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Autore: Matagot    18/05/2020    1 recensioni
Hogwarts, 1995.
Cedric Diggory è morto al termine del Torneo Tremaghi, Voldemort è tornato e l'Ordine della Fenice è stato da poco ricostituito.
Il Ministero sta portando avanti una propaganda negazionista, a discapito di Harry Potter e Albus Silente, per evitare il panico collettivo che aveva colpito la popolazione magica una quindicina di anni prima. Lord Voldemort ha modo di agire nell'ombra, rimpolpare i propri ranghi e gettare le basi per la Seconda Guerra dei Maghi.
Ma un nuovo player è in agguato, la Plume Blanche sta per fare il suo ingresso nella Storia Moderna Inglese.
Genere: Azione, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Il trio protagonista, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
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Il primo incontro per chi era interessato ad imparare della vera Difesa Contro le Arti Oscure stava per terminare. La Testa di Porco non aveva mai visto al suo interno così tante persone a volto scoperto, cosa testimoniata anche dallo sguardo incredulo del barista, che aveva passato tutto il tempo a fissarli accigliato mentre cercava di asciugare dei bicchieri sporchi con uno straccio color cemento, probabilmente ancora più lercio.

Olivia era rimasta in silenzio, seduta tra Luna Lovegood e Ronald Weasley, per quasi tutto lo svolgimento dell’incontro. I suoi timori si erano personificati in Zacharias Smith, Tassorosso, Mezzosangue, Cacciatore, media scolastica appena sufficiente, cerchia di amici ristretta ed appartenenti solo alla sua Casa. Per quanto il suo intervento fu ritenuto scortese e becero, in realtà si era semplicemente fatto portavoce dell’opinione inespressa di molti presenti, dato avvalorato dal silenzio attento che seguì le sue domande al giovane Potter. Olivia aveva immaginato che la maggior parte dei presenti, esclusi i più vicini al Golden Trio, sarebbero venuti per cercare di carpire ulteriori informazioni riguardanti la morte di Cedric Diggory la scorsa estate o per appurare con i loro occhi l’instabilità mentale di colui che era stato dipinto dai media come un ragazzo disturbato e con una fervida immaginazione utilizzata per giustificare in modi assurdi le sue malefatte da delinquente.

Harry però non si era tirato indietro e aveva ribattuto con tono fiero e acido, mettendo a tacere le remore che il Tassorosso aveva espresso e subito fu seguito dal vociare trepidante di chi si era messo ad elencare i suoi meriti, dal salvataggio della Pietra Filosofale al primo anno al Patronus che aveva evocato per proteggersi dai Dissennatori.

“E mi sembra di ricordare che tutti voi foste presenti alle prove del Torneo Tremaghi. Qualcun altro qui ha affrontato draghi, Maridi e Sfingi?”
L’intervento di Olivia parve spostare l’equilibrio della discussione a favore di Harry, i cui occhi spalancati testimoniavano sorpresa nel vedere che in così tanti credevano in lui. Discussero brevemente della frequenza e del luogo in cui si sarebbero dovuti trovare per esercitarsi, ma non riuscendo a trovare una soluzione immediata, fu deciso che non appena si fosse trovata sarebbe stato comunicato. A questo proposito, un’esitante Hermione Granger invitò tutti i presenti a firmare la pergamena che teneva in mano, per avere un elenco di persone da contattare. La reazione generale, a parte quella entusiasta dei gemelli Weasley, fu tentennante, porre la propria firma su quella pergamena aveva un sapore ufficiale, definitivo e compromettente.

Hermione Granger è abbastanza sveglia da ricordarsi tutti i presenti e comunque potrebbe prendere nota lei dei nomi, deve per forza aver stregato la piuma o la pergamena. L’Incanto Fidelio non si esegue in questo modo, quindi… Hermione, che incantesimo hai fatto? Se firmiamo, acconsentiamo a non raccontarlo alla Umbridge o a chicchessia, ma effettivamente cosa succederebbe? Glielo devo chiedere.

