ne fu bisogno. Belle adesso sembrava delusa, mentre si mordeva con nervosismo il labbro.
«… Perché me lo stai dicendo?»
«Perché le cose sono cambiate, adesso. Io e il nuovo arrivato Crowley abbiamo fatto uno scambio. Lui ha preso la mia magia, io il suo potere e la sua essenza da demone. Ci siamo scambiati.»
Belle avvertì un brivido. Suo marito, un demone? Ecco cos’era quell’aura diversa che avvertiva, ecco perché i suoi occhi erano rossi come il sangue. Da Signore Oscuro a demone.
«Ma…questo non è… non è possibile», sussurrò. Tremotino si aspettava quella sua affermazione, motivo per cui, molto lentamente, spiegò di nuovo le sue ali.
«Lo è, invece»
Erano ali quelle sulla sua schiena. In tanti libri Belle aveva letto di angeli e di demoni, rispettivamente dalle ali bianche e nere, ma non avrebbe mai pensato di vederne un paio. Non su di lui, soprattutto. Si alzò, e un po’ tremante accarezzò le sue piume, affascinata e al contempo spaventata. Ora non poteva avere dubbi, tutto in Tremotino aveva qualcosa di demoniaco. Retrasse la mano subito dopo, come scossa da un brivido.
«Non capisco… perché l’hai fatto?»
«Crowley voleva liberarsi della sua natura demoniaca, io della magia oscura. Ho aiutato entrambi in questo modo.»
Belle però non era convinta. Anche se si sforzava di vedere il bene in ogni cosa, non era ingenua e conosceva suo marito.
«Non riesci proprio a vivere come una persona normale, non è vero? Cosa ti manca?»
«Oh, Belle», Tremotino aveva assunto il suo tono languido, quello che usava per apparire convincente. «È troppo tempo oramai che non vivo da persona normale, forse è vero che non sono in grado. Ma non capisci? Con questi poteri potrò fare molto di più. Non ci sarà mai niente in grado di uccidermi e poi…»
«E poi cosa?» domandò Belle. Perché sapeva bene che ci fosse un poi.
«Il posto di un demone è l’inferno. Posso andare e tornare di lì come mi pare. Tu sai chi ci sta lì? Tutti i coloro che mi hanno fatto del male, che mi hanno reso ciò che sono. Adesso che sono un demone posso andare da loro.»
«Quindi è questa la questione? Vuoi approfittare dei tuoi poteri demoniaci per vendicarti? Questo è veramente ridicolo, dovevo immaginare che ci fosse qualcosa sotto!»
«Oh Belle, ma quelle persone sono già morte, cos’hai da preoccuparti tanto?»
«Mi preoccupo del fatto che tu sei… un demone! E che hai dato a qualcun altro il fardello della magia oscura. Povero Aziraphale…» si portò una mano sul viso, sconsolata. Avere a che fare con qualcuno che possedeva la magia oscura non era facile, nessuno meglio di lei poteva saperlo.
«Ti preoccupi per quell’angelo? Se la caverà.» Belle serrò le labbra, furiosa e puntandogli il dito contro.
«Aziraphale è mio amico e tu devi assolutamente annullare questo scambio. Tu non puoi… non puoi essere un demone, non puoi!»
Tremotino le afferrò i polsi, guardandola negli occhi e facendola tremare.
«Non farò del male a nessuno su questa Terra.»
Possibile che non capisse mai? Le aveva mentito di nuovo, proprio quando pensava che tutto stesse andando bene, Tremotino aveva ceduto alla prima buona occasione. Di nuovo, per l’ennesima volta.
«È a me che hai fatto male. No, io non ti lascerò andare all’Inferno, piuttosto verrò con te per cercare di fermarti»
«Temo che questo non sia possibile, sei un essere umana, non puoi.»
Dicendo ciò si scostò. Era di fatto inarrivabile, erano tutti umani lì, fatta eccezione per quell’angelo momentaneamente fuori uso.
Belle strinse i pugni, ferita.
