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Autore: loverrrr    17/05/2020    2 recensioni
Bella è una veterinaria, lavora insieme alla sua migliore amica Alice. Le sono sempre piaciuti gli animali, sin da quando era bambina.Per l'ennesima volta, Edward, fratello di Alice, le fa recapitare un bellissimo mazzo di rose rosse, ma...
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black | Coppie: Bella/Edward, Bella/Jacob
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film, Contesto generale/vago
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Buona sera ^___^ il cielo e il tempo sono così belli in questi giorni che mi sembra di essere tornata in Kenya. È stata una vacanza bellissima!!!!!! Se non ci siete mai state vi consiglio di andarci. Ma veniamo al capitolo ^^ finalmente sono riuscita ad aggiornare. In realtà doveva partire diversamente, poi ci ho ripensato. Bella e Edward non possono stare separati <3______<3 o almeno io li amo così tanto insieme che non riesco a vederli distanti. Team Edward tutta la vita. Vi lascio al capitolo, che è diviso in due parti.
 
 
 
 
Pov Bella
 
Stamane ci sono solo io in studio, Alice deve svolgere delle commissioni, ma non dovrebbe metterci molto.
«Sì può?», domanda Edward dolcemente, entrando.
In mano ha un mazzo enorme di girasoli. «Per te!», dice porgendomeli.
«Sono molto belli, grazie» e accenno un timido sorriso.
Nel prenderli le nostre mani si sfiorano lievemente ed io sento una scarica elettrica oltrepassare tutto il mio corpo. Li metto subito sopra al tavolo e per poco non inciampo. Mi succede sempre quando sono in imbarazzo o a disagio con un ragazzo. Sento Edward sghignazzare sotto voce. Deve essersi accorto del mio disagio e del mio essere quasi costantemente buffa e maldestra. Mi dico. Prendo il vaso vuoto, lo riempio d’acqua e sistemo i girasoli.
«Angel, come sta?».
Un sorriso si espande sul mio viso. «Guarda non potevi trovare nome più azzeccato di Angel perché è proprio un angelo quel cucciolo, e sta benissimo, ma come ti dicevo giorni fa, è meglio che lo tenga con me, almeno finché la ferita non guarisce del tutto».
«Sai perché l’ho chiamato così?», domanda dolcemente e sorride. «Quella mattina la mia giornata non era iniziata alla grande, un’altra testata giornalistica mi aveva soffiato una notizia molto importante ed io sapevo che l’unica persona in grado di farmi tornare il buon’umore eri tu, così…». Lo interrompo curiosa. «Io?».
Annuisce. «Sì, tu. Così sono venuto a in studio e quando ho visto quel cucciolo di cane fra le tue braccia, è stato come vedere un angelo caduto dal cielo», dice. «E poi, a pensarci, tu sei un po' il mio angelo custode, anche se ti piace fare di testa tua», sussurra.
Divento tutta rossa in viso. «Oh…». È l’unica cosa che riesco a dire, con voce molto tremolante.
«Già» e si gratta il capo dall’imbarazzo. «Ora lo sai».
«Perché faccio di testa mia?», domando curiosa, arricciando il naso mentre vado a prendere Angel.
Ride divertito. «Sai, volevo proprio chiedertelo».
«Cerco sempre di agire in modo corretto e di essere gentile con tutti».
«Gentile come ieri, con quel ragazzo?», fa notare.
Poso Angel nella sua cuccia e torno da lui. Non mi è per niente piaciuto come si è comportato ieri con Jacob. È stato scortese e l’ha messo a disagio.
«Sì, al contrario di qualcun altro», puntualizzo a mo’ di rimprovero.
«Non mi pare di essere stato scortese», dice nervoso. «E comunque, non ero io quello a cui cadeva la bava dalla bocca. Perfino mia sorella si è accorta di come ti guardava», borbotta.
«Lo hai terrorizzato», faccio notare.
«Io? Per essermi semplicemente presentato», esclama nervosamente stupefatto.
«Vorresti dire che non è così?», esclamo altrettanto stupefatta e nervosa.
«Vorresti dire il contrario?», domanda nervoso.
Incrocio le braccia al petto e sbuffo. «Edward lo hai fatto sentire più volte a disagio», borbotto.
«Bella quel ragazzo non faceva altro che mangiarti con occhi», fa notare nervosamente.
«Sei troppo geloso», puntualizzo seccata.
«Sei troppo gentile», ribadisce irritato.
«Non mi piace essere maleducata», borbotto.
«Non sono… geloso», brontola.
«Oh sì che lo sei invece…», faccio notare mettendo le braccia sui fianchi.