L’atteggiamento reticente diffuso si dissolse, forse perché dopo le prime firme gli altri iniziarono a provare vergogna o timore di essere additati come codardi, forse perché il fatto di essere così in tanti li faceva sentire più forti, ma ognuno a turno afferrò la piuma e pose la firma sulla pergamena di Hermione.
Ad incontro terminato, si alzarono dalle sedie grattando contro il pavimento polveroso, rompendo il silenzio che aleggiava alla Testa di Porco. La porta del locale si aprì per far passare gli studenti in uscita, illuminando così la polvere sollevata dai loro piedi. Anthony, Padma, Lisa e Olivia uscirono dal locale in direzione di Mielandia e, raggiunta la destinazione, fecero per entrare. Olivia disse di aver dimenticato il borsellino alla Testa di Porco e, dopo aver dribblato parecchi tentativi di Anthony di accompagnarla, li rassicurò che li avrebbe raggiunti dopo averlo trovato, dato che non ci avrebbe messo troppo tempo.

Si strinse appena nella sciarpa con i colori di Corvonero per proteggersi dalle improvvise folate di vento freddo che sferzavano l’aria e, con dopo aver gettato un ultimo sguardo alla vetrina di Mielandia per assicurarsi che i suoi compagni di Casa fossero effettivamente entrati all’interno del negozio, si fiondò all’interno dell’affollatissimo Zonko.

Il tepore all’interno del locale era decisamente piacevole, così come l’allegro ciarlare di tutti gli studenti e la musica stile Paese dei Balocchi che risuonava all’interno del negozio. Olivia iniziò a guardarsi intorno come se stesse ponderando cosa comprare, studiando quali e quanti volti riconoscesse all’interno della bottega e mon Dieu, non poté fare a meno di spalancare la bocca dallo stupore quando vide un commesso che stava sistemando alla bell’e meglio, su uno scaffale piuttosto alto, dei vivaci Frisbee Zannuti. Il cuore perse un battito, prima di iniziare a galoppare furioso, mentre fissava un uomo sulla cinquantina, con il naso affilato e morbidi ricci biondo scuro mischiati a sprazzi grigi, pettinati di lato in modo da lasciargli il viso ben scoperto. La divisa del negozio era ben stirata e indossata impeccabilmente, con la camicia giallo canarino abbottonata fino al colletto e infilata senza pieghe all’interno del pantaloni lilla, coperta da un panciotto coordinato alle braghe.

Guillaume era dimagrito e aveva cambiato pettinatura, ma Olivia sarebbe riuscita a riconoscere quel viso tra mille.
“Buongiorno, stavo cercando della Polvere Ruttosa, ma non riesco a trovarla.”
Dovette usare un tono di voce limpido e mediamente alto per sovrastare il caos che regnava all’interno del negozio e, nonostante tutto, suonò come esitante.
Il commesso si girò verso Olivia e lei poté scorgere, nonostante abilmente camuffata, l’enorme emozione che Guillaume stava provando, gemella della sua. I loro occhi faticavano a staccarsi gli uni dagli altri, era davvero difficile simulare l’indifferenza che si prova in un cortese dialogo con un estraneo in quella situazione.

“Sì signorina, dovremmo averne, se vuole seguirmi.”
Guillaume aveva una voce diversa, più baritonale e con un forte accento del Somerset che le ricordò in tutto e per tutto la voce di Hagrid. Lui si svoltò l’angolo dietro ad uno scaffale e, dopo una rapida occhiata al negozio, si infilò dentro la porta che avrebbe sicuramente condotto in magazzino. Olivia lo seguì e non appena varcò la soglia del retro del negozio, sigillò la porta e scagliò un Incantesimo Imperturbabile su di essa, mentre Guillaume lanciava un Muffliato.

