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Autore: Nexys    16/05/2020    2 recensioni
La solitudine è un male incurabile, una sensazione opprimente, un dolore incessante. Ai lati opposti della galassia, due anime tormentate sono unite da un legame che va oltre ogni immaginazione. Oltre lo spazio ed il tempo, Rey e Kylo Ren riescono a darsi un supporto che sfida le fazioni opposte di cui sono i legittimi rappresentanti.
Raccolta di one shot ispirate da prompt trovati sul blog Tumblr di leneemusing.
[Trilogia Sequel] [Reylo] [Raccolta] [Spoiler!] [What if?]
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Rey
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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#4. "It’s okay to be angry, you’re allowed to be upset about what happened to you”.




 
Quella notte, il sonno di Ben era terribilmente inquieto. Rey si era coricata accanto a lui in silenzio solo per poter osservare con i propri occhi preoccupati, tutta l’umanità di quell’uomo sorgere dalle ceneri di Kylo Ren.
Erano in guerra, a poco ormai dalla conclusione di quello scontro galattico tra bene e male che durava da secoli, e che aveva strappato via le vite di innumerevoli coraggiosi guerrieri che avevano combattuto per la libertà.
Anche se lei stessa era una di loro, non riusciva a odiare totalmente colui che si era fatto chiamare Kylo Ren. Non ne era in grado a causa della verità che aveva finalmente saputo sul suo tormentato passato.
Ben Solo era stato sedotto dal Lato Oscuro della Forza, ma ancora prima di poter prendere una posizione in merito, era stato atrocemente tradito da colui che aveva giurato di proteggerlo e allevarlo.
Luke Skywalker, suo zio.
Proprio in quel momento, l’uomo stava avendo un violento incubo in cui riviveva quel delicato frangente che aveva segnato - forse per sempre - il suo cammino verso la perdizione. Un brusco risveglio sotto la luce verde di una spada laser familiare, riflessa negli occhi terrorizzati di un uomo che per paura aveva pensato davvero di uccidere il suo unico promettente nipote.
La giovane Jedi riusciva a sentire ogni sensazione provata da Ben, come se fosse accaduto tutto a lei stessa. Lo sguardo colmo d’orrore di Luke era stato uno specchio in cui il giovane Solo si era riflesso come una bestia da sopprimere. Poco più che un cucciolo di demone da sgozzare poco dopo la nascita. Immersa nella sua mente, riuscì a vederlo ugualmente stringere le dita tremanti alle lenzuola disfatte, come se fosse stato agonizzante. Tutto il dolore che la ragazza sentiva era opprimente e si rifletteva alla perfezione nel corpo dell’uomo che le stava accanto. Quello che stava provando dolore non era Kylo Ren, ma un giovane e disilluso Ben Solo. A denti stretti, Rey lo senti chiamare qualcuno.
Madre...”, sussurrò con la voce rotta da un pianto inesploso. 
Un tremito scosse la Forza. Rey smise di respirare. 
Ben stava chiamando sua madre, unico pilastro rimasto nel suo cuore. Il Generale Organa, la Principessa Leia, gemella Skywalker. Presa in moglie da un aitante Han Solo di cui il primogenito aveva ereditato ostinazione e mezzo sorriso.
Nel cuore di quel ragazzo abbandonato a sé stesso era stato consumato un abominevole delitto a suo carico. Ancora prima di uccidere suo padre, di tradire sua madre e di abbracciare l’Oscurità, Ben era stato tradito, disconosciuto, allontanato e più di tutto, giudicato.
Frainteso.
In quello stesso cuore, Rey poteva trovare una rabbia sconfinata. Un odio viscerale nei confronti di quello zio che in passato aveva amato tanto quanto avrebbe dovuto fare nei confronti del padre assente che lo aveva a lui affidato. Non lo aveva mai ammesso apertamente, ma Luke era stato per lui molto più che un amico, uno zio o un mentore. Un padre, che alla fine gli si era rivoltato contro per paura di una decisione che il ragazzo non aveva neanche ancora pensato di prendere. Il tradimento si era consumato nel lasso di tempo di un secondo, e aveva segnato la sua vita per tutto il resto della sua esistenza. Rey si voltò per mettersi supina a fissare il soffitto della stanza in cui giaceva il ragazzo dormiente. Il suo respiro agitato scandiva una nuova unità di tempo, che col suo ritmo regolava i tremori e i singhiozzi trattenuti della ragazza. Era tutto davvero molto sbagliato.
Rapita da quel dolore sordo, non si rese conto del destarsi dell’uomo, il quale non si sorprese affatto di risvegliarsi con lei accanto. Il loro legame era di natura bizzarra, a tratti ironica: tendeva a manifestarsi quasi come un accanimento da parte del destino, proprio nel momenti in cui entrambi erano vulnerabili.