Scrolla le spalle nervosamente. «Ok d’accordo lo sono», borbotta. «Ma tu sei troppo gentile con chi non se lo merita», farfuglia.
«Lo metterai a disagio anche oggi, vero?». La mia non è una domanda, quanto una puntualizzazione.
«Dipende tutto da lui Bella. Meno ti guarda e più io sarò gentile».
Provo a parlare con sicurezza, ma finisco per balbettare e le braccia scendono. «E se fossi io a guardarlo?», esclamo in tono un po' provocatorio.
Sorride divertito. «Non ne saresti capace».
«Oh, ci scommetti invece?».
Edward comincia a fissarmi intensamente negli occhi mettendomi non poco a disagio e se ne accorge, difatti, sorride divertito e si avvina lentamente verso di me. Scrollo le spalle e guardo verso il basso arrossendo vergognosamente in viso. Merda! Sono completamente in suo pugno e ha ragione, non ne sarei capace. Mi dico.
«Ok va bene hai vinto», farfuglio a bassa voce mentre indietreggio.
«Come?», ripete venendo sempre più vicino, «non ho ben capito, che hai detto?» e storce il naso.
Finisco contro il tavolo, le mani poggiate su di esso e lo sguardo rivolto verso il basso. Lui è a pochi centimetri da me e c’è tensione, ma non da parte sua. È come se fossi venuta al mondo per la prima volta e questo fosse il mio primo giorno di vita. Non so cosa devo fare, cosa devo dire. So solamente che il perché di questa tensione e ne sono terribilmente spaventata. L’incubo è tornato a farmi visita, soltanto che questa volta sembra essere diverso dal precedente.
«Sei così bella…», sussurra.
«Ok hai vinto tu», farfuglio e mi sposto dietro al tavolo. «Non ne sarei capace ed è vero che gli cadeva la bava dalla bocca, ma resta comunque il fatto che lo hai messo a disagio», dico mentre fingo di controllare alcune cose al pc.
Edward sorride. «È vero l’ho un po' terrorizzato».
Alzo lo sguardo e lo guardo dritto in faccia. «Solo un po'?», dico a mo’ di rimprovero.
«Un po' troppo?», domanda divertito mentre mi fissa dritto negli occhi, con quello sguardo un po' furbetto e un po' divertito.
«Forse non te ne sei accorto, ma parlava come se avesse puntata una pistola alla tempia», faccio notare seria.
«Forse non te ne sei accorta, ma non la smetteva di guardarti», fa notare nervoso.
«Sai com’è, quando si parla con una persona, la si guarda in faccia», puntualizzo seccata.
«Sai com’è, quando un rag…».
«La smetti di ripetere tutto ciò che dico?», borbotto irritata.
Ride divertito e un secondo dopo rido anche io. «Sai credo che Alice abbia ragione quando dice che sembriamo cane gatto».
«Lo credo anche io», dice e schiarisce la voce. «Pensi che potremmo avere una “tregua” di un caffè al bar?», propone dolcemente.
«Non posso lasciare lo studio e poi c’è Angel», dico.
«Giusto, mia sorella non c’è», dice dispiaciuto.
Me ne pentirò amaramente e non farò altro che maledirmi per tutto il resto della giornata, ma preferisco odiarmi piuttosto che vivere con il rimorso. Com’è che si dice? Il treno passa una volta sola no!? Mi dico.
«Però, potremmo…», farfuglio, «andare a mangiare una pizza… stasera».
Edward è molto sorpreso delle mie parole, i suoi occhi si illuminano di una luce che sembra quella di un diamente.
«È la prima cosa carina che mi dici da quanto ci conosciamo», dice dolcemente.
«Alle otto davanti al tuo giornale?».
«Alle otto davanti al mio giornale», ripete.
«Niente vestito elegante», puntualizzo.
«E immagino niente fiori, regali o cose del genere».
«Esatto!».
«D’accordo, posso accettarlo» e arriccia il naso.
Sono esterrefatta. «Credevo obiettassi», dico confusa.
«I fiori te li ho portati poco fa e… se non mi sbaglio… sei tu che mi hai invitata», puntualizza.
«Ottima osservazione».
«Visto? Quando vuoi riconosci che ho ragione».
«Non ho mai detto che tu abbia ragione», faccio notare confusa.
«Oh sì che l’ha fatto».
«Non è vero e non insistere!», dico irritata.
Alza le mani avanti e indietreggia lentamente mentre sorride divertito. «D’accordo… allora ci vediamo alle quattro in redazione per l’articolo e alle otto per il nostro… appuntamento o qualsiasi altra cosa sia».
«Ehi aspe…» ma è già andato via. Sospiro. Volevo che vedesse Angel. Mi dico. La porta si apre di nuovo. Ci avrà ripensato. Mi dico. «Edward vieni a vedere Angel», dico dolcemente.
«Bella…», sussurra…
 
To be continued…
 

 
   
 
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