Si abbracciarono forte, stringendosi così a lungo da non sembrare volersi scollare mai l’uno dall’altra. C’era calore e amore puro in quel contatto, una sensazione che Olivia non avvertiva da anni e che la sommerse totalmente, causandole delle lacrime commosse. Guillaume aveva cambiato acqua di colonia e Olivia non poté quindi inspirare il familiare odore di cedro e sandalo, ma ciò non intaccò la sensazione di essere a casa, nonostante tutto.
Ma petite lapine, tu as grandi! Et tu es devenue une jolie jeune femme, mais trop belle! Je vais être jaloux de tous les garçons qui s’approchent de toi!1
Papa, tu m’as tellement manqué, je pensais que je te n’aurais jamais revu.” 2

Avevano entrambi la vista offuscata dal luccichio di un pianto trattenuto a fatica, eppure non smettevano di guardarsi in faccia, studiando i segni del tempo sul viso che un tempo erano abituati a vedere quotidianamente. Guillaume fece una carezza affettuosa sulla guancia di Olivia, asciugandole le lacrime che ormai le rigavano le gote.

“Come stai, piccolina?”
Aveva lo sguardo e la voce pieni di affetto e continuava ad accarezzarle il viso, le mani, i capelli, come se avesse bisogno di una prova tangibile della presenza di sua figlia in quel magazzino degli scherzi. Continuava a guardarla, studiare il suo volto, immaginando di vedere giorno dopo giorno quel viso affilarsi sempre di più, perdendo le forme rotonde tipiche dei bambini.

“Meglio, ora che tu sei qui.”
Si erano concessi troppi minuti per salutarsi e abbracciarsi, lo sapevano entrambi, eppure non riuscivano a fare altrimenti, i cinque anni di separazione avevano lasciato un vuoto talmente grande all’interno dei loro cuori che il momento del ricongiungimento non poteva che protrarsi così tanto.
Guillaume disse alla figlia che aveva una nuova identità, si chiamava Ulrich Hagrid, veniva dal Somerset ed era cugino di terzo grado di Rubeus Hagrid da parte di padre. Aveva lasciato la sua casa e la sua attività, un piccolo negozio di libri e giocattoli per bambini, perché gli affari non gli erano andati granché bene e quindi il Custode delle Chiavi di Hogwarts gli aveva fatto il favore di trovargli un impiego presso Zonko.

Olivia raccontò sommariamente a suo padre gli ultimi anni ad Hogwarts e, nonostante lei parlò prevalentemente delle vicende che coinvolgevano Harry Potter, Albus Silente e le varie avventure che il castello aveva ospitato negli ultimi anni, Guillaume provava sempre a riportare la conversazione su di lei, sulle sue amiche e sui voti a scuola.

“Mi hanno anche detto che hai vinto un duello per un ragazzo, piccolina.”
Olivia sgranò gli occhi incredula, boccheggiando un attimo. Non si era aspettata di affrontare un discorso sulla gelosia paterna così presto.
“Dovevo attirare l’attenzione di Draco Malfoy, me l’hai detto tu nella lettera! Era lui il Serpeverde, no?”

Sembrò essere pizzicata sul vivo e la sensazione fu acuita dal sorrisetto del padre.
Lei spiegò quindi di come aveva scatenato l’ira di Pansy Parkinson per riuscire ad avere un contatto con il figlio di Lucius, che entrambi sapevano essere stato marchiato con il Marchio Nero, e che la cosa aveva funzionato, complice anche una fortuita collaborazione obbligata durante le lezioni di Pozioni.
Olivia parlò anche della riunione appena tenutasi alla Testa di Porco, dove Harry Potter aveva intenzione di creare un gruppo di studio di carattere sovversivo per resistere alle tentate intrusioni del Ministero della Magia inglese nella formazione dei futuri maghi e streghe dello Stato. Nonostante lei non avesse mai avuto particolari problemi a duellare o a difendersi, grazie agli insegnamenti dei suoi due padri, aveva deciso di fingersi interessata e prendere parte in prima linea in quell’iniziativa. Guillaume annuì soddisfatto nell’udire il racconto di sua figlia, prima di complimentarsi.