Ben la scrutò con un lieve moto di stizza, ricacciato prontamente dentro di sé con un singulto silenzioso. Non gli ci volle molto per notare la sua espressione addolorata, specchio della sofferenza che regnava sovrana nel suo cuore e nella sua mente. Semplicemente, Rey aveva visto.
E capito, compreso ciò che nessuno prima di allora si era mai soffermato a cogliere.
Anziché sollievo, Ben provò rabbia, una rabbia disumana scoppiare nel centro del petto. Sì alzò dal letto con fare rabbioso, davanti allo sguardo allibito di una Rey colta di sorpresa. Nell’oscurità della stanza in cui erano, Ben stava andando a fuoco. Anche se metaforicamente, sarebbe certamente potuto morire per autocombustione.
La sua natura irosa non era una novità, ma in quel momento stava esplodendo. Se c’era riuscita una banale cercarottami - banale solo per finta fama e non di fronte all’evidenza dei fatti - perché nessun altro prima di lei aveva potuto? Sua madre, suo padre, suo zio, quelli che un tempo aveva chiamato “amici”?
La comprensione che sentiva provenire da quella ragazza, era allo stesso tempo una carezza ed uno schiaffo.
“Non dovresti essere qui.”, ringhiò a bassa voce, teso e in piedi, a pugni e denti stretti. Splendidamente vulnerabile. Umano come mai prima di quel momento.
Rey si mise a sedere con l’espressione colpevole di chi era sicura di avergli fatto un torto. “Non dovresti sentirti incompreso...”, sussurrò lei in tutta risposta, cercando di dar voce a ciò che sentiva stringerle la gola. Non era la Forza, non era Kylo Ren: si trattava solo di un pianto incapace di scoppiare.
L’uomo le rivolse uno sguardo ferito, terrorizzato com’era di illudersi ancora una volta. “Ah no? E perché mai?”, domandò, mentre il suo corpo veniva scosso da tremori che grazie alla Forza si ripercuotevano nella stanza. Rey fu costretta a respirare profondamente, per non farsi schiacciare dalla sua influenza.
“Perché riesco a sentire il dolore che provi. Ho visto con i tuoi occhi ciò che è successo. L’espressione di tuo zio... la spada pronta a ucciderti. Ho letto nei suoi occhi un’ingiusta sentenza di morte.”, sussurrò piano, tormentandosi le mani nel tentativo di parlare senza farsi sconvolgere dal pianto a stento trattenuto. Rey odiava piangere, ma in quel momento ne sentiva un bisogno fisico inderogabile. Aggrapparsi all’orgoglio era l’unico modo per poter finire una frase senza singhiozzare.
Ben serrò le labbra in un’espressione di malcelato dolore. La giovane aveva colto nel segno. E lui sapeva che quanto avesse detto non fosse altro che la verità. “Eppure lo difendi. Mi combatti. Mi desideri morto”, proferì con un vago tono sardonico. “Ti sei rifiutata di afferrare la mia mano, in nome degli ideali che Skywalker ha tanto inculcato nella tua testa”. 
Rey sollevò una mano. “Ti sbagli! Ti stai sbagliando, Ben.”
L’uomo inarcò un sopracciglio. “Illuminami.”
Rey si sciolse nell’ombra di un sorriso, come se fosse stata di fronte ad un bambino cocciuto incapace di affrontare e accettare una verità evidente.
“Gli ideali che difendo sono quelli di un’altra Skywalker. Una persona che ti ama più della sua stessa vita. È per questo che sono qui...”, fece una pausa. “Ed è per questo che non voglio che tu muoia, ma salvarti da te stesso.”
Colui che aveva cercato di nascondersi dietro la spessa maschera di Kylo Ren, smise di respirare per qualche secondo. Il suo pensiero corse a Leia, al suo sorriso; al suo ultimo abbraccio ed ai suoi racconti sullo spazio, su suo padre e sulla Forza.
La giovane si alzò dal letto per avvicinarglisi e posare una mano all’altezza del suo cuore. Ben si lasciò toccare, abbassando lo sguardo per poterlo incrociare con il suo. “Hai tutte le ragioni per essere arrabbiato, furioso con tuo zio.”, disse con una sicurezza che lo fece dubitare delle sue stesse azioni. L’uomo sollevò una mano - nessun guanto a proteggerlo dall’umanità della ragazza che aveva di fronte - per sfiorarle una guancia in punta di dita. Il suo tocco fu dolce e gentile, sorprendentemente delicato. “Ma non permettere a questo odio di seppellire il tuo cuore, e annullare gli sforzi di chi ti ha amato e ti ama davvero... Ben, non lasciare che l’errore di un uomo soltanto rovini l’esistenza di un’anima pura come la tua.”
La mano di Rey risalì al viso dell’uomo, fino ad accarezzare il profilo del suo mento, aggrappandosi con delicatezza alla sua guancia, come per attirare il suo viso al proprio. Quando furono così vicini al punto di quasi toccarsi, Ben colmò la distanza che li divideva appoggiando la fronte alla sua. Ad occhi chiusi, lasciò che la verità delle sue parole lo travolgesse come un mare in tempesta.
Un pensiero taciuto si manifestò attraverso la Forza.
So che cosa devo fare, ma non so se ho la forza di farlo, Rey.


















 
  
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