«Tremotino! Sai cosa? Non è la magia a corromperti. Il fatto è che sei tu. Tu non riesci a non sentirti potente, superiore a tutti. È più forte di te. Pensavo fossi diventato più forte…» e dicendo ciò abbassò lo sguardo. Lui le dava le spalle e non si voltò. Non se ne sorprendeva, sapeva che Belle non avrebbe capito. Ma perché, si era sempre chiesto, perché scegliere tra l’amore e il potere quando poteva avere entrambi? Quando poteva essere quasi un dio?
«Ma io sono più forte…» sibilò infine. Spiegò le ali, muovendole e facendo agitare l’aria.
«Tremotino, aspetta!» Belle cercò di fermarlo, ma invano. Cosa poteva fare lei? Misera, stupida essere umana che non era altro, era inutile in quel momento. Inutile e con il cuore a pezzi, per l’ennesima volta. Perché, ancora una volta, lui aveva scelto il potere a lei.
 
«Apri immediatamente, traditore, non costringermi ad usare la magia!» Regina batté con forza il pugno contro la porta. Gold non si trovava al suo negozio, magari si trovava proprio in casa. O magari Belle ne sapeva qualcosa.
«Vi dico che vi state preoccupando inutilmente», borbottò Crowley a braccia conserte, ma subito la donna gli lanciò uno sguardo in grado di raggelarlo.
«Hai perso il diritto di dire la tua nel momento in cui hai fatto lo scambio con Tremotino. Traditore anche tu!»
«Ehi, io non sono un traditore. Diglielo anche tu, Aziraphale!»
L’angelo però non parlava. Silenzioso e pensieroso, non riusciva a credere che fosse finita così. Avrebbe dovuto capirlo prima, l’oscurità che avrebbero dovuto affrontare era Tremotino. O tecnicamente, ora era Crowley? No, si disse, questo non era possibile, lui non si sarebbe fatto dominare dalla magia. Regina, spazientita, indietreggiò.
«E va bene, adesso apro», decise. Avrebbe potuto far sciogliere la porta con il suo potere di fuoco, ma in realtà non ce ne fu motivo. Belle aprì poco dopo, con un’espressione stravolta e gli occhi lucidi.
«Regina… voi…?» sussurrò. Lei allora sospirò.
«Ti prego, dimmi che non siamo arrivai troppo tardi.»
Belle li fece entrare, cercando di spiegare loro, più o meno, cosa fosse successo. Tremotino aveva parlato di vendetta, di voler andare all’Inferno e lei non aveva avuto fermarlo in alcun modo.
«Se n’è andato qualche istante fa e non ho idea di cosa possa combinare.»
«Oh… questo è un problema… questo è un grosso problema», rifletté Aziraphale, non riuscendo a stare fermo per i nervi a fior di pelle. «All’Inferno potrebbero arrabbiarsi parecchio…»
«Fortunatamente non è più un mio problema», Crowley alzò gli occhi al cielo, seccato. Non capiva, Gold stava semplicemente facendo cose da demone, che c’era di strano? Belle lo guardò, riconoscendo in Crowley lo stesso sguardo e la stessa energia che era sempre appartenuta a suo marito.
«Perché hai accettato uno scambio del genere? So che Tremotino sa irretire chiunque con le sue parole. Come ti ha convinto?»
L’ex demone si irrigidì. Dirlo ad Aziraphale era un conto, ma pronunciarlo così ad alta voce era difficile.
«… Da demone non sarei mai potuto stare con Aziraphale…»
«Oh, ridicolo», sbottò subito Regina.
«Sono serio!» esclamò lui, guardandola negli occhi. «Angeli e demoni non possono stare insieme.»
«E questo chi lo dice? Non mi sembri uno molto rispettoso delle regole, sai?» Regina si alzò, affrontandolo.
«Vi prego, non mi sembra il momento», sospirò Aziraphale, il quale si sentiva sì deluso, ma anche profondamente arrabbiato, sentimento che in genere non gli apparteneva. Piuttosto si dedicò a Belle, l’unica che poteva capirla davvero.
«Ti ha detto che cosa andava a fare all’Inferno?»