“Quindi ora sei legata sia ad un gruppo di studenti che si ribellano alla dittatura della professoressa Umbridge che al figlio di Malfoy? Brava piccolina, sei stata furba. Per quanto ti è possibile, credo che dovresti mantenere la relazione con entrambe le parti, per scoprire quanto più possibile.”

Fu il turno di Guillaume di raccontare poi ad Olivia come si erano svolti i suoi ultimi cinque anni. Le disse che, come ben sapeva, Christophe stava lavorando sulla pista top secret che la madre di Olivia aveva portato alla luce prima di morire.

“Siamo quasi sicuri che quanto scoperto da tua madre fosse corretto o, se così non fosse, decisamente sulla buona strada. Christophe è riuscito a rimanere in vita abbastanza a lungo da scoprire qualcosa in più, tipo dove fosse collocato uno di essi. Quella sera era in ricognizione nel villaggio Babbano dove abitava il padre di Tu Sai Chi, Christophe era convinto di dover cercare in casa del padre o della madre di Lord Voldemort, ma purtroppo è stato assalito da otto Mangiamorte durante la sua ricognizione. Ha combattuto valorosamente, ma loro erano troppi. È stato portato direttamente da Voldemort, che ha usato il Plaga Cerebrum. La nostra connessione è andata persa quando è stato colpito dall’incantesimo.”

La voce era affaticata dal dolore, le parole sembravano spezzare l’animo di Guillaume per l’ennesima volta. Oliva lo abbracciò ancora, affondando nella sua camicia il volto per asciugare le lacrime silenziose che le bagnavano il viso. Ad entrambi servì un attimo per ricomporsi.

“Ho parlato con Silente, anche lui crede che ce ne sia più di uno. Dobbiamo scoprire quanti sono, trovarli e distruggerli. Non possiamo più contare sull’aiuto della Plume Blanche perché Renard, che non è riuscito ad occultare totalmente la sua parentela con il Mangiamorte Sebastian Nott, è palesemente schierato con loro. Credo addirittura che sia implicato nel riconoscimento e nella cattura di Christophe.”

Si guardarono a lungo. Guillaume stava scrutando il volto della figlia per esaminare il suo stato d’animo e le sue intenzioni, ma non riusciva a capirle, Olivia era una maschera imperturbabile di cera ormai.

“Piccola, se non te la senti, nessuno ti giudi…”
“Marchiami, papà.”

Guillaume guardò sua figlia. Era bella, fiera e con espressione risoluta, sembrava pronta a combattere. Cercò nei suoi occhi tracce della bambina spaurita che aveva raccolto dalle macerie di casa Robin tredici anni prima, ma non ne trovò. Strinse le labbra, appena contrariato. Lo avrebbe riempito di orgoglio vedere che sua figlia accettava il Vinculum, soprattutto con lui, eppure la consapevolezza di ciò che sarebbe stata la sua vita da quel momento in poi lo terrorizzava. La stava condannando e lo sapeva, quella piccola runa azzurra sulla pelle della ragazza l’avrebbe portata ad una morte violenta e prematura, aveva visto troppi giovani maghi lasciare la terra per quella causa, eppure sapeva di non aver scelta.

“Allunga il braccio.”
Le sollevò la manica sinistra della giacca di jeans e porse l’avambraccio nudo al padre, mantenendo lo sguardo impassibile. Pareva una guerriera pronta, consapevole e forte.
Guillaume puntò la bacchetta appena sotto all’incavo morbido dell’avambraccio e mormorò ‘Aeternum Vinculum’. Qualche scintilla turchese spizzò dalla punta del canalizzatore e un lieve sentore di carne bruciata gli riempì le narici. Olivia non batté ciglio quando provò quella sensazione che i suoi padri le avevano raccontato più volte, come di un coltello che taglia la carne laddove è già stata ferita, dilaniata, aggiungendo dolore al dolore. Guillaume stava disegnando con la bacchetta una specie di lettera, come una F maiuscola con i due trattini orizzontali storti, che tendevano verso il basso, e Olivia riconobbe la runa celtica Ansuz 3. Quando ebbe finito, Guillaume porse a sua volta l’avambraccio alla figlia, che ripeté la procedura. Guillaume non staccò mai lo sguardo dal suo viso e l’ennesima lacrima fece capolino, non per il dolore, quanto per la consapevolezza di ciò che stava facendo. Quando anche la runa di Guillaume fu ultimata, entrambe presero ad emettere un bagliore luminescente, come se sentissero la vicinanza della loro gemella.