Belle si massaggiò la testa, sentendosi ancora confusa e stordita.
«Ha iniziato a parlare di… voler prendersi ciò che gli spettava in quanto demone e poi… di volersi vendicare di tutti coloro che gli avevano fatto del male e che sicuramente devono trovarsi lì… non lo so, ma conoscendolo sono certo che non si fermerà.»
Crowley sbuffò, alzandosi.
«Senti, senza offesa, ma questa cosa non mi riguarda. Lu mi ha proposto lo scambio e io ho accettato. Essere un demone non è poi tanto difficile, al massimo tenterà qualcuno e... porterà un po’ di caos e… amh…»
«Già, ti sei risposto da solo, Crowley», proferì Regina severa. «Se prima era pericoloso, adesso che gli hai dato tutto questo potere è ancora peggio. Devo avvertire Emma…»
«E io cosa posso fare? Nessuno può andare a riprenderlo?» chiese Belle, quasi supplicante. Aziraphale le afferrò una mano per tranquillizzarla.
«Io sono un angelo, potrei andare…»
«Non hai nemmeno i tuoi poteri, come pensi di andare?» cercò di farlo ragionare Crowley. E poi, non lo avrebbe lasciato andare comunque, u angelo da solo all’inferno? Lo avrebbero mangiato vivo!
Aziraphale però lo guardò in un modo in cui non lo aveva mai guardato e quasi, per la prima volta, ne ebbe timore.
«Crowley… io e te dobbiamo parlare, subito.»
Lasciarono Belle da sola mentre Regina andava ad avvertire Emma e gli altri di quanto successo. Aziraphale e Crowley rimasero soli, in quella Storybrooke che appariva troppo silenziosa e tetra rispetto a quando erano arrivati.
«Di cosa esattamente dobbiamo parlare?» chiese Crowley.
«Magari dello scambio che hai fatto. Come hai potuto?» sussurrò, scuotendo il capo. Beh, era arrivato il momento di affrontarlo, Aziraphale sembrava aver superato il momento di shock.
«Te l’ho spiegato, angelo… l’ho fatto per te, per noi.»
«Per me? Non provare a darmi una responsabilità del genere. Io non te l’ho chiesto. Non te l’avrei mai chiesto!»
Crowley non aveva mai visto Aziraphale arrabbiato e nemmeno lui, d’altro canto, tendeva ad arrabbiarsi spesso, non con il suo angelo almeno. Ma da quando aveva fatto suo il potere del Signore Oscuro, si sentiva un po’ fuori controllo.
«E io l’ho fatto comunque! Perché Aziraphale io… io ti amo! Non saremmo mai potuti stare insieme, lo sai che non è possibile!»
Aziraphale alzò gli occhi al cielo. Stupido, era uno stupido, come aveva osato rinunciare a sé stesso per lui? Non aveva mai voluto questo.
«Beh, chi se ne importa?!» esclamò. «Ti amo anche io, ma ti amo per quello che sei. Pensi davvero che ti avrei voluto diverso? O che questo avrebbe cambiato le cose?»
In verità Crowley adesso non sapeva più niente. Stava iniziando a dubitare di sé stesso e ciò non era un bene.
«Tu sei la luce, angelo. Ed io ero l’oscurità.»
«Tu sei ancora l’oscurità. Io… io… io ti rivoglio com’eri Crowley, non voglio che tu sia diverso da com’eri!»
Aziraphale si sentiva in colpa. Forse c’era stato qualcosa nei suoi atteggiamenti e nei suoi modi di parlare, che aveva fatto pensare a Crowley di non essere degno. Il solo pensiero lo faceva star malissimo e quella sua goffa ed emotiva reazione era il tentativo di fargli capire quanto gli dispiacesse. L’ex demone si accorse del luccichio negli occhi dell’angelo, percepì qualcosa nel suo tono di voce spezzato. Si sentì male, ma allo stesso tempo non poteva tornare indietro oramai. O forse non voleva?