“Sai come funziona?”
“Sì papà, non ti preoccupare. Adesso devo andare, ti troverò qui il prossimo mese?”
Quella domanda le era sfuggita dalle labbra con un po’ troppa fretta, ma era innegabile che avesse paura. Non era certa che Guillaume fosse venuto per restare e quella poteva essere effettivamente l’ultima volta che si incontravano. Una scintilla gioiosa animò lo sguardo del padre, che annuì bonariamente.

“Ah papà… Fleur? Mi ha scritto chiedendomi di vederci. Da che parte sta?”
Gli occhi di Guillaume si strinsero appena, cercando di trovare una risposta.
“No lo so, lapine. Ma non ti preoccupare, la vedrò e la scoprirò.”
Olivia lo abbracciò un ultima volta e, dopo aver mormorato Finite Incantatem, lasciò il magazzino e il negozio.
 
**
 
Olivia aveva appena abbandonato il dolce tepore all’interno del negozio di scherzi e si strinse nella giacchetta di jeans che aveva indossato quel giorno, sistemando alla bell’e meglio la sciarpa della sua Casata. Rimpiangeva di non aver preso su le sue lunghe e calde vesti da strega, ma i pomeriggi ad Hogsmeade facevano parte dei pochi momenti in cui non erano costretti ad indossare la divisa scolastica e tutti gioivano nel poter indossare qualcosa che non andava di moda ai tempi di Merlino, insomma, come ripeteva sempre Padma con sua sorella.

“Come mai eri con Potter prima?”
Olivia gettò uno sguardo al suo lato destro e vide che Draco Malfoy le stava camminando di fianco, alla sua stessa velocità. Lei si fermò e lui fece altrettanto, esibendo un’espressione di scherno.
“Mi stai seguendo, Malfoy?”
 
Per Godric, fa che non mi stia seguendo davvero, perché avrebbe dovuto? Avrà notato la mia lunga permanenza da Zonko senza gli altri Corvonero?
 
“Non proprio, però ho visto che Potter è andato alla Testa di Porco, non che mi aspettassi niente di più pulito da lui, ma poi ho notato che lo hai raggiunto. Perché?”
C’era una certa insistenza nei suoi modi, ben celata dal suo atteggiamento beffardo, ma ormai Olivia sapeva gestire il comportamento strafottente di Malfoy e non ci badò molto.

“Io ho incontrato Hermione, Harry era semplicemente con lei.”
Malfoy inarcò un sopracciglio e le lasciò intendere di non essersela bevuta. Lei, nonostante il silenzioso invito ad aggiungere dettagli, evitò il suo sguardo e non disse altro, timorosa anche di far scattare il meccanismo della fattura che Hermione poteva aver lanciato sulla pergamena. In ogni caso fu lieta che il Serpeverde non aveva accennato alla sua visita in solitaria al negozio di scherzi.

“Quindi non era un appuntamento al buio?”
“Ma sei serio?”
Non ci poté fare nulla, la voce si era alzata di un’ottava, una piccola riga di incredulità le increspava lo spazio tra le sopracciglia e arrossì appena.
“Bingo! La Testa di Porco comunque è davvero squallida, non che ci sia molto qui ad Hogsmeade, ma almeno io ti avrei portato, che ne so, da Madama Piediburro. Devi avere degli anticorpi eccezionali per non aver contratto il Vaiolo del Drago solo avvicinandoti a quel pub!”