«Io… non credo… si possa, oramai…» sussurrò. Tremotino non avrebbe mai annullato lo scambio. E d’altronde perché avrebbe dovuto rinunciare alla magia? La magia era bella, molto più dignitosa dell’essere un demone che portava caos e tentava gli esseri umani.
Aziraphale corrugò la fronte.
«Questo lo vedremo. Coraggio Crowley, trova un modo per ridarmi i miei poteri.»
«Io… io non so come si fa… E anche se lo sapessi, non lo farei comunque, non ti lascio andare da solo.»
«Dannazione, Crowley! Smettila di essere così protettivo, ce la posso fare!» sbottò, oramai non riusciva più a controllare la rabbia. «Fallo!»
«Ho detto di no!»
Mosse un braccio con violenza e a quel punto il pugnale che tanto custodiva con attenzione cadde contro l’asfalto e i due rimasero ad osservarlo per qualche istante. Ad entrambi vennero in mente le parole di Regina sul pugnale, sul fatto che se quest’ultimo fosse capitato nelle mani sbagliate avrebbe potuto esercitare un controllo su Crowley. Questo Tremotino non gliel’aveva detto. Perché non gliel’aveva detto?
«Angelo…?» mormorò Crowley. Aziraphale sapeva che di quel gesto inconsulto si sarebbe pentito. Gli avrebbe chiesto perdono in seguito, ma doveva farlo. Veloce afferrò il pugnale, puntandoglielo contro.
«Angelo, cosa fai?»
«Crowley… perdonami… perdonami, mi dispiace, ma devo farlo. È per il bene di tutti. Io ti… ti ordino di ridarmi il mio potere angelico e di lasciarmi andare. E ti ordino di non provare a fermarmi.»
Era orribile tutto ciò. Chiunque poteva avere controllo sulle azioni del suo Crowley, non osava immaginare cosa sarebbe successo se qualcuno come Tremotino avesse avuto in mano il pugnale. Crowley lo guardò, stupito e affranto. Di fatto non riusciva più a controllarsi, la sua volontà rispondeva solo al pugnale e alle parole di Aziraphale. Si avvicinò e con un sospiro gli poggiò una mano sul cuore.
«Non andare, angelo… non andare…»
«Io devo farlo. Tornerò presto, riporterò Tremotino qui e la faremo finita. So già come affrontare un demone», dopotutto accanto ad un demone c’era già stato per seimila anni. Crowley chiuse gli occhi e riuscì a percepire in Aziraphale il potere che in quei giorni era rimasto sopito. Doveva farlo venire fuori e sebbene non sapesse come fare, bastò seguire l’istinto. L’angelo stesso, al suo toccò, senti la forza tornare a fluire in sé.  Si sentì di nuovo sé stesso e ciò lo portò a sospirare, quando capì che Crowley ce l’aveva fatta.
«Ho di nuovo i miei poteri», sussurrò, guardando Crowley che però non era affatto felice. Eppure non poteva nemmeno provare a fermalo.
«Aziraphale…»
Aziraphale si infilò il pugnale dentro la giacca.
«È meglio se lo tengo io.»
Crowley corrugò la fronte. Si sentiva nervoso, molto più del solito da quando aveva accolto in sé la magia, forse era una sorta di effetto collaterale?
«E va bene, va, va pure!» sbottò. Che andasse pure, comunque non avrebbe risolto nulla. Aziraphale sospirò nel vederlo, lui così uguale, ma anche così diverso e non solo per l’aspetto fisico. Gli diede le spalle. Doveva assolutamente riportare Tremotino indietro dall’Inferno.
 
Tremotino si era immaginato l’Inferno in maniera diverso, un luogo tutto fiamme e cenere a dirla tutta, ma aveva imparato ormai da tempo che niente era come sembrava. Camminava fiero e perfettamente a suo agio, nonostante avesse addosso gli occhi curiosi e diffidenti di quei demoni, che dovevano starsi chiedendo chi diavolo fosse quello lì. Tremotino doveva assolutamente parlare con qualcuno, con il capo, quello che fosse.
«Scusate, gentili signori. Mi servirebbe parlare con il vostro superiore», disse amabile, ma sempre in grado di mettere in soggezione chiunque. I due demoni si guardarono, confusi.