Olivia roteò gli occhi ed espirò sonoramente, come se volesse soffiare fuori dal suo corpo il fastidio che Malfoy le stava dando.
“Non serve provocarmi per parlare con me, Malfoy, ti parlerei anche se non sentissi l’impellente bisogno di Schiantarti.”
Lei approfittò del momentaneo silenzio del ragazzo per riprendere a camminare in direzione di Mielandia, ma lui la seguì, affiancandola prontamente, e quando riprese a parlare apparve brillante e pungente come d’abitudine.
“Lascio l’onore di essere Schiantati da te a Pansy, aspetto con ansia il round numero due.”
“Ti importa così poco di lei?”

Olivia era tagliente come sempre, ma ciò parve divertire ancora di più il Serpeverde, che diede una scrollata di spalle.
“Non ho detto questo, però so quanto possa essere fastidiosa, soprattutto perché è un po’ di tempo che lo è con me e la cosa sta iniziando a stufarmi. Però non la scaricherò.”
“Sei meschino, dovresti semplicemente dirglielo. Ma immagino che a te piaccia avere qualcuno che ti striscia sempre dietro e che gonfi il tuo smisurato ego, anche se è quella stupida della Parkinson.”

Quell’affermazione, nonostante fossero abituati a battibeccare praticamente la totalità delle volte che si rivolgevano la parola, sembrò turbare il viso di Draco Malfoy, la cui espressione si scurì di botto. Anche il suo incedere si bloccò di botto, cosa che fece voltare Olivia.
Lei lo scrutò curiosa, non riusciva ad identificare la causa di quel repentino cambio di umore. Lo stava ancora fissando, quando sentì in lontananza una voce familiare chiamare il suo nome.

“Ollie, hai un secondo? Ti posso parlare?”
Una quindicina di metri più avanti sulla High Street di Hogsmeade, uno spettinatissimo Harry Potter stava correndo verso di lei, agitando nella mano destra un fazzoletto bianco. C’era qualche pozzanghera in terra, residui della pioggia battente che era calata la sera prima, ma la cosa non parve importare troppo al ragazzo, che ad ogni passo schizzava gocce di acqua tutto intorno a sé. Aveva stampato in faccia un sorriso imbarazzato che si spense quando riuscì a mettere a fuoco con chi stesse parlando Olivia. Decelerò in prossimità della ragazza, che gli fece un cenno con la mano, indicandogli di attendere un secondo.

Olivia si girò nuovamente verso Draco, che pareva ancora stizzito dalla loro conversazione.
“Sì, Robin. È bello avere qualcuno, anche se non è quel pallone gonfiato di Potter.”
Lui non le diede nemmeno il tempo di ribattere, girò sui tacchi e si avviò con falcata decisa verso i Tre Manici Di Scopa, lasciando un’incredula Olivia a guardarlo andare via.
 
Qu’est-ce qui vient de passer? 4
 
“Mi è venuto in mente che non ti avevo ancora restituito il fazzoletto.”

Harry Potter sorrideva beato nel porgerle il piccolo quadrato di stoffa bianca e lei, nonostante fosse ancora pensierosa, cercò di tornare padrona di sé stessa e sorrise di rimando. Si accorse che Harry stava parlando, ma lei non lo sentiva davvero, annuiva ogni tanto giusto per sembrare presente. La sua mente la riportava all’espressione di ghiaccio di Draco Malfoy, come un girasole confuso che seguiva la luna.

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1. Mia piccola coniglietta, sei cresciuta! E sei diventata una giovane donna carina, ma troppo bella! Diventerò geloso di tutti i ragazzi che ti staranno intorno!
2. Papà! Mi sei mancato così tanto, credevo che non ti avrei più rivisto!
3. Ansuz. Runa appartenente al Fuþark, generalmente associata alla comunicazione.
4. Ma cosa è appena successo?

 
   
 
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