«Vuoi parlare con Belzebù? Perché? Nessuno vuole mai parlare con lei.»
«Belzebù», ripeté. «Ah… nulla di troppo importante…»
Grazie alle sue ottime capacità persuasive, Tremotino riuscì a convincere i due demoni a portarla dal loro superiore. Belzebù aveva troppo a cui pensare, e le era sfuggito quel piccolo e insignificante scambio avvenuto nel mondo degli umani. Per questo, quando vide Tremotino fece una smorfia.
«Ebbene, tu saresti?»
«Lord Belzebù, chiedo scusa, ma è… è un nuovo arrivato e…» rispose uno dei suoi sottoposti. Tutti la temevano sempre, ma Tremotino sorrideva tranquillo. Quella donna era quindi Belzebù?
«Oh, salve.»
«Mh? E tu chi sei? Non ti ho mai visto. Né sapevo del tuo arrivo, da dove vieni?»
«Dal mondo degli umani ovviamente…. sono diventato un demone da poco.»
Belzebù a quel punto parve interessata e si alzò, girandogli attorno con fare circospetto. Occhi rossi come il sangue, occhi da demone in tutto e per tutto.
«Che cosa vuol dire che sei diventato un demone da poco?»
«Beh… diciamo che potrei avere fatto uno scambio con un demone… Crowley ti dice niente?»
Belzebù sgranò gli occhi. Per tutti i demoni, ma perché c’era sempre lui in mezzo?
«Quel… che cos’ha combinato quell’idiota? Lo punirò a dovere.»
«Non credo sia necessario… my lord», disse languido. «Lui non è più un demone oramai. Ho preso il suo posto e quindi eccomi qui, nel posto che mi appartiene.»
Belzebù lo fissò attentamente, come a volerlo studiare. Non era stato un essere umano comune, al contrario, se si trovava lì era evidente che ci fosse qualcosa sotto. Doveva procedere con estrema calma.
«Dimmi qualcosa di più su questo scambio.»
 
«E così l’angelo è andato, vero? Non preoccuparti, se la caverà, l’ho capito sin da subito che è uno in gamba.»
Crowley giurò a sé stesso che se Killian avesse parlato un’altra volta, gli avrebbe cucito la bocca per sempre. Aziraphale si era preso il suo pugnale e quella mancanza di fiducia nei suoi confronti lo aveva ferito non poco.  Perché gli veniva così difficile fidarsi adesso che aveva la magia? Era tutto perfettamente sotto controllo.
«Non avrei dovuto lasciarlo andare, l’Inferno non è posto per gli angeli, io lo so bene», sibilò. Killian a quel punto versò il rum che si portava sempre dietro nella sua fiaschetta e in una tazza e glielo porse.
«Hai la faccia di uno di cui ne ha bisogno.» Crowley fece una smorfia, anche se quel pirata gli stava antipatico, stava pur sempre cercando di tirargli su il morale. Quindi prese la tazza ricolma di rum e ne bevve un sorso che gli bruciò la gola.
«Non capisco perché qualsiasi cosa faccia sembri sbagliata. Adesso che non sono più un demone, Aziraphale sembra disgustato, impaurito da me… non era così che volevo andasse…» disse debolmente. Aveva pensato che una volta ottenuta la magia oscura, tutto sarebbe stato più facile, inoltre iniziava a risentirne fisicamente e mentalmente.
«Amico, non preoccuparti, la situazione si risolverà, a tutti capita di commettere errori. Io facevo parte dei cattivi, una volta, adesso eccomi qui.»
«Sì, ma tu sei un umano. Io sono un demone… devo essere cattivo per definizione. Per legge della natura o chissà per cos’altro, io e Aziraphale dovremmo detestarci.»
«… Però vi amate…» affermò Killian dopo qualche istante di silenzio. «Penso si sia trattato solo di pessimo tempismo. Credo che all’angelo piaci tu… e intendo tu come sei, non come non sei. Cavolo, sono proprio bravo a dare consigli, non pensavo»
Il pirata si compiacque e Crowley non disse nulla. Dopotutto Killian aveva detto qualcosa di giusto. Emma entrò in quel momento, con le mani nelle tasche.
«Bene, vedo che andate d’amore e d’accordo. Mi fa piacere, ma non possiamo distrarci. Nel momento in cui Aziraphale riuscirà a riportare qui Gold – perché sono certa che lo farà – dovremo cercare di convincerlo ad annullare lo scambio. E poiché dubito che con le buone ci riusciremo…»
«Affrontare un demone? Oh no. Non fraintendermi Salvatrice, tu sei forte, ma non abbastanza», affermò Crowley, sentendosi ristorato. «E non sono nemmeno sicuro che il sottoscritto possa fare qualcosa.»
«Sì, ma…» tentò Killian. «Tu sei il Signore Oscuro. In quanto tale, devi necessariamente essere più furbo.»
 
Belzebù si stava ritrovando a camminare e ad ascoltare il nuovo arrivato con interesse, ma anche con una punta di diffidenza. Nella natura c’era un ordine che non poteva essere sovvertito in questo modo. Anche se Tremotino era un demone, tecnicamente non era nato come demone.
Beh, in realtà come tutti loro. L’inferno era grigio, oscuro e c’era un odore sgradevole, demoni che si accalcavano e poi c’erano le varie celle dove venivano rinchiusi gli esseri umani considerati troppo cattivi per finire in paradiso. Era quello a cui Tremotino mirava e in verità non ne aveva fatto segreto con Belzebù.
«Non creerò problemi, voglio solo comportarmi da demone e prendermi qualche rivincita personale.»
Belzebù gli credette, ma in verità non del tutto. Aveva ascoltato Tremotino, aveva scorto subito la forte sete di potere nei suoi occhi, l’ambizione bruciante di chi è disposto a fare qualsiasi cosa per raggiungere i propri obiettivi.
«D’accordo… teoricamente non c’è alcun problema se rimani qui, questa è la casa di tutti i demoni. Ma io non mi fido di nessuno. Quindi ti terrò d’occhio. E per quanto riguarda i condannati, non divertirti troppo altrimenti impazziranno prima del tempo.»
Tremotino sorrise rassicurante. Oh, non avrebbe fatto niente di che. Fu Belzebù stessa a condurla nella cella dove erano stati rinchiusi insieme un uomo ed una donna. Lui li riconobbe subito, la causa principale di tutti i suoi mali, i genitori che l’avevano abbandonato. Malcom e Fiona se ne stavano accovacciati con lo sguardo basso e avevano tremato quando avevano sentito qualcuno arrivare.
«Sono loro?» domandò Belzebù. Tremotino li fissò, per poi annuire.
«Assolutamente.»
 
 
Quando arrivò all’Inferno, Aziraphale si sentì frastornato. Quello non era posto per gli angeli, Crowley aveva ragione, ma lui aveva una missione da compiere, trascinare con sé Tremotino nel mondo dei vivi e costringerlo ad annullare lo scambio. Era sempre stato un angelo calmo e ragionevole, ma se in mezzo veniva messo Crowley, allora tutto si annullava. Sospirò e si fece coraggio in quel luogo che non gli apparteneva e che lo inquietava.
«E va bene. Facciamo questa cosa.»
 
Nota dell'autrice
Sono consapevole che in OUAT esiste un aldilà canon, con il purgatorio uguale a Storybrooke e l'Inferno dominato da Ade, il fatto è che a me quella versione non è mai piaciuta (cioè, seriamente il purgatorio è Storybrooke con l'effetto seppia? EMH NO), quindi in questo crossover ho preferito rendere canon, appunto, l'Inferno di Good Omens. Quindi sì, niente traghetti per arrivare nell'aldilà, bisogna essere delle creature sovrannaturali. Personalmente non ho mai sopportato nemmeno i genitori di Tremotino (Fiona in particolare), perché sì, molti dei suoi mali dipendono pure da loro, quindi niente, una visitina del figlio molto tranquilla. Spero vi sia piaciuto :)
   
 
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